GPII 1981 Insegnamenti - Messaggio al presidente del Pakistan

Messaggio al presidente del Pakistan

Titolo: In spirito di amicizia e nella fede di Abramo

Signor Presidente,

1. Al mio arrivo nel Pakistan desidero rivolgerle il mio saluto in uno spirito di amicizia, e per Suo tramite, estenderlo a tutto il popolo di questo paese, ai membri della Chiesa Cattolica e delle altre Chiese Cristiane, alla popolazione musulmana per la quale come seguaci di Gesù Cristo abbiamo una grande stima, e a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà e di qualunque fede.

La mia visita al vostro paese e l'intero viaggio che oggi comincia è prima di tutto di carattere religioso. Sono venuto come il pastore universale della Chiesa cattolica e desidero rafforzsre nella fede tutti i miei fratelli e sorelle della religione cattolica. Sarà quindi per me un motivo di particolare gioia unirmi al Cardinale Cordeiro e ai miei confratelli vescovi del Pakistan, al clero, ai religiosi e ai laici nel nostro atto di culto più sacro, la celebrazione della Santa Eucaristia.


2. La Chiesa, senza dimenticare che la sua missione primaria è spirituale, si sforza sempre di collaborare con le singole nazioni e i singoli popoli di buona volontà per promuovere la dignità e il progresso della persona umana. Porta avanti questo impegno con vari mezzi, come scuole e programmi di educazione, e istituzioni caritative e sociali. A questo riguardo è motivo di profonda soddisfazione vedere come la Chiesa cattolica e il governo del Pakistan hanno qui lavorato insieme, in piena armonia a beneficio di tanti. Prego perché questi sforzi continuino ad essere coronati da successo.

Una delle particolari preoccupazioni della Chiesa nel momento attuale è la condizione dei rifugiati, un problema che tocca la vostra nazione non meno di tante altre. Vorrei cogliere questa occasione per esprimere la mia ammirazione per gli sforzi che il Pakistan ha fatto e che sta ancora facendo a vantaggio di questi profughi. Desidcro assicurarLa che la Chiesa, come ha già dato la sua collaborazione a questi sforzi, così intende continuare in tale linea compatibilmente con i mezzi limitati di cui dispone.


3. Uno dei tratti più caratteristici di Abramo - alla cui fede i cristiani, i musulmani e gli ebrei collegano intimamente la propria - era il suo grande spirito di ospitalità, manifestato in maniera speciale quando accolse i tre ospiti alla quercia di Mamre (Gn 18,1ss). Il caloroso benvenuto che Lei e l'amato popolo del Pakistan mi avete dato in questa felice occasione esprime molto bene questo stesso spirito di ospitalità. Di questo Le sono profondamente grato e vorrei contraccambiare la Sua cortesia e gentilezza con l'assicurazione delle mie preghiere.

Data: 1981-02-16
Lunedì 16 Febbraio 1981


Omelia durante la Santa Messa nello Stadio Nazionale di Karachi

Titolo: Cristo Pane di Vita, sorgente di gioia e di unità

Eminenza e confratelli Vescovi, Diletti fratelli e sorelle in Cristo, Diletto popolo del Pakistan,

1. Sono lieto di trovarmi con voi oggi, lieto di trascorrere alcune ore qui nel Pakistan, questa terra di così antica cultura e così nobili tradizioni. Sono particolarmente grato per la possibilità che ho di celebrare l'Eucaristia con la comunità cattolica qui riunita, con il clero, i religiosi e i laici. Attraverso voi desidero estendere il mio saluto e assicurare le mie preghiere a tutti i cristiani del vostro amato Paese. Vengo a voi come servitore di Cristo Gesù come pellegrino della fede, come uno chiamato a proclamare il Vangelo e a confermare i miei fratelli e sorelle nella fede.


