GPII 1981 Insegnamenti


Giovanni Paolo II

1981 Insegnamenti


Celebrazione in san Pietro della XIV Giornata Mondiale della pace - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La pace tra gli uomini e i popoli è il frutto della fratellanza



1. "...quando venne la pienezza del tempo, / Dio mando il suo Figlio, nato da donna" (Ga 4,4). Sono parole di san Paolo, riportate dall'odierna liturgia.

"La pienezza del tempo...".

Queste parole hanno oggi una particolare eloquenza, atteso che per la prima volta ci è dato di pronunciare la nuova data, e cioè il nome del nuovo anno solare: il 1981. così avviene ogni anno nel giorno del primo gennaio. Passano gli anni, cambiano le date, trascorre il tempo. Col tempo passa anche tutta la natura, nascendo, sviluppandosi, morendo. E passa anche l'uomo; ma egli passa coscientemente. Ha la coscienza del suo passare, la coscienza del tempo. Col metro del tempo egli misura la storia del mondo e soprattutto la propria storia. Non soltanto gli anni, i decenni, i secoli, i millenni, ma anche i giorni, le ore, i minuti, i secondi.

La liturgia di oggi ci dice, con le parole di san Paolo, che il tempo, che è il metro del passare degli esseri umani nel mondo, e sottoposto anche ad un'altra misura, e cioè, alla misura della pienezza, che proviene da Dio: la pienezza del tempo. Infatti, nel tempo - nel tempo umano, terreno - Dio porta a compimento il suo eterno progetto di amore. Mediante l'amore di Dio, il tempo viene sottomesso all'Eternità e al Verbo.

Il Verbo si fece carne... nel tempo.

Gli anni, che passano, che terminano il 31 dicembre e iniziano di nuovo il primo gennaio, passano in realtà confrontandosi con quella pienezza, che proviene da Dio. Passano di fronte all'eternità e al Verbo. Ogni anno del calendario umano porta, insieme con il tempo, una certa particella del "Kairos" divino. Ciascuno inizia, dura e trapassa in relazione a quella pienezza del tempo che è da Dio.

Occorre rendersi conto di ciò, in modo particolare, oggi, che è il primo giorno dell'Anno Nuovo.


2. Quanto fortemente e splendidamente questa realtà si mette in evidenza, quando ci rendiamo conto che questo primo giorno dell'Anno Nuovo è contemporaneamente il giorno dell'ottava di Natale. Il nuovo anno nasce nello splendore del mistero in cui si è rivelata la "pienezza del tempo".

"Dio mando il suo Figlio, nato da donna".

E appunto verso questa Donna, verso la Madre del Figlio di Dio, verso la Theotokos si rivolgono oggi, all'inizio dell'anno nuovo, in modo speciale, il pensiero e il cuore della Chiesa. Maria è presente durante tutta l'ottava; tuttavia la Chiesa desidera venerarla particolarmente oggi, con un giorno tutto suo: la festività della maternità Divina di Maria.

Ad Essa, quindi, alla maternità mirabile della Vergine di Nazaret, legata alla "pienezza dei tempi", noi ci rivolgiamo mediante questo inizio dell'anno che porta in sé il giorno d'oggi.

E ricordiamo che è l'inizio dell'Anno del Signore 1981, nel quale risuoneranno con eco lontana nei secoli le date commemorative dei due importanti Concili dei primi tempi della Chiesa, rimasta una ed unica nonostante l'insorgere delle prime grandi eresie. Infatti nell'anno 381 avvenne il primo Concilio di Costantinopoli che dopo il Concilio di Nicea, fu il secondo Concilio Ecumenico della Chiesa e al quale dobbiamo il "Credo" che è recitato costantemente nella liturgia. Una eredità particolare di quel Concilio è la dottrina sullo Spirito Santo così proclamata nella liturgia latina: "Credo in Spiritum Sanctum Dominum et vivificantem, qui ex Parte Filioque procedit - (la formulazione della teologia orientale dice invece: "Qui a Patre per Filium procedit"). - Qui cum Patre et Filio simul adoratur et conglorificatur, qui locutus est per prophetas".

