GPII 1981 Insegnamenti - Nagasaki, Cattedrale: Incontro con le religiose

Nagasaki, Cattedrale: Incontro con le religiose

Titolo: La dimensione contemplativa segreto della vita religiosa

Amate sorelle in Cristo Gesù,

1. Parlare di Nagasaki ai cristiani giapponesi e evocare gli eroici e gloriosi inizi della fondazione della Chiesa in questo Paese. E specialmente è evocare la memoria di molti martiri che per grazia di Gesù Cristo a Lui diedero in questo luogo la suprema testimonianza del loro amore. Nagasaki è perciò un luogo specialissimo, luogo che è perfettamente appropriato per il nostro incontro di oggi; dato che, sin dai primi secoli del cristianesimo, la vita religiosa è stata spesso paragonata al martirio. Come il martirio la vita religiosa e ispirata da un profondo amore del Signore sopra ogni altra cosa, amore manifestato abbandonando liberamente e generosamente valori reali - proprietà, famiglia, libertà - al fine di farne un dono completo a Cristo. Sono perciò particolarmente felice di incontrarvi qui e di salutarvi come uno dei più preziosi tesori della nobile e degna Chiesa in Giappone, una Chiesa che è sia venerabile per la sua età, sia giovane per la sua vitalità missionaria.


2. E' verissimo dire che in questo grande Paese con i suoi tanti milioni di gente colta e lavoratrice, la Chiesa è come il seme di senapa, o il piccolo lievito che una donna mette in parecchie misure di farina finché l'intera massa è lievitata.

Il vostro ruolo è meno manifesto e più nascosto che in molti paesi dove il cattolicesimo è più diffuso; ma non è meno importante anche se i metodi di evangelizzazione devono essere molto differenti.

In questa situazione, la testimonianza della vostra vita assume una importanza e un valore particolare: anche se non è sempre possibile proclamare la Buona Novella a parole, e sempre possibile presentarla attraverso la propria vita.

Inoltre molti valori ancestrali del popolo giapponese costituiscono basi di partenza per il Vangelo: amore per il lavoro, apertura agli altri, l'alto livello di cultura umanistica e soprattutto l'innato senso di raccoglimento e di contemplazione, che è il segno distintivo dei popoli dell'Oriente.


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3. La dimensione contemplativa è il vero segreto del rinnovamento di tutta la vita religiosa, ed è un elemento a cui i vostri concittadini sono particolarmente attenti. Promuovete sempre questa dimensione. Fate delle vostre case dei centri di preghiera, di raccoglimento, di conversazione personale e comunitaria con Colui che è e deve sempre essere l'unico a cui parlare di più nei vostri laboriosi giorni. Non lasciatevi fuorviare dalle tentazioni di attivismo e dalle distrazioni che la moderna società consumistica porta dietro di sé, con tutte le sue materialistiche suggestioni.

Senza preghiera, la vostra vita religiosa manca di significato. Perde i contatti con la sua sorgente, si svuota della sua sostanza e non può raggiungere il suo fine. E' la preghiera che vi tiene in comunicazione con Cristo vostro sposo. Le parole incisive della "Evangelica Testificatio" meritano di essere meditate: "Non dimenticate, inoltre, la testimonianza della storia: la fedeltà alla preghiera o il suo abbandono sono la prova della vitalità o della decadenza della vita religiosa" (Paolo VI "Evangelica Testificatio", 42).


4. Con queste parole in mente, rivolgo uno speciale saluto e una parola di incoraggiamento a tutte le suore che vivono una vita di clausura in questo Paese.

Voi vivete in profondo "nel cuore della Chiesa" La vostra incessante e intensa preghiera basata su una ricca eredità spirituale e dottrinale, è sia un dono al mondo, sia una sfida al mondo stesso. E' anche una risposta per tutti quelli che oggi ansiosamente cercano metodi di esperienze di contemplazione.


