GPII 1981 Insegnamenti - Messa per la pace, Quezon Circle - Manila

Messa per la pace, Quezon Circle - Manila

Titolo: Beati gli operatori di pace

Qui al Quezon Circle abbiamo ascoltato le parole del Signore nostro Dio riportate dal profeta Isaia: "Pace, pace ai lontani e ai vicini, dice il Signore; io li guariro" (Is 57,19). E guardando oggi questa vasta assemblea, proclamo a tutti voi, vicini e lontani la pace del Signore, la pace di Cristo! Con l'apostolo Pietro io dico: "Pace a voi tutti che siete in Cristo" (1P 5,14).

1. Cari e amati fratelli e sorelle qui nelle Filippine: noi celebriamo oggi la pace del nostro Signore Salvatore Gesù Cristo: la pace che fu annunciata dagli angeli alla sua nascita; la pace che Egli comunico a tutti coloro che vennero a contatto con Lui durante la sua vita terrena; la pace che diede ai suoi apostoli quando si trovo tra loro dopo la sua Resurrezione disse: "Pace a voi!" (Jn 20,19).

Noi stiamo celebrando la pace che Cristo guadagno per voi attraverso il suo Mistero Pasquale, con la sua passione, morte e Resurrezione dai morti. Noi possiamo godere la pace perché Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo per essere nostro redentore.


2. E la pace che stiamo celebrando è la nostra redenzione dal peccato, la nostra liberazione dall'ira di Dio e dalla punizione eterna. Senza Cristo noi saremmo restati, secondo le parole di san Paolo, "figli dell'ira" (Ep 2,3). Ma in verità siamo stati liberati da Cristo; tutto è nuovo nel nostro rapporto con Dio. Cristo ci ha riconciliati con Lui "realizzando la pace con il sangue della sua croce" (Col 1,20). Siamo stati chiamati dall'oscurità del peccato alla luce meravigliosa del Regno di Dio, dove abbiamo ricevuto misericordia, grazia e pace da Gesù Cristo.


3. Attraverso l'amore di Dio non solo abbiamo ricevuto il dono della vita umana ma siamo anche diventati figli adottivi di Dio. Attraverso il grande atto di pacificazione di Cristo - il suo sacrificio sulla Croce - siamo diventati suoi fratelli e sorelle, e con Lui eredi della vita eterna. Per questa nostra nuova relazione con Dio in Cristo, la pace è ora possibile: pace nei nostri cuori e nelle nostre case, pace nelle nostre comunità e nelle nostre nazioni, pace in tutto il mondo.

Si, Gesù Cristo è il Supremo Pacificatore della storia dell'uomo, il riconciliatore dei cuori umani, il liberatore dell'umanità, il redentore dell'uomo. "Egli è la nostra pace", (Ep 2,14).


4. E' nel piano di Dio Padre che la pace che il suo amato Figlio Gesù Cristo guadagno per noi sul Calvario debba essere comunicata ad ogni essere umano, sia individualmente sia come membro della società. Questa comunicazione della pace di Cristo avviene nella Chiesa per azione dello Spirito Santo che opera attraverso la parola di Dio e i Sacramenti.

Con la fede e il Battesimo noi assumiamo una relazione con Dio che rende realmente possibile la pace. Diventiamo infatti figli di Dio e membri del Corpo di Cristo. Siamo battezzati nella morte di Cristo (cfr. Rm 6,4) - il suo grande atto di pacificazione - affinché possiamo partecipare alla sua Risurrezione e camminare in novità di vita.

Attraverso il Sacramento della penitenza Gesù ci offre perdono e pace.

Proprio per la sua importanza come Sacramento di riconciliazione, sottolineavo nella mia prima enciclica "il diritto dell'uomo ad un incontro più personale con Cristo crocifisso che perdona" (Giovanni Paolo II RH 20), e invitavo alla fedele osservanza della secolare pratica della confessione individuale. Oggi presento ancora una volta il Sacramento della penitenza come dono della pace di Cristo e del suo amore, e chiedo a voi tutti di fare ogni sforzo per cogliere questa occasione di grazia.

E l'Eucaristia, cari amici, è il culmine della nostra pace sacramentale, in cui noi presentiamo di nuovo al Padre, il sacrificio del suo Figlio e riceviamo in compenso il dono della riconciliazione e della pace, il dono di Gesù stesso.

Gesù, Principe della pace, comunica se stesso e diventa nostra pace.