E, in seguito, nell'anno 431 (1550 anni fa) fu celebrato il Concilio di Efeso, che confermo, con immensa gioia dei partecipanti, la fede della Chiesa nella maternità Divina di Maria. Colui, che "nacque da Maria Vergine", come uomo è insieme il vero Figlio di Dio, "della stessa sostanza del Padre". E Colei, dalla quale Egli "fu concepito di Spirito Santo" e che lo ha messo al mondo nella notte di Betlemme, è vera Madre di Dio: Theotokos.

Basta recitare con attenzione le parole del nostro Credo, per scorgere quanto profondamente questi due Concili, che ricorderemo nel corso dell'anno 1981, siano organicamente legati l'uno all'altro con la profondità del Mistero divino e umano. Su questo mistero si costruisce la fede della Chiesa.


3. Nel primo giorno dell'Anno Nuovo desideriamo rileggere nella profondità di quel mistero il messaggio della pace, che, una volta per sempre, è stato rivelato nella notte di Betlemme: Pace agli uomini di buona volontà! Pace in terra! - Ecco ciò che il mistero della nascita di Dio vuole dirci ogni anno, e ciò che la Chiesa mette in evidenza anche oggi, primo giorno dell'anno nuovo.

"Dio mando il suo Figlio, nato da donna..." perché noi possiamo ricevere la figliolanza di adozione.

"E che voi siete figli ne e prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio..." (Ga 4,6-7).

Tutta l'umanità desidera ardentemente la pace e vede la guerra come il pericolo più grande nella sua terrena esistenza. La Chiesa si trova totalmente presente in questi desideri e, in pari tempo, nelle paure e nelle preoccupazioni che affannano tutti gli uomini, manifestando questi sentimenti in modo particolare nel primo giorno dell'Anno Nuovo.

Che cosa è la pace? che cosa può essere la pace sulla terra, la pace tra gli uomini e i popoli, se non il frutto della fratellanza, che si dimostrerà più forte di ciò che divide e contrappone reciprocamente gli uomini? Di una tale fratellanza parla appunto san Paolo, quando scrive ai Galati "voi siete figli". E se figli - i figli di Dio in Cristo - allora anche fratelli.

E in seguito scrive: "Quindi non sei più schiavo, ma figlio". In questo contesto si inserisce il tema del messaggio scelto per la Giornata della Pace del primo gennaio 1981: esso dice: "Per servire la pace, rispetta la libertà".


4. Si! Alla fratellanza dobbiamo fare appello, cari fratelli e sorelle, se vogliamo superare i mostruosi meccanismi, che, nella vita e nello sviluppo delle potenze del mondo contemporaneo, lavorano in favore della guerra.

Bisogna che noi consideriamo l'umanità come un'unica grande famiglia, nella quale tutte le categorie di persone devono essere riconosciute e accolte come fratelli. Alle soglie di un nuovo anno, rivolgiamo in modo speciale il nostro pensiero e la nostra sollecitudine a coloro, tra questi fratelli, che versano in particolari situazioni di necessità e attendono che le ingenti risorse, destinate a costruire strumenti di reciproca distruzione, siano invece adoperate per le urgenti opere di soccorso e di miglioramento delle condizioni di vita.


5. Come è noto, il 1981 è stato proclamato dall'Onu "Anno Internazionale delle Persone Handicappate". Sono milioni di persone colpite da infermità congenite, da malattie croniche, oppure affette da varie forme di deficienza mentale o da infermità sensoriali, le quali nel corso di quest'anno interpelleranno in maniera più acuta la nostra coscienza umana e cristiana. Secondo recenti statistiche, il loro numero ascende a oltre 400 milioni. Sono anch'essi nostri fratelli. Occorre che la loro dignità umana ed i loro diritti inalienabili ricevano pieno ed effettivo riconoscimento lungo tutto l'arco della loro esistenza.