2. Mentre mi trovo qui con voi oggi, mi vengono in mente le parole di Gesù narrate da San Matteo Evangelista: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52). Come lo scriba del Vangelo, la Chiesa nel Pakistan è in grado di estrarre dal tesoro del suo retaggio sia il nuovo che l'antico. Dal passato avete la tradizione che vi collega all'apostolo Tommaso e quindi alla Chiesa Apostolica del primo secolo. Da tempi più recenti avete il vigore di una Chiesa missionaria giovane che ora ha messo solide radici nel cuore del popolo di questo Paese. Possiate apprezzare sempre e custodire i tesori del vostro patrimonio spirituale, sia quello nuovo che quello antico e come lo scriba nel Vangelo possiate estrarli al momento giusto per l'avvento del Regno di Dio.


3. Le letture odierne della liturgia della Parola c'invitano a riflettere sul profondo mistero dell'Eucaristia. Nella prima lettura, ci viene ricordato "che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore" (Dt 18,3). E' la nostra personale convinzione della verità di queste parole che ci sollecita a riunirci regolarmente per il Sacrificio Eucaristico.

Come seguaci di Cristo, non disprezziamo le buone cose della terra, perché sappiamo che sono state create da Dio che è fonte di ogni bene. Ne cerchiamo di ignorare la necessità del pane, il grande bisogno di cibo di tante persone in tutto il mondo, anche nelle vostre terre. Se infatti cercassimo di ignorare queste esigenze fondamentali dei nostri fratelli e sorelle che vediamo, come potremmo sostenere di amare Dio che non vediamo? (cfr. 1Jn 4,20). Eppure rimane vera la parola che "l'uomo non vive soltanto di pane". La persona umana ha una necessità che è ancora più profonda, una fame che è ancora maggiore di quella che il pane può soddisfare; è la fame del cuore umano per l'immensità di Dio. E' una fame che può essere soddisfatta soltanto da Colui che disse: "Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risuscitero nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda" (Jn 6,53-55).


4. Cristo è il solo che può soddisfare la più profonda fame del cuore umano.

Perché Egli solo è sorgente di vita. Come ha scritto san Paolo: "tutto fu creato per mezzo di Lui e per Lui. Egli è prima di tutte le cose e tiene insieme tutto l'universo" (Col 1,16-17). In Cristo la morte ha perso il suo potere, alla morte è stato tolto il suo pungolo, la morte è stata sconfitta. Questa verità della nostra fede può apparire paradossale, perché vediamo attorno a noi ancora tante persone spaventate dalla certezza della morte e sconcertate dal tormento del dolore. Il dolore e la morte pesano infatti sullo spirito umano e restano un enigma per coloro che non credono in Dio. Ma nella fede noi sappiamo che saranno superati, che sono stati vinti nella morte e resurrezione di Gesù Cristo nostro Redentore.

E' proprio questo che noi commemoriamo quando ci riuniamo nel nome della Santissima Trinità; è questo che celebriamo ogni qualvolta ci riuniamo per il Sacrificio Eucaristico: noi proclamiamo la morte del Signore finché Egli venga nella gloria (cfr. 1Co 11,26); noi dichiariamo con una sola voce che Gesù Cristo è il Signore dei vivi e dei morti, che è la via e la verità e la vita (cfr. Jn 14,6), che Gesù Cristo è il pane vivo che è stato dato per la vita del mondo (cfr. Jn 6,51). Ed è l'Eucaristia che esprime il desiderio del nostro Salvatore di essere sempre presente nel cuore di ogni uomo, offrendo continuamente ad ogni persona una partecipazione alla sua vita.

Quale dono meraviglioso ci viene dato nell'Eucaristia! O Sacramento ineffabile! Attraverso la nostra partecipazione a questo massimo atto di vita e di culto della Chiesa noi siamo uniti a Lui che è Redentore del mondo, "l'immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura" (Col 1,15). La seconda lettura della liturgia odierna parla di questo grande mistero come segue: "Il calice della Benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?" (1Co 10,16). Questo grande Sacramento che ci permette di partecipare alla vita di Cristo ci unisce anche l'uno all'altro, ci unisce a tutti gli altri membri della Chiesa, a tutti i battezzati di ogni tempo e di ogni Paese. Anche se noi che apparteniamo alla Chiesa siamo dispersi in tutto il mondo, anche se parliamo lingue differenti, anche se abbiamo un diverso patrimonio culturale e siamo cittadini di nazioni differenti "poiché c'è un solo pane noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane") (1Co 10,17).


