GPII 1982 Insegnamenti - Ai Vescovi della provincia ecclesiastica di Saragozza in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)


1. Vi do il mio più cordiale benvenuto a questo incontro, nel quale culmina la vostra visita "ad limina Apostolorum", che avete preparato con tanta diligenza e iniziato con spirito di sincera comunione con il successore di Pietro "nel vincolo dell'unità, della carità e della pace" (LG 22).

Per questo, nel ricevervi ora congiuntamente, dopo il colloquio privato con ciascuno di voi, vi manifesto con piacere i miei sentimenti di profonda benevolenza, che attraverso voi estendo a tutti i membri delle vostre rispettive comunità ecclesiali.

Posso assicurarvi che ad esse va con frequenza il mio pensiero pieno di affetto e il mio ricordo nella preghiera, affinché il Signore le mantenga e le corrobori ogni giorno di più nella loro tradizione di fede, che trova le sue origini nei primi tempi dell'era cristiana.


2. Riuniti nel nome di Cristo e con la vicinanza dei vostri fedeli che sono presenti in voi, sentiamo la chiamata urgente del Maestro, che ci sollecita alle vie sulle quali dobbiamo guidarli, affinché vivano nel modo piu totale possibile il mistero della propria unione a Cristo, modello di vita e meta della propria esistenza temporale e eterna.

Così, la prima riflessione che desidero condividere ora con voi si riferisce precisamente a questa trasmissione del messaggio cristiano e della educazione nella fede dei membri del gregge di Cristo, che la Provvidenza ha affidato alla vostra sollecitudine di Pastori.

So bene che voi, i vostri sacerdoti e agenti della pastorale siete sensibilizzati su questo tema. Perché, in effetti, per ottenere questo obiettivo è importantissimo che si potenzi al massimo l'organizzazione di una catechesi adeguata, cominciando dalle parrocchie. Una catechesi organica e progressiva che abbracci i bambini, gli adolescenti, i giovani e gli adulti. Non ha perso di attualità questo fondamentale metodo di apostolato, che tanto può contribuire alla solida formazione religiosa dei cristiani, e che per questo è stato coltivato, nel passato, con una cura che bisogna migliorare e emulare nel presente (cfr. CTR 15).

Un prezioso aiuto possono fornire ai sacerdoti i religiosi, le religiose e i laici meglio formati, che in questa trasmissione della fede agli altri devono trovare un modo efficace di realizzazione delle esigenze apostoliche inerenti alla loro vocazione cristiana (cfr. AA 3).


3. Un altro campo da tenere ben presente nell'ambito della trasmissione del messaggio di salvezza è quello dell'insegnamento della religione nella scuola sia pubblica che privata. Non si tratta di invadere sfere indebite, ma di dare una risposta al dovere di evangelizzazione della Chiesa, in accordo al desiderio esplicito della grande maggioranza dei genitori, i primi responsabili della educazione dei loro figli. Un reale diritto originale deve indirizzare tutte le istanze, pubbliche e private, ad esercitare il loro ruolo nel pieno rispetto della giusta libertà delle coscienze.

D'altra parte, va rispettato l'autentico diritto-dovere dei genitori, che devono sentire la grave responsabilità che la loro missione impone loro e che deve interessare anche le persone e le istituzioni che sono a contatto con loro ed al loro servizio. Qui trovano il loro importante ruolo la parrocchia e la scuola.

In questa luce bisogna considerare la posizione di rilievo che continua ad avere concretamente la scuola cattolica, un tipo di servizio alla formazione integrale della persona umana che non ha perso vigore, ma anzi lo conserva pienamente, nell'attuale momento storico della vostra regione e di tutta la Spagna.


4. E' logico poi che, trattando della trasmissione della fede e della educazione integrale delle nuove generazioni, non si può prescindere dal ruolo insostituibile giocato dalla famiglia. E' infatti proprio la famiglia ad offrire in se stessa possibilità immense che devono essere pienamente valorizzate.

Proprio per questo vi invito a potenziare il più possibile, attraverso le vostre delegazioni diocesane della pastorale familiare, i piani di un apostolato ben concertato e che abbia un ruolo preminente in questo settore, seguendo le linee indicate nella recente esortazione apostolica "Familiaris Consortio". Si potrà dare così una risposta valida alla problematica che la trasformazione della società spagnola e il suo ordinamento legale hanno posto in questo ambito.