5. Cari fratelli e sorelle: è davvero importante per noi comprendere in che modo Dio si pone a contatto con Cristo e ci comunica la pace di Cristo. E' estremamente importante per i genitori trasmettere ai loro figli una comprensione della fede, e un profondo apprezzamento della vita sacramentale, in modo che ciascuna generazione possa essere consapevole della pace di Cristo. Il successo della missione della Chiesa dipende sotto questo aspetto da voi; è intimamente legato alla insostituibile attività catechetica della famiglia.


6. Nello stesso tempo Cristo c'invita e ci sollecita a portare la sua pace al mondo. Questo è il modo in cui vuole che viviamo; lo ha enunciato per noi nelle Beatitudini Evangeliche: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). Siamo chiamati a trasmettere ad altri la guarigione che abbiamo sperimentato, e la riconciliazione che ci è stata data così generosamente.

E nella seconda lettura odierna ci viene detto quello che dobbiamo fare: "Rivestitevi dunque di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Sopportandovi a vicenda... Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi" (Col 3,12ss) Essendo stati perdonati, siamo chiamati a perdonare. Essendo stati giustificati dalla grazia di Dio, siamo chiamati a dare testimonianza della giustizia nella nostra vita, perché sappiamo molto bene che relazioni pacifiche possono esistere nel mondo soltanto quando la giustizia di Cristo si effonde nei cuori ed è espressa in tutte le strutture della società.


7. Ma per comunicare la pace secondo le parole di Cristo, dobbiamo vivere quella pace. Nelle parole dell'apostolo Paolo, "La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo" (Col 3,15). Si, cari fratelli e care sorelle, dev'esservi pace nelle nostre famiglie, tra mariti e mogli, tra genitori e figli; pace nelle nostre comunità, pace nelle nostre parrocchie e nelle nostre Chiese locali; pace nella società e in tutta la terra: pace nei cuori dei ministri di Cristo, nei cuori dei religiosi e dei laici, nei cuori di tutti quelli che abbracciano il suo Vangelo d'amore.


8. Solo allora la nostra proclamazione e comunicazione di pace potrà essere efficace: pace ai poveri e ai ricchi, pace ai giovani e ai vecchi, pace ai malati e ai sofferenti, ai prigionieri e a tutti quelli che piangono. Pace a tutti quelli che sono schiacciati dal peso del peccato, e a quelli che inciampano sotto il peso della loro croce. Pace a tutti quelli che servono con noi in nome di Cristo e per la gloria del suo Padre. Pace a tutti i nostri fratelli e sorelle in Cristo, a tutti gli uomini: la pace di riconciliazione, di giustizia, di libertà dalla paura, di liberazione dalla oppressione e dal peccato, di liberazione dalla morte eterna. La pace del Regno di Cristo, la pace della speranza, la pace di Gesù stesso. Miei amati, questa è realmente la pace che io vi proclamo oggi, a tutti quelli che sono vicini e lontani: la pace del Regno di Dio, la pace di Cristo.


9. La pace è vostra come dono del Signore, come responsabilità e come sfida.

Ascoltiamo Gesù, oggi e tutti i giorni della nostra vita. Egli parla ai nostri cuori, quando dice: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio". così sia.

Data: 1981-02-19
Giovedì 19 Febbraio 1981


Cebu City, Auditorio del Sacro Cuore: Incontro con i sacerdoti e i seminaristi

Titolo: Voi siete gli eredi dei missionari che evangelizzarono questi isole

Cari sacerdoti e seminaristi, Vi saluto nel Nome di Gesù! E' una gioia per me essere con voi e attraverso voi salutare i sacerdoti di tutte le Filippine e benedire e incoraggiare i seminaristi dovunque in questa nazione.

1. "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace, messaggero di bene, che annunzia la salvezza, che dice a Sion: "Regna il tuo Dio!"" (Is 52,7). Queste parole del profeta Isaia subito vengono in mente quando ricordiamo lo zelo apostolico di quei sacerdoti missionari che più di quattro secoli fa incominciarono a predicare il Vangelo della salvezza alla popolazione di queste isole. L'opera misteriosa della grazia di Dio rese i loro cuori ansiosi e mosse i loro piedi, finché pace e salvezza furono annunziate in questa terra. Pensate al sacerdote domenicano Fra Domingo de Salazar. Egli lascio la nativa Spagna per andare prima in Venezuela, poi nel Messico, brevemente in Florida e infine nelle Filippine. Qui divenne il primo Vescovo di questa terra: a Manila nel 1578; qui predico la Buona Novella, non solo alla popolazione di queste isole, ma anche ai suoi connazionali, per convincerli che il Vangelo del Signore significa giustizia e non schiavitù per il popolo che erano venuti a colonizzare.

Fu ancora lui, il Vescovo Domingo de Salazar che, al suo ritorno in Spagna, raccomando la fondazione della provincia ecclesiastica della Filippine.


