GPII 1981 Insegnamenti - Anchorage, Delaney Park: Omelia alla Messa dello Spirito Santo


2. Trovandoci qui in Alaska, così riccamente dotata delle bellezze della natura, così accidentata eppure così splendida, noi sentiamo la presenza dello Spirito di Dio nella molteplice opera della creazione. E non sentiamo soltanto questa presenza nella natura inanimata e nell'ordine delle piante e degli animali, ma tanto maggiormente nel dono prezioso della vita che Dio ha ispirato in ciascuno dei suoi figli e delle sue figlie. Avendo modellato l'uomo e la donna a propria immagine, Dio rimane con ciascun individuo durante il pellegrinaggio di questa vita terrena, invitando, chiamando, sollecitando attraverso il suo Spirito ad accettare la salvezza offerta in Cristo.

Guardando le persone riunite qui oggi, vedo il segno della chiamata di fede dello Spirito Santo nell'Alaska. Qui molte persone con un differente passato e una diversa cultura sono attratte in una unica comunità di fede. Qui i nativi dell'Alaska - eschimesi, aleutini e indiani - si uniscono a persone provenienti da ogni parte degli Stati Uniti per formare una unica comunità ecclesiale. Qui in questi ultimi anni sono giunti in numero sempre crescente gli spagnoli per congiungersi nell'unita fraternità della Chiesa. Nel riconoscere questa attività dello Spirito, non ci sentiamo forse spinti a cantare un canto di gioia al Signore? Non traboccano i nostri cuori quando parliamo delle meravigliose benedizioni che lo Spirito ha infuso nella Chiesa?


3. Ma vi è un altro motivo ancora per rendere grazie allo Spirito Santo in quest'ora. Al termine di un viaggio pastorale che mi ha portato durante questi ultimi undici giorni nel Pakistan, nelle Filippine, a Guam, nel Giappone e ora qui in Alaska, desidero esprimere profonda gratitudine allo Spirito Santo per la sua guida e la sua protezione durante tutta la visita. Nel nome della Santissima Trinità, ho iniziato il mio viaggio come pellegrino di fede, rispondendo alla missione che Gesù diede a Pietro: "Conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32). E' per assumermi questa responsabilità, che mi era stata affidata per opera dello Spirito Santo, che ho intrapreso questo viaggio, e spero che con l'aiuto dello stesso Spirito Santo questi sforzi saranno fonte d'incoraggiamento per i Vescovi e per tutti i miei fratelli e le mie sorelle nella fede.


4. Possiamo ben chiederci: in che modo lo Spirito muove il cuore dell'uomo a rispondere alla rivelazione della gloria del Signore? Gesù ci dice nel Vangelo di oggi che i misteri della fede sono nascosti ai sapienti e ai saggi di questo mondo e sono invece fatti conoscere a semplici bambini. La risposta della fede è sempre una risposta infantile, di uno che riconosce Dio come Padre.

Gesù stesso c'insegna questa lezione quando accetta la sua missione nella vita, cercando non di fare la propria volontà, ma quella di colui che lo ha mandato (cfr. Jn 5,30). Concepito per opera dello Spirito Santo, Gesù è portatore dello Spirito in ogni situazione del suo ministero pubblico. Quando ebbe adempiuto alla volontà del Padre sulla sua Passione, Morte e Resurrezione, Gesù mando lo Spirito Santo sui suoi discepoli perché continuassero e portassero a termine il piano universale di salvezza del Padre.

E' bene per noi riflettere per alcuni istanti su ciò che è implicito nella figliolanza di Cristo, della quale siamo partecipi attraverso lo Spirito Santo. A questo riguardo la nostra seconda lettura dalla lettera di san Paolo ai Romani è molto utile. L'apostolo descrive la situazione di un figlio come distinta dalla condizione di schiavo. Vi è una differente relazione, una relazione di intimità, e questa intimità è indicata nel nome con il quale il Padre è conosciuto e interpellato. San Paolo ci dice che coloro che sono nati dall'acqua e dallo Spirito Santo parlano al Padre Divino con le stesse parole che Gesù uso nell'intimità della sua preghiera nel Getsemani: "Abbà, Padre" (cfr. Rm 8,16). La nostra figliolanza in Cristo comporta quindi una relazione che è più stretta e più personale di quella di un bambino per il genitore che gli ha dato la vita. Da parte del Padre vi e un amore "che non soltanto crea il bene, ma fa partecipare alla vita stessa di Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo" (Giovanni Paolo II DM 7). Mentre lo schiavo aveva obblighi verso un padrone, il figlio è libero e può quindi contraccambiare quello stesso amore con il quale è stato amato.

