GPII 1981 Insegnamenti - Preghiera alla Vergine del Perpetuo Soccorso a Baclaran

Preghiera alla Vergine del Perpetuo Soccorso a Baclaran

Titolo: Offro a te, Madre del Redentore, tutti i popoli dell'Asia

Oggi mi è concesso tornare qui per la seconda volta nella mia vita. La prima volta mi fermai qui andando al Congresso Eucaristico in Australia; celebrando la Messa nella tarda serata fui testimone della devozione veramente filiale e dell'immensa fiducia di cui voi, o Madre del Perpetuo Soccorso, godete fra i fedeli tra il popolo che vive in questa grande capitale delle Filippine.

Oggi, vengo come Successore di San Pietro nella Sede di Roma, poiché, per gli imperscrutabili disegni della Divina Provvidenza, è piaciuto a Cristo di chiamarmi al ministero universale nella Chiesa. Vengo, sulle orme del mio predecessore Paolo VI, come pellegrino alle Chiese e ai popoli dell'Estremo Oriente. Vengo per innalzare agli onori degli altari, lontano da Roma e insieme in stretta unione con essa, i Martiri che offrirono la loro vita per Cristo a Nagasaki negli anni 1633, )634 e 1637. Fra loro era il filippino Lorenzo Ruiz, il primo figlio della Chiesa di questa terra che assurge alla gloria della beatificazione.

A te, o Regina dei Martiri e Madre della Chiesa, desidero affidare in modo speciale il mio ministero papale e i suoi diversi significati. E' dal sangue dei martiri che proprio dall'inizio, la Chiesa del Figlio tuo è nata ed è cresciuta vigorosa, la Chiesa di Gesù Cristo, col cui Sacrificio sulla Croce Tu, Madre, hai cooperato col sacrificio materno del tuo cuore (cfr. LG 58).

Numerosi infatti sono gli esempi che noi troviamo di tale testimonianza portata dai santi e beati Martiri in diverse parti del grande Continente asiatico.

Le basi della fede sigillata col sangue sembrano ormai profondamente radicate nella sua storia. Ma non siamo noi, esseri umani, che possiamo misurare e dire se queste sono basi sufficienti per costruire il servizio del Vangelo e della Chiesa in queste vaste terre e nelle innumerevoli isole circostanti. Lasciamo questo giudizio alla misericordia di Dio, al Cuore del nostro Redentore e Signore, e allo Spirito Santo che guida l'umanità e la Chiesa mediante la testimonianza del sangue verso il Regno dell'amore e della verità.

Tuttavia, questo immenso lavoro che ci sta dinanzi, Io, Giovanni Paolo II, con la piena consapevolezza della mia umana debolezza e indegnità, desidero, come faccio sempre, affidare a Te, Madre di Cristo e della Chiesa, che col tuo incessante materno amore vegli su di essa dappertutto, pronta a intervenire con ogni forma di soccorso in ogni cuore umano e in mezzo a tutti i popoli. E specialmente fra coloro che sono più duramente provati dalla sofferenza, dalla povertà e da ogni sorta di afflizioni.

Così, all'inizio della mia visita pastorale in Estremo Oriente raccomando a Te e affido a Te con assoluta fiducia, come alla Madre del nostro Redentore, tutte le Nazioni e i popoli dell'Asia e delle circostanti isole.

Raccomando e affido a Te la Chiesa, particolarmente in quei luoghi dove essa è in maggiori diffilcoltà, dove la sua missione non è esattamente compresa, e neppure il suo irrefrenabile desiderio di servire i singoli e i popoli. Io ti raccomando oggi, all'inizio di questo pellegrinaggio, le ospitali Filippine e la Chiesa che, essendo qui radicata in maniera particolarmente vigorosa, sente anche altrettanto vigorosamente la sua responsabilità missionaria. Possa ad essa non mancare la forza neccssaria per il lovoro dell'evangelizzazione. Possa essa perseverare, come il servo fedele che costantemente aspetta la venuta del Signore, nel servizio al suo popolo e in spirito di apertura, verso gli altri.

Madre del Perpetuo Soccorso, accetta questa umile offerta e riponila nel Cuore del Tuo Figlio, Tu, a cui, quando eri sotto la Croce sul Calvario, ciascuno di noi venne affidato come alla Madre sua propria. Amen. Data: 1981-02-17
Martedi 17 Febbraio 1981


Omelia per i sacerdoti e laici religiosi, durante la Messa nella Cattedrale di Manila

Titolo: Fedeli al Vangelo, alla Chiesa, al carisma proprio di ogni Istituto

Dilettissimi e amatissimi in Cristo,

1. Quattrocento anni or sono, il vescovo Domingo de Salazar giungeva a Manila. Era stato inviato da Papa Gregorio XIII come primo Vescovo di questa diocesi di nuova creazione, ed era venuto per continuare qui, nel vostro Paese, il lavoro di evangelizzazione costruendo su quanto già avevano fatto i missionari che lo avevano preceduto.

