GPII 1982 Insegnamenti - A catechisti di comunità neocatecumenali - Città del Vaticano (Roma)

A catechisti di comunità neocatecumenali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Realizzare la dimensione battesimale nell'autenticità dell'essere cristiani sotto la direzione pastorale dei Vescovi

Testo:

Carissimi!


1. Sono sinceramente lieto di potermi incontrare oggi con voi, catechisti itineranti provenienti da numerose comunità neocatecumenali, e desidero esprimervi la mia compiacenza insieme con una parola di incoraggiamento per il vostro impegno catechistico, così prezioso per la comunità ecclesiale.

Voi intendete vivere in pienezza l'annuncio fondamentale della fede, la lieta notizia cioè che Gesù di Nazaret è il Figlio eterno di Dio, incarnato e risorto per la vostra salvezza; volete accogliere in profondità il legame inscindibile che esiste tra l'adesione a questo annuncio di vita e di resurrezione con la continua conversione interiore, il che comporta un mutamento di mentalità, di atteggiamenti, di comportamenti di egoismo, di chiusura, di autosufficienza, in modo da acquistare una nuova prospettiva e una nuova visione - quella fondata precisamente sul messaggio di Gesù Cristo - che esige umile apertura nei confronti di Dio e di tutti i fratelli.

In questo cammino di fede, che presenta certamente le sue tappe faticose e le sue inevitabili difficoltà, vi è di sostegno, conforto, illuminazione ed orientamento la Parola di Dio, la Sacra Scrittura, che deve essere approfondita, letta, meditata, studiata, con la consapevolezza che essa non è un semplice libro, ma è Dio stesso che parla, agisce, interpella, coinvolge, invita ad un attento ascolto, che porti all'adesione totale nei confronti della sua Volontà. E la Parola di Dio, sia quella dell'Antico che del Nuovo Testamento, vi fa incontrare con Colui, di cui è piena la Scrittura, cioè con Gesù Cristo, il quale con l'incarnazione "si è unito in certo modo ad ogni uomo" (cfr. GS 22).


2. Nelle vostre riflessioni comunitarie voi avete voluto meditare sul valore basilare del sacramento del Battesimo nell'itinerario spirituale del cristiano, e desiderate rivivere, nella vostra vita di cristiani, la complessa e ricca esperienza, che la Chiesa nei primi secoli faceva ripercorrere ai suoi nuovi figli. Senza cadere in un facile archeologismo di maniera, siate consapevoli che realizzare la dimensione battesimale significa, anzitutto, cercare di cogliere alla sua scaturigine l'identità autentica dell'esser cristiani; vivere cioè la profonda mutazione che è avvenuta nella nostra realtà umana con l'irruzione della grazia divina - l'esser diventati templi viventi della santissima Trinità, tralci della vite, che è Cristo, membra del Corpo Mistico, del Cristo Totale, cioè della Chiesa. Scrivendo dei meravigliosi effetti soprannaturali del Battesimo così si esprime san Fulberto di Chartres, vescovo: "Sappiamo con certezza che, peccatori nella prima nascita, siamo mondati nella seconda; schiavi nella prima, siamo liberi per la seconda; terreni nella prima, siamo celesti per la seconda; carnali per colpa della prima nascita, diventiamo spirituali per la grazia della seconda; per quella figli d'ira, per questa figli della grazia. Chi, pertanto, offende la dignità del Battesimo, sappia che offende Dio stesso... E' dunque una grazia della dottrina di salvezza conoscere la profondità del mistero del Battesimo" (S. Fulberti Carnutensis, "Ep." 5: PL 141, 198s). Realizzare la dimensione battesimale significa unirsi intimamente a Cristo nell'Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana e di tutta l'evangelizzazione (cfr. LG 11 PO 5); significa amare generosamente, concretamente, fattivamente tutti gli uomini, specialmente coloro che sono spiritualmente o materialmente poveri e bisognosi; significa ristrutturare tutta la propria vita morale in coerenza ed in conformità con le promesse battesimali. "Questo cammino, cammino della fede, cammino del Battesimo riscoperto, - dicevo ai vostri amici della parrocchia dei santi Martiri Canadesi in Roma - deve essere un cammino dell'uomo nuovo; questi vede qual è la vera proporzione, o meglio, la sproporzione della sua entità creata, della sua creaturalità rispetto al Creatore, alla sua maestà infinita, al Dio redentore, al Dio santo e santificante, e cerca di realizzarsi in quella prospettiva" ("Insegnamenti", III, 2 [1980] 1044).


