GPII 1980 Insegnamenti - Alla parrocchia di nostra Signora de "La Salette" - Roma

Alla parrocchia di nostra Signora de "La Salette" - Roma

Titolo: La vita della parrocchia poggia sul fondamento del battesimo

1. "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri...! Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio" (Lc 3,4 Lc 3,6).

Quando ascoltiamo queste parole, che poco fa sono state ricordate insieme con l'acclamazione dell'"Alleluia", prendiamo coscienza di vivere il periodo d'avvento. Sappiamo anche che, ecco, parla san Giovanni Battista, quel profeta ancora dell'antica alleanza, al quale fu dato di preparare direttamente la via del Messia, e di entrare, per così dire, con tutta la sua missione nell'ambito del Vangelo. Egli è uno di quei personaggi che nella liturgia d'avvento appaiono più spesso. Egli ci prepara ogni anno alla venuta del Signore.

Sarebbe tuttavia difficile, oggi - nella vigilia della solennità dell'Immacolata Concezione della beata Vergine Maria - non rivolgere il nostro pensiero e il nostro cuore verso colei, nella quale si è realizzato l'avvento dell'attesa del Messia - verso colei, alla quale è stato dato di concepirlo nel seno verginale e di darlo al mondo nella notte di Betlemme: verso Maria! E ciò soprattutto in considerazione del fatto che la vostra parrocchia è sotto il suo santissimo patrocinio. Desidero quindi salutare con il nome di Maria, "Madonna di La Salette", questa parrocchia che mi è dato di visitare proprio oggi, per celebrarvi la liturgia d'avvento, e incontrarmi con tutta la vostra comunità, come pure con i suoi singoli membri.


2. Il mio saluto va, innanzitutto, al signor Cardinale vicario ed al Vescovo ausiliare, monsignor Remigio Ragonesi, i quali danno compimento con la loro presenza, alla gioia di questo incontro.

Saluto poi il parroco, padre Franco Zimbardi, ed i sacerdoti suoi collaboratori, padre Luciano Iaconi (a cui auguro pronta guarigione), padre Giancarlo Berzacola e padre Bruno Stefanelli, come pure quei padri della curia generalizia dei missionari di nostra Signora della Salette, i quali recano il loro prezioso contributo all'attività parrocchiale: mi è caro esprimere a tutti, in questa circostanza, stima ed apprezzamento per il lavoro pastorale svolto con generosa dedizione a servizio dei fedeli del popoloso quartiere.

Un saluto particolare va anche alle religiose delle diverse congregazioni presenti in parrocchia: l'impegno che esse pongono nell'offrire la loro opera - e la loro preghiera, come è il caso soprattutto del monastero di claustrali clarisse - a sostegno delle varie iniziative parrocchiali, merita plauso ed incoraggiamento.

Ed una speciale parola di lode e di stima desidero pure rivolgere a tutti i laici che sanno mettere a disposizione delle molteplici esigenze di una pastorale moderna il loro tempo, la loro intelligenza, il loro cuore. Il mio pensiero va a quanti sono impegnati nei diversi movimenti ecclesiali, quali l'Azione Cattolica, l'apostolato della preghiera, la Legio Mariae; ed ancora al gruppo degli scouts a quello dei volontari vincenziani, all'associazione genitori della scuola Anna Micheli; né vorrei dimenticare le iniziative a sfondo sociale, quali il centro sportivo, il circolo bocciofilo, il circolo culturale.

Desidero, infine, riservare una parola di particolare apprezzamento sia ai laici che prestano la loro collaborazione nella catechesi permanente di iniziazione, a ciò preparati da un corso biennale che funziona a livello interparrocchiale, sia a quelli che lavorano nel servizio promozione famiglia, svolgendo attività di consulenza e di assistenza nei confronti dei giovani che si avviano al matrimonio e delle coppie in difficoltà.

La parrocchia, che celebra quest'anno il ventesimo anniversario dell'inizio ufficiale dell'attività pastorale, ha una sua intensa vitalità, che mi piace qui rilevare ed incoraggiare. Molti problemi sono stati affrontati nel corso di questi anni e con l'aiuto della Vergine di "La Salette", a cui la Chiesa s'intitola, alcuni di essi sono anche stati felicemente risolti. Altri ne restano, connessi con le vicende delle famiglie alle prese spesso con difficoltà interne ed ambientali; con la situazione dei giovani, esposti alle suggestioni della droga e del permissivismo morale; con la mentalità sociale, improntata a modelli di pensiero che ben poco hanno a vedere col Vangelo. Vorrei dire a tutti: confidate in Maria "riconciliatrice dei peccatori". Sarà lei ad ottenervi, con la sua intercessione materna, di saper assimilare sempre meglio i valori della fede, così che possiate camminare, sorretti dalla speranza, verso la edificazione di una comunità sempre più profondamente pervasa dalla forza unificante dell'amore.