5. In intima connessione con le direttive che ho appena terminato di indicare, non si dovranno tralasciare i compiti posti dalla promozione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, che trovano nella famiglia cristiana il clima migliore per un eventuale sviluppo.

Nell'ambito di questo problema tanto urgente ed importante so che si sta realizzando un serio lavoro su scala regionale, per favorire la risposta dei giovani alla chiamata del Signore. Desidero incoraggiare e benedire senza riserve quest'opera e prego il Signore che accompagni questo vostro sforzo, affinché nuove e mature vocazioni vadano a colmare i vuoti che si vanno creando nell'apostolato, e a voi sia possibile continuare a offrire il vostro aiuto ad altre porzioni ecclesiali che hanno più necessità, come zelantemente avete fatto fino ad oggi.

Incoraggio anche i vostri sacerdoti e le comunità cristiane ad aiutarvi in questo compito, assumendo la responsabilità vocazionale che a loro compete.


6. Le vostre diocesi conservano un prevalente carattere rurale e in questo senso dovrete configurare la vostra pastorale di evangelizzazione e di catechesi, adattandola alle situazioni dei vostri fedeli, perché possa elevare tutti i loro valori umani e morali e rispondere alle loro aspettative.

Sono a conoscenza dei vantaggi e dei problemi, delle difficoltà e dei limiti che questo orizzonte impone ai vostri sacerdoti e fedeli. E a loro va il mio più vivo apprezzamento ed incoraggiamento a continuare ad essere fedeli alla loro vocazione, a lavorare con entusiasmo, a rinnovare la loro dedizione generosa e pronta al sacrificio per la Chiesa che esplica così la sua testimonianza di vita.

Ma lo sviluppo irregolare della vostra zona comporta anche, in alcuni casi, fenomeni di rapida urbanizzazione, che pongono delle sfide alla evangelizzazione in settori come quello operaio, universitario e professionale.

Anche in questi ambiti sarà necessario dare un impulso ai movimenti secolari di apostolato, in modo che sia assicurata una efficace presenza evangelizzatrice della Chiesa.


7. L'attuale momento socio-politico che la vostra regione vive, nel più ampio contesto della vita di tutta la nazione, non dovrà far si che voi tralasciate una problematica nuova alla quale voi, Pastori e guide nella fede, dovrete prestare debita attenzione.

Il vostro popolo possiede una ricca storia che ha notevolmente influito sulla storia della nazione e alla quale giustamente tiene molto. Si dovrà inoltre fare in modo che, a partire da una solida base religiosa, il popolo fedele si esprima coerentemente in concreti atti di fedeltà alle proprie convinzioni religiose, e non tema di adoperarsi a plasmarle in un conseguente umanesimo esistenziale, rispettoso e aperto agli altri, mantenendo sempre una chiara coscienza della propria identità ecclesiale che richiede una comunione affettiva ed effettiva con i suoi Pastori e con il Papa.


8. Alla Vergine santissima del Pilar, tanto venerata ad Aragona e in tutta la Spagna, affido tutte queste intenzioni e queste necessità. A lei che sempre è stata vicina in tutte le vicissitudini della vita dei suoi figli, chiedo che vi guidi e vi protegga, che accompagni maternamente i vostri sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, le anime consacrate, i fedeli, e mantenga e fortifichi la solidità della loro vita di fede. Questo vi auguro impartendo la mia cordiale benedizione apostolica a voi e alle vostre comunità ecclesiali.




1982-02-02 Data estesa: Martedi 2 Febbraio 1982




L'omelia alla liturgia della parola nella festa della presentazione del Signore - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Cristo, segno di contraddizione nei secoli, è la luce della vita umana

Testo:


1. "Lumen ad revelationem gentium".

Queste parole risuonarono per la prima volta nello stesso luogo del tempio di Gerusalemme, in cui si compiva il rito della purificazione delle madri dopo la nascita del loro primogenito.

Le pronunzio l'anziano Simeone, che era un profeta.

Le pronunzio dinanzi a Maria e Giuseppe, i quali avevano portato nel tempio il Bambino nato a Betlemme.

