GPII 1981 Insegnamenti - Sapere teologico e scienza teologica - Sabato 28 Marzo 1981


2. Il nostro spirito, intanto, si sofferma compiaciuto ad ammirare il risultato raggiunto in tanti anni di fervido impegno: 56 volumi, quasi 70.000 pagine, 21 milioni di righe, più di un miliardo di caratteri elaborati, organizzati e fotocomposti elettronicamente con le macchine della meravigliosa tecnologia moderna. Un capolavoro monumentale, al quale gli ambienti scientifici internazionali hanno riconosciuto una funzione pionieristica, quella cioè di aver portato "the computers in the humanities", mediante l'impegno dell'automazione nell'elaborazione non solo di numeri e quantità, ma anche delle parole e di una lingua.

Vorrei rilevare quanto sia significativo che il primo "libro elettronico", nel quale il passato si collega con il futuro, contenga l'analisi dell'opera d'un santo, che ha saputo penetrare con straordinaria acutezza nel segreto dell'essere contingente e raccoglierne l'intima ricchezza in una superiore sintesi, illuminata dal riverbero dell'eterna Verità, in se stessa sussistente.

Come non vedere in ciò quasi l'indicazione provvidenziale della strada, su cui dovrà progredire l'indagine tecnologica del futuro, la strada cioè del "distinguere per unire", secondo il ben noto aforismo a cui s'ispiro tutta la fatica intellettuale di san Tommaso? Ed inoltre non posso non osservare che il vostro lavoro si conclude, mentre vivi sono ancora gli echi suscitati dalla celebrazione del centenario dell'enciclica "Aeterni Patris", con la quale il Papa Leone XIII indicava nell'Aquinate la guida autorevole ed insostituibile degli studi filosofici e teologici. La vostra fatica viene a recare una singolare conferma alla perenne attualità di un insegnamento, che - per usare le parole dell'immortale Pontefice - trae la sua forza "dalle essenze costitutive e dai principi delle cose, la cui virtualità è immensa, contenendo esse, come in un grembo, i semi di quasi infinite verità, che i futuri maestri hanno poi fatto fruttificare, a tempo opportuno" (Leone XIII "Acta", vol. 1 p 273).

3. Ciò che ora ci s'attende dall'"Index Thomisticus" è che, mediante gli strumenti in esso offerti, gli studiosi possano raggiungere e mettere in evidenza nuovi aspetti, tuttora inesplorati, del ricchissimo pensiero del "Doctor Communis".

In particolare, il censimento analitico integrale del sistema lessicale, presente nell'opera dell'Aquinate, può offrire un'utilissima documentazione alla filosofia del linguaggio, dimostrando come in chi ragiona è sempre operante la "logica dell'essere", la quale, grazie ad un certo numero di concetti primi e di prime certezze, lo mette in grado di entrare in comunicazione con gli altri mediante la parola.

E' proprio a tale "logica dell'essere" che bisogna rifarsi specialmente oggi, quando da molte parti si lamenta giustamente la mancanza di comunicazione tra le varie scienze e la perdita della unità del sapere. Riscoprire tale logica, significa ricuperare un denominatore comune, sulla cui base è possibile trovare un punto d'incontro con gli altri ed aprire con essi un dialogo costruttivo.

Nella luce di queste prospettive ed invocando su tutti la protezione di san Tommaso, impareggiabile ricercatore della Verità in ogni suo aspetto, di cuore concedo a voi ed ai vostri cari la mia benedizione apostolica, propiziatrice di ogni desiderato bene celeste.



Nella Sala del Trono - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il saluto a dirigenti e atleti del "Cagliari"



1. Sono lieto di questo incontro con voi, Dirigenti e Atleti della squadra calcistica del "Cagliari", che, ospiti della Città eterna per una gara del campionato, siete qui venuti accompagnati dai vostri familiari.

Vi saluto con sincera cordialità. La vostra visita mi fa tornare giovane tra i giovani, perché evoca in me ricordi lontani nel tempo, ma sempre cari, quando anch'io ho avuto occasione di fare - come tanti nell'età giovanile - qualche partita di calcio.