Quanto vi ho detto in questo saluto sia testimonianza, cari fratelli e sorelle, del legame che esiste tra la vostra parrocchia ed il Vescovo di Roma, che Cristo ha chiamato a compiere il ministero della salvezza in mezzo a voi.

L'immacolata madre di Cristo di "La Salette" benedica il nostro incontro.


3. Quando Giovanni Battista, nei pressi del Giordano, prepara i suoi ascoltatori alla venuta del Messia, amministrando loro il battesimo della penitenza, dice loro così: "Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco..." (Mt 3,11).

Così, dunque, la missione di Giovanni nei pressi del Giordano, la quale consiste nella predicazione e nella amministrazione del battesimo della conversione, serve come preparazione a Cristo, che battezzerà in Spirito Santo.

Il battesimo di Giovanni non ha questa forza. L'avrà solo il battesimo istituito da Cristo, quel battesimo con acqua in Spirito Santo, di cui una volta il Signore Gesù dirà, durante il colloquio notturno, a Nicodemo: "Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Jn 3,5). Quel battesimo, in quanto sacramento, deve trasmettere agli uomini tutto il frutto della redenzione compiuta da Cristo. Deve "seppellire" l'uomo - come si esprimerà san Paolo - nella sua morte di croce, affinché possa risorgere da essa alla vita nuova: a quella che Cristo rivelerà nella sua risurrezione (cfr. Rm 6,3-11). Tale vita nuova, divina e soprannaturale, è nelle anime umane il dono del Padre, del quale gli uomini diventeranno partecipi in Cristo per opera dello Spirito Santo.

Perciò già Giovanni Battista nei pressi del Giordano, annunziando la venuta del Messia dice: "Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" (Mt 3,11).

Quel "fuoco" deve bruciare, divorare il male del peccato - prima di tutto del peccato originale - che separa l'uomo da Dio e non gli permette di partecipare alla sua vita: cioè non permette all'uomo di immergersi in questa vita, come in un'acqua vivificante.


4. L'odierna domenica di avvento richiama alla nostra coscienza il significato messianico del battesimo. Il Messia che deve venire è colui che battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Dobbiamo fare di questo richiamo il tema principale del nostro incontro, della nostra comune meditazione. La vita di ogni parrocchia, la vita della vostra parrocchia, che porta il nome della Madonna di "La Salette" è costruita sul fondamento del battesimo. La parrocchia è quella comunità concreta, la comunità del Popolo di Dio, nella quale i nuovi uomini, nati da padri e da madri terrestri, rinascono da acqua e da Spirito Santo (cfr. Jn 3,5), per ricevere la vita nuova che Cristo ci ha portato e ci ha donato con la sua venuta: la vita iniziata con la nascita nella notte di Betlemme e compiuta con la Pasqua di morte e di risurrezione.

"Col sacramento del battesimo - ha ricordato il Concilio Vaticano II - l'uomo è veramente incorporato a Cristo crocifisso e glorificato e viene rigenerato per partecipare alla vita divina, secondo le parole dell'apostolo: "Sepolti insieme con lui nel battesimo, nel battesimo insieme con lui siete risorti, mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha ridestato da morte" (Col 2,12)" (UR 22).

Così dunque la vita reale del cristiano inizia mediante il battesimo. E la vita della parrocchia, come comunità del Popolo di Dio, inizia sempre di nuovo mediante il battesimo che, ogni volta, fa di questa comunità l'eredità messianica del Figlio di Dio. Ognuno di noi porta in sé la figliolanza divina, iniziata nel sacramento del battesimo al fonte battesimale della parrocchia, come dono del Padre, ottenuto grazie alla venuta del Figlio di Dio nel corpo umano. Lo conferma il "carattere", ossia il contrassegno sacramentale del battesimo.


5. Dobbiamo quindi, nella vita di ogni parrocchia - e oggi penso soprattutto alla vostra parrocchia a "Monteverde Nuovo" - rinnovare costantemente in noi la coscienza del battesimo.