6. Poiché il mistero dell'Eucaristia è legato così strettamente al mistero della Chiesa, non possiamo non sentirci tristi dinanzi alle divisioni che feriscono ancora il Corpo unico di Cristo, divisioni tra fratelli cristiani. Siamo rattristati perché non possiamo ancora partecipare insieme all'unico pane e all'unico calice. Possa questa tristezza sollecitarci ad agire. Possa esistere in noi, che come cattolici partecipiamo a questo Sacramento di unità, un profondo desiderio di riunione di tutte le Chiese, possiamo sentire l'urgenza della preghiera di Gesù. "Ut unum sint: perché tutti siano una sola cosa") (Jn 17,21); e possiamo essere più profondamente convinti della necessità di pregare e lavorare per l'unità di tutti coloro che sono stati battezzati in Cristo.


7. La nostra partecipazione al Sacrificio Eucaristico dovrà anche approfondire il nostro desiderio che tutta la famiglia umana entri nella luce della fede. Deve ispirarci a portare il Vangelo di Gesù Cristo a tutti coloro che non lo conoscono ancora. L'Eucaristia infatti è "pane per la vita del mondo", pane per ogni uomo e ogni donna sulla terra. Sotto questo aspetto, è motivo di grande soddisfazione vedere come lo spirito missionario sia un aspetto vibrante della Chiesa nel Pakistan, e vi lodo per i vostri sforzi nel portare il messaggio di salvezza, in uno spirito di dialogo e rispetto ai vostri connazionali che non conoscono Cristo.

Non vi è modo migliore per mostrare il vostro amore per il Signore dell'Eucaristia se non attraverso questo lavoro di evangelizzazione, particolarmente tra quelli che sono poveri e più bisognosi.


8. "Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso" (Ps 118,24). Miei fratelli e mie sorelle in Cristo: ogni volta che ci riuniamo per l'Eucaristia, siamo rafforzati nella santità e rinnovati nella gioia. La gioia e la santità infatti sono la conseguenza inevitabile dell'avvicinarci a Dio. Quando siamo nutriti con il pane della vita disceso dal cielo, cresciamo in somiglianza con il nostro Salvatore risorto, che è la fonte della nostra gioia, "una gioia che dev'essere condivisa da tutti" (Lc 2,10). Possano la gioia e la santità abbondare sempre nella vostra vita e prosperare nelle vostre case. E possa l'Eucaristia essere per voi e per tutta la Chiesa del Pakistan il centro della vostra vita, la fonte della vostra gioia e santità, e la via alla vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore. così sia.

Data: 1981-02-16
Lunedì 16 Febbraio 1981


Commiato dal Pakistan all'aeroporto di Karachi

Titolo: Il Signore compensi la vostra generosità

Signor Presidente, Cari amici,

1. Oggi, mentre inizio un nuovo itinerario pastorale, sono lieto che la mia prima sosta lungo il cammino sia stata in Pakistan.E' bello essere qui con voi, ed è stata una gioia poter adorare il Dio Vivente insieme ai miei fratelli e alle mie sorelle appartenenti alla Chiesa cattolica, che vivono in questo paese.

Questo viaggio pastorale come i precedenti che ho fatto, ha un carattere essenzialmente religioso. Come supremo Pastore della Chiesa cattolica, desidero incontrarmi con i membri delle comunità cristiane locali di tutto il mondo, per comprendere meglio loro e le loro neccssità, per meglio apprezzare i loro doni specifici, le loro energie, e soprattutto per incoraggiarli nella pratica della fede cristiana.


2. Sono lieto che questi viaggi mi consentano anche di incontrarmi con membri di fedi divcrse, e di arrivare ad apprezzare la ricca eredità culturale di altri popoli e nazioni. E' una soddisfazione scoprire quali sono le preocupazioni comuni condivise da tutti gli uomini e le donne di buona volontà: preoccupazioni, per esempio, per la dimensione spirituale della persona umana, per la libertà e la dignità di ogni uomo, donna e bambino, per la vera giustizia ed una pace duratura.