Nel novembre scorso, durante la riunione di un gruppo di lavoro, la Pontificia Accademia delle Scienze, nella sua costante opera a servizio dell'umanità mediante la ricerca scientifica, ha approfondito lo studio di una particolare categoria di handicappati, quelli mentali. La debilità mentale, che colpisce circa il tre per cento della popolazione mondiale, dev'essere presa in speciale considerazione, perché costituisce il più grave ostacolo alla realizzazione dell'uomo. Il rapporto del menzionato gruppo di lavoro ha messo in rilievo la possibilità di cure preventive delle cause di debilità mentale, mediante opportune terapie. La scienza e la medicina offrono dunque un messaggio di speranza e insieme di impegno per tutta l'umanità. Se soltanto una minima parte del "budget" per la corsa agli armamenti fosse devoluta per questo obiettivo, si potrebbero conseguire importanti successi e alleviare la sorte di numerose persone sofferenti.

All'inizio di quest'anno desidero affidare tutte le persone handicappate alla materna protezione di Maria. Nella Pasqua del 1971 quattromila handicappati mentali, divisi in piccoli gruppi accompagnati da familiari ed educatori, furono pellegrini a Lourdes e vissero giorni di pace e di serenità insieme a tutti gli altri pellegrini. Auspico di cuore che, sotto lo sguardo materno di Maria, si moltiplichino le esperienze di solidarietà umana e cristiana, in una rinnovata fraternità che unisca i deboli ed i forti nel comune cammino della divina vocazione della persona umana.


6. Pensando, sulla soglia di questo nuovo anno, ai più gravi bisogni dell'umanità, vorrei, poi, richiamare l'attenzione su quella parte della famiglia umana che versa in estrema necessità a causa della situazione alimentare. La fame e la malnutrizione costituiscono oggi, in effetti, un problema drammatico di sopravvivenza per milioni di esseri umani, specialmente di bambini in vaste zone del nostro globo. Il mio pensiero va particolarmente a talune estese regioni dell'Africa, colpite dalla siccità, come il Sahel, e dell'Asia, danneggiate da calamità naturali o che devono far fronte a un considerevole flusso di rifugiati.

Secondo un rapporto della Fao almeno ventisei Paesi africani hanno avuto i recenti raccolti inferiori a quelli del passato. In alcune parti di quel continente persiste la fame e si verificano periodiche carestie, che mietono non poche vittime. Secondo i calcoli di esperti, poi, le riserve cerealicole mondiali diminuiranno per il terzo anno consecutivo, se continua l'attuale tendenza. Faccio di cuore voti affinché tutti i responsabili, tutte le organizzazioni e tutti gli uomini di buona volontà diano il loro contributo per l'attuazione di misure che consentano un più effettivo soccorso ai fratelli che si trovano nell'indigenza e, in pari tempo, si crei un più efficace sistema di sicurezza alimentare. La parola di Cristo "Avevo fame e mi avete dato da mangiare" è un richiamo, impellente e particolarmente attuale, alle nostre responsabilità.

Penetranti sono le parole di san Paolo dell'odierna liturgia. Bisogna che la vita della grande famiglia umana in tutto il mondo si trasformi sotto il segno dell'universale fratellanza degli uomini. Infatti noi siamo figli: Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre. Quindi nessuno è più schiavo, ma figlio!


7. Durante l'anno appena terminato è stato richiamato alla memoria in modo particolare la figura di san Benedetto, come Patrono d'Europa, in relazione al 1500° anniversario della sua nascita.

Meditando sullo sviluppo degli avvenimenti più antichi e su quelli contemporanei, è parso cosa giusta proclamare Compatroni d'Europa, alla fine dell'anno, i Santi Cirillo e Metodio, i quali rappresentano un'altra grande componente nella missione cristiana e nell'opera dell'economia della salvezza nel nostro continente. E' la componente legata all'eredità della Grecia antica e del Patriarcato di Costantinopoli, da dove entrambi questi fratelli sono stati mandati in missione tra i popoli dell'Europa meridionale ed orientale, precisamente tra gli Slavi. L'Europa infatti è diventata cristiana sotto l'azione di ambedue questi elementi.

Ci è sembrato quindi che, particolarmente alla fine dell'anno in cui è stato intrapreso il definitivo dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e l'intera Ortodossia, l'aver messo in evidenza la missione dei santi Cirillo e Metodio abbia una giusta eloquenza. E' l'eloquenza della riconciliazione e della pace, che in tutte le vie dell'umanità deve dimostrarsi più potente delle forze della divisione o della reciproca minaccia.


