GPII 1982 Insegnamenti - A studenti belgi - Città del Vaticano (Roma)

A studenti belgi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Con la vostra vita diffondete l'amore nel mondo

Testo:

E' per me una grande gioia di ricevere e salutare qui voi tutti, professori e studenti di 23 Istituti cattolici della provincia del Limburgo nel Belgio. In specie voglio salutare il collegio sant'Uberto di Neerpelt che in un modo così lodevole e felice prosegue la sua tradizione e ha organizzato per la ventiduesima volta l'annuo pellegrinaggio pasquale a Roma.

Siete venuti a Roma nel periodo più bello dell'anno, nella primavera in cui la natura si risveglia dalla morte invernale a nuova vita e nella quale la Chiesa celebra il culmine del suo anno liturgico, la Pasqua, la commemorazione della morte e risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo, il quale fu consegnato alla morte per i nostri peccati e fu risuscitato per la nostra giustificazione (cfr. Rm 4,25). Per mezzo del nostro battesimo siamo divenuti partecipi di questo mistero pasquale di Cristo; siamo stati sepolti con lui nella morte, per risorgere con lui a vita nuova (cfr. Liturgia "in Vigilia Paschali").

Voi, giovani che vi trovate sulla soglia della vita adulta, dovrete adesso accettare coscientemente e attuare nella vostra vita la fede alla quale siete divenuti partecipi per mezzo del Battesimo. Nominatamente nella prossima santa notte di Pasqua, durante la Veglia pasquale, avrete l'occasione di rinnovare il vostro battesimo e di confermare e rafforzare la vostra fede. Partendo da questa rinnovazione delle promesse battesimali dovrete costruire la vostra giovane vita come una vita che in virtù della grazia di Dio diffonde l'amore nel mondo, un amore autentico, profondamente cristiano che sa riformare e rinnovare la società, sostituendo all'ingiustizia, allo sfruttamento e alla discordia, la giustizia, il rispetto altrui e la pace. Nelle vostre mani giovani sta l'avvenire della Chiesa e della vostra patria. Impegnatevi per un avvenire buono, rivestendovi sempre più della vita nuova che ha la sua sorgente nella risurrezione del nostro Signore, della vita di fede, speranza e amore.

Di tutto cuore vi auguro che il Signore risorto vi accomuni sempre nella vostra vita, e per questo vi do volentieri la mia benedizione apostolica.




1982-04-10 Data estesa: Sabato 10 Aprile 1982




Lettera al Cardinale Opilio Rossi

Titolo: Per la nomina ad inviato speciale al congresso eucaristico bolivariano

Testo:

Al Venerabile Fratello Nostro Opilio di S.R.C. Cardinale Rossi Fra breve tempo, cioè all'inizio del mese di aprile, la città di Panama avrà un grande onore, perché vi si celebrerà il Quarto Congresso Eucaristico Bolivariano, con la presenza - senza dubbio - di fratelli Vescovi e di sacerdoti, religiosi e laici da tutta l'America Centrale e Meridionale, per testimoniare pubblicamente la loro fede in questo ineffabile mistero del Corpo e Sangue di Cristo, per offrire, così, all'Eucaristico Signore il dono della loro pietà e della loro lode, per far penetrare in maniera più piena, durante il prossimo anno di grazia specialissima, tutto il mistero Pasquale del Redentore nelle loro anime, nelle loro case e nelle comunità parrocchiali.

Perché a una si grande celebrazione dell'Eucaristia non manchi un nostro inviato speciale, noi designamo e proclamiamo "Inviato Straordinario" te, venerabile fratello nostro, di cui già da lungo tempo conosciamo l'amore e il culto per questa verità della nostra fede, e di cui tante volte abbiamo constatato lo zelo pastorale di avvicinare sempre più tutti i fedeli a così ricca sorgente di grazie e consolazioni, che Gesù Cristo, sul punto di partire da questo mondo, affido per sempre ai suoi Apostoli, cioè alla Chiesa. Tu, dunque, dall'11 al 18 di aprile presiederai a Panama, in nome e autorità nostra, a quelle solennità eucaristiche e incontri e celebrazioni di ogni genere, che si svolgeranno nel Quarto Congresso Eucaristico Bolivariano: e non ignoriamo con quanto fervore d'animo e ardore di volontà adempirai, in vece nostra, l'incarico a te affidato.

