GPII 1981 Insegnamenti - Tokyo, Nunziatura Apostolica: Incontro con l'Episcopato giapponese


2. Sono venuto qui per offrirvi il mio appoggio fraterno nella vostra missione di proclamazione di Gesù Cristo al "pusillus grex" del Giappone e a chiunque desideri liberamente ascoltare il messaggio del Vangelo. Sono venuto affinché possiamo esprimere insieme la nostra unità in Cristo e nella sua Chiesa, affinché possiate essere rafforzati in questa unità, e nella forza di questa unità possiate procedere con rinnovato vigore per far fronte alle sfide della vostra missione pastorale. Quando noi come successori degli apostoli, come Vescovi della Chiesa di Dio e come servi del Vangelo, ascoltiamo attentamente, possiamo udire lo stesso grido che fu rivolto all'apostolo Filippo: "Vogliamo vedere Gesù" (Jn 12,21). E non risuona forse anche oggi questo grido nella brulicante metropoli di Tokyo e in tutto il Giappone? E non si rivolge esso forse in maniera particolare a voi, Vescovi del Giappone?


3. Cari fratelli, il Padre vuole continuare a manifestare il suo amato Figlio attraverso il nostro ministero pastorale. Vuole manifestarlo come Salvatore misericordioso e amorevole del mondo, Maestro dell'umanità, il perfetto Figlio dell'uomo e l'eterno Figlio di Dio. Ma il Padre vuole anche che tutti possano avere vita nel suo Figlio, e attraverso di Lui partecipare alla vita della Santissima Trinità. La nostra risposta a questo piano del Padre si esprime nei programmi di evangelizzazione e catechesi, con cui proclamiamo con perseveranza il Cristo, e ci sforziamo metodicamente di guidare il nostro popolo alla piena comprensione della sua fede cattolica e alla piena maturità in Cristo.


4. Per mostrare Cristo al mondo, per costruire la comunità della Chiesa, noi stessi dobbiamo essere capaci di dire con san Giovanni: "La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo" (1Jn 1,3). Questa unità dev'essere mantenuta in tutte le sue dimensioni ecclesiali, tra le quali vi è la comunione con la Chiesa universale. Questa unità esige dai Vescovi la "collegialitas effecttiva" e la "collegialitas affecttiva" con il successore di Pietro e con tutti i loro confratelli Vescovi di tutto il mondo. Esige anche una speciale manifestazione di unità tra i Vescovi di ciascuna Conferenza Episcopale. Quest'ultima dimensione è particolarmente importante per l'effetto che ha su tutti gli impegni apostolici locali. Ma soprattutto, l'unità appartiene al mistero della Chiesa, e il suo valore era profondamente recepito nella comunità cristiana primitiva, dove i credenti erano "un cuore solo e un'anima sola" (Ac 4,32). Sin dall'inizio i Vescovi della Chiesa di Cristo sono stati investiti - e sono tuttora investiti - di una speciale responsabilità per l'unita della Chiesa, con un obbligo grave ad essere uniti tra di loro. Le parole di ingiunzione apostolica di san Paolo hanno un significato personale per ogni Vescovo e gruppo di Vescovi: "Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti" (1Co 1,10).


5. L'espressione di questa stretta unità di collaborazione fraterna è indispensabile per i vostri programmi pastorali. E' una condizione indispensabile per il loro coordinamento, la loro efficacia, e il loro successo. Vi incito dunque a fare tutto il possibile per trovare forza nell'unità, allo scopo di promuovere iniziative pastorali comuni nell'evangelizzazione e nella catechesi. Continuate, amati fratelli, con lo stesso zelo, che ha già ispirato difficili lavori nel settore della comune traduzione della Bibbia, la pubblicazione del nuovo Messale, la compilazione di un nuovo catechismo e la traduzione dei documenti del Magistero.

Ma vi sono altri problemi pastorali che esigono da voi la piena misura del vostro comune impegno per il bene della Chiesa in Giappone. La fraterna collaborazione di tutti i Vescovi tra di loro nel seguire le direttive e lo spirito autentico del Concilio Vaticano Il, oltre alle norme postconciliari emesse dalla Sede Apostolica, è veramente un atto di amore pastorale per il popolo.