Voi rappresentate quel mondo calcistico, che ogni domenica trascina masse di persone negli stadi e che tanta parte occupa nei mezzi di comunicazione sociale. A quanti guardano a voi e vi ammirano, voi dovete certo offrire lo spettacolo del gioco, ma ricordatevi che fa parte del vostro dovere anche il dare l'esempio dell'esercizio di talune virtù, tipiche del mondo agonistico, che devono rappresentare prima di tutto un vostro patrimonio personale.

Sappiate quindi distinguervi per lealtà ed onesta, dominio del proprio fsico e dei propri riflessi, di rispetto della persona e di perfezione spirituale.

Si tratta di valori che, acquisiti oggi attraverso lo sport, vi serviranno sempre, anche quando il corpo non risponderà più alle esigenze del gioco, ma la "partita" della vita richiederà ugualmente il vostro impegno di uomini.


2. Amo rivolgere il mio pensiero alla vostra bella ed illustre città di Cagliari, sulla quale sovrasta il Santuario della Madonna di Bonaria e che ha voluto dedicare ad un Santo lo stadio nel quale vi allenate ed offrite al pubblico il saggio della vostra abilità.

Auspico di cuore che il ricordo di Sant'Elia vi sia di stimolo a un impegno sempre maggiore nei vostri doveri di sportivi e, soprattutto, di uomini e di cristiani. Auguro altresì che l'esercizio delle gare sportive e il motivo di serena distensione chc esse mirano ad offrire, contribuisca al miglioramento non solo della vostra persona, ma anche della società che vi segue con tanto interesse.

Con questi voti, invoco dal Signore su voi tutti e sulle persone che vi sono care, larga effusionc di favori celesti, e di cuore vi accompagno con la mia Benedizione.

Data: 1981-03-28
Sabato 28 Marzo 1981


Messaggio al Primate di Polonia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Condivido la vostra profonda sollecitudine

Con il Cardinale Primate, con la Chiesa in Polonia e con tutta la Nazione condivido la profonda sollecitudine per gli avvenimenti dell'amatissima Patria. Questi avvenimenti, data la loro importante eloquenza sociale e internazionale, si trovano al centro dell'attenzione di tutto il mondo. Le voci che mi giungono dalle diverse parti della Polonia esprimono la posizione di vaste folle degli uomini del lavoro, che vedono la necessita di un pieno impegno nelle loro attività, indispensabili per superare la difficile situazione economica nella quale si è trovato il Paese. Essi sottolineano la volontà di lavorare e non di scioperare.

Insieme con tutta la Chiesa in Polonia prego che si arrivi ad un accordo tra le autorità statali e i rappresentanti degli ambienti del lavoro (Sindacati Indipendenti e Autogestiti) per il rafforzamento della pace interna nello spirito del rinnovamento i cui principi sono stati stabiliti di comune accordo nell'autunno scorso. La realizzazione di questi principi esige l'intesa reciproca, il dialogo, la pazienza e la perseveranza. Questa è contemporaneamente la strada più giusta per rafforzare l'autorità e il senso della responsabilità, in particolare in una società che ha la sua propria cultura e le proprie esperienze storiche - difficili e dolorose.

Proprio per ciò la comune opinione delle nazioni che amano la pace si manifesta nella convinzione che i polacchi hanno l'innegabile diritto di risolvere i loro problemi da soli, con le proprie forze. Tutti riconoscono che questo è un compito e un dovere che ha come scopo il bene comune della propria società. I diritti che sono alla base della convivenza internazionale richiedono che tali sforzi della Nazione siano rispettati dagli altri.

Spiritualmente mi inginocchio insieme con voi davanti all'Immagine di Nostra Signora di Jasna Gora, che ci è stata data "per la difesa della nostra Nazione", e a Lei ancora una volta affido questo momento difficile e importante nella vita della nostra Patria comune, impartendo a tutti la benedizione apostolica: nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Data: 1981-03-28
Sabato 28 Marzo 1981


Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Garantire e consolidare la pace in Europa nel rispetto dei diritti degli uomini e delle nazioni



1. "Misericordia io voglio e non sacrificio..." (Mt 9,13).