3. E' assai gratificante testimoniare quanto si siano rafforzati negli ultimi anni i legami che uniscono tutti coloro che credono in Dio. Mi riferisco in particolar modo ai legami di dialogo e di fiducia che sono stati stabiliti fra la Chiesa cattolica e l'Islam. Grazie al dialogo abbiamo avuto modo di vedere più chiaramente la molteplicità dei valori, delle pratiche e degli insegnamenti, che riguardano entrambe le nostre tradizioni religiose: per esempio la nostra comune fede nell'unico onnipotente e misericordioso Dio e Creatore del cielo e della terra, e l'importanza che noi diamo alla preghiera, all'elemosina e al digiuno.

Prego affinché questa mutua comprensione e rispetto fra Cristiani e Musulmani, ed anche fra tutte le altre religioni, possano continuare ed accrescersi, e affinché noi possiamo trovare possibilità di cooperazione e di collaborazione sempre migliori per il bene di tutti.

Ed ora, prima della partenza, permettetemi di esprimere la mia gratitudine a tutti voi, che mi avete riservato un così gentile benvenuto. A Vostra Eccellenza, Signor Presidente, al Governo ed ai funzionari civili che hanno garantito l'ordine nel corso della mia visita, va il mio grande apprezzamento.

Desidero inoltre ringraziare tutti coloro che hanno lavorato con tanta diligenza nell'organizzazione e preparazione necessaria per questo giorno. Possa Dio ricompensarvi per la vostra generosità. Benedica voi e le vostre famiglie con la gioia e con la pace.

Caro popolo del Pakistan, rivolgiamo il nostro pensiero alla bontà e alla misericordia di Dio, con le parole del salmista: "Acclamate al Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza" (Ps 100,1-2).

Data: 1981-02-16
Lunedì 16 Febbraio 1981


Arrivo all'aeroporto internazionale di Manila

Titolo: Saluto alla Chiesa e alla nazione filippina

Signor Presidente, Eminenze e venerabili fratelli nell'episcopato, Cari fratelli e sorelle in Cristo, Diletto popolo delle Filippine,

1. Salamat sa puong maykapal! Dio sia ringraziato! Con profonda gratitudine a Dio per esser potuto venire alle Filippine, esprimo a voi tutti il mio più cordiale saluto di amore e di pace. E una gran gioia mettere piede sul suolo di questo diletto Paese, e guardo con grande desiderio a questi giorni che trascorrero tra voi.


2. Vengo a voi nel nome di Gesù Cristo, di cui sono servo. E vengo per una visita religiosa e pastorale, per proclamare il suo Vangelo, per proclamare la salvezza nel suo nome. Come successore dell'Apostolo Pietro, desidero confermare i miei fratelli e le mie sorelle della Chiesa cattolica nella loro fede in Nostro Signore Gesù Cristo, nostra giustizia e nostra pace, nostro più grande tesoro e unica sorgente della nostra speranza.


3. Proprio durante la prima settimana del mio pontificato, il Cardinale Sin mi parlo della possibilità di venire nelle Filippine, in occasione del quarto centenario della Chiesa in Manila. Allora egli mi domando di beatificare Lorenzo Ruiz, qui, nella sua città, che è la vostra capitale. Non essendo stato possibile soddisfare tale richiesta ne)l'Anno Giubilare 1979, desidero oggi, con la prima beatificazione di un figlio nativo di questa terra, portare a compimento, come si deve, questa celebrazione centenaria.

Questa è la prima e principale ragione della mia venuta. La beatificazione, che onorerà solennemente anche altri quindici martiri cristiani, è senza dubbio un avvenimento storico per questo Paese e una grande benedizione per la Chiesa nel mondo. La vita eroica di qucsto laico filippino e la testimonianza di fede dei suoi compagni ci ricordano che tutti noi siamo chiamati alla santità della vita e che, come scrisse san Paolo, la potenza di Dio "operando in noi, ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare" (Ep 3,20).


4. E così io sono venuto per condividere con il popolo filippino quest'occasione di grande gioia e di cristiana fierezza. Dalla storia della Chiesa nella mia patria, so quanto sia stata importante la prima canonizzazione di un suo figlio nativo, santo Stanislao, per tutto il popolo della Polonia di allora. Essa avvenne in Assisi nel 1253. Voi sapete che nei tempi moderni ogni cerimonia di questo genere viene abitualmente celebrata in Roma, presso la Sede di Pietro, centro della Chiesa universale. Eccezionalmente un rito di beatificazione verrà ora, per la prima volta, celebrato fuori di Roma. La celebrazione avverrà diversamente dal solito, ma veramente nel cuore della Chiesa, nella Chiesa locale dove il beato Lorenzo Ruiz crebbe nella fede.

