GPII 1981 Insegnamenti - Recita del Regina Coeli - Città del Vaticano (Roma)

Recita del Regina Coeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un'importante ricorrenza



1. "Veni, Sancte Spiritus". Questa, carissimi fratelli e sorelle, l'invocazione che sale spontanea alle nostre labbra in questa festività di Pentecoste. E' invocazione che oggi ripetiamo con particolare intensità di sentimento ricordando il milleseicentesimo anniversario del Concilio Costantinopolitano I, secondo Concilio ecumenico, che proclamo solennemente la divinità dello Spirito Santo.

Per celebrare l'importante ricorrenza sono convenuti qui a Roma, da ogni parte del mondo, Cardinali, Arcivescovi, e Vescovi, i quali stamani, raccolti nella Basilica di san Pietro, hanno rinnovato, a nome di tutta la Chiesa, la professione di fede nel divino Spirito "che è Signore e dà la Vita". Intimamente unito ad essi, desidero rinnovare loro il mio cordiale saluto, espresso nella mia omelia e ringraziarli per la sollecitudine con cui hanno accolto l'invito a prendere parte a questa solenne testimonianza di comunione ecclesiale.

Il mio saluto si rivolge in particolare alla Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, guidata dal Metropolita Damaskinos. In lui intendo raggiungere con affetto fraterno i rappresentanti delle Chiese d'Oriente, che nella Sede costantinopolitana celebrano oggi la medesima ricorrenza giubilare.

Parimenti saluto i Delegati delle altre Chiese e Comunità Ecclesiali.


2. "Veni, Sancte Spiritus". Nel giorno della prima Pentecoste cristiana lo Spirito Santo discese sugli Apostoli sotto forma di lingue di fuoco. E col fuoco della Pentecoste era donato lo stesso Amore personale di Dio. Ravvivata da quel calore, la Chiesa poteva uscire in piena luce, per affrontare il mondo e portare agli uomini il messaggio della salvezza. E da quel giorno lo Spirito Santo non ha più abbandonato la Chiesa.


3. Essere docili all'azione dello Spirito: è questo l'impegno che ci viene richiamato oggi, solennità di Pentecoste. Esempio sublime di tale docilità resta per noi tutti la Vergine Santissima, Maria di Nazaret, che pronuncio il "fiat" della sua totale disponibilità ai disegni di Dio, in modo che lo Spirito poté avviare in Lei l'attuazione concreta del piano della salvezza.

Oggi pomeriggio i Vescovi, convenuti a Roma, si ritroveranno nella Basilica di santa Maria Maggiore, per rendere omaggio alla "Madre di Dio", alla Thotokos, nel mille cinquecento cinquantesimo anniversario di un altro Concilio ecumenico, quello di Efeso, che riconobbe ufficialmente tale titolo alla Madonna fra il giubilo del popolo cristiano. Prevenendo col cuore tale solenne atto liturgico, eleviamo a Maria la nostra preghiera, con la quale intendiamo abbracciare idealmente ed offrire a Lei l'intera famiglia umana: "Regina coeli laetare, alleluia...".

Data: 1981-06-07
Domenica 7 Giugno 1981


Lettera a Sua Santità Dimitrios I - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Docili a ciò che "lo Spirito dice alle Chiese"

Sua Santità Dimitrios I Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca ecumenico, Il sedicesimo centenario del I Concilio di Costantinopoli, nel 381, secondo grande e santo Concilio ecumenico comune a tutte le Chiese di Cristo, invita insistentemente i cuori dei credenti a meditare sull'attualità di questo mistero meraviglioso: la rivelazione del Dio vivente, della Trinità Santa ed indivisibile, nella storia dell'uomo. Questa storia, drammatica ed ammirabile Economia della salvezza, è ricapitolata in Cristo Gesù sotto la potente azione dello Spirito Santo. Ed è l'azione multipla di questo medesimo Spirito che dona, a noi credenti, di annunciare "le meraviglie di Dio" (Ac 2,11) nella molteplicità e fragilità delle nostre lingue umane.