Chi pronuncia queste parole è Gesù Cristo: Colui che ha offerto il più perfetto sacrificio di se stesso a Dio. Questo sacrificio fu contemporaneamente la suprema rivelazione del Padre, che è Dio "ricco di misericordia" (Ep 2,4). Durante la Quaresima la Chiesa medita in ginocchio questo mistero: il mistero del sacrificio e della misericordia, e cerca di costruire di qui la sua vita interiore ed il suo servizio. Bisogna entrare molto profondamente in questo mistero del sacrificio di Cristo per compiere ogni giorno, con la forza che da esso deriva, la missione della misericordia, cioè dell'amore, che in Cristo e sempre più grande di qualsiasi male.

Bisogna entrare molto profondamente nel mistero del sacrificio di Cristo per far sgorgare da esso, ogni giorno, tutto il servizio verso coloro che hanno bisogno proprio della nostra misericordia: il servizio della Chiesa e di tutti gli uomini di buona volontà.


2. Permettete che io faccia ancora una volta riferimento a ciò che è diventato, in un certo senso, il tema dell'anno: quello delle persone handicappate. Nella prima e seconda domenica di Quaresima ho proposto alla vostra considerazione e alla vostra sensibilità cristiana il significato e il valore della presenza in mezzo a noi di questi nostri fratelli. L'handicappato è, davanti a Dio e davanti agli uomini, una persona, con i suoi diritti e doveri. Tra i diritti vorrei richiamare: anzitutto il diritto alla vita; il diritto ad un focolare domestico o, quando si renda necessario il ricovero in istituti specializzati, ad un ambiente modellato sulla famiglia; il diritto a cure mediche adeguate; il diritto all'istruzione; il diritto alla formazione professionale e ad un lavoro remunerativo; i diritti civili e politici, tra cui quello di associazione, e il diritto ad una vita sociale la più normale possibile. Molti Paesi stanno lodevolmente aggiornando la loro legislazione e adottando anche un particolare statuto delle persone handicappate, con risultati largamente positivi.

Ognuno di noi ha la sua parte di responsabilità in questo campo e può, anzi deve, contribuire a favorire e rendere effettivo l'esercizio di tali diritti degli handicappati. Tra i diritti-doveri delle persone handicappate vorrei sottolineare quello relativo allo sviluppo di un'autentica vita spirituale.

Rivolgendomi direttamente a voi, persone handicappate, vi incoraggio a rispondere con generosità alla vostra vocazione umana e cristiana. Dio vi ama e vi ama infinitamente. Il Padre vede in voi l'immagine viva del suo Figlio sofferente e destinato alla gloria e alla beatitudine. Rispondete con fiducia e generosità a questa chiamata divina, contribuendo con le vostre preghiere e le vostre sofferenze ad ottenere da Dio misericordia per tutti gli uomini.


3. Desidero poi raccomandare oggi a una particolare preghiera della Chiesa la mia patria, la Polonia. Preghiamo perché vengano superate le difficoltà e le tensioni interne, nello spirito degli accordi raggiunti di comune intesa dai rappresentanti delle Autorità statali e dai Sindacati Indipendenti ed Autogestiti. A tale proposito ho fatto pervenire ieri un messaggio nelle mani del Cardinale Stefan Wyszynski, Primate di Polonia.

L'opinione pubblica riconosce che i polacchi hanno il diritto innegabile al superamento delle loro difficoltà interne socio-economiche con le proprie forze. Essi vogliono e sono in grado di superarle.

Mentre si sta svolgendo da alcuni mesi a Madrid la Riunione sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa, bisogna adoperarsi perché i suoi lavori portino a garantire e a consolidare la pace nel Continente europeo, con il pieno rispetto dei diritti di tutte le Nazioni, come anche dei diritti dell'uomo e delle sue libertà fondamentali (fra le quali la Santa Sede sottolinea in particolare la libertà religiosa e di coscienza).

La Chiesa prega incessantemente per questa intenzione.

Prega per la pace e per tutte le iniziative che possono servire la pace in Europa ed in tutto il mondo.

Occorre inoltre ricordare che l'Atto Finale di Helsinki riafferma anche il principio che "gli Stati partecipanti si astengano da ogni intervento diretto o indiretto, individuale o collettivo, negli affari interni o esterni che rientrino nella competenza interna di un altro Stato reciproche".

