GPII 1982 Insegnamenti - Agli organizzatori della visita in Nigeria - Lagos (Nigeria)

Agli organizzatori della visita in Nigeria - Lagos (Nigeria)

Titolo: Modello di collaborazione a vantaggio delle Chiese locali

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo.


1. Prima di lasciare la vostra terra voglio dire quanto sono felice d'incontrarmi con voi, rappresentanti di tutti coloro che hanno organizzato questa mia visita in Nigeria.

Per molti mesi avete progettato, riesaminato i vostri piani, tenuto riunioni a Roma, a Lagos, nei vostri centri provinciali, a livello diocesano ed ad altri livelli. Avete avuto contatti con il Governo, con varie organizzazioni, società e persone. Ne è venuto fuori un programma perfetto, sapientemente organizzato, che è giunto ormai al suo quarto giorno.

Voglio esprimervi il mio profondo apprezzamento. I vostri molti sacrifici hanno contribuito a rafforzare la fede, ad aumentare la carità ed a cementare amicizie. Avete recato un grande contributo alla vita della Chiesa in Nigeria ed alla felicità e al benessere di tanti vostri connazionali e concittadini.


2. Avete predisposto tutto in modo da consentirmi di esercitare la mia missione pastorale come servo del Vangelo di Cristo e come Pastore universale del Popolo di Dio. Grazie alla vostra collaborazione ho potuto proclamare qui in Nigeria Cristo, Luce del mondo.


3. Lavorando insieme, siete stati il riflesso dell'unità della Chiesa; avete dimostrato quale valore attribuite alla solidarietà nell'azione, e quanto desiderate essere, come i primi cristiani, "un cuore solo e un'anima sola" (Ac 4,32). La mia speranza è che il modello di collaborazione e di lavoro duro e perseverante che avete seguito durante la preparazione della mia visita continuerà ad esservi d'ispirazione in tutte le vostre attività nelle vostre Chiese locali, e nel continuo appoggio che vi viene chiesto dai vostri Vescovi e sacerdoti.

Con le parole di san Paolo, saro sempre grato "della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo... e sono persuaso che Colui che ha iniziato in voi quest'opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. E' giusto, del resto, che io pensi questo di tutti voi, perché vi porto nel cuore" (Ph 1,5-7).




1982-02-15 Data estesa: Lunedi 15 Febbraio 1982




L'allocuzione ai Vescovi della Nigeria - Lagos (Nigeria)

Titolo: Portate il Vangelo al popolo nel rispetto della sua cultura

Testo:

Carissimi fratelli Vescovi.

"Grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro" (1Tm 1,2).

Sono lietissimo di essere oggi con voi. Il mese scorso eravate miei ospiti in Vaticano, e durante questi giorni saro io il vostro ospite. Noi ci capiamo, ci amiamo, comunichiamo liberamente. Il mio breve giro nel vostro vasto Paese mi colma di gioia e di speranza. Mi dispiace di non poter visitare più centri, ma voi sapete la ragione per la quale il programma è stato limitato.

Dappertutto avete fatto eccellenti preparativi. Il vostro popolo è entusiasta, ospitale, pieno di fede. Capisce l'immenso tesoro di grazia che è suo proprio nel nostro Signore Gesù Cristo. Per questo rendo lode al Padre suo che ha dato al vostro popolo profondo intuito di fede in cose che sono state nascoste "ai sapienti e agli intelligenti" (Mt 11,25).


1. Mi congratulo con voi ed esprimo la mia solidarietà fraterna nel ministero di ogni giorno, nella realtà ecclesiale nella quale siete i pastori del gregge. Avete fatto onore ai missionari che iniziarono questo buon lavoro un secolo fa.

I vostri Seminari sono pieni, le vostre Congregazioni religiose hanno una stabile affluenza di candidati, e le vostre organizzazioni di apostolato sono dinamiche. Amate chi presiede in carità alla Chiesa universale, come pure i suoi collaboratori nel lavoro della Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Siete promotori della dottrina ortodossa e della liturgia approvata, e incoraggiate la disciplina sacerdotale. La veste talare e l'abito religioso sono ancora tenuti in onore nel vostro paese. Esercitate con zelo il vostro impegno magisteriale per mezzo di omelie, lettere pastorali e altre dichiarazioni.

Sono felice di sapere che il vostro zelo pastorale si esprime pure tramite il Segretariato Cattolico della Nigeria, il Seminario Missionario Nazionale, l'Istituto Cattolico dell'Africa Occidentale, il Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, e la vostra collaborazione con la Curia Romana e il Sinodo Mondiale dei Vescovi. Per queste ed altre manifestazioni di amore pastorale ed apostolico, io vi ringrazio nel nome di Gesù Cristo, l'unico che noi tutti, con Pietro, riconosciamo come "Pastore supremo del gregge" (1P 5,4).