5. L'evangelica testimonianza che voi date con la vostra consacrazione, vissuta nella pratica dei consigli evangelici di castità, povertà ed obbedienza, e con la testimonianza dello spirito di preghiera che anima le vostre comunità, trova una viva e fruttuosa espressione nelle vostre attività apostoliche. Penso specialmente al vostro lavoro fra i poveri, gli ammalati, i bambini e le loro famiglie, nel vasto campo dell'insegnamento e della catechesi. La vostra dedizione all'educazione dei giovani è sempre molto rilevante. Queste vostre attività costituiscono un mezzo speciale di evangelizzazione, di vero progresso umano.

L'esercizio di questo apostolato, col mandato delle vostre Congregazioni e in piena cooperazione con le locali comunità ecclesiali, vi dà una chiara posizione nella Chiesa, posizione che ha il suo ruolo specifico. Siate sempre fedeli al vostro ruolo nonostante le tentazioni, e siate felici di conservare la vostra interiore identità e di essere riconosciute esteriormente per ciò che siete.


6. Nello stesso tempo, mantenete accuratamente il rispetto costante e l'amorevole docilità che avete sempre dimostrato per il Magistero della gerarchia. Come sapete la vita religiosa non ha senso se non all'interno della Chiesa e in fedeltà con le sue direttive. Siate quindi sempre pronte ad accogliere gli insegnamenti del Magistero, e, in conformità con il vostro particolare carisma, siate pronte a collaborare nell'opera apostolica della diocesi locale, sotto la guida dei vostri Vescovi uniti al successore di Pietro e in unione con Cristo. La parola di Cristo, fedelmente proclamata dalla Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo, sarà per voi la vera fonte di santità e di libertà. Gesù vi garantisce: "Conoscerete la verità e la verità vi fara liberi" (Jn 8,32).


7. Desidero anche sollecitarvi ad incrementare la vostra collaborazione apostolica al servizio delle famiglie, che sono una speciale sede di evangelizzazione e di formazione dei giovani. Nel far ciò, agirete in accordo con le conclusioni del recente Sinodo dei Vescovi.


8. Per finire. vi affido all'intercessione di tutti i santi martiri di Nagasaki, e soprattutto alla protezione di Maria, Regina dei Martiri e Madre della Chiesa.

Essa è veramente la Madre di tutti i cristiani, soprattutto di coloro che vivono una vita religiosa, e che è tanto venerata in Giappone come Edo no Santa Maria e come Nostra Signora di Otometoge.

E' Lei che Paolo VI presentava come le Vergine che ascolta. Ia Vergine che prega, la Vergine che genera Cristo e lo offre per la salvezza del mondo. Sia Lei la vostra guida lungo il sentiero talvolta difficile, ma sempre gioioso verso l'ideale della completa unione con Cristo. E' questa la mia preghiera a Maria a nome di ciascuna di voi e delle vostre comunità e vi do la mia apostolica benedizione, pregando che la vostra gioia sia piena.

Data: 1981-02-26
Giovedì 26 Febbraio 1981


Nagasaki, Stadio Matsuyama: Omelia alla Santa Messa per il popolo con 77 battesimi e la commemorazione dei martiri

Titolo: Un esempio per tutti di fedeltà a Cristo

Carissimi, tutti e particolarmente voi, miei fratelli e sorelle che avete appena ricevuto i sacramenti del Battesimo e della Confermazione.

1. Ora che abbiamo ascoltato il passo del Vangelo di san Matteo è facile per tutti noi salire con Gesù sulla cima del vicino Nishizaka, che i primi cristiani del Giappone chiamarono la "collina santa" o "collina dei Martiri". Potremmo anche chiamarlo il Monte delle Beatitudini di Nagasaki. Contempliamo la figura del Maestro che chiamo a sé tanti discepoli di questa città, sede della Madre Chiesa del Giappone. Gesù parla con amore specialmente ai molti seguaci che si sono radunati là vicino alla sua Croce. I ventisei santi protomartiri, i duecentocinque martiri beatificati da Pio IX, e i loro più che quattromila compagni, il cui martirio è accuratamente documentato. (cfr. J. Laures, "The Catholic Church in Japan", Tokio (1954), pp. 178-179). Questa gloriosa moltitudine, come quella dei cristiani dei primi secoli, ha ricevuto un fresco riconoscimento dalla Chiesa alcuni giorni fa, a Manila, nella cerimonia di beatificazione di altri sedici martiri. Questi martiri patirono a Nishizaka negli anni 10, 11 e 14 dell'Era Kwanei, che corrisponde agli anni 1633, 1634 e 1637 del calendario cristiano che fu il periodo contrassegnato dall'Editto Sakoku, promulgato dallo Shogun Tokugawa Iyemitsu.