Insieme a tutti gli uomini di buona volontà e con tutti i popoli che amano la pace esprimo la fiducia che gli strenui sforzi per la pace nel Continente europeo e in tutto il mondo non vengano ostacolati, ma possano conseguire i frutti sperati.

Affido questi voti ai santi Benedetto, Cirillo e Metodio, patroni d'Europa; affido questi voti alla Vergine Santa, Regina della pace; affido finalmente questi miei voti alla Vergine Santa di Jasna Gora, Madre della Polonia.

(Al termine della Recita dell'Angelus, il Santo Padre ha rivolto un'appello ai rapitori del giovane Luca Grimaldi:) Ed ora, in nome di Dio, e sorretto dalla fiducia nella bontà che si nasconde nel fondo di ogni essere umano, elevo fermamente, ancora una volta, la mia voce in difesa della vita, rivolgendo un appello in favore di Luca Grimaldi, di Napoli, sottratto violentemente ai suoi cari nello scorso dicembre.

Che i rapitori vogliano finalmente aver pietà, e prendere in considerazione l'indicibile sofferenza dei genitori! Supplico il Signore perché tocchi gli animi di quanti hanno nelle loro mani la vita del giovane, inducendoli ad ascoltare quei sentimenti di umanità che non possono essere del tutto spenti nel loro cuore.

Data: 1981-03-29
Domenica 29 Marzo 1981


Ai parrocchia di San Saba all'Aventino - Roma

Titolo: Vivete responsabilmente la vostra fede e siate luce della vostra comunità

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Desidero insieme con voi salutare Cristo Buon Pastore con le parole del responsorio del salmo dell'odierna liturgia che colma i nostri cuori di tanta fiducia.

Il Signore è il mio Pastore: non manco di nulla! (Ps 22,1).

Nel nome di Cristo, che è l'Eterno Pastore della Chiesa, Pastore delle anime, saluto questa particella della Chiesa romana che è la Comunità di San Saba all'Aventino.

Mi trovo in mezzo a voi in una fausta circostanza: il cinquantesimo anniversario di fondazione della parrocchia. Infatti, nel 1931, Pio XI, di venerata memoria, ne decretava l'erezione e l'affidava ai padri gesuiti. Dopo il lungo e assiduo lavoro svolto dai sacerdoti salesiani in questa zona di Roma, ai quali pure va l'espressione della nostra riconoscenza, subentrarono i figli di sant'Ignazio, e quanto bene essi hanno profuso in questo mezzo secolo di fatiche apostoliche! Perciò, nel ricordo di tante persone gioioso affetto porgo a voi tutti il mio saluto.

Vorrei prima di tutto salutare il Cardinale Vicario, il Cardinale Giuseppe Sehroeffer, titolare di San Saba, e il Vescovo Ausiliare, il Superiore Generale della Compagnia di Gesù, il parroco con i suoi vice parroci, i fratelli coadiutori e tutti i padri e i sacerdoti collaboratori. Estendo poi con particolare cordialità questo mio saluto a tutti coloro che partecipano più intimamente alla vita parrocchiale: i religiosi e le religiose delle varie Congregazioni, specialmente le Suore Salesiane, il Consiglio Pastorale, l'Azione Cattolica Adulti, le Catechiste, le Lampade Viventi, l'Apostolato della Preghiera, le Comunità giovanili, i Ministranti, i "ragazzi nuovi", il gruppo degli Sposi e della "Terza età", la Caritas parrocchiale, le associazioni sportive e culturali.

Ma soprattutto con questa mia visita pastorale voglio porgere il mio saluto di padre, di pastore, di amico a tutte le varie categorie di persone che formano il tessuto della vostra comunità parrocchiale: dirigenti, industriali, costruttori, imprenditori, professori di Università, diplomatici, professionisti, insegnanti, impiegati, operai, artigiani, commercianti, artisti, con le loro singole famiglie, con le loro gioie e loro sofferenze: tutti intendo raggiungere con il mio amore, la mia preghiera, la mia ansia apostolica. La vostra parrocchia, che ha davvero la caratteristica della varietà e della complessità, senta in questo momento in modo intenso di essere sempre presente nel pensiero e nel cuore del Papa, che in questa lieta ricorrenza augura a tutti la pace di Cristo.