La verità è stata rivelata tutta intiera ed una volta per tutte in Cristo Signore. Lo Spirito di verità che forma ed anima la Chiesa non cessa di assisterla, di essere la sua memoria vivente e di ispirare ciò che bisogna dire, e come dirlo, perché essa "custodisca il deposito" (cfr. 2Tm 1,12 2Tm 14) "della fede trasmessa ai credenti una volta per tutte" (Jud 1,3), denunciare le eresie ed annunciare l'insondabile ricchezza di Cristo.

Questo è proprio quello che si è verificato nel primo Concilio Ecumenico di Nicea, nel 325, e nel secondo, quello di Costantinopoli, nel 381. Dopo la definizione della fede autentica nella divinità del Figlio, consostanziale al Padre, cominciarono a propagarsi le eresie che mettono in dubbio la divinità dello Spirito Santo. Dei grandi Dottori, come sant'Atanasio d'Alessandria, sant'Ambrogio di Milano, i Padri di Cappadocia, Epifanio di Salamina nel simbolo battesimale della Chiesa di Cipro ed il nostro grande predecessore Papa Damaso, formularono a poco a poco espressioni più precise della fede comune delle Chiese. Ispirandosi alla loro dottrina il Concilio convocato nel 381 proclamo la sua fede a completamento del simbolo professato a Nicea. Questo simbolo è stato solennemente riconosciuto nel suo valore conciliare ecumenico, normativo ed irrevocabile, dal Concilio di Calcedonia nel corso della sua quinta sessione, nel mese d'ottobre del 451, e da allora è stato riconosciuto in tutte le Chiese.

Il simbolo della fede, d'ora innanzi chiamato "Niceno Costantinopolitano", è così l'espressione eminente della comunione delle Chiese di Cristo nella fede in questo mistero dello Spirito Santo "che è Signore e dà la vita. E procede dal Padre. E con il Padre e il Figlio, è adorato e glorificato. E ha parlato per mezzo dei profeti".

I simboli dei Concili ecumenici esprimono, in modo irrevocabile, la fede cristiana. Come scrivevo annunciando la celebrazione destinata a commemorare il suo sedicesimo centenario: " L'insegnamento del primo Concilio di Costantinopoli è ancora e sempre l'espressione dell'unica fede comune della Chiesa e di tutto il cristianesimo" (Lettera A Concilio Costantinopolitano I, I, 1).

Certamente, non ignoro che nel corso della storia hanno avuto luogo alcune controversie nelle nostre Chiese in merito alla dottrina sullo Spirito Santo, in particolare sulla eterna relazione del Figlio e dello Spirito.

Questa questione, come tutte quelle che non sono ancora state interamente chiarite nelle nostre Chiese, dovrà divenire oggetto del dialogo cominciato così felicemente e da cui, tutti noi attendiamo che contribuisca ad affrettare il giorno tanto desiderato in cui, nella luce e senza recriminazioni, noi potremo proclamare insieme la nostra fede concelebrando la Santa Eucaristia.

Non mi dilunghero ulteriormente. Voi non ignorate, Fratello Venerato, la situazione nella quale io mi trovo in seguito a recenti avvenimenti. I disegni della divina Provvidenza oltre passano ogni comprensione ma noi sappiamo che sono sempre ispirati dalla sua misericordia. Da parte mia, sono lieto di offrire le mie sofferenze per il Corpo di Cristo che è la Chiesa (cfr. Col 1,24) affinché si avvicini il momento in cui si realizzerà la preghiera del Signore "ut omnes unum sint" (Jn 17,21).

In questa speranza, ho voluto cari fratelli, esprimervi questi pensieri nell'occasione del centenario che noi celebriamo nella giornata di oggi, celebrazione la cui unità, malgrado i diversi luoghi, è manifestata dalla presenza presso di voi del mio caro Fratello il Cardinale Massimiliano de Furstenberg, come dalla premura del vostro eminente inviato presso di noi.

Insieme noi rendiamo grazie al Padre della luce (cfr. Jc 1,17) e noi domandiamo a lui di donare a tutti noi una sempre più fedele docilità a ciò che "lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2,7).

Vi assicuro, cari fratelli, di tutto il mio amore fraterno.