8. Termino, richiamandomi, ancora una volta, alle parole della odierna liturgia: "Dio abbia pietà di noi e ci benedica, / su di noi faccia splendere il suo volto; / perché si conosca sulla terra la tua via, / fra tutte le genti la tua salvezza.

/ Dio ci benedica con la luce del suo volto". (Salmo resp.) (Omissis segue saluto a "Pueri Cantores")

Data: 1981-01-01
Giovedì 1 Gennaio 1981


Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Riscoprire il senso dell'uomo e del mondo



1. Per Lui, con Lui, e in Lui / a te, Dio Padre onnipotente, / nell'unità dello Spirito Santo / sia / ogni onore e gloria / per tutti i secoli dei secoli.

Desidero pronunciare queste parole oggi, primo giorno dell'anno nuovo, che è l'anno del Signore 1981.

Per Cristo - con Cristo - e in Cristo noi contiamo tutti gli anni che ci separano dalla sua nascita, dalla sua morte in croce e risurrezione.

L'inizio dell'anno nuovo si collega con l'ottava del Natale.

Desidero pronunziare davanti a voi, cari fratelli e sorelle riuniti in Piazza san Pietro per la comune preghiera, ciò che costituisce quasi il cuore stesso di questo giorno, che batte oggi con nuovo polso nella liturgia eucaristica, e che riecheggia ogni volta che si celebra il santo Sacrificio sugli altari del mondo intero.

Per Cristo, con Cristo e in Cristo. il mondo si alza nell'uomo verso la Santissima Trinità, verso il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nell'Unità indivisa della Divinità e con la voce dell'uomo proclama la parola di gloria e di adorazione riferita a Dio stesso.

Gesù Cristo è venuto nel mondo. affinché questa parola di gloria e di adorazione possa trovarsi sulle labbra dell'uomo e possa sgorgare dalla sua anima, svelando tutta la ricchezza del creato e il suo senso più pieno. Il senso che è iscritto nel mondo da Dio.


2. Ritrovando questo senso, l'uomo trova la pace e la gioia.

E perciò i miei auguri, nel primo giorno dell'Anno Nuovo, nascono dalla stessa sorgente, nella quale è stata rivelata la gloria di Dio nell'alto dei cieli e l'adorazione dovutagli da tutta la creazione.

Pace agli uomini che Dio ama! / Pace agli uomini di buona volontà! / Paix aux hommes de bonne volonté! / Peace to all people of good will! / Paz a los hombres de buena voluntad! / Friede den Menschen guten Willens! / Paz aos homens de boa volontade! / Pokoj ludziom dobrej woli.

Il giorno dell'ottava di Natale è dedicato alla maternità divina di Maria.

Il mistero della nascita dell'uomo-Dio effonde la sua luce per la pace nel mondo! La Madre, la Genitrice, la donatrice della Vita intercede in favore della pace tra gli uomini! La Chiesa inizia l'anno nuovo con la preghiera per la pace nel mondo.

Essa scongiura l'umanità, le nazioni, gli Stati, gli uomini di governo e i responsabili della vita internazionale: siate uomini di buona volontà, uomini operatori di pace.

La Chiesa incomincia l'anno nuovo con la preghiera per la pace e con l'augurio più fervido a tutti di pace.

(Omissis. Saluti in varie lingue)

Data: 1981-01-01
Giovedì 1 Gennaio 1981


Durante l'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dolore e deplorazione per l'assassinio del Generale Galvaligi



1. La gioia di questo giorno è turbata dall'atto di violenza che ieri sera ancora una volta ha insanguinato la città di Roma. Il Generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi, mentre tornava a casa dopo aver assistito alla Santa Messa, è stato barbaramente assassinato.

Mentre mi unisco al dolore e alla preghiera dei familiari in pianto, sento il dovere di levare alta la voce per deplorare e condannare questo atto criminale ed ogni forma di violenza, che umilia l'uomo e offende la coscienza umana e cristiana. Non così si risolvono i problemi della convivenza, ma soltanto si distrugge senza costruire.

All'inizio di questo nuovo anno prego il Signore di concedere la pace, la concordia, la tranquillità nell'ordine e nel rispetto dei diritti di ogni persona umana, senza cui il mondo non può avanzare verso traguardi di progresso e di civiltà.