Giustamente ivi si farà ricordo di Gesù "Pane di vita", poiché tutti crediamo che questo Sacramento divino è come il "centro" e il "culmine" di tutta la vita della Chiesa, anzi il cuore stesso del corpo della Chiesa, nel quale è realmente contenuto l'Autore di tutta la vita spirituale degli uomini, e specialmente dei fedeli che si radunano intorno alla mensa eucaristica per attingere forze spirituali. Da qui dunque sarà alimentato il vigore di ogni comunità domestica e parrocchiale; da qui principalmente sarà rinvigorita l'"unità" della Chiesa e dei popoli e nazioni credenti, con i vincoli solidissimi della tanto desiderata ed agognata pace. Tutto ciò spiega stupendamente Sant'Agostino ai bambini: "L'Apostolo infatti dice: "un solo pane, un solo corpo siamo noi molti". Così spiego il sacramento della mensa del Signore: noi, molti, siamo un solo pane, un solo corpo. In questo pane viene a voi raccomandato come dobbiate amare l'unità. Forse che quel pane è stato fatto con un chicco solo? Non erano forse molti i chicchi di grano? Ma prima di arrivare ad essere pane erano separati".

perciò, se Cristo "Pane di Vita", non solo starà davanti agli occhi dei partecipanti durante il tempo del Congresso, ma resterà profondamente nelle anime e negli affetti di ognuno di essi, potranno anche accettare per sé ed attuare pienamente questi altri ammonimenti del medesimo Sant'Agostino: "Diffondi l'amore per tutto il mondo, se vuoi amare Cristo; perché le membra di Cristo giacciono a terra per tutto il mondo. Se ne ami una parte sola, sei diviso; se sei diviso, non sei nel corpo; se non sei nel corpo, non sei sotto il capo". E' ammirevole quanto questi insegnamenti, scaturienti direttamente dal Mistero Eucaristico, conferiscano a conciliare vicendevolmente gli animi umani, a rendere pacifico il consorzio umano, a procurare il vero progresso umano.

Tutti i cristiani, perciò, tutti i partecipanti a quel Quarto Congresso Bolivariano, da tali insegnamenti si facciano persuasi di che grandi doveri di carità e impegni per la pace d'ora innanzi devono assolvere coloro che si nutrono di questo Sacramento di vita.

E perché da quel Congresso Eucaristico, per il quale volentieri ti nominiamo Inviato Straordinario, si possano raccogliere in grande abbondanza tali frutti di unità e di pace, noi supplichiamo Dio con intensissima preghiera, mentre con affetto e con piacere comunichiamo questi nostri pensieri e impartiamo la Benedizione Apostolica, pegno di ogni bene celeste, a tutti i presenti al Congresso, Cardinali e Vescovi, sacerdoti e religiosi e fedeli laici, ai quali tutti rivolgiamo anche molto benevolmente il nostro saluto.

Dai Palazzi Vaticani, il 25 marzo, l'anno 1982, quarto del nostro pontificato.


GIOVANNI PAOLO PP. II [Traduzione dal latino]




1982-04-10 Data estesa: Sabato 10 Aprile 1982




L'omelia durante la veglia pasquale

Titolo: Il sepolcro vuoto testimonia la nascita di una "nuova vita"

Testo:


1. Al centro del giorno, che si è appena concluso, c'è un sepolcro. Il sepolcro di Cristo. Era, questo, il giorno del Sabato Santo. La Vigilia della Pasqua.

Al centro del Venerdi Santo è posta la Croce di Cristo.

Al centro del Sabato Santo - la tomba di Cristo.

Questa tomba hanno davanti agli occhi le tre donne: Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo, e Salome, quando all'alba del giorno successivo, "il giorno dopo il sabato", si recano sul posto della sepoltura di Cristo ancora prima del sorgere del sole.

La loro principale preoccupazione si esprime in queste parole: "Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?" (Mc 16,3).

Il sepolcro: il luogo dove è sepolto Cristo, Colui il cui corpo vogliono imbalsamare per proteggerlo tempestivamente dall'azione distruttiva della morte.

Ed ecco, il sepolcro è vuoto.

Le donne vedono che la pietra è stata rotolata via - ed entrano nel sepolcro...

All'alba del giorno dopo il sabato muta radicalmente l'orizzonte dei pensieri e dei sentimenti di tutti coloro che videro la croce di Cristo, la sua morte e la sua sepoltura. Di coloro che videro il sepolcro col masso rotolato davanti.

Al centro della notte seguente e al sorgere del giorno dopo il sabato si pone la tomba vuota.

Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome sono a tutta prima spaventate: "...erano piene di timore e di spavento" (Mc 16,8). Erano piene di timore e di spavento, nonostante ciò che avevano sentito dalle labbra del giovane che avevano trovato nel sepolcro, vestito di una veste bianca. Nonostante - o forse a causa di questo.

Il giovane aveva detto loro: "E' risorto, non è qui... vi precede in Galilea" (Mc 16,6s).

Esse pero non seppero ripetere questa notizia. "E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura" (Mc 16,8) Ed ecco la prima immagine che la liturgia della vigilia di Pasqua, al suo termine, delinea davanti a noi.


2. La seconda immagine proviene da san Paolo.

A cominciare dal giorno successivo - il giorno dopo il sabato - i discepoli di Cristo si sono familiarizzati con questa nuova realtà: il sepolcro vuoto.

Hanno cominciato a chiamarla per nome.

Pian piano hanno anche compreso che nella risurrezione del Signore trovava il suo compimento tutto ciò che egli aveva fatto e ciò che aveva insegnato.

Paolo apostolo nella lettera ai Romani, dunque verso l'anno 57, cioè 25 anni dopo gli eventi di Pasqua - scrive: "...siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte... siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 6,4).

Per loro dunque: per la prima generazione apostolica dei confessori di Cristo - e anche per noi: al centro della veglia pasquale c'è prima "l'uomo vecchio", l'uomo del peccato, che deve morire insieme con Cristo, deve essere insieme con lui sepolto - perché nella morte redentrice di Cristo muoia il peccato - e perché all'alba della Domenica di Pasqua nasca "l'uomo nuovo". L'uomo che torna nuovamente in vita mediante il Cristo.

Ecco l'analogia apostolica "del sepolcro vuoto".

"Il sepolcro vuoto" significa non solo la risurrezione di Cristo. Esso significa una nuova vita - la vita nella Grazia. Esso significa "l'uomo nuovo".

Così dunque abbiamo prima, al centro del Venerdi Santo, la Croce. E Paolo scrive: "Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui perché... non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato" (Rm 6,6s).

In seguito, al centro del Sabato Santo, si pone il sepolcro. E Paolo scrive: "Siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua" (Rm 6,5).

Il Sabato Santo è la vigilia della Domenica di Pasqua. All'alba della domenica che sta per venire, le donne trovano il sepolcro vuoto. L'Apostolo scrive (e queste parole sono come un risonante grido di fede e di speranza): "Cristo risuscitato dal morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui" (Rm 6,9). Vogliate capire che siete "morti al peccato, ma viventi per Dio in Cristo Gesù" (Rm 6,11).

Ecco la seconda immagine della liturgia della Veglia.


3. Accogliamo il silenzio delle donne spaventate alla vista del sepolcro vuoto, all'albeggiare del giorno dopo il sabato.

Ed accogliamo questo grido dell'Apostolo dalla lettera ai Romani.

Accoglietelo specialmente voi, cari fratelli e sorelle, che durante questa notte della Veglia ricevete da Cristo la nuova vita nel sacramento del Battesimo.

Accogliamola tutti noi, ai quali questa vita è stata data. L'accolgano tutti coloro in cui essa è stata rinnovata mediante il sacramento della Penitenza.

Cristo è divenuto in noi tutti la testata d'angolo della nuova costruzione.


4. Così dunque, mentre tutto è ancora velato dalla notte di Pasqua, alziamo i nostri cuori verso la Nuova Vita: "Ecco l'opera del Signore: / una meraviglia ai nostri occhi" (Ps 117 [118],23).

Ed insieme col Salmista ringraziamo: "Celebrate il Signore, perché è buono: / perché eterna è la sua misericordia. / Dica Israele che egli è buono: / eterna è la sua misericordia. / ...la destra del Signore si è alzata, / la destra del Signore ha fatto meraviglie" (Ps 117 [118],1-2.16).

Questa notte della Veglia proclama il compimento del mistero pasquale: al centro del Venerdi Santo si trova la Croce - al centro del Sabato Santo - il sepolcro di Cristo - all'alba della notte della vigilia - si svela la potenza della destra del Signore.

Il sepolcro vuoto testimonia la risurrezione di Cristo: saremo a lui uniti "...anche con la risurrezione" (Rm 6,5).

Voi, cari Neofiti, noi tutti, cari fratelli e sorelle, partecipando a questa Eucaristia, rinnoviamo in noi questa certezza di fede, confessata dalle labbra del Salmista: "Non moriro, restero in vita / e annunziero le opere del Signore" (Ps 117 [118],17).




