GPII 1981 Insegnamenti - Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale - Città del Vaticano (Roma)


IOANNES PAULUS PP. II

Data: 1981-08-11
Martedi 11 Agosto 1981


Il saluto alla comunità del Policlinico "Gemelli" - Roma

Titolo: La sofferenza alimenta la Grazia della Redenzione

Cari fratelli e sorelle! Il 13 maggio, dopo l'attentato alla mia vita, ho trovato immediatamente un aiuto efficace in questa casa, che porta il nome di "Policlinico Gemelli".

Oggi, dopo tre mesi, che per la maggior parte ho trascorso tra voi, posso - dopo il felice e finale intervento subito il 5 agosto, nella festa della Madonna della Neve - ritornare a casa, affinché - dopo aver ritrovato la salute del senso clinico - io possa recuperare le forze indispensabili per l'ulteriore esercizio del mio ministero nella sede di san Pietro.

Desidero quindi, in questo momento, congedarmi da tutta questa ospitale istituzione, la quale, portando l'eloquente nome di Padre Agostino Gemelli, costituisce una parte organica collegata alla Facoltà di Medicina dell'Università stessa.

A questo punto dovrei esprimere un profondo e ripetuto ringraziamento a tanti uomini del Policlinico Gemelli - ed anche agli altri professori invitati alla collaborazione - ai quali tanto io devo per tutta la durata di questi tre mesi, iniziando da quella drammatica sera del 13 maggio. Tuttavia mi permetto di rimandare ad un'altra occasione l'espressione adeguata di tutti questi ringraziamenti.

Desidero invece, insieme con tutti coloro, ai quali è doveroso questo ringraziamento umano - ed anche insieme con quanti mi ascoltano in questo momento - rendere grazie a Dio, Creatore e Signore della vita, per la vita salvata e per la salute ristabilita anche ad opera dell'instancabile sforzo di tanti uomini altamente qualificati e pienamente dediti, ed inoltre ad opera della preghiera e del sacrificio di innumerevoli amici forse di tutto il mondo.

Ringraziando per questo dono della vita salvata e della salute ristabilita, desidero in questo momento ringraziare ancora per una cosa: infatti mi è stato dato, nel corso di questi tre mesi, di appartenere, cari fratelli e sorelle, alla vostra comunità: alla comunità degli ammalati che soffrono in quest'ospedale e, per tal fatto, costituiscono in un certo senso un organismo particolare nella Chiesa: nel Corpo mistico di Cristo. In modo speciale, secondo san Paolo, si può dire di essi che completano nella loro carne quello che manca ai patimenti di Cristo... (cfr. Col 1,24). Nel corso di questi mesi mi è stato dato di appartenere a questo organismo particolare. Ed anche per questo ringrazio cordialmente voi, fratelli e sorelle, in questo momento, quando mi congedo da voi e lascio la vostra comunità.

Certamente vi furono e sono tra di voi molte persone, le cui sofferenze, incomparabilmente superiori alle mie, da essi sopportate con amore, li avvicinano maggiormente al Crocifisso e Redentore...

Più di una volta ho pensato a questo, abbracciando tutti nella mia preghiera come vostro Vescovo... E talvolta mi è giunta la notizia di coloro, che il Signore della vita ha chiamato a sé nel corso di questi mesi...

Tutto questo ho vissuto, cari fratelli e sorelle, giorno per giorno, ed anche ciò voglio dirvi, oggi, al mio congedo. Ora so meglio di prima che la sofferenza è una tale dimensione della vita, nella quale più che mai profondamente si innesta nel cuore umano la grazia della redenzione. E se a ciascuno e a ciascuna di voi auguro di poter lasciare questo ospedale, ritrovando la salute, allora, non meno intensamente, auguro che possiate portare di qui anche quell'innesto profondo della vita divina, che la grazia della sofferenza reca con sé.

Ancora una volta, come vostro Vescovo, vi benedico con la potenza ricevuta da Cristo: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Data: 1981-08-14
Venerdi 14 Agosto 1981


Al rientro del Papa in Vaticano (Roma)

Titolo: Il Papa ritorna alla sua casa

Desidero salutare tutti con il nostro consueto saluto: Sia lodato Gesù Cristo. Voglio ringraziarvi per la vostra presenza, cominciando dagli eminentissimi Cardinali e terminando con i più piccini, bambini di otto mesi.

