GPII 1982 Insegnamenti - All'associazione italiana ascoltatori radio telespettatori - Città del Vaticano (Roma)

All'associazione italiana ascoltatori radio telespettatori - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'uomo non sia condizionato dal mezzo tecnico

Testo:

Cari fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di darvi il benvenuto e di salutare in voi i Dirigenti e gli aderenti all'Associazione Italiana Ascoltatori Radio Telespettatori, che provenite dalle varie Regioni d'Italia. Siete convenuti a Roma per un Congresso nazionale incentrato sul tema: "Programmazione ed ascolto radiotelevisivo, una questione sociale", che è stato trattato dall'Arcivescovo di Ravenna, Monsignor Ersilio Tonini. Vi esprimo subito il mio compiacimento per questa vostra iniziativa, come, in generale, per la vostra attività, alla quale auguro esiti sempre più proficui per il bene degli individui e della società.


2. L'articolo primo dello Statuto della vostra Associazione afferma che essa è costituita "per la rappresentanza e la tutela degli interessi morali e materiali dei radioascoltatori e telespettatori" e per "contribuire, nel campo radiotelevisivo, allo sviluppo dei valori di libertà e di giustizia, all'affermazione della persona umana e dei diritti della famiglia, della scuola o del mondo del lavoro nel quadro dei principi della Costituzione repubblicana". Mi pare, perciò, che la natura dell'Associazione e le sue finalità siano nobilissime, e questo per vari motivi. Innanzitutto, voi siete espressione spontanea di esigenze popolari, che salgono dal basso, e non emanazione di strutture statali o di vertice; e ciò vi conferisce la necessaria componente di libertà e di autonomia, che tanto più può e deve rispecchiare le richieste e le reazioni dei Cittadini. In secondo luogo, gli scopi enunciati coincidono essenzialmente con valori, nei quali i cristiani ritrovano se stessi ed i fondamentali orientamenti evangelici. Il fatto chel'Associazione sia stata promossa, circa vent'anni fa, dall'Azione Cattolica Italiana la colloca fin dalle sue origini, e perciò fin nelle sue radici costitutive, nel grande ambito degli impegni del cristiano nei confronti delle realtà terrene, cioè della loro promozione e insieme della loro critica costruttiva.


3. Come ho scritto nella esortazione apostolica "Familiaris Consortio", i mezzi di comunicazione sociale "possono esercitare un benefico influsso sulla vita e sui costumi della famiglia e sulla educazione dei figli, ma al tempo stesso nascondono anche insidie e pericoli non trascurabili" (n. 1); pertanto, "i genitori devono farsi parte attiva nell'uso moderato, critico, vigile e prudente di essi... Con eguale impegno i genitori cercheranno di influire sulla scelta e preparazione dei programmi stessi, mantenendosi in contatto - con opportune iniziative - con i responsabili dei vari momenti della produzione e della trasmissione" (FC 76). Queste parole, come si vede, ribadiscono le stesse finalità della vostra Associazione, considerandole soprattutto dal punto di vista della famiglia.

Infatti, se le trasmissioni radio-televisive non costituiscono un momento favorevole per la crescita dell'individuo e soprattutto dell'ambito familiare, perdono la loro validità e perciò la loro ragion d'essere. E parlando di crescita, non intendo solamente quella religiosa, ma anche ed in particolare quella semplicemente umana e culturale, nella persuasione che ciò che è autenticamente umano è già implicitamente cristiano.


4. E' davvero necessario, perciò, formare utenti più "cristiani", nel senso più positivo del termine, cioè con la capacità di soppesare, valutare e giudicare ciò che viene offerto dalla radio e dalla televisione secondo il metro della propria maturità spirituale. Ma allora, la cosa più importante è appunto la formazione interiore degli utenti, la loro piena responsabilizzazione, tale da porli di fronte a questi mezzi di comunicazione sociale in atteggiamento non meramente passivo e ricettivo, bensi dinamico e reattivo, in modo che l'uomo sia superiore e condizionatore del mezzo tecnico, non viceversa. A questo proposito, ritengo molto utile il vostro suggerimento circa l'istituzione di corsi di formazione dei radio e teleutenti, sia da parte delle pubbliche autorità sia da parte di privati, e ciò a partire già dall'età scolare fino ad una educazione permanente degli adulti, in modo da creare una vera "professionalità dell'ascolto".


5. Cari fratelli e sorelle, abbiate il mio vivo incoraggiamento per quanto riguarda l'espletamento del vostro impegno, che è di alto valore sociale ed anche ecclesiale. Voi contribuite ad una retta impostazione del processo formativo della persona umana e, se affrontate questo compito con spirito cristiano, certamente siete benemeriti anche nei confronti della Chiesa.

Sappiate, dunque, che il Papa è con voi e che vi ricorda al Signore, affinché abbiate la luce e la forza necessarie alla vostra Associazione.

Formo, pertanto, i voti più sentiti per la maggiore fecondità operativa della medesima, e in pegno di essi sono lieto di impartirvi una particolare benedizione apostolica, che amo estendere a quanti vi sono cari.




1982-04-17 Data estesa: Sabato 17 Aprile 1982




Ai seminaristi nel santuario di san Luca - Bologna

Titolo: Siete testimoni delle meraviglie che Dio compie per l'umanità

Testo:

Carissimi!