1982-04-10 Data estesa: Sabato 10 Aprile 1982




Il radiomessaggio per la Pasqua 1982

Titolo: Nel cuore della vittima pasquale sono tutti coloro che soffrono

Testo:


1. "Victimae paschali laudes / immolent Christiani".

Cristiani dell'Urbe e dell'Orbe! In questa ora solenne vi chiamo ed invito - ovunque vi troviate - a rendere omaggio di venerazione a Cristo Risorto: alla Vittima pasquale della Chiesa e del mondo! Si uniscano in questo culto tutte le comunità del Popolo di Dio dal sorgere del sole fino al tramonto: tutti gli uomini di buona volontà siano con noi! Questo, infatti, è il giorno fatto dal Signore! "Agnus redemit oves..."


2. Questo è il giorno, in cui si è decisa l'eterna battaglia: "mors et vita duello conflixere mirando"! Tra la vita e la morte fin dall'inizio si svolge una lotta. Si svolge nel mondo la battaglia tra il bene e il male. Oggi la bilancia sale da una parte: la Vita ha la meglio; il Bene ha la meglio. Cristo Crocifisso è risorto dalla tomba; ha spostato la bilancia in favore della Vita. Ha innestato di nuovo la vita sul terreno delle anime umane. La morte ha i suoi limiti. Cristo ha aperto una grande speranza: la speranza della Vita oltre la sfera della morte.

"Dux vitae mortuus regnat vivus"!


3. Passano gli anni, passano i secoli. E' l'anno 1982. La Vittima pasquale continua ad essere come la vite innestata nel terreno dell'umanità. Nel mondo continuano a lottare il bene e il male. Lottano la vita e la morte; lottano il peccato e la grazia.


E' l'anno 1982. Dobbiamo p


ensare con inquietudine verso che cosa si va dirigendo il mondo contemporaneo. Avendo messo profondamente le radici nell'umanità dei nostri tempi, le strutture del peccato come una larga ramificazione del male - sembrano offuscare l'orizzonte del Bene.

Esse sembrano minacciare con la distruzione l'uomo e la terra.

Quanto dolorosamente soffrono gli uomini: individui, famiglie, società intere! "Mors et vita duello conflixere mirando"! In questo giorno del Sacrificio pasquale non ci è lecito dimenticare nessuno di coloro che soffrono.

Anche per loro è la Pasqua! Tutte le vittime dell'ingiustizia, della crudeltà umana e della violenza, dello sfruttamento e dell'egoismo si trovano nel cuore stesso della Vittima pasquale.

Tutti i milioni e milioni di esseri umani minacciati dal flagello della fame, che potrebbe essere allontanato o diminuito se l'umanità sapesse rinunciare anche solo a parte delle risorse che consuma follemente negli armamenti.

Anche per loro è la Pasqua!


4. Vittima pasquale! Tu conosci tutti i nomi del male meglio di chiunque altro che li possa nominare ed elencare. Tu abbracci con te tutte le vittime! Vittima pasquale! Agnello crocifisso! Redentore!: "Agnus redemit oves".

Anche se nella storia dell'uomo, degli individui, delle famiglie, della società e infine dell'umanità intera il male si fosse sviluppato sproporzionatamente, offuscando l'orizzonte del bene, esso tuttavia non ti supererà! Non ti colpirà più la morte! Cristo risorto non muore più! Anche se nella storia dell'uomo - e nei tempi nei quali viviamo - si potenziasse il male; anche se umanamente non si vedesse il ritorno al mondo, in cui l'uomo vive nella pace e nella giustizia - al mondo dell'amore sociale - anche se umanamente non si vedesse il passaggio, - anche se infuriassero le potenze delle tenebre e le forze del male, tu, Vittima pasquale! Agnello senza macchia! Redentore! hai già ottenuto la vittoria! La tua Pasqua è passaggio! Tu hai già ottenuto la vittoria! E hai fatto di essa la nostra vittoria! Il contenuto pasquale della vita del tuo popolo.


5. "Agnus redemit oves.

Christus innocens Patri reconciliavit peccatores".

Il male non si riconcilierà mai col bene.

Ma gli uomini, gli uomini peccatori, gli uomini colpiti dal male - e a volte anche profondamente macerati dal male - Cristo li ha riconciliati col Padre.

Festeggiamo oggi la Risurrezione! Festeggiamo oggi la Riconciliazione! Permane il mistero della Risurrezione nel cuore stesso di ogni morte umana. Permane il mistero della Risurrezione nel cuore delle folle: nel cuore stesso delle folle innumerevoli: delle Nazioni, lingue, razze, culture e religioni. Il Mistero Pasquale della Riconciliazione permane nella profondità del mondo umano. E di li non lo strapperà nessuno!