Benché queste parole siano risonate in un solo luogo, la verità proclamata in esse ha riempito tutto il tempio: l'intero spazio dedicato al Dio di Israele nell'attesa del Messia.

Queste parole hanno riempito il tempio di Gerusalemme con la luce dei suoi destini concepiti dall'eternità: "luce per illuminare le genti / e gloria del tuo popolo Israele" (Lc 2,32).


2. Entriamo oggi nella Basilica di san Pietro, ripetendo le parole di Simeone.

Camminiamo in processione, impugnando le candele: il segno della luce "che illumina ogni uomo" (Jn 1,9). Segno di Cristo nato a Betlemme. Segno di Cristo presentato nel tempio. Segno di contraddizione (cfr. Lc 2,34).

Confessiamo Cristo in questo segno.

Non dovevano forse contraddirlo i suoi contemporanei? I figli del popolo al quale egli era stato mandato? Si. E' così. L'hanno contraddetto. Per spegnere la Luce, gli hanno inflitto la morte.

Simeone profetizza questa morte quando dice a sua Madre: "E anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Lc 2,35).

La morte di croce non ha spento la luce di Cristo. Egli non è stato schiacciato dalla pietra tombale.

Ecco, entriamo in questa Basilica portando la luce: segno di Cristo crocifisso e risorto.

Nella croce e nella risurrezione si confermerà fino alla fine la profezia di Simeone: segno di contraddizione - segno di luce.


3. Cristo non è entrato forse con questo segno nella storia dell'uomo? Non emerge, egli, verso di noi dalle diverse epoche della storia umana? Non esiste un'epoca, nella quale egli non sia stato contraddetto. E in questa contraddizione si è svelata ogni volta di nuovo la Luce per illuminare l'uomo.

Il nostro secolo non è anche l'epoca di una molteplice contraddizione nei confronti di Cristo? E proprio in questo secolo egli non si svela forse di nuovo come la Luce per illuminare gli uomini ed i popoli? "Lumen gentium cum sit Christus...": proprio con queste parole inizia il testo del principale documento della Chiesa dei nostri tempi.

Il segno luminoso in cui oggi professiamo Cristo - Figlio di Maria -, Cristo nato a Betlemme, presentato nel tempio - Cristo crocifisso e risorto - è un segno semplice e nello stesso tempo tanto ricco. Ricco come la vita, poiché infatti "la vita era la luce degli uomini" (Jn 1,4).

Cristo è la luce della vita umana. E' la luce perché disperde le sue tenebre. E' la luce perché rischiara i suoi misteri. Perché risponde alle domande fondamentali e insieme definitive. E' la luce perché dà il senso alla vita. E' la luce perché convince l'uomo della sua grande dignità.

Nel segno di questa luce siamo venuti oggi a questo tempio romano di san Pietro, come una volta Maria e Giuseppe salirono al tempio dell'antica alleanza, che aspettava il Messia.


4. Siamo qui per vivere di nuovo il mistero della Presentazione del Signore. La presentazione nel tempio, che è diventata un modello e una sorgente di ispirazione.

Essa pure è la luce che illumina la vita umana. Viviamo in Cristo con la luce della Presentazione.

Mediante il cuore dell'uomo, in cui l'uomo offre "sacrifici spirituali", il mondo intero non si trasforma in un gigantesco tempio del cosmo? Non si trasforma in un grande spazio cristocentrico dello spirito creato, in cui opera lo Spirito Santo? Oh, quanto può il piccolo cuore umano quando si lascia penetrare dalla luce di Cristo, e diventa il tempio della Presentazione!


5. Parlo proprio di voi, cari fratelli e sorelle, figli e figlie della Chiesa, appartenenti a tanti Ordini e Congregazioni religiose.

Parlo di tutti - di tutto il Popolo di Dio che Cristo ha fatto "per il nostro Dio un regno di sacerdoti" (Ap 5,10) - ma parlo soprattutto di voi.

Di voi, che oggi siete qui e portate nelle vostre mani la luce di Cristo - e di tutti i vostri fratelli e sorelle nel mondo intero. In particolare di quelli che portano le croci più pesanti! Che la luce della santa Presentazione, che per grazia di Cristo si è accesa nei vostri cuori mediante la professione religiosa, arda sempre in ciascuno e in ciascuna di voi! Che ardendo essa brilli davanti agli altri.