1. Venendo pellegrino alla Chiesa di Dio, che è in Bologna, e, in particolare, sostando qui, nel celebre e suggestivo Santuario della "Beata Vergine di san Luca", ho la gioia di incontrarmi con voi, giovani che nella vostra vita, per vie e circostanze note forse soltanto a Dio ed a voi, avete scoperto un giorno che Cristo vi chiamava al suo servizio totale ed esclusivo e vi voleva all'Altare come suoi Ministri, oppure sulle vie della consacrazione evangelica, mediante i voti religiosi. Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, vi ha amati in maniera singolare; ha voluto fare di voi i suoi amici prediletti (cfr. Jn 15,15); si è messo a camminare accanto a voi; ha attraversato la vostra strada e vi ha chiamati.

Già il Battesimo, la Confermazione, l'Eucaristia sono una manifestazione della chiamata da parte di Gesù, il quale mediante tali sacramenti rende gli uomini suoi seguaci, suoi discepoli. Tale sequela di Gesù viene approfondita, giorno dopo giorno, nella famiglia, nella parrocchia, nella scuola, nelle associazioni, luoghi privilegiati per il continuo, ininterrotto "cammino della fede", compiuto dal cristiano, il quale deve conformare continuamente la propria vita ad immagine del Cristo (cfr. Rm 8,29) e deve vivere sempre in intima unione con lui (cfr. Jn 15,1-9 Ga 2,20s).


2. Ma nella vostra giovinezza di cristiani, che nella fede - personalmente e comunitariamente approfondita, maturata, portata alle sue conseguenze vitali - cercavate il senso più autentico e totale da dare all'esistenza, voi avete compreso, o improvvisamente con una folgorante intuizione o lentamente dopo lunghe riflessioni, che Gesù voleva da voi ancora qualcosa di più. Avete compreso il significato di quelle sue parole, percepite come indirizzate personalmente a voi: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,38). Avete sentito che potevate - anzi dovevate - essere voi quegli operai, necessari per lavorare nella misteriosa e vasta "messe", che è la Chiesa, il mondo intero, l'umanità tutta, assetata della Parola di Dio e capace, se ben coltivata, di dare frutti di bene.

Gesù vi ha chiamati. Ciascuno di voi. Per nome. E in modo singolare ed irrepetibile, come singolare ed irrepetibile è la vostra personalità, cui egli rivolgeva il suo dolce e pressante invito.

Vi saluto cordialmente ad uno ad uno, rivolgendo un particolare pensiero al Cardinale Arcivescovo di Bologna, che ringrazio per le parole che ha voluto avere nei miei riguardi qualche minuto fa e per la gioia procuratami con questo incontro.


3. Carissimi, Gesù vi ha chiamati a seguire lui! "Sequere me!" (Mt 8,22 Mc 2,14).

A seguirlo per una strada dura e difficile; per un cammino, che spesso può trasformarsi in una "Via Crucis", e condurre al Calvario ed alla Crocifissione. Ma chi è chiamato a seguire più da vicino Gesù, sa che non aderisce ad un semplice uomo, per quanto geniale e prestigioso, ma si affida addirittura al Figlio di Dio Incarnato; a Gesù di Nazaret, il Messia, il Signore, il Redentore dell'uomo, il Giudice supremo e definitivo della storia! Gesù vi ha chiamati ad essere i ministri dei suoi Sacramenti, in particolare dell'Eucaristia e della Riconciliazione. Nella Chiesa, la presenza sacramentale del Cristo è intimamente legata alla presenza ed all'azione ministeriale del sacerdote; come pure, il dono mirabile della divina Misericordia viene normalmente elargito nella Chiesa mediante l'opera dei presbiteri. Un giorno - ed è un giorno atteso da voi nella preghiera fervida e nella intensa preparazione - voi "in persona Christi", potrete dire sull'altare le misteriose sacramentali parole: "Questo è il mio corpo...", e mediante la potestà sacra di cui sarete investiti compirete il sacrificio eucaristico e lo offrirete a Dio in nome di tutto il popolo (cfr. LG 10); ai vostri fratelli, chini nella consapevolezza della propria miseria umana, potrete dire con trepidazione, ma anche con rasserenante sicurezza: "Io ti assolvo...".

Gesù vi ha chiamati e vi ha scelti fra gli uomini, per costituirvi a favore degli uomini (cfr. He 5,1) mediante il presbiterato, per farvi partecipare più intimamente alla sua missione profetica, sacerdotale e regale, al fine di rendergli una particolare testimonianza nella Chiesa e dinanzi al mondo.

Siete destinati ad essere i proclamatori, i portavoce, i ministri della Parola (cfr. Ac 6,4) di Dio, cioè i testimoni generosi ed instancabili - mediante la predicazione, l'evangelizzazione, la catechesi - delle meraviglie che Dio ha compiuto e compie continuamente per l'umanità; capaci, pertanto, e disponibili ad elargire sempre ai fratelli i frutti dell'amore e della pace, a donare ed a comunicare ad essi quella certezza della fede, acquistata non soltanto mediante lo studio diuturno delle varie discipline teologiche e bibliche, necessarie ed indispensabili per la vostra adeguata preparazione culturale e spirituale, ma specialmente nella continua preghiera. E questa vostra certezza, donata ai fratelli, li aiuterà alla comprensione profonda del senso ultimo dell'esistenza umana, redenta da Cristo, ed altresi alla animazione cristiana dell'ordine etico, nei loro rapporti con Dio, con se stessi, con gli altri.