3. In questo periodo liturgico del Natale i Vangeli di Matteo e di Luca ci presentano alcune persone, il cui comportamento nei confronti del neonato Gesù è stato particolarmente esemplare per noi: i misteriosi Magi, con la ricchezza della loro cultura, attenta e sensibile ai segni della Trascendenza; i poveri pastori, vigili sul gregge, pronti e obbedienti ai richiami degli Angeli; Giuseppe, l'uomo giusto, che nel sonno estatico è in continuo ascolto della volontà dell'Eterno; e, soprattutto, Maria, la Vergine Madre, che a Dio si affida completamente, pronuncia il "fiat" e concepisce nel suo grembo il Figlio dell'Altissimo per presentarlo e donarlo agli uomini.

A Lei in modo particolare, carissimi fratelli e sorelle, affido voi, il vostro impegno generoso, perché in perfetta e concorde adesione alla Chiesa e sempre sotto la direzione pastorale dei Vescovi, diate un personale contributo all'opera fondamentale della catechesi, facendo in modo da non trasmettere la vostra dottrina o quella di un altro maestro, ma "l'insegnamento di Gesù Cristo, la verità che egli comunica o, più esattamente, la verità che egli è" (CTR 6).

Con questi voti e come segno del mio affetto vi imparto di cuore la benedizione apostolica.




1982-01-07 Data estesa: Giovedi 7 Gennaio 1982




Ai Vescovi della Liguria in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Adoperatevi affinché nella società odierna sia rifiutato un costume che facilita la morte

Testo:


1. Vi saluto con intenso affetto e con intima gioia, cari fratelli nell'Episcopato delle diocesi liguri, in occasione della vostra visita "ad limina" collegiale, dopo quella con ciascuno di voi; e sono lieto di questo incontro per esprimevi alcune brevi riflessioni che scaturiscono dalla realtà della vostra regione e che mi auguro possano contribuire a sostenervi nella vostra sollecitudine per trovare le vie più efficaci nella cura pastorale della parte del Popolo di Dio affidata alla vostra responsabilità.

Geograficamente non molto esteso, il territorio della vostra regione conta una popolazione residenziale numericamente notevole, addensata nei centri della fascia costiera, dove, per via del flusso turistico non limitato alla stagione estiva, la presenza demografica difficilmente può esprimersi con esattezza in numeri.

Collocata dalla natura tra il mare e le montagne, ritenuta una delle più caratteristiche e più belle d'Italia, la vostra terra è divenuta pure, per spirito di iniziativa e impegno di laboriosità dei suoi abitanti, uno dei vertici del tradizionale triangolo industriale italiano, a motivo anche dell'attività marittima e commerciale.


2. Scorrendo la vostra relazione collegiale per la visita "ad limina" ho rilevato, da un lato, la gioia alimentata dalla speranza per la costatazione, verificabile in ogni strato della popolazione, del bisogno di fede e di verità evangelica; dall'altro lato, la preoccupazione pastorale per la crescente diffusione, come in altre regioni italiane e in altri paesi industrializzati, di una mentalità edonistica e materialistica.

Due aspetti particolarmente gravi e dolorosi, risultanti da questa mentalità invadente, appaiono la disgregazione della famiglia e il decadimento del senso di accoglienza della vita. Si sa dalle statistiche nazionali che la Liguria, rispetto ad altre regioni italiane, detiene i tassi più alti relativi alla denatalità e alla pratica dell'aborto.

Sono, questi, due mali contro l'uomo, e quindi contro Dio e contro la società, che la Chiesa non si stanca mai di denunciare, ed io ne ho riparlato a lungo nel recente documento sulla famiglia, pubblicato durante lo scorso mese, e nello stesso messaggio natalizio. La Chiesa, che è per la vita, non può non alzare la voce perché nella società di oggi si giunga a determinare, in questo campo, un'inversione di tendenza quanto ad un costume che facilita la morte.