2. Voi siete gli eredi del compito missionario iniziato da Fra Domingo e dai primi evangelizzatori di queste isole: i sacerdoti agostiniani, francescani, gesuiti e domenicani i cui piedi evangelizzanti saranno per sempre chiamati belli. Rendendo omaggio a quei missionari e a tutti gli altri missionari - a quelli di ogni generazione nelle Filippine, inclusa l'attuale generazione - lodo la grazia di Dio che li ha sostenuti nel loro zelo per il suo Regno. Nel misterioso disegno di Dio siete stati chiamati da Cristo per essere messaggeri di lieti annunzi nella vostra patria. Insieme riflettiamo su questa missione sacerdotale che oggi è vostra, miei fratelli sacerdoti, e per la quale, cari seminaristi, dovete diligentemente prepararvi.


3. La fede in Gesù Cristo, che è Signore per sempre, e la risposta alla quale Dio invita quando manda la sua parola sulla terra. La fede nel cuore della vocazione del sacerdote anima il suo ministero ed è fondamento della testimonianza della sua vita. Nella lettera ai Romani, san Paolo dice: "Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza... Ora come potranno invocarlo senza aver prima creduto in Lui? E come potranno credere senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?...

Come sta scritto: "Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!"".. La fede, dipende, dunque, dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo" (Rm 10,9-17).


4. Predicare la parola di Dio: questa è l'opera di ogni generazione. La "fede che viene dall'ascolto" è una risposta sollecitata da Dio stesso, una risposta che guida gli uomini a confessare con le labbra che Gesù è Signore e a diventare suoi discepoli. La proclamazione della parola e la risposta della fede stabilisce l'incontro iniziale, la comunità fondamentale della Chiesa. E' per questo incontro che l'apostolo sacerdote è "mandato" a predicare: "in persona Christi" offre il sacrificio dell'Eucaristia, che riassume l'intera proclamazione della parola e nel quale l'invito stesso di Cristo a credere e ad essere edificati entro la Chiesa e continuamente udito dal suo popolo. Come insegna il Concilio Vaticano: "ln virtù della sacra ordinazione e della missione che ricevono dai Vescovi, i presbiteri sono promossi al servizio di Cristo Maestro, Sacerdote e Re. Partecipando al suo ministero per il quale la Chiesa qui in terra è incessantemente edificata in Popolo di Dio, Corpo di Cristo e Tempio dello Spirito Santo" (PO 1).


5. Questa Chiesa è missionaria per sua natura (cfr. AGD 2). Tutti i cristiani che credono e sono fatti uno in Cristo condividono lo stesso compito missionario di servizio apostolico al mondo. Ma "udire" la chiamata alla fede - la parola di salvezza - deve essere un costante invito alla conversione e al rinnovamento all'interno della Chiesa stessa ed è così per gli Apostoli e i loro successori nell'Episcopato, insieme ai sacerdoti loro collaboratori, a cui il Signore ha affidato il compito di guidare il suo popolo missionario. Per il disegno stesso di Dio, la Chiesa non può esistere senza questi uomini apostolici "mandati" a predicare, per essere nella Chiesa stessa un segno sacramentale della fondamentale e perenne chiamata a "credere nei nostri cuori" che Gesù è Signore.


6. Oggi vi sono alcuni che ignorano o fraintendono questa importante dimensione della natura della Chiesa e suggeriscono che solo diminuendo l'importanza del sacerdozio il laicato può avere pienamente il suo posto nella Chiesa. Forse ciò è dovuto a una eccessiva reazione verso quei sacerdoti che, o per umana fragilità o per spirituale cecità, non hanno preso a cuore la profonda lezione data da Gesù quando replico alla richiesta della madre di Giacomo e Giovanni: "I capi delle Nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse, i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt 20,25-28).

Nondimeno, un atteggiamento che vede opposizione o rivalità fra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio dei fedeli non riesce a comprendere il disegno di Dio nell'istituire il Sacramento dell'Ordine Sacro nella sua Chiesa. La Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa insegna chiaramente che "quantunque essi differiscano l'uno dall'altro essenzialmente e non solo nel grado, il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico sono tuttavia ordinati l'uno all'altro. Poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo" (LG 10). Nel sacerdozio ministeriale dell'Ordine Sacro, Dio ha posto nella sua Chiesa un segno visibile, mediante il quale il dialogo divino da Lui iniziato - la parola della salvezza che sollecita la risposta di fede - è sacramentalmente e quindi efficacemente rappresentato. Il sacerdozio è quindi un sacramento la cui "celebrazione" riguarda la Chiesa intera e tutta la Chiesa - laicato e clero ugualmente - deve aver cura che la sua "celebrazione" non sia diminuita attraverso incomprensioni o inopportuno zelo per la moltiplicazione di ministeri intesi come una sostituzione del sacerdozio ministeriale.