Non nascondete questa luce! Non le togliete il suo semplice splendore evangelico! Siete tanto necessari a tutto il Popolo messianico di Dio nel suo pellegrinaggio verso la Luce eterna.


6. Cristo del tempio gerosolimitano! Rinnova noi tutti nel mistero della tua presentazione; consentici, per intercessione della tua Madre, di proseguire con perseveranza verso Colui che "abita una luce inaccessibile" (1Tm 6,16).


Amen. 1982-02-02 Data estesa: Martedi 2 Febbraio 1982



All'Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano

Testo:

Fratelli carissimi! Ringrazio vivamente il signor Ispettore Federico Pratico per le sue nobili e fervide parole di devozione e di augurio, che ho ascoltato con vivo compiacimento. Egli è stato nominato da non molto tempo Dirigente dell'Ispettorato Generale di Polizia presso il Vaticano, e perciò è giusto che lo saluti in questa nuova veste e gli porga gli auguri più sentiti per un sereno e fruttuoso svolgimento delle sue mansioni.

Ma egli ha parlato anche a nome di tutti voi qui presenti, suoi collaboratori: Funzionari, Sottufficiali e Dipendenti. perciò, tutti vi saluto con animo lieto e vi esprimo la mia cordiale riconoscenza per aver desiderato questo comune incontro, che mi dà la possibilità di conoscere da vicino coloro che lo Stato Italiano deputa alla sorveglianza dell'ordine della zona adiacente il Vaticano.

Tutti voi siete certamente convinti - ed il signor Ispettore lo ha ben rilevato - della delicatezza del servizio che assolvete. Ed io, da parte mia, mi sento in dovere di darvi apertamente atto della competenza e della generosità, con cui svolgete il vostro compito, La vostra silenziosa fatica merita compiacimento e lode.

Desidero esortarvi ad intendere e compiere il vostro lavoro non soltanto come pura prestazione di obbedienza ad una prassi giuridica a favore dell'ordine pubblico, ma pure con interiore partecipazione, e cioè come un'attività mossa e stimolata dalla fede. Anche nel compimento del vostro singolare impegno, voi potete rendere una testimonianza al Signore ed al suo Vangelo. Infatti, avete modo di accostare molte persone, che vengono a Roma dall'Italia e dal mondo intero per esprimere la loro comunione e la loro venerazione per il Papa. Ebbene, ciascuno dovrebbe vedere in voi, da una parte, degli uomini profondamente dediti ai doveri della propria professione, e, dall'altra, dei credenti seri e convinti che vivono veramente la realtà della fratellanza cristiana.

Per tutto ciò, vi assicuro di cuore il mio ricordo al Signore, ed a lui tutti vi raccomando, mentre ricambio molto volentieri gli auguri per l'anno da poco iniziato, affinché sia colmo di sempre maggiore serenità e prosperità cristiana.

In pegno di questi voti e come attestato del mio apprezzamento e della mia gratitudine, sono lieto di impartirvi la benedizione apostolica, che amo estendere a tutti i vostri cari.




1982-02-04 Data estesa: Giovedi 4 Febbraio 1982




Ai Vescovi delle provincie ecclesiastiche di Valladolid e Oviedo in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Essere luce per gli uomini in comunione di vita con Cristo

Testo:
Amatissimi fratelli nell'Episcopato.

Sono lieto di incontrarvi oggi tutti insieme, Vescovi che presiedete, nella fede e nell'amore, al Popolo di Dio delle province ecclesiastiche di Oviedo e Valladolid. Attraverso di voi desidero salutare cordialmente anche tutti coloro che in quelle amate terre "invocano il nome del Signore" (cfr. 1Co 1,2): le popolazioni della Cantabria, delle Asturie, del Leon, di parte della Castiglia e della Galizia. Questi nomi, insieme ad altri, sono tanto illustri quanto familiari per chi ama la storia, le lettere e, in generale, la cultura spagnola.