Data: 1981-01-01
Giovedì 1 Gennaio 1981


Alle Ancelle e ai Figli dell'Amore Misericordioso - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il mondo è assetato della misericordia divina

E' motivo di gioia per me, incontrarmi con voi, all'alba di questo nuovo anno, per celebrare insieme la gioia e la munificenza dell'Amore Misericordioso del Signore, unica inesauribile fonte della nostra profonda fiducia in un avvenire più cristiano e quindi più consentaneo all'altissima dignità dell'uomo.

L'occasione di questa speciale udienza ce la offre il cinquantesimo di fondazione delle Suore Ancelle dell'Amore Misericordioso, che iniziarono la loro vita religiosa accanto alla grotta del Divin Salvatore, nella dolce atmosfera del Natale del 1930, per dedicarsi alla generosa testimonianza, attraverso opere di vera carità, del divino messaggio di bontà e di misericordia, che costituisce la nota dominante e caratteristica della Congregazione.

Voi, Ancelle dell'Amore Misericordioso, insieme con i Figli dell'Amore Misericordioso, formate la Famiglia dell'Amore Misericordioso, tutta dedita a raggiungere tanti cuori con una convincente parola, che dica quanto è buono il Signore e quanto è grande il suo amore per l'uomo, ed in particolare per l'uomo di oggi.

"La mentalità contemporanea... sembra opporsi al Dio di misericordia e tende ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l'idea stessa della misericordia)" (Giovanni Paolo II DM 2). Ma voi siete tutti protesi ad annunciare ed a testimoniare Gesù Cristo, Verbo di Dio e Figlio di Maria, che ha reso visibile in se stesso la misericordia di Dio, e che è la personificazione e l'incarnazione stessa di tale sublime, amoroso ed umanissimo attributo della divinità. In Gesù, Dio diventa particolarmente visibile quale Padre ricco di misericordia (Ep 2,4).

Voi vi presentate, infatti, con un emblema: Cristo Crocifisso e Cristo Ostia, che rappresenta le espressioni più sublimi della donazione e dell'amore di Gesù; ed avete fatto particolarmente vostro il suo invito: "Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Jn 15,12).

L'uomo ha intimamente bisogno di incontrarsi con la misericordia di Dio, oggi più che mai, per sentirsi radicalmente compreso nella debolezza della sua natura ferita, e soprattutto per fare l'esperienza spirituale di quell'Amore che accoglie, vivifica e risuscita a vita nuova. Voi, nelle diverse forme del vostro apostolato, nell'accoglienza di ogni povertà, spirituale e materiale, desiderate promuovere e favorire - proprio in virtù del vostro carisma di professione religiosa - tale incontro dell'uomo moderno con la bontà del Signore. Anche nella vostra opera a favore del clero, che abbraccia forme concrete di assistenza, di promozione culturale e formativa, voi siete condotti da questo spirito di fondo, da questa impronta di nascita, direi, quella cioè di aiutare gli altri e fare l'esperienza della bontà divina, per esserne i ferventi diffusori. Infatti, per il sacerdote e tanto più vero ciò che vale per ogni uomo, cioè che "egli, trovando misericordia, e anche colui che contemporaneamente manifesta la misericordia" (Giovanni Paolo II DM 8).

Voi avete voluto ripetere più volte la vostra esultanza per la recente enciclica, in cui avete trovato quasi una riprova ed una conferma della vostra vocazione di Famiglia dell'Amore Misericordioso. Mentre vi ringrazio per i vostri sentimenti di fedeltà, sono riconoscente con voi al Signore per i motivi di incoraggiamento, di stimolo e di letizia che, per provvidenziale circostanza, provengono a voi da tale documento.

Coraggio, carissimi fratelli e sorelle. Il mondo e assetato, anche senza saperlo, della misericordia divina, e voi siete chiamati a porgere quest'acqua prodigiosa e risanatrice dell'anima e del corpo.