Ecco, grazie a Dio - alcuni hanno detto - ecco, il Papa ritorna alla sua casa. Ho risposto: un po' di pazienza, fino ad ora è arrivato solo al cortile di san Damaso. Ma, prima di tutto, sono andato a rendere omaggio a san Pietro apostolo nel suo sacrario per ringraziarlo di aver voluto mantenere questo suo successore ancora un po', nonostante tutti i rischi. Poi ho visitato anche le tombe dei miei predecessori e ho pensato che ci poteva essere una tomba in più. Ma il Signore ha fatto diversamente; e la Madonna - perché tutti ricordiamo bene che era il giorno


13 maggio - ha cooperato a quel "diversamente". Misericordia Domini, quia non sumus consumpti.

Ecco tutto quello che posso dire in questa circostanza, ringraziandovi tutti: non solamente per la vostra presenza ma soprattutto per le vostre preghiere ed il vostro amore. Non posso non sottolineare un fatto speciale: che il Signor Cardinale Decano ogni giorno si presentava al Policlinico Gemelli per esprimere il legame, la comunione, del Collegio cardinalizio con il Papa e per dire anche: il Papa non dovrebbe essere qui, dovrebbe essere in Vaticano. Sono felice oggi di poter compiere quel voto sublime di Vostra Eminenza. A tutti ancora una volta - poiché siamo in un certo periodo qualificato dal punto di vista romano, il Ferragosto, auguro un buon Ferragosto.

Data: 1981-08-14
Venerdi 14 Agosto 1981




Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria Assunta partecipa della gloria della Risurrezione



1. Sia lode a Te, Figlia di Dio Padre, / Sia lode a Te, Madre del Figlio di Dio, / Sia lode a Te, Sposa dello Spirito Santo, / Sia lode a Te, Maria, tabernacolo della Santissima Trinità! Cari fratelli e sorelle, pronunciamo queste parole con un particolare trasporto proprio oggi: nella solennità dell'Assunzione di Maria santissima. Con esse esprimiamo la gloria dell'Assunta. La esprimiamo recitando, come ogni festa, l'"Angelus Domini".


2. Infatti, già nel momento dell'annunciazione fu rivelato che la Vergine di Nazaret è il particolarissimo tabernacolo della Santissima Trinità: come Figlia eletta dal Padre Eterno ad essere Madre del suo Figlio nel mistero dell'Incarnazione. E ciò si compi con la mirabile forza sponsale dello Spirito Santo, per opera del quale il Verbo Eterno si fece carne nel suo seno materno.


3. Oggi Maria partecipa della gloria del suo Figlio, di quella gloria il cui inizio fu la sua Risurrezione. Ce lo dice san Paolo con le parole ispirate dalla lettera ai Corinzi, quando scrive: "E come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo... prima Cristo, che è la primizia; poi... quelli che sono di Cristo" (1Co 15,22-23).

E chi, più della sua Madre, appartiene a Cristo? così dunque Lei per prima partecipa della gloria della Risurrezione mediante la sua Assunzione! E questa gloria, che la Chiesa intera in Oriente ed in Occidente esprime per generazioni, io desidero professare insieme con voi, gioendo di essa come gioiscono la liturgia di oggi ed i cuori di tutti i credenti.

Ricordiamo insieme, a conforto e conferma della nostra fede, la definizione dogmatica pronunciata da Pio XII, di venerata memoria, il 1 novembre


1950: "Con l'autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Beati Apostoli Pietro e Paolo e nostra pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato che l'Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, terminato il corso della sua vita terrena, è stata assunta in corpo ed anima nella gloria celeste".


4. C'è pero nella gioia di questa professione e di questa comune preghiera un motivo supplementare. Ecco che dopo tre mesi di grave malattia, che mi ha quasi impedito di lasciare l'ospedale, posso oggi di nuovo guidare la comune preghiera dell'"Angelus" in Piazza san Pietro, dove si riuniscono non solo gli abitanti della Città Eterna, ma anche numerosi pellegrini.

Permettete che io mi serva delle parole della stessa Madre di Dio: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore" (Lc 1,46-47).

Il Santo Padre ha poi aggiunto: Desidero dirvi che recitando l'"Angelus" mi sono particolarmente unito con la comunità di Castel Gandolfo che proprio oggi celebra la festa parrocchiale a me così cara.

Anche se non mi è dato, contrariamente agli anni passati, di parteciparvi, tuttavia sono spiritualmente presente tra di voi, cari fratelli e sorelle, e insieme con voi glorifico la nostra Signora Assunta, annunciandovi con gioia che domani pomeriggio saro con voi.