4. Perché questa vostra sequela di Cristo, il quale vuole rendervi partecipi del suo Sacerdozio, sia totale, la Chiesa latina ha voluto e vuole che sia unita al dono del celibato "per il Regno dei cieli" (cfr. Mt 19,12), e lo fa perché il celibato "per il Regno" non è solo un segno escatologico, ma anche ha un grande significato sociale, nella vita presente, per il servizio del Popolo di Dio. Il cuore del sacerdote, per essere disponibile a tale servizio, alla sollecitudine per tutto il Popolo di Dio, deve essere libero. Il celibato è il segno di una libertà che è per il servizio ("Lettera a tutti i sacerdoti della Chiesa in occasione del Giovedi Santo", 8; 8 aprile 1979: "Insegnamenti", II [1979] 852ss).

Nella meditazione, nella preghiera, nell'abnegazione, preparatevi a fare con gioia questo dono definitivo al Cristo ed alla Chiesa.


5. Carissimi! Qui, sul Colle della Guardia, sotto l'antica immagine di Maria santissima, che una pia e significativa tradizione attribuisce all'Evangelista san Luca, vorrei domandarvi in questo nostro incontro: a questa chiamata di Gesù, il quale vuole fare di voi i collaboratori, i continuatori più intimi della sua missione salvifica, come avete risposto? Come volete rispondere oggi? Siate generosi con Gesù! Guardate a lei, a Maria, così come ce la presenta - potremmo dire, come ce la dipinge nel suo Vangelo - con straordinaria efficacia ed intensa delicatezza, san Luca descrivendo il mistero dell'Annunciazione. Alla chiamata di Dio, che la sceglie alla singolare, unica vocazione di Madre del Messia, Figlio dell'Altissimo, Ella, dopo l'iniziale turbamento di fronte all'eccezionale privilegio, risponde: "Ecce, ancilla Domini.

Fiat mihi secundum verbum tuum" (1,38). Imitate tale disponibilità assoluta della Madonna di fronte al progetto di Dio. Dite anche voi dinanzi alla chiamata di Gesù: "Eccomi, avvenga di me quello che hai detto".

Nella preghiera assidua, nello studio serio, nella disciplina quotidiana, nella carità operosa, preparatevi gioiosamente al Sacerdozio! Siete qui presenti, alunni dei Seminari diocesani dell'Emilia-Romagna, del Seminario Regionale di Bologna, degli Studentati Religiosi. Guardando al futuro, non dimenticate di dare con me uno sguardo di compiacimento al passato, cioè alla storia dei pii Istituti, specialmente del Seminario Regionale, dove si sono formati ben tremila sacerdoti, e dove sono vissuti con fervorosa vita spirituale tanti "chiamati" come voi. Vorrei ricordare in particolare, a mia e vostra edificazione, il Servo di Dio Bruno Marchesini, alunno del Seminario Regionale, morto nel 1938; il Servo di Dio Fratel Venanzio Maria Quadri, chierico professo dei Servi di Maria, morto nel I937; il Servo di Dio Monsignor Vincenzo Tarozzi, direttore spirituale del Seminario "Dodici Apostoli" di Bologna e del Seminario "Pio" di Roma, morto nel 1918.

Tali belle e feconde tradizioni di spiritualità debbono confortare voi, i Superiori, i sacerdoti, perché le vocazioni ecclesiastiche, nell'Emilia-Romagna, fioriscano sempre più numerose e siano adeguate alle molteplici e complesse esigenze spirituali dei fedeli.

Occorrerà forse continuare una intensa, articolata ed organizzata collaborazione tra sacerdoti, famiglie, parrocchie nell'ambito dei Centri diocesani per le Vocazioni di speciale consacrazione; studiare e realizzare una "pastorale delle vocazioni" a livello regionale ed a livelli diocesani, in fraterna sintonia ed in comune, concorde azione tra presbiteri diocesani e religiosi, religiose e laici.

La fecondità di una diocesi è intimamente collegata con la fecondità delle vocazioni.

Mi rivolgo, in questo momento ed in maniera particolare, a tutti i giovani ed alle famiglie cristiane: ogni vocazione sacerdotale o religiosa è un grande dono di Dio, un privilegio, che onora i "vocati" e i loro genitori e manifesta la particolare predilezione di Dio. Pregate perché il Signore si degni di concedervi la grazia di far fiorire nel vostro focolare, nella vostra "Chiesa domestica", una vocazione presbiterale o religiosa! Prima di dare a voi tutti, a conferma del mio affetto, la benedizione apostolica, desidero recitare per voi e con voi, dinanzi alla preziosa e venerata Immagine della "Beata Vergine di san Luca", la preghiera per le vocazioni sacerdotali, missionarie e religiose.




1982-04-18 Data estesa: Domenica 18 Aprile 1982




Preghiera a Maria per le vocazioni - Bologna

Titolo: Davanti all'immagine della Vergine patrona della città

Testo:

O Madre, Madre di Dio, Madre della Chiesa, / in quest'ora così significativa per noi, / siamo un cuore solo e un'anima sola: come Pietro, gli Apostoli, i fratelli, / concordi nella preghiera, con te, nel Cenacolo (cfr. Ac


1,14).

Affidiamo a te la nostra vita, / a te, che hai accolto con fedeltà assoluta la Parola di Dio / e ti sei dedicata al suo progetto di salvezza e di grazia, / aderendo con totale docilità all'azione dello Spirito Santo; / a te, che hai avuto dal tuo Figlio la missione / di accogliere e custodire il discepolo che egli amava (cfr. Jn 20,26); / a te ripetiamo, tutti e ciascuno, "totus tuus ego sum", / perché tu assuma la nostra consacrazione / e la unisca a quella di Gesù e alla tua, / come offerta a Dio Padre, per la vita del mondo.

