GPII 1982 Insegnamenti - Al Presidente del Benin - Cotonou (Benin)

Al Presidente del Benin - Cotonou (Benin)

Titolo: Giustizia e pace per tutti i popoli

Testo:

Signor Presidente.


1. Ella mi vede particolarmente lieto di aver potuto rendere visita ai miei fratelli e sorelle della Repubblica Popolare del Benin, sia pure nel breve spazio di uno scalo, e di averlo fatto in compagnia di alcuni dei miei più vicini collaboratori, il signor Cardinale Segretario di Stato e il signor Cardinale Bernardin Gantin, figlio di questo Paese, di cui il Benin può essere fiero.

Ringrazio perciò Vostra Eccellenza di aver permesso la realizzazione e il felice svolgimento di questa visita. E attraverso la persona di Vostra Eccellenza, che porta con il suo Governo l'alta responsabilità degli affari temporali di questo Paese, saluto e ringrazio ugualmente tutto il popolo del Benin, senza distinzione di etnia e di religione, per l'accoglienza che mi è stata tributata. Questo paese aspira a sviluppare - grazie a un aiuto reciproco che esso desidera sempre fraterno e rispettoso della sua originalità - tutte le sue risorse materiali e umane, così da pervenire a una vita sempre più degna e prendere liberamente il suo posto nel concerto delle nazioni. Comprendo e mi associo volentieri a questa aspirazione, perché essa corrisponde alla volontà di Dio. Essa sarà l'opera della Nazione tutta intera, ai cui membri tutti esprimo la mia simpatia, i miei voti e i miei incoraggiamenti a lavorare per la loro patria.


2. I cattolici hanno in quest'opera la loro parte, ed essi sono capaci, come Ella sa, signor Presidente, di portare a questa ascesa economica, sociale e culturale della Nazione un contributo importante, e per il loro numero e per la qualità della loro visione delle cose, profonda e insieme aperta a tutti gli aspetti della vita. Nel corso di centoventi anni di evangelizzazione, le loro qualità ancestrali, che sono grandi, non sono state rinnegate né inibite dalla Chiesa, ma piuttosto rafforzate, purificate quando occorreva, affinate, ampliate dalla fede cristiana. Questa ha potuto liberare i figli di questo Paese da un certo timore stabilendo la loro anima nella pace nei riguardi del Creatore; essa li chiama incessantemente alla lealtà, al rispetto dell'amore e della vita, al lavoro solidale, alla compartecipazione, al servizio disinteressato, al perdono, al coraggio nelle prove, alla speranza. E i cristiani hanno spontaneamente attribuito una grande importanza alle opere educative e a quelle ospedaliere, come forme eminenti di servizio. I frutti di questa azione sono autenticamente africani e cristiani. Senza dubbio, essi sono ancora limitati come estensione, e imperfetti; d'altronde, la Chiesa sa che si tratta di un'opera di grande rigore, che esige di essere continuamente ripresa perché comporta soprattutto la formazione paziente e onesta degli spiriti e dei cuori, per renderli capaci di far fronte a tutti i loro doveri in qualità di uomini e donne responsabili. Ora, è più facile lasciarsene distogliere per motivi di ideologia o semplicemente di negligenza. Ma l'albero si giudica dai frutti.


3. Per questo, i cattolici, con i loro pastori, consapevoli dell'importanza della posta in gioco, nell'attaccamento alla loro patria, non chiedono privilegi, ma vogliono poter partecipare pienamente e liberamente, come l'insieme dei loro concittadini, a tutta la vita della Nazione e alle responsabilità che essa suppone. Essi sono certi che solo per questa via si troverà il vero progresso per tutti. E vogliono al tempo stesso poter sviluppare tutto ciò che è richiesto dalla fede che essi professano, sul piano della preghiera, della educazione della fede, della pratica religiosa, della vita familiare, della testimonianza di gruppo, delle riunioni necessarie. Essi non possono accettare un insegnamento che sia in opposizione con la loro coscienza. Essi sanno che l'uomo non vive di solo pane, e le loro relazioni personali e comunitarie con Dio sono per essi di capitale importanza. Da esse ricevono d'altronde, grazie al sentimento di fiducia che ne deriva, solo un più grande ardore a lavorare per procurare a tutti il pane quotidiano. E pongono fiducia in Vostra Eccellenza per poter continuare a ricevere tutte queste garanzie.