Data: 1981-06-04
Giovedì 4 Giugno 1981


Radiomessaggio durante il rito di Santa Maria Maggiore - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Venerazione, ringraziamento, affidamento alla Vergine Maria Theotokos

I. Atto di venerazione

1. Credo in Spiritum Sanctum, Dominum et vivificantem.

Queste parole, con le quali la Chiesa professa la sua fede, ci hanno fatto riunire, nel mattino dell'odierna Pentecoste, nella Basilica di san Pietro.

Infatti quest'anno si compiono milleseicento anni dal primo Concilio Costantinopolitano, che proprio con queste parole ha espresso la fede nella divinità dello Spirito Santo: "Qui cum Patre et Filio simul adoratur et conglorificatur".

Le stesse parole ci fanno venire, in queste ore serali della Pentecoste, alla Basilica di santa Maria Maggiore. Se infatti, venerabili fratelli nell'Episcopato, dobbiamo rendere un pieno omaggio di adorazione allo Spirito Santo che "dà la vita" (credo in Spiritum Sanctum, Dominum et vivificantem!) allora dobbiamo venerarlo soprattutto in Gesù Cristo: in quel Gesù che fu concepito dallo Spirito Santo, e nacque da Maria Vergine. Egli infatti, Egli solo, Egli unico, è il frutto più splendido dell'opera dello Spirito Santo in tutta la storia della creazione e della redenzione. Egli è la pienezza più perfetta di questa vita che lo Spirito Santo dà: Dio da Dio, Luce da Luce, generato - come Figlio dalla stessa sostanza del Padre - e non creato, che per noi uomini e per la nostra salvezza si è incarnato nel seno della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo.


2. Per venerare quindi lo Spirito Santo nella ricorrenza di quest'anno giubilare, che richiede da noi tutti una particolare devozione verso di Lui, veniamo ora nella sera di Pentecoste, a questa Basilica Mariana di Roma, nel tempio che da tanti secoli esalta proprio qui quel culmine e quella pienezza dell'opera dello Spirito Santo nell'uomo.

Ci induce a questo nuovo incontro anche la circostanza che nell'Anno del Signore 1981, in cui si compiono i sedici secoli dal primo Concilio Costantinopolitano, ricorrono anche 1550 anni dal successivo Concilio in Efeso, che nella viva tradizione della Chiesa si è iscritto come il Concilio cristologico e mariologico insieme. L'opera più splendida realizzata dallo Spirito Santo mediante l'incarnazione, cioè il divenire uomo del Verbo Eterno, del Dio Figlio, si è compiuta col consapevole assenso e con l'umile "fiat" di Colei che, diventando la Madre di Dio, ha detto di se stessa: "Eccomi, sono la serva del Signore" (Lc 1,38).

Così dunque l'opera dello Spirito Santo, l'opera più perfetta nella storia della creazione e della salvezza, è contemporaneamente costituita dal fatto che il Figlio di Dio, della stessa sostanza dell'Eterno Padre, si è fatto uomo - e che Maria di Nazaret, la serva del Signore della stirpe di Davide, è diventata la vera Madre di Dio: Theotokos. Questa verità i Padri del Concilio di Efeso hanno professato, e tutto il popolo cristiano ha accolto tale proclamazione con grandissima gioia.


3. Veniamo quindi, venerabili fratelli, e insieme voi tutti, amati figli e figlie, a questa Basilica Mariana di Roma per annunziare - approfittando dei due importanti anniversari che convergono - i "magnalia Dei": le grandi opere di Dio, che illuminano la via della Chiesa attraverso i secoli ed i millenni. In questo tempo, in cui ci avviciniamo al termine del secondo millennio dalla venuta di Gesù Cristo, desideriamo con rinnovato slancio di fede rivedere queste vie che lo hanno introdotto nel mondo e l'hanno congiunto con la storia della grande famiglia umana per tutti i tempi. Queste vie sono passate attraverso l'inscrutabile azione dello Spirito Santo - Colui che è Signore e dà la vita - e nello stesso tempo attraverso il cuore umile della serva del Signore, Maria di Nazaret.