In questa tua dimora, a guardia della nostra Città e della Regione / di cui sei da secoli presidio e decoro, / noi ti preghiamo di guardare alla indigenza dei tuoi figli, / come hai fatto a Cana, quando ti sei presa a cuore / la situazione di quella famiglia. / Oggi, l'indigenza più grande di questa tua famiglia / è quella delle vocazioni presbiterali, diaconali, religiose e missionarie. / Raggiungi dunque, con la tua "onnipotenza supplice", / il cuore di molti nostri fratelli, / perché ascoltino, intendano, rispondano alla voce del Signore. / Ripeti loro, nel profondo della coscienza, l'invito fatto ai servi di Cana: / Fate tutto quello che Gesù vi dirà (cfr. Jn 2,5).

Noi saremo Ministri di Dio e della Chiesa, / votati ad evangelizzare, santificare, pascere i nostri fratelli: / insegnaci e donaci le attitudini del buon pastore; / alimenta e accresci la nostra dedizione apostolica; / fortifica e rigenera sempre il nostro amore per chi soffre; / illumina e vivifica il nostro proposito di verginità per il Regno dei cieli; / infondi e custodisci in noi il senso di fraternità e di comunione.


Con le nostre vite ti affidiamo, o Madre nostra, / quelle dei nostri genitori e familiari; / quelle dei fratelli che raggiungeremo con il nostro ministero, / perché le tue premure materne / precedano sempre ogni nostro passo verso di loro / e orientino costantemente il cammino verso la Patria, / che ci ha preparato con la sua Redenzione, / Cristo, tuo Figlio e nostro Signore. Amen.

1982-04-18 Data estesa: Domenica 18 Aprile 1982




Alle autorità civili presso porta Saragozza - Bologna

Titolo: Costruire una società rispondente alle esigenze della dignità dell'uomo

Testo:

Signor Sindaco, signor Ministro, carissimi fratelli e sorelle di Bologna e dell'Emilia-Romagna.

La mia visita a Bologna è iniziata felicemente e con cuore presago davanti all'Immagine della beata Vergine di san Luca, venerata da secoli come patrona principale della Città e dell'Arcidiocesi, e che dal suo Colle della Guardia ha sempre esercitato una speciale protezione quale "Praesidium et decus civitatis", consolatrice nelle pubbliche calamità e stella di speranza, intrecciando così in maniera mirabile la sua arcana assistenza con la storia dei bolognesi.

Ed ora, disceso da quel mistico Colle, è con la più viva emozione che vengo ad incontrare la solenne metropoli felsinea dove pulsa la vita degli uomini, dove la presente generazione continua il cammino verso futuri traguardi di una città illustre, celebrata nel mondo per la sua antica Università, radicata nella fede cristiana, sempre aperta alle frementi vibrazioni della libertà, maestra dell'antico diritto.

Mi piace ricordare il noto detto medioevale: "Legum Bononia mater - Petrus ubique pater", che individuava la vocazione della Città in quei secoli, indicandola maestra di legge per la società umana, figlia devota di san Pietro e della Sede Apostolica per il rispetto, il culto e la messa in opera dei valori religiosi, considerati fondamento e garanzia di un equilibrato convivere civile.

Nella prospettiva di questo legame con la Cattedra di Pietro, perdurante anche attraverso le vicende storiche più tormentose, non posso tralasciare di menzionare che la diocesi di Bologna ha dato alla Chiesa ben sette Pontefici, dei quali ricordero soltanto Gregorio XIII, celebre per la sua riforma del Calendario, di cui ricorre quest'anno il IV Centenario; e Benedetto XIV, Prospero Lambertini, già Arcivescovo di Bologna, figura emblematica del suo magistero giuridico e gloria della Chiesa universale.

A voi, cari bolognesi e cittadini dell'Emilia-Romagna, eredi di una tradizione tanto gloriosa, rivolgo il mio cordiale e beneaugurante saluto, mentre vi esprimo la gioia profonda di questo incontro che ho raccomandato alla Vergine di san Luca, affidandole i miei voti e le mie speranze per il felice avvenire di questa amata Città, e di tutte le vostre illustri città, per la prosperità e la pace delle vostre persone e delle vostre famiglie.

A lei, signor Sindaco, va il mio sincero e grato apprezzamento per le nobili parole di benvenuto che ha voluto porgermi, interpretando, col calore e la proverbiale schiettezza emiliana, i sentimenti dell'intera cittadinanza. Con lei, ringrazio l'onorevole signor Ministro, qualificato portavoce della cortesia e del senso di ospitalità che animano il Governo italiano, in occasione di ogni mia visita. Desidero esprimere il mio deferente saluto anche ai Membri del Consiglio Comunale ed a tutte le Autorità civili e militari della Regione e della Provincia per la rispettosa e gentile accoglienza.


2. Città di studi e di industrie, di Convegni culturali e di iniziative commerciali, Bologna ha attinto in questi decenni del dopoguerra un grande sviluppo socio-economico.

L'adattabilità e l'intraprendenza dei lavoratori ed operatori economici ha consentito di superare spesso i motivi di crisi. Il suo centro storico, introduce in una atmosfera che richiama la gloria dei secoli trascorsi. Tuttavia, un clima tanto intenso di iniziative e carico di vicende illustri, rischia di essere soffocato da una crescita che non tenga conto di ogni più profonda dimensione della realtà umana, e quindi non sufficientemente difesa di fronte a fenomeni di emarginazione e di squilibrio, collegati, come altrove, con un certo sviluppo tecnologico ed economico della società.