E' infatti compito della Sede romana della Chiesa universale aiutare i cattolici in questa presa di coscienza. E torna sempre a onore dei Governanti comprendere queste esigenze profonde del loro popolo e dei credenti che ne fanno parte.


4. Ella, signor Presidente, ha avuto la bontà di ricordare gli sforzi della Santa Sede per promuovere nel mondo intero la pace e la giustizia - due parole che definiscono il lavoro della Commissione presieduta dal Cardinale Bernardin Gantin -, per favorire l'intesa e la cooperazione, su un piano di uguaglianza e nel mutuo rispetto. Si, è questo che noi vogliamo, a beneficio di tutti i popoli, ai quali riserviamo un medesimo amore, una medesima considerazione.

Con questi sentimenti, auguro sinceramente la pace all'insieme della Nazione del Benin. Auguro insieme la prosperità, la felicità, il progresso sociale e spirituale. Auguro ancora a questa Nazione le migliori condizioni di libertà e di dignità nelle sue relazioni con le altre Potenze così come nei rapporti interni tra tutti i cittadini. E questi voti fervidi, che mi sono dettati dalla sola carità che viene dal Vangelo, li affido a Dio che vuole il bene di tutti e rimane il giudice delle coscienze e il Padrone della storia. Benedica egli il Benin! La ringrazio ancora, signor Presidente, per la sua amabile ospitalità.




1982-02-17 Data estesa: Mercoledi 17 Febbraio 1982




L'incontro con i Vescovi del Benin - Cotonou (Benin)

Titolo: Aiutate i cristiani ad avere una fede dinamica

Testo:

Cari fratelli nell'Episcopato.


1. Come sono felice di trovarmi in mezzo a voi, presso di voi! Oserei quasi dire: è in questo modo che ho l'impressione di esercitare meglio la mia missione di confermare le Chiese, nella misura in cui Dio mi dà la salute per farlo. Imparo così a conoscere le vostre diocesi di Cotonou, d'Abomey, di Lokossa, di Natitingou, di Parakou, di Porto Novo, grazie al Pastore di ciascuna di esse. E mi rallegro del fatto che Monsignor Adimou sia ora coadiuvato, nelle sue pesanti responsabilità di Arcivescovo di Cotonou e di Presidente della Conferenza Episcopale, da Monsignor Isidore de Souza. Dovrei nominarne un ottavo, vostro predecessore, il caro Cardinale Gantin, che ora si dedica interamente al bene della Chiesa universale.


2. Nel corso della bella celebrazione che abbiamo vissuta, credo di aver detto l'essenziale sulla evangelizzazione. Avevo d'altronde letto con interesse il vostro rapporto succinto e preciso. Ho tenuto a sottolineare tutto il positivo che si realizza attualmente nella Chiesa che è nel Benin. Mi rallegro di vedere che voi disponete di un clero autoctono numeroso, ben formato, e che vive in perfetto accordo con i numerosi preti e le religiose degli altri Paesi che possono ancora portare il loro prezioso contributo. Incoraggio, ho detto, il vostro sforzo per le vocazioni, il vostro zelo nel promuovere una catechesi adeguata, una liturgia viva e degna che sappia assimilare con la dovuta prudenza le espressioni valide della preghiera popolare, la vostra preoccupazione di formare i laici all'apostolato nel loro ambiente e al compito di catechisti, specialmente a Ouidah. Nonostante le difficoltà che ognuno conosce, laici cristiani e anche religiose sono ammesse, e apprezzate, come insegnanti nelle scuole nazionalizzate. Voi continuate ad assicurare una presenza squisitamente evangelica ed efficace nel mondo sanitario, nella formazione delle future madri di famiglia, ecc.

Ho sottolineato anche la necessità di un aiuto scambievole tra il Nord e il Sud, e mi permetto di insistere perché non abbiate timore di mettere a disposizione dei Vescovi del Nord effettivi missionari più numerosi, e di qualità.

So tuttavia che siete già ben coscienti di questo dovere e aiuto scambievole che l'evangelizzazione richiede.