I nuovi Beati, come tutti coloro che subirono il martirio, sono proclamati "beati" da Gesù. Perché hanno sofferto per amore della giustizia (cfr. Mt 5,10), una giustizia che perfeziona quella solamente umana. E' la giustizia che Cristo predico nel Discorso della Montagna, che è modello di vita per coloro che desiderano imitare il Padre che è nei cieli (cfr. Mt 5,7). Prima della loro morte, come tutti coloro che sono giusti agli occhi di Dio, essi erano poveri di spirito, miti, tolleranti, assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore; erano operatori di pace.


2. In una parola erano portatori e araldi di un duplice comandamento d'amore, come dichiaro Giordano Ansalone al suo processo: "Io vengo soprattutto per questo motivo, ed è la stessa cosa che Cristo mio Re desidera: il motivo che ci accomuna è l'amore che Lui ed io abbiamo per voi, in conformità con la legge dei cristiani che è basata totalmente sull'amore". ("Positio super Martyrio", Roma (1979), pag. 334). Ed è esattamente in questa prospettiva, e con questi sentimenti di amore che i sedici nuovi beati sentirono di essere giapponesi con i giapponesi, cristiani con i cristiani, fratelli con i fratelli.

L'amore è la missione evangelica che motivo il martirio li riuni insieme da cinque nazionalità: il loro gruppo era composto non solo di nove giapponesi, dell'isola di Kyushu e dell'antica capitale Kyoto, ma anche di quattro spagnoli, un francese, un italiano e un filippino. Guillaume Courtet e Lorenzo Ruiz infatti furono i primi e gli unici, a venire dalla Francia e dalle Filippine e a morire come martiri.

Lo stesso impulso d'amore univa l'umile e il grande, i tredici membri della Famiglia di san Domenico, e gli altri tre devoti laici. Ascoltiamo una delle loro testimonianze: "Il dono di Dio che apprezzo di più, è quello di avermi inviato in questo Paese in compagnia di così numerosi e grandi suoi servitori" ("Positio, super Martyrio", p. 216). così scrisse Lucas Alonso del Espiritu Santo, che con Domingo Ibanez de Erquicia predico il Vangelo per dieci anni, arrivando fino alla lontana isola di Honshu. Ugualmente degni di ammirazione sono Jacopo Kyuhei Tomonaga e Tomas Hioji Rokuzayemon, missionari a Formosa e nell'isola di Kyushu. La nostra ammirazione anche a Vicente Shiwozuka e Lazaro di Kyoto che, quantunque esiliati in conseguenza dell'Editto del 1614, nel 1636 decisero di ritornare nella loro terra natale allo scopo di vivere là, fino alla sua finale consumazione, quel battesimo che vi avevano ricevuto. Noi pensiamo anche a Magdalena di Nagasaki, la forte collaboratrice dei padri agostiniani e domenicani, e a Marina di Omura, che è venerata dalle donne del Giappone, come avvocata della fortezza, con l'appellativo biblico di "donna forte"(cfr. "Positio super Martyrio", p. 331).


3. L'amore generoso e le zelanti attività dei Martiri tutte si spiegano con la forza dello Spirito Santo che lavorava in loro e li induceva ad obbedire ai comandamenti del sacro libro del Siracide (cfr. Si 2,1-18) che abbiamo ascoltato nella prima lettura di questa messa. Allora noi possiamo capire pienamente quello che dissero gli interpreti alla corte di Nagasaki ai due Bugyo (giudici): "Signori, dire a costoro di negare la propria fede è come una medicina data ad un uomo morente che lo fa rivivere; di fatto essi riprendono vita e rispondono con rinnovato vigore" (cfr. "Positio super Martyrio", p. 414).