Di fronte a questi pericoli emergenti all'orizzonte ed in parte presenti, si profila urgente la costruzione di una società che corrisponda interamente alle esigenze essenziali della dignità della persona umana, colta nei suoi valori trascendenti. Nel mistero del Verbo Incarnato, del Dio fatto uomo, morto e risorto per l'uomo, trova vera luce la realtà dell'uomo stesso, perché "Cristo, rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione" (GS 22). L'intera verità sull'uomo, il positivo assecondamento delle sue aspirazioni ideali altissime di creatura intelligente e libera, chiamata a trascendere le realtà terrene, devono orientare le scelte di ogni giorno.

Ogni ambiguità e compromesso, ogni interpretazione parziale della realtà dell'uomo comporta, a lungo termine, conseguenze assai negative in ogni aspetto e settore della vita sociale. Ed a proposito di una tale visione integrale, consentitemi di ripetere per voi una esortazione già rivolta all'inizio del mio pontificato: "Non abbiate paura di accogliere Cristo...; alla sua salvatrice potestà aprite i confini della vostra Città, della vostra regione, i vostri sistemi economici, e politici, i campi della cultura, della civiltà, dello sviluppo. Cristo sa "cosa è dentro l'uomo". "Solo lui lo sa!"" (cfr. "Insegnamenti", I [1978] 38).

Permettendo a Cristo di parlare all'uomo, di svelargli la verità su se stesso, la soluzione dei problemi quotidiani e concreti, posti dalla convivenza sociale, non solo verrà illuminata e potenziata, ma sarà ispirata e permeata da una luce, da una vita, da un afflato di bontà, per cui i rapporti sociali, invece che esasperati in visioni prettamente politiche, si intrecceranno in sereno e pacato confronto sul fondamentale riconoscimento della dignità dell'uomo.

Se non ci si lascia guidare nell'attività sociale e politica dalla positiva interpretazione della dignità etica e religiosa dell'uomo, coltivata e favorita da secoli di storia cristiana, si potranno elaborare soluzioni parziali e tecniche dei singoli problemi, ma si rischia purtroppo di non raggiungere una convivenza civile più umana e fraterna.

Ignorare od ostacolare l'incremento dei valori religiosi negli individui e nelle famiglie non è rendere un servizio alla dignità dell'intera persona umana, le cui esigenze perenni trascendono ogni situazione storica e richiedono di essere soddisfatte in ogni luogo e tempo.

Esiste una verità intera sull'uomo, con relative implicanze etico-morali, che va ricercata, serenamente delineata, nobilmente perseguita.

Che il risveglio di tale responsabile coscienza infonda nuove energie a quanti operano per il bene di questa gloriosa e nobilissima Città, vertice di una Regione italiana di glorioso passato e di un presente quanto mai operoso.

Cari bolognesi, in armonia con le vostre antiche tradizioni religiose, nello spirito di una civiltà cristianamente ispirata, coltivate quei valori morali e religiosi che sono alla base di ogni ordinata società civile.

Invocando su tutti la continua protezione di Dio onnipotente ed il patrocinio della Vergine di san Luca, auspico prosperità materiale e spirituale per le vostre persone, le vostre famiglie e la vostra comunità civica, mentre vi accompagno con pensiero benedicente lungo i quotidiani sentieri del vostro impegno umano e cristiano.




1982-04-18 Data estesa: Domenica 18 Aprile 1982




Ai docenti universitari, a san Domenico - Bologna

Titolo: La Chiesa è solidale con l'università nella ricerca della piena verità sull'uomo

Testo:

Illustri Signori!


1. E' con viva gioia che mi incontro stamani con voi, membri del Corpo Accademico dell'Università di Bologna, nei quali riconosco ed onoro gli eredi della tradizione universitaria più antica del mondo. La mia gioia è accresciuta dalla presenza dei Rettori e dei Professori delle altre Sedi universitarie della Regione: delle Università cioè di Ferrara, di Modena, di Parma e della Facoltà di Agraria di Piacenza.

Saluto cordialmente il Magnifico Rettore dell'Università di Bologna, professor Carlo Rizzoli, nel cui elevato indirizzo ho colto non soltanto l'espressione dei comuni sentimenti di cordiale deferenza verso la mia persona, ma anche la testimonianza del profondo senso di responsabilità, che anima Autorità accademiche e Docenti nel quotidiano disimpegno del compito educativo, loro affidato. Nel ringraziarla, signor Rettore, per le sue nobili parole, desidero altresi manifestarle la mia riconoscenza per l'invito, da lei gentilmente rivoltomi, a visitare l'attuale sede dell'Università: anche se varie circostanze non hanno consentito di dare attuazione alla proposta, essa mi è giunta molto gradita, perché ha risvegliato nel mio animo il ricordo della visita che ebbi occasione di fare a quell'illustre Centro di studi, nel lontano 1964, in qualità di Gran Cancelliere dell'Università di Cracovia, che celebrava in quell'anno il seicentesimo anniversario della sua fondazione.

Ringrazio altresi l'Onorevole Tesini, Ministro per la Ricerca Scientifica, il quale, recandomi il saluto dell'intera comunità scientifica italiana, ha opportunamente sottolineato le straordinarie possibilità ed i paurosi rischi che accompagnano i progressi della scienza, come soprattutto le vicende di questo secolo hanno messo in evidenza.