La Madre della Misericordia, che voi venerate sotto il titolo particolare di "Maria Mediatrice", vi renda sempre più consapevoli della sua maternità, che "perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato all'annunciazione", e vi faccia tutti, ancelle e figli dell'Amore Misericordioso, apostoli, operatori e servitori della divina Bontà e Misericordia.

Vi accompagno con la mia benedizione.

Data: 1981-01-02
Venerdi 2 Gennaio 1981


Alle Missionarie comboniane - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Vivere e testimoniare la fede nell'ideale missionario di Monsignor Comboni

Carissime sorelle! In occasione dell'Assemblea Generale dell'Istituto Secolare Missionarie comboniane, voi, delegate e rappresentanti dei vari gruppi sparsi in Italia e all'estero, avete vivamente desiderato questo incontro con il Papa, per ascoltare la sua parola. Vi ringrazio sentitamente per questo vostro gesto di filiale ossequio, così spontaneo e significativo, e, accogliendovi con grande gioia e affetto, vi porgo il mio saluto cordiale, che desidero estendere a tutti i membri del vostro Istituto.

Questo, eretto canonicamente dal 1969, ha come fine l'animazione missionaria in patria e il lavoro diretto nelle M missioni, seguendo la spiritualità di Monsignor Daniele Comboni, L'intrepido missionario di Verona, fondatore dei Missionari e delle Missionarie del cuore di Gesù che con il celebre "Piano per la rigenerazione dell'Africa" (1864), ebbe stupende e moderne intuizioni per "promuovere la conversione dell'Africa per mezzo dell'Africa". In questi giorni, nella sede centrale a Carraia (Lucca) avete pensato a rivedere il cammino compiuto in questi cinque anni trascorsi, a rinnovare le cariche direttive e a programmare il futuro lavoro. Formo i voti più cordiali e l'incoraggiamento più vivo per questa vostra opera di animazione, affinche cresca sempre più il vostro fervore per la causa missionaria, così nobile e così essenziale per la fede cristiana. Infatti voi ben conoscete l'espresso comando di Gesù ai suoi apostoli e ai suoi seguaci: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20).

Vi esorto pertanto a dedicarvi con sempre maggiore impegno e generosità nella vostra opera di animazione missionaria, vivendo pienamente la spiritualità ardente e coraggiosa di Monsignor Daniele Comboni, per poter essere davvero luce che illumina il mondo e fuoco di fede e di amore.

Il Cardinale Guglielmo Massaia, che ben conobbe il Comboni e gli fu amico e ispiratore, nella sua monumentale opera "I miei trentacinque anni di missione", lo definiva "pieno di zelo, di fervore, di virtù" e affermava di imparare dalla sua dottrina e dalla fortezza del suo carattere (Card. Guglielmo Massaia "I miei trentacinque anni di missione", vol. VIII). In una lettera al Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione di "Propaganda Fide", scriveva: "Io mi ero dedicato alla salute dei Galla, e credevo di aver fatto qualcosa; invece ho trovato un cuore molto più grande, che porta il peso di tutta l'Africa e vorrebbe vederla tutta convertita" (10 febbraio 1865), ed esprimeva per lui la sua ammirazione. Quando ebbe la notizia che il Comboni era stato eletto Vescovo e nominato Vicario Apostolico dell'Africa Centrale (31 luglio 1877), manifestandogli con gioia la sua stima e la sua considerazione, gli scriveva: "Sapete che vi amo, non per la vostra bella figura, ma per il vostro gran cuore e per l'amore di Dio che vi arde dentro, e ciò vi basti...".

Carissime sorelle! Abbiate anche voi un gran cuore, e sentite ardere dentro di voi un immenso amore a Dio e alle anime. Bisogna far conoscere e amare il Vangelo a tutte le creature: questo è il nostro impegno di cristiani! Per questo Gesù e nato a Betlemme; per questo è morto sulla Croce. Sia vostra assidua cura lo studio e l'approfondimento della fede, per poterla vivere intensamente e testimoniarla coraggiosamente nell'ideale missionario. E vi auguro di cuore che la vostra opera di "animazione missionaria" nelle parrocchie, nelle diocesi, nelle scuole, nelle comunità ecclesiali, nelle file dell'Azione Cattolica sia feconda sia nella formazione di autentiche personalità cristiane sia nella realizzazione di numerose vocazioni che si consacrino totalmente a Dio e alla salvezza delle anime.