Celebrando oggi l'Eucaristia nella cattedrale di Manila mi sento spiritualmente vicino al vescovo Salazar ed a Papa Gregorio. Lo stesso amore per il Vangelo e per il popolo filippino che ispiro essi, ha spinto anche me, attuale Vescovo di Roma, a venire nella vostra diletta terra, a proclamare il messaggio di Cristo ed a fortificarvi nella fede. E' un momento, questo, di grande gioia per me mentre celebro l'Eucaristia insieme con voi nella cattedrale di Manila, mentre uniamo i nostri cuori e le nostre voci nel proclamare le grandezze di Dio, nel dare lode e gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Lo facciamo nel ricordo dei grandi sforzi di rinnovamento compiuti da questa Chiesa locale di Manila durante il 1979, e chiedendo a Dio di portare a compimento il buon lavoro iniziato nel Sinodo arcidiocesano.

Durante questi giorni avrò lo speciale onore di beatificare uno dei vostri concittadini, Lorenzo Ruiz, padre di famiglia e laico di fede coraggiosa.

Fra tutte le manifestazioni con le quali avete commemorato il quarto centenario della Chiesa in Manila, la beatificazione di Lorenzo Ruiz e dei suoi quindici compagni martiri occupa un posto di primo piano. Possa essere altresì un incoraggiamento per tutti voi - Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici - ad imitare la santità che si trova in Cristo Gesù.


2. Ora desidero rivolgere un particolare messaggio ai religiosi - sacerdoti e fratelli - qui presenti, e, per loro tramite, a tutti i religiosi delle Filippine.

E comincio, miei fratelli, esprimendo la mia gratitudine al Signore per la vostra presenza nella Chiesa e per la vostra collaborazione alla missione della Chiesa di proclamare il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo.

Nel passo di san Giovanni or ora ascoltato, noi siamo richiamati alla essenza della vita religiosa. "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto" (Jn 15,16). Attraverso l'iniziativa del Salvatore e la vostra libera risposta Cristo è diventato lo scopo della vostra esistenza ed il centro di tutti i vostri pensieri. Per Cristo voi avete professato i consigli evangelici; e Cristo sosterrà voi nella piena fedeltà a Lui e nell'amoroso servizio della sua Chiesa.

La consacrazione religiosa è essenzialmente un atto di amore: l'amore di Cristo per voi e di ritorno l'amore vostro per Lui e per tutti i suoi fratelli.

Questo mistero è oggi proclamato nel Vangelo quando Gesù dice ai suoi discepoli: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi; rimanete nel mio amore" (Jn 15,9). Cristo vuole che voi rimaniate in Lui, per essere quotidianamente nutriti da Lui nella celebrazione dell'Eucaristia e per rimettere a Lui la vostra vita mediante la preghiera e l'abnegazione. Fiduciosi nella sua parola e confidando nella sua misericordia, voi rispondete all'amore di Cristo; scegliete di seguirlo più da vicino in castità, povertà e ubbidienza, desiderosi di partecipare più completamente alla vita e alla santità della Chiesa. Voi volete amare tutti coloro che Cristo ama come fratelli e sorelle.


3. Il mondo oggi ha bisogno di vedere il vostro amore per Cristo; ha bisogno della pubblica testimonianza della vita religiosa. Come disse una volta Paolo VI: "L'uomo moderno ascolta più volentieri i testimoni che non i maestri, e se ascolta i maestri lo fa perché essi sono dei testimoni" (Paolo VI "AAS" 66 (1974) 568). Se i non credenti di questo mondo devono giungere a credere in Cristo, hanno bisogno della vostra fedele testimonianza una testimonianza che sgorga dalla vostra completa fiducia nella generosa misericordia del Padre e nella vostra perseverante speranza nella forza della croce e della risurrezione. così gli ideali, i valori, le convinzioni che sono alla base della vostra dedizione a Cristo devono essere tradotti nel linguaggio della vita quotidiana. In mezzo al Popolo di Dio, nella comunità ecclesiale locale, la vostra pubblica testimonianza è parte del vostro contributo alla missione della Chiesa. Come dice san Paolo: "Voi siete una lettera di Cristo... scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori" (2Co 3,3).


4. Come religiosi, fratelli e sacerdoti, siete impegnati in una grande varietà di attività apostoliche; proclamazione della Parola di Dio, amministrazione dei Sacramenti, insegnamento, catechesi, cura dei malati, assistenza ai poveri e agli orfani, esercizio della carità, servizio di preghiera e di sacrificio, edificazione delle comunità locali perché riflettano il Vangelo e incarnino il Regno di Dio. Poiché voi svolgete queste attività di servizio con risoluta perseveranza, ricordate l'ammonimento di san Paolo: "Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini" (Col 3,23).

Tutte queste attività apostoliche conservano oggi la loro importanza; esse continuano a costituire la dimensione vitale dell'evangelizzazione, offrendo la testimonianza profetica dell'amore di Dio e contribuendo al pieno progresso umano. Sono sicuro che la comunità in genere, come pure la comunità ecclesiale, sarà riconoscente ai religiosi per l'aiuto che forniscono alla Chiesa nel mantenere il proprio impegno in queste diverse espressioni della sua attività pastorale.

Nello stesso tempo voi siete giustamente alla ricerca di nuove strade di testimonianza a Cristo e di servizio al popolo. La Chiesa, infatti, dev'essere attenta alle necessità degli uomini e donne del nostro tempo; non può restare indifferente ai problemi che essi affrontano né alle ingiustizie che essi soffrono. Poiché voi siete alla ricerca di nuove vie per diffondere il Vangelo e per promuovere i valori umani, vi offro il mio incoraggiamento e l'assicurazione delle mie preghiere. Al tempo stesso vi domando di osservare questa norma di condotta: ogni sforzo apostolico dev'essere in armonia con l'insegnamento della Chiesa, con le finalità apostoliche dei vostri rispettivi Istituti e con il carisma originale dei vostri fondatori. Mi sia consentito ricordarvi le mie parole al Santuario di Nostra Signora di Guadalupe: "Siete sacerdoti e religiosi; non siete dirigenti sociali, capi politici, o funzionari di un potere temporale... Non illudiamoci di servire il Vangelo se tentiamo di diluire il nostro carisma attraverso un esagerato interesse per il vasto campo dei problemi temporali" (Giovanni Paolo II "AAS" 71 (1979) 182).