In che modo? Prima di tutto dando la dovuta importanza ad ogni battesimo, che in questa parrocchia viene amministrato. La sua celebrazione deve essere collegata ad una adeguata preparazione. La preparazione, nel caso del battesimo degli adulti, riguarda prima di tutto il catecumeno stesso. Invece nel caso del battesimo dei bambini - che è l'ipotesi più frequente nei nostri ambienti cattolici - la preparazione deve abbracciare i genitori e i padrini del piccolo catecumeno, e anche - in quanto possibile - gli altri membri dell'ambiente in cui egli deve nascere alla vita nuova mediante il sacramento del battesimo.

Questo sacramento non può diventare soltanto un costume o un'abitudine tradizionale, priva del pieno significato che è essenziale nella vita della famiglia e della parrocchia.

Inoltre, il sacramento del battesimo, amministrato ad un neonato o un bambino non ancora giunto all'uso di ragione, comporta l'obbligo dell'introduzione, dell'iniziazione del piccolo cristiano, dal momento appunto della vita cosciente, a ciò di cui egli è diventato partecipe nel battesimo già ricevuto a suo tempo.

Quest'obbligo spetta prima di tutto ai genitori ed ai padrini. Spetta anche ai pastori delle anime. Indirettamente spetta a tutta la parrocchia.

E si compie mediante una catechesi sistematica collegata con la partecipazione alla vita sacramentale, nei tempi e nei modi adeguati all'età e alle circostanze. Una enorme importanza per questa catechesi ha la stessa vita quotidiana della famiglia e dell'intero ambiente, in cui debbono rispecchiarsi ogni giorno le verità trasmesse.


6. Nella seconda lettura di oggi, tratta dalla lettera di san Paolo ai romani, l'apostolo scrive tra l'altro così: "Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio" (Rm 15,7). Questa locuzione e tale appello sembrano esprimere perfettamente l'importanza dell'argomento, al quale abbiamo dedicato la nostra meditazione in occasione dell'odierna visita.

Difatti: Cristo ci accolse, per la gloria di Dio - mediante la sua venuta - e ci accoglie incessantemente per la gloria di Dio. E ciò si manifesta per la prima volta nel sacramento del battesimo. Cristiano è l'uomo "accolto per la gloria di Dio" in Gesù Cristo. E con tale senso egli deve vivere ed avviarsi all'unione con Dio in questa gloria.

E quando l'apostolo scrive: poiché (Cristo accolse voi, per la gloria di Dio), voi "accoglietevi... gli uni gli altri", indica con queste parole la sollecitudine con la quale deve essere circondata dall'intera comunità l'opera del divino avvento e della divina pasqua in ciascuno, incominciando dagli inizi dell'infanzia.

La parrocchia è la comunità del Popolo di Dio, che ha la comune sollecitudine di far si che il dono messianico del battesimo in ciascuno dei suoi membri non si sciupi, ma porti i frutti sempre piu pieni della fede, della speranza e della carità, i frutti della vita "in spirito e verità" (Jn 4,23).

Durante quest'odierno incontro vi auguro e prego che la vostra parrocchia, dedicata alla Madre di Dio di "La Salette", sia appunto una comunità siffatta e che tale diventi sempre più pienamente.

Data: 1980-12-07 Data estesa: Domenica 7 Dicembre 1980.


Alla messa per lo studio teologico interdiocesano di Fossano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dallo studio della Parola alla sua testimonianza

Venerabili fratelli nell'episcopato, figli carissimi! Sono lieto di rivolgervi la mia parola, mentre celebriamo la liturgia dell'Immacolata Concezione di Maria, madre di Gesù. In questa solennità, noi ricordiamo e celebriamo colei, che fin dalle radici della sua esistenza fu a completa disposizione del piano divino di salvezza, al punto da lasciarsi totalmente investire dalla grazia per poter rendere al mistero dell'incarnazione un servizio pieno e fecondo.

La prima e la terza lettura della messa, che abbiamo appena ascoltate, ci hanno proposto la netta contrapposizione tra la prima Eva che, con la sua disobbedienza e leggerezza, perse la cittadinanza del paradiso terrestre, e la seconda Eva, la Vergine di Nazaret, che invece con la generosa offerta di sé permise al Verbo divino di abitare tra gli uomini, perché potessimo attingervi grazia su grazia (cfr. Jn 1,14 Jn 1,16).