3. Voi siete ormai, dal punto di vista sociale e politico, in una situazione che io stesso conosco per esperienza. Constato che la Chiesa, qui, supera bene questa prova; voi mi parlate anche di una certa "primavera". A questo proposito richiamo la vostra attenzione su tre punti importanti. Anzitutto favorite la più grande unità tra di voi, una unità senza incrinature, tra i Pastori e fra tutti gli operai apostolici della Chiesa: questa sarà la vostra forza, sarà quello che salverà la vostra Chiesa. In secondo luogo, proseguite nei vostri sforzi intesi a fortificare la fede, a formarla in profondità, in modo da renderla idonea a sostenere il confronto con le ideologie atee, e i cristiani siano resi capaci di rendere ragione di essa. Infine, pur restando nell'ambito della vostra missione unicamente spirituale, tenetevi molto attenti ai problemi umani, morali, che emergono in maniera acuta nella società attuale, e formate i laici ad assumere in questo campo la loro responsabilità. Così sarà manifesto che i cristiani sono i primi a contribuire lealmente al bene della società, al servizio della Patria, in particolare allo sviluppo.


4. Penso ancora alla vostra preoccupazione di evangelizzare i costumi di questo Paese. E' tutto il problema dell'inculturazione della fede. In questo campo delicato, e per voi capitale, so di poter fare affidamento su di voi per discernere con cura i "semina Verbi", tutto ciò che è compatibile con il Vangelo, che può e deve perfino aiutare ad esprimerlo nella vita in un modo confacente al carattere di questo popolo, integrando ciò che permea più profondamente gli spiriti, e al tempo stesso per precisare con coraggio ciò che allontana dall'autenticità evangelica o richiede una conversione. E' in gioco qui il radicamento del Vangelo nel vostro popolo.


5. Durante l'omelia, ho parlato più precisamente della famiglia. Alcune diocesi hanno preso questo tema come oggetto dei loro sforzi pastorali. E' infatti un tema capitale, non meno di quello delle vocazioni. Sono sicuro che voi farete di tutto, con i vostri sacerdoti, le vostre religiose e le coppie veramente cristiane, per dar modo al più gran numero di persone di meglio scoprire la grazia del sacramento del matrimonio, di desiderarla. E saprete presentare, spiegare, in maniera adatta alle vostre popolazioni, i differenti aspetti dell'esortazione "Familiaris Consortio", nella quale si trova depositata l'esperienza del Sinodo, l'esperienza universale della Chiesa in questo campo.


6. Il tempo mi manca per trattare della questione delicata del dialogo con i Musulmani, di cui tratto più volte in altri Paesi.

So d'altronde che voi incontrate problemi particolari con le sette, talune di antica data, altre nuove. I cattolici devono aiutarsi scambievolmente a risolverle con carità e discernimento. E' su questo piano che acquista importanza il senso dell'unità della Chiesa.


7. In definitiva, l'essenziale è - come voi dite - aiutare i cristiani ad avere una fede dinamica.

Non è solo una questione di metodo, che ha certo la sua importanza. E' una questione di zelo evangelico. Senza dimenticare che la fede è un dono di Dio da chiedere in una preghiera fervente.

I vostri sacerdoti, da parte loro, hanno evidentemente bisogno, più che mai, di sentire che voi siete vicini a loro, alla loro vita, alle loro preoccupazioni. I laici stessi diverranno anch'essi più responsabili se avranno la possibilità di incontrarvi semplicemente, di conversare e riflettere con voi.

Di tutto questo bel lavoro, vi ringrazio. Vi incoraggio. Prego per voi.

Pregate per me! E vi benedico di tutto cuore.




1982-02-17 Data estesa: Mercoledi 17 Febbraio 1982




La partenza - Cotonou (Benin)

Titolo: Commosso addio ai fedeli del Benin

Testo:

Ringrazio ancora una volta il signor Presidente e tutte le Autorità civili per la loro benevola accoglienza organizzata con tanta cura. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla preparazione e all'attuazione di questa grande riunione intorno al Papa, ed anche tutti quanti che, nel Paese, vi hanno preso parte con la preghiera o l'offerta delle proprie sofferenze. Ringrazio specialmente i miei fratelli Vescovi.

Cari abitanti del Benin, voi siete ben noti in Africa per il calore della vostra ospitalità. Io ne ho beneficiato oggi e sono commosso! Grazie! Grazie! Auguro a questo nobile Paese il progresso economico, sociale, culturale, morale e spirituale che tutta la popolazione desidera preparare insieme in un'atmosfera di fiducia e di pace! Auguro ai cristiani la gioia della fede e lo zelo del Vangelo: Dio è con voi.

Da parte mia, rendo grazie a Dio per tutto ciò che ho visto e ascoltato in mezzo a voi, pur se ho potuto percorrere soltanto la costa del vostro Paese.

Voi avrete un gran posto nella mia preghiera. Pregate anche voi per me, affinché Dio sostenga il mio ministero di verità, di comunione e di pace.