Come figli di Dio il nostro amore, dato e alimentato nello Spirito Santo, ci invita ripetutamente ad un'intimità più profonda con il Padre. E quanto pronta ed entusiastica dev'essere la nostra risposta! Questo invito è percepito nella preghiera, che non è un semplice obbligo da svolgere ma anche un mezzo per rinforzare la nostra unione nell'amore. Questa attività di preghiera nella Chiesa, non è mai limitata a certi gruppi o a particolari individui. E' un privilegio e un dovere per tutti. La preghiera non deve essere limitata a la partecipazione ai riti liturgici della Chiesa; essa invece deve anche rispecchiare la costante ricerca delle persone o dei gruppi a scoprire nella preghiera privata e nella preghiera in comune modi per approfondire la loro unione in Cristo.

In questo contesto noi riconosciamo la saggezza di Paolo VI, il quale osservava che è attraverso la preghiera che i cristiani conseguono il primo frutto dello Spirito, che è la gioia: "Lo Spirito Santo suscita una preghiera filiale che viene dalla profondità dell'anima e si esprime in lode, ringraziamento, riparazione e supplica. Possiamo allora sperimentare una gioia che è veramente spirituale, la gioia che è frutto dello Spirito Santo. E' la gioia di chi trova nello spirito umano riposo e profonda soddisfazione nel possesso del Dio Uno e Trino, conosciuto dalla fede e amato con la carità che viene da Lui" (Paolo VI "Gaudete in domino", III).

La presenza di questa gioia non esclude tuttavia la possibilità di soffrire. San Paolo mette subito in evidenza questo fatto quando dice che partecipare alla figliolanza di Cristo significa partecipare anche alla sua sofferenza. Perché gloriarsi in Cristo è gloriarsi nella sua Croce (cfr. Ga 6,14). Se cerchiamo di approfondire la nostra relazione con il Padre nello Spirito Santo, non dobbiamo sorprenderci se constatiamo che siamo incompresi, contestati o addirittura perseguitati per le nostre convinzioni.


5. Nove giorni fa beatificavo Lorenzo Ruiz e i suoi compagni nelle Filippine.

Questo sant'uomo e queste sante donne conoscevano bene il significato delle parole di Cristo: "Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi!" (Jn 15,20). Ma nonostante l'opposizione che incontrarono, ebbero fiducia nella guida dello Spirito Santo che li avrebbe sostenuti al cospetto del dolore.

Questa fede ha contrassegnato anche la storia dei missionari in questi territori dell'Alaska. Anch'essi incontrarono la Croce sotto forma di limitazioni fisiche, delusioni e opposizione dei loro sforzi di difendere la fede. Spesso il loro impegno sembro incontrare scarsi risultati durante la loro vita, ma erano stati piantati i semi per la testimonianza di una fede che è evidente oggi.

Amati fratelli e sorelle, dobbiamo apprendere la saggezza dei figli di Dio per confidare e sperare nella costante presenza dello Spirito Santo nella Chiesa. Non lasciamoci mai confondere dalla sofferenza che può entrare nella nostra vita, ma cerchiamo piuttosto di trasformarla nella luce della Croce del nostro Salvatore Gesù Cristo. Possa la nostra fiducia essere sempre riposta nello Spirito Santo per scoprire in ogni situazione nuova un'occasione per estendere l'amore redentore di Cristo.


6. La generazione di oggi porta con sé nuove sfide e nuove opportunità per la Chiesa nell'Alaska. Il Vangelo dev'essere proclamato di nuovo ogni giorno, e il fuoco della fede ha bisogno di un soffio che lo faccia divampare. La Chiesa ha bisogno di persone per predicare, insegnare e amministrare i sacramenti dell'amore di Cristo. Io non esito a chiedere ai giovani dell'Alaska di rispondere a questa sfida. Tra di voi lo Spirito Santo sta certamente gettando i semi di vocazioni sacerdotali e religiose. Non soffocate quella chiamata, ma donatevi generosamente al servizio del Vangelo di Cristo.

Lo Spirito Santo ha parlato anche attraverso il Concilio Vaticano II della necessità di aumentare il coinvolgimento dei laici nell'apostolato della Chiesa. Nelle diverse circostanze della loro vita, i laici sono chiamati a partecipare alla missione della Chiesa. Nella loro famiglia e nelle loro occupazioni giornaliere, nelle opere di misericordia e di carità, nella catechesi e nella causa della giustizia, i laici uomini e donne devono costruire la Chiesa e contribuire a consacrare il mondo. Ciascun membro della Chiesa ha un carisma speciale che gli e stato dato dallo Spirito di Dio per il bene della Chiesa.