In una grande Conferenza Episcopale come la vostra, non è mai superfluo sottolineare l'importanza dell'unità e dell'azione concordata. Ci sono tante necessità nell'apostolato della vostra nazione che non potete soddisfare se non rimanete uniti e non operate insieme. Esempi sono i progetti che ho appena citato.

Uniti a questi sono i Seminari Regionali e Interdiocesani, minori e maggiori, le vostre relazioni con le autorità civili regionali e nazionali, i piani pastorali e così via. I problemi pure richiedono azione unita e ben considerata: qualunque mancanza di disciplina possa esistere tra i sacerdoti, il problema delle tribù o gruppi etnici e problemi nazionali come la corruzione, la disonestà e la violenza.

Sono consapevole che l'apostolato della scuola ha dato buoni risultati per l'evangelizzazione in Nigeria, ma che la situazione delle scuole della Chiesa ha anche creato grossi problemi, in modo particolare durante gli ultimi quindici anni. L'educazione religiosa dei bambini, nella scuola o fuori di questa, è della massima importanza. Nei diversi Stati della vostra vasta Federazione vi state sforzando di soddisfare la vostra responsabilità di Vescovi provvedendo per i diritti e le necessità di tanti bambini Cattolici. Funzionando da guide spirituali e pastori vigilanti, e fidandovi del pieno sostegno dei vostri sacerdoti, i religiosi e i laici, state cercando di dimostrare gli scopi dell'educazione cristiana e di aiutare i genitori a compiere il loro ruolo dato da Dio come primi educatori dei loro figli.

A questo riguardo voglio attirare l'attenzione su ciò che ho scritto nella mia recente esortazione apostolica: "Deve essere assolutamente assicurato il diritto dei genitori alla scelta di un'educazione conforme alla loro fede religiosa. Lo Stato e la Chiesa hanno l'obbligo di dare alle famiglie tutti gli aiuti possibili, affinché possano adeguatamente esercitare i loro compiti educativi. Per questo sia la Chiesa, sia lo Stato, devono creare e promuovere quelle istituzioni ed attività che le famiglie giustamente richiedono, e l'aiuto dovrà essere proporzionato alle insufficienze delle famiglie. Pertanto tutti coloro che nella società sono alla guida delle scuole non devono mai dimenticare che i genitori sono stati costituiti da Dio stesso come primi e principali educatori dei figli, e che il loro diritto è del tutto inalienabile" (FC 40). Si, cari fratelli in Cristo, in tutto il vostro zelo apostolico verso i laici e verso il clero sono vicino a voi nell'amore di Cristo Gesù.

Vi ringrazio per la vostra consapevolezza missionaria e per la vostra iniziativa di inviare sacerdoti, fratelli e sorelle Nigeriani in un buon numero di altri Paesi in Africa e nell'India Occidentale. Vi sono grato per la fraternità che dimostrate ai vostri fratelli sacerdoti; è veramente un impegno meraviglioso quello di fare gli esercizi spirituali annuali e le giornate di raccoglimento mensili con loro. In tutto questo dimostrate l'Unità del sacerdozio nell'Unità della Chiesa di Cristo.


2. Quando un gruppo di voi era a Roma il mese scorso ho avuto occasione di parlare della mia visita in Nigeria, come di un'esperienza della nostra unità in Cristo e nella Chiesa. L'unità che vivete nelle vostre Chiese locali la stiamo sperimentando ora insieme. Questa unità è un'unità di fede basata sulla Parola di Dio, sul Vangelo, un Vangelo che deve essere creduto, vissuto e diffuso. Per questo ho proposto l'unità e l'evangelizzazione come duplice proposito di questa mia visita pastorale all'amata Chiesa della Nigeria.

Oggi stiamo celebrando in Lagos la Parola di Dio che ci unisce; celebriamo il Verbo Incarnato di Dio, che mori per "riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52). Celebriamo il Vangelo come la "potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1,16). Richiamiamo come, tramite la grazia di Cristo e i meriti del suo preziosissimo sangue, la Parola di Dio si è radicata nella vita del vostro popolo, lo ha riunito in comunità di fede, ed ha continuamente prodotto frutti di giustizia per la salvezza.


3. Considerando il processo dinamico dell'evangelizzazione che si è realizzato ci rendiamo conto che questo deve continuarsi incessantemente. Ci rendiamo conto che la gente non crederà in Cristo "senza averne sentito parlare e non potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi, e non avranno un annunziatore senza che uno sia inviato" (Rm 10,14). E così oggi, cari fratelli in Cristo, riflettiamo sulle parole di Gesù: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21).