"Benedictus Dominus Deus Israel, quia visitavit et fecit redemptionem plebis suae"! (Lc 1,68).

"Magnificat anima mea Dominum... quia fecit mihi magna qui potens est"! (Lc 1,46-49).

II. Atto di ringraziamento


4. Quando, questa mattina ci siamo riuniti nella Basilica di san Pietro in Vaticano, quello splendido tempio ci è sembrato che fosse il povero Cenacolo gerosolimitano, nel quale Cristo si presento dopo la sua Risurrezione, e, dopo aver salutato gli Apostoli con l'augurio di pace, alito su di essi dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo" (Jn 20,22). Mediante queste parole essi ricevettero il Dono, che Egli aveva ottenuto loro mediante la sua passione, e contemporaneamente furono affidati allo Spirito Santo sulla strada della missione, che Cristo aveva aperto dinanzi a loro: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (cfr. Jn 20,21). Tutta la Chiesa fu allora affidata allo Spirito Santo per tutti i tempi.

Nelle parole pronunciate la sera del giorno della Risurrezione ebbe già inizio la Pentecoste delle festività gerosolimitane. Noi che siamo riuniti nella festa di Pentecoste dell'Anno del Signore 1981, desideriamo ricevere di nuovo lo stesso Dono, perseverando come successori degli Apostoli del Cenacolo nella fervida dedizione allo Spirito Santo, al quale Cristo già allora ha affidato la Chiesa in modo irreversibile, fino alla fine del mondo.


5. E qui, in questa Basilica Mariana di Roma, sentiamo in modo ancor nuovo la somiglianza con gli Apostoli che, riuniti nel Cenacolo, perseveravano in preghiera con Maria, Madre di Cristo. Siamo venuti qui perché, ricordando in modo particolare la presenza di Maria alla nascita della Chiesa, fissiamo lo sguardo nella sua mirabile Maternità, che è per noi speranza e ispirazione sulle vie della missione ereditata dagli Apostoli - ereditata dopo il giorno della Pentecoste gerosolimitana.


6. Oh quanto è bello essere qui! Quanto è bello che il Concilio Vaticano II, annunciando nel nostro secolo i "magnalia Dei", ci abbia manifestato il posto particolare di Maria nel mistero di Cristo e insieme della Chiesa; e ci abbia indicato questo posto, seguendo fedelmente l'insegnamento degli antichi Concili e la luce ereditata dai grandi Padri della Chiesa e Maestri della fede.

"La Madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava sant'Ambrogio, nell'ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo... Orbene, la Chiesa, la quale contempla l'arcana santità di Lei e ne imita la carità... diventa essa pure madre: poiché con la predicazione e il Battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio... Onde anche nella sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a Colei, che genero Cristo concepito appunto dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa" (LG 63-65).


7. Ringraziamo lo Spirito Santo per il giorno della Pentecoste! Ringraziamolo per la nascita della Chiesa! Ringraziamolo perché a questa nascita fu presente la Madre di Cristo, che perseverava nella preghiera con la Comunità primitiva! Ringraziamo per la Maternità di Maria che si è comunicata e continua a comunicarsi alla Chiesa! Ringraziamo per la Madre sempre presente nel cenacolo della Pentecoste! Ringraziamo perché possiamo chiamarla anche Madre della Chiesa! III. Atto di affidamento


8. O Tu, che più di ogni altro essere umano sei stata affidata allo Spirito Santo, aiuta la Chiesa del tuo Figlio a perseverare nello stesso affidamento, perché possa riversare su tutti gli uomini gli ineffabili beni della Redenzione e della Santificazione, per la liberazione dell'intera creazione (cfr. Rm 8,21).

O Tu, che sei stata con la Chiesa agli inizi della sua missione, intercedi per essa affinché, andando in tutto il mondo, ammaestri continuamente tutte le nazioni ed annunzi il Vangelo ad ogni creatura. La parola della Verità Divina e lo Spirito dell'Amore trovino accesso nei cuori degli uomini, i quali senza questa Verità e senza questo Amore non possono davvero vivere la pienezza della vita.

