GPII 1981 Insegnamenti - Ai partecipanti al primo Congresso per la Famiglia d'Africa e d'Europa - Città del Vaticano (Roma)

Ai partecipanti al primo Congresso per la Famiglia d'Africa e d'Europa - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Inviolabilità della vita umana nella santità della famiglia



1. Sono molto felice di ricevere questa mattina i partecipanti a un'evento così importante come il primo Congresso per la Famiglia d'Africa e d'Europa che si sta svolgendo qui a Roma presso la Facoltà di Medicina della Università Cattolica del Sacro Cuore. Vi saluto tutti con sincero affetto e vi esprimo la mia stima e il mio apprezzamento.

Il vostro Congresso ha luogo subito dopo il recente Sinodo dei Vescovi, che aveva il compito di specificare "il ruolo della famiglia cristiana nel mondo moderno in armonia con l'eterno progetto circa la vita e l'amore". (Giovanni Paolo II "" III, 2 (1980) 967).

Riguardo al rispetto per la vita umana, che è stato il tema principale delle vostre considerazioni, il Sinodo "ha riaffermato apertamente la validità e la sicura verità dell'annunzio profetico, dotato di un significato profondo e di grande rispondenza alle odierne condizioni, contenuto nella Lettera enciclica "Humanae Vitae" mentre allo stesso tempo ha lanciato un appello affinché i "fondamenti biblici e le ragioni "personalistiche" di questa dottrina siano sempre meglio illustrati, impegnandosi a far si che tutta la dottrina della Chiesa sia sempre meglio compresa da tutti gli uomini di buona volontà" (Giovanni Paolo II "", III, 2 (1980) 970).

Trovo davvero incoraggiante vedervi qui riuniti per questo Congresso che segue un altro simile che aveva come tema la Famiglia delle Americhe. Voi siete un gruppo di esperti in vari campi e svolgete differenti professioni: Vescovi e teologi, filosofi ed esperti in medicina, così come molti religiosi e laici che operano "nel campo"; e vi siete riuniti per cercare insieme il miglior modo di porre il ricco insegnamento di Cristo al servizio delle coppie che desiderano vivere la autentica visione della persona umana e della sessualità umana.

Una speciale parola di ringraziamento è dovuta alla Dottoressa Suor Anna Cappella, che tra i suoi molti doveri, ha avuto la maggiore responsabilità per l'organizzazione di questo importante Congresso. Sono a conoscenza inoltre che molti dei delegati presenti, specialmente quelli provenienti da quasi venti paesi africani, sono stati scelti e aiutati in vario modo dalle loro Conferenze Episcopali e dalle autorità ecclesiastiche. Apprezzo i sacrifici che ciò ha comportato e desidero ringraziare i vostri Vescovi per questa indicazione che essi danno della priorità dell'apostolato della famiglia nella loro attività pastorale.


2. Ho studiato accuratamente il contenuto del programma del vostro Congresso.

Desidero ricordarvi le parole che ho recentemente rivolto ai membri del Collegio dei Cardinali proprio a proposito dei problemi che state considerando. Queste parole riassumono il mio programma pastorale concernente la famiglia: un tema che deve ricevere priorità oggi, se la Chiesa deve rendere un autentico servizio al nostro mondo tormentato; ed io le ripeto a voi oggi, come rappresentanti delle famiglie d'Africa e d'Europa: "Di fronte al disprezzo del valore supremo della vita, per cui si giunge a convalidare la soppressione dell'essere umano nel grembo materno; di fronte alle disgregazioni in atto dell'unità familiare, unica garanzia per la formazione completa dei fanciulli e dei giovani; di fronte alla svalutazione dell'amore limpido e puro, allo sfrenato edonismo, alla diffusione della pornografia, occorre richiamare alto la santità del matrimonio, il valore della famiglia, l'intangibilità della vita umana. Non mi stanchero mai di adempiere questa che ritengo missione indilazionabile" (Giovanni Paolo II "" III, 2, (1980) 1774).