Ciascun dono dev'essere usato a beneficio dell'intero Corpo di Cristo.


7. Miei cari amici in Cristo, non stanchiamoci mai di lodare lo Spirito Santo, sorgente inesauribile della nostra vita in Cristo. Era presente nella Chiesa alla prima Pentecoste, rimane con la Chiesa oggi e per sempre. Siamo fiduciosi nel suo potere rinforzante e apprendiamo ad essere docili nel seguire le sue vie.

Rendiamoci sempre più sensibili alla sua influenza sulle nostre azioni e sempre pronti a pregare per la sua Divina assistenza: Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei Tuoi fedeli / E accendi in essi il fuoco del tuo amore. / Manda il tuo Spirito e saranno creati / E rinnoverai la faccia della terra. così sia.

Data: 1981-02-26
Giovedì 26 Febbraio 1981


Anchorage: partenza per Roma

Titolo: Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!

Cari amici,

1. Nel mio viaggio di ritorno a Roma dalla mia visita pastorale alle Filippine, a Guam e al Giappone, sono lieto di essermi potuto fermare qui ad Anchorage. E' stata per me una gioia poter trascorrere queste poche ore con voi, incontrare il popolo dell'Alaska e soprattutto celebrare l'Eucaristia con i miei fratelli e sorelle della fede cattolica.


2. A questo punto desidero ringraziarvi per la calorosa accoglienza e ospitalità che avete voluto estendermi. Sono grato a tutti coloro che hanno contribuito così generosamente alla preparazione e organizzazione di questo giorno. Permettetemi di aggiungere anche una speciale parola di gratitudine al Presidente Reagan, il quale ha mandato una delegazione personale ad incontrarmi qui ad Anchorage.


3. Prima di proseguire il mio viaggio vorrei cogliere questa occasione per rivolgere il mio saluto a tutti i cittadini degli Stati Uniti d'America. Questa breve sosta nell'Alaska e il cordiale benvenuto che mi è stato dato mi riportano alla mente la mia precedente visita pastorale al vostro Paese, la cui grata memoria mi è sempre presente. Prego Dio di benedire voi e le vostre famiglie.

E ora che sono in procinto di lasciare l'Alaska per l'ultima parte di questo viaggio pastorale che mi ha portato intorno al mondo, il mio pensiero si rivolge a Dio e alle sue lodi espresse nelle parole del salmista: "O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!" (Ps 8,2).

Data: 1981-02-26
Giovedì 26 Febbraio 1981


Roma, aeroporto di Fiumicino

Titolo: Lode e gratitudine alla provvidenza di Dio

Signor Ministro, Signori Cardinali, Signori Ambasciatori, Carissimi fratelli e sorelle, Al termine di questo lungo viaggio, sento innanzitutto il bisogno di ringraziare Dio per la singolare esperienza ecclesiale, che mi ha concesso di compiere. Ho potuto recare l'annuncio evangelico nelle lontane regioni dell'Estremo Oriente, ove ho raccolto la testimonianza di fede delle fiorenti comunità cristiane che, sotto cieli diversi, vivono nella comunione dell'unica Chiesa in Cristo.

Il mio pensiero va alle autorità civili dei paesi visitati, per rinnovare loro l'espressione della mia sincera riconoscenza: non dimentichero le tante dimostrazioni che esse hanno voluto darmi della loro considerazione e della loro premura nei vari luoghi ove mi sono recato. Che il Signore assecondi ogni loro utile iniziativa volta alla promozione del bene comune ed all'assicurazione della vera pace.

Il ricordo affettuoso e commosso va, inoltre, ai venerati fratelli nell'episcopato, che mi hanno accolto nelle loro Chiese con effusione di carità, dandomi la prova tangibile di quanto intensa e sentita sia, nonostante la distanza geografica, la comunione con la Chiesa di Roma. Altrettanto debbo dire dei fedeli.