Questo straordinario avvenimento mostrerà a chiare note come le due dimensioni dell'unica Chiesa - quella universale e quella locale - sono complementari e s'includono a vicenda. E' conveniente che un avvenimento del genere si verifichi nelle Filippine, nazione conosciuta per il dinamismo della sua fede cristiana e al tempo stesso per la sua forte tradizione di indiscussa fedeltà al Vescovo di Roma.


5. In relazione con tale cerimonia sono anche lieto di compiere una visita pastorale attraverso le Filippine. Il suo ampio programma mi offre la possibilità di incontrare gente di diverse regioni. Quanto avrei desiderato di andare dappertutto, di incontrare tutte le fiorenti parrocchic cattoliche, di stare con gli abitanti dei villaggi sparsi su tutto il territorio! Ma il tempo è limitato.

Tutta la popolazione delle Filippine sarà presente nel mio cuore e nella mia preghiera quando visitero le diverse comunità incluse nel programma.

In proposito, sono profondamente grato a Lei, Signor Presidente, ed alle autorità nazionali e locali, per aver reso possibile tutto questo e per avermi offerto l'ospitalità delle Filippine.


6. Desidero anche, attraverso questo viaggio apostolico, mostrare il mio rispetto e la mia stima per tutta l'Asia, per tutti i paesi che sono vostri vicini in questa parte del mondo. Ai membri delle altre Chiese cristiane, che ho la gioia di chiamare anch'essi fratelli e sorelle in Cristo, porgo il mio saluto cordiale e fraterno. A quanti appartengono a religioni non cristiane estendo un saluto sincero come amico e fratello nell'unica famiglia del genere umano.


7. Poiché Dio mi accorda questo privilegio di visitare il vostro Paese composto di migliaia di isole, mi sento spinto a ripetere, a lode del nostro Creatore, le parole del Salmista: "Il Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte" (Ps 97,1). Possano, perciò, le molte isole delle Filippine godere ed esultare nell'amorosa misericordia del nostro Dio! Dio vi benedica! Dio benedica le Filippine! Mabuhay ang Pilipinas: Lunga vita alle Filippine!

Data: 1981-02-17
Martedi 17 Febbraio 1981


Incontro con le religiose nel Santuario Nazionale di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baclaran

Titolo: Essere testimoni, perseverare nella preghiera, aderire docilmente al magistero della Chiesa

Sorelle carissime, Benedico la Provvidenza di Dio che mi ha portato di nuovo a Manila, di nuovo a questo Santuario di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, dove una volta celebrai la messa. Benedico la Provvidenza di Dio che ha portato me a voi, e voi a me. Sono sempre felice di incontrarmi con le religiose nei miei viaggi apostolici, ma oggi c'è una gioia speciale perché so che il vostro Paese è uno di quelli dove fioriscono le vocazioni alla vita consacrata, e che questa generosa risposta alla grazia è già in se stessa un dono di Dio per voi.

1. E mentre ringrazio il Signore per le molte persone che ha chiamato alla vita religiosa, desidero esprimere a voi la mia stima e il mio affetto in Cristo Gesù, e desidero darvi il mio incoraggiamento. In primo luogo, vorrei aiutarvi a conservare e ad accrescere nei vostri cuori il rispetto e l'amore per la vostra sublime vocazione. Prego perché ogni giorno voi rispondiate ad essa con sempre maggiore generosità, in maniera da crescere costantemente nell'amore di Cristo vostro ideale e vostro Maestro: infatti la vostra consacrazione religiosa è essenzialmente un atto di amore per Gesù Cristo.


2. Quanto più intensamente vivrete questo amore e quanto più strettamente vi unirete a Gesù, tanto più grande sarà la testimonianza che porterete al Vangelo.