Questo è il messaggio che ho chiaramente indicato in occasione delle mie visite pastorali alle nazioni d'Africa e d'Europa. E' il messaggio che io indirizzo ad ognuno di voi, che provenite da varie parti di questi due continenti, ma siete uniti dal vostro desiderio di seguire l'autentico insegnamento di Cristo a riguardo della famiglia e della vita umana. Il vostro contributo allo sviluppo della vostra cultura, della vostra società e della vostra nazione dipende grandemente dal modo in cui voi vivete la vostra vocazione come famiglie e dal grado in cui voi aiutate altre famiglie a fare lo stesso. Ho sottolineato questo punto parlando alle famiglie del Kenya, quando ho detto: "La forza e la vitalità di ogni Paese corrisponderà soltanto alla forza e alla vitalità della famiglia in seno ad esso. Perciò le coppie cristiane hanno una missione insostituibile nel mondo d'oggi. L'amore generoso e la fedeltà del marito e della moglie offrono stabilità e speranza a un mondo dilaniato dall'odio e dalla divisione. Con la loro perseveranza che dura per tutta la vita in un amore vivificante essi mostrano il carattere sacro ed infrangibile del vincolo sacramentale del matrimonio. Al tempo stesso la famiglia cristiana è quella che promuove semplicemente e profondamente la dignità ed il valore della vita umana fin dal momento del concepimento" (Insegnamenti de Giovanni Paolo II" III, 1 (1980) 1201).


3. E' solo in questo ampio contesto del disegno di Dio per la famiglia e per la creazione di nuova vita che si può considerare la questione più specifica della regolazione delle nascite. La saggezza del Creatore ha arricchito la sessualità umana di grandi valori e di una speciale dignità (cfr. GS 49). La vocazione delle coppie cristiane è di realizzare questi valori nelle loro vite.

Forse la necessità più urgente oggi è di sviluppare una autentica filosofia della vita e della trasmissione della vita, considerata precisamente come "procreazione", cioè come discoperta e collaborazione al disegno di Dio il Creatore.

Il disegno del Creatore ha fornito l'organismo umano di strutture e di funzioni per aiutare le coppie al raggiungimento di una paternità e una maternità responsabile. "Infatti, come testimonia l'esperienza, non tutti gli atti coniugali sono seguiti da una nuova vita. Dio ha saggiamente distribuito le leggi e i ritmi naturali di fecondità che, di per se stessi determinano una separazione nella successione delle nascite" (Paolo VI HV 11).

Il disegno del Creatore non è solo impresso nello spirito umano. Come è triste notare che lo spirito di tanti uomini e donne si è allontanato da questo piano divino! Per tanti uomini e donne del nostro tempo la nuova vita è considerata come una minaccia e come qualcosa da temere; altri, intossicati dalle possibilità tecniche offerte dal progresso scientifico, desiderano manipolare il processo della trasmissione della vita e, seguendo soltanto i criteri soggettivi della soddisfazione personale, sono pronti anche a distruggere la vita da poco concepita.

La visione e l'atteggiamento cristiano sono del tutto differenti; ispirati da norme morali oggettive basate su una autentica ed esaustiva visione della persona umana, il cristiano vive nel rispetto di tutte le leggi che Dio ha impresso nel corpo e nello spirito dell'uomo. Il vostro compito come esperti cristiani è di scoprire, capire meglio e far tesoro di queste leggi, e di aiutare le coppie e tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad apprezzare la vivificante facoltà che Dio ha dato loro in custodia affinche la usassero in accordo al suo disegno.

Visto in questo profondo contesto del disegno di Dio per il matrimonio e della vocazione alla vita matrimoniale, il vostro compito non sarà mai ridotto ad una questione di proporre uno o l'altro metodo biologico, tanto meno ad una attenuazione della provocante chiamata del Dio infinito. Piuttosto, il vostro compito è, in vista della situazione di ogni coppia, di vedere quale metodo o quale combinazione di metodi li aiutano meglio a rispondere come dovrebbero alle richieste della chiamata di Dio.

Il vostro compito è poi soprattutto di condurre gli uomini e le donne del nostro tempo a quella vera comunione di vita, amore e grazia che è il ricco ideale del matrimonio cristiano, valutando giustamente l'essenziale inseparabilità degli aspetti di unione e di procreazione dell'atto coniugale.

Nella sua enciclica "Humanae Vitae", a cui ci si è riferiti spesso durante il recente Sinodo dei Vescovi come "una enciclica profetica", Paolo VI ha sottolineato che egli credeva "che la gente del nostro tempo è particolarmente capace di afferrare il carattere ragionevole e umano di questo principio" (HV 12). E' vostro compito, come apostoli della vita umana, aiutare gli uomini e le donne del nostro tempo a giungere a questa autentica visione attraverso una solida e coerente catechesi della vita.