Come racchiudere in poche parole la somma di impressioni vivissime provate durante i numerosi incontri con i cristiani delle Filippine, dell'isola di Guam, del Giappone, come pure di Karachi e di Anchorage? Diro soltanto della gioia profonda che mi ha procurato il diretto contatto con lo slancio spontaneo e col genuino entusiasmo di quelle Chiese che, in contesti socio-culturali notevolmente diversi, mi sono apparse generosamente impegnate a tradurre nella vita i valori perenni di una medesima fede. Ho visitato comunità giovanili, alle prese con le difficoltà proprie di ogni inizio; ed ho visto comunità antiche, con al loro attivo un ricco patrimonio di tradizioni cristiane, suggellato dalla testimonianza suprema del martirio. A tale glorioso passato, ed alle speranze che esso apre per il futuro, ho voluto rendere omaggio aderendo alla richiesta di presiedere sul posto al solenne rito di beatificazione del filippino Lorenzo Ruiz e dei compagni martiri, il cui esempio di impavida fortezza resta nella storia di quelle Chiese come luminoso punto di riferimento, al quale le generazioni di oggi debbono rapportarsi.

Un'impressione particolarmente profonda ha lasciato nel mio animo la sosta ad Hiroshima e a Nagasaki, sui luoghi che conservano ancora le tracce della terribile esplosione atomica del 1945. Ho sentito in quel momento pulsare nel mio cuore con straziante intensità l'angoscia dei popoli, sui quali grava il terrore del possibile ripetersi di una simile catastrofe. Voglia Iddio ascoltare la mia preghiera, che a Lui ho rivolto, perché nell'umanità intera l'amore l'abbia vinta sull'odio, la vita trionfi sulla morte, la concordia e la pace prevalgano definitivamente su ogni forma di divisione e di guerra.

Sono certo che questi miei voti sono condivisi da tutti voi che, con tanta gentilezza, siete voluti venire ad accogliermi. Nel ringraziarvi per questo vostro gesto premuroso, desidero rivolgere il mio saluto deferente in primo luogo a lei, signor ministro Adolfo Sarti, le cui nobili parole ho vivamente apprezzato, e al Presidente della Repubblica italiana ed al governo che ella rappresenta. Il mio saluto si estende poi ai signori Cardinali, ai fratelli nell'Episcopato, alle personalità del corpo diplomatico, al rappresentante del Sindaco di Roma, alle autorità civili, militari e aeroportuarie, che hanno voluto recarmi il loro cordiale benvenuto: a tutti vada un sincero e rispettoso "grazie".

Una parola, infine, di riconoscente commiato voglio rivolgere ai dirigenti delle compagnie aeree, ai piloti, al personale ed a tutti coloro che si sono adoperati per la buona riuscita del viaggio: sono loro debitore di una trasvolata confortevole e sicura.

Nell'elevare ancora un pensiero di lode e di gratitudine a Dio che nella sua provvidenza ha ricondotto felicemente i miei passi su questo ospitale suolo d'Italia e di Roma, da Lui invoco abbondanti benedizioni su di voi, sui vostri cari e su quanti mi hanno generosamente accompagnato con la loro preghiera in questa fatica apostolica.

Data: 1981-02-27
Venerdi 27 Febbraio 1981


Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa in Estremo Oriente come il "piccolo gregge" del Vangelo



1. Oggi desidero, innanzitutto, esprimere la mia gratitudine a Dio per la "via", per la quale mi ha condotto, nella seconda metà dello scorso mese di febbraio, fino in Estremo Oriente. Questa via ha avuto due principali tappe: le Filippine e il Giappone, con alcune importanti fermate lungo il percorso: Karachi in Pakistan, l'isola di Guam nel Pacifico, ed Anchorage in Alaska. Lo scopo principale del mio pellegrinaggio pastorale è stata la beatificazione dei Martiri giapponesi di Nagasaki, dei quali uno è Lorenzo Ruiz, nato a Manila nel XVII secolo: egli è il primo figlio della Chiesa nelle Filippine elevato agli altari.

Intorno a questo avvenimento principale si è sviluppato un ampio programma pastorale, i cui particolari sarebbe troppo difficile puntualizzare nell'ambito di questo breve discorso in occasione dell'"Angelus Domini". Converrà farne oggetto di riflessione in altro momento. Oggi desidero soltanto rendere grazie alla Divina Provvidenza ed anche alla benevolenza umana, che mi è stata dimostrata in molteplici modi. Il mio pensiero va non soltanto ai miei fratelli Cardinali, Vescovi e alle diverse personalità ecclesiastiche e religiose, ma anche alle più alte Autorità dei rispettivi Paesi ed ancora ai responsabili delle amministrazioni locali ed alle molte persone direttamente legate allo svolgimento di questo viaggio. Dio le ricompensi!