O Tu, che nel modo più pieno hai conosciuto la forza dello Spirito Santo, quanto ti è stato concesso di concepire nel Tuo seno verginale e di dare alla luce il Verbo Eterno, ottieni alla Chiesa che possa continuamente far rinascere dall'acqua e dallo Spirito Santo i figli e le figlie di tutta la famiglia umana, senza alcuna distinzione di lingua, di razza, di cultura, dando loro in tal modo il "potere di diventare figli di Dio" (Jn 1,12).

O Tu, che sei così profondamente e maternamente legata alla Chiesa, precedendo sulle vie della fede, della speranza e della carità tutto il Popolo di Dio, abbraccia tutti gli uomini che sono in cammino, pellegrini attraverso la vita temporale verso gli eterni destini, con quell'amore che lo stesso Redentore divino, tuo Figlio, ha riversato nel tuo cuore dall'alto della croce. Sii la Madre di tutte le nostre vie terrene, perfino quando esse diventino tortuose, affinché tutti ci ritroviamo alla fine, in quella grande Comunità che il tuo Figlio ha chiamato ovile, offrendo per essa la sua vita come Buon Pastore.

O Tu, che sei la prima Serva dell'unità del Corpo di Cristo, aiutaci, aiuta tutti i fedeli che risentono così dolorosamente il dramma delle divisioni storiche del Cristianesimo, a ricercare con costanza la via dell'unità perfetta del Corpo di Cristo mediante la fedeltà incondizionata allo Spirito di Verità e di Amore, che è stato a loro dato a prezzo della Croce e della Morte del tuo Figlio.

O Tu, che sempre hai desiderato di servire! Tu che servi come Madre tutta la famiglia dei figli di Dio, ottieni alla Chiesa che, arricchita dallo Spirito Santo con la pienezza dei doni gerarchici e carismatici, prosegua con costanza verso il futuro per la via di quel rinnovamento che proviene da ciò che dice lo Spirito Santo e che ha trovato espressione nell'insegnamento del Vaticano II, assumendo in tale opera di rinnovamento tutto ciò che è vero e buono, senza lasciarsi ingannare né in una direzione né nell'altra, ma discernendo assiduamente tra i segni dei tempi ciò che serve all'avvento del Regno di Dio.

O Madre degli uomini e dei popoli, tu conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, tu senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre che scuotono il mondo - accogli il nostro grido rivolto nello Spirito Santo direttamente al tuo cuore ed abbraccia con l'amore della Madre e della Serva del Signore coloro che questo abbraccio più aspettano, e insieme coloro il cui affidamento tu pure attendi in modo particolare. Prendi sotto la tua protezione materna l'intera famiglia umana che, con affettuoso trasporto a te, o Madre, noi affidiamo. S'avvicini per tutti il tempo della pace e della libertà, il tempo della verità, della giustizia e della speranza.

O tu, che mediante il mistero della tua particolare santità, libera da ogni macchia sin dal momento del tuo Concepimento, risenti in modo particolarmente profondo che "tutta la creazione geme e soffre.... nelle doglie del parto" (Rm 8,22) mentre, "Sottomessa alla caducità", "nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione" (Rm 6,20-21), contribuisci, senza sosta, alla "rivelazione dei figli di Dio", che "la creazione stessa attende con impazienza" (Rm 8,19), per entrare nella libertà della loro gloria (cfr. Rm 8,21).

O Madre di Gesù, glorificata ormai in cielo nel corpo e nell'anima quale immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell'età futura - qui sulla terra, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cfr. 2P 3,10) non cessare di brillare innanzi al Popolo pellegrinante di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione (cfr. LG 68).

Spirito Santo Dio! che con il Padre e il Figlio sei adorato e glorificato! Accetta queste parole di umile affidamento indirizzate a te nel cuore di Maria di Nazaret, tua Sposa e Madre del Redentore, che anche la Chiesa chiama sua Madre, perché sin dal cenacolo della Pentecoste da Lei apprende la propria vocazione materna! Accetta queste parole della Chiesa pellegrinante, pronunciate tra le fatiche e le gioie, tra le paure e le speranze, parole di affidamento umile e fiducioso, parole con cui la Chiesa affidata a te, Spirito del Padre e del Figlio, nel Cenacolo della Pentecoste per sempre, non cessa di ripetere insieme con te al suo Sposo divino: Vieni! "Lo Spirito e la sposa dicono al Signore Gesù "Vieni"" (cfr. Ap 22,17).

