GPII 1981 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)


2. Nel corso di questa settimana il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, riunitosi a Roma, ha rivolto ai fedeli un suo Messaggio, col quale li invita a considerare, alla luce del Mistero della Passione, della Morte e della Risurrezione del Signore, le loro responsabilità nei confronti dell'immagine di Dio, presente in ogni creatura umana fin dal primo istante del suo concepimento. I Vescovi italiani ricordano l'impegno di evangelizzare instancabilmente la vita con la forza della parola e con le opere della giustizia, illuminando e formando le coscienze, e sostenendo ogni opportuna iniziativa per una adeguata assistenza della maternità. In questo contesto si colloca lo sforzo per iscrivere la legge divina nella vita della città terrena affinché, al di fuori di ogni equivoco, siano garantiti "il valore della maternità e la piena tutela della vita umana fin dal seno materno".

Ecco qualche frase di tale Messaggio, preparato durante le riunioni del Consiglio Permanente, allargato ad altri membri della Conferenza Episcopale Italiana, e comunicato a tutti: "E' compito particolare della Chiesa e del nostro ministero episcopale riaffermare innanzi tutto che l'aborto procurato è morte, è l'uccisione di una creatura innocente".

"Nessuno può avere atteggiamenti di accondiscendenza, o comunque passivi, di fronte alla realtà dell'aborto".

"Nella mentalità e nelle strutture della società a cui apparteniamo, abbiamo il dovere di promuovere una logica di vita e abbiamo il diritto che questa volontà sia debitamente riconosciuta".

E' un messaggio dettato dal senso di responsabilità pastorale, ma anche umana e civica. Cristo, che sta alla porta delle coscienze umane e bussa, parla mediante coloro che sono i successori degli apostoli e i servitori della salvezza di ogni uomo.

Faccio mia la loro sollecitudine pastorale per ogni uomo e per la società intera. E condivido con i miei fratelli nell'Episcopato la loro sollecitudine. E' la nostra sollecitudine comune.

I Vescovi scrivono ancora: "Per questo essi (i cristiani) si appellano a Dio con la preghiera, la penitenza, l'espiazione: individualmente e comunitariamente. Solo da Dio viene la luce per vedere, il coraggio per resistere, la forza per testimoniare".

Si, è così. Le preghiere di tutta la Chiesa, particolarmente nel periodo pasquale, che ci rende presente ogni uomo e la lotta della vita con la morte, ottengano la luce a tutte le coscienze perché maturi in esse il senso di responsabilità per ogni vita umana concepita sotto il cuore della madre, affinché la vita vinca la morte.

(Al termine della recita dell'Angelus, il Santo Padre ha ricordato la colletta in sostegno dei cristiani che vivono in Terra Santa:)

1. Desidero oggi ricordare e raccomandare ai fratelli nell'Episcopato, ai sacerdoti, ai religiosi ed ai fedeli tutti l'annuale colletta, che si compie nel periodo quaresimale e, in particolare, il Venerdi Santo, per venire incontro ai bisogni dei nostri fratelli cristiani che vivono nella terra di Gesù. Facendo mio l'appello, rivolto dal mio predecessore Paolo VI nella sua Esortazione Apostolica "Nobis in animo", del 25 marzo 1974, invito tutti i fedeli a dare il loro contributo, destinato non soltanto a favore dei Luoghi Santi propriamente detti, ma soprattutto al sostegno e allo sviluppo delle opere pastorali, caritative, educative e sociali a cui la Chiesa ha dato vita in quella terra benedetta, vicino ai Santuari ed ai Luoghi Santi.

Fra tali istituzioni, mi è caro ricordare le 123 scuole: i 3 Seminari minori; i 4 Seminari maggiori: i 5 Istituti di studi superiori; l'Università di Betlemme; i 7 Ospedali; le 14 Scuole materne e il Centro "Effeta" per i piccoli sordomuti.

Non dubito che tutti i cattolici del mondo si sentiranno in dovere di aiutare, secondo le loro disponibilità, i fratelli che vivono nella Terra santificata dalla Vita, Passione, Morte e Risurrezione di Cristo..