Perciò la proclamiamo veramente benedetta fra tutte le donne (cfr. Lc 1,42), veramente "piena di grazia" (Lc 1,28), perché veramente in lei "grandi cose ha fatto l'Onnipotente"" (Lc 1,49). Senza questo adorabile e insindacabile beneplacito del Dio misericordioso, non si spiegherebbe il mistero di Maria; ma proprio Maria, come ho scritto nella recente enciclica "Dives in Misericordia", "è colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina" (Ioannis Pauli PP. II DM 9). Del resto, nella seconda lettura biblica abbiamo sentito l'apostolo Paolo rammentarci che anche noi battezzati siamo stati scelti da Dio in Cristo "prima della creazione del mondo... secondo il beneplacito della sua volontà... a lode e gloria della sua grazia" (Ep 1,4 Ep 1,6). Pertanto oggi, mentre celebriamo la singolarità di Maria santissima, ci uniamo pure a lei per cantare insieme, con gioia ed umiltà, la benevolenza immeritata e la magnificenza sorprendente di colui, del quale Gesù stesso ebbe a dire: "Nessuno è buono, se non Dio solo" (Mc 10,18).

Venerabili fratelli e carissimi figli! So che voi qui riuniti rappresentate quasi al completo lo studio teologico interdiocesano di Fossano, che riunisce gli studenti in teologia delle cinque diocesi della provincia di Cuneo, in Piemonte. Sono informato della sua fondazione, avvenuta otto anni fa, della sua solida impostazione e del suo ottimo funzionamento. Per questo, voglio dare atto ai Vescovi delle diocesi di Alba, Cuneo, Fossano, Mondovi e Saluzzo della loro lodevole iniziativa, ai responsabili ed ai docenti della loro solerzia e del loro entusiasmo.

Vi incoraggio vivamente a proseguire con impegno per questa strada di mutua collaborazione. E formo l'augurio cordiale che l'istituzione possa adunare in sé quanto di meglio appartiene alla tradizione ed alla vita delle rispettive diocesi, e diventare a sua volta un centro propulsore di cultura teologica e di aggiornamento pastorale, irradiantisi sulle singole comunità diocesane.

L'importante è nutrire abbondantemente un costante amore verso la parola di Dio: sia quella personale, incarnata in Gesù Cristo, sia quella letteraria, depositata nella Sacra Scrittura. Questa parola occorre meditare ed approfondire sempre più, direi con passione, secondo le varie prospettive delle discipline teologiche, e poi, su questo fondamento sicuro, divenuto parte di noi stessi, studiare i modi migliori per annunciarla e testimoniarla efficacemente agli uomini del nostro tempo. Siate di questi ministri della parola (cfr. Ac 6,4), e coltivate un incessante atteggiamento di preghiera, perché "la nostra capacità viene da Dio" (2Co 3,5).

E sappiate che il Papa si aspetta molto da voi, ma vi assicura il suo affetto ed il suo ricordo al Signore. Proprio il Signore Gesù, tra poco, si rende ancora una volta presente in mezzo a noi, per dischiuderci la ricchezza della sua comunione salvifica. E' lui il nostro salvatore, al cui servizio siamo votati. A lui "onore, gloria e benedizione" (Ap 5,12). Amen!

Data: 1980-12-08 Data estesa: Lunedi 8 Dicembre 1980.


Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Madonna, figura della Chiesa nell'ordine della fede e della carità

1. La costituzione conciliare "Lumen Gentium" dedica il suo ultimo capitolo, l'ottavo, alla Vergine Maria, Madre di Dio.

Si può dire che in questo capitolo la Chiesa fissi lo sguardo, in modo particolare, su colei, che già sant'Ambrogio ha chiamato la "figura della Chiesa... nell'ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo" (cfr. LG 63).

"Infatti, nel mistero della Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata madre e vergine, la beata Vergine Maria è andata innanzi, presentandosi in modo eminente e singolare, quale vergine e quale madre" (LG 63).

Quel fissare lo sguardo su Maria trova la sua espressione nella liturgia e in tutta la vita della Chiesa. L'odierna solennità dell'Immacolata Concezione sembra esser quel momento, in cui quel fissare lo sguardo della Chiesa su Maria giunge più lontano, non soltanto all'"inizio" stesso della sua esistenza in terra, ma anche all'"inizio" della storia dell'uomo e della storia della salvezza. Anzi ancor più lontano: all'eterno divino pensiero ed amore, in cui Maria è stata concepita prima, infinitamente prima, della sua concezione sulla terra.