E' importante che il popolo veda in voi "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1).


5. La fedeltà a Cristo nella vita religiosa esige una triplice fedeltà: fedeltà al Vangelo, fedeltà alla Chiesa, fedeltà al carisma particolare dei vostri Istituti.

Anzitutto dovete essere fedeli al Vangelo. A questo ci richiama il Concilio Vaticano Il quando dice: "La norma ultima della vita religiosa è la sequela di Cristo, quale viene insegnata dal Vangelo" (PC 2).

Perciò il vostro primo impegno è quello di ascoltare la Parola di Dio, di meditarla nel vostro cuore, e di cercare di metterla in pratica. Sforzatevi di trovare ogni giorno il tempo per meditare la Parola di Dio, fiduciosi nella sua capacità di illuminare le vostre menti e di portarvi a vivere nello spirito delle Beatitudini.

In secondo luogo, la vostra consacrazione religiosa, oltre che rafforzare la vostra dedizione a Cristo, vi lega anche inseparabilmente alla vita e alla santità della sua Sposa, la Chiesa. Nella comunità ecclesiale locale ciò assume espressione concreta. Perciò è tanto importante per voi lavorare in stretta collaborazione con il clero e il laicato della Chiesa locale, accettando volentieri l'autorità e il ministero del Vescovo locale come centro dell'unità.

In questo contesto desidero sottolineare due importanti espressioni di questo impegno verso la Chiesa locale. La prima è il rapporto tra sacerdoti religiosi e clero diocesano. I sacerdoti religiosi devono essere felici di partecipare all'apostolato della Chiesa locale, in modo disinteressato e leale insieme con i sacerdoti diocesani, i cui compiti sono chiamati a condividere non in via eccezionale, ma come regola. La seconda è il rapporto con la Conferenza episcopale nazionale. Nello spirito del documento "Mutuae Relationes" i superiori religiosi devono cercare, accettare e coltivare un dialogo franco e filiale con i Pastori, che lo Spirito Santo ha posto a reggere la Chiesa di Dio. In tal senso non potrà mai essere sottolineato abbastanza quanto importanti siano i rapporti tra la Conferenza episcopale nazionale - cui spetta eseguire e stabilire piani pastorali per il Paese - e le associazioni dei superiori maggiori religiosi, che si assumono il compito di promuovere la vita religiosa, avendo cura che questa rimanga fedele alle sue radici più profonde ed al carisma che la caratterizza.

Come religiosi voi siete in grado di dare un contributo particolare alla promozione dell'unità della Chiesa. La vostra esperienza di vita comunitaria, la preghiera comune ed il servizio apostolico svolto insieme vi preparano a tale compito. Dedicatevi alla grande causa dell'unità con rinnovato slancio, cercando, in spirito di apertura e di rispetto, di infrangere le barriere di divisione e di incoraggiare il progresso dell'armonia e della mutua collaborazione.

Infine, siate sempre fedeli ai particolari carismi dei vostri specifici Istituti. Per illustrare questo punto, desidero richiamare due avvenimenti molto significativi per la Chiesa nelle Filippine, che ricorrono quest'anno: primo, il 300° anniversario dei Fratelli delle Scuole Cristiane del de la Salle.

L'istruzione della gioventù nella fede cristiana e nelle altre materie rimane indispensabile per la missione di Cristo, proprio come quando questa Congregazione venne fondata. E la Chiesa nelle Filippine ha ricevuto grandi benedizioni attraverso le loro vite consacrate e i loro generosi servizi.

Il secondo avvenimento è la celebrazione del 400° anniversario della presenza della Compagnia di Gesù nelle Filippine. Attraverso i loro sforzi missionari, con il loro lavoro apostolico nelle scuole e nelle parrocchie, con la spiritualità di sant'Ignazio, i sacerdoti e i fratelli della Compagnia di Gesù hanno dato un grande contributo alle Filippine e in tutto il mondo.

Similmente, tutte le famiglie religiose oggi qui rappresentate, ciascuna a suo modo, hanno contribuito alla santità e alla vita della Chiesa.

Un'indicazione dell'efficacia di questo vostro contributo è stata e continua ad essere la vostra fedeltà allo spirito dei vostri fondatori, ai loro intenti evangelici ed agli esempi della loro santità. Possa questa fedeltà ai vostri rispettivi carismi essere sempre considerata come parte della vostra fedeltà a Cristo.