Vi aiuti e vi ispiri Maria Santissima che tanto fu amata e predicata dal Comboni. La Madre celeste vi comunichi ogni giorno, e specialmente nelle difficoltà, la sua carità, la sua fede, il suo spirito, ricordandovi sempre che il sacrificio è il prezzo della Redenzione.

E vi accompagni la mia benedizione apostolica!

Data: 1981-01-03
Sabato 3 Gennaio 1981


Al Rito dell'ordinazione di undici nuovi Vescovi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Voi dovete essere gli uomini della fede.



1. "Alzati, rivestiti di luce / Gerusalemme, / perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te" (Is 60,1). Con queste parole del profeta Isaia la liturgia di oggi annunzia la celebrazione di una grande festa: la solennità dell'Epifania del Signore, che è il compimento della festa di Natale; della nascita di Dio.

Le parole del profeta sono indirizzate a Gerusalemme, alla città del Popolo di Dio alla città della elezione divina. In questa città l'Epifania doveva raggiungere il suo zenit nei giorni del Mistero pasquale del Redentore.

Per il momento tuttavia, il Redentore è ancora un piccolo bambino. Giace in una povera grotta vicino a Betlemme, e la grotta serve da rifugio per gli animali. Li Egli ha trovato il primo asilo per se stesso su questa terra. Li l'hanno circondato l'amore della Madre e la sollecitudine di Giuseppe di Nazaret.

E li vi è stato anche l'inizio dell'Epifania: di quella grande luce che doveva penetrare i cuori, guidandoli per la via della fede a Dio, con il quale solo su questa via l'uomo può incontrarsi: L'uomo vivente col Dio Vivente.

Oggi su questa via della fede vediamo i tre nuovi uomini venuti dall'Oriente, da fuori di Israele. Sono uomini sapienti e potenti, che vengono condotti a Betlemme dalla stella nel firmamento celeste e dalla luce interna della fede nella profondità dei loro cuori.


2. In questo giorno, così solenne, così eloquente, vi presentate qui voi, venerati e cari figli, che per l'atto dell'Ordinazione dovete diventare nostri fratelli nell'Episcopato, nel servizio apostolico della Chiesa.

Vi saluto cordialmente in questa Basilica, sulla quale si è spostata la luce della Gerusalemme messianica insieme con la persona dell'Apostolo Pietro, che qui è venuto, guidato dallo Spirito Santo per volontà di Cristo.

Qui, in questo luogo, medito insieme con voi le parole della liturgia di oggi, in cui si manifestano la luce dell'Epifania e la missione nata nei cuori degli uomini dalla fede in Gesù Cristo. Che questa luce risplenda su di voi in modo particolare nel giorno odierno - che essa brilli continuamente sulle vie della vostra vita e del vostro ministero. Che questa luce vi guidi - come la stella dei Magi - e vi aiuti a guidare gli altri conformemente alla sostanza della vostra vocazione nell'episcopato.

"I Vescovi - ha ricordato il Concilio Vaticano II - quali successori degli Apostoli, ricevono dal Signore, a cui è data ogni potestà in cielo e sulla terra, la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinché tutti gli uomini, per mezzo della fede, del Battesimo e dell'osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza (cfr. Mt 28,18-20 Mc 16,15-16; Ac 26,17ss). Per compiere questa missione, Cristo Signore promise agli Apostoli lo Spirito Santo e il giorno di Pentecoste lo mando dal cielo, perché con la sua forza gli fossero testimoni fino all'estremità della terra, davanti alle nazioni, ai popoli ed ai re (cfr. Ac 1,8 Ac 2,1ss; Ac 9,15). L'ufficio poi che il Signore affido ai pastori del suo popolo è un vero servizio, che nella Sacra Scrittura è chiamato significativamente "diaconia", cioè ministero" (cfr. Ac 1,17 Ac 1,25 Ac 21,19 Rm 11,13 1Tm 1,12; LG 24).


3. Dovete essere, cari Fratelli, confessori della fede, testimoni della fede, maestri della fede. Dovete essere gli uomini della fede. Guardate questo meraviglioso avvenimento, che la solennità di oggi presenta agli occhi della nostra anima.