2. In modo particolare si è inscritto nella mia memoria un fatto sintomatico per il significato religioso del viaggio. I cattolici nelle Filippine hanno da secoli una speciale venerazione per il "Bambino Santissimo", "el Sacro Nino". La venerazione più grande Egli la riceve a Cebu, che è la prima culla della evangelizzazione nelle Filippine, ma le manifestazioni di questo culto si ritrovano dappertutto: nelle chiese e nelle case, nelle famiglie. Questo particolare ha acquistato per me un'eloquenza simbolica, che è duplice. In questa sua Chiesa, sviluppatasi nel corso dei secoli sul territorio del vastissimo continente asiatico, in Estremo Oriente, "Cristo" è ancora quasi un "piccolo", come un Bambino" che aspetta il tempo necessario per crescere. La Chiesa in Asia, nell'Estremo Oriente, è veramente il "piccolo gregge" del Vangelo. Nello stesso tempo ricordiamo tuttavia che cosa dice il Vangelo circa quel Bambino che - dopo la minaccia di morte da parte di Erode e dopo gli anni dell'esilio in Egitto - nel silenzio della casa nazaretana è cresciuto in sapienza, età e grazia davanti a Dio ed agli uomini.

I nostri fratelli e sorelle delle Filippine hanno amato ed amano in modo particolare Cristo-Bambino: "el Sacro Nino". Essi sono l'unico popolo in maggioranza cattolico negli enormi territori dell'Estremo Oriente. Con quale metro la Provvidenza Divina, nei suoi imperscrutabili disegni, vuol misurare la crescita di questo Bambino nella sapienza dei popoli dell'Estremo Oriente negli anni e nelle generazioni che si susseguono, e infine nella misteriosa storia dello sviluppo della Grazia divina, mediante la quale cresce il Regno di Dio nel cuore di ogni uomo e nella storia dell'umanità? Dopo il ritorno dal mio primo pellegrinaggio in Estremo Oriente desidero ancor di più pregare per questo insieme con voi qui riuniti, non meno che insieme con tutta la Chiesa! (Omissis saluto ai gruppi presenti)

Data: 1981-03-02
Lunedì 2 Marzo 1981


Messaggio per la Quaresima - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Quaresima è un tempo di verità

Cari fratelli e sorelle, La Quaresima è un tempo di verità.

Il cristiano, infatti, chiamato dalla Chiesa alla preghiera, alla penitenza e al digiuno, allo spogliamento interiore ed esteriore di se stesso, si pone davanti a Dio e si riconosce per quello che e, si riscopre.

"Ricordati, uomo, che sei polvere ed in polvere ritornerai" (Parole nella distribuzione delle Ceneri). Ricordati, uomo, che sei chiamato ad altre cose rispetto a questi beni terreni e materiali, che rischiano di deviarti dall'essenziale. Ricordati, uomo, della tua vocazione fondamentale: tu vieni da Dio, e tu ritorni a Dio con la prospettiva della Risurrezione, che è la via tracciata da Cristo. "Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo" (Lc 14,27).

Si tratta, dunque, di un tempo di verità profonda, che converte, ridona speranza e, rimettendo tutto al suo posto, rappacifica e fa nascere l'ottimismo.

E' un tempo che fa riflettere sui rapporti col "Padre nostro" e ristabilisce l'ordine, che deve regnare tra fratelli e sorelle; è un tempo, che ci rende corresponsabili gli uni degli altri; ci libera dai nostri egoismi, dalle nostre piccolezze, dalle nostre meschinità, dal nostro orgoglio; è un tempo che ci illumina e ci fa comprendere maggiormente che, come Cristo, anche noi dobbiamo servire.

"Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri" (Jn 13,34). "E chi è il mio prossimo?" (Lc 10,29).

E' un tempo di verità che, come il Buon Samaritano, ci induce a fermarci sulla strada, a riconoscere il nostro fratello ed a mettere il nostro tempo ed i nostri beni al suo servizio in una condivisione quotidiana. Il Buon Samaritano è la Chiesa! Il Buon Samaritano e ciascuno di noi! Per vocazione! Per dovere! Il Buon Samaritano vive la carità.

San Paolo dice: "Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo" (2Co 5,20). E' questa la nostra responsabilità! Noi siamo inviati agli altri, ai nostri fratelli. Rispondiamo generosamente a questa fiducia, che Cristo ha posto in noi.

Si, la Quaresima è un tempo di verità! Esaminiamoci con sincerità, franchezza e semplicità! I nostri fratelli sono là dove si trovano i poveri, i malati, gli emarginati, gli anziani. Che ne è del nostro amore? della nostra verità? In occasione della Quaresima, in tutte le vostre diocesi e nelle vostre Chiese, si fa appello a questa verità che voi avete ed a questa carità che ne è la dimostrazione.