2. Seguendo l'idea della Chiesa, possiamo oggi adattare a Maria santissima le parole del libro del Siracide: "Egli la creo con il suo Santo Spirito... e la diffuse su tutte le sue opere" (ss).

E' bene che oggi la città di Roma, sede di san Pietro, renda una particolare venerazione e dimostri un singolare amore a colei, che - come afferma sant'Agostino - è certamente una eccezione, e quando si parla di peccato non deve nemmeno esser nominata, per riguardo al Signore. Come potremmo mai conoscere l'immensa donazione di grazia di cui fu pervasa per salvaguardarla da ogni traccia di peccato, lei che merito di concepire e di generare colui che non ebbe assolutamente alcun peccato?" (S.Augustini "De Natura et Gratia", 36,42: PL 44,267).

In spirito di fervida devozione, nel pomeriggio di oggi mi rechero a piazza di Spagna, per compiere il mio atto di omaggio all'immagine dell'Immacolata, e poi nella Basilica di santa Maria Maggiore, per venerare, insieme con i fedeli, la Madonna "Salus Populi Romani": a lei chiedero la sua protezione materna su questa città, sull'Italia, sulla Polonia mia patria, sull'Europa, sul mondo.

Data: 1980-12-08 Data estesa: Lunedi 8 Dicembre 1980.


Ai fedeli - Piazza di Spagna (Roma)

Titolo: A te, madre nostra, affido le sorti dell'umanità

Madre di Cristo! Nel giorno della solennità della tua Immacolata Concezione veniamo in questo luogo, consacrato ormai da una lunga tradizione romana; in questo posto, circondato da un costante ricordo dei suoi abitanti per esprimere, ai tuoi piedi, presso questa colonna commemorativa, la nostra venerazione e il nostro amore.

Lo facciamo, come Chiesa, che la provvidenza ha scelto per la sede di san Pietro, e l'ha legata col suo martirio e con quello di san Paolo co-apostolo, rendendo questa Chiesa un particolare centro dell'unità e dell'amore per tutte le Chiese nell'intero globo terrestre.

Lo facciamo contemporaneamente come città che, dai secoli passati così come anche oggi, si sente legata a questa grande tradizione della missione e del servizio apostolici.

Siamo quindi nuovamente tutti ai tuoi piedi per renderti, ancora una volta, testimonianza della nostra venerazione e del nostro amore, nel giorno in cui la Chiesa ricorda il mistero della tua eccezionale elezione da parte di Dio.

Madre nostra! In questo luogo desideriamo al tempo stesso parlarti - così come si parla alla madre - di tutto ciò che costituisce l'oggetto delle nostre speranze, ma anche delle nostre preoccupazioni; delle nostre gioie, ma anche delle nostre afflizioni; delle paure e perfino delle grandi minacce.

Siamo forse capaci di esprimere tutto ciò e di chiamarlo per nome? Richiederebbe troppo tempo, sarebbe come una lunga litania delle questioni e dei problemi, che travagliano l'uomo contemporaneo, le nazioni, l'umanità, cominciando dalla carissima terra italiana, così gravemente provata dall'ultimo terremoto. Alcune notizie che ci arrivano da ogni parte del mondo (guerre, violenze, terrorismo, sinistri e cataclismi che lasciano vittime e lutti in tante famiglie) sono motivo di particolare apprensione. Fra gli avvenimenti a tutti noti vorrei ricordare le gravi uccisioni anche di persone religiose, come nel Salvador, insanguinato da lotte fratricide. E non posso non parlare anche, come figlio della mia patria, della mia terra polacca. Notizie allarmanti vengono diffuse e tutti speriamo non abbiano conferma.

Affido a te, o immacolata madre di Dio, il mio popolo, la mia patria così fedele a Cristo e alla Chiesa, così a te devota.

Altri problemi rimangono nel segreto dei cuori umani e delle coscienze.

Ognuno di noi porta qui tante simili preoccupazioni e tanti problemi che riguardano lui stesso, la sua famiglia, il proprio ambiente, la comunità con la quale è collegato o di cui si sente responsabile.

Anche se noi non lo manifestiamo a voce alta, tu, o madre, sai meglio, perché la madre sa sempre...

Tu, o madre, sai meglio quali sono i problemi della Chiesa e del mondo contemporaneo, con i quali viene oggi a te il Vescovo di Roma, così come ciascuno dei presenti.

Allora accettali, voglia tu accettare ed esaudire questa nostra preghiera senza parole.