6. Per concludere, vorrei dire ancora una volta che la vostra vita consacrata e la vostra partecipazione al Vangelo mi riempiono di gioia, come Pastore della Chiesa universale. Sono venuto in questa Cattedrale per celebrare con voi e con l'intera comunità ecclesiale la santità della Chiesa di Cristo e le meraviglie di grazia che in questa arcidiocesi si sono compiute nel corso dei quattro secoli di evangelizzazione. La mia preghiera è che la commemorazione di questo anniversario sia per voi un ulteriore incentivo a dare il vostro specifico contributo come religiosi alla vita di questa Chiesa locale ed anche alla vita della Chiesa di tutto il Paese. Prego affinché questo zelo religioso continui, così come nei quattro secoli passati, a servire fedelmente il Popolo di Dio con la parola e l'azione. E grazie al vostro esempio generoso e gioioso, possano i giovani trovare incoraggiamento nel portare avanti le tradizioni in questa nuova epoca di grazia.

La Vergine Maria, Madre e modello di tutti i religiosi, vi assista con le sue preghiere. Sia Essa la vostra guida costante nel cammino della fede verso il Padre celeste, e vi aiuti a raggiungere il vostro obiettivo più alto: l'unità dell'amore in Nostro Signore Gesù Cristo.

Data: 1981-02-17
Martedi 17 Febbraio 1981



Messaggio al Presidente e alla Nazione Filippina

Titolo: Le grandi qualità del popolo filippino fondate in una solida tradizione cristiana

Signor Presidente,

1. E' una gioia trovarmi nelle Filippine, e il suo gentile invito a venire a Palazzo Malacanang mi onora grandemente. Colgo questa occasione per esprimerle la mia sincera gratitudine per tutto ciò che lei ha fatto per la riuscita di questa visita, come pure per la sua generosa collaborazione nel rendere disponibili per me i molti mezzi e servizi che mi permettono di viaggiare nelle varie parti del Paese e di incontrare più gente possibile in queste belle isole. Considero il mio soggiorno fra il popolo Filippino come una occasione unica per imparare di più circa i risultati ottenuti e le aspirazioni di questa cara nazione, per portare personalmente un saluto fraterno alle nazioni dell'Asia, e per offrire sostegno e incoraggiamento alle Chiese locali di questo continente. L'entusiastica accoglienza che il suo popolo mi ha riservato in questo primo giorno della mia visita mi fa percepire la piena misura del mio amore pastorale e del mio interesse per il popolo Filippino. Una volta ancora, ringrazio Lei e attraverso Lei, tutti i suoi concittadini. Maraming salamat po! (Grazie tante Signore!).

Caro popolo delle Filippine,


2. Nel mio desiderio di conoscere personalmente i grandi popoli dell'Asia, ho voluto che la mia prima visita papale fosse alle Filippine. Vengo qui ripercorrendo i passi di Paolo VI, la cui memorabile visita a questa terra è ancora ricordata, ne sono certo, con amore e gratitudine, e la cui ispirata presenza ancora vive nel cuore e nella mente del popolo Filippino.

Vengo qui perché è desiderio del mio cuore celebrare con i miei fratelli e le mie sorelle la comune fede che unisce il popolo cattolico di questo Paese con la Sede di san Pietro in Roma. Nello stesso tempo ricordo con soddisfazione e piacere le amichevoli relazioni fra le Filippine e la Santa Sede. Queste sono davvero una degna espressione dell'affetto speciale del vostro popolo per il Vescovo di Roma.

Alla nazione filippina è dovuto un onore particolare dato che, dall'inizio della sua cristianizzazione, dal momento in cui Magellano pianto la Croce a Cebu 460 anni fa, il 15 aprile 1521, attraverso i secoli, il suo popolo è rimasto fedele alla fede cristiana. Con un risultato che rimane senza paragoni nella storia, il messaggio di Cristo si radico nei cuori della gente in un brevissimo periodo di tempo, e la Chiesa fu così saldamente piantata in questa nazione di 7.000 isole e numerose comunità tribali ed etniche. La ricca diversità geografica ed umana, le varie tradizioni culturali, e lo spirito di gioia e di solidarietà del popolo, insieme con i frutti degli sforzi dei missionari, si sono armonizzati con successo e hanno formato, attraverso periodi che non sono stati talvolta privi di ombre e debolezze, una chiara identità nazionale che è inequivocabilmente filippina e veramente cristiana. L'attaccamento alla fede cattolica è stato messo alla prova sotto successivi regimi di dominio coloniale e di occupazione straniera, ma la fedeltà alla fede e alla Chiesa è rimasta irremovibile, anzi è cresciuta più forte e più matura.


3. Bisogna rendere il debito omaggio a questo risultato ottenuto dal popolo Filippino; ma ciò che voi siete crea anche un obbligo e conferisce una specifica missione alla nazione. Una nazione che ha mantenuto la fede cattolica forte e vibrante attraverso le vicissitudini della sua storia, l'unica nazione in Asia che è cristiana circa al novanta per cento si assume, proprio per questo fatto, l'obbligo non solo di conservare la sua eredità cristiana ma anche di testimoniare i valori della sua cultura cristiana di fronte al mondo intero. Sebbene piccola per estensione territoriale e per popolazione rispetto ad alcuni dei suoi vicini, la nazione filippina ha senza dubbio un ruolo speciale nel consesso delle nazioni, in ordine al consolidamento della pace e della comprensione internazionale, e più in particolare nel mantenere la stabilita nel Sud-Est asiatico, dove essa ha un compito vitale.


4. Il popolo filippino attingerà sempre la forza e l'ispirazione, di cui ha bisogno per portare avanti questo compito, dal suo nobile retaggio (un retaggio non solo di fede cristiana ma anche di ricchi valori umani e di cultura che è suo proprio). Ogni uomo e ogni donna, qualunque sia il suo stato o ruolo, deve lottare con serio impegno per preservare, approfondire e consolidare questi valori - questi doni impagabili - contro i molti fattori che seriamente oggi li minacciano.