6. Come la Chiesa intera, voi sentite l'urgente necessità di offrire una catechesi continua al vostro popolo. Sono sicuro che fate ogni sforzo affinché nessuna categoria di fedeli sia trascurata. Nella mia esortazione apostolica sulla catechesi, parlai a tutti i Vescovi della Chiesa esprimendomi così: "So bene che siete impegnati in un ministero episcopale, ogni giorno più complesso e logorante. Siete sollecitati da mille impegni... Ebbene, che l'impegno di promuovere una catechesi attiva ed efficace non ceda per nulla a qualsiasi altra preoccupazione! Questo impegno vi spingerà a trasmettere voi stessi ai vostri fedeli la dottrina della vita, ma esso deve anche spingervi ad assumere nelle vostre diocesi, in corrispondenza con i programmi della Conferenza Episcopale a cui appartenete, l'alta direzione della catechesi, pur circondandovi di collaboratori competenti e degni di fiducia. Il vostro ruolo principale sarà quello di suscitare e di mantenere nelle vostre Chiese, un'autentica passione per la catechesi, una passione che si incarni in un'organizzazione adeguata ed efficace... Siate certi che, se la catechesi è fatta bene nelle Chiese locali, tutto il resto si farà più facilmente. D'altronde - c'è bisogno di dirvelo? - se il vostro zelo deve imporvi a volte il compito ingrato di denunciare deviazioni e di correggere errori, vi procurerà ben più spesso la gioia e la consolazione di veder fiorire le vostre chiese, perché la catechesi è ivi offerta ai fedeli secondo la volontà del Signore" (Giovanni Paolo II CTR 63).

Uno dei settori più degni di un particolare zelo pastorale è la necessita di catechizzare i giovani in preparazione al matrimonio. Questa esigenza è tanto più urgente per coloro che si sforzeranno di vivere una vita retta con il loro consorte o che non hanno la stessa fede o le stesse convinzioni religiose.

Ogni sforzo fatto in questo settore può fare molto per alimentare la santità del matrimonio e della famiglia. In tutti gli impegni di catechesi è necessario proclamare chiaramente l'insegnamento di Cristo e della sua Chiesa. La catechesi non deve mai dubitare del potere della grazia di Cristo di guidare i fedeli ad un alto grado di santità cristiana.


7. Come Vescovi dobbiamo essere convinti della necessità di non abbassare mai le norme della vita cristiana che presentiamo al nostro popolo. La nostra responsabilità pastorale ci sollecita a proporre una profonda accettazione delle Beatitudini, un radicale impegno ai valori evangelici. Il nostro popolo, redento e santificato dal sangue del Salvatore, è capace di accogliere l'invito Divino che a noi spetta trasmettere. I cattolici giapponesi hanno ripetutamente dimostrato che sono capaci di conservare il loro patrimonio culturale, incarnando nello stesso tempo in esso l'elemento originale del cristianesimo, quella novità di vita in Cristo. Hanno mostrato una comprensione della dottrina della Croce e della vocazione universale della santità. E' necessario mantenere viva la memoria dei vostri martiri affinché il vostro popolo sappia sempre che e il loro retaggio per la gloria "nella Croce del Signore nostro Gesù Cristo" (Ga 6,14).


8. Ma sopra ogni cosa, l'apostolato delle vocazioni merita il vostro impegno intenso e unito. Per grazia di Dio, un'elevata percentuale di donne cattoliche ha abbracciato la vita religiosa. Ma il Vangelo ha ancora bisogno di molti testimoni.

E' importante che venga data ai giovani l'opportunità di udire la chiamata di Cristo. E molti giovani, una volta che hanno udito e visto Gesù, vogliono seguirlo. Oltre a promuovere e ad ottenere le vocazioni mediante la preghiera e lo sforzo ci sono altri due aspetti dinamici che le riguardano: una grande attenzione alla giusta formazione di quelli che hanno accolto la chiamata di Dio, e il retto uso dei talenti sacerdotali e religiosi. In particolare i seminari maggiori devono essere oggetto del più profondo interesse pastorale da parte dei Vescovi, affinché le priorità del sacerdozio siano comprese molto tempo prima dell'ordinazione. Per tutti noi - e vale la pena ripetere continuamente questo - le priorità apostoliche del sacerdozio sono: "la preghiera e il ministero della parola" (Ac 6,4).