E' stato spesso notato che esiste una stretta connessione fra il fervore della vita religiosa e la condizione della Chiesa in un determinato Paese: una fervente vita religiosa significa una Chiesa viva e apostolica; dove questo fervore si raffredda, si riduce la vitalità della Chiesa locale. Qualora, malauguratamente, la tiepidezza e la mediocrità avessero il sopravvento, si rifletterebbero subito sul popolo cristiano. D'altra parte, quando la Chiesa, nella sua storia, è stata agitata da crisi, è stata sempre la vita religiosa che ha dato il segnale della ripresa e di una rinnovata fedeltà al Vangelo.

La vostra personale responsabilità a questo riguardo è accresciuta dalla speciale situazione delle Filippine. La vostra è una terra profondamente segnata dal cattolicesimo in un'immensa parte del mondo che ha bisogno della testimonianza di una Chiesa fervente e vitale, in maniera che il Vangelo possa essere conosciuto e abbracciato da un più vasto numero di persone.


3. Voi avete compreso tutto ciò perfettamente, e tutta la vostra attività dimostra che la vostra generosa consacrazione all'amore di Dio vi rende particolarmente capaci di amare tutti i vostri fratelli e sorelle, e pronte a dare voi stesse per loro senza alcun sentimento di egoismo e senza riserva. So quanto strenuamente lavorate per i fanciulli, per gli ammalati e gli anziani, per le famiglie, per i poveri e per i numerosi rifugiati arrivati in questo Paese. So che la vostra dedizione giunge anche nelle terre di missione; so che prendete parte al lavoro della catechesi, e vi assicuro che tale attività è profondamente apprezzata dai Vescovi. Voi siete veramente testimoni dell'amore di Cristo, e i vostri Pastori sono grati per la vostra amabile presenza e attività fra quelli che il Salvatore ama con un amore particolare. Nel nome di Gesù e nel nome della Chiesa vi ringrazio tutte. Nello stesso tempo vi voglio assicurare che la trasformazione del mondo e l'edificazione del Regno di Cristo, che è Regno di giustizia e di pace, possono avvenire soltanto con la grazia e la forza dell'amore di Dio in noi. Solo l'amore può trasformare i cuori, e senza amore non vi può essere una riforma adeguata di strutture nella società. L'unica violenza che porta alla costruzione del Regno di Cristo è il sacrificio e il servizio che nascono dall'amore.


4. Esprimo la mia gratitudine anche a quelle fra voi che vivono una vita claustrale e contemplativa, così aperta alla presenza del Dio vivente, in mezzo a un mondo tanto spesso confuso e ansioso nella ricerca della luce. Siete veramente necessarie. Attraverso la vostra vita quotidiana di preghiera e di sacrificio, unite nell'oblazione di Cristo, aiutate efficacemente l'apostolato attivo delle vostre consorelle. In più, siete di grande aiuto a tutta la Chiesa e al suo Capo visibile nella missione di proclamare Cristo, e vi confermo che faccio gran conto della vostra collaborazione e delle preghiere che rivolgete al Signore.


5. La missione delle religiose è quindi molto importante. E per aiutarvi a corrispondervi in maniera sempre più perfetta, vorrei indicarvi tre punti di importanza fondamentale.

Primo, è vostro compito rendere testimonianza. In ragione del vostro battesimo, dovete essere segno e strumento di unione con Dio e di salvezza per il mondo. E' la vita nello Spirito che deve essere vissuta come prima cosa, attraverso l'ascolto della parola, la preghiera interiore, il fedele adempimento del compito assegnatovi. il dono di voi stesse nel servizio, e la umiltà del pentimento (cfr. "Mutuae Relationes", 4 b). Attraverso la vostra consacrazione religiosa, siete, per il mondo, testimonianza visibile del profondo mistero di Cristo, perché lo rappresentate "o mentre Egli è in contemplazione sul monte, o annunzia il Regno di Dio alle turbe, o risana i malati e i feriti e converte a miglior vita i peccatori, o benedice i fanciulli e fa del bene a tutti, e sempre obbedisce alla volontà del Padre che lo ha mandato" (LG 46).