Io sono stato inviato da Cristo e anche voi siete stati inviati da Cristo. E insieme a tutto il Collegio Episcopale del mondo intero siamo inviati ad annunziare Cristo, a proclamare Cristo, a comunicare Cristo e il suoVangelo al mondo. Ecco perché, prima di questa visita pastorale, ho espresso la speranza che questa avrebbe iniziato una "nuova era di evangelizzazione". Questa è la mia preghiera ripetuta: che lo zelo per l'evangelizzazione avvolga la Chiesa qui in Nigeria. E perché? Perché l'evangelizzazione costituisce la missione essenziale della Chiesa, è la sua vocazione, è la sua identità più profonda (cfr. EN 14). In questo la Chiesa che è la pienezza di Cristo (cfr. Ep 1,23), riflette fedelmente la missione di Gesù, che dice di se stesso: "Bisogna che io annunzi il Regno di Dio... perché per questo sono stato mandato" (Lc 4,43).

In pratica la vocazione della Chiesa alla evangelizzazione significa soprattutto vivere il Vangelo sempre più profondamente. Significa accettare la chiamata di Cristo alla conversione e le domande inerenti alla fede predicata da Gesù. La chiamata alla conversione era il tema della predicazione di Giovanni Battista (cfr. Mt 3,2). Era l'esplicita. proclamazione di Gesù: "Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino" (Mt 4,17). Era il messaggio di Pietro per la Pentecoste: "Pentitevi" (Ac 2,38).

Intesa in questa maniera, l'evangelizzazione implica un processo di purificazione e di cambiamento interiore che influisce sulle Chiese locali.

Significa conversione per la salvezza: la comunità ecclesiale che diventa sempre più comunità di fede viva, una comunione di preghiera, un centro di carità che diffonde l'interesse per i poveri e i malati, i solitari, gli abbandonati, gli handicappati, i lebbrosi, quanti sono deboli nella fede e quelli che hanno bisogno di essere sostenuti e cercano qualcuno che mostri loro l'amore di Cristo.

Avendo abbracciato il Vangelo, la Chiesa stessa è chiamata a comunicarlo tramite la parola e i fatti. Il popolo cattolico, sotto la vostra direzione pastorale, ha l'opportunità, il privilegio ed il dovere di dare una testimonianza incorporata al Vangelo di Gesù nella cultura nella quale vive. Hanno il potere di portare il Vangelo nel cuore della loro cultura, nel tessuto della loro vita di ogni giorno.

E' soprattutto quando le famiglie cristiane sono state veramente evangelizzate e sono consapevoli del loro ruolo evangelizzatore che può avvenire un'effettiva evangelizzazione della cultura, un effettivo incontro tra Vangelo e cultura. Il bisogno è estremo, perché come ha indicato il mio predecessore Paolo VI: "La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca" (EN 20).

Un aspetto importante del vostro ruolo particolare di evangelizzazione è la dimensione globale dell'inculturazione del Vangelo nella vita della vostra gente. Qui, voi e i vostri cooperatori sacerdoti offrite al vostro popolo un perenne messaggio della divina rivelazione - "le imperscrutabili ricchezze di Cristo" (Ep 3,8) - ma allo stesso tempo, sulla base di questo "eterno Vangelo" (Ap 14,6), li aiutate a "far sorgere, dalla loro propria viva tradizione, espressioni originali di vita, di celebrazione e di pensiero" (CTR 53).

La Chiesa veramente rispetta la cultura di ogni popolo. Offrendo il Vangelo la Chiesa non intende né distruggere né abolire quanto c'è di buono e di bello. Difatti essa riconosce tanti valori culturali e tramite il potere del Vangelo purifica e introduce nel culto Cristiano alcuni elementi delle consuetudini di un popolo. La Chiesa viene a portare Cristo; non viene a portare la cultura di un'altra razza. L'evangelizzazione mira a penetrare ed elevare la cultura tramite la potenza del Vangelo.

D'altra parte, sappiamo, che la rivelazione di Dio supera le conoscenze di qualunque cultura e di tutte le culture del mondo messe insieme. Con san Paolo dovremmo lodare il piano divino: "O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!" (Rm 11,33). La profondità della divina rivelazione è manifestata nel mistero dell'Incarnazione, il quale, a sua volta, svela la vita della santissima Trinità: il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.

Per questo è chiaro, come ho affermato prima, che "la potenza del Vangelo trasforma e rigenera ovunque. Quando questa potenza penetra in una cultura, nessuna sorpresa che rettifichi tanti dei suoi elementi" (CTR 53).

Nello stesso tempo, è tramite la provvidenza di Dio che il divino messaggio viene incarnato e comunicato tramite la cultura di ogni popolo. E' sempre vero che la via della cultura è la via dell'uomo, ed è su questa via che l'uomo incontra Colui che incorpora i valori di tutte le culture e rivela pienamente l'uomo di ogni cultura a se stesso. Il Vangelo di Cristo, il Verbo Incarnato trova la sua dimora sulla via della cultura e da questa via continua ad offrire il suo messaggio di salvezza e di vita eterna.