6. La gioia pasquale è turbata da situazioni di tensione o di conflitto in alcune parti del mondo, prima fra tutte la guerra logorante che infuria da tempo tra l'Irak e l'Iran e che ha recato già tante sofferenze ai due rispettivi popoli.

Ultimamente si è aggiunta la grave tensione tra due Paesi di tradizione cristiana, l'Argentina e la Gran Bretagna con perdita di vite umane e con la minaccia di un conflitto armato e con temibili ripercussioni nei rapporti internazionali.

Formulo pertanto il voto fervente e un appello particolarmente pressante alle parti in causa, perché vogliano ricercare, con responsabile impegno e con ogni buona volontà, le vie di una pacifica ed onorevole composizione della vertenza, mentre ancora resta tempo per prevenire uno scontro sanguinoso.

Pace! Pace nella giustizia, nel rispetto dei principi fondamentali universalmente riconosciuti ed affermati dal diritto internazionale, nella mutua comprensione! La preghiera di tutti muova e sostenga lo sforzo doveroso dei responsabili dell'una e dell'altra Parte e di quanti vorranno interporre la loro opera amichevole per giungere alla auspicata pacificazione!


7. Fratelli e sorelle! Da tutte le Nazioni e popoli, lingue e razze, culture e religioni, paesi e continenti! Il nostro mondo umano è permeato dalla Risurrezione! Il nostro mondo umano è trasformato dalla Riconciliazione: "Agnus redemit oves"! Mi rivolgo a tutti. Invito tutti ad adorare insieme col Servo dei Servi di Dio la Vittima Pasquale! A ritrovare la luce nelle tenebre! La speranza tra le sofferenze.

"Surrexit Dominus vere"! A quanti ci ascoltano: - di espressione italiana: Buona Pasqua: la gioia di Cristo Risorto sia con tutti voi e vi apra il cammino della felicità eterna.

[Omissis. Seguono gli auguri pasquali del Papa nelle varie lingue] - a tutti: "Lumen Christi gloriose resurgentis dissipet tenebras cordis et mentis!




1982-04-11 Data estesa: Domenica 11 Aprile 1982




Invito a pregare per la pace nel mondo

Testo:

Raccomando nuovamente alla vostra preghiera ed alle preghiere di tutto il mondo cristiano le situazioni di conflitto di cui ho parlato già nell'"Angelus" della Domenica delle Palme e nel Messaggio del giorno di Pasqua.

Voglio ricordare in particolare la tensione che sembra andare aggravandosi, nonostante generosi sforzi di mediazione, tra l'Argentina e la Gran Bretagna. Si accrescono inoltre i motivi di ansietà per le dolorose perturbazioni che hanno luogo in Terra Santa, e in particolare a Gerusalemme, in Cisgiordania e a Gaza, in seguito al gesto inconsulto che è stato compiuto davanti alla Moschea El Aksa, in Gerusalemme, causando vittime innocenti, e dando origine ad altri luttuosi fatti. Preghiamo perché queste e altre nubi di preoccupazione che si addensano sulla Terra di Gesù e sulla regione medio-orientale si dissipino e l'impegno di comprensione e di riconciliazione possa prevalere nella considerazione di tutte le Parti interessate.




1982-04-14 Data estesa: Mercoledi 14 Aprile 1982




La preghiera alla Madonna di Jasna Gora

Testo:

"Rallegrati, Regina del cielo, / gioisci, angelica Signora! / Oggi tutti ci felicitiamo con te, / con gioia cantiamo: alleluia, / perché il tuo Figlio è risorto...".

Ecco il "Regina coeli, laetare" nella nostra lingua polacca.

Mi unisco a voi, cari connazionali, cantando col cuore dinanzi alla Madre di Cristo a Jasna Gora - e in tanti altri luoghi della nostra Terra natia.

Esprimo insieme con questo canto la gioia della Risurrezione del Signore, che è più grande di qualsiasi prova e sofferenza.

E' la gioia del Bene che viene partecipato da tutti gli uomini in Cristo in modo irrevocabile.

E' difficile non rallegrarsi, quando si vede che molti uomini, anche in mezzo alla sofferenza, partecipano a questo Bene, lo ritrovano di nuovo o approfondiscono la loro unione con Esso.

Sento da molte parti che così succede oggi nei cuori di molti polacchi.