(Il Santo Padre si è rivolto poi ai partecipanti ad un convegno di studio sui problemi della scuola:)


2. Mi rivolgo ora ai partecipanti al Convegno di studio, promosso dal Movimento Maestri di Azione Cattolica, sul tema: "L'educazione morale nella scuola materna ed elementare".

L'argomento sul quale avete riflettuto in questi giorni, figli carissimi, riguarda un aspetto fondamentale dell'iter formativo del fanciullo; perché egli possa, domani, inserirsi attivamente in una società democratica, che intende fondarsi sul riconoscimento dei diritti umani, è necessario che apprenda oggi a ragionare e a decidere responsabilmente, esercitando la propria libertà nel rispetto della vita altrui, ed operando le proprie scelte in armonia con una corretta visione del bene individuale e del bene comune. A questo fondamentale processo di crescita umana la scuola deve recare il proprio specifico contributo.

Valga il vostro impegno a ravvivare nei maestri la coscienza di questo loro nobilissimo compito. Vi accompagni la mia apostolica benedizione.

(Omissis. Seguono i saluti in altre lingue)

Data: 1981-03-22
Domenica 22 Marzo 1981


Alla Parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo all'Eur - Roma

Titolo: Rinnoviamo le nostre coscienze per vivere come veri discepoli di Cristo



1. "In ginocchio davanti al Signore che ci ha creati, / Egli è il nostro Dio, / e noi il popolo del suo pascolo / il gregge che Egli conduce" (Ps 94,6-7).

Con queste parole della liturgia d'oggi, mi rivolgo a voi, cari fratelli e sorelle, parrocchiani della comunità all'Eur, che è dedicata ai santi apostoli Pietro e Paolo.

Questo è l'invito ad adorare Dio che ci ha creati. E' l'invito ad una particolare adorazione di Dio in questo periodo di redenzione e di grazia che è la Quaresima.

Essa infatti, e il "tempo propizio" (2Co 6,2), in cui il Signore si rivela a chi si sforza di conoscerlo e di amarlo. E' il tempo del "memento", del ricordarci di lui in modo fattivo. E' metanoia: rivolgersi a lui con tutta l'anima per servirlo e ringraziarlo. Questo significa adorare il Signore, e per questo motivo la Chiesa non si stanca di ripetere col Salmista: "Accostiamoci a lui per rendergli grazie, / a lui acclamiamo con canti di gioia" (Ps 94,2) ed ancora: "Venite, prostrati adoriamolo" (Ps 94,6). L'adorazione di Dio forma la ragion d'essere della Chiesa e di ogni uomo, il quale non può dare compiuta espressione alla sua esistenza, senza manifestare questo atto amorevole, spontaneo e cosciente a Dio, suo Creatore. E questo atto di adorazione si compie soprattutto nella comunità raccolta per la celebrazione del banchetto del Signore, nella "fractio panis", che anche noi fra poco rinnoveremo.


2. In questo spirito saluto la vostra Comunità parrocchiale intitolata ai santi Pietro e Paolo. Essa, come è noto, è abbastanza giovane, essendo stata aperta al culto la chiesa nel 1955, eretta a parrocchia nel dicembre del 1958 ed elevata alla dignità di Basilica nel 1965. Saluto il Cardinale Vicario, che anche qui si sente in famiglia come in ogni altra parrocchia della diocesi, il Vescovo Ausiliare del Settore Sud, Mons. Clemente Riva, che ha appena terminato di svolgere la settimana preparatoria a questo incontro dei fedeli dell'Eur col Papa; saluto in modo speciale il parroco, padre Fausto Casa, unitamente al gruppo dei Francescani Conventuali che lo coadiuvano nell'animazione cristiana di questa zona. So che non cessano di profondere le ricchezze della loro preparazione culturale e della loro esperienza umana e religiosa. Grazie alla loro dedizione ed alla collaborazione di altri sacerdoti, associati a vario titolo all'attività pastorale, la vita della parrocchia è andata progressivamente rafforzandosi e ha maturato frutti spirituali, che consentono di ben sperare per il futuro, pur in presenza di tanti problemi posti dalla tendenza, piuttosto diffusa in tante famiglie, ad isolarsi e a privilegiare forse un certo tipo di individualismo.