Su tutti voi impegnati nei vostri sforzi io invoco la grazia e la forza di nostro Signore Gesù Cristo.

Rendendo atto all'Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha organizzato questo Congresso, ed in considerazione dei numerosi partecipanti di origine italiana, vorrei ora aggiungere una parola nella loro lingua. Esprimo innanzitutto il mio compiacimento per l'utile iniziativa, che vede raccolte persone tanto qualificate per impegno scientifico e per generoso servizio alla vita. Sono lieto di testimoniare vivo apprezzamento per l'opera che ciascuno di voi, illustri Signori, svolge in questo campo, e colgo volentieri l'occasione per incoraggiare ogni sforzo volto a recare aiuto alla famiglia nel nobilissimo compito di essere la culla di una nuova vita.

Il Concilio Vaticano II ha opportunamente ricordato che "i figli sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono massimamente al bene dei genitori" (Cost. GS 50). E' necessario, pertanto, offrire ai coniugi tutti gli aiuti opportuni, perché corrispondano in modo adeguato alla loro vocazione, quella cioè di "cooperare con l'amore del Creatore e del Salvatore, che attraverso di loro continuamente dilata ed arricchisce la sua famiglia" (Cost. GS 50).

Ciò gioverà, altresì, alla realizzazione più piena del loro reciproco amore. Non vivendo, infatti, la loro unione semplicemente per se stessi, ma anche per altri, cioè per i figli, essi scopriranno un modo nuovo di intesa e di presenza reciproca: i figli diventeranno i testimoni del loro amore e ciascun coniuge potrà riconoscere in essi la presenza viva dell'altro.

Valga, dunque, il presente Congresso a confermare ed a rafforzare in ciascuno di voi il proposito di dedicarsi con rinnovato slancio a questa causa tanto meritevole e degna. E' un auspicio che accompagno volentieri con la mia propiziatrice benedizione apostolica.

Data: 1981-01-15
Giovedì 15 Gennaio 1981


Alla delegazione del Sindacato indipendente polacco - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'uomo deve essere sempre libero protagonista del lavoro

Sia lodato Gesù Cristo!

1. Esprimo la gioia per l'odierna visita dei rappresentanti di "Solidarnosc" - i sindacati indipendenti ed autonomi - saluto molto cordialmente il Signor Lech Walesa, e tutti coloro che sono venuti insieme con lui. Sono contento che a questo incontro partecipano anche il Capo della delegazione del Governo della Repubblica Popolare Polacca per i contatti permanenti di lavoro con la Sede Apostolica, e i suoi collaboratori.

Vi saluto con una particolare cordialità in questo luogo in cui, a motivo del mio ministero nella Sede di san Pietro, mi è dato di incontrarmi con gli uomini di diverse nazioni, lingue, razze, paesi e continenti - con gli uomini: con i miei fratelli. In questa fratellanza umana e universale - che la Chiesa proclama nel nome di Gesù Cristo e nel contesto dell'intero messaggio evangelico - la fratellanza che unisce figli e figlie di una stessa nazione ha il suo particolare posto e particolare diritto, perché ha anche un posto e un diritto particolari nel cuore dell'uomo.

Vi saluto quindi come miei connazionali ai quali sono legato con il legame della lingua e della cultura, della comune storia e della esperienza comune nell'ambito delle quali è nata e si è formata nel corso di interi secoli la solidarietà di tutti i polacchi - che si è verificata soprattutto nei momenti difficili e critici della storia della nostra patria.


2. Gioisco del fatto che gli avvenimenti dell'autunno scorso, iniziando dalle memorabili settimane dell'agosto, hanno dato occasione al manifestarsi della stessa solidarietà, che ha attirato su di sé l'attenzione di vaste cerchie dell'opinione pubblica di tutto il mondo. Tutti hanno sottolineato la particolare maturità che la società polacca - e in particolare gli uomini del lavoro - hanno manifestato nell'intraprendere e nel risolvere i difficili problemi, che si sono presentati davanti a loro in un momento critico per il Paese. Sullo sfondo degli avvenimenti che non mancano nel mondo d'oggi - e nei quali tanto spesso il metodo di agire diventa violenza e prepotenza, sullo sfondo del terrore operante in vari paesi, che no risparmia la vita di uomini innocenti - appunto tale modo di agire, libero dalla violenza e dalla prepotenza, che ricerca le soluzioni sulla via del dialogo reciproco e delle motivazioni fondamentali, e che tiene presente il bene comune, dà onore sia ai rappresentanti del mondo del lavoro del Litorale, della Slesia e delle altre regioni del Paese - coloro che attualmente si sono associati in "Solidarnosc" - come pure ai rappresentanti delle autorità statali della Polonia.