(Omissis. Seguono saluti in varie lingue) (Infine il Santo Padre si è così rivolto ai pellegrini polacchi:) In modo particolarmente cordiale saluto nella giornata odierna voi, cari pellegrini dalla Polonia, cari connazionali. Sappiamo perché la festività odierna ci è particolarmente cara. Ci sono numerosi motivi, sia religiosi che storici. Ci sono i motivi legati alla vita della nazione amante della pace e del lavoro dei campi. Perciò noi chiamiamo la Madre di Dio, nel mistero della sua Assunzione al Cielo, Madre di Dio delle Erbe. Personalmente con commozione ricordo come in quel giorno benedicevo le erbe, cioè i frutti dei campi, a Ludzimierz in Podhale, oppure nella Basilica di Maria a Cracovia, come in tanti altri luoghi. E' una festa di maturità, di quella maturità che si manifesta nella menti, che hanno indirizzato la vita sociale della nostra nazione verso la nuova maturità umana, prego insieme a tutta la Chiesa in Polonia, come hanno chiesto i vescovi nel comunicato del Consiglio Generale, prego insieme a voi qui presenti ed insieme a tutti i connazionali in Polonia e nel mondo, per questa appunto maturità spirituale, sociale e patriottica. Per tutti! ed insieme a voi ringrazio la Signora Assunta per essere la luce della nostra vita qui, in terra; in modo particolare, direi, nella nostra terra polacca. Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1981-08-15
Sabato 15 Agosto 1981


Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La preghiera dell'"Angelus" ci ha unito ininterrottamente

Fratelli e sorelle carissimi!

1. Desidero ringraziare, insieme con voi, la Madre di Dio e la Chiesa per la preghiera dell'"Angelus Domini", in cui potevamo unirci insieme ogni domenica ed ogni festa. Dal 13 maggio non mi è stato dato di celebrare pubblicamente la Sacra liturgia, soprattutto la liturgia eucaristica, anche nelle più grandi festività dell'anno ecclesiastico. Non mi è stato dato di incontrarmi con voi in solenni udienze pubbliche, che in questo periodo dell'anno abitualmente attirano tanti pellegrini da tutto il mondo in Piazza san Pietro. Non mi è stato dato di visitare le parrocchie di Roma, per non parlare poi delle altre visite fuori Roma, previste in questo periodo.

E' rimasta soltanto la preghiera dell'"Angelus Domini", che ci ha uniti ininterrottamente già nella prima domenica dopo l'attentato e poi ogni domenica successiva e nelle feste. E anche se non mi era dato di guidare questa preghiera in modo visibile, ma soltanto tramite la Radio Vaticana, tuttavia questa unica espressione del legame ha avuto per me e per voi il suo significato particolare.

Perciò desidero ringraziare la Madre di Cristo e la Madre Chiesa per la preghiera dell'"Angelus Domini", che da anni appartiene al programma del servizio papale a Dio e del servizio al Popolo di Dio.


2. Dato che l'odierna domenica coincide con la memoria di santo Stefano, re d'Ungheria, padre di quella Nazione magiara e assertore e difensore della fede cristiana in quel nobile Paese, desidero indirizzare la nostra preghiera in favore di tutti i nostri fratelli e sorelle che ad esso appartengono. Ormai più di una volta nelle lettere speciali indirizzate all'Episcopato ungherese, ho espresso tale verità concernente la grande eredità di fede, di morale e di cultura che ha il suo inizio nella persona e nella missione di santo Stefano.

Ed anche oggi, insieme a voi tutti, partecipi alla nostra preghiera in piazza san Pietro, desidero raccomandare questa importante eredità - parte integrale della tradizione cristiana e della cultura europea - sia al Patrono d'Ungheria, santo Stefano, sia alla Madre di Cristo Signora di tutti i figli e figlie della diletta Nazione magiara. A quanti vivono in essa o si trovano fuori dei confini della Patria, manifesto l'assicurazione del mio cordiale pensiero, ed imploro per loro con affetto particolari benedizioni celesti.


3. Il bisogno del cuore mi ha guidato dall'ospedale policlinico "Gemelli" alla Tomba di san Pietro e mi ha spinto a celebrare qui la grande solennità dell'Assunzione di Maria Santissima.

Oggi pomeriggio mi reco a Castel Gandolfo per trascorrervi qualche settimana, allo scopo di continuare, secondo le raccomandazioni dei medici, il periodo di convalescenza fuori dell'ospedale.

La preghiera dell'"Angelus Domini", recitata ogni domenica dalla loggia di Castel Gandolfo, costituirà in seguito un momento importante del nostro incontro, fino a quando non potro assumere a pieno ritmo il mio ministero episcopale e pastorale.