Sono felice di lasciare a capo delle vostre comunità diocesane Pastori che hanno tutta la mia fiducia. Ma vogliate permettermi di ripartire con il vostro Decano, il Cardinale Gantin! A Roma abbiamo bisogno di lui! Che Dio benedica il Benin!




1982-02-17 Data estesa: Mercoledi 17 Febbraio 1982




L'arrivo nel Gabon - Libreville (Gabon)

Titolo: La fedeltà alla memoria degli evangelizzatori fonte della vostra unità nella fede

Testo:

Signor Presidente, carissimi fratelli nell'Episcopato, e voi tutti, carissimi cristiani e figli del Gabon. 1. L'Africa è un continente così vasto che dovrei viaggiarvi senza sosta per poterlo visitare tutto! Ogni Paese ha la sua storia, molto antica e recentissima, umana e religiosa, che merita di essere meglio conosciuta, rispettata, amata. Sono felice di poter ripetere qui che la mia prima visita pastorale in Africa, nel 1980, mi ha insegnato molto e ha lasciato in me ricordi indimenticabili. Sono profondamente riconoscente alle popolazioni che mi hanno riservato un'accoglienza così calorosa.

Ma ora sono nel Gabon! La vostra attesa e la mia hanno avuto risposta.

Noi vogliamo ringraziare sin da ora la Divina Provvidenza per aver predisposto le cose, al tempo da essa stabilito, perché questo storico incontro sia possibile e fruttuoso.


2. Sono molto commosso di aprire oggi le mie braccia e il mio cuore a tutti ed a ciascuno di voi, come un fratello ai suoi fratelli, come un amico ai suoi amici, come un Padre a coloro che sono figli della Chiesa cattolica. Mi rivolgo innanzi tutto a lei, signor Presidente, e la ringrazio molto cordialmente per aver fatto tutto ciò che era in suo potere per rendere possibile questo mio soggiorno di carattere eminentemente pastorale.

Saluto fraternamente l'Arcivescovo di Libreville ed i Vescovi di Franceville, de Mouila e di Oyem. Saluto tutte le delegazioni delle comunità cristiane. La loro accoglienza entusiasta e confortante richiama alla mia mente le folle che riempiono ogni giorno la sala delle udienze o la piazza di san Pietro a Roma, e le grandi assemblee dei miei viaggi apostolici precedenti tra voi in Africa, o nell'America Settentrionale e Meridionale, in Europa e in Estremo Oriente. La Chiesa di Cristo è realmente viva e animata sempre più da un soffio potente di comunione fraterna la cui espressione è favorita dai mezzi moderni di comunicazione. Ed è proprio a tutti quei gabonesi trattenuti dai loro impegni nelle città e nelle campagne, che mi ascoltano attraverso la radio o che mi vedono sui loro schermi televisivi, che rivolgo il mio gioioso saluto. Mi preme anche rievocare la memoria dei vostri antenati, di tutte quelle generazioni che hanno forgiato la storia del vostro popolo. Come già avete saputo fare così splendidamente per il centenario della sua morte nel 1973, voglio rendere un fervido omaggio alla persona e all'opera determinante di Monsignor Jean-Remy Bessieux. Fu lui a dare inizio - dopo il suo sbarco al Forte d'Aumale il 28 settembre 1844 - all'epopea missionaria e al decollo culturale del vostro Paese, primo dei paesi dell'Africa nera a ricevere il Vangelo. La vostra fedeltà alla memoria di Monsignor Bessieux sarà sempre una delle fonti della vostra unità.