Per causa di queste importanti considerazioni, cari fratelli in Cristo, desidero implorare di nuovo dallo Spirito Santo quella "nuova era di evangelizzazione" della quale vi ho parlato a Roma. Sarà, sicuramente, un dono di Dio, un dono che si aggiungerà all'interminabile lista dei doni concessi al vostro popolo dalla misericordia ed amorosa bontà del nostro Dio. Da parte nostra, è necessario avere una profonda convinzione che il nostro proprio ministero di Vescovi è veramente un ministero di evangelizzazione, inclusa l'evangelizzazione della cultura. Come ho accennato a Roma, Gesù stesso ci indica che l'evangelizzazione è la nostra "priorità suprema".


4. Prima di concludere, desidero aggiungere una parola su due aspetti importanti del nostro Ministero evangelico. Siccome noi esplicitamente proclamiamo il dono di salvezza di Dio, la sua chiamata alla conversione, il suo misericordioso perdono e il suo amore redentivo, lo facciamo nel contesto del sacramento della Penitenza e dell'Eucaristia.

In Nigeria il vostro popolo è rimasto fedele al rito religioso della riconciliazione e della misericordia come prova la pratica di andare alla Confessione. Questa fedeltà è per sé un dono di Dio. In tante parti della Chiesa nel mondo, il sacramento della Penitenza, per diverse ragioni, è stato meno praticato di prima. Il Concilio Vaticano II e il suo adempimento da parte della Sede Apostolica miravano a sollecitare una rinnovata attenzione verso certi aspetti del Sacramento. Questi inclusi, per esempio: il ministero della Chiesa nel perdonare i peccati; l'effetto del peccato sull'intero Corpo di Cristo; ed il ruolo della comunità nella celebrazione della Penitenza e nel lavoro di riconciliazione. Ma il Concilio Vaticano II e la Sede Apostolica non hanno voluto con ciò, in nessuna maniera, iniziare un processo nel corso del quale grandi settori di Cattolici avrebbero abbandonato l'uso del Sacramento, oppure ne avrebbero trascurato la pratica in modo da negare la sua importanza per la vita cristiana. Il prossimo Sinodo dei Vescovi sarà una opportunità meravigliosa per il Magistero della Chiesa di reiterare collegialmente il ruolo vitale di questo sacramento e il suo uso secondo le norme approvate dalla Chiesa. Queste norme sono conformi alla legge divina ed esprimono l'autentico rinnovamento voluto dal Concilio Vaticano II e dalla Sede Apostolica.

Nel frattempo, vi prego di fare tutto quello che potete, cari fratelli, per confermare l'importanza della natura ecclesiale del Sacramento della Penitenza, il quale non è solo in armonia con la confessione e assoluzione individuali, ma attualmente li esige, all'infuori di alcuni casi eccezionali nei quali la Chiesa autorizza l'assoluzione generale.

Richiamando il vostro popolo ad una conversione costante, predicando la misericordia e il perdono del Salvatore, sottolineando l'aspetto comunitario di riconciliazione e promuovendo l'uso particolare della confessione e assoluzione individuale tra il vostro popolo, rendete un servizio di immenso valore non solo alle vostre Chiese locali, ma anche alla Chiesa universale. Esaltate il mistero della Redenzione e difendete uno dei più sacri diritti del vostro popolo. Come ho accennato nella mia prima enciclica: "La Chiesa, quindi, osservando fedelmente la plurisecolare prassi del sacramento della Penitenza - la pratica della confessione individuale, unita all'atto personale di dolore e al proposito di correggersi e di soddisfare - difende il diritto particolare dell'anima umana: è il diritto ad un più personale incontro dell'uomo con Cristo crocifisso che perdona... Come è evidente, questo è nello stesso tempo il diritto di Cristo stesso verso ciascun uomo da lui redento: il diritto ad incontrarsi con ciascuno di noi in quel momento-chiave della vita dell'anima che è quello della conversione e del perdono" (RH 20).


5. Il vostro ministero evangelizzatore raggiunge finalmente il vertice che è nello stesso tempo il centro di tutta la vita sacramentale, nell'Eucaristia. Qui il Vangelo è pienamente proclamato; qui viene offerta ai fedeli la perfetta unione con Gesù. Qui ogni Cristiano può ricevere il potere salvifico della Redenzione nella sua pienezza. E qui, nel Sacrificio Eucaristico, la vostra particolare missione pastorale viene compiuta. Qui siete veramente uno con Cristo il Buon Pastore, il Supremo Pastore del gregge. Ogni conversione risulta in quell'unione che si compie solo nell'Eucaristia. Ogni evangelizzazione si dirige verso questo centro, che è sia la sua fonte che il culmine (cfr. PO 5).