Confido che la Chiesa ligure, sempre distintasi per la fedeltà ai principi ed insieme per spirito di iniziativa, ed arricchitasi nel corso dei secoli di istituzioni religiose e laicali, di centri di spiritualità, di Santuari, fra cui prevalgono quelli dedicati a Maria, modello di Madre e quindi anche modello di vita, saprà adoperarsi, in tutte le sue componenti, per far fronte alle nuove impellenti esigenze; per diffondere nel popolo il senso umano e religioso della vita; per sensibilizzare il legislatore e l'operatore sociale, a ogni livello, a un impegno maggiore per la protezione e la promozione dell'uomo; per analizzare le cause dei mali nei vari aspetti e intevenire con tempestività ed efficacia.


3. Un impegno che la situazione socio-culturale indica come particolarmente urgente è quello della pastorale familiare. Le profonde e rapide trasformazioni che caratterizzano la nostra epoca hanno profondamente inciso sull'istituto familiare, cellula fondamentale della società e provvido vivaio delle future generazioni. E' necessario che la Chiesa si volga con rinnovata sollecitudine verso questo delicato settore della pastorale, ad esso dedicando le migliori sue energie.

Urge innanzitutto un'azione che risvegli nelle coscienze la preoccupazione per le realtà spirituali ed eterne, e la consapevolezza del primato dei valori morali, che sono i valori della persona umana come tale. "La ricomprensione del senso ultimo della vita e dei suoi valori fondamentali è il grande compito che si impone oggi per il rinnovamento della società" (FC 8). Quando tale consapevolezza viene meno, le grandi possibilità che il progresso moderno ha messo nelle mani dell'uomo finiscono per trasformarsi in potenziali forze disgregatrici, che ne insidiano l'autentica promozione.

Occorre educare le coscienze mediante un'assidua ed incisiva istruzione religiosa, che renda i singoli membri della famiglia - non solo i giovani, ma anche gli adulti - capaci di giudicare e di discernere i modi adeguati per costruire una comunità di persone che, nell'amore, vive, cresce e si perfeziona.

Occorre altresi incoraggiare i componenti della famiglia alla pratica dei sacramenti ed alla consuetudine della preghiera personale quotidiana, perché dall'incontro con Dio ciascuno possa trarre e la luce interiore per meglio comprendere e la forza spirituale per coerentemente tradurre nella vita il disegno di Dio sulla famiglia.

Dall'unione vitale con Cristo, che si alimenta nella partecipazione alla Liturgia e nell'esperienza della preghiera, la famiglia deriverà lo stimolo a progredire continuamente nell'amore vissuto ed a farsi fermento attivo per l'animazione cristiana dell'ambiente circostante.


4. Il compito di inserire il lievito evangelico nella pasta della società resta, oggi come sempre, la missione prima e principale della Chiesa. Non è necessario che io mi soffermi a sottolineare il ruolo importante che, nell'adempimento di tale missione, sono chiamati a svolgere i laici. Sarà pertanto sommamente opportuno che in cima alle vostre preoccupazioni pastorali stiano la cura dell'Azione Cattolica e l'incoraggiamento dei vari Movimenti giovanili, che lo Spirito va suscitando nella Chiesa. La partecipazione a queste forme di apostolato comunitario offre la possibilità di una formazione cristiana più completa e di un'azione pastorale più direttamente legata ai Pastori, con grande vantaggio sia per la vita spirituale dei singoli come anche per l'incisività della loro presenza nell'ambiente.

Un laicato cattolico consapevole ed attivo è una ricchezza inestimabile per ogni Chiesa locale. Esso tuttavia non vale a supplire la carenza di sacerdoti.

L'attuale crisi dei Seminari deve essere stimolo per ogni diocesi ad un rinnovato impegno nella pastorale delle vocazioni. Il Seminario è l'espressione e la testimonianza della vitalità della comunità diocesana. Esso è il termine delle fatiche dei parroci e degli educatori operanti nelle strutture pastorali; ed è il punto di partenza per ogni programma di animazione cristiana delle nuove generazioni, che si affacciano alla ribalta della storia.

L'attenzione alle vocazioni cosiddette adulte, oggi particolarmente suggerita dalle circostanze, non deve assolutamente indurre a trascurare i Seminari minori, la cui funzione è, per così dire, evidenziata dal disagio in cui si trovano le diocesi nelle quali sono stati soppressi.