Nel dare atto del cammino percorso, rivolgo il mio pensiero ai membri delle diverse Associazioni, in particolare a quelli dell'Azione Cattolica, dell'Ordine Francescano Secolare, dell'Apostolato della Preghiera, dell'Associazione di san Vincenzo e degli Scouts. Mediante tali sodalizi il laicato è presente nella pastorale della parrocchia. Una parola di saluto, ancora, ai religiosi ed alle religiose che hanno i propri Istituti nella zona ed attendono alla formazione dei giovani o ad altre iniziative benefiche, apportando in questo modo un valido contributo al comune sforzo di promozione cristiana e sociale dei fedeli.

A tutti, infine, ma specialmente a quanti soffrono a causa della malattia, della solitudine e della povertà, l'assicurazione del mio affetto e del mio costante ricordo nella preghiera. Ed ora torniamo al commento delle letture bibliche, che abbiamo ora ascoltate.


3. "Tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua" (Ex 17,6).

Il lungo viaggio degli Ebrei nel deserto fa da immediato contesto al brano dell'Esodo. Una delle maggiori difficoltà presentate da un viaggio nel deserto per un popolo così numeroso, che conduce con sé greggi e bestiame, fu certamente la mancanza d'acqua. E' comprensibile perciò che, nei giorni in cui la fame e la sete si facevano sentire in modo più acuto, gli israeliti abbiano rimpianto l'Egitto e mormorato contro Mosè. Dio, che aveva manifestato in tanti modi la sua particolare benevolenza verso quel popolo, esige ora la fede, l'abbandono assoluto in Lui, il superamento delle proprie sicurezze umane. E proprio nel momento in cui esso non può più contare sulle proprie risorse, è sfinito ed abbattuto, e intorno non c'è altro che nuda roccia sterile ed arida e senza vita, Dio interviene, si fa presente e fa sgorgare da quella roccia un'acqua abbondante che da la vita. E' proprio da quella roccia compatta, che gli Ebrei potranno attingere acqua nel loro viaggio verso la terra promessa, come dal Cuore di Cristo, sitibondo sulla croce, sgorgherà l'acqua che salva coloro che hanno intrapreso il loro cammino di fede. Per questa somiglianza, Paolo identifica la roccia con Cristo stesso, nuovo Tempio e Sorgente che disseta nella vita eterna (cfr. 1Co 10,4). Ecco come la potenza di Dio si manifesta nel mistero dell'acqua viva, che zampilla per l'eternità, perché è l'acqua rigeneratrice della grazia e rivelatrice della verità.

Come al tempo dell'Esodo, anche oggi gli uomini avvertono la sete di quest'acqua salvante e liberante che proviene dal Cristo, e la Chiesa, in risposta, non si stanca di annunciarlo a tutti i popoli di tutti i tempi. Essa è presente nel mondo essenzialmente "per aiutare gli uomini a credere che Gesù è il Figlio di Dio, affinché, mediante la fede, essi abbiano la vita nel suo nome, per educarli ed istruirli in questa vita e costruire così il Corpo di Cristo. La Chiesa non ha cessato di consacrare a questo scopo le sue energie" (Giovanni Paolo II CTR 1).


4. Dell'acqua che zampilla per la vita eterna parla il Cristo alla samaritana presso il pozzo di Sicar. Egli, stanco del viaggio, si siede sull'orlo del pozzo.