2. Il Salmo responsoriale della quarta domenica di Quaresima rivolge i nostri animi verso il mistero pasquale, in cui Cristo si rivela veramente come Pastore che offre la vita per le pecore (cfr. Jn 10,11-15). L'immagine che emerge dal Salmo 22 è una preparazione nell'Antico Testamento della figura che Cristo stesso ha delineato con la parabola del Buon Pastore. Il Salmo, evidentemente, riflette una mentalità orientale e si esprime con modalità tipiche del contesto storico ebraico e perciò richiederebbe un'accurata esegesi. Tuttavia il suo messaggio è facilmente comprensibile: Gesù, il Verbo Divino, si è incarnato proprio per condurre le anime verso la Verità: "Su pascoli erbosi il Signore mi fa riposare - ad acque tranquille mi conduce".

Gesù è venuto per rinfrancarci nel cammino della vita, per guidarci sulla giusta strada della salvezza, per prepararci la mensa della grazia, per donarci la gioia della certezza. Gesù è con noi, tutti i giorni della nostra esistenza: la fede in Lui ci da sicurezza e coraggio, anche se talvolta dobbiamo camminare in una valle oscura. Coraggio, dunque, cari figli! E' la prima esortazione che ci suggerisce la liturgia di quest'oggi. Nonostante le pene e i contrasti della vita, nonostante le situazioni sociali e pubbliche, che talvolta possono diventare drammatiche, non perdete la fiducia nel Cristo Buon Pastore, Redentore delle nostre anime, Salvatore dell'umanità!


3. Cristo è appunto l'Eterno Pastore dell'umanità intera, perché in Lui noi tutti siamo scelti dal Padre come suoi figli adottivi. E per mezzo della sua opera redentrice siamo stati uniti allo Spirito Santo, in modo da partecipare così anche alla missione di Cristo "Sacerdote, Profeta e Re" (cfr. LG 31). Su questi pensieri ci avvia la prima lettura del Libro di Samuele, che narra la scelta e l'unzione del futuro Re Davide da parte del Profeta.

Dal racconto dello storico episodio risulta che nell'Antico Testamento solo qualcuno era scelto dall'Altissimo per la realizzazione dei suoi disegni. In questo caso, uno solo dei sette figli di Jesse fu scelto e consacrato Re di Israele. La rivelazione di Cristo e l'insegnamento perenne della Chiesa affermano che invece, nel Nuovo Testamento, la scelta è universale: tutta l'umanità e perciò ogni singolo uomo è chiamato e scelto in Cristo a partecipare alla stessa vita divina mediante la grazia. Sentitevi perciò fortunati e siate riconoscenti per aver non soltanto conosciuto queste divine realtà, ma per avere ricevuto l'"unzione" e la "consacrazione" mediante il Battesimo e la Cresima! Ricordatevi sempre della vostra dignità, della vostra grandezza, della vostra ricchezza e comportatevi in modo che anche tanti altri possano conoscerla e viverla!


4. Tuttavia, il pensiero sul quale l'odierna liturgia mette più fortemente l'accento è che Cristo è il Pastore delle nostre anime in quanto ci apre gli occhi per vedere la luce di Dio.

Il racconto della guarigione del cieco nato, come ci è presentato dall'Evangelista Giovanni, è certamente una delle più splendide pagine del Vangelo. Bisognerebbe fermarsi a lungo per analizzare i pregi letterari, per gustare la composizione della scena, per approfondire la psicologia dei vari personaggi, per seguire la dinamica dell'azione, per scoprirne il valore apologetico, per meditare il messaggio dottrinale. Lo potrete fare nei vostri incontri di gruppo, con comodo e con profitto; per questo nostro incontro è sufficiente una sola ma fondamentale osservazione: Gesù ha operato lo strepitoso miracolo della guarigione del cieco nato per dimostrare la sua divinità e la conseguente necessità di accogliere la sua persona e il suo messaggio.