(Omissis. Seguono saluti in varie lingue) (Rivolgendosi ai pellegrini polacchi il Santo Padre ha poi aggiunto:) Mi rivolgo ancora brevemente a tutti i pellegrini dalla Polonia presenti a Roma. Guardandovi penso a quelle decine di migliaia di pellegrini che sono giunti ieri a Jasna Gora, da Varsavia e dalle altre città polacche. Ringrazio loro per le preghiere per la Chiesa e per la Patria, anche nella mia intenzione. E li ricambio con la preghiera reciproca per tutti loro. Per tutti i miei connazionali, per la Patria, che è nostra madre, perché trovi il suo modello nella Madre di Cristo. Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1981-08-16
Domenica 16 Agosto 1981


Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nasca negli uomini il desiderio della pace



1. "O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, si che abbia a riceverne il contraccambio? Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli" (Rm 11,33-36).

Quest'inno, è risuonato ininterrottamente nel Cuore di Maria durante il tempo della sua vita terrena e perdura in modo incomparabile nell'eternità che l'ha accolta attraverso il mistero dell'Assunzione.


2. Sulla profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio, sui suoi imperscrutabili giudizi, si fonda il fatto che Colei, la quale non soltanto si è chiamata "la serva del Signore" ma lo fu in realtà, sia nel momento dell'Annunciazione su cui meditiamo recitando l'"Angelus", sia anche nel momento dell'elevazione alla gloria, ottenne una parte singolarissima nel suo Regno. Di questa elevazione di Maria ci parla la recente solennità dell'Assunzione, come anche la liturgia di ieri del suo "incoronamento" nella gloria: memoria della Beata Vergine Regina.

Non si è avverata proprio in Lei - e soprattutto in Lei - la verità secondo cui "servire" Dio vuol dire "regnare"?


3. Un tale "regnare" ci insegna Cristo come programma della vita cristiana. A questo proposito troviamo uno splendido insegnamento nei documenti del Concilio Vaticano II, in particolare nella Costituzione sulla Chiesa. Fissando quindi lo sguardo sul mistero dell'Assunzione di Maria, del suo "incoronamento" nella gloria, impariamo quotidianamente a servire. Servire Dio nei nostri fratelli.

Esprimere nell'atteggiamento di servizio la "regalità" della nostra vocazione cristiana in ogni stato o professione, in ogni luogo e in ogni tempo. Tradurre nella realtà della vita quotidiana mediante tale atteggiamento la domanda "Venga il tuo Regno", che eleviamo tutti i giorni nella preghiera del Signore al Padre.


4. Che la nostra preghiera a Maria sia di nuovo un grido alla Regina della pace.

Ogni volta che, come purtroppo avviene anche proprio in questi giorni, appaiono all'orizzonte della vita dell'umanità segni che evocano in qualsiasi modo la minaccia della guerra in cui vivono i singoli Paesi e le Nazioni, nasca nei cuori di tutti gli uomini di buona volontà tanto più fervoroso il desiderio della pace, un desiderio capace di superare la minaccia della guerra e della distruzione. E proprio un tale desiderio si manifesta nella preghiera alla Regina della Pace.

(Omissis. Seguono saluti in varie lingue)

Data: 1981-08-23
Domenica 23 Agosto 1981


Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Uniamoci in preghiera davanti alla Vergine di Czestochowa



1. Oggi desidero riprendere, benché in forma breve, la serie dei miei incontri del Mercoledì, per salutare i pellegrini di ogni Nazione, che sempre numerosi vengono a visitare Roma, avvinti dal suo richiamo d'intensa elevazione spirituale, e che ora sono giunti qui a Castel Gandolfo.

Carissimi fratelli e sorelle, rivolgo a voi tutti il mio cordiale pensiero ed i miei voti di serena prosperità cristiana, avvalorandoli con l'invocazione che la Chiesa ha messo sulle nostre labbra, domenica scorsa, e che ci accompagna in questa settimana: "Signore, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e di desiderare ciò che prometti".


2. In questo giorno, 26 di agosto, la Polonia celebra la solenne festa della Vergine santissima di Czestochowa. I cuori di tutti i polacchi sono rivolti verso Jasna Gora, per attingere luce, conforto e speranza dalla loro Regina e Madre, che ha costituito per essi un costante punto di riferimento, durante i secoli, per il superamento dei loro problemi personali, familiari e sociali.

Invito anche tutti voi ad indirizzare, con la devota preghiera dell'"Angelus" le vostre menti verso la Madre di Dio, implorando la sua intercessione.


3. Oggi dobbiamo anche ricordare un altro avvenimento: l'elezione a Sommo Pontefice di Papa Giovanni Paolo I avvenuta esattamente tre anni fa. Era un uomo di profonda fede, di ardente carità, unita ad una grande semplicità e umiltà.

Preghiamo oggi il buon Papa Giovanni Paolo I particolarmente per la Chiesa, da lui tanto amata, affinché ci ottenga la grazia dell'unità e della santità.