Tra le tante voci riporto le parole dell'Episcopato polacco: "I Vescovi insieme con tutta la società aspettano che lo stato di guerra finisca al più presto, che gli internati siano liberati e che a quanti sono stati condannati a causa dello stato di guerra sia concessa l'amnistia, che a quanti si nascondono venga assicurata la possibilità di manifestarsi, e che nessuno sia licenziato dal lavoro perché iscritto al sindacato".

Riporto queste parole e le faccio mie. Esse sono la continuazione degli auguri pasquali.

Le dirigo a voi, cari connazionali, dinanzi alla Madre del Risorto insieme con le parole del nostro "Regina coeli...".

"Rellegrati e gioisci nel cielo...

Prega per noi il Signore nel bisogno!". Alleluia.




1982-04-14 Data estesa: Mercoledi 14 Aprile 1982




A seminaristi olandesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'ordine: dono ineffabile di Dio per il servizio agli uomini

Testo:

Nella preghiera che nel Giovedi Santo ho mandato a tutti i sacerdoti.

della Chiesa, ho scritto: "L'Eucaristia è soprattutto il dono fatto alla Chiesa.

Indicibile dono. Anche il sacerdozio è un dono alla Chiesa, in considerazione dell'Eucaristia" (n. 8).

E' buono e utile ricordarcene un momento all'inizio di questa speciale celebrazione eucaristica, questa celebrazione sacerdotale per eccellenza del sacerdozio della Chiesa nelle sue forme e gradi diversi: Papa, Vescovi, sacerdoti e futuri sacerdoti.

Dio ci ha tanto amati da dare il suo Figlio unigenito (cfr. Jn 3,16), e questo ci ha tanto amati che umilio se stesso facendosi obbediente fino alla morte di croce (cfr. Ph 2,8) e ci libero dai peccati con il suo sangue (cfr. Ap 1,5).

Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati (cfr. 1Jn 4,10).

La redenzione, il perdono dei peccati, è dono dell'amore e della misericordia infinita di Dio per noi e pertanto anche il sacramento del sacrificio redentore della croce, l'Eucaristia, e il sacramento del ministero dell'Eucaristia, il sacerdozio, sono dono del divino amore senza limiti. Dono alla Chiesa, ai fedeli, ma in specie evidentemente dono ai ministri stessi, ai sacerdoti. Dobbiamo dunque vedere la vocazione sacerdotale prima di tutto come un dono indicibile di Dio, a cui dobbiamo essere aperti con grande umiltà e gratitudine. Un dono del tutto immeritato che riceviamo a favore della Chiesa, in considerazione soprattutto dell'Eucaristia, e che dobbiamo dunque esercitare come un servizio autentico e umile alla Chiesa, ai fedeli.

Voglio invitarvi a pregare Dio con fervore in questa Celebrazione eucaristica, affinché lui ci dia la grazia di considerare e di vivere sempre il sacerdozio come un dono indicibile di Dio e come un vero servizio ai fedeli. Per poterlo fare con sincerità e fruttuosamente, convertiamoci a Dio e domandiamo il perdono dei nostri peccati.




1982-04-15 Data estesa: Giovedi 15 Aprile 1982




La Messa per diaconi e sacerdoti di lingua inglese - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nella cappella paolina

Testo:

Nella gioia della Pasqua, uniamo i nostri cuori e le nostre voci questa mattina in lode a Cristo Risorto.

Insieme con i Rettori presenti, con i nuovi ordinati e le loro famiglie e amici, sono felice di celebrare la Santa Eucaristia. Siamo riuniti attorno alla tavola del Signore con un profondo senso di gratitudine per il dono della vocazione e per il privilegio di proclamare il Vangelo di Gesù Cristo. E siamo una cosa sola con la Chiesa in tutto il mondo in commemorazione di questa Liturgia della Croce e Resurrezione di nostro Signore e Salvatore.

In questo modo ci prepariamo a celebrare i sacri misteri, riconosciamo i nostri peccati e il nostro bisogno della misericordia di Dio, e domandiamo al Signore perdono e forza.


[Traduzione dall'inglese]




1982-04-16 Data estesa: Venerdi 16 Aprile 1982




A Vescovi delle provincie ecclesiastiche di Burgos e Pamplona in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Costruire la Chiesa nella fedeltà al messaggio di Cristo e al magistero

Testo:

Amatissimi fratelli nell'Episcopato delle province ecclesiastiche di Burgos e Pamplona.


1. Siano le parole dell'apostolo Paolo ad esprimervi il mio cordiale saluto in questo incontro fraterno, nel quale vi auguro "grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro" (1Tm 1,2).