Appoggiare i vostri sacerdoti in queste attività significa promuovere il piano di Cristo per il suo Corpo che è la Chiesa. Tra tutti i membri del gregge, nessuno ha maggior diritto al vostro amore fraterno che i sacerdoti che vi sono associati nel Vangelo di salvezza: i vostri propri sacerdoti diocesani e i missionari che servono generosamente al vostro fianco. Il vostro amore, il vostro interesse, la vostra preoccupazione personale per loro come amici sono un esempio salutare per essi nella loro relazione propria con il resto del Popolo di Dio.


9. Nella mia prima enciclica ho dedicato brani abbastanza lunghi a due aspetti vitali della vita della Chiesa. I sacramenti della Penitenza e della Santa Eucaristia. Ho sottolineato ripetutamente il grande potere di questi sacramenti riguardo alla vita cristiana, e oggi voglio incoraggiarvi personalmente a fare tutto ciò che potete per aiutare la comunità ecclesiale ad apprezzare pienamente il valore della confessione individuale, come incontro personale con il Salvatore misericordioso e amoroso, ed essere fedeli alle direttive della Chiesa in una questione di tanta importanza. Le norme della Sede Apostolica riguardo all'uso assolutamente eccezionale dell'assoluzione generale tengono anche conto di "un diritto da parte di Cristo riguardo ad ogni uomo che viene redento da Lui" (Giovanni Paolo II RH 20).


10. Il vostro ministero proprio e quello dei vostri sacerdoti, come anche tutta l'attività della Chiesa universale, raggiunge il suo culmine nel sacrificio Eucaristico. Qui la proclamazione di Gesù Cristo è completa. Qui l'evangelizzazione trova la sua sorgente e il suo vertice (cfr. PO 5). Qui la vostra unità in Cristo trova la sua piena espressione. Con quale gioia attendo di celebrare l'Eucaristia con voi per tre volte nei prossimi tre giorni, offrendo al Padre, in unione con Gesù Cristo, tutte le speranze e aspirazioni, tutte le gioie e tutte le pene del popolo giapponese, pregando "perché la Parola del Signore si diffonda e sia glorificata, come lo è anche tra voi" (2Th 3,1).


11. Perseveriamo dunque, cari fratelli, nonostante gli ostacoli e gli insuccessi, nonostante la debolezza umana, ad offrire il Vangelo liberamente e nella sua interezza. E' questo il nostro contributo di fronte alla solitudine del mondo, è questa la nostra risposta all'egoismo dell'uomo, all'assenza di significato che molti trovano nella vita, alla tentazione di evasione, d'inerzia e di scoraggiamento. Come ministri di Cristo noi offriamo la sua Parola e il tenero amore del suo Sacro Cuore: è questo il nostro contributo originale e specifico al dialogo della salvezza, per la promozione della dignità dell'uomo e per la liberazione finale dell'umanità.

In nome di Gesù proseguiamo con fiducia, e in nome di Maria, rallegriamoci. san Paolo Miki e i suoi compagni martiri compresero il significato di questi nomi e il loro dolce potere. Possa questo retaggio rimanere a lungo in Giappone: condurre le future generazioni a Gesù attraverso Maria.

Cari fratelli: grazie per il vostro invito a venire in Giappone. Grazie per il vostro appoggio fraterno e per il vostro associarvi nel Vangelo. "Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù! Amen" (1Co 16,24).

Data: 1981-02-23
Lunedì 23 Febbraio 1981


Tokyo, Nunziatura Apostolica: Incontro con i rappresentanti delle religioni non cristiane

Titolo: Voi siete eredi e i custodi di un'antica e venerabile sapienza

Stimati amici,

1. Mi avete fatto l'onore di venire ad incontrarmi personalmente durante questa mia breve ma intensa visita al vostro Paese, di incomparabile bellezza in ogni sua parte, una bellezza che manifesta la divina presenza nascosta in ogni creatura visibile. E ancora più io trovo nelle virtù di cortesia e di bontà, di discrezione, di gentilezza e di fortezza inculcate dalle vostre tradizioni religiose i frutti dello Spirito Divino che secondo la nostra fede è "un amico degli uomini", "riempie l'universo", "abbracciando ogni cosa" (Sg 1,6-7).