Il cieco, una volta guarito, non sa ancora chi è (Gesù, ma lo intuisce, e contro l'incredulità dei Giudei e il timore dei suoi stessi genitori, afferma: "Da che mondo è mondo, non si è mai sentito che uno abbia aperto gli occhi ad un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla). Quando poi Gesù gli dice chiaramente di essere il "Figlio dell'Uomo" e cioè, il Messia, il Figlio di Dio, il cieco guarito non ha alcun dubbio e subito fa la sua professione di fede: "Io credo, o Signore".

Ecco quindi il significato immediato del miracolo operato da Gesù: Egli è veramente Dio, il quale come può immediatamente dare la vista ad un cieco, così tanto più può dare la vista all'anima, può aprire gli occhi interiori perché conoscano le Verità supreme che riguardano la natura di Dio e il destino dell'uomo. Perciò la guarigione fisica del cieco, che è causa poi della sua fede, diventa un simbolo della conversione spirituale. In questo modo Gesù riconferma la verità delle parole già da Lui pronunciate: "Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Jn 8,12). Cristo è Buon Pastore, perché è la luce delle nostre anime. Non resta altro da fare che credere in Lui, seguirlo, amarlo, ascoltarlo.


5. Dalla meditazione delle letture della liturgia odierna dobbiamo ora ricavare qualche conclusione pratica, che possa servire nell'ulteriore cammino della vostra vita personale e parrocchiale.

Prima di tutto abbiate sempre un profondo senso di responsabilità circa la vostra fede cristiana. Il racconto evangelico ci fa comprendere quanto è preziosa la vista degli occhi, ma quanto è più preziosa ancora la luce della fede.

Sappiamo pero che tale fede cristiana esige fermezza e fortezza, perché è sempre insidiata. Di fronte alla luce che è Cristo c'è talvolta un atteggiamento di aperta ostilità, oppure di rifiuto e di indifferenza, od anche di critica ingiusta e parziale.

Sentitevi responsabili della vostra fede nella società moderna in cui dovete vivere, ognuno al suo posto di vita e di lavoro, ognuno nell'ambito dei suoi rapporti di famiglia e di professione. E' perciò approfonditela sempre di più, con una catechesi retta, completa, metodica. A questo proposito esprimo il mio vivo compiacimento per l'instancabile e diligente opera di catechesi che viene svolta nella vostra parrocchia, per tutte le età e le categorie di persone. Venite incontro allo zelo dei vostri pastori! Conoscere meglio la propria fede significa stimarla di più, viverla più intensamente, irradiarla con più efficace testimonianza!


6. Una seconda conseguenza pratica si può ricavare dalla lettera di san Paolo ai cristiani della città di Efeso.

"Un tempo eravate tenebra - scriveva l'apostolo - ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce" (Ep 5,8). L'esortazione di san Paolo rimane sempre attuale: "Cercate ciò che è gradito al Signore" (Ep 5,10).

"Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre" (Ep 5,11).

Siate luce anche voi nella vostra parrocchia, nella vostra città, nella vostra Patria! Siate luce, con la frequenza assidua e convinta alla Santa Messa domenicale e festiva; siate luce eliminando scrupolosamente il turpiloquio, la bestemmia, la lettura di giornali e riviste impure, la visione di spettacoli negativi; siate luce con l'esempio continuo della vostra bontà e della vostra fedeltà in ogni luogo, ma specialmente nell'ambiente privilegiato della famiglia, ricordando che: "Il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità".


7. Carissimi! La quarta domenica di Quaresima eleva i nostri pensieri e i nostri cuori verso Cristo che offrendo la sua vita per gli uomini nella passione e sulla croce, si rivela l'unico Buon Pastore che abbraccia tutti e ciascuno, si prende cura del vero bene dell'uomo singolo e dell'umanità qui, sulla terra e, in definitiva, si prende cura della nostra eterna salvezza.

Siamo pronti a seguire Cristo sulle vie che Egli ci indica, anche mediante l'insegnamento della Chiesa da Lui istituita! Siamo pronti ad attingere forza alle sorgenti della grazia, che Egli ci apre nella Chiesa, mediante i sacramenti della fede: Penitenza ed Eucaristia! Ed infine, siamo pronti a cercare in Lui l'appoggio in tutte le difficoltà della nostra vita e della nostra coscienza! Non separiamoci mai da Lui! Egli è la luce del mondo!