Desidero, infine, rivolgere una speciale parola di saluto alle Autorità accademiche ed ai Professori delle altre Sedi universitarie della Regione: la loro presenza in questa circostanza è prova eloquente del vincolo ideale che lega tali Centri con l'"Alma Mater" bolognese e con la primigenia esperienza universitaria, che si sviluppo all'inizio del millennio in questa città. E' precisamente per rendere omaggio a quei gloriosi primordi che intendo recarmi tra poco alla sede dell'antichissimo "Arciginnasio", nel quale ebbe la sua culla l'istituzione universitaria, secondo il modello che venne successivamente diffondendosi in Europa e nel mondo.

Non si può pensare a Bologna, senza per ciò stesso evocare il ruolo caratterizzante in essa svolto, nell'arco di nove secoli, dall'"Alma Mater", il cui valore come centro di studi ne ha diffuso la fama tanto al di là delle sue mura da richiamare numerosi e valorosi studenti e docenti di ogni nazione, manifestando così la perenne dimensione universale di ogni genuina ricerca del vero. E al modello di questa singolare "Universitas", comunità di docenti e studenti uniti nell'arte di chi insegna e di chi impara, si sono ispirati in seguito tanti altri atenei, a conferma della validità della scelta culturale compiuta nove secoli fa a Bologna.

Quale glorioso passato è dunque quello di cui è erede la vita universitaria di questa città! Ma tale fatto è responsabilità per il futuro, e voi che vi trovate, oggi, direttamente a confronto con i grandi problemi dell'università moderna, dovete fare appello agli alti valori della vostra tradizione per incarnarli, con rinnovata creatività, in una situazione mutata.


2. Mi si domanderà forse a qual titolo io, rappresentante della Chiesa, mi rivolga oggi a voi con partecipazione così intensa per quelli che sono i vostri compiti specifici. Mi si domanderà se ho, per così dire, il diritto di entrare nel campo delle vostre responsabilità. Vi sono ragioni diverse che mi spingono a farlo.

C'è anzitutto una ragione storica: la Chiesa può affermare di essere stata spesso all'origine dell'istituzione universitaria, con le sue scuole teologiche e giuridiche.

C'è forse anche, permettetemi, una ragione personale, poiché ho dedicato, come sapete, parte non piccola del mio impegno passato all'insegnamento universitario, così da sentirmi veramente onorato di essere vostro collega.

Ma c'è una ragione più profonda ed universale: ed è la comune passione, vostra e della Chiesa, per la verità e per l'uomo; meglio ancora: per la verità dell'uomo. Come ho già avuto occasione di dire rivolgendomi alla Conferenza Generale dell'Unesco, l'Università è uno, forse il principale, di quei "banchi di lavoro, presso i quali la vocazione dell'uomo alla conoscenza, come pure il legame costitutivo dell'umanità con la verità come fine della conoscenza, diventano una realtà quotidiana, diventano, in certo senso, il pane quotidiano di tanti maestri, venerati corifei della scienza, e, attorno a loro, dei giovani ricercatori dediti alla scienza e alle sue applicazioni, come pure della moltitudine degli studenti che frequentano questi centri della scienza e della conoscenza. Noi ci troviamo qui sui gradini più alti della scala che l'uomo, fin dal principio, sale verso la conoscenza della realtà del mondo che lo circonda, e verso quella dei misteri della sua umanità" ("Discorso all'Unesco", 19; 2 giugno 1980: "Insegnamenti", III,


1 [1980] 1650s).

Ora, se quest'uomo, nella piena verità del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale, è la prima e fondamentale via che la Chiesa deve percorrere nel compimento della missione affidatale da Cristo (cfr. RH 14), voi comprenderete perché la vostra quotidiana avventura sulle vie del sapere non può essere ad essa indifferente.

Infatti, se la risposta ultima alla nostra perenne domanda: Chi è l'uomo? noi l'attendiamo da Cristo, l'Uomo nuovo, crocifisso e risorto, questa stessa domanda noi la rivolgiamo anche a voi, perché quanto andate faticosamente conquistando ci interessa, ci è vitalmente necessario. La nostra, infatti, è una "fides quaerens intellectum", una fede che esige di essere pensata e come sposata dall'intelligenza dell'uomo, di quest'uomo storico concreto. Saremmo dunque infedeli alla nostra stessa missione se pensassimo di poterci esimere da un confronto che è il vostro compito quotidiano. Come ci hanno insegnato le dolorose esperienze storiche del mancato dialogo tra fede e scienza, troppo grande sarebbe il danno se la Chiesa pronunciasse risposte che non incontrano più le domande che oggi si pone l'uomo nella sua consapevole salita lungo la scala della verità.

La Chiesa è dunque solidale con l'Università e con i suoi problemi, perché sa di avere bisogno dell'università stessa, affinché la sua fede possa incarnarsi e divenire cultura; e perché la Chiesa afferma che la ricerca della verità fa parte della vocazione stessa dell'uomo, creato da Dio a sua immagine (cfr."Discorso ai Parroci di Roma sulla pastorale universitaria", 8 marzo 1982, vedi sopra, pp. 771ss).


3. Ma se quanto ho detto può riferirsi più generalmente al rapporto fra fede e scienza, fede e cultura, desidero ora riferirlo più specificamente al rapporto fra Chiesa e Università. L'Università si trova oggi infatti, in Italia e in molti altri Paesi del mondo, al centro di alcune tensioni che la sfidano nelle sue ragioni d'essere più profonde e la pongono, a novecento anni dal suo nascere, ancora una volta alla ricerca della sua identità.