Desidero assicurarvi - sebbene supponga che già lo sappiate - che nel corso di questo difficile periodo io sono stato in modo particolare con voi - soprattutto mediante la preghiera, ma anche manifestandolo ogni tanto in maniera possibilmente discreta, e nello stesso tempo sufficientemente comprensibile per voi e per tutti gli uomini di buona volontà.


3. Ho accolto con gioia la notizia che mediante l'approvazione dello statuto del Sindacato libero "Solidarnosc", il 10 novembre 1980, il Sindacato è diventato l'organizzazione autorizzata all'attività che le spetta sul territorio della nostra patria. La creazione del Sindacato libero è avvenimento di grande importanza. Essa manifesta la pronta disponibilità di tutti gli uomini del lavoro in Polonia - i quali esercitano diverse professioni comprese quelle di "concetto", come pure gli agricoltori - ad intraprendere una responsabilità solidale per la dignità e la fruttuosità del lavoro effettuato sulla nostra terra natia presso tanti e diversi banchi di attività. Essa indica inoltre che non esiste - perché non deve esistere - la contraddizione tra una siffatta autonoma iniziativa sociale degli uomini del lavoro e la struttura del sistema che fa richiamo al lavoro umano come al valore fondamentale della vita sociale e statale.

Il lavoro è la fatica dell'uomo. E' l'attività cosciente e personale dell'uomo - è il suo contributo alla grande opera delle generazioni, l'opera del mantenimento e del progresso dell'umanità, delle nazioni, delle famiglie. E' evidente che gli uomini, i quali svolgono un determinato lavoro hanno diritto ad associarsi liberamente appunto per ragione di tale lavoro, allo scopo di assicurare tutti i beni ai quali il lavoro deve servire. Si tratta qui di uno dei fondamentali diritti della persona, del diritto dell'uomo come soggetto proprio del lavoro, che "soggiogando la terra" (per usare le parole bibliche) appunto mediante il lavoro - vuole contemporaneamente che, nell'ambito del lavoro e in relazione col lavoro, la vita umana su questa terra "diventi veramente umana", e sia "sempre più umana" (come leggiamo tra l'altro nei testi dell'ultimo Concilio).


4. I sindacati hanno una storia ormai abbastanza lunga, nei diversi paesi dell'Europa e del mondo. Hanno la loro storia anche i sindacati in Polonia. Lo ha ricordato il Cardinale Wyszynski", Primate di Polonia, eccellente conoscitore dei problemi sindacali nel periodo tra le due guerre mondiali, nel suo discorso che certamente rammentate, perché esso ebbe luogo subito dopo l'approvazione dei vostri statuti.


5. Penso, cari signori e signore, che voi avete la piena coscienza dei doveri, che stanno davanti a voi in "Solidarnosc". Sono, questi, doveri di enorme importanza.

Essi si collegano con il bisogno di una piena assicurazione della dignità e dell'efficacia del lavoro umano, mediante il rispetto di tutti i diritti personali, familiari e sociali di ogni uomo: che è soggetto di lavoro. In tal senso questi doveri hanno un significato fondamentale per la vita di tutta la società, dell'intera nazione: per il suo bene comune. Infatti il bene comune della società si riduce, in definitiva, alla domanda: chi è la società, chi è ogni uomo, come egli viva e come lavori.