Attraverso la vostra particolare vocazione, vissuta in un ordine o in una congregazione approvati dalla Chiesa, voi siete un segno particolare di santificazione e di lavoro apostolico, che vi conferisce un ruolo specifico nella Chiesa, un ruolo con un proprio carattere distintivo. Restate sempre fedeli a questa vocazione, nonostante le tentazioni. Trovate la vostra gioia nel preservare la vostra identità interiore e nell'essere riconosciute da tutti per quello che siete.

Il secondo punto che desidero menzionare è la preghiera. E' vitale che tutti riconoscano la necessità della preghiera e che effettivamente preghino, ma i religiosi, in quanto persone chiamate ad essere esperti nella preghiera, devono cercare Dio e amarlo sopra ogni cosa; in ogni circostanza devono sforzarsi di vivere una vita nascosta con Cristo in Dio, una vita da cui l'amore del prossimo sgorga e diventa un bisogno pressante. Voi dovete perciò, per Cristo, con Cristo e in Cristo, intensificare la vostra familiarità personale e comunitaria con la sorgente principale dell'attività apostolica e caritativa; così parteciperete intimamente alla missione che ha la sua origine dal Padre. Come ho detto nel mio messaggio alla Riunione Plenaria della Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, "il vostro primo dovere è di essere con Cristo. Un pericolo costante per quanti sono impegnati nel lavoro apostolico è di essere talmente assorbiti nel lavoro per il Signore da dimenticare il Signore del lavoro". Per questo, quando fate il bilancio dei vostri compiti apostolici, assicuratevi sempre di dedicare alcuni momenti di ogni giorno alla preghiera personale e comunitaria.

Questi tempi di preghiera devono essere rispettati accuratamente e opportunamente prolungati: non esitate infine di aggiungervi come supplemento altri periodi di più intenso raccoglimento a questo scopo. Dovete sempre assicurare che la Eucarestia sia il centro naturale delle vostre comunità, e lo farete con la vostra fervente partecipazione quotidiana alla messa e con la preghiera comunitaria in oratorio dove la presenza eucaristica di Cristo esprime e realizza ciò che deve essere la missione principale di ogni famiglia religiosa (cfr. Paolo VI "Evangelica Testificatio", 48).

Il terzo punto che desidero ricordarvi è l'amorosa docilità al Magistero della Chiesa, che è una conseguenza naturale della vostra particolare collocazione ecclesiale. Come sapete, la vita religiosa non ha significato se non nella Chiesa e nella fedeltà alle sue direttive. "Grave errore sarebbe rendere indipendenti - e assai più grave quello di opporle tra loro - la vita religiosa e le strutture ecclesiali, quasi potessero sussistere come due realtà distinte, l'una carismatica, l'altra istituzionale. Ambedue gli elementi, cioè i doni spirituali e le strutture ecclesiali, formano un'unica, anche se complessa realtà" ("Mutuae Relationes", 34). Vi esorto quindi ad essere sempre pronte ad accogliere l'insegnamento della Chiesa e a collaborare, nella fedeltà al vostro carisma, all'attività pastorale delle vostre diocesi locali, sotto la direzione dei vostri Vescovi uniti con Pietro e in unione con Cristo. La vostra adesione alla Parola di Dio come è proclamata dalla Chiesa sarà la misura della vostra efficacia nel comunicare la verità e la libertà di Cristo. Lo stesso Spirito Santo che ci rende attenti ai "segni dei tempi" ha dotato la Chiesa di Cristo del carisma apostolico e pastorale del Magistero, in maniera che può effettivamente trasmettere la vivificante e liberatoria parola di verità di Cristo. Ricordiamoci sempre delle parole di Gesù: "Conoscerete la verità e la verità vi fara liberi" (Jn 8,32).


6. E' molto bello che questo incontro avvenga oggi in questo santuario dedicato a Maria, Madre del Perpetuo Soccorso, un titolo che ci ricorda quanto continuo bisogno abbiamo della sua protezione. Come insegna il Concilio, la Madre di Dio è il modello del cristiano nella fede, nell'amore e nella perfetta unione con Cristo (cfr. LG 63); in maniera particolare essa è la Madre e il modello di quanti vivono la vita consacrata.