E, soprattutto, accogli le espressioni della nostra fervida gratitudine di essere con noi, di incontrarti con noi tutti i giorni e particolarmente nel giorno solenne di oggi.

E resta! S con noi sempre più. Incontrati con noi sempre più spesso perché ne abbiamo molto bisogno. Parla a noi con la tua maternità, con la tua semplicità e santità. Parla a noi con la tua Immacolata Concezione! Parla a noi continuamente! E ottienici la grazia - anche qualora siamo lontani - di non perdere la sensibilità alla tua presenza in mezzo a noi.

Amen. Data: 1980-12-08 Data estesa: Lunedi 8 Dicembre 1980.


L'omelia nella Basilica liberiana - Basilica di santa Maria Maggiore (Roma)

Titolo: Maria scelta in Cristo prima della creazione del mondo

1. "Salus populi romani!" Con questo saluto vengo oggi, venerati e cari fratelli e sorelle, a questa Basilica mariana di Roma. Vengo qui dopo l'atto solenne di omaggio, reso all'Immacolata in piazza di Spagna, dove i romani da anni e da generazioni manifestano il loro amore e la loro venerazione verso colei che l'angelo, nel momento dell'annunziazione, saluto "piena di grazia" (Lc 1,28). Nel testo greco del Vangelo di san Luca questo saluto suona: "kecharitoméne", cioè particolarmente amata da Dio, tutta pervasa del suo amore, consolidata completamente in esso: come se fosse tutta da esso formata, dall'amore santissimo di Dio.

E proprio perciò: "salus populi! / salus populi romani!" Questo titolo giustamente consacra la devozione mariana di Roma. Esso può farsi risalire alle stesse origini di questa Basilica, poiché già il mio predecessore Sisto III nel secolo V, nell'iscrizione dedicatoria, così chiama la Madonna: "Virgo Maria... nostra salus". L'invocazione si arricchi nell'alto medioevo, favorita dalla processione solenne del 15 agosto, che univa la devozione all'immagine del Salvatore, conservata nella Basilica lateranense, a quella della Madonna di santa Ma ria Maggiore. Allora il popolo romano così celebrava la Vergine durante la processione: "Vergine Maria, riguarda propizia i tuoi figli... / Alma Maria, s benigna alle lacrime di chi ti supplica. / Madre santa di Dio, riguarda il popolo romano..." Mi piace anche ricordare che la devozione alla Madonna in questa Basilica ha avuto, nei secoli medievali, un carattere universale, perché univa ai romani i religiosi greci, che vivevano a Roma e la celebravano nella propria lingua. Inoltre, questa Basilica fu scelta dai santi Cirillo e Metodio, venuti a Roma nel secolo IX ed accolti festosamente dal Papa Adriano II e da tutto il popolo romano per la celebrazione in lingua slava della liturgia, che essi avevano instaurata per l'evangelizzazione dei popoli slavi. I loro libri liturgici in lingua slava, approvati dal Papa, furono deposti sull'altare di questa Basilica.


2. Quando diciamo "salus populi, salus populi romani", siamo pienamente consapevoli che Maria più di tutti ha sperimentato la salvezza, l'ha sperimentata in modo particolare ed eccezionale. Essendo lei madre della nostra salvezza, madre degli uomini e del popolo, madre di Roma, questo lo è in Cristo, per Cristo, per opera di Cristo: "Salus populi romani in suo Salvatore!" così anche insegna il Concilio Vaticano II nella costituzione "Lumen Gentium": "Uno solo è il nostro mediatore secondo le parole dell'apostolo: "Non vi è che un solo Dio, uno solo anche è il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che per tutti ha dato se stesso quale riscatto" (1Tm 2,5-6). La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura e diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia. Poiché ogni salutare influsso della beata Vergine verso gli uomini, non nasce da una necessità, ma dal beneplacito di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia; non impedisce minimamente l'immediato contatto dei credenti con Cristo, anzi lo facilita" (LG 60).


3. Lo dimostra in modo particolare la solennità odierna dell'Immacolata Concezione.

Questo è il giorno in cui confessiamo che Maria - scelta in modo particolare ed eternamente da Dio nel suo amoroso disegno di salvezza - ha anche sperimentato in modo particolare la salvezza: in modo eccezionale è stata redenta per opera di colui, al quale ella, come vergine madre, doveva trasmettere la vita umana.

Ne parlano anche le odierne letture della liturgia. San Paolo nella lettera agli efesini scrive: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.