3. Senza prolungare troppo questo mio discorso, vorrei tuttavia sottolineare lo spirito con il quale sono venuto a voi. Vengo unicamente come Pastore la cui missione, alla sequela dell'apostolo Pietro e di tutti i suoi successori, è di curare l'unità di tutte le Chiese nella fede e nella carità. Il Pastore deve conoscere le sue pecore e farsi conoscere da esse. Gesù è stato assolutamente esplicito su questo dovere (cfr. Jn 10,11-17). Bisogna che io condivida con i vostri Vescovi la conoscenza concreta delle realtà che costituiscono la vostra vita di gabonesi, che condizionano senza alcun dubbio la vostra accoglienza e la vostra pratica del Vangelo, e quindi la pastorale adatta che i vostri Vescovi si sforzano di attuare. Non sono venuto soltanto per conoscere e ricevere, ma anche per portarvi qualche cosa. Vorrei che la mia umile presenza, a conferma del ministero dei vostri Pastori, fosse vista come un nuovo segno che Dio vi ama, e che vi propone sempre di fare alleanza con lui per la liberazione del vostro cuore e del vostro spirito. Questa liberazione resta la condizione imprescindibile perché vi liberiate sempre più dalla pesantezza del materialismo contemporaneo e da altre miserie sociali. Vorrei anche farvi apprezzare meglio la felicità e la sicurezza che la vostra fedeltà rappresenta al centro del cattolicesimo. Vorrei anche farvi sentire che occupate un posto di pieno diritto nel vasto concerto delle Chiese locali, e che la qualità della vostra vita ecclesiale si ripercuote certamente sulle Chiese sorelle. Insomma, durante i giorni del nostro incontro la verità dei nostri scambi favorirà la crescita spirituale delle persone e delle comunità e permetterà di approfondire la comunione tra voi e me, tra la Chiesa nel Gabon e le Chiese del mondo intero, grazie a questa presenza simbolica ed efficace del successore di Pietro tra i vostri Vescovi che sono suoi fratelli, successori degli Apostoli.

Esprimo l'augurio e chiedo a Dio che viviamo tutti i nostri incontri in questo spirito. Affido inoltre la buona volontà di ognuno e il mio ministero tra di voi alla protezione della Vergine Maria, particolarmente venerata nella più antica Chiesa di Libreville costruita dalla pietà e dalla sollecitudine dell'indimenticabile Monsignor Bessieux.

Che Dio benedica il Gabon!




1982-02-17 Data estesa: Mercoledi 17 Febbraio 1982




L'incontro con il clero, le religiose e i catechisti - Libreville (Gabon)

Titolo: Fedeltà all'annuncio del Vangelo, sostegno alle comunità cristiane

Testo:

Carissimi figli e figlie della Chiesa nel Gabon. 1. Ogni popolo è legittimamente fiero di possedere sulla sua terra luoghi e monumenti che sono testimonianza dei grandi momenti della sua vita e che invitano le generazioni successive a creare un nesso tra passato e presente. Restando fedeli alla loro storia esse adempiono ad un dovere di giustizia e d'onestà, consolidano o ritrovano la loro unità, diventano capaci di portare avanti questa storia integrando sapientemente i valori del passato con le novità seducenti, ma talvolta ambigue, delle epoche successive. Questa cattedrale di sainte-Marie de Libreville rappresenta appunto un momento saliente della vostra storia. E' in questo luogo che il 29 settembre 1844 l'indimenticabile Padre Bessieux celebrava per la prima volta il Sacrificio di Cristo in terra gabonese. Questo sacro monumento resta come culla simbolica della vostra nazione. Mi compiaccio con voi per aver inciso sui muri interni, entrando a destra, una frase che è una testimonianza tanto commovente quanto veritiera: "Da qui la luce del Vangelo ha brillato sui Paesi africani".

Da allora sono trascorsi 138 anni! Più fortunato dei miei predecessori del secolo scorso Pio IX e Leone XIII, i quali incoraggiarono questo tentativo di evangelizzazione, ho la gioia immensa di contemplare in questa numerosa assemblea i risultati della paziente opera degli operai della prima ora e di tutti quelli che hanno dato loro il cambio. L'insegnamento che il Cristo dava in parabole sulla futura espansione del messaggio evangelico riguardava anche il vostro continente.

Siete oggi circa 500.000 ad avere ascoltato la Buona Novella e ricevuto il battesimo cristiano. Siete oggi la parabola vivente del granello di senape diventato un grande albero (cfr. Mt 13,31-33).

In questo memorabile incontro sento l'urgenza di confermare tutte le persone che il Cristo ha misteriosamente chiamato ai compiti dell'evangelizzazione in terra gabonese. In uno spirito di riconoscenza e di fedeltà ai pionieri del secolo scorso, esse continuano la stessa opera conformemente ai metodi rinnovati dalla Chiesa nel nostro tempo. Per questo mi rivolgero prima ai sacerdoti gabonesi ed ai Padri Spiritani, Salesiani, Claretiani e "Fidei Donum" che recano loro un così prezioso contributo. Mi rivolgero successivamente ai religiosi e alle religiose - mi è stato detto che 18 Congregazioni sono attive nelle quattro diocesi del Paese - e naturalmente ai numerosi laici cristiani che sono catechisti o responsabili di movimenti di apostolato, o che hanno una grande responsabilità nelle loro comunità cristiane.