5. Atteso il considerevole sviluppo turistico che caratterizzala vostra regione, desidero attirare la vostra attenzione sull'importanza della pastorale del Turismo.

Come ben sapete, la Chiesa, sempre attenta alle esigenze delle situazioni in pieno sviluppo, ha visto, fin dal Concilio Vaticano II, nella mobilità umana uno dei fenomeni da segnalare alla riflessione dei Vescovi (CD 18); più tardi ha istituito una Pontificia Commissione per la pastorale delle migrazioni e del turismo; e dal 1979, quando cioè l'Organizzazione Mondiale del Turismo in una delle sue Assemblee Generali stabili la celebrazione annuale della Giornata Mondiale del Turismo, la Santa Sede decise di prender parte all'iniziativa.

La Chiesa è ben consapevole dei non pochi aspetti positivi del turismo; anzi, nella misura in cui concorre a sviluppare una sana educazione individuale e collettiva, vede in esso la possibilità implicita di un nuovo umanesimo.

A parte il principio della libertà di movimento, dello svago, del riposo, il turismo, infatti, favorisce una formazione personale che arricchisce la mente, eleva lo spirito fino alla contemplazione delle creazioni dell'arte e delle meraviglie della natura, inclina la volontà alla comunione con i fratelli. Se bene impiegato, concorre anche dal punto di vista sociale al superamento dei pregiudizi tra gli uomini, a ridurre le distanze tra i popoli, a facilitare la reciproca conoscenza tra nazioni di culture profondamente diverse, a creare nuove fonti di lavoro, a promuovere il senso di solidarietà universale e la pace nel mondo.

Ora, proprio a motivo della sua natura di movimento di massa a dimensione planetaria, il turismo, trascinando con sé anche un movimento gigantesco di capitali, può nascondere i suoi equivoci, le sue insidie, per divenire un fenomeno prevalentemente economico, con la conseguenza di diventare fine a se stesso, smarrire le implicite possibilità di nuovo umanesimo, ritorcersi contro l'uomo.

E' allora che il turismo, invece di essere, come dovrebbe, diffusore di valori, tende a favorire e propagare quella mentalità materialistica ed edonistica, già precedentemente individuata quale fattore disgregante della comunità familiare; rischia di strumentalizzare la persona umana, fino a capovolgere i termini e fare l'uomo per il turismo, e non il turismo per l'uomo.

Il turismo poi, raggiungendo con la sua espansione ogni angolo del mondo, finisce con l'esercitare direttamente o indirettamente una sua incidenza anche nella mentalità e nel costume della popolazione stabile, che non pratica il turismo, e quindi nella società in generale.

Voi stessi, cari fratelli nell'Episcopato, avete fatto questa esperienza nella regione ligure, dove il turismo arriva anche nelle zone spopolate dell'entroterra.

Il fenomeno del turismo, considerato in tutti i suoi aspetti alla luce del Vangelo e del messaggio cristiano, richiede da voi e da quanti sono impegnati nel ministero pastorale uno sforzo costante di studio e di approfondimento, sotto l'aspetto teologico, pastorale, organizzativo, per mettere in grado di conoscere più a fondo le modificazioni sociali e di costume che solleva; per esercitare tempestivamente un'opera di prevenzione e di educazione; per svilupparne le nuove e grandi possibilità di umanizzazione, di elevazione culturale, di cooperazione ecumenica, di irradiazione evangelica che il turismo offre ai giorni nostri.

Nuove prospettive e nuovi campi di lavoro si possono aprire al vostro dinamismo pastorale in questo settore, in continua evoluzione.

Mentre mi compiaccio per il vostro impegno e per il vostro zelo, auspico di cuore che la vostra ansia pastorale sappia trovare sempre le vie ed i modi più efficaci perché sia data ai turisti di ogni lingua e nazione che affollano la vostra terra una assistenza religiosa adeguata alle esigenze spirituali che travagliano gli uomini di oggi, facilitando loro anzitutto la partecipazione alla Messa festiva, al sacramento della Penitenza e alla Comunione, e promuovendo opportuni incontri di formazione spirituale, di cultura religiosa e di preghiera.