7. Gesù è Signore! Questa proclamazione della parola raggiunse il momento più perfetto nell'Eucaristia: "Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla Sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati... Per questo l'Eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (PO 5).

La celebrazione dell'Eucaristia è il cuore del ministero sacerdotale e della vita cristiana, perché è il servizio dell'amore di Cristo stesso che si immola. Attraverso ogni Eucaristia la Chiesa continua ad essere costruita in forma nuova e a ricevere la sua forma definitiva. Cristo, attraverso il ministero dei suoi sacerdoti, riunisce insieme tutti i suoi discepoli, li unisce nel suo amore e li invia per essere i portatori dell'unità e dell'amore del banchetto eucaristico come esempio e modello di ogni comunità umana e di ogni servizio.


8. Miei fratelli sacerdoti, questa Chiesa missionaria, questo popolo eucaristico conta su di voi per la proclamazione autentica della Buona Novella. Ma se dovete essere efficaci predicatori della parola, dovete essere uomini di profonda fede, ad un tempo ascoltatori e operatori della parola. Con san Paolo, dobbiamo sempre dire: "Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi siamo i vostri servitori per amore di Gesù" (2Co 4,5). Per questa ragione non dobbiamo mai cessare di esaminare con cura come viviamo la nostra vita sacerdotale, per evitare che essa diventi una controtestimonianza che sfiguri la presenza sacramentale che il Signore vuole da noi realizzata nella e per la sua Chiesa.


9. A tale scopo vi offro oggi tre brevi riflessioni su come vivere la vita sacerdotale in conformità al pensiero e al cuore di Cristo.

In primo luogo, Gesù ha chiamato i sacerdoti a una speciale intimità con Lui. La natura stessa della nostra missione lo richiede. Se dobbiamo predicare Cristo e non noi stessi, dobbiamo conoscerlo intimamente nelle Scritture e nella preghiera. Se dobbiamo guidare gli altri verso l'incontro e la risposta della fede, la nostra propria fede deve essere una testimonianza. Nelle Sacre Scritture, la parola di Dio è sempre dinanzi a noi. Facciamo dunque delle Scritture il nutrimento della nostra preghiera quotidiana e il soggetto del nostro regolare studio teologico. Solo in questo modo ci è dato di possedere la parola di Dio - ed essere posseduti dal Verbo - in quell'intimità riservata a coloro ai quali Gesù disse: "Vi ho chiamati amici" (Jn 15,15).

La seconda considerazione che desidero offrirvi concerne l'unità del sacerdozio. I Padri del Concilio Vaticano II ci ricordano che "tutti i presbiteri, insieme ai Vescovi, partecipano dello stesso e unico sacerdozio e ministero di Cristo, in modo tale che la stessa unità di consacrazione e di missione esige la comunicazione gerarchica dei presbiteri con l'ordine dei Vescovi" (PO 7). Questa unità deve prendere forma concretamente nella presa di coscienza che i sacerdoti, diocesani e religiosi, formano un unico presbiterio intorno al loro Vescovo. La collegialità che descrive l'unione di fede e la partecipazione di responsabilità dell'intero Ordine Episcopale col Vescovo di Roma si riflette per analogia nell'unità dei sacerdoti con il loro Vescovo e fra loro nella comune missione pastorale. Non dobbiamo sottovalutare l'importanza di questa unità del nostro sacerdozio per l'effettiva evangelizzazione del mondo. Il segno sacramentale dello stesso sacerdozio non deve essere frammentato o individualizzato: noi formiamo un sacerdozio per l'effettiva evangelizzazione del mondo. Il segno sacramentale dello stesso sacerdozio non deve essere frammentato o individualizzato: noi formiamo un sacerdozio - il sacerdozio di Cristo - al quale la nostra armonia di vita e il nostro servizio apostolico devono dare testimonianza. La fondamentale unità dell'Eucaristia offerta dalla Chiesa richiede che tale unità sia vissuta come una visibile realtà sacramentale nella vita dei sacerdoti. La notte prima della sua morte, Gesù invoco il suo Padre celeste: "Prego anche per quelli che per la loro parola crederanno in me, perché tutti siano una cosa sola. Come Tu Padre, sei in me ed io in Te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato" (Jn 17,20-21) La nostra unità nel Signore, sacramentalmente visibile al centro dell'unità stessa della Chiesa, è una condizione indispensabile per l'efficacia di tutto ciò che facciamo: la nostra predicazione della fede, il nostro servizio dei poveri come un'opzione preferenziale, i nostri sforzi nella costruzione di basilari comunità cristiane come unità vitali del Regno di Dio, la nostra opera per promuovere la giustizia e la pace di Cristo, tutti i nostri vari apostolati parrocchiali, ogni sforzo per fornire una guida spirituale al nostro popolo, tutto ciò dipende totalmente dalla nostra unione con Gesù Cristo e la sua Chiesa.