Preservate, attraverso uno sforzo lucido e deliberato, il vostro senso del divino, la vostra pienezza di preghiera e la vostra coscienza profondamente religiosa. Preservate e rafforzate il vostro rispetto per il ruolo della donna nella casa, nell'educazione e negli altri ruoli che le competono nella vita sociale. Mantenete e rafforzate il vostro rispetto per gli anziani gli inabili e gli ammalati. Soprattutto conservate la vostra grande stima per la famiglia.

Preservate l'indissolubilità del vincolo matrimoniale.

Mantenete inviolato il diritto alla vita del nascituro e difendete fermamente la esaltante dignità della maternità. Proclamate con vigore il diritto dei genitori ad essere liberi da coercizioni economiche, sociali e politiche, quando essi si sforzano di seguire i dettami di una retta coscienza nel determinare le dimensioni della loro famiglia in accordo con la volontà di Dio.

Affermate con forza la grave responsabilità dei genitori di far crescere i loro figli secondo la loro dignità umana. Difendete i figli da influenze corruttrici e sostenete le strutture della vita familiare. Una nazione va così come va la famiglia e quando l'integrità e la stabilità della vita familiare non è esposta al pericolo, così sarà pure per la stabilità della nazione e per i compiti che essa deve assumere davanti al giudizio della storia.


5. La sfida a cui ciascuna nazione deve far fronte, e ancora di più una nazione cristiana, è una sfida alla sua stessa vita interiore. Sono sicuro che i dirigenti e il popolo delle Filippine avvertono pienamente la loro responsabilità nella costruzione di una società esemplare e sono disposti a lavorare insieme per raggiungere questo fine in uno spirito di mutuo rispetto e di civica responsabilità. E' lo sforzo comune di tutti i cittadini che costruisce una nazione veramente sovrana, dove si promuovono e si proteggono non solo i legittimi interessi materiali dei cittadini, ma anche le loro aspirazioni spirituali e la loro cultura. Perfino in situazioni eccezionali che possono a volte verificarsi, mai è lecito giustificare una qualunque violazione della dignità fondamentale della persona umana o dei diritti basilari che salvaguardano tale dignità. Una preoccupazione legittima per la sicurezza di una nazione, come è richiesto dal bene comune, potrebbe portare alla tentazione di sottomettere allo Stato l'essere umano, la sua dignità e i suoi diritti. Ogni apparente conflitto fra le esigenze di sicurezza e quelle dei diritti fondamentali dei cittadini deve essere risolto secondo il basilare principio - sempre sostenuto dalla Chiesa - che l'organizzazione sociale esiste solo per il servizio dell'uomo e per proteggere la sua dignità e che non si può pretendere di servire il bene comune quando non si salvaguardano i diritti umani. La gente avrà fede nella salvaguardia della propria sicurezza e nella promozione del proprio benessere solo nella misura in cui si sentirà veramente coinvolta e aiutata nella sua stessa umanità.


6. La mia speranza e la mia preghiera è che tutto il popolo filippino e i suoi dirigenti non cessino mai di fare onore al loro impegno per uno sviluppo che sia pienamente umano e che superi situazioni e strutture di disuguaglianza, ingiustizia e povertà nel nome del carattere sacro dell'umanità. Prego affinché tutti vogliano lavorare insieme con generosità e coraggio, senza odio, lotta di classe o conflitti fraticidi, resistendo a tutte le tentazioni di ideologie materialistiche o violente. Le risorse morali dei Filippini sono dinamiche, e sono abbastanza forti per far fronte alle pressioni che sono esercitate dall'esterno per spingere questa nazione ad adottare modelli di sviluppo che sono alieni dalla sua cultura e dal suo modo di sentire. Recenti iniziative che sono degne di lode, fanno presagire bene per il futuro, dato che esse manifestano fiducia nella capacità dei cittadini ad assumere la loro giusta parte di responsabilità nella costruzione di una società che lotta per la pace e la giustizia e protegge tutti i diritti umani.

Signor Presidente, cari amici,


7. La presenza qui di tanti rappresentanti degli organismi di governo nazionali e locali, della magistratura e delle forze armate mi onora grandemente, e desidero esprimere loro la grande stima in cui la Chiesa tiene coloro che sono investiti di responsabilità per il bene comune e il servizio dei loro concittadini. Quanto è esaltante la missione di coloro a cui il popolo ha affidato la guida della nazione, e nei quali esso ripone la sua fiducia per vedere realizzate quelle riforme e quei provvedimenti che mirano a strutturare una società veramente umana, dove tutti, uomini, donne e bambini ricevono ciò che è loro dovuto per vivere con dignità, dove specialmente i poveri e i meno favoriti sono oggetto del più alto interessamento da parte di tutti. Quelli che hanno incarichi di governo onorano davvero la cristianità quando appoggiano la loro credibilità su comportamenti che collocano gli interessi della comunità al di sopra di ogni altra considerazione, e considerano se stessi prima e innanzitutto come servitori del bene comune.