2. A voi, carissimi fratelli nel sacerdozio ministeriale, che vi preoccupate talvolta del vostro numero limitato e che soffrite talvolta degli interrogativi - anche in Africa - sulla identità e la missione del sacerdote, voglio confidare alcune cose che mi stanno profondamente a cuore. Prima di tutto: senza perdere assolutamente di vista il problema estremamente serio dei nuovi sacerdoti che diano il cambio a quelli di oggi, argomento che riprenderemo dopo, non credete voi - e questo vale anche per molte altre parti del mondo - che i sacerdoti di Cristo siano chiamati più che mai ad una altissima qualità di vita sacerdotale? Vi sono momenti in cui la qualità deve necessariamente supplire alla quantità! D'altronde gli interrogativi che menzionavo precedentemente, indubbiamente eccessivi e scoraggianti, possono e devono darci anche la prova che il sacerdozio è un vero mistero nel senso cristiano della parola, ossia una realtà di cui conosciamo una sola faccia ma di cui l'altra ci sfugge perché viene da Dio e si ricongiunge a Dio. Nel linguaggio dei Padri della Chiesa, le parole mistero e sacramento erano spesso impiegate nella stessa accezione.

Fratelli carissimi - e dico questo anche per tutta l'assemblea - è chiesto a tutti noi di credere al sacerdozio come crediamo al Battesimo e all'Eucaristia. Ora, potremo noi mai esaurire per esempio il significato del Battesimo: diventare figli di Dio nell'amore, morire al peccato con Cristo per risuscitare in una nuova vita, diventare sempre più membri del Popolo di Dio, vivere le beatitudini nella speranza? Ricchezza e profondità del dono di Dio! E lo stesso vale per il sacerdozio. Rallegriamoci se pone interrogativi e se nessuna definizione ci soddisfa mai pienamente, perché la sua scoperta totale non è mai stata compiuta. In ogni caso tengo a sottolineare che la prima fedeltà richiesta ad un sacerdote - quale che sia il suo genere di vita e di apostolato - è di continuare a credere al suo mistero, perseverare nella fede in questo dono di Dio che ha ricevuto e che può certamente essere intaccato dall'inevitabile routine e dagli altri ostacoli. E' proprio questo che l'apostolo Paolo ricordava con sollecitudine al suo discepolo Timoteo (2Tm 1,6). Se ancora non tanto tempo fa si sono potute scrivere pagine ispirate ad un alto lirismo sulla grandezza del sacerdote, oggi a forza di proclamare che il sacerdote deve essere un uomo come gli altri si corre il rischio di relativizzare il Sacramento che egli ha ricevuto e di velare il carattere indelebile di cui parla la teologia tradizionale, confermata dai Concili di Trento e Vaticano II. In una autentica prospettiva teologica, si è sacerdoti per tutta la vita o non si è sacerdoti, esattamente come si è battezzati o non si è battezzati. Solo gli atti del ministero sono impegnati nella successione e nel tempo. Questa è sempre stata la fede della Chiesa cattolica e delle Chiese orientali.

E' in base a tutto questo che voglio confermare nel vostro cuore la fedeltà alla vostra missione sacerdotale, che è fedeltà d'amore all'annuncio del Vangelo, al servizio dei sacramenti, al sostegno delle comunità cristiane in un attaccamento senza pecche alla Chiesa ed ai suoi responsabili. Il grido di san Paolo: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16), non mobiliterà mai abbastanza le energie fisiche, intellettuali e spirituali di un sacerdote. E nei vostri annali gabonesi siete a buon diritto orgogliosi di conservare la memoria del primo sacerdote nato dal vostro popolo, Monsignor Raponda-Walker. Si, gli uomini si aspettano - consapevolmente o inconsapevolmente - che il sacerdote parli loro di Dio con molta convinzione ed umiltà. E le occasioni non mancano, dalla liturgia domenicale agli incontri di preparazione ai sacramenti e di animazione dei movimenti apostolici o caritativi, senza tralasciare le ore dedicate al dovere grave dell'insegnamento catechetico. Rinunciare alla proclamazione esplicita del Vangelo per dedicarsi ad attività socio-professionali significherebbe mutilare l'ideale apostolico e sacerdotale. Aggiungero che il servizio dei sacramenti è sempre parte integrante del sacerdozio ministeriale, e che i cristiani che lo chiedono hanno bisogno di essere ascoltati, compresi, illuminati sul vero senso della loro vita. Un sacerdote non saprebbe rassegnarsi a diventare un funzionario autoritario e annoiato, dimentico del fatto che i sacramenti e tutti gli atti liturgici sono non soltanto segni efficaci della fede ma anche appelli a pregare meglio e ad amare meglio, per quelli che li conferiscono e per quelli che li ricevono. Tutte queste persone che cercano la luce e la forza di Dio costituiscono comunità umane e cristiane indubbiamente molto diverse ma che tutte hanno bisogno della fedeltà del sacerdote alla sua missione, ai suoi impegni.