E' pure nell'Eucaristia che noi stessi, Vescovi della Chiesa di Dio troviamo forza e gioia pastorale per condurre il Popolo di Dio nella via della salvezza e della vita eterna. Qui raduniamo, nel nome di Cristo, la sua Chiesa pellegrina nel suo tragitto al Padre, "il Padre misericordioso e Dio in ogni consolazione" (2Co 1,3). Qui presentiamo Gesù al nostro popolo e procediamo con lui, in santità e verità, verso l'abbraccio eterno dell'amore del Padre, verso la piena comunione di vita con la santissima Trinità.

Questo, miei fratelli Vescovi, è il mio e vostro ministero - il nostro ministero di evangelizzazione - a servizio del popolo di Dio in Nigeria e dovunque la sua divina provvidenza dirige il vostro zelo missionario.

Sia lodato Gesù Cristo, sia lodato il suo amore redentivo, sia lodato il Vangelo della Salvezza.

Voglio aprire il mio cuore con un dono che ho portato per questa occasione alla vostra Conferenza: è un'immagine del mio cuore, della mia origine; ed è anche un'immagine della mia speranza nel futuro della Chiesa, dell'umanità, e di ogni famiglia umana in ogni madre-patria (ed in particolar modo nella mia madre-patria) nel mondo. Vi ringrazio di cuore per la vostra partecipazione; e per la vostra preparazione. Ho già espresso la mia gratitudine ai vostri collaboratori poc'anzi, ed alla Conferenza tutta; ora rinnovo gli stessi sentimenti ad ognuno di voi ed a tutta la Conferenza Episcopale Nigeriana. E' certo il frutto d'una Grazia Divina e della benedizione di nostro Signore, se questa visita procede per il meglio, ma è anche frutto del vostro Ministero, del vostro desiderio fraterno e pastorale, e dello spirito di unità tra di voi e con il Vescovo di Roma. Sono profondamente grato per tutto questo e per la preparazione spirituale: non visibile come la preparazione esteriore; ma in fondo questa non è altro che lo specchio nel quale si riflette la spiritualità. Grazie per questa preparazione spirituale della vostra Chiesa, della vostra gente.

La vostra nazione, la Nigeria, ha avuto molti missionari, specie dall'Irlanda: cogliamo quindi l'occasione per benedire in particolar modo quel Paese che ha dato tanti figli alle missioni di tutta la Chiesa, specie nel vostro paese. Ora, la visita del Papa è un'esperienza speciale; e desidero ringraziare le precedenti generazioni di Vescovi, sacerdoti e missionari che hanno spianato la strada ad una tale esperienza, ed è unitamente a voi che ringrazio il Signore per mezzo di sua Madre.




1982-02-15 Data estesa: Lunedi 15 Febbraio 1982




L'omelia della Messa per il mondo del lavoro - Lagos (Nigeria)

Titolo: Il compito degli uomini del lavoro nella missione della Chiesa in Nigeria

Testo:


1. "Io sono con voi tutti i giorni" (Mt 28,20).

Queste parole del nostro Salvatore Risorto Gesù Cristo, prese dal Vangelo di oggi, hanno un significato particolare per noi qui riuniti questa mattina per lodare il suo nome e celebrare l'Eucaristia. Cristo è con noi. Tramite la fede e l'acqua del Battesimo ha trovato una dimora nei nostri cuori. Viene a noi tramite la sua parola e sotto le apparenze del pane e del vino. Per la grazia di Dio, siamo diventati templi viventi dello Spirito Santo (cfr. 1Co 3,16-17), concittadini dei santi e familiari di Dio (cfr. Ep 2,19).


2. Nella prima lettura della liturgia di oggi, il profeta Zaccaria ci parla di una supplica che si alza dalle nazioni: "Vogliamo venire con voi, perché abbiamo compreso che Dio è con voi" (8,23). Questa stessa supplica non è forse sentita anche oggi? Non ci sono molti popoli, in ogni paese della terra, che nel profondo dei loro cuori desiderano ardentemente conoscere Dio ed essere a lui vicini? Non possiamo rimanere sordi alla loro petizione. Perché è a voi e a me, a ciascuno di noi, che è rivolta. Noi abbiamo conosciuto il Signore e siamo stati chiamati ad abitare nella sua casa. Ora tocca a noi condividere la nostra fede con altri, cosicché loro pure credano che Gesù Cristo è il figlio del Dio vivente, che lui è Signore e che sta sempre con noi. Il Signore vuole estendere la sua salvezza tramite noi: "Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza fino all'estremità della terra" (Ac 13,47).