8. Concludendo queste brevi considerazioni, desidero lodare i pregi speciali del popolo filippino, pregi che traggono origine da una solida tradizione cristiana di fede e di amore per il prossimo. Lungo tutta la vostra storia voi avete accolto l'appello del Vangelo, l'invito alla bontà, all'onestà, al rispetto per la persona umana, e per il servizio disinteressato. Il vostro impegno per gli ideali di pace, giustizia e amore fraterno porta la promessa che il futuro di questa terra sarà in continuità con la sua storia passata. Ma la sfida è grande e riguarda ogni cittadino di questo Paese. Nessuno è esentato da una personale responsabilità. Il contributo di ognuno è importante. Ora che ci stiamo avvicinando alla fine di questo secondo millennio, voi dovete essere pronti a continuare sulla via che la fede in Cristo e il suo messaggio di amore hanno tracciato per voi. Possa la grazia di Dio sostenervi. La Beata Vergine Maria, invocata con innumerevoli titoli e venerata in santuari ed istituzioni un po' dovunque nella vostra terra, sia per sempre la cara e affettuosa Madre del popolo filippino. E che suo Figlio, Gesù Cristo, l'amoroso e misericordioso Salvatore del genere umano, vi dia il grande dono della sua pace: ora e sempre.

Mabuhay ang Pilipinas! (Viva le Filippine!).

Data: 1981-02-17
Martedi 17 Febbraio 1981


All'Episcopato Filippino e ai Vescovi asiatici riuniti a Villa san Miguel a Manila

Titolo: Parola di Dio, unità e santità: principali aspetti del ministero pastorale

Diletti fratelli in nostro Signore Gesù Cristo,

1. Sin dal mio arrivo sul suolo Filippino ho avuto occasione di affermare che la prima e principale ragione della mia visita qui è la beatificazione di Lorenzo Ruiz, il cui martirio è testimonianza della santità della Chiesa. Considero nello stesso tempo la mia visita pastorale come un pellegrinaggio al Santuario vivente del Popolo di Dio in questa terra. E oggi saluto in voi Vescovi ciascuna comunità ecclesiale che costituisce la Chiesa nelle Filippine.

Il mio pensiero va anche alle generazioni passate che hanno ricevuto e trasmesso la fede cattolica. A nome della Chiesa universale desidero esprimere la mia lode e il mio ringraziamento a Dio per questo immenso dono che il vostro popolo ha ricevuto e conservato. Rendo grazie anche per la speciale vocazione che è stata data alla Chiesa delle Filippine. Venendo da voi, è mio desiderio adempiere al mio servizio pastorale nei confronti dei fedeli della vostra terra e di tutti voi, loro Vescovi. Siamo dunque convenuti qui per ripetere l'episodio degli Atti degli Apostoli quando Pietro e gli undici si riunirono per parlare di Gesù e per riflettere sul potere del Suo Spirito. Il solo fatto di trovarmi con voi è sufficiente per trarre forza e potenza da Colui che è in mezzo a noi. Da parte mia desidero, in fedeltà a Cristo, confermarvi nella fede che possedete e proclamate.


2. La mia venuta è legata alla convinzione che la parola di Dio è potente e che, quando sia fedelmente predicata, è luce e forza per il nostro popolo. E' nella verità il fondamento della sua fede. E per questo che non cessiamo mai di comunicargli la convinzione di san Paolo: "La vostra fede non è fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio" (1Co 2,5).

Come pastori del Popolo di Dio abbiamo il ruolo di annunciare "Tutta la volontà di Dio" (Ac 20,27). Attraverso la piena proclamazione di Cristo e del suo Vangelo viene a scatenarsi una forza dolce ma irresistibile nel mondo.

Permettetemi a questo riguardo di condividere con voi due testimonianze di particolare interesse per voi in quanto Vescovi nelle Filippine.

La prima è di Paolo VI. E' la grande testimonianza che diede 10 anni or sono al Quezon Circle. Parlando di Cristo egli disse: "Sento la necessità di proclamarlo, non posso rimanere in silenzio. "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16). Sono inviato da Lui, da Cristo stesso, per fare questo, sono un apostolo, sono un testimone... devo dare testimonianza al suo nome: Gesù è il Cristo, Figlio del Dio vivente (cfr. Mt 16,16). Egli rivela il Dio invisibile, Egli è il primogenito di tutta la creazione, il fondamento di tutto ciò che è stato creato. E' il Maestro di tutti gli uomini, il loro redentore... Gesù Cristo è la nostra costante predica; è il suo nome che noi proclamiamo fino ai confini del mondo (cfr. Rm 10,18) e nei secoli (cfr. Rm 9,5)" (29 novembre 1970). Questa è stata la sua missione 10 anni or sono, e alcuni di voi erano allora presenti insieme allo scomparso Cardinale Santos e agli altri Vescovi di quel tempo. Sono convinto che in futuro un altro successore di Pietro si unirà ai vostri successori in questa stessa proclamazione della fede.

La seconda testimonianza che desidero ricordare è anch'essa molto particolare. Certamente molti di voi erano presenti ed hanno ascoltato Giovanni Paolo I dire le seguenti parole ai Vescovi filippini riuniti a Roma per la loro visita ad limina: "Da parte nostra intendiamo darvi il nostro sostegno, il nostro appoggio, il nostro incoraggiamento nella grande missione dell'episcopato; proclamare Gesù Cristo ed evangelizzare il suo popolo... una grande sfida dei nostri giorni è l'evangelizzazione completa di tutti coloro che sono stati battezzati. I Vescovi della Chiesa hanno qui una fondamentale responsabilità. Il nostro messaggio dev'essere una chiara proclamazione della salvezza in Gesù Cristo" (28 settembre 1978). Questa fu una testimonianza memorabile per i suoi contenuti e per le circostanze in cui fu data. Fu l'ultimo atto pubblico di Giovanni Paolo I; fu l'ultima ora del suo pubblico ministero. Fu la sua eredità, e fu per voi. Voglio oggi perpetuare la sua testimonianza a farla mia.