Di conseguenza, mi rivolgo a voi con le stesse parole che furono usate da san Paolo, il primo grande viaggiatore e araldo universale della fede cristiana: "La nostra bocca vi ha parlato francamente... il nostro cuore si è tutto aperto per voi. Non siete davvero allo stretto in noi" (2Co 6,11-12). Voi conoscete i sentimenti espressi dalla Chiesa Cattolica, specialmente dal Concilio Vaticano II, a riguardo delle grandi tradizioni religiose dell'umanità, tradizioni in cui siete gli eminenti rappresentanti in Giappone. Conoscete bene questi sentimenti, dato che avete sperimentato la loro messa in pratica, e la più recente prova è la mia presenza oggi in mezzo a voi. Prima ancora persino del Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica ha manifestato le sue attenzioni per voi. A partire dal Concilio, grazie ai degni sforzi di molti individui e organismi, compreso il Segretariato per i non-cristiani in Roma, le relazioni fra noi sono state così sviluppate e intensificate che si può dire che voi che siete qui oggi, siete stati quasi tutti in Vaticano - anche più di una volta - per incontrare il mio predecessore Paolo VI o me. Vi ringrazio per quelle visite, e questo incontro ha anche il significato di essere un modo per ricambiarle.


2. E' una gioia, come pure un dovere per me, ricordare qui la calda e amichevole figura del defunto Cardinale Sergio Pignedoli e il suo grande amore per voi, e che voi ricambiaste con affetto e cortesia. Sono certo, che egli è in spirito con noi in questo momento. Debbo anche esprimere la mia gratitudine per voi perché mostrate tanta stima per la Chiesa cattolica in Giappone e per la vostra disponibilità a lavorare insieme ad essa, e mi fa piacere che i cattolici, da parte loro collaborino attivamente con voi.


3. Che cosa può dire il Papa, che viene da Roma, a voi nella sua prima visita a questo rinomato Paese dell'Oriente? Voi siete gli eredi e i custodi di una venerabile sapienza. Questa sapienza ha inculcato in Giappone e in Oriente alti livelli di vita morale. Vi ha insegnato a venerare il "cuore puro, limpido e onesto" (akaku, kijoku, naoki, kokoro). Vi ha ispirato a scorgere la divina presenza in ogni creatura, e specialmente in ogni essere umano. Vi ha istillato "l'abnegazione e il servizio degli altri come l'apice dell'amicizia e della compassione", per usare le parole del vostro grande maestro Saicho. Mi ci vorrebbe troppo tempo per elencare tutti i valori spirituali di cui voi siete i custodi e i maestri. Come capo spirituale della Chiesa cattolica, come discepolo di Cristo e come suo Vicario, vi esprimo la pienezza della mia gioia perché Dio ha riversato questi doni su di voi e perché li manifestate con piena e civile libertà. Le parole della Bibbia sono vere: la Sapienza di Dio ha racchiuso la volta del cielo e camminato sul fondo degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ha preso dominio (cfr. Si 24,5-6), "ponendo le sue delizie tra i figli degli uomini" (Pr 8,31). Di conseguenza i cristiani sentono come obbligo speciale quello di applicare le parole di Gesù che dice: "Chi non è contro di noi è per noi" (Mc 9,40 cfr. Lc 9,50).


4. Si, davvero in molte cose voi siete già con noi. Ma noi cristiani dobbiamo anche dire che la nostra fede è Gesù Cristo; è Gesù Cristo che noi proclamiamo.

Diremo ancora di più, ripetendo le parole di san Paolo: "Io ritenni infatti di non conoscere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso" (1Co 2,2) - Gesù Cristo che è anche risorto per la salvezza e la felicità di tutta l'umanità (cfr. 1Co 5,20). Di conseguenza, noi portiamo il suo nome e il suo messaggio di gioia a tutti i popoli, e mentre onoriamo sinceramente le loro culture e tradizioni, li invitiamo rispettosamente ad ascoltarlo e ad aprirgli i loro cuori.

Quando entriamo in dialogo, è al fine di testimoniare l'amore di Cristo o, in termini concreti, "promuovere l'unità e la carità fra gli individui e fra i popoli, meditando in primo luogo su ciò che noi abbiamo in comune e su ciò che tende a promuovere l'amichevole conoscenza fra di noi". (cfr. NAE 1).