"così la Chiesa universale si presenta come un popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (LG 4).

Così noi oggi ripetiamo: "Vieni", confidando nella tua materna intercessione, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

Data: 1981-06-07
Domenica 7 Giugno 1981


Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un ringraziamento speciale ai giovani di tutto il mondo



1. Festeggiamo oggi, carissimi fratelli e sorelle, la Santissima Trinità, al termine delle grandi celebrazioni liturgiche della Pasqua e della Pentecoste.

"Sia benedetto Dio Padre, / e l'Unigenito Figlio di Dio / e lo Spirito Santo".

Questa festa ci richiama al mistero fondamentale, inscrutabile della nostra fede, quello sublime del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, di fronte a cui ci troviamo sempre attoniti e adoranti.

Anche noi esclamiamo con san Paolo: "O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!" (Rm 11,33).


2. Desidero oggi rivolgere il mio ringraziamento - un ringraziamento speciale - ai giovani di tutto il mondo, che in questo periodo di sofferenze mi sono stati particolarmente vicini con il loro affetto e la loro preghiera. Penso, per esempio, ai giovani della mia Cracovia, della mia Roma, a quelli della Svizzera che avrei dovuto incontrare nei giorni scorsi, e ai moltissimi altri di vari Paesi del Mondo, che hanno voluto essermi accanto spiritualmente e che mi è difficile qui nominare tutti.

Sappiano che i loro messaggi e le loro preghiere mi sono stati veramente di sostegno e di conforto, perché ho visto in essi il vero amore che ci ha rivelato il Cristo.

Li ringrazio di cuore. La Vergine santa - che invochiamo ora con l'Angelus - accompagni e protegga tutti i giovani del mondo e li aiuti a prepararsi con generosità e impegno alla vita che si dischiude loro dinanzi ricca di speranze.

Data: 1981-06-14
Domenica 14 Giugno 1981


Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Non distruggiamo la radice sulla quale da duemila anni cresciamo



1. Cari fratelli e sorelle che, in questa vigilia della solennità liturgica dei santi Pietro e Paolo, siete uniti a me per la recita dell'Angelus.

Vi invito a ricordare insieme con me le parole che il Signore ha rivolto a Pietro: "Mi ami tu?", e poi ancora: "Mi ami tu di più...?" Quanto ardentemente desidero ringraziare tutti coloro che - in considerazione della mia debolezza - in vari modi mi hanno recato e continuano a recarmi aiuto affinché io sia in grado di rispondere adeguatamente a queste parole, alle parole dell'amato Signore e Maestro; e ciò con suprema umiltà, perché soltanto così si può essere in grado di rispondere...

Affinché a queste parole "mi ami tu?", "mi ami tu di più...?" io sappia rispondere come successore di Pietro, in particolare nel corso di queste settimane e mesi difficili, in cui per disposizione del Signore sono colpito da una infermità che perfino nel giorno solenne dei santi Apostoli mi impedisce di trovarmi all'altare di san Pietro e di celebrare la Santa Messa presso la sua tomba.


2. Oh quanto - io romano di adozione in forza dell'elezione del Signore (così come Pietro stesso) - oh quanto prego voi tutti, romani di antica data e nuovi abitanti della Città Eterna, non meno che tutti i figli e le figlie dell'intera Chiesa Romana: custodiamo la santità di questo giorno tanto particolare nel corso dell'anno! Non permettiamo che sia sradicato il suo carattere sacro dalla nostra vita! O piuttosto: non distruggiamo la radice, sulla quale da due mila anni cresciamo!...

E' la preghiera che vi rivolgo dall'ospedale in cui, per disposizione della Divina Provvidenza, mi è dato vivere il santo giorno del 29 giugno in unione spirituale con voi romani e con tutta la Chiesa.