In terzo luogo desidero riflettere con voi sul valore di una vita di autentico celibato sacerdotale. E' difficile sopravvalutare la profonda testimonianza alla fede che un sacerdote dà mediante il celibato. Il sacerdote annunzia la Buona Novella del regno come persona che ha il coraggio di rinunziare alle particolari gioie umane del matrimonio e della vita di famiglia per dare testimonianza alla sua "convinzione riguardo alle cose che non si vedono" (cfr. He 11,1). La Chiesa ha bisogno della testimonianza del celibato abbracciato volentieri e vissuto con gioia dai suoi sacerdoti per amore del regno. Il celibato non è affatto marginale nella vita del sacerdote: dà testimonianza a una dimensione di amore modellata sull'amore di Cristo stesso. Quest'amore parla chiaramente il linguaggio di ogni amore genuino, il linguaggio del dono di sé per amore del diletto; e il suo perfetto simbolo e per sempre la Croce di Gesù Cristo!


10. Miei cari seminaristi! Tutto quel che ho già detto ai miei fratelli sacerdoti l'ho detto avendo in mente anche voi. Questo prezioso tempo di formazione in Seminario vi è dato in vista di una solida base per l'opera che vi aspetta come sacerdoti. Potete esser certi che l'intera Chiesa guarda con orante attesa alle vostre persone affinché le parole rivolte a voi dal Signore - "Vieni e seguimi" - vi si radichino sempre di più. E quanto è vero per tutto il Popolo di Dio è tanto più vero per questi sacerdoti dei quali vi preparate ad essere compagni nella predicazione della parola di Dio. I sacerdoti sanno bene quanto lavoro c'è da fare e "hanno pregato il Signore della messe che mandi operai nella sua messe" (Mt 9,37). Essi ora si rallegrano nel vedere in voi una risposta alla loro fervente preghiera. Perciò voi seminaristi siete già uniti con i sacerdoti in questa preghiera per un incremento di vocazioni sacerdotali. A quei giovani nei quali il Signore sta anche ora spargendo i semi nascosti di questa vocazione, voi dovete offrirvi come compagni e guide e dovete essere desiderosi di mostrar loro l'esempio della vostra intima unione con Gesù e del vostro zelante servizio apostolico per il suo popolo.

Si, dovete sempre avere Gesù davanti agli occhi. Egli è la vera ragione per cui siete in Seminario: infatti non può mai essere un motivo di carriera o di prestigio, ma solo per prepararvi un ministero di servizio basato sulla Parola del Signore. Gesù vi ha scelti per portare la luce della sua Parola ai vostri fratelli e sorelle. Potete vedere, dunque, come sia importante, per voi personalmente, conoscere la parola di Dio, abbracciarla con tutte le sue sfide di amore e di sacrificio e, come Maria, meditarla nei vostri cuori (cfr. Lc 2,51). Il Seminario esiste per prepararvi alla vostra missione di proclamare la santità e la verità dell'lncarnata Parola di Dio. Ma, se il Seminario deve effettuare il suo intento a vostro riguardo, voi dovete aprire i vostri cuori in generosità allo Spirito di Dio, affinché Egli possa formare Gesù in voi.


11. Gesù è Signore! Come ci assicura san Paolo, "Nessuno può dire "Gesù è Signore" se non nello Spirito Santo" (1Co 12,3). Abbiamo fiducia nella guida dello Spirito Santo per tutta la Chiesa e nel suo potere che è attivo nel nostro ministero sacerdotale. Con fiducia e instancabile zelo predichiamo la Parola di Cristo, in modo da portare spontaneamente sulle labbra dei nostri fratelli e sorelle la parola del profeta: "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace, messaggero di bene, che annunzia la salvezza dice a Sion: "Regna il tuo Dio!"".

Possa Maria, Regina del Clero, Madre dei sacerdoti e dei seminaristi, aiutarvi a riporre la vostra completa fiducia in quel medesimo Spirito Santo per opera del quale Ella divenne la Madre di Gesù che è Signore per sempre!