Al termine dell'"Angelus", impartendovi la mia Benedizione, intendo benedire, insieme con voi, tutte le vostre famiglie e gli oggetti religiosi che recate con voi.

(Omissis. Seguono saluti in varie lingue) (Al termine il Santo Padre si è così rivolto ai pellegrini polacchi:) Desidero assieme a voi presentarmi dinanzi all'altare della Signora di Jasna Gora, così come mi sono presentato per tanti anni, celebrando la Santissima Eucaristia in vetta, alla presenza del Cardinale Primate e di tutto l'Episcopato.

Desidero - come per tanti anni - anche oggi da quel luogo, assieme a voi ed assieme a tutti i polacchi, raccomandare alla Signora di Jasna Gora le questioni della nostra Patria, le questioni dei nostri connazionali. Penso a quelle questioni delle quali parla specialmente l'ultimo comunicato del Consiglio Generale dell'Episcopato polacco. Penso alle questioni che suscitano la speranza, ma anche quelle che suscitano l'ansia. Oggi, in certo qual modo come nell'occasione della sagra del grano, ringraziamo il Signore per il buon raccolto.

Ma, nello stesso tempo dobbiamo pensare con ansia a tutte quelle carenze dell'approvvigionamento, che si fanno sentire quotidianamente, che rendono difficile la vita delle famiglie e di tutti, specialmente dei lavoratori.

I polacchi nutrono gratitudine verso tutti coloro che nell'anno scorso, anno difficile come sappiamo, sono accorsi in nostro aiuto, soprattutto dall'estero. E insieme si attendono da quelli il cui compito è di servire il bene comune di tutta la società, in qualsiasi carica, che questa penuria svanisca e la vita sociale in questo settore torni alla normalità.

Desidero rivolgere particolare attenzione verso quelle persone o gruppi della società, che da queste carenze di approvvigionamento sono colpite in modo particolare: ho in mente gli ammalati, ospedali, anziani, famiglie numerose. Qui desidero rivolgere un appello, un appello personale a tutti nella mia Patria, contando anche su aiuti dei singoli, l'aiuto che va da uomo a uomo - ho in mente soprattutto i giovani che accorrono con questo aiuto verso i bisognosi, i più bisognosi. Anche questo e nello spirito della solidarietà cristiana. Questa è l'espressione della verità che dall'inizio costituiva la testimonianza dei cristiani. Perché ciò che del cristianesimo nel mondo antico colpiva i pagani era proprio la verità espressa nelle parole: "Guardate loro, come si amano".

Oggi in Polonia abbiamo sicuramente bisogno della giustizia, ma c'è pure bisogno di questa carità cristiana, che farà si, che in queste circostanze difficili gli uni saranno di sostegno per gli altri. E per questo, come ho detto, prego, insieme con voi ed insieme con tutti i connazionali, dinnanzi all'altare della Signora di Jasna Gora e Czestochowa, nel giorno in cui Lei celebra la sua festa, in certo qual modo, il suo onomastico.

In unità con i Vescovi li presenti di cuore benedico tutti coloro che sono qui e tutti coloro che sono in Patria.

Data: 1981-08-26
Mercoledì 26 Agosto 1981


Ai giovani pellegrini irlandesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il vero amore determini il vostro futuro

Cari amici, fratelli e sorelle in Nostro Signore Gesù Cristo.

Non potevo lasciarvi partire senza incontrarmi ancora una volta con voi, senza trascorrere almeno alcuni momenti in vostra compagnia. Desidero assicurarvi ancora una volta del mio affetto per voi, e della speranza e fiducia che ripongo in voi e in tutti i giovani d'lrlanda. Il futuro vi appartiene e voi proprio ora siete nel momento in cui dovete compiere le scelte più importanti riguardo al vostro personale futuro e riguardo a quello degli altri.

Gerard e Mona hanno contratto oggi un vincolo che li impegna l'uno verso l'altro e verso il futuro. Io auguro loro ogni benedizione nella loro vita insieme. So che anche voi augurate loro ogni felicità. Il nostro augurio è che possano essere sempre capaci di mettere in pratica, con l'aiuto di Dio, l'impegno che hanno assunto oggi davanti a nostro Signore ed alla Chiesa. E questi nostri auguri, vostri e miei, si rivolgono anche a tutti coloro tra voi che nei prossimi anni contrarranno lo stesso impegno.

Ci sono poche decisioni che influiranno sul vostro futuro in misura paragonabile all'impegno che assumete nel matrimonio. Quando voi promettete amore, fedeltà e virtù nel matrimonio, fate molto più che confermare quanto è nei vostri giovani cuori in quel momento: voi ponete le fondamenta per una compagnia che durerà tutta la vita e per una famiglia; e il futuro della Chiesa e della società civile dipenderà largamente da ciò che viene costruito su quelle fondamenta.