4. L'atteggiamento da loro assunto come figli della Chiesa operanti in una nazione con una differente religione, era ispirata dalle parole di san Pietro nella seconda lettura di questa Messa: desideravano che i loro fratelli vedessero le loro buone opere per giungere a "glorificare Dio nel giorno del giudizio" (1P 2,12). Questa apostolica indicazione ha costituito il classico atteggiamento degli antichi martiri al tempo dell'impero Romano. Non meno significativo, fu il genere di vita che essi condussero, nel contesto sociale e politico del loro tempo, poiché abbracciarono il Vangelo "non soltanto per mezzo della parola ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione" (1Th 1,5). così essi divennero per tutti un esempio di fedeltà a Cristo il cui ritorno essi attendevano in speranza e amore.

D'altro canto dobbiamo ricordare che l'Editto promulgato dallo Shogun Tokugawa Iyeyasu, nel 1614, anno 17 dell'Era Keicho, stabiliva: "Il Giappone è una terra di origine divina" (cfr. "Positio super Martyrio", p. 49).I cristiani di allora e di oggi possono meglio interpretare questa affermazione alla scuola del Verbo Incarnato, per mezzo del quale tutte le cose sono state create, che venne nel mondo, luce vera nata dal Padre, per illuminare ogni uomo con la pienezza della Grazia e della Verità. (cfr. Jn 1,1-18).


5. Con quanta speranza desideravo visitare il Giappone a motivo della recente beatificazione! Esso è un Paese che da più di un secolo gode della libertà religiosa elargita dall'imperatore Meiji. Sono venuto qui come Vescovo di Roma, un secolo dopo la riapertura delle frontiere del Giappone al messaggio cristiano.

Sono venuto a Nagasaki come pellegrino. Qui, i fedeli di cento anni fa, i cui antenati dei due secoli precedenti, hanno conservato segretamente la fede dei martiri, perseverarono con la forza conferita loro dal Vangelo. Per grazia di Dio i cristiani hanno meditato sul Vangelo per mezzo dei misteri del Rosario. Sapevano che c'era un uomo molto lontano da loro chiamato Papa. Oggi egli viene per rendere omaggio alla tradizione dei cristiani di Nagasaki e per dire personalmente ai loro discendenti che egli li ama nel cuore di Cristo Gesù.

Nella Cattedrale di Urakami, dedicata a Maria Immacolata, sublime modello della Chiesa, ho osservato la nuova Chiesa giapponese, che si erge davanti al mondo come segno della nuova Gerusalemme adornata in abbigliamento festivo (cfr. Ap 21,24). Una Chiesa i cui membri raggiungono i 400.000, pressappoco lo stesso numero dei cristiani del suo primo secolo, (1549-1640). E con immensa gioia do il benvenuto entro la comunione della Chiesa ai nuovi cristiani che Cristo stesso ha chiamato in questo giorno "alla sua ammirabile luce" (1P 2,9).

Questo legame fra il passato e il presente è il frutto della benedizione di Dio, della materna assistenza della Beata Vergine e dell'intercessione di innumerevoli testimoni del Vangelo. E' una garanzia per un futuro ancora più glorioso che si potrebbe paragonare al sole, che nel suo sorgere quotidiano effonde la prima luce illuminando e ravvivando questa bellissima terra spesso bianca di neve, o rosa di ciliegi in fiore e di loti. La sua antica religione shintoista indica la via verso la divinità; per noi cristiani la via è già stata tracciata da Cristo stesso che è Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero.

E' Lui Gesù Cristo e la sua grazia che noi lodiamo e glorifichiamo in questi nuovi gloriosi martiri di Nagasaki.

Data: 1981-02-26
Giovedì 26 Febbraio 1981


Nagasaki: visita alla Collina dei Martiri

Titolo: Vengo alla Collina dei Martiri per testimoniare il primato dell'amore nel mondo

Cari amici,

1. Oggi voglio essere uno dei tanti pellegrini che vengono qui alla collina dei Martiri in Nagasaki, nel luogo dove i cristiani, con il sacrificio della loto vita, sigillarono la loro fedeltà a Cristo. Essi hanno trionfato sulla morte con un atto insuperabile di lode al Signore. In atteggiamento di preghiera davanti al monumento dei Martiri, vorrei penetrare nel mistero della loro vita, vorrei che essi parlassero a me e a tutta la Chiesa intera, vorrei ascoltare il loro messaggio ancora vivo dopo centinaia di anni. Come Cristo, essi furono condotti in un luogo dove venivano giustiziati i criminali comuni. Come Cristo, donarono la loro vita affinché tutti noi potessimo credere nell'amore del Padre, nella missione salvifica del Figlio, nella infallibile guida dello Spirito Santo. A Nishizaka, il 5 febbraio 1597, ventisei Martiri testimoniarono la potenza della Croce; erano i primi di una ricca messe di Martiri, perché molti, successivamente, avrebbero consacrato questa terra con la loro sofferenza e morte.