Sostenete ed incoraggiate con instancabile sollecitudine ogni sforzo dei vostri sacerdoti che mira a fare in modo che i momenti di riposo e di svago di quanti visitano la vostra bella regione diventino anche momenti per lo spirito, nell'incontro con se stessi mediante pause di silenzio e di riflessione e nell'incontro con Dio, mediante la preghiera.

Le iniziative che la vostra saggezza e il vostro zelo sapranno promuovere nel settore della pastorale del turismo e dell'apostolato del mare si risolveranno anche a vantaggio della popolazione locale che forma in modo essenziale il "gregge" affidato alle cure vostre e dei vostri collaboratori.

Vi sostenga nelle vostre fatiche, nelle vostre ansie e nelle vostre speranze la Madonna, Madre della Chiesa, e vi accompagni la mia benedizione che di cuore imparto a voi, ai vostri sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e a tutta la popolazione della cara regione ligure.




1982-01-08 Data estesa: Venerdi 8 Gennaio 1982




L'udienza ad operatori di un'azienda siciliana - Nella sala clementina

Cari fratelli e sorelle! Sono lieto di accogliere quest'oggi voi, dirigenti, impiegati ed agenti commerciali dell'Azienda "Fratelli Averna" di Caltanissetta convenuti a Roma.


1. Vi saluto tutti e vi esprimo la mia gratitudine per questa vostra visita che, oltre ad evocare nel mio animo le bellezze naturali, le vicende storiche e le tradizioni religiose della vostra terra siciliana, attira la mia attenzione sul significato spirituale e sociale che una impresa produttrice, come la vostra e come tutte le altre, oggi riveste.

Mi compiaccio che alla vostra comune attività sia stato impresso un timbro spirituale, che auspico possa costituire per voi non soltanto motivo di legittimo orgoglio ma, in pari tempo, stimolo per ulteriori sviluppi sia industriali, sia spirituali tali da garantire alla azienda non solo una prosperità economica, ma anche e soprattutto uno spirito proprio di una comunità cristiana del lavoro.


2. Mentre vi esorto a continuare su questa linea, a realizzarla sempre più e sempre meglio, ispirandovi ai principi della dottrina sociale della Chiesa, vi raccomando di fare ogni sforzo per acquisire sempre più chiaramente una coscienza netta delle vostre responsabilità nei rapporti aziendali e delle esigenze spirituali, che vi derivano dal fatto di appartenere a Cristo e alla Chiesa. A questo proposito, ripeto quanto già ho detto nella Lettera enciclica "Laborem Exercens": "Se la Chiesa considera come suo dovere pronunciarsi a proposito del lavoro dal punto di vista del suo valore umano e dell'ordine morale, in cui esso rientra, in ciò ravvisando un suo compito importante nel servizio che rende all'intero messaggio evangelico, contemporaneamente essa vede un suo dovere particolare nella formazione di una spiritualità del lavoro, tale da aiutare tutti gli uomini ad avvicinarsi per il suo tramite a Dio, Creatore e Redentore, a partecipare ai suoi piani salvifici nei riguardi dell'uomo e del mondo e ad approfondire nella loro vita l'amicizia con Cristo" (LE 24).


3. Carissimi fratelli, è questo il mio auspicio anche per voi tutti in questo tempo di Natale, in cui avrete certamente sentito un palpito di tenerezza verso il divin Salvatore, venuto a condividere, con la natura umana, anche la condizione di lavoratore tra i lavoratori.

Mentre formo voti che la vostra Azienda possa sempre più essere caratterizzata dal progresso e dal lavoro nella luce cristiana, volentieri imparto a voi e ai vostri cari la propiziatrice benedizione apostolica.




1982-01-08 Data estesa: Venerdi 8 Gennaio 1982




L'udienza ai membri del "Circolo san Pietro" - Nella sala del trono


Carissimi.

E' per me motivo di rinnovata gioia e compiacimento rivedervi, dopo il nostro incontro di due anni fa, quando, in occasione del 110° anniversario della costituzione del vostro Sodalizio, che con espressiva denominazione si richiama al primo Vicario di Cristo, siete venuti numerosi, accompagnati dai vostri familiari, a dare una testimonianza di devozione al nuovo successore di Pietro.