Il messaggio di Cristo che è proclamato dalla Chiesa è centrato sull'amore per l'uomo: questo è il grande precetto di Cristo, la pienezza della perfezione. Per "uomo" noi intendiamo colui che è il nostro prossimo, la persona che è formata sotto il cuore di sua madre.


5. Nel nostro impegno verso l'uomo, noi cristiani siamo disposti e pronti a collaborare con voi in difesa della dignità umana, i suoi innati diritti, la sacralità della sua vita persino nel seno della madre, la sua libertà e la sua auto-determinazione a livello individuale e a livello della società, la sua educazione morale e il primato della sua dimensione spirituale. Come religiosi, dobbiamo prestare un'attenzione particolare alla promozione di cordiali relazioni sociali e all'adozione di uno stile di vita segnato da personale sobrietà e sincero rispetto per la bellezza del mondo in cui viviamo. Questo è più che mai nostro dovere oggi, quando l'umanità si trova a dover far fronte alle crescenti minacce da parte di ideologie materialistiche e da forme di industrialismo che potrebbero privare l'uomo della sua dignità. So che per questo scopo si è dato inizio al dialogo e alla collaborazione sia in Giappone che in Roma, fra la Chiesa cattolica e gli organismi religiosi che voi rappresentate. E io di nuovo esprimo il mio grazie per il rispetto e la fiducia che voi avete così chiaramente manifestato verso il Papa e la Chiesa cattolica in Giappone. La Chiesa, da parte sua, attraverso il dialogo diventa sempre di più cattolica - sempre di più universale - e questo è in accordo con la sua natura e con la sua missione di proclamare e dare testimonianza dell'amore di Cristo per ogni essere umano.


6. Vorrei dire di più, ma il linguaggio umano e talvolta così limitato e difficile. So tuttavia che voi comprendete il cuore. E le aspirazioni dei nostri cuori puntano nella stessa direzione. E così io dico a voi: che lo Spirito e l'amore di Cristo sia con tutti voi!

Data: 1981-02-24
Martedi 24 Febbraio 1981


Tokyo, Stadio Korakuen: Omelia alla Santa Messa

Titolo: Pace a tutti, pace con tutti, che tutti siano operatori di pace

"Vi lascio la pace; vi do la mia pace" (Jn 14,27). Queste sono le parole di Cristo agli apostoli e ripetiamo queste sue parole ogni giorno nella Messa prima della Comunione.

In tal modo, Cristo stesso dice ogni giorno queste parole ed ogni giorno Egli divide con noi la sua pace, così come divide con noi il suo Corpo ed il suo Sangue sotto la specie Eucaristica.

Ogni giorno, quindi, prendiamo da Cristo la sua pace per darla agli altri. Per trasmetterla.

Ciò già avviene durante la liturgia, quando, alle parole: "La pace sia con voi" tendiamo le nostre mani alle persone vicine a noi ed esprimiamo loro una vicinanza fraterna, il nostro desiderio di pace e di amore.

Da questo luogo, in cui viene celebrata la liturgia Eucaristica, il segno di pace si diffonde in ondate successive alla gente, alle famiglie, ai vicini, alle nazioni, a tutta la famiglia umana.

Cristo nostro Signore è l'eterno dispensatore di pace, quella pace che il mondo non può offrire perché il mondo non la conosce (cfr. Jn 14,27).


2. Fratelli e sorelle diletti! Vengo a voi nel nome di Cristo. Nel nome di Cristo ieri sono giunto in questa lontana isola, in questa grande città, la capitale della vostra nazione e dell'Impero, una città che è anche una delle sedi della Chiesa in Giappone.

Vengo a voi come pellegrino, seguendo il cammino della Buona Novella giunta qui secoli or sono ed accolta come il messaggio dell'amore di Dio per gli uomini, come il messaggio di pace. "Infatti Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Ed è proprio in nome di quel Cristo - il Figlio del Dio Eterno ed al tempo stesso nostro fratello, il Figlio di Maria di Nazareth - che sono qui tra voi e dico: "La pace sia con voi".


3. Lo dico ad ognuno di voi e a tutti. La pace è un bene prezioso del cuore umano. In tal modo, quindi, mi rivolgo ai vostri cuori ed auguro a ciascuno di voi la pace del cuore.