La prima di tali tensioni è quella fra la specializzazione delle diverse discipline e l'idea dell'universalità del sapere. Il Concilio Vaticano II ha osservato: "Oggi vi è più difficoltà di un tempo nel ridurre a sintesi le varie discipline del sapere e le arti. Mentre infatti aumenta il volume e la diversità degli elementi che costituiscono la cultura, diminuisce nello stesso tempo la capacità per i singoli uomini di percepirli e di organizzarli organicamente, cosicché l'immagine dell'uomo universale diviene sempre più evanescente" (GS 61). Ora, è proprio caratteristica dell'università, a differenza di altri centri di studio e di ricerca, coltivare una conoscenza universale, non nel senso che essa debba ospitare il ventaglio completo di tutte le discipline, ma nel senso che in essa ogni scienza dev'essere coltivata in spirito di universalità, cioè con la consapevolezza che ognuna, seppure diversa, è così legata alle altre che non è possibile insegnarla al di fuori del contesto, almeno intenzionale, di tutte le altre. Chiudersi è condannarsi, prima o dopo, alla sterilità, è rischiare di scambiare per norma della verità totale un metodo affinato per analizzare e cogliere una sezione particolare della realtà.

perciò la visione della verità che l'uomo moderno attinga attraverso l'avventurosa fatica della ragione non può essere che dinamica e dialogica. Poiché la ragione può cogliere l'unità che lega il mondo e la verità alla loro origine solo all'interno di modi parziali di conoscenza, ogni singola scienza - comprese la filosofia e la teologia - rimane un tentativo limitato che può cogliere l'unità complessa della verità unicamente nella diversità, vale a dire all'interno di un intreccio di saperi aperti e complementari (cfr. "Discorso ai professori e alunni della pubblica Università nella Cattedrale di Colonia", 2; 15 novembre 1980: "Insegnamenti" III, 2 [1980] 1201s).

Ma un modo così vivo e perennemente vigile di incarnare l'ideale dell'universalità nella conoscenza può realizzarsi solo in una Università che sia realmente una comunità di ricerca, un luogo di incontro e di confronto spirituale in umiltà e coraggio, dove gli uomini che amano la conoscenza imparano a rispettarsi, a consultarsi, creando un clima culturale e umano che è lontano tanto dalla specializzazione chiusa ed esasperata, quanto dalla genericità e dal relativismo. I punti di vista parziali si potranno fondere non perché costretti entro un disegno predeterminato, ma perché il vicendevole ascolto e l'assidua frequentazione ne lasceranno intravedere la complementarietà.


4. Una seconda tensione deriva dal ruolo sempre più determinante assunto dalla ricerca scientifica nel mondo di oggi, cosicché essa è oggetto di specifico interesse da parte di chi detiene il potere politico ed economico. Nasce perciò l'interrogativo, anche questo fondamentale per l'Università, del rapporto fra il potere pubblico e la sua politica culturale, o altri poteri presenti nella società, e l'autonoma iniziativa delle istituzioni univesitarie.

Ora, la comunità universitaria dovrà, certamente, sentire responsabilmente le attese della società civile che la circonda; è finito, infatti, il tempo in cui l'Università si poteva concepire quasi come società chiusa in sé. Tali attese concernono sia gli obiettivi delle ricerche affrontate, sia la preparazione degli studenti affinché possano esercitare adeguatamente una professione nella società. E tuttavia mi sembra doveroso affermare ancora una volta il principio della relativa autonomia dell'istituzione universitaria come garanzia della libertà della ricerca. La libertà, infatti, è da sempre condizione essenziale per lo sviluppo di una scienza che conservi la sua intima dignità di ricerca del vero e non venga ridotta a pura funzione, asservita a strumento di un'ideologia, al soddisfacimento esclusivo di fini immediati, di bisogni sociali materiali o di interessi economici, di visuali del sapere umano unicamente ispirate a criteri unilaterali o parziali, propri di interpretazioni tendenziose, e, per ciò stesso, incomplete della realtà.

La scienza tanto più efficacemente può influire sulla prassi quanto più è libera per la verità! La scienza è infatti visione totale dell'uomo e della sua storia, è armonia di sintesi unitaria tra le realtà contingenti e la Verità eterna. Come ha detto il Concilio Vaticano II, "la cultura deve mirare alla perfezione integrale della persona umana, al bene della comunità e di tutta la società umana. perciò è necessario coltivare lo spirito in modo che si sviluppino le facoltà dell'ammirazione, dell'intuizione, della contemplazione, e si diventi capaci di formarsi un giudizio personale, di coltivare il senso religioso, morale e sociale.

Infatti la cultura, scaturendo dalla natura ragionevole e sociale dell'uomo, ha un incessante bisogno della giusta libertà per svilupparsi e le si deve riconoscere la legittima possibilità di esercizio autonomo secondo i propri principi" (GS 59).

Pertanto, un'interpretazione della scienza e della cultura, che volutamente ignori o addirittura mortifichi l'essenza spirituale dell'uomo, la sua aspirazione alla pienezza dell'essere, la sua sete di verità e di assoluto, gli interrogativi che egli si pone di fronte agli enigmi del dolore e della morte, non può soddisfare le più profonde e autentiche esigenze dell'uomo. Essa si esclude da sé dal regno del sapere, cioè dalla "sapienza", che è gusto di conoscenza, maturità dello spirito, anelito di libertà vera, esercizio di criterio e discrezione.

Pur nelle sue necessarie specializzazioni, l'Università potrà perciò svolgere il suo ruolo essenziale nella società solo se riuscirà ad armonizzarlo con un certo distacco critico nei riguardi del sistema dei rapporti con le ideologie transitorie, anche se totalizzanti. La tutela del libero spazio della cultura è uno dei segni più chiari della maturità di una società civile, ma tocca anche alla stessa comunità universitaria dimostrarne in modo convincente la necessità presentando il fascino di quell'umanesimo integrale che da sempre ne ispira gli ideali e che certo risponde tuttora a tante attese segrete dei nostri contemporanei.