A Limerick ho detto: "L'amore autentico e la grazia di Dio non potranno mai lasciare che il matrimonio diventi una egocentrica relazione tra due individui". L'amore autentico è effusivo, non è egoista. Assicura il più pieno rispetto per la dignità personale degli altri, per l'inviolabilità di ogni vita umana, e per la sacralità del modello che Dio ha impresso nella natura umana, quando Egli ha creato l'uomo, maschio e femmina, e ha affidato agli esseri umani la missione di cooperare all'opera divina della creazione.

Desidero che voi tutti facciate in modo, con l'aiuto della grazia di Dio, che sia l'amore autentico a determinare il futuro vostro, delle vostre future famiglie, del vostro Paese e della Chiesa. L'amore autentico, non l'egoismo o la ricerca del piacere. Voi siete il sale della terra, la luce del mondo. A che serve il sale se è insipido? E a che serve la luce se è offuscata? Desidero che voi tutti siate il sale migliore, la luce più viva possibile per il futuro. Desidero che voi rendiate il mondo sempre più simile a quello che Dio desidera. Conto su di voi per questo. Ho fiducia in voi.

Portate queste mie parole ai vostri compagni in Irlanda. Dite loro che ho fiducia in tutti loro, che li amo tutti. Che Cristo sia sempre la vostra ispirazione e la vostra forza. E che l'intercessione di sua Madre vi assista in tutto ciò che fate. Faoi bhrat Mhuire sibh. Go raibh Criost àr dTiarna libh i geonài.

Data: 1981-08-27
Giovedì 27 Agosto 1981


Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Vigorosa difesa della pace



1. Oggi è l'ultima domenica di agosto.

S'avvicina pertanto il giorno del 1° settembre, con cui è collegato il doloroso, tragico ricordo dello scoppio della terribile seconda guerra mondiale.

Non possiamo dimenticare questo anniversario.

Il 25 febbraio di quest'anno mi è stato dato di recarmi, nel quadro della mia visita in Giappone, in pellegrinaggio a Hiroshima e a Nagasaki. Proprio là - con l'esplosione della prima bomba atomica - la guerra che allora si avvicinava alla fine, lascio all'umanità il grave avvertimento di ciò che potrebbe diventare una nuova guerra con l'uso dell'energia nucleare.

E perciò riferiamo il ricordo della data del 1° settembre di quarantadue anni fa non soltanto al passato, che si sta allontanando anno per anno, ma lo intraprendiamo anche con il pensiero sempre rivolto al futuro di tutte le nazioni e di tutta la famiglia umana.


2. Ripeto oggi, con la stessa accorata preoccupazione, le parole che ho detto a Hiroshima: "La guerra è distruzione della vita umana. La guerra è morte...

Hiroshima e Nagasaki si distinguono da tutti gli altri luoghi e monumenti come le prime vittime della guerra nucleare. Chino il capo al ricordo di migliaia di uomini, donne e bambini che persero la vita in un momento terribile e di chi per lunghi anni ha riportato nel corpo e nella mente quei germi di morte... Ricordare il passato è impegnarci per il futuro... Da questa Città e dall'evento che il suo nome ricorda, si è andata originando una nuova consapevolezza mondiale contro la guerra ed una rinnovata determinazione ad operare in favore della pace...

Ricordare Hiroshima è aborrire la guerra nucleare. Ricordare Hiroshima è impegnarsi per la pace".


3. Da quel giorno fatale, purtroppo, le armi nucleari sono aumentate nella quantità e nel potere distruttivo.

In questo momento occorre ancora una volta sottolineare vigorosamente la necessità di compiere ogni sforzo che miri ad assicurare la pace. Sempre ad Hiroshima ho invitato tutti i responsabili ad un'azione leale e concorde: "Impegnamoci - dicevo - per la pace nella giustizia; prendiamo una solenne decisione, ora, che la guerra non venga più tollerata e vista come mezzo per risolvere le differenze; promettiamo ai nostri simili che ci adopereremo infaticabilmente per il disarmo e l'abolizione di tutte le armi nucleari; sostituiamo alla violenza e all'odio la fiducia e l'interessamento".

Questo invito ripeto oggi con tutta la mia forza, nella persuasione che esso verrà ascoltato. E' il mondo intero che attende. E' Cristo stesso che ci chiama, tutti, ad essere "operatori di pace" (Mt 5,9), perché lo spirito di questa beatitudine permei sempre più la vita di popoli e la convivenza internazionale.