3. Mi è gradito in questa circostanza dare pubblicamente il benvenuto alla Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli che, guidata dall'Em.mo Metropolita di Calcedonia Melitone, è venuta a Roma per prendere parte alle celebrazioni in onore degli Apostoli Pietro e Paolo. Desidero esprimere la mia viva gratitudine per questo gesto di comunione nella carità e nella preghiera, che la Chiesa di Costantinopoli da vari anni compie verso la Chiesa di Roma.


4. Il mio pensiero va poi al Libano, tanto provato, e specialmente alla città di Zahle. So che sono in corso trattative e riunioni per riportare tranquillità e sicurezza alla popolazione di quella Nazione, che soffre da lungo tempo. Durante queste settimane della mia malattia non ho mai cessato di pregare per la diletta terra libanese. Invito oggi tutti a pregare Maria perché tali iniziative di pace abbiano successo.

(Il Santo Padre ha inoltre rivolto ai fedeli polacchi alcune parole di saluto:) Nello spirito di unità a cui ho cercato di dare espressione nell'Angelus saluto cordialmente i miei connazionali, quelli che ora sono presenti qui a Roma, come pure quelli che stanno celebrando la festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo nella Chiesa in Polona!

Data: 1981-06-28
Domenica 28 Giugno 1981


Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Apriamo i nostri cuori alla verità che trasforma il mondo



1. "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli..." (Mt 11,25).

Questa frase del Vangelo dell'odierna domenica di luglio si affaccia alla mente, cari fratelli e sorelle, nel momento in cui ci siamo riuniti per la recita dell'"Angelus".

Maria è colei alla quale è stato rivelato di più, nel momento in cui si presento innanzi a Lei l'Angelo del Signore, annunziando: "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù" (Lc 1,31).

A Lei per prima giunge questa Verità che trasforma il mondo..., Verità tanto spesso nascosta "ai sapienti ed agli intelligenti" di questo mondo... Ed Essa, Maria di Nazaret, l'accetta con la massima semplicità dello spirito e, perciò, nella più autentica pienezza.

Riunendoci per la preghiera dell'"Angelus", apriamo continuamente i nostri cuori alla stessa Verità Divina con una simile semplicità! Giunga essa a noi sempre di nuovo, nei diversi luoghi e nelle diverse circostanze della vita, sia nel lavoro che nel riposo, come adesso nel tempo delle vacanze. Questa Verità Divina ci permetta di costruire dappertutto e quotidianamente la vita alla quale siamo stati chiamati in Cristo...: ci permetta ripetere con Cristo: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra". Tale frutto della preghiera dell'"Angelus" io invoco sia per voi, cari fratelli e sorelle, sia per me.


2. Prego poi per voi, per ciascuno di voi, e per me, affinché si compiano su di noi le parole che Gesù rivolge nell'odierna liturgia a tutti coloro che sono "affaticati ed oppressi", diciamo: sofferenti. Ecco, Egli dice: "Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (Mt 11,29-30).

Per il compimento di queste sacre parole su me stesso, particolarmente nel presente periodo della mia vita, ed anche su tanti, tanti miei fratelli e sorelle che risentono forse ancor di più il loro "dolce giogo", prego Maria, Salute degli infermi, / Maria, Rifugio dei peccatori / Conforto degli afflitti, / Maria, Aiuto dei Cristiani / e prego tutti i santi.

(Al termine della preghiera mariana e dopo aver cantato la formula di Benedizione, il Papa ha così salutato i fedeli presenti:) Saluto cordialmente tutti i partecipanti alla comune preghiera dell'"Angelus Domini" in piazza san Pietro. Saluto i romani, saluto i pellegrini, saluto specialmente alcuni gruppi di pellegrini arrivati da lontano come per esempio i pellegrini del Guatemala, tanto provato negli ultimi tempi.

Cordialmente saluto i miei connazionali presenti in piazza san Pietro, pellegrini a Roma, soprattutto il gruppo dei pellegrini da Warmia, con il loro Vescovo.