3. Ora desidero rivolgere le mie parole ai membri della Chiesa in Nigeria che sono industriali e lavoratori, datori di lavoro e impiegati. Voi sostenete un ruolo importante nella vita della vostra nazione, e la gente si aspetta tanto da voi. La Chiesa pure vi guarda con grande speranza. Sa che voi siete capaci di dare una potente testimonianza del Vangelo nei luoghi dove lavorate e fra quella gente associata a voi nel servizio dell'umanità.


4. La gente che lavora gode di una dignità data da Dio. Dio avrebbe potuto creare ogni cosa nel mondo nella sua forma definitiva, ma ha deciso diversamente. Perché Dio ci vuole associati a lui nel progresso delle cose che lui ha fatto. Con il nostro lavoro noi partecipiamo all'operosità creativa di Dio stesso. Era la stessa cosa per Cristo stesso nella sua natura umana. Come ho citato nell'ultima mia enciclica: "L'eloquenza della vita di Cristo è inequivoca: egli appartiene al "mondo del lavoro", ha per il lavoro umano riconoscimento e rispetto; si può dire di più: egli guarda con amore questo lavoro, le sue diverse manifestazioni, vedendo in ciascuna una linea particolare della somiglianza dell'uomo con Dio, Creatore e Padre" (LE 26).

Il lavoro è anche un modo con il quale l'uomo può aiutare il suo prossimo. Il lavoro di una persona influisce su un'altra persona e i lavoratori uniti aiutano nell'edificazione della società. Quelli che lavorano possono dire: quando lavoriamo coscientemente, diamo un vero contributo per un mondo migliore.

Il nostro lavoro è un fatto di solidarietà con i nostri fratelli e le nostre sorelle.


5. Quanti lavorano, siano essi celibi o sposati, esperti o no, hanno diritti importanti e grandi responsabilità. Per esempio, tutti hanno diritto ad una giusta retribuzione, ad un orario conveniente di lavoro, come pure al tempo per le ferie.

Il lavoro non dovrebbe mai ostacolare la libera pratica della religione di qualcuno. Il lavoro è fatto per l'uomo, non l'uomo per il lavoro. Il lavoro perciò non deve mai disumanizzare la persona che lo compie.

Fra i datori di lavoro e gli impiegati possono sorgere alle volte dei malintesi. Questi devono risolversi non con la violenza, con parole dure o antagonismo, ma con mutuo rispetto, buona volontà di ascolto e dialogo paziente.

I lavoratori hanno il diritto di formare associazioni e di domandare condizioni di lavoro convenienti. Ma hanno pure l'obbligo di rendere leale servizio, e i datori di lavoro hanno il diritto di ricevere i servizi per i quali essi danno retribuzione. I lavoratori non dovrebbero così facilmente ricorrere agli scioperi, che generalmente causano tanta sofferenza; gli scioperi devono rimanere misure straordinarie per la difesa dei diritti dell'uomo.


6. Come datori di lavoro o impiegati, come industriali e lavoratori, voi potete e dovete servire il vostro paese con vigorosi sforzi per lo sviluppo economico. Il vostro paese è riccamente dotato da Dio con risorse agricole e minerali. Usatele per il bene di tutti, in particolare per i poveri, gli orfani, i malati, gli handicappati, gli anziani e quanti sono sopraffatti nella lotta per il miglioramento economico. Non fate nulla per sabotare l'economia del vostro paese.

Nessuna cosa può sostituire il vostro lavoro diligente, efficiente, onesto e duro.


7. Alcune persone sono disoccupate perché si riversano nelle grandi città e non vogliono coltivare la terra. C'è dunque bisogno di aiuto per rimodernare i metodi agricoli e di installare servizi importanti, come l'acqua, la luce e i telefoni nelle aree rurali per persuadere i giovani a rimanervi e coltivare la terra.

Alcune persone sono disoccupate perché non sono state adeguatamente preparate o perché le loro aspettative non sono soddisfatte dal tipo di lavoro che svolgono. Ci vogliono economisti competenti e dedicati, come pure dei sociologi e progettisti del governo per aiutare a risolvere questi problemi.


8. Le mie parole sono oggi in modo particolare per voi industriali e lavoratori, datori di lavoro e impiegati, tutti fratelli e sorelle del nostro Signore Gesù Cristo. Ciascuno di voi ha un compito importantissimo da svolgere nella missione della Chiesa, un compito che voi effettuate nel travaglio e nella pena della vostra vita ordinaria di lavoratori. A fianco dei vostri compagni di lavoro, prendete parte all'attività creativa di Dio, create legami di fraternità e di amicizia e, come il lievito del Vangelo, a poco a poco, ma efficacemente, promuovete il Regno di Dio.