E perciò la vostra autonoma attività ha, e deve avere sempre, un chiaro riferimento all'intera morale sociale. Prima di tutto alla morale legata al campo del lavoro, alle relazioni tra il lavoratore e il datore di lavoro; ma anche a tanti altri campi della morale: personale, familiare, ambientale, professionale, politica. Penso che alle basi di quella vostra grande iniziativa, che stava per nascere nel corso delle settimane di agosto nel Litorale e nelle altre grandi città del lavoro in Polonia, vi fu uno slancio collettivo a elevare la morale della società. Perché senza di essa non si può nemmeno parlare di alcun vero progresso. E la Polonia ha diritto ad un vero progresso - lo stesso diritto che ha ogni altra nazione; e, contemporaneamente, in un certo modo, ne ha un diritto particolare, perché pagato con le gravi prove della storia, e recentemente con le sofferenze della seconda guerra mondiale.


6. Qui si tratta veramente, e si tratterà di continuo, del problema strettamente interno di tutti i polacchi. Lo sforzo delle settimane di autunno non fu rivolto contro nessuno, e neanche è rivolto contro nessuno quell'enorme sforzo che continua a stare davanti a voi. Non è rivolto contro... - è rivolto esclusivamente al bene comune. Intraprendere un tale sforzo è diritto, anzi, dovere! di ogni società, di ogni nazione. E' diritto riconfermato dall'intero codice della vita internazionale. Sappiamo che nel corso della storia i polacchi sono stati privati, più di una volta, appunto di questo diritto. Il che non ci ha, tuttavia, disabituati dall'avere fiducia nella Divina Provvidenza, e dal ricominciare sempre di nuovo. E' nell'interesse della pace e dell'ordine giuridico internazionale che la Polonia goda pienamente questo diritto. L'opinione pubblica mondiale è convinta della ragionevolezza di una tale posizione.

L'attività dei sindacati non ha carattere politico, non deve essere strumento dell'azione di nessuno, di nessun partito politico, per potersi concentrare, in modo esclusivo e pienamente autonomo, sul grande bene sociale del lavoro umano e degli uomini del lavoro.


7. In occasione del nostro odierno incontro desidero porgervi, cari miei ospiti, gli auguri. Essi sono molteplici, ma due in particolare: Vi auguro, anzitutto, che possiate continuare, in pace e con costanza, la vostra attività, dettata dai motivi così importanti di natura sociale, lasciandovi guidare dalla giustizia e dall'amore, lasciandovi guidare dal bene della nostra patria.

Indi il secondo augurio: Vi accompagni sempre lo stesso coraggio, che è stato all'inizio della vostra iniziativa - ma anche la stessa prudenza e moderazione.

Lo esigono appunto il bene e la pace della nostra patria. Come ne ha parlato, nel menzionato discorso e in altre occasioni, il Cardinale Wyszynski.

Intraprendendo questo compito, che voi stessi avete coscientemente scelto, cercate di rendere un servizio storico al bene di questa patria, ed anche di tutte le nazioni del mondo.

Questo vi auguro, e per questo non cesso di pregare Dio per l'intercessione della Signora di Jasna Gora, Madre dei polacchi.

Data: 1981-01-15
Giovedì 15 Gennaio 1981


A studenti cattolici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Siate gli artigiani della realizzazione del Concilio nella vita della Chiesa

Cari amici, E' per me una gioia ricevervi e salutarvi questa mattina, tutti voi che partecipate alla riunione del Movimento mondiale della Gioventù studentesca cattolica internazionale (Jeci) e del Comitato direttivo del Movimento internazionale degli studenti cattolici (Miec).

1. Il nostro incontro ha luogo tra quelli frequenti e vari che ho avuto con numerosi gruppi giovanili, ma ha una importanza particolare a causa della responsabilità che incombe sui vostri movimenti nei confronti della vita cristiana dei loro membri e dell'evangelizzazione dell'ambiente studentesco. Voi ne siete coscienti. So che avete voluto tenere le vostre giornate di studio a Roma per manifestare chiaramente la fede cattolica e il sentimento di comunione ecclesiale che animano i vostri movimenti, per approfondirli, e così per portarne la testimonianza al successore di Pietro e per domandargli orientamenti.

Se la Chiesa guarda con attenzione privilegiata ai giovani, è perché essi sono, in tutte le epoche, la speranza insieme del mondo e della Chiesa. Ciò è particolarmente vero nei nostri tempi, perché avete il compito d'essere i testimoni, e soprattutto gli artigiani della messa in opera del Concilio nella Chiesa. Essa vive la sua eterna giovinezza, che riceve dal Signore, nella freschezza del rinnovamento, riprendendo le energie sempre vive della sua tradizione, animata dalla grazia dello Spirito Santo, per essere sempre più fedele alla buona novella del Vangelo.