1. Costituiti da molto tempo in comunità cristiane, queste popolazioni hanno saputo assimilare e dare espressione al messaggio evangelico in perfetta consonanza con i loro usi e costumi, con il loro modo di pensare e di vivere. I loro uomini, avvezzi al dominio della terra - in pianura, nel cuore delle montagne, sulle dolci rive dei fiumi o nell'interno di miniere dense di pericoli - hanno dato testimonianza di come si realizza pienamente una esistenza a partire dalla fede, spinti nei loro ideali ed attività da uno spirito genuinamente cristiano. Espressione di questo comune linguaggio dell'anima, che si parla nelle case, nelle scuole e nelle aule universitarie, nei posti di lavoro ed anche nei momenti di riposo continua ad essere questa ricchezza di virtù e valori che nelle conversazioni individuali con me avete gioiosamente attribuito ai vostri rispettivi diocesani.

Di tutto questo mi congratulo con voi; tanto più sapendo che da questa fonte spirituale si sono nutriti la fede e l'amore ardente di Giovanni della Croce e di Teresa di Gesù, due santi ai quali, mi sia permesso dirlo, mi sono affidato fin dagli anni della mia giovinezza. E desidero che non sia dimenticato il fatto che in questo stesso terreno umano, ininterrottamente coltivato mediante la "conversatio Christi", imparo ad essere missionaria questa stessa lingua nella quale vi parlo, mediante la quale uomini di Chiesa, figli della Spagna, hanno portato la Buona Novella di grazia e salvezza ad altri uomini ed ad altri Continenti. Per tutto questo desidero esprimere alla nazione spagnola, davanti al Presidente e al Vicepresidente della Conferenza episcopale, la mia gratitudine e quella di tutta la Chiesa.


2. In questi giorni non solo mi avete reso compartecipe di questa grande ricchezza di valori spirituali, ma mi avete anche confidato le preoccupazioni pastorali, le singole iniziative e i piani collettivi, che desiderano essere una risposta alle urgenti necessità che al giorno d'oggi vi pone la missione comune di trasmettere la fede e di educare in essa.

Mi rendo perfettamente conto del fatto che una azione pastorale efficace presenti, in maniera particolare per voi, difficoltà di diversa natura, originate nei tempi moderni, e che trovano la loro espressione nei "nuovi modi di pensare, di agire, d'impiegare il tempo libero" (cfr. GS 54), apparentemente distaccati dalla fede e dal suo dinamismo religioso. Numerosi e diversificati sono i fattori umani implicati. L'abbandono in massa delle campagne, i processi connessi all'evoluzione industriale e tecnologica, la crescente urbanizzazione, ai quali devo aggiungere gli effetti conseguenti al nuovo modello di società spagnola: tutti questi fenomeni, tra l'altro molto indicativi, hanno fatto si che prevalesse uno stile di vita massificato, tipico dei grandi centri urbani, con il conseguente impoverimento umano maggiormente percettibile in molti centri rurali, distanti e sempre meno popolati. Va notato, - e la vostra sensibilità pastorale ve ne ha resi coscienti - come questo cambiamento sociale ha comportato una diminuzione del vigore religioso e morale, causando nel credente una progressiva dimenticanza degli insegnamenti, tradizioni e attitudini che hanno conferito coerenza, significato e ispirazione alla sua vita personale, e che gli hanno fatto percepire la comunità cristiana nella quale questi valori si acquisiscono, come un gioioso e cosciente prolungamento della propria comunità familiare.

D'altra parte, ho potuto constatare che vi preoccupa l'influenza dannosa in molti casi, verificabile anche nelle popolazioni poco numerose, che proviene dai mezzi di comunicazione, quando essi si dedicano preferenzialmente a sollecitare gli aspetti del sensuale e dell'edonistico, a inculcare necessità che tendono a fomentare il consumismo, o, cosa ancora più deplorevole, quando banalizzano i fatti morali o offrono interpretazioni dell'esistenza prive di contenuto religioso, al servizio o in accordo con l'ottica parziale di determinate ideologie.


3. Sono sufficienti queste rapide considerazioni per discernere in quale situazione voi vi trovate e in quali ambiti si deve esplicare con particolare zelo e sollecitudine la vostra azione pastorale, la vostra missione di "essere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita" (Ph 2,15). In linea con quanto ho detto agli altri gruppi di Vescovi spagnoli su argomenti specifici, desidererei oggi soffermarmi su un aspetto che giudico fondamentale, nel momento in cui si affrontano dei problemi o si coordinano iniziative, nelle quali si esplicano incarichi pastorali: essere luce per gli uomini, in comunione di vita con Cristo.