4. La preghiera per la pace non viene mai meno dalle labbra della Chiesa.

La ripetiamo in ogni santa Messa, prima di tutto nel rito di Comunione, riferendoci alle parole del "Padre nostro", che ci ha insegnato Gesù Cristo: "Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni...".

Preghiamo ancora per la pace, che è dono di Dio e nello stesso tempo frutto della buona volontà degli uomini dicendo: "Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi Apostoli: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace", non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace...". Noi preghiamo affinché la Chiesa sia anche il rifugio della pace per il mondo, per tutti gli uomini, per ogni uomo e per ogni società.

E, infine, poco prima della Comunione eucaristica, il sacerdote dice: "La pace del Signore sia sempre con voi".


5. Oggi desideriamo includere quest'invocazione con particolare fervore nel nostro "Angelus", rivolgendola a tutto il mondo, a tutte le nazioni e a tutti i sistemi e le ideologie, agli uomini di stato e ai capi delle forze militari: "La pace sia con voi".

(Omissis. Seguono saluti in varie lingue) (Rivolgendosi in particolare ai pellegrini polacchi il Santo Padre ha aggiunto:) Carissimi, come avete senz'altro capito, giacché adesso tutti ormai capite l'italiano, nella considerazione prima dell'"Angelus" ho parlato della pace, ricollegandomi al giorno del 1° settembre del 1939, una data che io stesso ricordo bene, come tutte le persone di una certa età.

Ci è difficile restare indifferenti di fronte a questa data. E' difficile non ricordare soprattutto quei nostri connazionali che durante l'ultima guerra mondiale persero la vita sui fronti, nei campi di concentramento, nelle prigioni. Quindi a loro soprattutto ci rivolgiamo, a tutti coloro che hanno dato la propria vita per la Patria, ponendo con il loro sacrificio un grande fondamento per l'indipendenza della Patria, questa indipendenza che è stata faticosamente perseguita da tante generazioni, e soprattutto dalla generazione che ha vissuto e che è passata attraverso l'ultima guerra mondiale.

Desidero pure rivolgermi con il pensiero a quelli che sono vivi, siano essi in Patria, in Polonia, o siano emigrati. Penso a coloro che alla fine dell'ultima guerra non sono potuti tornare in Patria, per la quale hanno versato il sangue sui tanti fronti del mondo. Questo è quanto volevo dirvi nel contesto della preghiera odierna, che è una preghiera per la pace. Questa preghiera per la pace si innalza dalle labbra polacche e dai cuori polacchi con fervore particolare, perché siamo una nazione che è stata toccata in modo particolare dalle atrocità della guerra.

Data: 1981-08-30
Domenica 30 Agosto 1981


Recita dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fedeltà alla parola di riconciliazione nell'affrontare i problemi umani



1. "...dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt

18,20).

Queste parole del Vangelo di questa domenica sono particolarmente importanti per noi, che ci siamo riuniti qui nel nome di Gesù Cristo. E non siamo soltanto due o tre, ma una comunità molto numerosa, proveniente da vari Paesi del mondo. E ci siamo riuniti in preghiera, per la recita dell'"Angelus", durante la quale meditiamo sempre sul primo e fondamentale mistero di Gesù Cristo: sul mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, nel seno della Vergine di Nazaret, il cui nome era Maria. Mediante questa preghiera Cristo è presente in modo particolare in mezzo a noi.


2. Desidero tuttavia che questa nostra assemblea si allarghi ancora di più.

Desidero che ci uniamo nella preghiera con quei nostri fratelli e sorelle che partecipano oggi, sotto la guida del Cardinale Segretario di Stato, alla celebrazione in onore di sant'Antonio a Padova nella ricorrenza del 750° anniversario della sua morte. Il periodo di convalescenza, dopo la lunga e grave malattia, non mi permette di prendere parte personalmente a questa celebrazione giubilare, com'era previsto originariamente nel programma. Tanto più intensamente sento quindi il bisogno di unirmi nello spirito con tutti i devoti del santo, il quale da tanti secoli continua a richiamare intorno alla sua tomba le folle dei fedeli.

Si ripete il fenomeno che stupi i contemporanei: la gente accorre da ogni parte e si stringe intorno a sant'Antonio, attratta da un fascino irresistibile. Quale la ragione? Lo studio della sua vita ci convince che tale ragione deve cercarsi nella fedeltà assoluta con cui egli annuncio il Vangelo e nella coerenza coraggiosa con cui si sforzo di incarnare gli insegnamenti.


3. Dopodomani, 8 settembre, sarà celebrata in tutto il mondo la "quindicesima Giornata Internazionale dell'Alfabetizzazione", intesa a sensibilizzare tutti gli uomini sul problema dell'analfabetismo e sull'urgenza della sua soluzione.