Data: 1981-02-19
Giovedì 19 Febbraio 1981


Cebu City, aeroporto di Lahung: omelia alla Messa per le famiglie

Titolo: L'insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la famiglia è oggi, come ieri, fedele a Cristo

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

1. Trovandomi in questa importante città, nota come la culla del cristianesimo nelle Filippine, desidero esprimere al Signore della storia la mia gioia profonda e il mio sentito ringraziamento. Il pensiero che per 450 anni la luce del Vangelo è brillata sempre viva in questo Paese e sul suo popolo. è motivo di grande esultanza. Quattro secoli e mezzo di fruttuosa interazione tra cultura locale e messaggio cristiano hanno avuto come risultato quella armoniosa fusione chiamata "cultura cristiana Filippina". Tutti i cristiani che giungono qui da ogni parte del mondo si trovano a casa loro, in mezzo a persone che condividono con loro le medesime aspirazioni e la stessa speranza, che trovano il loro fulcro in Gesù Cristo. Sia lodato il Nome di Gesù per quello che il suo amore ha forgiato! La provvidenza di Dio nelle Filippine è stata veramente meravigliosa.

L'evangelizzazione che è iniziata nel sedicesimo secolo non è stata qualcosa di puramente accidentale. La grazia divina era già all'opera quando il popolo di questa regione ha avuto il suo primo contatto con l'immagine del santo Nino. E' un importante avvenimento storico, ricco di significato religioso, il fatto che il 1° gennaio 1571, il villaggio regale di Sugbu sia stato ribattezzato "Villa del santo Nino", e con ciò che la prima città delle Filippine sia stata posta sotto la protezione del Bambino Gesù.


2. La Provvidenza divina ci ha permesso di essere qui oggi, per poter offrire un Sacrificio di lode e ringraziamento al nostro Padre celeste per i quattro secoli e mezzo di cristianesimo in questo Paese. Tutta la Chiesa ringrazia Dio, perché il popolo "che un tempo era lontano è diventato vicino grazie al sangue di Cristo" (Ep 2,12-13). Essa ringrazia Dio per i 450 anni in cui il suo nome è stato qui glorificato, perché gli è stata offerta un'autentica adorazione, perché la Vergine Maria è stata venerata con devozione e con amore, e perché milioni di persone sono rinate in Cristo. Le indimenticabili celebrazioni che si sono tenute ieri a Manila in onore del protomartire filippino, il beato Lorenzo Ruiz ci hanno dimostrato con vigore che la fede cristiana ha messo radici profonde nel suolo delle Filippine.

La Chiesa è particolarmente grata a Dio che la piccola comunità cristiana di Sugbu, sotto la protezione di Gesù Bambino, sia diventata oggi una fiorente arcidiocesi di due milioni di anime, quasi tutte cattoliche, con un clero attivo e zelante, sia diocesano che religioso, con uomini e donne religiosi ed impegnati, e con un numero incoraggiante di seminaristi. Sono anche profondamente felice di apprendere che esistono numerose istituzioni ed organizzazioni cattoliche e movimenti laicali. Si può dire davvero che la crescita nella fede e nella vita cristiana è stata fino ad oggi una caratteristica costante della Chiesa di Cebu, come pure di tutta la Chiesa delle Filippine. Il glorioso passato ci infonde una grande speranza per il futuro. Gli armoniosi rapporti, sotto la guida del Card. Julio Rosales, dell'Arcivescovo coadiutore e del Vescovo ausiliare, fra la gerarchia ed il clero sia diocesano che religioso; il profondo impegno nell'evangelizzazione da parte dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici; l'esistenza di un solido senso ecclesiale e la profonda religiosità della gente: tutto ciò costituisce una grande forza spirituale per la costituzione a Cebu di una Chiesa dinamica.


3. Amati fratelli e sorelle in Cristo, la venerazione secolare del santo Nino qui a Cebu, è lo spunto oggi, per parlarvi della famiglia. Il piccolo Gesù è nato dalla Vergine Maria è vissuto in una famiglia, e fu proprio nella famiglia di Nazareth che egli inizio la missione che il Padre gli aveva affidato. "Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio" (Is 9,5). In Lui e sorta una nuova era, in Lui il mondo è stato ricreato, in Lui è stata offerta all'umanità una nuova vita, una vita redenta da e in Cristo.