2. E tuttavia, la vostra vita non è facile; conosco le vostre inquietudini e le vostre speranze. Assisterete alla fine del secondo millennio, nel quale gli immensi progressi dell'umanità sono inestricabilmente uniti alle crescenti minacce sulle quali, in diverse occasioni, ho attirato l'attenzione. Ma questo mondo agitato è anche il mondo di una grande speranza. L'azione evangelizzatrice della Chiesa ha come scopo quello di far penetrare il messaggio di Cristo nel cuore di ogni uomo e nel cuore dei popoli perché esso è il principio della costruzione di una civiltà dell'amore. I giovani lo presentiscono. Essi dovranno essere, essi desiderano essere, all'avanguardia di uno slancio verso la fratellanza umana, verso la pace, la giustizia e la verità, espressi in modo particolare attraverso la solidarietà verso i più piccoli, i poveri, gli oppressi. Nella sua esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi", il mio predecessore Papa Paolo VI ha indicato i principi, lo spirito e le vie dell'azione evangelizzatrice. Seguite tali insegnamenti.


3. Per voi, che siete nel mondo studentesco, le vostre inquietudini, come le vostre speranze e la vostra azione, sono caratterizzate dalla vostra situazione particolare, transitoria per definizione. Vivete in effetti un periodo di formazione nel quale le preoccupazioni personali immediate come quelle del vostro avvenire professionale, familiare e sociale non possono non avere uno spazio importante. Esse vi rendono così particolarmente capaci di percepire i cambiamenti in corso e gli appelli del nostro mondo.

Mentre studiate, vivete anche nell'ambiente scolastico ed universitario il cui scopo è la diffusione ed il progresso del sapere e della cultura, ma che sono nello stesso tempo il luogo nel quale voi vi trovate ad affrontare una molteplicità quasi indefinita di tecniche, di messaggi, di proposte, di ideologie.

E' là che voi siete chiamati a formarvi, a motivare la vostra scelta, e a portare la testimonianza della vostra fede nel Signore Gesù Cristo, che ci dà, come ho indicato più volte e in particolare nelle mie due encicliche, la verità dell'uomo indissolubilmente in relazione alla verità di Dio.


4. Ecco perché vi do come consegna, cari amici, di appuntare voi stessi innanzitutto sull'essenziale. Per il vostro Battesimo e la professione di fede della Chiesa, siete uomini nuovi, secondo le parole di san Paolo. Siate veramente convertiti al Signore, imbevuti, fino entro le vostre scelte di vita, dello spirito delle beatitudini, preoccupati di una intensa vita spirituale, soprattutto eucaristica. Ecco il fondamento: programmi, discussioni, dibattiti dei vostri movimenti non serviranno a niente senza questo profondo radicamento religioso e spirituale.

Siate i testimoni della verità. Voi la ricercate nei vostri studi e nella disciplina che essi impongono. Possano essi contribuire nel modo più ampio possibile al vostro sviluppo intellettuale, darvi il senso della complessità della realtà non solamente fisica ma umana, la capacità e la volontà di non arrestarvi mai su posizioni troppo semplici. Approfondite anche, come ho appena detto, la vostra identità di giovani intellettuali cattolici. Uno dei compiti che vi competono, è di superare, nel pensiero e nell'azione, la dicotomia determinata dalle diverse correnti di pensiero, antiche come anche contemporanee, tra Dio e l'uomo, tra teocentrismo e antropocentrismo. Più la vostra azione, come quella della Chiesa, vuole centrarsi sull'uomo, più essa deve trovare apertamente il suo centro in Dio, cioè orientarsi in Gesù Cristo verso il Padre (cfr. DM 1). Questo, cari amici, determina la necessaria docilità al magistero della Chiesa. Con questa fedeltà alla verità intera, voi vi mettete al riparo dalle tentazioni della pura ideologia e della sua agitazione, dagli slogan semplificatori, dalle parole d'ordine della violenza che distrugge e non costruisce niente.