3. Questa proclamazione di Gesù Cristo e della salvezza nel suo nome è il fondamento di tutto il servizio pastorale. E' il contenuto di tutta l'evangelizzazione e di tutta la catechesi. E' un vostro merito farlo in unione con il successore di Pietro e con tutta la Chiesa. Dev'essere sempre così. La vostra unità con la Chiesa universale e l'autenticazione di tutte le vostre iniziative pastorali è la garanzia della loro efficacia soprannaturale. Questa unità era realmente la preoccupazione che spingeva san Paolo a consigliarsi affinché "non si trovasse nel rischio di correre e di aver corso invano" (Ga 2,2). Rendo grazie a Dio oggi per la vostra unità cattolica e per la forza che essa vi dà.


4. Fortificati dalla parola di Cristo e rafforzati nell'unità della sua Chiesa, siete in grado di adempiere efficacemente al vostro ministero pastorale ad imitazione di Gesù Buon Pastore. Voglio ripetere oggi il suggerimento che san Paolo ricevette nella sua consultazione. "Soltanto ci pregarono di ricordarsi dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare" (Ga 2,10). Questa potrebbe essere la caratteristica anche del vostro ministero: la preoccupazione per i poveri, per coloro che sono materialmente o spiritualmente nel bisogno. Il vostro amore pastorale abbraccerà dunque coloro che sono nell'indigenza, nell'afflizione, nel peccato.

E ricordiamoci sempre che il più gran bene che possiamo dare loro è la parola di Dio. Ciò non significa che non dobbiamo dare loro assistenza nei loro bisogni fisici, ma significa che hanno bisogno di qualche cosa di più, e che abbiamo qualche cosa di più da dare: il Vangelo di Gesù Cristo. Con grande intuizione pastorale e amore evangelico Giovanni Paolo I esprimeva anche questo pensiero succintamente nel giorno in cui mori: "Dai giorni del Vangelo, e ad imitazione del Signore, che "passo beneficando" (Ac 10,38), la Chiesa è irrevocabilmente impegnata a dare il suo contributo per alleviare la miseria e l'indigenza fisica. Ma la sua carità pastorale sarebbe incompleta se non mettesse in evidenza "esigenze ancora superiori". Nelle Filippine Paolo VI fece proprio questo. Nel momento in cui scelse di parlare dei poveri, della giustizia e della pace, dei diritti dell'uomo, della liberazione economica e sociale - nel momento in cui impegnava anche la Chiesa in modo concreto ad alleviare la miseria - egli non tacque e non poteva tacere sul "bene superiore", la pienezza di vita nel Regno dei Cieli".


5. Un altro aspetto del vostro ministero è l'interesse fraterno che avete per i vostri fratelli sacerdoti. Essi hanno bisogno di essere convinti del vostro amore; hanno bisogno del vostro esempio di santità e devono vedervi come loro guide spirituali, come araldi del Vangelo, in modo che anch'essi possano concentrare tutte le loro energie sul proprio ruolo sacerdotale nella costruzione del Regno di giustizia e pace di Cristo. A questo riguardo è importante che venga conferita ai laici la piena responsabilità che è loro specifica. Attraverso la loro attività nell'ordine temporale hanno un compito speciale da adempiere affinché avvenga la consacrazione del mondo a Dio. E' un compito elevato, e hanno bisogno che i loro Vescovi e sacerdoti li sostengano con la loro guida spirituale. Dev'essere nello stesso tempo evidente nel Corpo di Cristo, dove vi è una varietà di funzioni, che i laici sono degni di fiducia che possono compiere ciò che il Signore ha specificamente loro affidato. Sarà data così la possibilità al clero di prestare tutta la sua attenzione al precetto apostolico di dedicarsi "alla preghiera e al ministero della parola" (Ac 6,4). Lo Spirito di Dio continua a confermare queste priorità del ministero sacerdotale per ciascuna generazione nella Chiesa.


6. Riflettendo sulla Chiesa nelle Filippine, l'aspetto missionario emerge in varie maniere. Prima di tutto vi è il vostro glorioso inizio missionario quando i vostri progenitori accettarono il messaggio di salvezza che fu loro annunciato.

Riflettere su questo significa lodare Dio nella vostra storia, nella generosità dei missionari che prosegue nel presente. Riflettere sul vostro passato missionario significa accogliere la sfida a continuare con lo stesso zelo. Per comprendere il vostro destino missionario basta ascoltare il profeta Isaia il quale così vi esorta: "Guardate alla roccia da cui siete stati tagliati" (Is 51,1). Vi sono infatti molti luoghi dove il nome di Gesù non è ancora conosciuto e dove il suo Vangelo dev'essere ancora proclamato. Sarà il vostro zelo e quello dei vostri sacerdoti, con l'impegno dell'intera comunità ecclesiale, a ideare mezzi per proseguire l'evangelizzazione iniziale e la catechesi successiva di fronte ad un raccolto che e immenso. Nello stesso tempo ascolterete la chiamata di altre nazioni, specialmente dei vostri vicini in Asia: "Passa... e aiutaci" (Ac 16,9).