Nati alla vigilia di grandi avvenimenti riguardanti la capitale del mondo cattolico, quasi nel presentimento di una fase nuova nella storia del pontificato Romano, i soci del Circolo san Pietro, nel corso di questi 110 anni di vita e di attività, si sono sempre distinti per le tre note che vogliono caratterizzare la fisionomia dell'Associazione: impegno di testimonianza aperta della fede, sinceramente sentita e coraggiosamente professata e vissuta; pratica quotidiana della dimensione orizzontale del Vangelo, con l'esercizio caritativo a favore dei fratelli più bisognosi della diocesi del Papa; amore e fedeltà al successore di Pietro.

Espressione più concreta di questa devozione filiale verso il sommo Pontefice sono la raccolta annuale dell'"Obolo di san Pietro" effettuata nelle chiese e nelle parrocchie della diocesi di Roma, e il Servizio d'Onore prestato in occasione delle Cerimonie Pontificie nella Basilica di san Pietro.

Per l'una e per l'altro voglio esprimere qui il mio sentito compiacimento e ringraziamento, all'inizio del nuovo anno, porgendovi gli auguri per un impegno rinnovato, sempre vivo, leale, sincero, a servizio dei fratelli, della famiglia, della Chiesa, del Papa.

Il prossimo futuro, qualunque possa essere, con le sue ombre e le sue luci, richiede in ogni caso la presenza operante di cristiani all'altezza della situazione, ricchi di fede e coraggiosamente coerenti nella pratica della vita individuale e sociale, così come vi vogliono i vostri ideali e le vostre linee statutarie.

Siate dunque voi stessi, realizzatori di un programma liberamente scelto, animatori di un mondo bisognoso di quella luce e di quella forza che promanano dal Vangelo.

Con questo augurio e con questa speranza, a tutti voi qui presenti, a tutti i soci del Circolo, a tutti i vostri collaboratori e familiari, imparto di cuore la mia speciale benedizione apostolica.




1982-01-09 Data estesa: Sabato 9 Gennaio 1982




La Messa e il conferimento del battesimo a tredici bambini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Manifestare il battesimo nella vita concreta

Testo:


1. "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Mc 1,11).

Cari fratelli e sorelle, queste parole, che segnano il culmine della narrazione evangelica odierna del Battesimo di Gesù, a cui è consacrata la Liturgia di questa domenica, accompagnano mirabilmente il sacramento del Battesimo, che sto per conferire ai Neonati qui presenti.

So che questo è un momento caratterizzato anche da un'intensa emozione umana, soprattutto per i Genitori dei bambini e per i parenti più prossimi. Ma ciò che noi ora operiamo trova il suo significato più profondo nel fatto che mettiamo in essere un nuovo e straordinario rapporto di grazia tra Dio e queste creature, che sono gia persone umane nel pieno senso della parola, a cui i Padrini prestano la voce e la risposta.


2. "Tu sei il Figlio mio prediletto"! La voce dal cielo, al Giordano, valeva in grado sommo ed incomparabile per Gesù, unico vero Figlio di Dio da sempre. Ma oggi e ad ogni Battesimo, è come se quelle parole celesti venissero ancora di nuovo pronunciate, con significato non identico ma analogo a quelle evangeliche, su ciascun battezzato. Con questo sacramento, infatti, viene donata in modo nuovo la paternità di Dio, e chi la riceve acquista un nuovo rapporto di filiazione nei suoi confronti. Si instaura così una condizione di intima comunione con Lui, la quale rappresenta il superamento di ogni alienazione interiore dovuta al peccato, e quindi la formazione, come scrive san Paolo, di "una nuova creatura" (2Co 5,17).


3. Il Battesimo, pertanto, è davvero una nuova nascita, una rinascita, come si esprime lo stesso Apostolo: "Un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo" (Tt 3,5). Ed è per questo che tutti noi, in quest'ora, ci rallegriamo vivamente di profonda letizia spirituale. La nostra è la gioia della famiglia ecclesiale, che corrisponde esattamente a quella del momento del parto, quando la madre esulta perché "è venuto al mondo un uomo" (Jn 16,21). Così facciamo noi, perché in questo momento alcuni nuovi membri entrano a far parte della famiglia di Dio, e, se essi acquistano in lui un nuovo Padre, trovano pure in noi dei nuovi fratelli, pronti ad accoglierli con premura e con esultanza nella grande comunità dei figli di Dio.