Nel nome di Cristo stesso, Signore della storia, Redentore degli uomini, fondamento della missione dei Pastori del popolo fedele (cfr. LG 24), Fondatore della Chiesa, noi ci siamo riuniti individualmente e collegialmente, nel corso di questa vostra "visita ad limina", per rinsaldare sempre più i nostri vincoli di comunione ecclesiale e ascoltare, in uno spirito di profonda docilità alla sua voce, ciò che lo Spirito dice oggi alle Chiese (cfr. Ap 3,13).


2. Vi ricevo con sommo piacere e stando con voi non posso fare a meno di pensare con grande affetto alle care comunità ecclesiali di cui siete i Pastori e che lungo la loro storia hanno dato un esempio tanto eloquente di profonda fedeltà alla fede, di radicata coscienza ecclesiale e di vitalità cristiana.

Se, infatti, la piena maturità di una Chiesa particolare si dimostra nella fioritura di vocazioni per la causa del Vangelo, dentro e fuori di essa, come non menzionare qui le numerose vocazioni di speciale consacrazione che naquero nelle vostre terre di Castiglia, di Rioja, di Vasconia e di Navarra?


3. Un profondo sentimento della Chiesa e una grande apertura ecclesiale è ciò che ha fatto si che, seguendo l'esempio, tra gli altri, di ammirevoli figure universali come san Domenico di Guzman, sant'Ignazio di Loyola e san Francesco Saverio, tanti uomini e donne delle vostre diocesi si sono diffuse nelle terre d'America, e anche dell'Africa e dell'Asia, mossi dall'ideale della fede e dell'amore di Cristo.

Quante non sono anche le famiglie che nelle vostre città e popolazioni hanno avuto, e continuano ad avere, uno o più membri - in più di un caso tutti i figli - che hanno seguito la chiamata di Dio, per consacrarsi a lui, e per lui al servizio degli altri, di ogni uomo, di qualsiasi paese o continente? So bene che il momento attuale ha mutato molto, purtroppo, la realtà precedente. Non ignoro che sono diverse le cause che influiscono in questo complesso fenomeno. Ma forse si dovrà esaminare a fondo ciò che dipende esclusivamente da noi: i criteri intraecclesiali che impieghiamo e che devono essere orientati, per vedere ciò che si può fare in questo importantissimo campo al fine di conferirvi l'alta considerazione che merita e per fare in modo di evitare che generose energie disponibili rimangano sterili, si disperdano in direzioni opposte per mancanza di adeguate direttive o si sciupino perchè non ben coltivate in un ambiente propizio e ben guidato. Questo è il ruolo che debbono compiere i Seminari o i Centri di formazione delle vocazioni, indirizzando i loro orientamenti pratici secondo le norme stabilite nella "Ratio fundamentalis". E' chiaro, tra l'altro, che in questi Centri si dovrà stimolare con cura la piena fedeltà alle indicazioni del Magistero.


4. Intanto desidero approfittare di questa opportunità per inviare ai vostri numerosi missionari e missionarie, così come a quelli delle altre regioni della Spagna, il mio speciale ricordo e ringraziamento a nome della Chiesa per il loro generoso impegno nella causa del Vangelo. Per loro prego il Signore e li incoraggio ad essere fedeli alla loro benemerita vocazione umana ed ecclesiale.

Estendo questi sentimenti di viva stima e di riconoscimento a tutte le famiglie di questi missionari che partecipano con il loro affetto e sacrificio alla dedizione ecclesiale dei loro cari.

Sia questa ampia coscienza ecclesiale, vista dalla sua interna realtà, ad incoraggiare il futuro vocazionale di ogni famiglia e comunità diocesana. A ciò debbono anche contribuire le istituzioni missionarie radicate nelle vostre terre, soprattutto l'Istituto spagnolo per le Missioni Estere di Burgos e il Centro di ispirazione eminentemente missionaria di Javier.


5. Ma questa coscienza ecclesiale non solo deve dare impulso alla vita indirizzata all'esterno delle vostre diocesi, per quanto tale dimensione sia imprescindibile.

Deve essere anche un grande incentivo all'edificazione interiore della fede delle vostre comunità, alla fedeltà al messaggio di Cristo e al Magistero, all'esperienza personale, familiare e sociale dei principi derivati dal Vangelo, quei principi che devono informare la realtà quotidiana del popolo fedele, conducendolo a vivere l'essenza primaria dell'essere cristiani: l'amore che è più che rispetto, anche se deve muovere da esso, verso ogni uomo, fratello in Cristo e figlio di Dio.