5. Ecco alcuni principi che volevo ricordarvi per guidare il vostro desiderio di approfondimento e d'azione. Facendovi riferimento, voi annunciate instancabilmente il Vangelo ai vostri compagni, e collaborate alla costruzione di vive comunità cristiane nel vostro ambiente; farete crescere anche la partecipazione dei giovani ai vostri movimenti. così, metterete veramente in opera la comunione ecclesiale, in stretto contatto con i vostri pastori, aperti alla collaborazione con altri movimenti cattolici e ben inseriti nelle reti comunitarie, parrocchiali e diocesane, della vita della Chiesa.

Fin da ora, è più ancora quando sarete impegnati in una vita professionale responsabile, sarete dei cristiani e dei cristiani capaci di apportare un contributo originario all'evangelizzazione della cultura del vostro Paese, al servizio dello sviluppo integrale, materiale e spirituale, di tutti gli uomini.

Sono stato sensibile, cari amici, al vostro desiderio di incontrarmi.

Vorrei che voi portiate via, per voi e per tutti i membri dei vostri movimenti, la certezza che il Papa vi incoraggia ed è fiducioso affinché diventiate sempre più il fermento evangelico nel vostro ambiente. Ricordate che il Signore ci ha promesso che il fermento farà lievitare tutta la pasta. Ci parlava allora della sua parola e della sua grazia. Siate loro sempre fedeli. Raccomando le vostre intenzioni apostoliche alla Vergine Maria. Dal momento che ella ha donato al mondo il Cristo Salvatore, conviene che noi passiamo attraverso di essa per giungere al Signore. Che egli benedica la vostra volontà di lavorare per lui! Nel suo nome, vi impartisco la benedizione apostolica, per voi, per le vostre famiglie e tutti coloro che voi rappresentate.

Data: 1981-01-16
Venerdi 16 Gennaio 1981


Alla "Federazione Italiana scuole materne" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Al servizio della Chiesa, della famiglia e della società

Fratelli e sorelle carissimi!

1. Sono veramente lieto per questo incontro, che mi dà la felice possibilità di salutare cordialmente i rappresentanti della "Federazione Italiana Scuole Materne", riuniti in questi giorni a Roma per il terzo Congresso Nazionale.

Do il mio cordiale benvenuto a voi e, per vostro mezzo, alle 25000 religiose, che in Italia si dedicano con impegno ad una missione così importante, ed ai genitori, che hanno manifestato la loro fiducia nella validità e nella serietà della vostra opera indefessa ed hanno affidato a voi i loro bambini, affinché siano educati e formati durante quel periodo così delicato quale è quello che va dai tre ai sei anni.

Le brevi parole, che vi rivolgo in questa udienza, vogliono essere di plauso, di riconoscenza, di incoraggiamento e di auspicio, perché in tale settore così rilevante dal punto di vista religioso e sociale possiate svolgere in piena serenità quell'opera umile, discreta, nascosta si, ma tanto preziosa e meritoria per la Chiesa, per la famiglia e per la società, e che risponde al desiderio di Gesù: "Lasciate che i bambini vengano a me" (cfr. Lc 18,16).


2. Desidero dire oggi alla vostra Federazione, a voi, che la rappresentate, a tutte le religiose, alle educatrici ed a quanti svolgono la loro attività nel settore della scuola materna, il mio plauso e quello della Sede Apostolica per la vostra efficace presenza così diffusa e capillare nell'ambito del territorio nazionale: si tratta, invero, di ben diecimila scuole materne di ispirazione cristiana, con un milione circa di bambini, che le frequentano, e pertanto ci sono anche un milione di famiglie, che vengono coinvolte, sollecitate e cointeressate nella complessa e quotidiana azione educativa al servizio del bambino, che deve essere l'autentico centro di tutto l'affetto, dell'attenzione, degli interessi, dei progetti: il bambino, che comincia a fare i primi incerti, cauti passi nell'affascinante avventura della vita; che esprime in maniera originale la propria identità e personalità; che si presenta bisognoso di amore e di protezione; che si apre alla bellezza della natura; che si pone e pone tante domande sul mondo e sulle persone, che lo circondano; che sente profondamente il senso religioso ed è capace, con straordinaria spontaneità, di dialogare intensamente con il Padre celeste.

Non diremo mai a sufficienza il nostro sincero "grazie" a quanti hanno dedicato il meglio delle loro energie, del loro tempo, tutta la loro vita a questo apostolato autenticamente evangelico nei confronti dei piccoli, che sono il segno concreto dell'amore fecondo delle famiglie, la speranza più bella delle nazioni, il richiamo costante alla bontà, all'innocenza, alla limpidezza, che dovrebbero animare i rapporti tra gli uomini.