I discepoli erano andati soli in città per le compere. Gesù prega una samaritana, venuta ad attingere acqua, di dargli da bere. Essa se ne meraviglia. Come può lui, un Giudeo, chiedere qualcosa ad una samaritana? Da secoli giudei e samaritani vivevano in una inimicizia implacabile. Gesù pero si mostra superiore a questo pregiudizio, come anche all'opinione giudaica che considerava come indecoroso per un maestro parlare pubblicamente con una donna. Per lui non conta la distinzione di nazione e di razza e neppure quella tra uomo e donna. Dall'acqua naturale, elemento materiale, che Gesù dapprima chiede alla donna, egli porta il discorso sul piano della rivelazione, sull'acqua veramente viva. L'espressione "acqua viva" nella lingua dei profeti indica i beni della salvezza del tempo messianico (cfr. Is 12,3 Is 49,10 Gr Is 2,13 Is 17,13). Ma la donna, non potendo comprendere quel linguaggio, pensa ad una miracolosa acqua che spenga la sete del corpo, per cui non sarà più necessario attingere. In questo modo Gesù ha risvegliato in lei il desiderio del suo dono: "Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui ad attingere acqua" (Jn 4,14). Gesù rivela allora alla donna d'essere lui in persona la sorgente stessa dell'acqua viva. E dimostra come la via della fede in lui passa attraverso il riconoscimento della sua missione divina, manifestando la sua conoscenza profetica, proprio di un inviato di Dio. Essa ha avuto cinque mariti e con un sesto vive illegalmente. La donna comincia a riflettere: una tale conoscenza dei cuori non è quella di un uomo comune e propone in un commosso atto di fede: "Signore, vedo che tu sei un Profeta" (Jn 4,19). E poi andrà ad annunziare agli abitanti della sua città di aver incontrato il Messia e li invita a "venire a vedere Gesù" (Jn 4,29). In questo stupendo brano evangelico, che raggiunge un vertice sublime per bellezza formale e per profondità dottrinale, vi sono tratti pedagogici interessanti per ogni educatore della fede. La rivelazione personale avviene da parte di Gesù, partendo dalla situazione concreta per arrivare ad una revisione ideale della vita: quella vista alla luce della verità, perché soltanto nella verità, si può effettuare l'incontro con Cristo che impersona la stessa verità.


5. E' appunto quando la samaritana si rivolge a Gesù con le parole: "Dammi di quest'acqua" (Jn 4,15) allora egli non tarda ad indicare la strada che conduce ad essa. E' la via della verità interiore, la via della conversione e delle opere buone. "Va' a chiamare tuo marito" (Jn 4,16), dice il Signore alla donna: è un invito ad esaminare la propria coscienza, a scrutare nell'intimo del cuore, a risvegliare in esso le attese più profonde, quelle che si finge di nascondere sotto la replica evasiva. Fa scoprire a questa donna il bisogno di essere salvata e di interrogarsi sul cammino che può condurla alla salvezza, svolgendo con lei un vero e proprio "esame di coscienza" e aiutandola a chiamare per nome i peccati della sua vita. Per questo il Signore incalza: "Hai detto bene "non ho marito", infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito" (Jn 4,17-18). così la donna non solo riconosce il suo stato di peccato, ma viene aiutata a chiamare per nome i peccati della sua vita. San Agostino in un suo mirabile sermone così esprime il travaglio interiore di questa donna: "Dapprima sei stata guidata dai sensi della carne; poi sei giunta all'età in cui si deve usare la ragione, e non hai raggiunto la sapienza; anzi sei caduta nell'errore; perciò, dopo quei cinque mariti, quello che adesso hai non è tuo marito. E se non era un marito, che cosa era se non un adultero? Dunque, chiama, ma non l'adultero, chiama tuo marito, affinché con l'intelletto tu possa comprendermi, e l'errore non debba procurati una falsa opinione di me... Via dunque l'adulterio che ti corrompe, e va' a chiamare tuo marito. Chiamalo, e torna qui con lui, e mi comprenderai" (Sant'Agostino "In Io. Evang. Tr". 15, 22).

In questa situazione, Gesù di colpo si eleva al di là dell'immediata risposta per annunciare il superamento del culto ritenuto vero e una nuova forma di adorazione, che punta sul cuore anziché sui sacrifici, un'adorazione provocata dallo Spirito, appunto l'adorazione "in spirito e verità" (Jn 4,24). Adorare in spirito significa porsi sotto l'influsso dell'azione di Dio, cioè del dono di vita operato dallo Spirito e richiama l'attenzione sulla vita soprannaturale di cui godono i cristiani e che è condizione indispensabile per essere "veri" adoratori.

Adorare in verità significa porsi nell'ordine della rivelazione del Verbo: quella rivelazione per cui è impegnata l'azione dello Spirito di verità. Il nuovo luogo dell'adorazione è il tempio spirituale, cioè Cristo-verità, sotto l'illuminazione dello Spirito di verità. La condizione richiesta da Gesù per un culto valido, è quella di uniformarsi alla sua persona, rivelatrice di una fede operata dallo Spirito. Coloro che sapranno accogliere il mirabile "dono di Dio" (Jn 4,10) che è l'acqua viva dello Spirito Santo, saranno trasformati, come la samaritana, diverranno i veri adoratori, trovando il centro del culto nel corpo del Cristo risuscitato e trasformato dalla forza dello Spirito.