può accadere certe volte che la fede nella chiamata di Cristo si oscuri e che le tentazioni di un'altra vita diventino più pressanti. Ma la presenza di giovani, di adulti, di anziani - tutte persone di cui il sacerdote conosce il bisogno di lui e la fiducia in lui - è un motivo indiscutibile tra tanti altri per restare fedele alla sua missione. Terminero le mie confidenze ai sacerdoti sottolineando che le fedeltà che enumeravo non potrebbero reggersi senza una fedeltà d'amore ardente al mistero della Chiesa, alla riscoperta continua delle sue dimensioni misteriose, divine e nello stesso tempo fraterne. Mistero della Chiesa, di cui la costituzione conciliare del Vaticano II è forse la gemma! Il fatto è che la missione del sacerdote - che si trovi sotterrato in pieno Sahara come lo fu Charles de Foucauld, o perso nella boscaglia africana come lo sono stati e lo sono ancora tanti missionari - è sempre una missione della Chiesa! Sacerdoti di Gesù Cristo, sacerdoti nel Gabon, il Papa vi ama con tutto il cuore, prega specialmente per voi, per la vostra fedeltà, per il vostro fervore.


3. Nel preparare il mio viaggio pastorale, ho potuto vedere che numerose Congregazioni religiose lavorano nel Gabon, e che quelle insediate da più tempo - le Congregazioni dello Spirito Santo, delle Suore dell'Immacolata Concezione di Castres, dei Fratelli di san Gabriele - hanno portato un singolare contributo all'edificazione della Chiesa nel Gabon e allo sviluppo umano del paese. A nome di voi tutti, devo ringraziare particolarmente la Congregazione locale delle Piccole Suore di santa Maria del Gabon per il loro coraggio, la loro semplicità e la loro vicinanza al popolo gabonese. Ma le mie felicitazioni e il mio ringraziamento vanno ai diciotto Istituti venuti al vostro servizio.

Carissimi fratelli e sorelle, valorizzate ancora ciò che siete e ciò che fate! Siete cristiani in mezzo ad altri, voi che avete avuto la grazia di sentire la chiamata alla pratica radicale del Vangelo caratterizzata, ieri come oggi, dai voti di povertà, di castità e d'obbedienza. Pratica radicale che, di anno in anno, vi conduce ad uno stato di disponibilità tale al Signore ed agli uomini vostri fratelli, che questi ne restano quasi interdetti. Testimonianza personale e testimonianza comunitaria di distacco e di disponibilità devono armonizzarsi e rinforzarsi vicendevolmente. E' di queste cose che hanno bisogno le società moderne, tentate di rinchiudersi in un materialismo pratico che assume spesso l'aspetto di una idolatria del potere, del denaro e del sesso. Se questa testimonianza vi sembra spesso difficile e limitata, ritornate, vi prego, allo spirito dei vostri Fondatori e delle vostre Fondatrici che bruciavano d'amore per Cristo e per la sua Chiesa.

Occorre considerare anche ciò che fate concretamente. Molti di voi insegnano nelle Scuole e nei Collegi, molti collaborano alla pastorale parrocchiale o diocesana nel campo della Catechesi, della Liturgia, dei movimenti di apostolato, della formazione permanente dei giovani e degli adulti, delle opere caritative, ecc. Ne sono molto lieto e me ne rallegro con voi tutti in nome della Chiesa. E' forse venuto il tempo di collaborare ancora di più tra voi, religiosi e religiose di diverse Congregazioni, e di collaborare ancora più con i responsabili diocesani della pastorale comunitaria. L'unione concertata consente spesso di fare economie di persone, di mezzi tecnici e finanziari, e ridà slancio ed efficacia ad opere troppo disperse.