3. Quando la Chiesa, specialmente mediante l'opera delle Congregazioni e degli Istituti religiosi, si dedica alla diffusione delle scuole materne, elaborando un progetto educativo globale, ispirato ai valori cristiani, opera di fatto per la promozione di tutto l'uomo e di ogni uomo. Essa intende collaborare attivamente con le famiglie alla educazione, alla formazione e, in particolare, alla iniziazione dei piccoli alla fede. La scuola di ispirazione cristiana è scelta e preferita dai genitori precisamente per la formazione e per l'insegnamento religioso integrato nell'educazione degli alunni. Anche le scuole materne, come tutte le scuole cattoliche, hanno pertanto il grave dovere di proporre una formazione religiosa che si adatti alle situazioni, spesso assai diverse, degli allievi. La formazione è un'opera capitale, che richiede un grande amore ed un profondo rispetto per il bambino, il quale ha diritto ad una presentazione semplice e vera della fede cristiana, come ho ribadito nella Esortazione Apostolica sulla catechesi nel nostro tempo (cfr. Giovanni Paolo II CTR 36 CTR 69).

Sarà per questo necessario un continuo contatto e dialogo coi genitori, per esaminare insieme, analizzare, confrontare metodi ed impostazioni educative, al fine di evitare eventuali divergenze, per quanto apparentemente irrilevanti, che potrebbero tuttavia influire negativamente nei confronti della maturazione della personalità umana e cristiana del bambino.


4. In tal modo la scuola materna può e deve diventare un luogo privilegiato di incontro, in particolare con le giovani coppie, sia per la loro stessa crescita nella fede, sia per la corretta e completa educazione dei figli.

In questa prospettiva la scuola materna di ispirazione cristiana rappresenta un settore di specifica, impegnata azione pastorale per le religiose, come pure per i sacerdoti e per i laici.

Alle religiose desidero rinnovare la grata riconoscenza della Chiesa per quanto esse operano con spirito di materna dedizione in questo campo, e raccomandare altresì che non si lascino scoraggiare da difficoltà oggettive, che potrebbero spingerle ad abbandonare tale settore per altri tipi di attività apostoliche; ma continuino, con rinnovato vigore, in quest'opera, destinandovi mezzi adeguati e personale specificamente preparato, anche se ciò può comportare non piccoli sacrifici.

Ai sacerdoti, specialmente parroci, i quali accanto alla loro chiesa hanno costruito con tanti sacrifici una scuola materna, intendo rivolgere il mio pensiero di compiacimento, unito all'incoraggiamento per questa loro scelta pastorale, che e autenticamente ecclesiale.

Agli educatori ed alle educatrici appartenenti al laicato, i quali, per la loro specifica preparazione, desiderano contribuire alla educazione ed alla formazione dei fanciulli, voglio prospettare anche la possibilità che scelgano la scuola materna come campo di evangelizzazione e di promozione umana.

A tutti costoro ricordo le consolanti ed esigenti parole della dichiarazione conciliare sulla educazione cristiana: "E' meravigliosa e davvero importante la vocazione di quanti, collaborando coi genitori nello svolgimento del loro compito e facendo le veci della comunità umana, si assumono il dovere di educare nelle scuole. Una tale vocazione esige speciali doti di mente e di cuore, una preparazione molto accurata, una capacità pronta e costante di rinnovamento e di adattamento" (GE 5).

Auspico pertanto che tutti i fedeli sentano le loro scuole materne come scuole della comunità cristiana, le quali debbono essere quindi incoraggiate e aiutate; ed auguro altresì che le società civili riconoscano il valore sociale delle scuole materne di ispirazione cristiana, assicurando ad esse il doveroso sostegno, mediante adeguati contributi, al fine di garantire la effettiva libertà di scelta dei genitori nel campo della scuola.

Con tali voti invoco sulle vostre persone e su quanti operano per le scuole materne l'abbondanza dei doni del Signore ed imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

Data: 1981-01-17
Sabato 17 Gennaio 1981



GPII 1981 Insegnamenti - Ai partecipanti al primo Congresso per la Famiglia d'Africa e d'Europa - Città del Vaticano (Roma)