Un atteggiamento di fondo, senza dubbio indispensabile per una efficace azione pastorale, è l'unità tra Vescovi e sacerdoti. Verso il presbiterio diocesano debbono dunque indirizzarsi le vostre maggiori attenzioni, perché sia veramente il centro della missione comune in cui "tutti sono fra loro legati da un'intima fraternità, che deve spontaneamente e volentieri manifestarsi nel mutuo aiuto, spirituale e materiale, pastorale e personale, nei convegni e nella comunione di vita, di lavoro e di carità" (cfr. LG 28). Questo comportamento familiare, di amici e collaboratori, sarà sommamente stimolante per ogni sacerdote che, anche in mezzo ai problemi del mondo, saprà sempre dove cercare appoggio per le sue difficoltà, un ambito adatto per coltivare la sua vita spirituale e intellettuale e soprattutto per dare testimonianza della sua "segregazione in un certo modo in seno al Popolo di Dio" e della sua appartenenza al gruppo dei "discepoli", scelti dal Signore per svolgere il ministero del Vangelo insieme ai Vescovi (cfr. PO 3), cioé, per rendere visibile e maggiormente confermare la loro identità sacerdotale.

So bene che vi prodigate per il bene dei vostri sacerdoti affinché, sull'esempio dei discepoli di Cristo, siano pieni della grazia di Dio e siano apostoli autentici. In questo modo offriranno ai loro fedeli un segno della loro identità, come viene espresso chiaramente da san Paolo: "A ciascuno di voi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo... E' lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come evangelisti, altri come pastori..." (cfr. Ep 4,7ss.). Pertanto, essere pastori e presbiteri è un dono di Dio; l'opera del Padre portata a compimento in Cristo è data a noi come grazia e partecipazione e non deve pertanto gravare sulla coscienza come un peso molesto ma deve essere fonte di entusiasmo, di spiritualità e di iniziative apostoliche.

Approfittate di ogni occasione per ricordare ai vostri sacerdoti che il ministero, ovunque si eserciti, è una manifestazione di questo dono dello Spirito, i cui frutti sono unicamente opera della grazia, della forza del Vangelo. Non è rara al giorno d'oggi la tentazione di annunciare il mistero di Cristo avvolto in esperienze emozionali o mescolato a dottrine prese da "maestri" di questo mondo, per la qual cosa, a causa di questi rumori di fondo, non ci si sintonizza con la persona di Cristo, né con coloro che egli ha inviato. I fedeli riconoscono molto bene la presenza di Dio Padre che salva per mezzo del sacerdote, quando egli porta conforto ai cuori, e suscita nell'anima la gioia e la decisione di vivere con Cristo.

Voi capite bene perché mi sono soffermato su questa riflessione che spero voi continuerete. Quanto cambierebbe il mondo, gli uomini, se si riuscisse a conferire alla vita sacerdotale questo significato pieno! Sarete d'accordo con me sul fatto che tutti gli impegni, personali o collettivi, devono essere impregnati di questa esperienza vitale, che è il vero sostegno e l'anima di tutto l'apostolato. Talvolta abbiamo l'abitudine di pensare con una mentalità un po' imprenditoriale, come se bastassero le parole e le strutture per essere fermento di conversione; ma la verità è che non basta farsi ascoltare; dobbiamo fare in modo che ci si presti ascolto, che il messaggio venga raccolto, in termini figurati si potrebbe parlare di una presenza che provoca l'adesione e la commozione di tutta la persona.

Permettetemi che vi raccomandi, a titolo preferenziale, l'apostolato attraverso la liturgia nei confronti soprattutto delle famiglie. Se l'amministrazione dei sacramenti occupa buona parte del tempo del sacerdote, non è meno certo che essi sono celebrati nell'ambito della famiglia. Mediante essi, la Chiesa, madre di vita, educa i suoi figli, come ho ampiamente esposto nella mia recente esortazione apostolica "Familiaris Consortio".

Che tutte queste brevi osservazioni servano a stimolare maggiormente la comunione e la reciproca collaborazione nelle vostre Chiese particolari. A voi ed a esse, desidero dire con le parole di san Paolo: "Soltanto comportatevi da cittadini degni del Vangelo, perché nel caso che io venga e vi veda o che di lontano senta parlare di voi, sappia che state saldi in un solo spirito" (Ph 1,27). Con la mia più cordiale benedizione apostolica.