2. "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13). "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo, se invece muore, produce molto frutto" (Jn 12,24).

Sono morti dei cristiani in Nagasaki, ma la Chiesa in Nagasaki non è morta. Essa doveva andare sotto terra e il messaggio cristiano fu uasmesso dai genitori ai figli, fin quando la Chiesa non ritorno alla luce. Radicata in questa collina dei Martiri, la Chiesa di Nagasaki sarebbe cresciuta e fiorita, fino a diventare un esempio di fede e di fedeltà per tutti i cristiani, una espressione di speranza fondata in Cristo Risorto.


3. Oggi io vengo in questo luogo, come pellegrino, per ringraziare Dio per la vita e la morte dei Martiri di Nagasaki - per quei ventisei, e tutti gli altri che li hanno seguiti - compresi gli eroi della grazia di Cristo recentemente beatificati.

Ringrazio Dio per la vita di tutti coloro, ovunque essi siano, che soffrono per la loro fede in Dio, per la loro lealtà a Cristo Salvatore, per la loro fedeltà alla Chiesa. Ogni epoca - passata, presente e futura - produce, per l'edificazione di tutti, brillanti esempi della potenza che è in Gesù Cristo.

Oggi vengo alla collina dei Martiri per testimoniare il primato dell'amore nel mondo. In questo santo luogo gente di ogni condizione diede prova che l'amore è più forte della morte. Essi incarnarono l'essenza del messaggio cristiano, lo spirito delle Beatitudini, cosil che chiunque rivolga lo sguardo su di loro possa essere ispirato a lasciar modellare la sua vita dall'amore disinteressato di Dio e dall'amore del prossimo.

Oggi, Io, Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma e Successore di Pietro, vengo a Nishizaka per pregare affinché questo monumento possa parlare all'uomo moderno come le croci su questa collina parlarono a coloro che furono i testimoni oculari secoli fa. Possa questo monumento parlare al mondo per sempre, dell'amore, parlare di Cristo.

Data: 1981-02-26
Giovedì 26 Febbraio 1981


Nagasaki: visita alla città dell'Immacolata fondata dal Beato Kolbe

Titolo: L'uso dei mass media a servizio del Vangelo



1. Ho particolarmente desiderato questa breve visita alla casa fondata da uno dei miei compatrioti, Padre Massimiliano Maria Kolbe. Il mio programma pomeridiano oggi è iniziato con una visita alla collina dei Martiri, dove secoli fa molti cristiani hanno reso testimonianza a Cristo. Qui noi ci ricordiamo di un martire dei nostri giorni, il Beato Massimiliano, che non ha esitato a testimoniare l'amore per il prossimo, che Cristo presento come il segno distintivo di un Cristiano. Egli ha dato la sua vita nel campo di concentramento di Oswiecim (Auschvvitz) per salvare un uomo sposato e padre di due figli. C'è un certo legame tra i Martiri e Padre Kolbe, e questo legame è la loro prontezza nel rendere testimonianza al messaggio evangelico.

Permettetemi di indicare un altro legame che ho scoperto, qui, oggi il legame tra il sublime sacrificio del Beato Massimiliano e la sua opera di missionario in Nagasaki. Non era la stessa convinzione di fede, lo stesso impegno per Cristo e per il Vangelo che lo hanno messo sulla strada per il Giappone, e, più tardi, su quella per il bunker della fame? Non c'era nessuna divisione nella sua vita, nessuna incoerenza, nessun cambiamento di direzione, ma soltanto la espressione dello stesso amore in diverse circostanze.