Voi dimostrate la vostra devozione a Maria celebrando le sue feste, recitando preghiere quotidiane in suo onore e specialmente il Rosario, e imitando la sua vita. Possa questa devozione rafforzarsi di giorno in giorno. La vostra vita consacrata deve rispecchiare la vita di Maria: il "si" che essa pronuncio nell'Annunciazione non fu altro che una conferma del suo atteggiamento precedente, e il punto di partenza per un viaggio in compagnia del Signore che duro tutta la vita. In questo modo, Maria ricorda alle religiose la necessità di rispondere sempre più generosamente ai piani del Signore per loro. Ognuno dara questa risposta prima di tutto aprendosi all'azione dello Spirito Santo, con la sua continua conversione a Cristo, con la sua castità, povertà e obbedienza, in una parola con la scoperta incessante della sua vocazione e missione nella Chiesa. Ciò costituisce quella "formazione permanente" che per un certo numero di anni è stata proposta come tanto necessaria.


7. L'amore consacrato della vostra vita religiosa è vissuto nel contesto di un Istituto ecclesiasticamente approvato; per questa ragione esso è un elemento comunitario. Riguarda tutte le religiose, qualunque sia il posto che occupano nelle loro comunità. Ogni Istituto ha la responsabilità della formazione dei suoi membri secondo il proprio particolare carisma e nella fedeltà al Magistero della Chiesa. Sotto questo aspetto, l'unione fra le suore, la disponibilità agli altri, l'interessamento per i problemi del mondo e tutta l'organizzazione della vita quotidiana sosterranno e daranno impulso agli sforzi di quanti vi sono coinvolti.


8. Vorrei rivolgervi un serio invito a intensificare la vostra collaborazione apostolica nel servizio alle famiglie cristiane, in armonia con le conclusioni del recente Sinodo dei Vescovi. I legami fra le famiglie e la vita religiosa sono insieme profondi e vitali; la famiglia cristiana è la sorgente normale delle vocazioni alla vita religiosa, la quale aiuterà le famiglie a diventare sempre più cristiane e a testimoniare sempre più chiaramente l'amore di Cristo attraverso l'assistenza nella educazione cristiana dei loro figli, nella cura degli ammalati e nell'aiuto a risolvere i problemi della loro vita.


9. Attraverso il vostro contatto con le famiglie e mediante l'esempio di santità che date in tutte le forme del vostro apostolato, potete essere strumenti della grazia di Dio per le vocazioni religiose. In realtà, vi è stato assegnato questo compito da svolgere: mediante la preghiera e la gioia della vostra vita consacrata al Signore, siete chiamate a fare della vocazione religiosa nella Chiesa qualcosa di attraente per le ragazze e per le giovani donne di oggi.

Esse devono essere capaci di percepire chiaramente - convinte della vostra testimonianza - che la vostra vita è permeata di un amore personale per il vostro sposo Gesù Cristo, un amore che abbraccia Lui in tutta l'umanità. Nella mia prima enciclica ho ricordato che "noi non possiamo vivere senza amore. Restiamo incomprensibili a noi stessi, se non facciamo l'esperienza dell'amore, se non lo facciamo nostro" (cfr. Giovanni Paolo II RH 10). E quando testimoniamo l'amore pieno di gioia e di sacrificio il nostro modo di vivere diventa credibile, e la chiamata di Cristo, umanamente parlando, diventa attraente e degna di essere seguita. Essere capaci di dimostrare ai giovani che l'amore consacrato per Gesù può in se stesso soddisfare le più profonde aspirazioni della persona umana è una grande missione di fede, e questa, care sorelle, è proprio la vostra missione.

Infine, vi ringrazio ancora una volta per il vostro aiuto che ha reso possibile il mio pellegrinaggio mediante le vostre preghiere e i vostri sacrifici.

Affido tutte le vostre intenzioni alla Madonna del Perpetuo Soccorso, e le domando di assistervi perché viviate la vostra vocazione sempre più generosamente, affinché venga il Regno del suo diletto Figlio, nostro Signore Gesù Cristo.

Perché, con le parole di san Pietro: "Voi lo amate pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in Lui, ed esultate di gioia indicibile e gloriosa" (1Pe 1,8).

Care sorelle: Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1981-02-17
Martedi 17 Febbraio 1981



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