6. Che cosa ha prodotto nella samaritana l'acqua viva che zampilla per la vita eterna? Valutando l'ulteriore sviluppo della situazione spirituale della donna, si può rispondere che il frutto è stato grande. Si riscontra infatti in essa una vera metanoia che la conduce fino a riconoscere in Gesù il Messia: "Venite a vedere - dice ai suoi concittadini - un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?" (Jn 4,29). E l'interrogativo suppone nel suo pensiero una risposta affermativa, perché collega questa confessione con la chiamata per nome dei suoi peccati: mi ha detto tutto quello che ho fatto. Avverte in sé una nuova forza, un nuovo entusiasmo che la porta ad annunziare agli altri la verità e la grazia che ha ricevuto: venite a vedere. Diventa in un certo senso messaggera del Cristo e del suo Vangelo di salvezza, come la Maddalena il mattino di Pasqua.

Anche a noi oggi è rivolto l'invito a bere di quest'acqua viva della verità, a purificare la nostra vita, a cambiare mentalità e a metterci alla scuola del Vangelo, dove il Signore, come fece con la samaritana, ci interpella, facendoci scoprire le più alte esigenze della verità e dello spirito.


7. Cari fratelli e sorelle! Nella terza domenica di Quaresima la Chiesa ci invita alla particolare adorazione di Dio, a rendere una particolare adorazione al Padre "in spirito e verità".

Questa adorazione non può essere soltanto esterna. L'adorazione "in spirito di verità" deve toccare le nostre coscienze. E perciò ascoltiamo ancora una volta il Salmo responsoriale, quando dice: "Ascoltate oggi la sua voce: Non indurite il cuore...!" (Ps 94,8).

Pensiamo a chi di noi si riferiscono queste parole. Pensiamo a quei nostri fratelli e sorelle, che sono assenti, ma ai quali queste parole si riferiscono, e imploriamo per noi e per loro l'incontro con Cristo simile a quell'incontro della samaritana presso il pozzo di Sicar.

E ascoltiamo ancora le parole dell'apostolo Paolo dalla lettera ai Romani: "Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale gloria di Dio" (Rm 5,1-2).

Se a qualcuno di noi si riferiscono queste parole - e penso che si riferiscano a molti - allora preghiamo di perseverare nella speranza e nell'osservanza della pace con Dio, così come insegna l'apostolo.

E infine ascoltiamo le parole del nostro Signore Gesù Cristo che dice: "Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete" (Jn 4,35-36).

E chiediamo - chiediamo a Lui con tutta l'anima questa mietitura, così come ha chiesto la samaritana di aver acqua viva, l'acqua per la vita eterna. E guardando "i campi che già biondeggiano per la mietitura" (Jn 4,35) pensiamo che c'è bisogno dei mietitori così come prima sono stati necessari i seminatori. E diciamo a Cristo che ci ha redenti con il suo Sangue: Signore, eccomi! Accoglimi come seminatore e come mietitore del tuo Regno. Signore, eccomi! Manda operai nella messe. "Manda operai nella tua messe" (cfr. Mt 9,38).

Che mediante la Quaresima si rinnovino le nostre coscienze e riviva lo zelo dei veri discepoli di Cristo.

Data: 1981-03-22
Domenica 22 Marzo 1981


Agli alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Con la preghiera e lo studio maturate il vostro senso pastorale

Carissimi sacerdoti alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica, Ho accolto volentieri il desiderio espressomi dal vostro caro Presidente, Monsignor Cesare Zacchi, di un incontro con voi, in questo momento che segue di poco gli esercizi spirituali che avete fatto ad Assisi, e precede la destinazione di alcuni di voi al servizio delle rappresentanze pontificie.

Vorrei anzitutto ringraziarvi dei voti augurali che mi avete inviato da Assisi. Ogni firma che ho visto in quella missiva prende ora la forma di un volto, a cui mi è gradito rivolgermi per un colloquio, che vorrei semplice ma anche significativo.