2. Voi che state continuando il lavoro da lui intrapreso, siete consapevoli dello zelo missionario che riempiva quel cuore intrepido. Quando arrivo in Giappone nel 1930, egli volle immediatamente realizzare, in un ambiente giapponese, ciò che aveva scoperto come sua missione speciale: promuovere la devozione alla Vergine ed essere strumento di evangelizzazione attraverso la parola stampata. Fondare la "Città dell'Immacolata" e pubblicare il "Seibo No kishi" costituirono per lui le due parti di un medesimo grande disegno: portare Cristo, il Figlio di Dio, nato dalla Vergine Maria, a tutte le genti. Conoscete come i suoi sforzi non furono comrassegnati o limitati dal calcolo umano, ma portati avanti dalla sua instancabile fiducia nella Divina Provvidenza. Dio non ha reso vana questa fiducia. Il progetto che egli qui inizio, in una vecchia stamperia, ha ora acquistato una nuova impensata dimensione: la forza ispiratrice che fluisce dal suo sacrificio.


3. La sua missione deve essere portata avanti; l'evangelizzazione deve continuare.

In una nazione dove i Cattolici sono una così piccola minoranza, non si può contestare l'urgenza dell'uso della parola scritta, e degli altri mezzi di comunicazione, al servizio del Vangelo. La Chiesa ha un mandato da Cristo: proclamare il Vangelo e portare la salvezza a tutti i popoli.

Fa parte perciò della sua risposta predicare la Buona Novella con l'aiuto dei potenti mezzi di comunicazione sociale.

Vi è ancora un altro elemento, riguardante la evangelizzazione, nella vita del Beato Massimiliano: la sua devozione a Maria. Non fu forse per nostro incoraggiamento che Dio scelse di venire a noi tramite la Vergine Immacolata, concepita senza peccato? Dal primo momento della sua esistenza, ella non fu mai sotto il potere del peccato; noi invece siamo chiamati ad essere purificati aprendo il nostro cuore al misericordioso Salvatore che Ella porto in questo mondo. Non c'è modo migliore di avvicinarsi al suo Figlio che attraverso Lei.

Possano le sue preghiere, e quelle del suo grande servo, il Beato Massimiliano Kolbe, essere strumento nel portare il Vangelo di Cristo, in modo sempre più efficace, al popolo del Giappone.

Data: 1981-02-26
Giovedì 26 Febbraio 1981


Nagasaki, Ospedale di Hill of Mercy: incontro con le vittime della bomba atomica

Titolo: Voi siete un vivente e costante appello alla pace

Miei cari amici,

1. Non avrei potuto lasciare la città di Nagasaki senza venire a Megumi No Oka, questa collina di misericordia e di grazia. Per due volte durante il mio soggiorno a Hiroshima ho parlato della minaccia delle armi nucleari per il futuro dell'umanità, prima al Peace Memorial Garden e poi agli uomini e alle donne di scienza e di cultura. E' con grande emozione che saluto oggi tutti quelli che ancora portano nel loro corpo i segni della distruzione che fu rovesciata su di loro il giorno di quell'indimenticabile esplosione. Ciò che voi soffrite ha anche inflitto una ferita nel cuore di ogni essere umano sulla terra. La vostra vita qui oggi è il più convincente appello che potrebbe essere rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, il più convincente appello contro la guerra e a favore della pace. Mi vengono alla mente in questo momento le parole del Sindaco di Hiroshima due anni dopo la prima esplosione nucleare: "Quelli che hanno sperimentato e si sono resi pienamente conto della sofferenza e del peccato che è la guerra denunciano incondizionatamente la guerra come l'ultima agonia, e desiderano la pace con la più grande passione". Noi tutti siamo in debito con voi perché voi siete l'appello vivente e costante per la pace.


2. Desidero anche dire una parola speciale di apprezzamento ai medici, alle infermiere e a tutti gli altri che si dedicano per offrirvi le migliori cure possibili. Li assicuro della mia stima e li incoraggio a continuare la loro ammirevole opera di aiuto e di cura. Un saluto speciale va anche alle Suore di questa istituzione, che sono così dedite a questa opera di cristiana misericordia.