Vi ringrazio, per questa comunità di preghiera che continua ogni domenica, anche senza la mia presenza. Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1981-07-05
Domenica 5 Luglio 1981


Dal "Gemelli", recita dell'Angelus - Roma

Titolo: Il Congresso Eucaristico per un mondo nuovo

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Desidero invitare oggi tutti a rivolgere il pensiero ed il cuore al Congresso Eucaristico Internazionale, che - a partire da Giovedì prossimo, per otto giorni - vedrà raccogliersi nella città di Lourdes, in Francia, migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, per rendere pubblico omaggio a Cristo Gesù, nascosto sotto i veli del pane e del vino.

Voi sapete che era mia intenzione prendere parte personalmente alle celebrazioni degli ultimi tre giorni, per offrire al Maestro divino la testimonianza della gratitudine e della gioia, con cui la Chiesa intera accoglie e custodisce questo inestimabile dono del suo amore.

Sarà mio Legato, a quegli incontri di fede e di amore, il Cardinale Bernardin Gantin, Presidente della Pontificia Commissione "Iustitia et Pax" e del Pontificio Consiglio "Co Unum". Con lui si uniscano spiritualmente quanti, come me, non potranno partecipare di persona al Congresso, così che Lourdes diventi, in quei giorni, palpitante punto di convergenza per i cuori dei fedeli di tutto l'orbe cattolico, e contribuisca a ravvivare la fede e ad accrescere la devozione e il culto a Cristo realmente presente nell'Eucaristia.


2. Il Congresso di quest'anno, che è il quarantaduesimo, nella successione cronologica, coincide con la celebrazione del centenario di questa iniziativa, nata in Francia nel 1881. Il suo tema è espresso dalle parole: "Gesù Cristo, pane spezzato per un mondo nuovo". Tema ricco di spunti impegnativi per la riflessione personale sul significato dell'Eucaristia nella propria vita. In ogni celebrazione eucaristica si ripropone il gesto dell'Ultima Cena: "Prese il pane, lo spezzo, lo diede loro", e torna ad echeggiare l'invito: "Fate questo in memoria di me".

Spezzando il pane e distribuendolo, Gesù voleva significare il proprio sacrificio per la salvezza del mondo. Chi partecipa alla Messa è chiamato a farsi, come Cristo, "pane spezzato per la salvezza dei fratelli".

Come non intuire immediatamente le conseguenze personali, sociali, missionarie, che tutto ciò comporta? Ma come non intravedere, altresì, il "mondo nuovo" che da un simile impegno dei cristiani può finalmente scaturire? Certo, questo suppone una vera conversione interiore. Ed è significativo che, su questo punto, il messaggio del Congresso eucaristico si congiunga con quello che è il messaggio permanente della città mariana di Lourdes: Convertirsi.

Preghiamo, dunque, la Vergine santa perché voglia provvedere a disporre i cuori dei fedeli a quell'impegno di conversione sincera, da cui dipende l'autenticità di ogni devozione eucaristica. Lei, che col "fiat" ha permesso al Verbo di Dio di farsi carne e sangue - la carne e il sangue che nell'Eucaristia ci sono offerti come alimento di vita nuova - conduca i fedeli a comprendere e ad accogliere gli impegni racchiusi nel "pane spezzato", affinché col contributo di tutti possa affermarsi il "mondo nuovo" della giustizia, della libertà, dell'amore, a cui l'umanità aspira.

(Al termine della Recita dell'Angelus, il Santo Padre ha aggiunto:) In questi giorni mi sono sentito particolarmente vicino, con la preghiera e con l'offerta della mia sofferenza, alla famiglia Taliercio, così crudelmente colpita negli affetti più sacri ed ho partecipato al suo immenso dolore.

Parimente sono sempre presenti al mio pensiero tutte le persone sequestrate, ed in particolare quelle su cui grava la minaccia di morte.

In nome di Dio, mi rivolgo a coloro nelle cui mani sono poste la persona e la vita di questi fratelli, per chiedere che desistano da così feroci propositi, e sappiano aprire il cuore a sentimenti di umanità. Li supplico con tutte le mie forze.

Data: 1981-07-12
Domenica 12 Luglio 1981



GPII 1981 Insegnamenti - Recita del Regina Coeli - Città del Vaticano (Roma)