La profonda religiosità delle vostre genti, che tradizionalmente ha tanto influito sull'orientamento pratico della loro vita, deve continuare ad ispirare la loro esistenza, perché abbiano una guida sicura ed efficace che si fonda sul culto dei valori della fede e della moralità che sono proprie della coscienza cristiana. Nel progressivo conseguimento di tali mete, molto può influire una adeguata catechesi sacramentale. Si dovrà cercare mediante essa tutta la ricchezza che racchiudono queste fonti di grazia, con un gran rispetto al culto eucaristico e alle norme liturgiche che ad esso si riferiscono; attenendosi anche, nella amministrazione del sacramento della Penitenza, alle reiterate norme della Chiesa.


6. Perché in mezzo alle difficoltà che la crescente secolarizzazione pone ai vostri fedeli, essi possano mantenere viva la loro coscienza cristiana e ecclesiale, è necessario un rinnovato sforzo di formazione nella fede. Ciò implica una evangelizzazione intensa ed estesa, che abbraccia i campi dell'infanzia, della gioventù, dei movimenti di apostolato, della preparazione al matrimonio delle giovani coppie, dell'ambiente familiare, degli adulti e della terza età.

Tutto questo richiede un deciso impegno in quest'opera. E' in questo "fare Chiesa", in questo formare nella fede che devono concentrarsi le principali forze vive ecclesiali, soprattutto dei sacerdoti, religiosi e religiose. Questa è la missione propria della Chiesa, a ciò essa è chiamata, qui deve generosamente dispiegare tutta la sua competenza, le sue energie, la sua vita, lasciando ai laici ciò che è di loro competenza o di altre istanze.


7. Seguo con profondo interesse la vita ecclesiale e civile nelle vostre diocesi, con sincero apprezzamento per i valori propri delle loro genti, degne di ogni stima e rispetto. E proprio perchè conosco questi valori e il contributo prezioso che hanno dato in tanti settori della storia ecclesiale e civile, constato anche con molta pena il doloroso fenomeno della violenza che con certa frequenza scuote alcune delle vostre terre.

Le notizie di morti, sequestri di persone, attentati contro installazioni di servizi pubblici e estorsioni, pongono una nota di giusta preoccupazione in tanti animi retti, che per sensibilità cristiana e umana si dissociano dai metodi non conformi all'etica del Vangelo. Di questo i miei predecessori e io stesso ci siamo occupati in diverse occasioni e in vari ambienti.

So che questa convinzione si trova nel profondo dello spirito dei vostri fedeli. perciò devo insistere senza posa in una linea di inequivoca condanna della violenza e in un'azione in favore della pace, dell'amore, della giustizia e moderazione, linee costanti del messaggio annunciato da Gesù Cristo.

Procurate poi in tutti i modi che la comunità ecclesiale sia sempre, con la preghiera e le azioni, testimone della riconciliazione degli spiriti, di amore efficace tra i fratelli, irremovibilmente alla sequela di Colui che è il Principe della Pace. Egli otterrà per voi e per i vostri fedeli abbondanti benedizioni di grazia e di pace.


8. Chiedo al Signore che conservi ed incrementi le grandi capacità di bene che i vostri fedeli posseggono; che accompagni il loro cammino di aspirazione ad un costante progresso morale e materiale: che conceda loro la serenità nella loro vita personale, familiare e sociale; che possano guardare all'avvenire con fede e speranza; che costruiscano un presente sempre più degno, senza tralasciare di guardarlo nella prospettiva ampia del futuro al quale Dio li chiama.

A Maria, Madre comune e Avvocata nostra, affido in primo luogo le vostre persone, quelle di tanti sacerdoti, religiosi e religiose che con zelo encomiabile continuano a prodigarsi, anche a costo di non pochi sacrifici, per il bene della Chiesa. A loro va il mio speciale ricordo, saluto e incoraggiamento. Alla Madre di Gesù e Madre nostra raccomando anche i vostri seminaristi, affinché li accompagni nella loro formazione; a lei presento poi tutti i vostri collaboratori nell'apostolato e i fedeli, invitandovi a pregare insieme alle vostre comunità ecclesiali e a impartire loro, come pegno della perenne protezione divina e prova del profondo affetto che professiamo loro, la nostra collegiale benedizione.




1982-04-17 Data estesa: Sabato 17 Aprile 1982





GPII 1982 Insegnamenti - A studenti belgi - Città del Vaticano (Roma)