Aprite, dunque, la vostra intelligenza per guardare attorno a voi ed il vostro cuore per comprendere e simpatizzare, la vostra mano per soccorrere. I bisogni sono enormi, voi lo sapete. Perciò, io vi incoraggio a prendere parte con la vostra generosità a questa condivisione, e vi assicuro la mia preghiera, mentre vi do la mia benedizione apostolica.

Data: 1981-03-04
Mercoledì 4 Marzo 1981


Al "Gruppo di spiritualità" di parlamentari francesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Servire l'uomo nella integralità umana e religiosa

Signor Presidente, Signore, Signori, Lasciate innanzitutto che vi ringrazi per i sentimenti di deferenza e di fiducia che mi avete espresso, con tanta gentilezza, a nome di tutti i partecipanti, e ancora per la breve presentazione del vostro ragguardevole gruppo.

Apprezzo vivamente lo spirito di pellegrini che vi ha portati in così gran numero a Roma e dal Papa.

1. La vostra assemblea presenta una particolarità poco comune. Voi assumete, o avete assunto, delle alte funzioni, delle gravi responsabilità - specificamente d'ordine legislativo - al servizio del vostro paese, nell'ambito della Camera dei deputati, del Senato, del Consiglio economico e sociale e di altri organi.

Condividendo la stessa fede cattolica, vi ritrovate in questo "gruppo di spiritualità" per approfondire la vostra fede e per meglio ispirarvi la vostra vita di uomini politici.

Sono lieto di conoscere i tempi forti che segnano la vita del vostro gruppo: le serate di meditazione e di confronto sulla base della Parola di Dio, dei principali documenti del Magistero, o delle testimonianze sui maggiori problemi della Chiesa; le celebrazioni eucaristiche, e fra queste, la Messa solenne di riapertura celebrata coll'arcivescovo di Parigi; i pellegrinaggi ai quali partecipate; il vostro ritiro spirituale: questi momenti protratti di contemplazione vi sono particolarmente necessari per ritrovare nel profondo di voi stessi l'identità cristiana, e per collocarvi nel disegno di Dio che la società secolarizzata cerca di sfumare. Mi auguro che i vostri colleghi cattolici delle Assemblee parlamentari, soprattutto i giovani, abbiano vasto accesso, come voi, a questo tipo di attività, e che si sentano a loro agio: c'è forse bisogno d'aggiungere che più queste attività risponderanno ad un impegno regolare più daranno frutto? Mi congratulo anche con i sacerdoti che vi assistono.

Certamente le molteplici responsabilità vi impongono un ritmo di lavoro molto intenso, e poi, avete ancora un compito da svolgere nelle vostre comunità cristiane abituali, parrocchia o altre associazioni. Ma, dato che avete un campo specifico d'azione, è logico che abbiate anche un luogo di riflessione cristiana in questo ambito. Ed eccomi dunque a ciò che vi caratterizza.


2. Come ben saprete, ricevo io stesso i gruppi più svariati. Tra gli altri figurano anche gli incontri con uomini politici di ogni tendenza. Penso, infatti, che questi abbiano diritto ad un particolare dialogo con la Chiesa, dato il peso delle responsabilità che portano: innanzitutto nell'interesse della loro vita di credenti per quelli che, come voi, si presentano come tali poi, per tutti gli altri, la cosa può essere fruttuosa per la qualità del loro servizio nella società nazionale ed internazionale. I Pastori debbono contemporaneamente dar loro ascolto per cogliere appieno la complessità dei loro problemi, a testimoniare loro la luce e la forza del Vangelo.

Quanto a voi, la funzione di parlamentare rappresenta, tra le varie istituzioni di un regime democratico, una funzione chiave per assicurare il buon andamento della vita sociale e lo svolgimento degli affari nazionali in un clima leale di libero dibattito che permetta a chi è stato eletto a questo alto incarico di contribuire con il proprio aiuto, opinione e decisione in un grande spirito di responsabilità. So che molto spesso voi aggiungete a questo altri incarichi locali, ma la vostra prima funzione, sul piano nazionale, sembra richiedere la priorità nel vostro studio, nella vostra competenza e nella vostra presenza.