Tutti sanno che la Chiesa nel corso dei secoli ha apportato il suo grande contributo in questo importante settore. Ed anche oggi, soprattutto nei Paesi di missione, mentre annuncia il Vangelo, essa compie altresì questa preziosa attività di promozione umana, educando alla cultura, che comincia sempre dal saper leggere e scrivere. La Chiesa perciò si considera protagonista in questo nobilissimo impegno e incoraggia di cuore i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà a proseguire i loro sforzi verso questo obiettivo di umana e cristiana solidarietà.


4. "Dio ha riconciliato il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione" (Canto al Vangelo, cfr. 2Co 5,19).

Mediante la presente mediazione e la nostra comune preghiera desideriamo dimostrare la nostra fedeltà a questa parola della riconciliazione nei confronti di tutti i problemi con i quali debbono confrontarsi gli uomini e i popoli in tutta la terra.

"...pieno compimento della legge è l'amore" (Rm 13,10) - scrive l'apostolo.

Che - nonostante tutto ciò che divide il mondo e gli uomini, nonostante tutto ciò che sembra minacciare sempre di più il mondo e gli uomini - l'amore sia sempre più forte! (Omissis. Saluti in altri lingue) (Il Santo Padre si è poi così rivolto ai pellegrini polacchi fra i quali erano presenti rappresentanti del Sindacato indipendente "Solidarnosc" recanti i loro striscioni:) Visto che siete qui non possiamo, nella nostra odierna preghiera, dimenticarci dei rilevanti avvenimenti svoltisi un anno fa a Danzica, Stettino e nelle altre parti della Polonia, come pure di quest'assemblea, il congresso, che si è inaugurato in questi giorni: il congresso di "Solidarnosc", nel primo anniversario degli avvenimenti dello scorso anno. (Una voce grida a questo punto verso il Papa un saluto in lingua ceca). Sempre quando parlo in polacco ho nel pensiero i nostri fratelli slavi, che parlano lingue un po' diverse, pero ci intendiamo reciprocamente con facilità. Saluto anche loro: Slovacchi, Cechi, tutti! Penso - tornando al filo del discorso - penso che quegli avvenimenti di un anno fa vadano intimamente collegati, specialmente adesso all'inizio di settembre, agli avvenimenti di quarantadue anni fa, dei quali ho parlato domenica scorsa. E il ricordo dell'inizio della guerra che comincio proprio alle nostre frontiere. Ho appreso con commozione, che a Westerplatte - uno dei primi punti di quella violazione delle frontiere della Repubblica - è stata rimessa la croce che stava li.

Domenica scorsa abbiamo ricordato le tanto numerose vittime che l'ultima guerra ha fatto nella nostra Nazione: sei milioni di persone, sia sui fronti, come nelle prigioni e in altri luoghi; come una enorme mietitura della morte. Ebbene, noi siamo convinti che questa grande mietitura della morte è stata il nostro contributo che confermava la nostra volontà di vivere, il diritto di vivere, il diritto alla propria vita come Nazione che ha la propria cultura, la sua soggettività, il suo modo di vedere le questioni sociali, le questioni della dignità del lavoro umano. Tutto ciò costituisce una eredità confermata da quel grande sacrificio subito durante la seconda guerra mondiale. Da quel grande contributo scaturisce semplicemente il diritto alla indipendente cioè sovrana esistenza dello Stato. Di questo dobbiamo renderci conto di nuovo - ho parlato di questo un anno fa e lo ripeto adesso - e ricordarlo proprio nel contesto degli avvenimenti del 1° settembre del 1939. Bisogna aggiungere, aggiungere sempre, che il rispetto di questo diritto della nostra Nazione, come pure di ogni altra Nazione, costituisce la condizione dell'armonia internazionale e della pace nel mondo. Oggi pregheremo quindi insieme per queste cause rilevanti non solo per noi ma per tutte le Nazioni.

(Il Santo Padre ha infine aggiunto:) Oggi la Parrocchia di Castel Gandolfo celebra la sua festa patronale. Mi è caro rivolgere a tutti i fedeli di questa diletta Comunità una parola di augurio e di esortazione: l'esempio luminoso di san Sebastiano, intrepido testimone di Cristo fino al sacrificio supremo, continui ad essere di stimolo ai cristiani dell'attuale generazione, suscitando in essi l'impegno di una sempre più generosa adesione ai valori imperituri del Vangelo.

A tutti la mia Benedizione.

Data: 1981-09-06
Domenica 6 Settembre 1981



GPII 1981 Insegnamenti - Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale - Città del Vaticano (Roma)