In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità" (Ep 1,3-4).

Queste parole in modo particolare ed eccezionale si riferiscono a Maria.

Lei infatti, più di tutti gli uomini - e più degli angeli - "è stata scelta in Cristo prima della creazione del mondo", perché in modo unico ed irripetibile è stata scelta per Cristo, è stata a lui destinata ad essere madre.

Poi l'apostolo, sviluppando la stessa idea della sua lettera agli efesini, scrive: "...Predestinandoci (Dio) a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto" (Ep 1,5).

E anche queste parole - in quanto si riferiscono a tutti i cristiani - si riferiscono a Maria in modo eccezionale. Lei - proprio lei come madre - ha acquistato nel grado più alto "l'adozione divina": scelta ad essere figlia adottiva nell'eterno Figlio di Dio, appunto perché egli doveva diventare nell'economia divina di salvezza il suo vero Figlio, nato da lei, e perciò Figlio dell'uomo: lei - come spesso cantiamo - amata figlia di Dio Padre! 4. E infine scrive l'apostolo: "In lui (cioè in Cristo) siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente, conforme alla sua volontà, perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo" (Ep 1,11-12).

Nessuno in modo più pieno, più assoluto e più radicale "ha sperato" in Cristo quanto la sua propria madre, Maria.

E anche nessuno più di lei "è stato fatto erede in lui", in Cristo! Nessuno nella storia del mondo è stato più cristo-centrico e più cristo-foro di lei. E nessuno è stato più simile a lui, non solo con la somiglianza naturale della Madre col Figlio, ma con la somiglianza dello Spirito e della santità.

E poiché nessuno più di lei esisteva "conforme al piano della volontà di Dio", nessuno più di lei in questo mondo esisteva "a lode della sua gloria" - perché nessuno esisteva in Cristo e da Cristo più di colei, grazie alla quale Cristo è nato in terra.

Ecco la lode dell'Immacolata, che la liturgia odierna proclama con le parole della lettera agli efesini. E tutta questa ricchezza della teologia di Paolo si può trovare racchiusa anche in queste due parole di Luca: "Piena di grazia" ("kecharitoméne").


5. L'Immacolata Concezione è un particolare mistero della fede - ed è anche una particolare solennità. E' la festa di avvento per eccellenza. Questa festa - ed anche questo mistero - ci fa pensare all'"inizio" dell'uomo sulla terra, alla innocenza primigenia e poi alla grazia perduta e al peccato originale.

Perciò oggi leggiamo per primo il brano del libro della Genesi, che dà l'immagine di questo "inizio".

E quando, proprio in questo testo, leggiamo della donna, la cui stirpe "schiaccerà la testa del serpente" (cfr. Gn 3,15), vediamo in questa donna, insieme con la tradizione, Maria, presentata appunto immacolata per opera del Figlio di Dio, al quale doveva dare la natura umana.

E noi non ci meravigliamo che all'inizio della storia dell'uomo, intesa come storia della salvezza, venga inscritta anche Maria, se - come abbiamo letto in san Paolo - prima della creazione del mondo ogni cristiano è stato già scelto in Cristo e per Cristo: tanto più questo vale per lei! 6. L'Immacolata è quindi un'opera particolare, eccezionale ed unica di Dio: "piena di grazia...".

Quando, nel tempo stabilito dalla santissima Trinità, venne da lei l'angelo e le disse: "Non temere... Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo" (Lc 1,30-32) - soltanto colei che era "piena di grazia" poteva rispondere così come allora ha risposto Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).

E Maria ha risposto proprio così.

Oggi, in questa festa d'avvento, lodiamo per questo il Signore.

E rendiamo grazie a lui per questo.

Rendiamo grazie perché Maria è "piena di grazia"! Rendiamo grazie per la sua Immacolata Concezione.

Data: 1980-12-08 Data estesa: Lunedi 8 Dicembre 1980.


Messaggio per la giornata mondiale della pace - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per servire la pace rispetta la libertà

A tutti voi, artefici della pace, a voi, responsabili delle nazioni, a voi, fratelli e sorelle, cittadini del mondo, a voi, giovani, che arditamente sognate un mondo migliore! E' a tutti voi, uomini e donne di buona volontà, che oggi io mi rivolgo per invitarvi, in occasione della XIV giornata mondiale della pace, a riflettere sulla situazione del mondo e sulla grande causa della pace. Ciò faccio spinto da una forte convinzione, cioè che la pace è possibile, ma che essa è pure una continua conquista, un bene che va realizzato mediante sforzi incessantemente rinnovati. Ogni generazione avverte in modo nuovo la permanente esigenza della pace, al confronto con i problemi quotidiani della sua esistenza. Si, è ogni giorno che l'ideale della pace deve essere tradotto in realtà concreta da ciascuno di noi.