Poiché il testo della legge meno significativa merita il massimo di vigilanza, di saggezza e d'equità, e questo ad ogni tappa del suo iter: preparazione in seno alla commissione, proposta, introduzione degli emendamenti, discussione e voto. E' in gioco il bene comune di tutta la nazione, e le ripercussioni, a breve o lungo termine, avranno un peso notevole, sia che si tratti della giusta ripartizione dei vantaggi o degli oneri, o del progetto educativo, o dei costumi stessi, in tutto ciò che riguarda la condotta morale: infatti avrete constatato voi stessi come ciò che è legalmente permesso pur essendo moralmente un male, produce in breve confusione nelle coscienze e degradazione dei costumi. Mi auguro che voi meritiate sempre la stima e la riconoscenza dei vostri compatrioti per avere adempiuto questo servizio qualificato la cui importanza tenevo a sottolineare, e prego Dio che vi assista in questo.


3. E quando vi riunite nell'ambito di questo gruppo di spiritualità assieme a un animatore, cosa cercate? Non vi mettete certo ad esaminare la risposta concreta da dare ai problemi precisi posti dal dibattito politico, tanto più che avete scelto di appartenere a formazioni politiche diverse, secondo un pluralismo legittimo, in democrazia. Ma, prima d'ogni altra cosa, fortificate il vostro essere cristiani, il che vi permetterà d'agire da cristiani; e il fatto d'avere un certo comune patrimonio spirituale in queste condizioni costituisce già di per sé una importante testimonianza in una società nella quale le opposizioni tendono a radicalizzarsi e a trasporsi in tutta la vita. In questo modo voi dimostrate che le vostre opinioni politiche personali, o quelle del vostro partito - giacché la disciplina di partito non potrebbe mai dispensare dall'agire personalmente secondo coscienza - non sono il fulcro della vostra vita, non vi hanno l'ultima parola; che al di là di queste scelte parziali c'è la vostra vita di fede propriamente detta, la vostra comune appartenenza alla Chiesa. C'è il Cristo, al quale voi tutti vi rivolgete, per riceverne la vita di Dio; c'è la sua Parola ed i Sacramenti, ai quali voi tutti attingete; c'è la preghiera, in cui s'esprime la vostra comune figliazione divina e la vostra profonda fraternità; c'è la stessa dottrina della Chiesa che struttura la vostra fede; c'è lo scambio cordiale e caloroso tra fratelli, e la testimonianza, che voi insieme portate, della preminenza dei valori spirituali e della carità. Quest'esperienza unisce in ciò che è fondamentale, come del resto avviene in molti altri movimenti ed ambiti ecclesiali, nei quali persone con orizzonti differenti si rispettano, si avvicinano e fraternizzano.


4. Ma penso che al di là di questa comunione spirituale, potrete consolidare le vostre convinzioni anche su alcuni punti etici essenziali, che vi permetteranno di formulare dei giudizi e d'orientare l'azione secondo una coscienza retta ed illuminata. Del resto si tratta del problema di ogni uomo e di ogni cristiano, qualunque sia il suo campo d'attività.

Certamente al di fuori dei punti manifestamente e direttamente precisati dall'ordinamento morale (cfr. GS 74, par. 4), la fede non determina in modo apodittico l'atteggiamento concreto da prendere in funzione di ogni singola situazione o progetto politico, poiché qui entrano in gioco molti elementi che non appartengono all'ordine della fede e che richiedono prudenza, al punto che si può parlare di una legittima autonomia della politica. Tuttavia per pesare le proprie decisioni politiche, ogni cristiano dovrà prendere in considerazione non solo gli imperativi inviolabili della morale fondamentale, di cui ogni uomo ed ogni autorità pubblica dovrebbe tener conto, ma anche un certo numero di obiettivi che sono parte integrante del Vangelo o ad esso coerenti.

Infatti, se il Vangelo non ha il monopolio in questo atteggiamento comune ai credenti e agli uomini di buona volontà, ne afferma pero le esigenze, dando loro un significato più profondo e rinnovato. Non è forse questo il senso della costituzione conciliare sulla Chiesa nel mondo d'oggi, e dei documenti che ne sono il prolungamento?


5. Permettetemi di citare qualche esempio.

Il cristiano dapprima considera il proprio ruolo politico come un servizio all'uomo e come la ricerca rigorosa delle condizioni sociali che ne permettano la prosperità sotto ogni aspetto: servizio, questo, che ha risonanze profondamente evangeliche di disinteresse, lealtà, giustizia, lucidità, attenzione caritatevole alle persone e alle situazioni.