4. Un dovere, pero, s'impone a tutti noi, ed in special modo ai genitori ed ai padrini: quello di educare responsabilmente i neo-battezzati e di aiutarli a crescere cristianamente. Dagli Atti degli Apostoli abbiamo sentito che Gesù, dopo il suo Battesimo, "passo beneficando e risanando tutti" (Ac 10,38). Il Battesimo deve manifestarsi nella vita concreta, con una testimonianza luminosa e adeguata ai fondamenti ricevuti in quel sacramento. Infatti, "per mezzo del Battesimo siamo stati sepolti insieme a Cristo nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti..., così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 6,4). Occorre che il seme della grazia, impiantato "nei nostri cuori" (Ga 4,6 Rm 5,5), e cioè nell'intimo dei battezzati, cresca e fruttifichi in abbondanza, e per questo è determinante l'apporto di chi più da vicino li segue e può condizionare la loro maturazione cristiana.


5. Per tutto questo, anche tutti voi adulti siete chiamati oggi a vivere il vostro battesimo, cioè a rinnovare la vostra fede nel Signore ed i vostri impegni ecclesiali, poiché ciò che ora celebriamo ci coinvolge tutti personalmente. Da parte mia, assicuro la mia preghiera non solo per i piccoli battezzandi, ma pure per voi, perché possiate affrontare degnamente i vostri doveri cristiani nei loro riguardi. E tutti insieme chiediamo al Signore "di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore" (Ep 3,16) per vivere sempre alla sua maggior gloria.


Amen. 1982-01-10 Data estesa: Domenica 10 Gennaio 1982




Recita dell'"Angelus Domini" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il più doloroso colpo alla dignità umana è la violenza fatta alle coscienze

Testo:


1. "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Mc 1,11).

Con tali parole la Liturgia chiude oggi il tempo di Natale e dell'Epifania del Signore. Le hanno ascoltate i pellegrini, riuniti presso la riva del Giordano al momento del Battesimo di Cristo.

Da diverse parti la gente accorreva a Giovanni, che predicava il battesimo di penitenza. Venne anche Gesù di Nazaret, quando la sua missione messianica doveva già rivelarsi pubblicamente in mezzoad Israele. Giovanni il Battista era stato il primo, che ne aveva dato testimonianza presso il Giordano, e la sua testimonianza umana fu confermata dalla divina testimonianza del Padre, data presso il Giordano nella potenza dello Spirito Santo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto".


2. Chiudiamo il ciclo liturgico, nel quale la Chiesa medita, con profonda gratitudine e commozione, sulla rivelazione del Dio-Figlio nella natura umana: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14), e noi vedemmo la gloria, con la quale l'ha circondato il Padre, in mezzo alla totale povertà della notte di Betlemme sotto gli occhi dei Pastori e poi dei Magi venuti dall'Oriente.

Oggi la Chiesa, insieme con questa epifania del Verbo Incarnato a Betlemme, unisce l'epifania, che ha avuto luogo nei pressi del Giordano: la gloria con la quale il Padre ha circondato Gesù di Nazaret, quando egli è venuto come uno dei pellegrini a chiedere a Giovanni il battesimo di penitenza. Sempre la stessa povertà: l'umiltà e la spogliazione del Figlio dell'uomo inserita nella gloria del Verbo Eterno, in lui nascosta.


3. "A quanti... l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome" (Jn 1,12).

La Chiesa del Verbo Incarnato cammina attraverso il mondo con tale fede.

Nella nascita del Dio-Figlio dalla Vergine per opera dello Spirito Santo, ammira mediante la fede il mistero della nascita spirituale dell'uomo, adottato dal Padre come figlio nel Figlio Eterno. Questa fede distingue i confessori di Cristo in tutto il mondo. Essa unifica la Chiesa fin dalle stesse fondamenta più profonde della sua costruzione spirituale.

In questa unione di fede desidero salutare, sulla soglia del nuovo Anno del Signore, tutte le Chiese che sono nell'intero orbe terrestre.

In particolare saluto quelle Chiese, i cui pastori ho avuto, e continuo ad avere il piacere di incontrare quando vengono a Roma "ad limina Apostolorum".