Poiché il Creatore vuole che la vita abbia origine dall'amore di un uomo e di una donna uniti dal vincolo matrimoniale, e poiché Cristo ha elevato questa unione sponsale alla dignità di sacramento, noi dobbiamo guardare alla famiglia, alla sua natura e alla sua missione, sotto la viva luce della nostra fede cristiana. Con legittimo orgoglio possiamo affermare che l'insegnamento odierno della Chiesa sul matrimonio e la famiglia è stato il suo insegnamento costante in fedeltà a Cristo. La Chiesa cattolica ha sempre insegnato - e lo ripeto qui con la convinzione che mi viene dal mio compito di Pastore supremo e Maestro - che il matrimonio è stato stabilito da Dio; che il matrimonio è un contratto d'amore fra un uomo e una donna; che il legame che unisce moglie e marito è indissolubile per volontà di Dio, che il matrimonio fra i cristiani è un sacramento che è il simbolo dell'unione di Cristo e della sua Chiesa e che il matrimonio deve essere aperto alla trasmissione della vita umana.


4. Quando Gesù inizio la sua vita pubblica, predicando e risanando, venne affrontato un giorno da alcuni farisei, che desideravano interrogarlo sul matrimonio. Gesù rispose, con chiarezza e fermezza riaffermando quanto avevano detto le Scritture "Ma dall'inizio della creazione Dio li creo maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.

Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto" (Mc 10,6-9). Creandoli maschio e femmina Dio ha stabilito la complementarità dei sessi, così un uomo lascia il padre e la madre per congiungersi a sua moglie in quell'unione di amore che abbraccia tutti i livelli dell'umana esistenza. Questa unione d'amore fa si che l'uomo e la donna crescano insieme e si prendano adeguatamente cura dei propri figli. L'unione che fa di essi una sola cosa non può essere intaccata da alcuna autorità umana; è sempre al servizio dei figli e degli stessi sposi. Per questo motivo l'amore fra un uomo e una donna nel matrimonio è un amore che e allo stesso tempo fedele e fecondo. E' un amore santo, e rappresenta sacramentalmente l'unione d'amore fra Cristo e la Chiesa, come san Paolo ha scritto agli Efesini: "Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!" (Ep 5,32).


5. Per questi motivi la Chiesa non attuerà e non cambierà mai il proprio insegnamento sul matrimonio e la famiglia. Per questi motivi la Chiesa condanna ogni attentato, come la poligamia, che possa distruggere l'unita del matrimonio, ed ogni attentato, come il divorzio, che possa distruggere il vincolo del matrimonio.

Per questi motivi la Chiesa afferma anche con chiarezza che il matrimonio deve essere aperto alla trasmissione della vita umana. Dio ha voluto che l'unione d'amore fra marito e moglie fosse l'origine di nuove vite. Egli desidera condividere, come è stato, il suo potere creativo con i mariti e le mogli, affidando loro il potere di procreare. Dio desidera che questo terribile potere di procreare una nuova vita umana venga accettato, liberamente e con amore dalla coppia, nel momento in cui essa sceglie liberamente di unirsi in matrimonio.

L'essere genitori poi ha una dignità tutta particolare, garantita da Dio stesso.

Da parte mia, il mio mandato apostolico mi obbliga a riaffermare il più chiaramente e il più fermamente possibile quanto la Chiesa di Cristo insegna a questo proposito, e di ripetere con vigore la sua condanna alla contraccezione artificiale e all'aborto.


6. Proprio così: dal momento del concepimento ed in tutti i suoi successivi stadi, tutta la vita umana è sacra, perché è stata creata ad immagine e somiglianza di Dio. La vita umana è preziosa, perché è un dono di Dio, il cui amore è senza limiti; e quando Dio dà la vita, questa è per sempre. Chiunque cerchi di distruggere la vita umana nel seno materno, non soltanto viola la sacralità di un essere umano che vive, cresce e si sviluppa, e in ciò si oppone a Dio, ma attacca anche la società, poiché minaccia il rispetto per tutta la vita umana. Desidero ripetere qui quanto ho affermato nel corso della visita alla mia patria: "Se il diritto di una persona alla vita viene violato al momento del concepimento nel seno della madre, viene indirettamente inferto un colpo anche all'intero ordinamento morale, che serve a garantire gli inviolabili beni dell'uomo. Fra questi beni, la vita occupa il primo posto. La Chiesa difende il diritto alla vita, non soltanto nei confronti della maestà del Creatore, che è il primo a donare la vita, ma anche nei confronti dei beni essenziali della persona umana" (8 giugno 1979).


7. Quando la Chiesa vi pone di fronte gli ideali del matrimonio e della famiglia cristiana, quando essa insiste che l'amore fra marito e moglie e l'amore dei genitori debbono essere caratterizzati dalla generosità, essa sa che oggi sono molti i fattori che minacciano la vita della famiglia e che tentano il cuore umano.