Servire l'uomo significa considerare tutta "la dignità dell'essere umano visto nella sua integralità, e non ridotto ad una sola dimensione": significa dunque considerare l'insieme dei suoi diritti inalienabili che ho rievocato davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite (Giovanni Paolo II "Insegnamenti di Giovanni Paolo II", II, 2 (1979) 532). Il rispetto della vita umana, in tutti gli stadi del suo sviluppo, e il primo di questi diritti, è dunque il primo dovere collettivo dei cittadini, e in modo particolare di quanti hanno responsabilità legislative.

Servire la società significa promuovere ardentemente il senso del bene comune, il bene di tutta la nazione, di tutto il popolo; significa fare in modo che siano superati gli egoismi degli individui o di gruppi particolari che portano pregiudizio all'interesse degli altri. Ma significa allo stesso tempo evitare che si soffochi la giusta libertà, evitare che mai venga sacrificata la trascendenza della persona che, per la fede cristiana, non sarà mai un mezzo, ma sempre un fine.

Come ha sottolineato ancora una volta il recente Sinodo, il cristiano presta un'attenzione privilegiata alla famiglia che è la cellula prima e fondamentale della società, e che deve trovare nella legge massima protezione ed aiuto; inoltre egli tiene anche conto del contributo dei corpi intermedi.

Il cristiano considera suo compito fondamentale quello di salvaguardare e promuovere le condizioni per l'educazione morale e spirituale: come non ricordarcene quando si va accentuando una visione puramente materialistica ed edonista della vita, quando si oscurano le ragioni di vivere? Le diseguaglianze sociali devono preoccupare in particolar modo il cristiano, soprattutto la sorte di coloro che, per le condizioni d'alloggio, di salario, di lavoro, o disgraziatamente, di disoccupazione, non hanno una vita decente e ne hanno la vita familiare rovinata; e ancora la situazione precaria degli handicappati e degli emigrati.

D'altro canto il cristiano rifiuta di lasciarsi rinchiudere nei problemi, sia pur gravi, del suo ambiente o del suo paese, giacché si sente solidale con i paesi molto meno fortunati, con le enormi masse che non hanno il minimo vitale di cibo, di cure, di libertà. Non potrà accettare tutto ciò che può in qualche modo prolungare o attizzare, direttamente o meno, le opposizioni e le guerre, anche se questo fosse nel suo interesse. Considera con estrema serietà le minacce di distruzione di cui ho da poco parlato a Hiroshima. Cerca positivamente di orientare alla soluzione del problema della fame, al problema della salute, le immense risorse della scienza e della tecnica.

Al di là delle divergenze legittime nello strumento politico, il cristiano si preoccupa sempre della verità e del rispetto della persona. Egli punta sulla capacità di riconciliazione e sul progresso dell'unità. E sa che senza amore una civiltà e destinata a fallire.

Sono certo, signore e signori, che questi pochi principi cristiani, per altro molto generali, vi sono familiari. Se non altro danno conferma che, come ricordava il Vaticano II, "la fede tutto rischiara di una luce nuova e svela le intenzioni di Dio sulla vocazione integrale dell'uomo, e perciò guida l'intelligenza verso soluzioni pienamente umane" (GS 11, par.1). Mi auguro che il vostro gruppo di spiritualità vi permetta di approfondire tali principi, di svilupparli, perché sempre più vi ispirino nell'assumere le vostre importanti responsabilità, soprattutto quando elaborate o votate le leggi nella vostra Assemblea. Infatti la testimonianza e l'azione dei cristiani vi si devono manifestare in tutta chiarezza e coerenza col Vangelo. Mi proponevo di incoraggiarvi a questo, pur conoscendo la complessità del vostro compito.


6. Io mi rivolgo a dei cristiani e alle loro famiglie nel momento in cui tutta la Chiesa si prepara ad entrare in Quaresima: vi invito a volgervi a Dio, a lasciarvi interpellare dalla sua Parola: "convertitevi - dirà la liturgia di domani - e credete al Vangelo", per purificare tutto ciò che, nelle vostre scelte personali, familiari, politiche, non corrisponde alla verità e alla carità di Cristo. E soprattutto, che la speranza abiti in voi, la speranza in un mondo rinnovato dallo Spirito di Cristo! Vi ringrazio della visita, e benedico di tutto cuore le vostre persone, le vostre famiglie e tutti i vostri. Prego Dio di benedire anche il vostro paese; mi è ancor più vicino dall'anno scorso, dopo la mia visita a Parigi e a Lisieux: vi auguro di contribuire personalmente al suo progresso e al suo onore.

Data: 1981-03-04
Mercoledì 4 Marzo 1981








GPII 1981 Insegnamenti - Anchorage, Delaney Park: Omelia alla Messa dello Spirito Santo