Nel 1981 ho avuto la gioia di incontrare i Vescovi di Gambia, di Liberia e Sierra Leone, di Tanzania, di Angola e Sao Tomè, del Sudan, del Ghana, della Costa d'Avorio, del Mali, e un gruppo di Vescovi spagnoli.

Ho avuto la fortuna di ricevere soprattutto l'Episcopato Italiano secondo le singole regioni. A causa del ritardo, dovuto alle conseguenze dell'avvenimento del 13 maggio, le visite "ad limina" si protraggono in queste prime settimane dell'anno nuovo. Gli incontri individuali con i Pastori delle singole diocesi vengono completati dall'incontro collegiale con le Conferenze Regionali. Ringrazio il Buon Pastore per questa particolare occasione di potermi avvicinare a ciascuna delle Chiese in terra italiana, come degli altri paesi, tutti a me cari.


4. Le società di tutto il mondo, e particolarmente le nazioni dell'Europa e dell'America, continuano a mostrare preoccupazione, a motivo della situazione creatasi in Polonia in relazione alla proclamazione dello stato d'assedio.

Un tale stato ha portato e porta in sé la violazione di fondamentali diritti dell'uomo e della nazione.

Nel suo discorso per l'Epifania del Signore il Primate di Polonia ha affermato - così come anche il Cardinale di Cracovia - che viene violato uno dei più fondamentali diritti dell'uomo: il diritto alla libertà di coscienza e di convinzioni.

Sotto la minaccia di perdere il lavoro, cittadini vengono costretti a firmare dichiarazioni che non concordano con la loro coscienza e con la loro convinzione.

Violentare le coscienze è un grave danno fatto all'uomo. E' il più doloroso colpo inferto alla dignità umana. E', in un certo senso, peggiore dell'infliggere la morte fisica, dell'uccidere: "Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo... " (Mt 10,28), ha detto Cristo, dimostrando quanto più grande male sia il fare violenza allo spirito umano, all'umana coscienza.

Il principio del rispetto delle coscienze è un diritto fondamentale dell'uomo, garantito dalle costituzioni e dagli accordi internazionali.

Elevo la voce a Dio, insieme con tutti gli uomini di buona volontà, perché non siano soffocate le coscienze dei miei connazionali.

Voglio anche ricordare che in questa domenica si celebra la"Giornata del Seminario di Roma".

Il problema delle vocazioni diocesane è uno di quelli che più impegnano la sollecitudine di un Pastore, perché le nuove leve sacerdotali assicurano l'efficienza e l'avvenire della vita diocesana. perciò, come Vescovo di Roma, a cui l'odierna ricorrenza dell'annuale "Giornata del Seminario" sta sommamente a cuore, io mi rivolgo a voi, qui presenti, a tutta la comunità diocesana, a quanti in questo momento sono in ascolto, per rendervi partecipi della sollecitudine e delle preoccupazioni ecclesiali.

Se, infatti, da una parte abbiamo motivo di speranza e di fiducia con la costatazione dell'aumento, registrato negli ultimi due anni, del numero di aspiranti al sacerdozio, dall'altra parte in una città come Roma, che non rallenta il ritmo di espansione demografica, dobbiamo anche rilevare la sproporzione tra i bisogni spirituali e la scarsezza delle braccia e dei servizi.

Quello delle vocazioni sacerdotali è soprattutto un problema d'impegno nella preghiera, che tocca tutta la comunità cristiana, secondo l'invito di Gesù a rivolgerci al Signore della messe per l'invio di altri operai. Una preghiera che si accompagna all'esigenza della catechesi, all'offerta in favore del Seminario, ma che si lega soprattutto alla necessità del sacrificio per ottenere dal Signore nuove vocazioni.

Voglio sperare che tutti accolgano questo mio invito perché la diocesi del Papa faccia fronte alle crescenti sue necessità.

Saluto ai fedeli presenti in Piazza San Pietro.

Auguro a tutti una buona domenica, una domenica spiritualmente buona.

Ringrazio per la vostra presenza, per la vostra preghiera, per la vostra solidarietà. Abbraccio le vostre famiglie, i bambini, gli anziani. E a tutti dico: sia lodato Gesù Cristo!




1982-01-10 Data estesa: Domenica 10 Gennaio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - A catechisti di comunità neocatecumenali - Città del Vaticano (Roma)