Non c'è dubbio: le Filippine hanno una speciale vocazione missionaria di annunciare la Buona Novella, portando la luce di Cristo alle nazioni. Questa missione dev'essere svolta con sacrificio personale, e nonostante la limitatezza delle risorse, ma Dio non sarà avaro della sua grazia e provvederà alle vostre esigenze. Paolo VI ha confermato questa vostra vocazione missionaria durante la sua visita, qui, e poi ancora ripetutamente. Sotto molti punti di vista, cari fratelli, siete veramente chiamati ad essere una Chiesa missionaria.


7. Nel vostro impegno a svolgere la vostra opera pastorale, so che avrete presenti le parole con le quali il Vangelo ricorda la chiamata degli apostoli: "Ne costitui dodici che stessero con Lui e anche per mandarli a predicare" (Mc 3,14). Potrebbe sembrare che i due aspetti della vocazione apostolica si escludano a vicenda ma non è così. Gesù vuole che restiamo con Lui e che nello stesso tempo andiamo a predicare. Siamo chiamati a essere suoi compagni e suoi amici, oltre che suoi apostoli instancabili. In una parola, siamo chiamati alla santità. Non vi può essere un efficace ministero episcopale senza santità di vita, perché il vostro ministero è modellato su quello del Pastore Supremo e Guardiano delle nostre anime, Gesù Cristo (cfr. 1P 5,4 1P 2,25).

Miei cari fratelli, nella nostra intima amicizia con Gesù Cristo troveremo la forza per l'amore fraterno, il potere di toccare i cuori annunciando un messaggio convincente. Nell'amore di Gesù troveremo il modo di costruire la comunità in Cristo e di servire il nostro popolo, offrendogli la parola di Dio.

Partecipando alla santità di Gesù eserciteremo un autentico ruolo profetico: l'annuncio della santità e la sua coraggiosa messa in pratica come esempio da seguire nella comunità ecclesiale. Per essere fedeli alla nostra tradizione, ricordiamo l'esortazione dell'apostolo Pietro a farci "modelli del gregge" (1Pe 5,3)


8. A questi importanti aspetti del nostro ministero pastorale che ho citato - parola di Dio, unità e santità - voglio aggiungere una parola finale di esortazione fraterna, eccola: confidiamo pienamente nei meriti di Nostro Signore Gesù Cristo; nel suo potere di rinnovare, per azione del suo Spirito, la faccia della terra. La nostra missione e il nostro destino, legati a quello del nostro popolo, sono nelle mani di Dio il quale ha dato ogni potere di redenzione e santificazione a Gesù Cristo. Ed è Cristo che ci dice oggi che siamo forti in Lui e sostenuti dalla sua promessa: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

Infine, come Vescovi ci sentiamo noi stessi avvolti nel dolce materno amore di Maria, Madre di Gesù e Regina degli apostoli. Sono fiducioso che Ella con la sua intercessione assisterà la Chiesa delle Filippine - e particolarmente voi miei fratelli Vescovi - nel proclamare Gesù Cristo salvezza dell'Asia e luce eterna del mondo.


9. La gioia di questo incontro è accresciuta dalla presenza degli altri Vescovi dell'Asia riuniti tutti in questa comune missione di annunciare Gesù Cristo.

Siamo giustamente soddisfatti della consapevolezza esistente nella Chiesa di oggi - grazie all'azione dello Spirito di Dio nei nostri tempi - della necessità di portare il Vangelo ad avvalersi di tutte le culture, di incarnarlo nella vita di tutti i popoli, di presentare il messaggio cristiano in maniera che sia sempre più efficace. E' un fine nobile, un fine delicato; un fine al quale la Chiesa e fermamente impegnata. Nel giorno dell'inaugurazione del Concilio Vaticano II infatti Giovanni XXIII annuncio che lo scopo principale del Concilio era di assicurare "che il sacro patrimonio della dottrina cristiana fosse più efficacemente custodito e insegnato" (11 ottobre 1962).

In tutti i vostri sforzi, cari confratelli Vescovi, per perseguire questo fine durante il periodo postconciliare, siate certi dell'appoggio della Chiesa universale che abbraccia ogni nazione sotto il cielo e annuncia lo stesso Cristo ad ogni popolo e ad ogni generazione. Siate consapevoli soprattutto dell'azione sovrana dello Spirito Santo, il quale soltanto può suscitare la nuova creazione. Per questa ragione Paolo VI poté dichiarare che "le tecniche di evangelizzazione sono buone, ma neanche quelle più progredite possono sostituire l'azione dolce dello spirito... bisogna affermare che lo Spirito Santo è il principale agente di evangelizzazione: è Lui che spinge ogni individuo a proclamare il Vangelo ed è Lui che, nella profondità delle coscienze, fa si che la parola di salvezza sia accettata e compresa" (Paolo VI EN 75).

E' a questo Spirito Santo che ci rivolgiamo umilmente per chiedere che la nostra missione di evangelizzatori sia fruttuosa per il Regno di Dio e per la gloria del nome di Gesù: "Veni Sancte Spiritus! Veni Sancte Spiritus!"

Data: 1981-02-17
Martedi 17 Febbraio 1981



GPII 1981 Insegnamenti - Preghiera alla Vergine del Perpetuo Soccorso a Baclaran