Il richiamo a san Francesco, penso non vi sia stato suggerito da circostanze casuali, ma proceda piuttosto da un'intenzione profonda e dalla ricerca di un'ispirazione per la vostra vocazione. In effetti, san Francesco costituisce un esempio luminoso anche per il ministero che siete chiamati a svolgere e aiuta efficacemente a comprenderne il vero senso e il genuino spirito.

Il suo voler essere uomo evangelico, la sua identificazione con Cristo, il suo amore appassionato, senza riserve e senza critiche alla Chiesa, nella testimonianza di una povertà radicale, nella mansuetudine come uomo della fratellanza universale e della pace, non sono questi atteggiamenti e valori congeniali alla natura e al compito del rappresentante pontificio? E' a questo spirito che mira a formarvi la Pontificia Accademia Ecclesiastica, della quale ricorre quest'anno il 280° anniversario. Questa, che ha una grande tradizione ed anche oggi una sua qualificata funzione, ha subito, nel corso degli anni, vari aggiornamenti allo scopo di rispondere alle esigenze di un idoneo servizio ecclesiale. Più recentemente si è rinnovata nel contesto della ecclesiologia del Concilio Vaticano II e del nuovo stile di rapporti fra Sede Apostolica e Chiese locali. L'universalità che è così ben rispecchiata dalla vostra provenienza, va accompagnata da altre note fondamentali che devono contraddistinguere l'Accademia Ecclesiastica. Vorrei indicarvene alcune.


1) Essa dev'essere anzitutto un luogo di maturazione spirituale e un cenacolo di preghiera. Se l'esercizio di ogni ministero sacerdotale esige una profonda vita spirituale, vorrei dire che la missione che siete chiamati a svolgere comporta situazioni così peculiari, e talora ardue, di vita e di azione nelle quali, se venisse a mancare la fonte di un'intensa spiritualità, si rischierebbe di privarsi di linfa e di ideali. Il tempo che trascorrete in questo Istituto sia perciò tempo di raccoglimento, e di profondità; tempo non di allentamento dell'ascesi, ma di allenamento perseverante a quelle virtù che formeranno domani solido e sicuro sostegno della vostra missione.


2) La Pontificia Accademia Ecclesiastica dev'essere poi un luogo di assidua preparazione culturale, un cenacolo di studio. Il servizio della Santa Sede, partecipando della "sollicitudo omnium ecclesiarum", comporta oggi gravi esigenze e reclama competenze che non si possono improvvisare.

Auspico di cuore che sappiate fare tesoro di questo periodo prezioso per la vostra formazione, in modo che domani possiate essere all'altezza del compito che vi è affidato. Ed auspico altresì che un impegno serio di studio vi accompagni tutta la vita.


3) In terzo luogo la Pontificia Accademia Ecclesiastica deve essere un luogo di maturazione del senso pastorale. Al rappresentante pontificio si richiede oggi una spiccata sensibilità a trattare con i pastori che lo Spirito Santo ha posto a reggere le varie Chiese locali ed uno spirito pronto a cogliere e interpretare le situazioni ed i problemi pastorali. E' questa una "forma mentis" che dovete acquisire e sviluppare per rendervi idonei al servizio della comunione ecclesiale tra le Chiese locali e la Sede di Pietro.

Ringrazio vivamente il vostro Eccellentissimo Presidente, che si dedica con entusiasmo ed abnegazione alla vostra formazione, e ringrazio i vostri docenti per l'opera che svolgono. Auguro agli alunni che termineranno prossimamente i corsi, di intraprendere il loro ministero con generosa disponibilità e con serena fiducia nella protezione della Vergine Santissima. E tutti benedico di cuore nel nome del Signore.

Data: 1981-03-23
Lunedì 23 Marzo 1981


Al pellegrinaggio della diocesi di Cremona - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Catechesi, liturgia e carità: gli impegni maggiori del cristiano

Carissimi fedeli della diocesi di Cremona!

1. L'occasione che vi ha condotti a Roma e qui, nella sede di Pietro, a questa speciale udienza a voi riservata, è molto singolare e significativa: l'indizione per tutta la diocesi di un "anno mariano", e precisamente dal 26 maggio prossimo fino al 26 maggio dell'anno venturo, in coincidenza con il 550° anniversario dell'apparizione della Madonna a Caravaggio, dove si trova il Santuario ben noto, e a voi particolarmente caro. Come preparazione immediata a tale iniziativa, avete voluto incontrarvi col Papa, manifestare la vostra fede e il vostro filiale ossequio e ascoltare la sua parola.