La pace della buona coscienza.

Questa è quella pace interiore, il dono della grazia ed il frutto delle opere buone che colma le nostre vite di gioia e felicità. Per amore di questa pace desidero pregare con voi per ogni fratello e sorella nella vostra Chiesa giapponese ed in tutte le isole del Giappone.

La pace del cuore.


4. Quando celebro tra voi e con voi l'Eucaristia di nostro Signore Gesù Cristo, desidero che voi tutti troviate in essa la pace con il nostro prossimo.

Pace: frutto di giustizia. Pace: frutto di amore. Come viene facilmente violata questa pace! Troppo spesso la gente si separa, anche se fisicamente vicina, persino nella stessa famiglia! Possa Cristo offrirci la capacità di restare in pace con gli altri.

Possano attuarsi in noi le parole del suo discorso della montagna: "Beati siano gli operatori di pace" (Mt 5,9).

Forse noi possiamo imparare a costruire la pace ed a realizzare nella pace la società delle nostre famiglie, del nostro prossimo, dei nostri banchi di lavoro, delle nostre scuole, dei nostri uffici e stabilimenti.

Cristo, il pacificatore dà ai popoli di questa terra la benedizione di pace. Possano questi collaborare con essa, attraverso la giustizia e l'amore in tutte le circostanze della vita.


5. E così sono giunto sulla terra che ha conosciuto l'orrore particolare della distruzione nel corso dell'ultima guerra.

Il nome della città giapponese di Hiroshima è divenuto il simbolo delle minacce verso cui l'intera umanità si sta muovendo, qualora non riesca a vincere la terribile tentazione di dominare gli altri con mezzi di totale distruzione nucleare.

Qui, dove il ricordo ed i segni dell'esplosione della prima guerra atomica sono vivi ed evidenti, le parole di Cristo non possono non assumere un particolare vigore: "La pace sia con voi!" Queste parole devono diventare un richiamo. Devono riecheggiare tutto l'orrore del monito ultimo. Devono diventare un appello, un categorico appello ad ogni possibile collaborazione dei popoli per la pace nel mondo.

Alla collaborazione dei popoli di tutte le lingue, nazioni, razze e religioni, i popoli di tutti gli Stati e di tutte le generazioni. Cristo dice: "A voi do la mia pace".

Quanto ancora ci resta da fare affinché questo dono di pace possa giungerci; affinché non possa essere distrutto dalla nostra codardia o cattiva volontà; affinché si possa evitare di far rivivere all'umanità una nuova Hiroshima.


6. Nel cuore della grande città, in Giappone, ogni giorno Cristo si rivolge a noi e dice: La pace sia con voi! Lo dice alla gente umile, affettuosa e gentile, ai figli ed alle figlie della sua terra che sono sensibili, in modo particolarmente significativo, alla bellezza del mondo e alla regola che guida la natura.

L'uomo è chiamato da Dio a godere di questa bellezza, a condividere questa regola.

Il cuore umano deve battere con calma al ritmo di tutto il creato, attraverso il quale il Creatore gli parla.

Ma il cuore umano è insaziabile... e non può trovare pace (come scrisse il grande Agostino) fino a quando non riposa in Dio.


7. Ai cuori dei figli e delle figlie del Giappone desidero oggi ripetere le parole di Cristo sulla pace e ripetendole nella grande preghiera Eucaristica esprimono questa speranza: che questi cuori possano, attraverso Cristo, trovare pace in Dio! Quella pace che il mondo non può dare. Amen. Data: 1981-02-24
Martedi 24 Febbraio 1981


Tokyo, Budokan: Incontro con i giovani

Titolo: Costruire ponti di amicizia e di fratellanza, di giustizia, di amore e di pace

Cari giovani,

1. Questo è un momento molto particolare per me: essere qui con voi tutti a Tokyo.

In passato ho provato gioia - immensa gioia - nel trovarmi con i giovani dell'Europa, dell'America del Nord e del Sud e dell'Africa. E ora, nel corso di questo viaggio in Asia, ho la gioia di essere con la gioventù del Giappone.