Per servire la pace, rispetta la libertà 1. Se oggi io vi presento, quale oggetto della vostre riflessioni, il tema della libertà, lo faccio nella linea tracciata da Papa Giovanni XXIII nella sua enciclica "Pacem in Terris", quando egli propose la libertà come uno dei "quattro pilastri, che sostengono l'edificio della pace". La libertà risponde ad un'aspirazione profonda e molto diffusa nel mondo contemporaneo, come attesta, tra l'altro, l'uso frequente che si fa del termine stesso di "libertà", anche se esso non è sempre impegato nello stesso senso dai credenti e dagli atei, dagli scienziati e dagli economisti, da coloro che vivono in una società democratica e da coloro che subiscono un regime totalitario. Ognuno gli conferisce un accento speciale e persino un significato profondamente diverso. Cercando di svolgere il nostro servizio alla pace, è dunque del tutto necessario che comprendiamo qual è la vera libertà, che è insieme radice e frutto della pace.

Condizionamenti attuali, che richiedono un riesame 2. La pace deve realizzarsi nella verità; deve costruirsi sulla giustizia; deve essere animata dall'amore; deve farsi nella libertà (cfr. Ioannis XXIII "Pacem in Terris"). Senza un rispetto profondo ed esteso della libertà, la pace sfuggirà all'uomo. Non abbiamo che da guardare attorno a noi per convincercene. Infatti, il panorama che si apre ai nostri occhi in questo inizio degli anni ottanta, sembra poco rassicurante, anche se tanti uomini e donne, semplici cittadini o dirigenti responsabili, si preoccupano vivamente della pace, e spesso fino all'angoscia. La loro aspirazione non trova la propria attuazione in una pace vera, a motivo dell'assenza o della violazione della libertà, o ancora in ragione del modo ambiguo o erroneo con cui essa è esercitata.

Infatti, quale può essere la libertà delle nazioni, la cui esistenza, le cui aspirazioni e reazioni sono condizionate dal timore anziché dalla mutua fiducia, dall'oppressione anziché dal libero perseguimento del loro bene comune? La libertà è ferita, quando i rapporti tra i popoli sono fondati non sul rispetto dell'eguale dignità di ciascuno, ma sul diritto del più forte, sulla posizione dei blocchi dominanti e su imperialismi militari o politici. La libertà delle nazioni è ferita, quando le nazioni piccole sono costrette ad allinearsi a quelle grandi per veder assicurato il loro diritto alla esistenza autonoma o la loro sopravvivenza. La libertà è ferita, quando il dialogo tra "partners" uguali non è più possibile a motivo di domini economici o finanziari, esercitati da nazioni privilegiate e forti.

E all'interno di una nazione, sul piano politico, la pace ha forse una reale possibilità di riuscita, quando la libera partecipazione alle decisioni collettive o il libero godimento delle libertà individuali non sono garantiti? Non c'è vera libertà - fondamento della pace - quando tutti i poteri sono concentrati nelle mani di una sola classe sociale, di una sola razza, di un solo gruppo, o quando il bene comune viene confuso con gli interessi di un solo partito che si identifica con lo Stato. Non c'è vera libertà, quando le libertà degli individui sono assorbite da una collettività, "negando ogni trascendenza all'uomo e alla sua storia, personale e collettiva" (Pauli VI "Octogesima Adveniens", 26). La vera libertà è pure assente, quando forme diverse di anarchia eretta a teoria conducono a rifiutare o a contestare sistematicamente ogni autorità, giungendo infine ai terrorismi politici o a violenze cieche, sia spontanee che organizzate. così pure non c'è vera libertà, quando la sicurezza interna è eretta a norma unica e suprema dei rapporti tra l'autorità ed i cittadini, come se essa fosse il solo o il principale mezzo per mantenere la pace. Non si può ignorare, in questo contesto, il problema della repressione sistematica o selettiva - accompagnata da assassini e torture, da sparizioni e da esili - di cui sono vittime tante persone, compresi Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici cristiani, impegnati nel servizio del prossimo.


GPII 1980 Insegnamenti - Alla parrocchia di nostra Signora de "La Salette" - Roma