Data: 1981-03-29
Domenica 29 Marzo 1981


Per il XXV di episcopato - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lettera al cardinale Agnelo Rossi

Al Venerabile Fratello Nostro Agnelo S.R.E. Cardinale Rossi Prefetto della Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione delle Genti Ci è gradito conoscere le fatiche, le difficoltà, i frutti del ministero, le gioie degli altri vescovi che con noi servono i fedeli di Cristo, e con loro comunicare tutte queste cose con fraterna carità. Quindi, o venerabile fratello nostro, avendo appreso che tu stai per celebrare solennemente nel prossimo mese di aprile il 25° anno di ordinazione episcopale, abbiamo desiderato inviarti questa lettera per godere con te e perché tu avessi motivo di più intenso gaudio. Infatti, è giusto che tu sia lieto come gli apostoli nostri predecessori e coloro che sono memori del loro esempio e ne ripetono la dottrina e le opere tra gli uomini. Tu pure ne hai preso parte con il medesimo animo apostolico, con cui cercasti con molte iniziative di rendere noto Cristo e di confermarlo nei cuori dei suoi.

Certamente queste cose nella diocesi di Barra del Pirai, della quale non si può paragonare l'esigua guida con le opere, furono in realtà molteplici e tanto salutari per l'utilità delle anime; queste cose nell'arcidiocesi di Rio Negro, dove ti sei trattenuto per brevissimo tempo, tuttavia fecero comprendere quali fossero le tue doti e quale la sapienza pastorale, sebbene contemporaneamente fossi distratto dallo studio delle questioni del Concilio Vaticano II e da altri compiti; queste cose nell'arcidiocesi di San Paolo del Brasile, nella quale soprattutto ti stettero a cuore alcuni impegni di massima importanza riguardanti l'Università Cattolica degli Studi di quella città, il Seminario Centrale, la dottrina e l'azione pastorale dei sacerdoti, giovani in primo luogo.

Finalmente fosti ordinato reverendissima eminenza cardinale dal nostro predecessore Paolo VI di venerabile memoria e poi, preposto alla Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione delle Genti, mostri ogni giorno di aver trasferito nel compito che adempi, l'esperienza di governare e quell'amore di Cristo che suggerisce decisioni ed illumina, per cui questo Sacro Dicastero si adopera di compiere ciò che il suo nome richiede. Per ricordare qualche specifico impegno, facesti viaggi missionari per visitare le missioni, per incontrare vescovi e uomini di Chiesa, affinché tu potessi proporre norme pastorali più conformi alle situazioni missionarie conosciute, ed a molte altre cose ti dedichi, soprattutto concernenti ciò, per promuovere l'apostolato missionario. Sarebbe troppo lungo enumerare tutte le altre attività. Ma questo è sufficiente per cogliere che il tuo proposito è il tentativo, con ogni sforzo, di operare pienamente secondo l'iscrizione della tua insegna episcopale: "E' necessario che egli regni".

Tutte queste cose sono il tuo tesoro, per il quale ci congratuliamo con te, e tu secondo prudenza cristiana cerca di farlo crescere di giorno in giorno, ricordando al tempo stesso i doni e benefici che hai ricevuti da Dio con profonda memoria, e cuore grato e pio.

Noi poi per te questo supplichiamo dal cielo e per così dire procuriamo con l'Apostolica Benedizione, da estendere a tutti coloro che ti circondano nel celebrare il giubileo episcopale.

Dato a Roma, presso San Pietro, nel giorno 30 marzo 1981, terzo del nostro pontificato.

(Traduzione dal latino)

Data: 1981-03-30
Lunedì 30 Marzo 1981


Ai giovani, nella Basilica di san Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una stagione di preparazione e tirocinio per affrontare le future responsabilità

Ragazzi e giovani carissimi, Sono contento di rivolgervi il mio particolare saluto in questo incontro, che è tutto per voi. Vi vedo numerosi e pieni di entusiasmo, e questo mi conforta, perché con voi la Chiesa è giovane, con voi è ricca del desiderio di contribuire al rinnovamento del mondo, con voi è pronta anche a superare tutte le possibili difficoltà.