Ovunque vada, desidero parlare con i giovani di loro e del significato della loro vita. E questo è ciò che desidero fare con voi oggi: parlare del vostro scopo nella vita - dello scopo per cui voi vivete; del vostro destino - di dove voi state andando.


2. Voi vivete, cari giovani, in mezzo ad un meraviglioso progresso in un mondo tecnologico. Avete ricevuto molte cose buone nella vostra vita, cose che possono rendere la vita stessa più facile, più interessante, più piacevole. Ma questo grande progresso non apporta automaticamente appagamento; non crea automaticamente pace profonda nei vostri cuori. Si, il materialismo, la permissività e l'egocentrismo che così spesso accompagnano il progresso moderno tentano di invadere la vostra vita e c'è sempre la possibilità che essi soffochino i vostri valori morali e spirituali, quei valori che danno una reale e definitiva soddisfazione.


3. Come gioventù è importante che abbiate una visione del mondo e della persona umana nella loro totalità. E' il nobile ruolo di un'educazione genuina a darvi questa visione completa, quando tutta la natura è percepita nella sua bellezza e bontà come riflesso reale di Dio Creatore. Ma per voi questo non sarà difficile perché tutti sanno quanto amiate la natura, quanto amiate le vostre montagne, i vostri laghi, le vostre foreste variopinte e la bellezza dei vostri giardini.

Tutti sanno quanto desideriate avere una casa - se pur piccola - in cui possiate piantare alberi e molti fiori. E voi giovani che studiate e lavorate nelle grandi città, ma vivete nei piccoli villaggi desiderate sempre tornare a casa in primavera quando i fiori sbocciano ed in autunno quando la natura si tinge di rosso. In tal modo, e in altri modi, volete provare uno stretto contatto con la natura; volete conservarla incontaminata e proteggerla da possibili danni.

Una visione totale della natura e dell'uomo vi invita ad avere una grande apertura verso il prossimo, verso coloro che vivono vicino a voi, i vostri connazionali e tutti i popoli oltre il mare. Tutta la gioventù del mondo è chiamata alla solidarietà universale. Per questo motivo, come giovani dovete occuparvi del povero, del bisognoso, dell'affamato, dell'invalido, del malato e del sofferente, di tutti coloro che vivono ai margini della società. Ovunque possano essere, sono tutti vostri fratelli e sorelle nella famiglia umana.

Voi avete già fatto molto per contribuire alla edificazione di un mondo più solidale in cui il benessere sia diffuso tra tutti e i sacrifici vengano sostenuti insieme. Ma ci sono ancora ponti da costruire; ponti di amicizia e fratellanza; ponti di giustizia, d'amore e di pace. Molti vostri fratelli e sorelle hanno ancora bisogno del vostro incoraggiamento, del vostro aiuto e del vostro appoggio lungo il cammino della vita.


4. Comprendere questo vostro ruolo nei confronti del vostro prossimo è parte di ciò che significa vedere la vita e l'uomo nella loro totalità. Potete vedere che un autentico appagamento si ha dando se stessi e quando questo dare è completo.

Solo così si trova allora appagamento e gioia di vivere. Aiutando gli altri che sono nel bisogno voi diventate per essi una fonte ed un segno di speranza. Nel contempo la noia, lo scoraggiamento e anche la disperazione possono essere allontanate dalla forza della speranza che si sprigiona dagli altri. Questa è la missione della gioventù di oggi: far fronte insieme alle sfide della vita, sentirsi responsabili l'un dell'altro e rimanere uniti nello sforzo per raggiungere gli scopi della vita così come gli scalatori sono impazienti di raggiungere la vetta della montagna.

Giovani del Giappone, elevate il vostro sguardo oggi e sempre verso la bellezza delle vostre montagne ed il resto della natura, ma soprattutto verso il Creatore la cui bellezza e grandezza sono manifestate in tutto il creato ed in particolare nell'uomo. Il vostro sguardo e la vostra ammirazione non devono soffermarsi sulle creature, ma dovete ascoltare le loro voci che gridano a ciascuno di voi così come le udi dire secoli or sono il famoso Agostino di Ippona: "Guarda su di noi... siamo le sue creature" (Sant'Agostino, "Confessiones", X, 6).