La vostra visita mi colma di letizia e di conforto e perciò con i sentimenti della più viva e cordiale riconoscenza vi porgo il mio affettuoso saluto. In primo luogo desidero salutare il vostro Vescovo e i suoi collaboratori; e poi tutti voi, che rappresentate la cara diocesi di Cremona e siete interpreti delle sue ricche tradizioni religiose e della sua fedeltà cristiana. Portate il mio saluto benedicente a tutti i fratelli della diocesi!


2. Nella prospettiva di un anno intero dedicato ad una più intensa preoccupazione pastorale, alla luce e nell'amore di Maria Santissima, vorrei lasciarvi come indicazione, valida per ora e per sempre, le parole che Ella stessa disse ai servi: "Fate tutto quello che Gesù vi dirà!" (cfr. Jn 2,5). Fate tesoro di tutte quelle iniziative e attività di carattere formativo, culturale, sacramentale, devozionale, caritativo che vi saranno proposte: siate generosi! Fate in modo che i vostri pastori siano soddisfatti di voi! Aiutate i vostri pastori, affinché abbondanti siano i frutti, e l'"anno mariano" porti molte anime alla riflessione, alla conversione, alla maturazione umana e cristiana, all'ulteriore perfezionamento nella fede e nella virtù, all'incremento delle vocazioni sacerdotali e religiose.


3. ln particolare vorrei suggerirvi tre impegni che sembrano maggiormente importanti in questa nostra epoca: - prima di tutto, un impegno più globale e completo circa la catechesi.

Molte volte la Verità può sconcertare la ragione e soprattutto l'istinto che tende alla soddisfazione immediata e senza scrupoli. Eppure la Verità è quella rivelata da Gesù, insegnata dal Magistero autentico della Chiesa. Essa non cambia, per quanto cambi invece continuamente la storia. Bisogna avere il coraggio della Verità ed eliminare tutte le reticenze, le ambiguità, i sotterfugi, le interpretazioni confuse o diluite, che creano disagio nelle anime e lasciano perplessi e smarriti. Gli errori passano: la Verità rimane. Ma annunziare e praticare tutta la Verità talvolta costa. Già l'aveva annunziato il Cristo, parlando della strada stretta e sassosa, della porta bassa e della croce quotidiana. Ma la Verità illumina e salva: "Chi viene dietro a me non cammina nelle tenebre!" (Jn 8,12); - in secondo luogo, un impegno più profondo e incisivo nella vita liturgico-sacramentale. Dobbiamo ritornare a meditare profondamente sul valore della Santa Messa intesa come "Sacrificio", che sotto le specie del pane e del vino per opera del sacerdote, che agisce "in persona Christi", rinnova misticamente sull'altare il Sacrificio redentore ed unico della Croce. Come uomini e creature, tutti devono pregare e adorare l'Altissimo; come cristiani sappiamo che il massimo della preghiera e dell'adorazione è la Santa Messa. Il Sacrificio della Messa è anche sacramento, che dà forza e consolazione all'anima, la quale pero per ricevere l'Eucaristia deve essere in grazia. E qui si innesta la catechesi riguardante il sacramento della Penitenza; - infine, come ultimo impegno, un proposito più generoso e concreto nella carità e nell'amore verso tutti i fratelli, vincendo l'egoismo individuale, sacrificando davvero qualcosa, porgendo sul serio la mano a chi ne ha bisogno.

Carissimi! Vicino alla vostra città di Cremona, onusta di storia, in mezzo al verde della magnifica pianura padana, presso l'antico Borgo di Caravaggio, sorge il Santuario della Beata Vergine del Fonte, il maggiore della Lombardia e uno dei più noti e frequentati d'Italia. Voi ben conoscete la vicenda della sua origine: l'apparizione della Madonna, la sera del 26 maggio 1432, alla povera donna Giovannetta de' Varoli, che in un momento di grave angoscia, a Lei si era rivolta come ultimo rifugio ed ultima speranza. Maria Santissima le apparve e non solo la consolo, ma la fece ambasciatrice presso i potenti del tempo e presso i borghigiani, per richiamarli alla vita cristiana e per indurli alla pace. La veggente, pur in mezzo a contrasti e a sofferenze, fu fedele al suo compito, e lo svolse con amore e con coraggio, consolata dalla protezione della Madre del Cielo.