Con gratitudine evoco la memoria della Fondatrice di questa casa Suor Magdalena Esumi, che la resse dall'inizio fino al momento in cui il Signore la chiamo a sé alcuni mesi fa. In questo quotidiano servizio di amore le suore fanno toccare con mano l'amore di Cristo, il Figlio di Dio, che mostro uno speciale amore verso i sofferenti, i malati e gli infermi.


3. Con l'assicurazione delle mie preghiere, lascio a voi tutti queste parole di Cristo: "Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia" (Mt 5,7). Nella mia enciclica sulla misericordia di Dio, ho posto l'accento sul profondo significato di ogni atto di misericordia là dove ho scritto: "Un atto di amore misericordioso è veramente tale solo quando noi siamo profondamente convinti nello stesso momento in cui lo compiamo che stiamo ricevendo misericordia da quelli che la accettano da noi" (Giovanni Paolo II DM 14). Questo pensiero sia per tutti voi a Megumi No Oka fonte di ispirazione per la vostra opera e per la vostra vita, e sia la forza che edifica e mantiene una unità così bella a vedersi. Dio benedica tutti voi.

Data: 1981-02-26
Giovedì 26 Febbraio 1981


Nagasaki, Catholic Center: discorso di addio al Giappone

Titolo: Il mio ringraziamento, il mio apprezzamento

Dopo aver sperimentato per quattro giorni la cordiale ospitalità del Giappone, è giunto per me il momento di ritornare a Roma.

Ma prima di lasciare questo Paese, desidero adempiere al debito di gratitudine verso tutti coloro che mi hanno mostrato tanta cortesia.

Esprimo la mia gratitudine alle autorità di questa nazione, e in primo luogo a Sua Maestà Imperiale. Sono molto lieto di aver avuto la possibilità di presentargli personalmente, l'espressione del mio rispetto e onore per il ruolo che egli svolge nella vita del popolo giapponese.

Rinnovo il mio apprezzamento al Governo del Giappone per il modo cortese con il quale mi ha ricevuto, e per tutto ciò che è stato fatto per facilitare la mia visita e i miei viaggi da una città all'altra. Ringrazio tutti coloro che sono stati impegnati nel provvedere all'ordine pubblico e coloro che, in un modo o nell'altro, hanno contribuito alla buona riuscita della mia visita.

Alla comunità Cattolica alla quale ho reso una visita pastorale, esprimo la mia più profonda gratitudine: ai miei fratelli nell'episcopato che mi hanno invitato e che hanno tanto lavorato per organizzare la mia visita; all'amato clero, religiosi e laici che mi hanno ricevuto come un padre, un fratello e un amico in Cristo.

A tutti lascio l'assicurazione della mia unione nella fede. Desidero che tutti coloro che ho visitato, come anche coloro dai quali mi è stato impossibile andare, siano certi della mia solidarietà nell'amicizia e nella preghiera. Esorto tutti a rimanere saldi nei grandi ideali che San Francesco Saverio trasmise loro quando, nel 1549, proclamo la chiamata al servizio e all'amore cristiano. E' una soddisfazione vedere che il messaggio, da lui proclamato e liberamente accettato da un così gran numero di persone ha messo salde radici in terra giapponese e portato gioia e letizia a innumerevoli cuori.

A tutto il popolo giapponese esprimo la mia profonda gratitudine per il calore con cui mi ha ricevuto e per la sua cordiale ospitalità. Nutro la speranza che esso possa lungamente coltivare i grandi valori, umani e religiosi, che hanno fatto parte della sua cultura per generazioni. E' mia ardente speranza che, come popolo unito, possa mettere tutti i suoi talenti al servizio di un mondo bisognoso di assistenza fraterna, di sviluppo, di speranza e di incoraggiamento.

Prego che il popolo giapponese possa sempre coltivare l'ideale della pace e difenderlo mediante la protezione della vita e della dignità umana e la costante ricerca della giustizia; che il Giappone possa giungere alle altezze, ancora sconosciute, del servizio umano nella costruzione di un mondo in cui i valori spirituali siano il sostegno dell'uomo, nella pienezza della sua umanità, e non vengano mai estinti da una incompleta idea di progresso.