5. Con il vostro permesso, desidererei a questo punto aggiungere una parola speciale per tutti i miei fratelli e sorelle della Chiesa cattolica e cioè: in Gesù Cristo, che noi riconosciamo come Figlio di Dio fatto uomo, generato dalla Vergine Maria, vediamo la perfezione dell'umanità e tutta la bellezza della manifestazione di Dio nel mondo. E' Cristo che rivela a noi, nella sua pienezza, il significato del mondo e la dignità ed il destino dell'uomo. E' attraverso la fedeltà al messaggio di Gesù - al suo insegnamento ed amore fraterno - che possiamo rendere il servizio supremo ai nostri fratelli e sorelle.

Non dimentichiamo mai le semplici parole di Gesù che sono scritte per noi nel Vangelo: "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi anche voi fatelo a loro" (Mt 7,12). In tal modo, lavorando insieme, con i giovani di ogni nazione e con tutti i vostri connazionali e con i vostri simili, avrete uno scopo ed un destino nella vita e sarete in grado di creare un nuovo ordine di armonia e di pace, di giustizia e di amore.

Cari giovani del Giappone, avendo piena fiducia in voi, vi esorto a superare ogni tentazione di egoismo, ad aprire i vostri cuori ai valori trascendenti ed al mondo intero. Ed insieme a tutti gli altri giovani della terra edificate il mondo di domani. Si, cari giovani del Giappone, con l'aiuto di Dio, il futuro vi appartiene. Il futuro è vostro!

Data: 1981-02-24
Martedi 24 Febbraio 1981


Tokyo, Budokan: Incontro con i giovani

Titolo: Dialogo sulla lingua, la speranza, lo sport, la musica, l'amore, la pace

Cari giovani fratelli! Dopo quel che ho detto all'inizio nella vostra lingua, desidero di nuovo ringraziarvi (lo faccio questa volta con l'aiuto dell'interprete) per tutta la vostra preparazione all'odierno incontro. Ringrazio voi e i vostri Pastori, in modo particolare il Vescovo Hamao, che ha curato i preparativi. Predisponendovi a questo incontro, avete pensato quali domande potevate porre a colui che sarebbe venuto dalla lontana Roma e per la prima volta nella storia avrebbe visitato la vostra Patria. Ho avuto l'opportunità di apprezzare tutta la ricchezza di pensiero, che si racchiude in queste domande. E adesso, in conformità con il programma del nostro incontro, desidero rispondere a quelle che verranno qui presentate pubblicamente.

La speranza

1. Or dunque: Voi mi chiedete, innanzitutto, perché ho parlato ora in giapponese.

L'ho fatto, - e intendo continuare a farlo in alcune circostanze - per manifestare il mio rispetto alla vostra cultura che così, come la cultura di ogni nazione, si esprime fra l'altro (anzi, prima di tutto) nella lingua. La lingua è una forma che noi diamo ai nostri pensieri, è quasi una veste nella quale inseriamo questi pensieri. Nella lingua si racchiude un particolare tratto dell'identità di un popolo e di una nazione. E, in un certo senso, in essa batte il cuore di questa nazione, perché nella lingua, nella propria lingua, si esprime ciò di cui vive l'anima umana nella comunità di una famiglia, della nazione, della storia.

Penso in tal modo a questi problemi in base alle esperienze legate con la mia lingua nativa e con la vita della mia nazione. (Qui posso ancora aggiungere che prima di scoprire in me la vocazione sacerdotale, ho iniziato a studiare la Filologia e le Lettere della mia patria, il che ha approfondito molto i miei rapporti col tema che voi avete sollevato).

Infine, ancora una cosa: Cristo lasciando i suoi apostoli alla fine della sua attività terrena, ha detto loro: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni..." (Mt 28,19). Per poterlo fare bisogna conoscere la lingua della nazione alla quale ci rivolgiamo. Ho avuto troppo poco tempo per imparare a fondo la vostra interessante lingua, a cominciare dalla misteriosa scrittura. Con l'aiuto del padre Fidelis francescano, sono tuttavia riuscito ad arrivare a un punto tale da poter almeno leggere con una certa comprensione alcuni testi giapponesi in trascrizione, in particolare quelli della Santa Messa. Vi ringrazio di averlo accettato con indulgenza...


GPII 1981 Insegnamenti - Tokyo, Nunziatura Apostolica: Incontro con l'Episcopato giapponese