5. Devo infine soffermarmi ancora su un terzo e forse ancora più evidente aspetto dei problemi dell'Università. L'accesso allargato alla cultura superiore, fenomeno certamente positivo anche nella società italiana, ha investito le strutture delle vostre istituzioni mettendole a dura prova, e ponendo problemi che riguardano non solo l'organizzazione ma anche il livello e la natura stessa dell'insegnamento universitario ed il suo rapporto con la ricerca scientifica.

Credo perciò necessario riaffermare con forza la dimensione comunitaria dell'Università anche per quanto riguarda il rapporto fra docenti e discenti.

Benché questo sia reso oggi difficile per l'accresciuto numero degli studenti e per la scarsa frequenza alle lezioni in diverse facoltà, l'incontro umano è imprescindibile per la formazione della personalità e quindi perché l'Università continui ad essere in grado di svolgere una missione educativa. L'esperienza insegna come le figure di veri Maestri siano importanti per comunicare non solo il contenuto delle conoscenze e il metodo dello studio, ma anche l'intima passione del vero, l'impegno morale che anima la ricerca.

A tal fine si richiede che i docenti siano essi stessi continuamente in ricerca. Chi insegna ai giovani senza essere più capace di cercare è come chi vuole saziare la loro sete attingendo acqua da una palude invece che alla sorgente. E si richiede allo stesso tempo che i docenti si conservino sempre in atteggiamento di disponibile servizio: la conoscenza non è stata data ad essi per essere conservata come possesso esclusivo o come mezzo di prestigio personale, ma per essere condivisa e partecipata; ed è esperienza di gioia profonda quella di chi, comunicando un bene spirituale come il sapere, vede che esso non diminuisce né si esaurisce, ma si moltiplica, e guadagna sempre più in quella semplicità e chiarezza che è segno della verità.


6. Certamente, ho dovuto limitarmi all'enunciazione di alcuni problemi fondamentali che toccano le vostre preoccupazioni quotidiane e che si presentano come estremamente complessi. Ma troppo grande è la tradizione e l'idea di cui voi siete eredi e troppo grande è la posta in gioco per l'Università e la società in cui essa vive, perché possiate fermarvi di fronte alle difficoltà. Voi oggi, con fantasia e coraggio, come i costruttori delle antiche università, non potete rinunciare al compito di unire dinamicamente ancora una volta, in modo nuovo e adeguato ai tempi moderni, l'approfondimento delle diverse discipline e la tensione verso l'universalità del sapere, l'autonomia necessaria alla libera ricerca e il servizio della società, la ricerca personale e collettiva e l'insegnamento alle giovani generazioni.

In questo compito difficile la Chiesa intende essere presente e collaborare lealmente, nel solo interesse dell'uomo. In passato Pontefici romani e altri insigni ecclesiastici si sono segnalati per le loro benemerenze verso l'Ateneo bolognese; basti ricordare il nome del grande Papa Lambertini e il supporto da lui dato al rinnovamento degli studi superiori in questa città nel XVIII secolo. Oggi è la comunità ecclesiale nel suo insieme che, nello spirito del Concilio Vaticano II, si sente corresponsabile della promozione dei valori umani ed evangelici nella vita della vostra Università. Dall'impegno concreto per l'accoglienza degli studenti provenienti da fuori città, alla animazione di centri e luoghi di incontro e di dialogo culturale - come quello in cui ci troviamo in questo momento presso l'antico convento domenicano -, vi è tutta una gamma di iniziative già esistenti e possibili con cui la comunità cristiana può contribuire ad affrontare i problemi dell'università. C'è soprattutto l'attiva presenza in atteggiamento di ricerca, di dialogo e di testimonianza, dei cristiani, studenti e docenti, che operano nell'Università stessa. Che il loro apporto sia una ricchezza all'interno della comunità di ricerca che voi costituite, cosicché ogni intelligenza aperta riconosca che non è nel vero interesse di nessuno che nelle fucine della cultura manchi il contributo di quella tradizione cattolica che tanta parte ha avuto ed ha nella storia di questo Paese.

E in fondo, nel cuore stesso di quella dinamica che mira alla conoscenza universale e che ispira il vostro lavoro, non nascono forse proprio oggi sempre più frequentemente domande sul senso ultimo della vita e dell'operare umano? Non sono i giovani migliori, che vengono a voi assetati di conoscere, ad interrogarvi sulla legittimità e sul fine della scienza, sui valori morali e spirituali che permetteranno loro di credere nuovamente nella scienza, nella ragione e nel suo buon uso? Se la fede cristiana è una "fides quaerens intellectum", l'intelletto umano è un "intellectus quaerens fidem", un intelletto che per ritrovare la retta fiducia in se stesso deve aprirsi fiducioso ad una verità più grande di se stesso.

Questa verità fatta umana, e quindi non più estranea ad ogni vero umanesimo, è Gesù, il Cristo, la Parola della Verità eterna, che la Chiesa vi annuncia come il suo ultimo contributo per raggiungere il vostro ideale: la conoscenza della verità nella sua intera misura.




1982-04-18 Data estesa: Domenica 18 Aprile 1982





GPII 1982 Insegnamenti - All'associazione italiana ascoltatori radio telespettatori - Città del Vaticano (Roma)