E' stata per me una gioia viaggiare da Tokyo a Hiroshima e finalmente a Nagasaki. Grazie alla esperienza e alla cooperazione dei giapponesi e dei mezzi di comunicazione che raggiungono tutto il mondo, il mio appello per la pace e per la causa dell'uomo è stato portato fino ai confini della terra.

Ed ora la mia preghiera finale è che la sapienza dell'Altissimo discenda su tutti coloro che guidano il destino del Giappone, che la sapienza di Dio sia con tutto il popolo giapponese. E a tutti voi lascio l'espressione della mia gratitudine e stima, il costante amore del mio cuore.

Data: 1981-02-26
Giovedì 26 Febbraio 1981


Anchorage: Incontro con il clero e i religiosi

Titolo: Ministero e vita religiosa per l'annuncio della misericordia

Cari fratelli e sorelle in Cristo

1. "Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo" (Ph 1,3-5).

Queste parole di san Paolo esprimono i sentimenti del mio cuore mentre vi saluto qui oggi ad Anchorage. Io prego infatti con gioia ogni volta che penso ai miei fratelli sacerdoti e ai miei fratelli e sorelle nella vita religiosa.

Ringrazio Dio per la vostra dedizione a Cristo, la vostra presenza nella Chiesa e la vostra collaborazione alla sua missione. E ringrazio Dio per le vostre preghiere, nelle quali vi unite all'intero Corpo di Cristo nel lodare il nome della Santissima Trinità e nel chiedere la misericordia di Dio per il suo popolo.


2. Scrivendo la mia ultima enciclica il mio pensiero si è spesso rivolto a voi che condividete in maniera particolare con me la missione di proclamare la misericordia di Dio alla presente generazione. Ogni sera noi ripetiamo nella Liturgia delle Ore le parole di Maria: "di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono" (Lc 1,50). E' questa verità di salvezza, la verità sulla misericordia di Dio, che dobbiamo proclamare alla nostra generazione, agli uomini e alle donne della nostra epoca che sembrano allontanarsi dal mistero della misericordia di Dio. E' per questo che scrivevo nell'enciclica: "La Chiesa vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia - l'attributo più stupendo del Creatore e del Redentore - e quando porta le persone vicino alle sorgenti della misericordia del Salvatore, di cui è fiduciaria e dispensatrice" (Giovanni Paolo II DM 13).


3. Fratelli e sorelle in Cristo, non dubitate mai della importanza vitale della vostra presenza nella Chiesa, della importanza vitale della vita religiosa e del sacerdozio ministeriale nella missione di proclamazione della misericordia di Dio.

Con la vostra vita quotidiana, che è spesso accompagnata dal segno della Croce, e con il vostro servizio fedele e la vostra speranza perseverante, voi dimostrate la vostra profonda fede nell'amore misericordioso di Dio, e date testimonianza di quell'amore che è più potente del male, più forte della morte.

Abbiate quindi fiducia in Colui che vi ha chiamati a questa vita.

Abbiate fiducia in Dio "che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiate domandare o pensare; a Lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! così Sia" (Ep 3,20-21).

Data: 1981-02-26
Giovedì 26 Febbraio 1981


Anchorage, Delaney Park: Omelia alla Messa dello Spirito Santo

Titolo: Il fuoco della fede ha bisogno di un soffio che lo faccia divampare

Cari fratelli e sorelle, Cantate al Signore un canto nuovo; / cantate al Signore da tutta la terra! / In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, / a tutte le nazioni dite i suoi prodigi!

1. I sentimenti di gioia che mostrano il cuore del salmista a lodare il Signore con queste parole sono gli stessi sentimenti che scaturiscono in noi mentre ci riuniamo qui ad Anchorage per celebrare questa messa dello Spirito Santo. Quale modo migliore per esprimere lode a Dio che in quello Spirito che è il principio vitale della vita della Chiesa? Quale canto più adatto potrebbe essere cantato di quello che ci parla dell'ispirazione e della guida dello Spirito Santo nel proclamare il Vangelo di Cristo al mondo? Cos'altro può darci tanto motivo di letizia se non l'abitazione dello Spirito che è per noi pegno, pregustazione, garanzia della gloria che ci attende in Cielo?


GPII 1981 Insegnamenti - Nagasaki, Cattedrale: Incontro con le religiose