1982-02-06 Data estesa: Sabato 6 Febbraio 1982




Il saluto a un gruppo di sportivi

Testo:


1. Sono lieto di questo incontro con voi, cari giovani Atleti della Società Calcistica "Sambenedettese" che, accompagnati dai vostri Dirigenti e familiari, siete venuti a trovare il Papa, alla vigilia di un incontro di campionato nella Città Eterna, anche per ricordare festosamente il 60° anniversario di fondazione del vostro sodalizio sportivo.

Vi ringrazio per questa cordiale visita che mi consente di manifestare ancora una volta la mia stima per i veri cultori dello sport, in tutte le sue forme. Vi auguro di trarre dalle competizioni quelle autentiche soddisfazioni che la vostra preparazione, il vostro spirito agonistico, le belle tradizioni della vostra Squadra meritano. Auspico soprattutto che possiate compiere le vostre gare in quella prospettiva diremmo "ascetica" dello sport, che è mezzo di formazione umana, educando all'ordine, alla lealtà, al rispetto della persona e delle leggi, oltre che ad essere scuola di vigore e di eleganza. Su tali valori si costruisce una disponibilità interiore all'accoglimento di ispirazioni ed atteggiamenti schiettamente cristiani, quale il giusto ed adorante riconoscimento dovuto al Creatore di ogni bene e Padre nostro celeste, ed insieme la disponibilità di amore verso i fratelli. Per tutti questi motivi, la Chiesa incoraggia e benedice lo sport.

Camminate in questa luce, progredite in essa ogni giorno di più, verso la piena maturità di uomini e di cristiani.


2. Ora, desidero salutare alcuni giovani, qui presenti, che hanno riportato ustioni a seguito del rogo sviluppatosi nello Stadio "Ballarin", nel giugno scorso. Carissimi, a voi ed a quanti come voi sono rimasti feriti in quella circostanza, dirigo il mio affettuoso pensiero ed augurio per una completa guarigione, chiedendo al tempo stesso al Signore di valorizzare pienamente la vostra passata sofferenza, e di concedere che le manifestazioni sportive si svolgano sempre nella serenità, nell'ordine e nella comune letizia.

La mia parola di benvenuto raggiunga, infine, le Delegazioni delle parrocchie di Porto d'Ascoli e dell'emittente televisiva "Telecolor" di san Benedetto. So che avete realizzato la costruzione di un villaggio a sant'Angelo dei Lombardi, per quelle popolazioni colpite dal terremoto. Bravissimi! La fede cristiana deve manifestarsi mediante le opere della carità a favore dei fratelli più bisognosi, come afferma san Paolo: "La fede opera mediante la carità" (Ga 5,6). Auguro per voi incrementi di vita cristiana, sempre più solidi e letificanti.

A voi tutti qui presenti, alle vostre famiglie ed a tutti i fedeli della diocesi di Montalto e Ripatransone imparto di cuore la mia benedizione apostolica.




1982-02-06 Data estesa: Sabato 6 Febbraio 1982




Recita dell'"Angelus Domini" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le nostre responsabilità verso ogni vita umana

Testo:


1. Molti Vescovi dell'Africa nera hanno visitato durante lo scorso anno le "memorie degli Apostoli". Auspico che ciò contribuisca a rafforzare il legame del servizio pastorale e l'amore per la santa missione che compiono insieme con le Chiese a loro affidate dallo Spirito Santo nei vari luoghi da cui provengono.

A sud dei paesi abitati dalla popolazione di lingua araba (di cui si è parlato in una delle domeniche passate) - ed anche a sud del Sahara - ha inizio l'Africa nera. Conservo impressi profondamente nel cuore gli incontri con i Vescovi dei seguenti paesi: Senegal, Gambia, Liberia, Niger, Mali, Sierra Leone; tra quei Vescovi vi è un Cardinale: l'Arcivescovo di Dakar, Thiandoum.

Mi è stato dato inoltre di rivedere i Vescovi della Costa d'Avorio e del Ghana, i quali mi avevano ospitato nei loro paesi durante il viaggio in Africa del maggio 1980.

Oggi ancora una volta li saluto tutti in modo particolarmente cordiale.