L'egoistica ricerca del piacere, il permissivismo sessuale ed il timore di un impegno permanente sono forze distruttive. Come una buona madre, la Chiesa veglia sui suoi figli nei momenti difficili; essa veglia sulle coppie che sono in difficoltà con i suoi costanti insegnamenti. Con l'amore e la comprensione nei confronti della debolezza umana, ma anche conoscendo il potere della grazia di Cristo in ogni cuore umano, la Chiesa sfida costantemente i suoi figli. Essa li sfida a prendere coscienza della dignità del loro Battesimo e del dono della grazia sacramentale che è stata loro conferita perché possano riuscire a riflettere l'amore sacrificale di Cristo nella loro vita, di sviluppare il loro proprio amore in un'unione fedele e indissolubile e di rispondere con generosità al dono di diventare genitori. Come afferma il Concilio Vaticano Il: "L'autentico amore coniugale è assunto nell'amore divino ed è sostenuto ed arricchito dalla forza redentiva del Cristo e dall'azione salvifica della Chiesa. Perché i coniugi, in maniera efficace siano condotti a Dio e siano aiutati e rafforzati nello svolgimento della sublime missione di padri e madri" (GS 48). A tutti voi, coppie cristiane - sposi e genitori - rivolgo questo invito: camminate con Cristo! E' Lui che vi rivela la dignità del patto solenne che avete stipulato; è Lui che conferisce un immenso valore al vostro amore coniugale; ed è Lui, Gesù Cristo, che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare (cfr. Ep 3,20).


8. In una comunità cristiana, ognuno ha la responsabilità nei confronti delle famiglie. I programmi che hanno come finalità la famiglia e la dignità del matrimonio sono molto importanti: programmi che preparano i fidanzati, e programmi che aiutano gli sposi. Nei confronti dei propri figli, i genitori hanno un ruolo insostituibile, non soltanto come primi educatori nella fede e come modelli di virtù, ma anche come esempi di un fedele amore coniugale. In quella comunità di amore e di fiducia che ogni famiglia dovrebbe essere, i genitori e i figli possono essere evangelizzati ed essere allo stesso tempo strumenti di evangelizzazione. Il rispetto autentico per la vita e la dignità umana, la carità generosa e il senso del dovere e della giustizia, radicati fermamente nel Vangelo, provengono da una famiglia dove prevalgono sani rapporti fra genitori e figli e dove ogni membro della famiglia cerca di mettersi al servizio degli altri. Una famiglia dove la preghiera, il sostegno amoroso e la formazione della fede sono i principi costanti, porterà grandissimi benefici non soltanto ai membri della famiglia stessa, ma anche alla Chiesa e alla società.


9. Sono particolarmente lieto di apprendere che in tutte le Filippine l'Apostolato delle Famiglie ha ricevuto un'entusiastica approvazione ed appoggio. Desidero esprimere alla Conferenza Episcopale delle Filippine il mio apprezzamento per aver proclamato l'attuale decennio, quello che va dal 1981 al 1990, "Il decennio della famiglia" e di aver preparato un vasto programma pastorale a questo scopo.

Desidero lodare con tutto il cuore le varie organizzazioni e i movimenti che, in stretta collaborazione con la gerarchia, dedicano i loro sforzi generosi alla famiglia. Desidero incoraggiare tutti gli educatori cattolici, ma soprattutto gli stessi genitori, a dedicare una particolare attenzione all'idonea formazione del giovane in rapporto alla sessualità umana, ponendo un adeguato accento sul proposito originario del Creatore, sul potere redentore di Cristo e sull'influenza di una vita veramente sacramentale.

La delicata responsabilità dell'educazione sessuale è compito prevalente delle famiglie, dove un'atmosfera di rispetto reciproco nell'amore porterà ad una comprensione pienamente umana e cristiana del significato dell'amore e della vita.


10. E così, miei fratelli e sorelle in Cristo, miei amici di Cebu City e dei dintorni, mi accomiato da voi. Questo è stato per me un giorno indimenticabile: essere con voi, farvi partecipi dell'insegnamento di Nostro Signore Gesù Cristo sulla famiglia cristiana, e sentire il vostro reciproco amore in mezzo alla famiglia di Dio: la Chiesa. Che il santo Nino vi benedica. Maria, Madre di Gesù e San Giuseppe, suo sposo, vi assistano ed assistano tutte le famiglie delle Filippine ad essere lo specchio della santità, della gioia e dell'amore della Sacra Famiglia di Nazareth.

Pagpalain kayo nang Poong Maykapal! (Dio vi benedica!).

Data: 1981-02-19
Giovedì 19 Febbraio 1981



GPII 1981 Insegnamenti - Messa per la pace, Quezon Circle - Manila