Tramite il vostro lavoro e tramite la santità di vita che deriva dal compiere la volontà di Dio, avete la possibilità di contribuire grandemente alla missione della Chiesa di proclamare la Buona Novella nel mondo intero.

Dove trovate la forza per questa missione? Qual è la fonte della vostra ispirazione? E' sempre Cristo. Ricordate le parole del Vangelo: "Io sono con voi sempre" (Mt 28,20). Si, Cristo è con noi, specialmente nell'Eucaristia. E questa mattina, nel suo Sacrificio, Cristo offre noi e tutto il nostro lavoro al suo Padre che è nei cieli. In tal modo lui dà un valore sempre più profondo a qualunque lavoro. Dà un senso completamente rinnovato alla nostra vita. In Gesù Cristo nostro Signore e Salvatore, e nell'Eucaristia, noi troviamo la fonte della nostra forza e la causa della nostra gioia.




1982-02-16 Data estesa: Martedi 16 Febbraio 1982




L'incontro con il corpo diplomatico - Lagos (Nigeria)

Titolo: Siete gli specialisti del dialogo e della collaborazione

Testo:

Eccellenze, Signore e Signori.


1. E' grande per me il piacere di incontrare qui tanti distinti Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso il Governo Federale della Nigeria. In voi non saluto solo i rappresentanti eminenti di diversi Governi, ma anche tutto il popolo delle vostre nazioni. Dovunque viaggio, io tengo cara l'opportunità di incontrare i membri della comunità diplomatica. Mentre rappresentate direttamente i vostri rispettivi Governi, voi ed i vostri colleghi siete tra i primi costruttori di una comunità internazionale, che va oltre i confini di qualunque territorio particolare. Difatti siete chiamati a favorire il bene comune della comunità universale al di sopra di ogni interesse nazionale.


2. In molte occasioni ho espresso il mio profondo apprezzamento per il servizio che compiono i Diplomatici. La Santa Sede stessa, che ha sempre l'intento di promuovere relazioni pacifiche e fruttuose con le autorità civili, è sempre felice quando si stabiliscono relazioni solide tra lei stessa e gli Stati che lo desiderano. I Nunzi apostolici ed i Pro-Nunzi sono tra i miei più preziosi collaboratori, ed i Capi delle Missioni accreditate presso la Santa Sede, in Vaticano, sono compagni stimati nella nostra comune ricerca e nello sforzo di promuovere un clima di fratellanza e di solidarietà fra i popoli di buona volontà.

Con reciproca deferenza delle rispettive prerogative della Chiesa e dello Stato, si può realizzare molto in un dialogo aperto ed in una leale collaborazione a beneficio dell'umanità, a beneficio di ogni essere umano. Nessuna persona seriamente interessata nella protezione del benessere della persona umana può evadere dalla cooperazione internazionale. Lo so, Signore e Signori, che voi siete profondamente consapevoli della necessità di mettere in comune ogni mezzo e sforzo per edificare, per l'umanità, un ordine mondiale di pace e giustizia.


3. La vostra è una nobile missione ed una sfida costantemente nuova. Il vostro compito è stato descritto, in vari modi, come l'arte delicata di fare quanto è politicamente possibile per riconciliare interessi opposti oppure contraddittori fra i diversi paesi, di rappresentare il ruolo della vostra nazione nel dominio internazionale, e di costruire ponti tra popoli di origine e di identità culturale differenti. Qualunque cosa possa essere considerata come la caratteristica distintiva della vostra missione è evidente che i Diplomatici si distinguono sempre come specialisti del dialogo e della collaborazione.

Siamo alla soglia del terzo millennio ed il nostro è un periodo emozionante della storia, con incredibili opportunità nel campo scientifico e tecnologico, ma anche carico di contrasti e di continui incagli nelle relazioni reciproche. E' urgente muoversi al di sopra di ogni genere di punti di vista unilaterali o di posizioni fisse che tendono a rendere il dialogo difficile o impossibile. Questo si realizza se si fa della dignità della persona umana la base ed il punto di partenza per migliori relazioni.

Mentre la singola persona umana è sovrana, è anche vero che essa appartiene ad un gruppo particolare o ad una nazione che nutre dei valori inerenti alla sua eredità storica e culturale e che si allinea su certe posizioni. Questo è normale e naturale. perciò esiste una varietà di strutture sociali e di opzioni politiche che possono promuovere il bene comune, pur rispettando veramente la dignità umana. Invece le opposizioni artificiali e superflue si trasformano facilmente in polarizzazioni ed ostacolano sia il dialogo che la collaborazione che solo possono superare gli ostacoli e risolvere le situazioni di contrasto.