Nel ricordo di quel fatto, siate anche voi fedeli e generosi in questo "anno mariano"! Vi accompagni sempre la devozione a Maria e vi aiuti pure la mia benedizione apostolica, che estendo a tutta la vostra diocesi!

Data: 1981-03-23
Lunedì 23 Marzo 1981


Ai giovani, nella Basilica di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Accettate l'invito di Maria alla fede e alla generosità

Carissimi studenti e studentesse delle varie scuole di Roma e d'Italia!

1. Porgo a tutti il mio affettuoso benvenuto, ed insieme con voi saluto le autorità scolastiche e gli insegnanti che vi hanno accompagnato in questo incontro.

Una menzione speciale desidero riservare al gruppo più numeroso, quello dell'Istituto del Sacro Cuore di Firenze, diretto dalle Suore della Delegazione speciale della Società del Sacro Cuore: alle religiose, al corpo docente, agli alunni ed alle alunne, ed alle rispettive famiglie vadano il mio cordiale saluto e l'espressione del mio apprezzamento per il serio impegno formativo, sia culturale sia cristiano, che distingue tale centro scolastico.


2. Il nostro incontro assume particolare significato per la solennità liturgica in cui avviene. Oggi la Chiesa celebra l'Annunciazione del Signore fatta a Maria santissima dall'Arcangelo Gabriele. Si tratta della realizzazione di quell'ineffabile mistero d'amore, che è lo scambio tra la divinità di Dio e la nostra umanità. Per misericordioso decreto di Dio, l'umanità, prevaricatrice col peccato originale, non fu abbandonata a se stessa: un salvatore, membro del genere umano, quindi "nato da donna" (Ga 4,4), nella "progenie di David" (Rm 1,3) doveva riportare la vittoria nello scontro con Satana (Gn 3,15). E ciò è avvenuto per mezzo della Vergine santissima, alla quale l'Arcangelo del Signore dopo averla salutata piena di grazia, oggetto del divino favore, rivolge l'invito all'esultanza, perché il Figlio che nascerà da lei, per virtù dello Spirito Santo, sarà chiamato Figlio di Dio: a Lei, pertanto, e per mezzo di Lei all'umanità, il Verbo ha domandato una natura umana, e Maria, nella sua piena disponibilità al divino volere, gliel'ha offerta: "Ecco l'ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola" (Lc 1,38).


3. Carissimi giovani! Da una meditazione attenta e serena della risposta di Maria, deriva un invito ad una fede profonda e ad una grande generosità. La società di oggi è talora soffocata dai condizionamenti di una visione agnostica e materialistica e dalla tentazione di una autonomia umana, chiusa alla trascendenza. E' necessario che voi rechiate una larga visione di fede, che affermiate un'apertura verso orizzonti amplissimi: quelli dell'Assoluto, per poter cogliere il senso definitivo dell'esistenza umana e comunicarlo ai vostri coetanei. E' solo da questa fede dell'Amore che salva, che le giovani generazioni potranno ritrovare la forza per un'affermazione costruttiva della dignità dell'uomo, in sintonia con la sua vocazione di figlio di Dio. Solo da questa sempre rinnovata ricerca del Signore, deriva per voi la forza di una generosa dedizione. A voi è affidata la costruzione di una nuova "civitas", entro le cui mura siano cancellate le discriminazioni, le ingiustizie, gli squilibri e le lotte. Per questo è necessaria una azione preservante e generosa, suggerita ed alimentata dall'amore, che trova appunto la sua sorgente in quella grazia divina meritoria del "si" di Maria. Coraggio, carissimi giovani, gli orizzonti sono vastissimi, le proposte molteplici. Occorre operare con creatività illuminata ed invincibile perseveranza. Non sottraetevi a nessun impegno, a nessuna fatica richiesta dalla consapevolezza di dover collaborare alla costruzione di un mondo più giusto, più sano. Vi sostenga la mia benedizione apostolica, che imparto a voi ed ai vostri familiari e docenti.

Data: 1981-03-25
Mercoledì 25 Marzo 1981






GPII 1981 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)