Voi sapete che è ormai vicina la festa di Pasqua, che è la più importante di tutto l'anno. Essa pero è preceduta dal periodo della Quaresima, che stiamo ancora vivendo in questi giorni. Questo è perciò un periodo di preparazione, quasi di introduzione alle celebrazioni pasqua Ebbene, voglio dirvi che, da questo punto di vista, la Quaresima è un po' l'immagine della nostra vita o almeno di parte di essa. Anche noi dobbiamo sempre prepararci, se vogliamo fare cose grandi o comunque utili a noi stessi ed alla società. Le cose importanti non si improvvisano. In particolare i vostri anni rappresentano una stagione di preparazione e di tirocinio per affrontare poi con frutto le future responsabilità, che la vita vi riserverà nella famiglia, nella società, nella Chiesa.

Perciò, vorrei farvi una raccomandazione: vivete con impegno e con gioia questi vostri anni, perché non siano vuoti ma densi di contenuti; viveteli nello studio, nella preghiera, nell'approfondimento della vostra fede cristiana, e anche negli esercizi fisici per coltivare la salute. Solo così essi potranno costituire una riserva preziosa e feconda per gli anni futuri.

Certo voi avete nella scuola dei compiti da fare e degli esami da sostenere. E sapete bene che essi tanto più avranno un buon esito quanto più vi sarete preparati seriamente. così è nella vita. Essa vi riserva compiti ed esami ancor più impegnativi, ma dà risultati anche più soddisfacenti, che richiedono non solo la conoscenza teorica di una lezione, ma soprattutto la maturità integrale della vostra persona. Ecco perché dovete impegnarvi fin d'ora, e sempre, a crescere interiormente, ad allenarvi nella virtù, ad essere generosi e non egoisti, ad amare gli altri ed imparare a servirli, a contribuire alla pace sociale ed in generale ad un mondo veramente migliore. Allora anche la vostra gioia sarà più piena.

Ed è proprio in questi termini che felicemente si esprimeva il grande profeta Isaia in un testo, che viene letto proprio nella Quaresima: "E' questo il digiuno che voglio:... / spezzare ogni giogo..., / dividere il pane con l'affamato / introdurre in casa i miseri, senza tetto, / vestire uno che vedi nudo... / Allora la tua luce sorgerà come l'aurora... / Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà / implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!"... / Allora brillerà fra le tenebre la tua luce, / la tua tenebra sarà come il meriggio" (Is 58,6-10).

Ragazzi e giovani carissimi, queste parole siano il vostro luminoso programma. Ed il Signore vi aiuti ad adempierlo ogni giorno, mentre io vi imparto di cuore la mia paterna benedizione apostolica.

Data: 1981-04-01
Mercoledì 1 Aprile 1981




Ai partecipanti alla plenaria del Segretariato per i non credenti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'incontro della scienza e della fede come epifania della verità

Signori Cardinali, cari Fratelli nell'Episcopato, cari amici,

1. E' una gioia per me incontrare questa mattina, per la prima volta, i partecipanti all'Assemblea plenaria del Segretariato per i non credenti, con il suo nuovo Pro-Presidente e i suoi nuovi membri. Si tratta in effetti di sviluppare l'impulso già dato da Papa Paolo VI con il caro Cardinale Franz König ed il rimpianto Padre Vincenzo Miano.

Il tema che adesso studiate, "Scienza e non credenza", è di un'importanza capitale, e la Santa Sede è desiderosa già da lungo tempo di promuoverne l'approfondimento. Esso si situa bene nella finalità del vostro Segretariato che ha ricevuto come compito sia lo studio dell'ateismo che il dialogo con i non credenti. E' ben chiaro per tutti voi, lo so, che non si tratta di uno studio da perseguire in modo accademico, ma d'un lavoro di riflessione pastorale, che non esclude nè rigore di metodo nè ricerca approfondita.

Certamente, voi non potete dialogare, come gli altri due Segretariati, con delle istituzioni internazionali adeguate; il vostro compito implica piuttosto i rapporti con le Conferenze Episcopali secondo le diverse situazioni socio-culturali.


GPII 1981 Insegnamenti - Sapere teologico e scienza teologica - Sabato 28 Marzo 1981