L'incontro in occasione della visita "ad limina" mi ha permesso di sentire ancor più profondamente i problemi delle loro Chiese come problemi della Chiesa universale. Non cesso di raccomandare a Dio queste Chiese. Nello stesso tempo inserisco in questa preghiera sia i loro fratelli musulmani, che abitano sulla stessa terra, sia anche i numerosi animisti, testimoni della religione africana tradizionale.

Gioisco perché, soprattutto in alcuni paesi, vi è un consistente numero di catecumeni, grazie ai quali di anno in anno cresce anche il numero dei nuovi confessori di Cristo.

Vorrei ricordare ancora le Conferenze Episcopali di tali paesi dell'Africa occidentale, i cui componenti sono venuti a portarmi la testimonianza del buon lavoro apostolico che si sta facendo tra loro, per affrontare nel loro insieme i bisogni della loro immensa regione.


2. Debbo poi accennare alla visita "ad limina" dei Vescovi della Nigeria. Questo incontro costituisce quasi una preparazione prossima alla mia visita nella loro patria. A Dio piacendo, partiro venerdi prossimo, 12 febbraio corrente, diretto a Lagos, in adesione all'invito, che mi è stato ripetutamente rivolto dall'Episcopato della Nigeria e anche dal Presidente della Nazione e dalle altre Autorità civili.

Dopo la Nigeria, visitero il Benin e, successivamente, mi portero a Libreville, nel Gabon, per dirigermi, infine, verso la Guinea Equatoriale, la cui popolazione è in grande maggioranza cattolica.

Non mi è stato possibile accogliere, in questa circostanza, altri inviti e di ciò chiedo scusa a coloro che me li hanno tanto amabilmente rivolti. Sarà per un'altra volta, se Dio vorrà. Intanto pero desidero assicurare che avro vivamente presenti, nel cuore e nella preghiera, le loro comunità.

Carissimi, conto sul sostegno della vostra preghiera e della preghiera di tutta la Chiesa e naturalmente anche di quella della mia patria, per questa nuova missione pastorale.


3. Oggi si celebra in tutta Italia l'annuale Giornata per la vita. Si alla vita.

Il tema proposto alla riflessione dei cristiani, e di quanti hanno a cuore la causa dell'uomo, è: "La vita: un dono sempre". Un dono è la vita, perché scaturisce dall'amore di un Padre, che riserva ad ogni essere umano fin dal concepimento un posto speciale nel suo cuore, chiamandolo alla comunione gioiosa della sua casa. In ogni vita, anche se appena concepita, anche se debole e sofferente, il cristiano sa, quindi, riconoscere il "si", che Dio ad essa ha rivolto una volta per tutte, e sa impegnarsi a fare di tale "si", la norma del proprio atteggiamento verso ogni suo prossimo, qualunque sia la situazione in cui egli si trova.

In una società malata di egoismo ed intimamente pervasa da inquietanti fermenti di morte, è necessario che i cristiani mantengano alta la tensione verso la vita, promuovendo l'inventiva della carità, che allarga le sue braccia verso l'essere umano bisognoso, dovunque egli è chiamato all'esistenza, nasce, vive, soffre, lavora, si ammala, invecchia e muore.

Vorrei invitare in special modo alla preoccupazione per gli anziani. Ho già parlato su questo tema la prima domenica dell'anno.

La nostra preghiera a Maria intende oggi impetrare dalla sua materna bontà che gli uomini sappiano accogliere ogni vita umana come un dono prezioso da custodire, rispettare e promuovere in un clima di autentico amore.

Domenica prossima si celebrerà nella diocesi di Roma la "Giornata per le nuove Chiese e per l'assistenza religiosa alla periferia della città". Sono ancora molti i quartieri e le borgate che mancano di un adeguato edificio, nel quale i fedeli possano raccogliersi per ascoltare la Parola di Dio, pregare, nutrirsi alla mensa del Signore, esprimere anche visibilmente la loro appartenenza all'unico Corpo mistico di Cristo. E' un problema grave, sul quale desidero richiamare l'attenzione dei cristiani di Roma, invitandoli ad impegnarsi nella solidarietà della preghiera e dell'aiuto concreto.




1982-02-07 Data estesa: Domenica 7 Febbraio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Ai Vescovi della provincia ecclesiastica di Saragozza in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)