E qui mi sento in dovere di appoggiare gli sforzi della Conferenza Episcopale al livello di pastorale delle vocazioni sacerdotali e religiose. So bene che per ora i risultati non sono affatto incoraggianti. Il recupero degli organici in molti Seminari e Noviziati africani deve tuttavia mantenervi nella serenità e nella speranza. Nelle relazioni che mi avete inviato nelle scorse settimane ho potuto vedere che vari movimenti o centri di giovani danno di nuovo segni che fanno bene sperare. Ho anche letto che molti giovani delusi dalla società consumistica sono alla ricerca dell'assoluto, o comunque di nuovi motivi per vivere. I diversi organismi di pastorale delle vocazioni sono certamente molto attenti a questo complesso fenomeno, che si osserva sempre più frequentemente nelle società dell'abbondanza. Per alcuni potrebbe essere la via per un impegno radicale alla sequela di Cristo. Mi sembra anche che le comunità di sacerdoti, di religiosi e di religiose, attraverso l'acquisizione di una vera trasparenza evangelica e una accoglienza disinteressata, una apertura ai giovani ed anche ai loro genitori, siano un elemento di questa pastorale. Alcune di queste comunità e di altre comunità cristiane organizzano con entusiasmo ritiri spirituali e corsi di collaborazione dei giovani che hanno un progetto di vocazione. Una reale convergenza di iniziative giudiziose, ben studiate, perseveranti come queste, permetteranno alla Chiesa nel Gabon di trovare nel suo seno buona parte degli operai apostolici di cui ha tanto bisogno. Vi prometto di continuare a portare questa intenzione nelle mie preghiere.


4. Ed ora mi rivolgo ai laici cristiani che si assumono generosamente molte e svariate responsabilità nelle diocesi e parrocchie del Gabon. Mi rallegro con loro e li ringrazio con tutto il cuore, in nome di tutta la Chiesa, per l'opera evangelica che svolgono e che continueranno a svolgere. Molti Paesi europei sono lungi dall'avere organici così numerosi di laici impegnati, spesso spontaneamente e gratuitamente. Nel leggere le relazioni di preparazione alla mia visita ho potuto convincermene, ed osservare che i termini "catechista" e "responsabile" riguardavano funzioni di ogni genere riconosciute dai Vescovi e dagli altri cristiani: quelle cioè dell'insegnamento propriamente detto della fede, del catecumenato, dell'animazione dei gruppi di preghiera, dei movimenti di apostolato e altre associazioni, della corresponsabilità delle parrocchie rurali e urbane, d'accordo con il sacerdote e nel pieno rispetto della sua particolare responsabilità e del suo ministero. Ho molta speranza che la mia visita pastorale susciti nuove reclute, specialmente tra i giovani che abitano in città. Vi incoraggio tutti, carissimi laici, a prendere il vostro posto nell'organizzazione e nell'animazione delle vostre comunità cristiane. Vi incoraggio altresi ad usufruire pienamente dei mezzi di formazione permanente che la Conferenza Episcopale ha istituito: ora una fine di settimana al mese, ora una sessione di dieci giorni ogni due mesi, ecc. Le vostre qualifiche dottrinali, pedagogiche e spirituali sono indispensabili per voi stessi, per la propagazione della vostra azione, e per consentirvi di formare altri catechisti e responsabili. E' proprio in questi gruppi di giovani laici impegnati che devono normalmente germinare vocazioni.

Infine una parola di fervido incoraggiamento ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose affinché appoggino l'azione dei laici e diano loro maggior fiducia; e d'incoraggiamento non meno fervido ai laici perché circondino di rispetto, di amicizia e di spirito di collaborazione i loro sacerdoti, le loro comunità di fratelli e di sorelle.

Domando al Signore che il mio passaggio tra di voi faccia progredire la comprensione tra di voi e l'aiuto reciproco perseverante, capaci di dare alla Chiesa nel Gabon l'impulso desiderato da tanti cristiani, e di far trovare ancor più a questa Chiesa di Missione il volto di una Chiesa locale pienamente realizzata, nel concerto della Chiesa universale. E' questa crescita, senza rotture e senza precipitazione, che mi auguro e che auspico ardentemente per le quattro diocesi gabonesi ed i loro fedeli.

Voglia Dio colmarvi delle sue benedizioni e che la Vergine Maria, specialmente venerata in questo luogo, sostenga l'apostolato di tutti gli operai evangelici nel Gabon!




1982-02-17 Data estesa: Mercoledi 17 Febbraio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Al Presidente del Benin - Cotonou (Benin)