Un giorno, dopo la discesa dello Spirito Santo, si attuo nella comunità della Chiesa primitiva una grande svolta. Il protagonista di questa svolta divento Paolo di Tarso. Ascoltiamo come egli parla nella liturgia odierna: "Per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero... che i gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredita, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa per mezzo del Vangelo" (Ep 3,16 Ep 3,6).

Questo mistero, in forza del quale Paolo, e in seguito gli altri apostoli, hanno portato la luce del Vangelo al di fuori delle frontiere del popolo dell'antica alleanza, questo mistero viene annunziato già oggi. Già al momento della nascita del Messia: alla sua mangiatoia a Betlemme, alla compartecipazione alla promessa che Egli è venuto a compiere, sono chiamati con la luce della stella e con la luce della fede tre uomini che provengono fuori d'Israele.

Questi tre uomini parlano di tutti coloro che devono seguire la stessa luce messianica sia da oriente che da occidente, sia da nord che da sud, per ritrovare insieme "con Abramo, Isacco e Giacobbe" la promessa del Dio Vivente.

Questa Promessa si compie oggi davanti agli occhi dei Magi, così come si è compiuta nella notte della nascita di Dio davanti agli occhi dei pastori, vicino a Betlemme.

Oh, quante cose ci dicono oggi le parole del profeta, che interpella Gerusalemme: "Alza gli occhi intorno e guarda... / palpiterà e si dilaterà il tuo cuore" (Is 60,4-5).


4. Cari figli e amati fratelli! Dovete diventare i singolari testimoni della odierna gioia della Gerusalemme del Signore. Devono palpitare e dilatarsi i vostri cuori dinanzi al Mistero che guardate! Dinanzi alla luce che dovete servire! Quanto grande è la fede dei Magi! Quanto sono sicuri della luce che lo Spirito del Signore ha acceso nei loro cuori! Con quanta tenacia la seguono. Con quanta coerenza cercano il neonato Messia. E quando finalmente hanno raggiunto la meta "... provano una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra" (Mt 2,10-11).

La luce della fede ha permesso loro di scrutare tutte le incognite. Le vie incognite, le circostanze incognite. Come quando si sono trovati dinanzi al Neonato - un neonato umano, che era senza tetto. Essi hanno avvertito la miseria del luogo. Quale contrasto con la loro posizione di uomini istruiti e socialmente influenti. E tuttavia "si prostrarono e lo adorarono" (cfr. Mt 2,11).

Se questo Bambino, il Cristo, avesse potuto parlare allora così come parlo poi molte volte avrebbe dovuto dire loro: uomini, e grande la vostra fede! Parole simili a quelle che una volta, più tardi, ascolto la donna cananea: "grande è la tua fede" (cfr. Mt 15,28).


5. Cari fratelli! Fra poco anche voi vi incurverete profondamente, e vi prostrerete e, stesi sul pavimento di questa Basilica, preparerete i vostri cuori alla nuova venuta dello Spirito Santo, per ricevere i suoi doni divini. Sono gli stessi doni che hanno illuminato è rafforzato i Magi sulla strada di Betlemme, nell'incontro con il Neonato, e poi sulla strada del ritorno e in tutta la vita.

A questi doni divini essi hanno risposto con un dono: l'oro, L l'incenso e la mirra, realtà che hanno anche un loro significato simbolico. Seguendo quel significato, offrite oggi i vostri doni, voi stessi in dono, e pronti a offrire per tutta la vostra vita l'amore, la preghiera, la sofferenza! E poi, alzatevi, incamminatevi per la strada sulla quale vi condurrà il Signore, guidandovi sulle vie della vostra missione e del vostro ministero.

Alzatevi, rafforzati nella fede! Come testimoni del Ministero di Dio.

Come servi del Vangelo e dispensatori della potenza di Cristo. E camminate nella luce dell'Epifania guidando gli altri alla fede e fortificando nella fede tutti coloro che incontrerete.

Vi accompagni sempre la saggezza, l'umiltà e il coraggio dei Magi di oriente.

Data: 1981-01-06
Martedi 6 Gennaio 1981







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