Il dialogo tra i popoli e le nazioni, malgrado le disuguaglianze economiche, monetarie e materiali deve verificarsi sulla base dell'uguaglianza in dignità e sovranità. La superiorità economica e monetaria, il possesso di beni materiali e di risorse, o di capacità tecnologiche non giustificano una superiorità politica o sociale, culturale o morale di un popolo o di una nazione sopra un'altra. Questo quindi significa che qualunque posizione che cerchi di giustificare tale superiorità su una base ideologica o filosofica non è una posizione valida e deve essere respinta. Il vero dialogo e la collaborazione richiedono un continuo riferimento alla verità fondamentale che riguarda l'uomo: la dignità e l'uguaglianza della persona umana come individuo e come membro di una società.


4. La vostra missione, Signore e Signori, assume una particolare dimensione ed urgenza perché vi ha impegnato nel terzo mondo. La condizione di tanti paesi del Terzo Mondo rimane un avvertimento costante che la questione dello sviluppo non è spenta, anche se qualcuno, a volte può aver l'impressione che non è più considerata con la priorità che meriterebbe. Molti governi del mondo oggi sembrano preoccuparsi per tanti altri affari, come l'inflazione e la sicurezza militare.

Eppure, nonostante il livello impressionante di crescita economica che alcuni paesi sviluppati hanno raggiunto negli ultimi decenni, milioni di persone rimangono condizionate da una povertà che non significa solo basse rendite, ma anche malnutrizione, fame, analfabetismo, mancanza di istruzione, disoccupazione persistente e minore rispetto per la vita.

Nella mia ultima enciclica ho attirato l'attenzione su questa situazione, specialmente quando ho affermato che "la distribuzione sproporzionata della ricchezza e della miseria, l'esistenza di paesi sviluppati e non, esigono una perequazione e la ricerca delle vie per un giusto sviluppo di tutti" (LE 2). Mi sono riferito ad "un fatto sconcertante di proporzioni immense, e cioè che mentre da una parte cospicue risorse della natura rimangono inutilizzate, dall'altra esistono schiere di disoccupati o di sottooccupati e sterminate moltitudini di affamati" (LE 18).

Lo sviluppo umano integrale merita pure un'attenzione particolare, perché esercita una funzione importantissima nella grande causa della pace internazionale. La pace nel mondo intero è possibile solo se esiste la pace interna in ogni paese. E una pace interna non sarà mai conseguita se ogni nazione non dà l'attenzione dovuta alla promozione di un giusto sviluppo che sia vantaggioso per tutti i suoi cittadini.

Anche questo decennio deve ascoltare la parola profetica di Paolo VI che quindici anni fa ha affermato: "il nuovo nome della pace è lo sviluppo". Con queste parole ha invitato milioni di persone ad accettare una nuova responsabilità per la pace ed ha offerto una nuova speranza ai poveri ed agli oppressi del mondo.

Pertanto è necessario ideare vie per sollecitare i governi perché continuino a dare ai progetti di sviluppo la suprema priorità nella formulazione della loro nuova politica e dei loro programmi.

E' inoltre importante insistere sullo sviluppo che rispetti la dignità ed i diritti inalienabili della persona, e non solamente uno sviluppo tecnologico o economico.

In questa struttura lo sviluppo umano integrale è strettamente unito alla ricerca di uguaglianza e di giustizia e ad un interesse sincero per i membri più deboli e più poveri della società.


5. Lo sviluppo integrale, come la pace stessa, richiede un clima sereno di libertà umana. Qui pure, come diplomatici, dovete avere una convinzione sicura ed un immutabile impegno. Le singole persone devono poter esprimere la loro libertà nel potere attuale di scelta, nella determinazione responsabile dei loro atti, ed in quella padronanza di sé che esclude pressioni esterne. In questo modo pure i popoli interi devono poter godere effettivamente di una legittima autonomia e indipendenza, esercitandoli in una sovranità nazionale, senza interferenze estranee. Ed è la sovranità nazionale che voi cercate di rappresentare così degnamente in seno all'unica famiglia dell'umanità che abbraccia tutte le nazioni.


6. Signore e Signori, voi siete nella condizione più favorevole per promuovere il dialogo e la vera collaborazione, per costruire ponti verso la comprensione reciproca per il bene di tutti. In un mondo ed in un continente così pieni di promesse eppure così devastato da dissensi, sfruttamento, ingiustizie, malintesi e da ogni specie di minacce per la pace, avete un ruolo splendido da svolgere: incoraggiare la giustizia, lavorare per la riconciliazione e per rinforzare la solidarietà umana. Siete chiamati ad essere eminenti pacificatori, generosi servitori dei vostri compagni nella causa dello sviluppo e fedeli difensori della vera libertà.

Dio vi benedica in questo altissimo compito.




1982-02-16 Data estesa: Martedi 16 Febbraio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Agli organizzatori della visita in Nigeria - Lagos (Nigeria)