GPII 1982 Insegnamenti - La visita al presidente del Gabon - Libreville (Gabon)

La visita al presidente del Gabon - Libreville (Gabon)

Titolo: Possa la vostra azione portare la pace all'Africa

Testo:

Signor Presidente.


1. Mi è particolarmente gradito ringraziarla qui, nella sua dimora, per i gesti di cortesia che ha voluto usare nei confronti del mio predecessore Paolo VI e nei miei riguardi venendo in Vaticano per fare visita al Papa. Con queste visite di Vostra Eccellenza era già tutto il Gabon che testimoniava il suo desiderio di mantenere e rendere sempre più stretti i suoi legami con la Santa Sede. E' per questo motivo che, rivolgendomi oggi alla più alta Autorità dello Stato, voglio salutare tutto il popolo del Gabon, con profonda commozione.


2. Il Gabon fa spicco per gli sforzi e per l'impegno che gli hanno consentito, basandosi sulle sue vaste risorse naturali e sotto il suo impulso, di imboccare senza ritardi la via dello sviluppo economico. Non si può che restarne ammirati; si tratta infatti di una premessa fondamentale per la sua sussistenza, il suo progresso e il suo avvenire. Formulo i migliori voti per la prosperità del suo paese. Questo sforzo, che viene seguito e stimolato in particolar modo dal Governo e dai responsabili della vita del paese, è tutto sommato quello di tutti i gabonesi; infatti il difficile compito dello sviluppo affinché sia completo, perché investa ciascuno e rechi beneficio a tutta la comunità degli uomini, riguarda in definitiva ciascun cittadino. Un progresso come questo è fondato in realtà non solo sulla ricchezza e sul lavoro, ma anche sugli altri valori come quelli della giustizia sociale, della libertà, del sentimento del bene comune, dell'onestà; della solidarietà con i più deboli ed indigenti. Un decollo economico che non si fondasse su tali virtù metterebbe a repentaglio la sua finalità, che è la promozione di una società fraterna capace d'integrare armoniosamente le giovani generazioni, le differenti etnie del paese, e di accogliere gli stranieri. Tutto ciò è condizionato dal grado di responsabilità che ciascuno è disposto ad assumersi nella società. La Chiesa stessa vi svolge un suo ruolo per ricordarne la necessità e contribuirvi in modo concreto. Infatti il disegno di Dio è che l'uomo cresca e si sviluppi giorno per giorno attraverso un lavoro pienamente dominato ed il suo senso etnico, nel contesto dei suoi rapporti familiari e sociali. Allora l'adorazione che dedica al Creatore secondo la sua coscienza, insieme alla comunità, esprimerà l'obbedienza che gli deve. So bene che, presso di voi, gli esempi di questa crescita, e di questa effusione dell'africano, non mancano.

Occorre seguire instancabilmente la via tracciata. E io sono venuto ad incoraggiarvi in questo!


3. Una delle caratteristiche della nazione è la sua cultura. Essa porta all'uomo, tra le altre cose, una maniera di vivere, una maniera di sentire insieme. Si è felici di trovarsi o ritrovarsi nel proprio paese, perché è qui che si sente di appartenere ad una grande famiglia. La cultura di un popolo è costituita da ciò che esso ha di originale, che lo differenzia dai suoi vicini senza tuttavia separarlo da essi, che lo chiama a portare agli altri il suo proprio contributo.

La cultura africana - e quella del Gabon ne è una delle espressioni singolari - è un bene prezioso. Deve sapere includere le tradizioni ancestrali, in ciò che hanno di meglio, e non aver paura della novità perché sa di essere abbastanza forte per restare se stessa. Ma soprattutto essa sviluppa in ognuno dei figli della nazione un sentimento di fierezza che provoca rispetto negli altri. Siate dunque fieri di essere gabonesi!


4. Il vostro paese non ha forse saputo assumersi un ruolo di primo piano nel concerto delle nazioni in questi ultimi anni, particolarmente in Africa? Possa la vostra azione contribuire a portare qui la pace di cui ha tanto bisogno nonostante gli ostacoli di ordine sociale, etnico, economico, ideologico, affinché si stabilisca una cooperazione fruttuosa da popolo a popolo, rispettosa delle diverse sensibilità e centrata sui grandi obiettivi che devono restare quelli di uno sviluppo adatto a questi paesi! A tutto questo la Santa Sede volge la sua cura e il suo impegno, nel contesto della sua missione spirituale, favorendo il più possibile le cose che concernono la pace, l'intesa, il rispetto dei diritti dell'uomo, la crescita delle nazioni giovani.


5. So bene, e mi è gradito testimoniarlo qui, che la Chiesa cattolica del Gabon gode di libertà e della considerazione delle pubbliche autorità. Ed è vero che ha dato un grande contributo - prendendo spesso essa stessa l'iniziativa - alle opere di istruzione ed educazione, di miglioramento delle condizioni sanitarie, di assistenza ai poveri, di formazione alle diverse attività civiche. E' pronta a continuare questa partecipazione nella misura dei suoi mezzi, come va facendo da un secolo e mezzo. Come già Vostra Eccellenza ha cortesemente e opportunamente rilevato, essa ha recato un grande contributo alla maturazione del Gabon moderno.

Signor Presidente, la comprensione e l'aiuto che lei ha personalmente dato all'insegnamento cattolico sono una sufficiente dimostrazione dell'alta considerazione che lei ha per questo ruolo. Il contributo della Chiesa all'educazione dei giovani costituisce per tutti, con la garanzia del rispetto della libertà di coscienza, una apertura dello spirito e del cuore dei giovani ai valori morali e spirituali che sono di importanza primordiale, come dicevo all'inizio. Lo stesso discorso è valido quando viene concretamente offerta la possibilità alle masse, come nel Gabon, di seguire alla radio o alla televisione programmi proposti dalla Chiesa. Tenevo ad esprimerle la mia gratitudine per questo.

Ma oggi sento di avere un particolare debito di riconoscenza verso di lei, signor Presidente, e di tutte le Autorità pubbliche per la magnifica accoglienza che mi è stata riservata e per tutte le agevolazioni che mi sono state date con tanta delicatezza affinché la mia visita pastorale possa svolgersi nelle migliori condizioni.

Il Signore benedica il Gabon! Ed esaudisca tutti i voti che formulo questo giorno per lui e per i suoi dirigenti!




1982-02-17 Data estesa: Mercoledi 17 Febbraio 1982




L'arrivo nella Guinea Equatoriale - Malabo (Guinea Equatoriale)

Titolo: Avete testimoniato con coraggio la vostra adesione a Cristo

Testo:

Cari fratelli e sorelle.

E' per me motivo di letizia profonda giungere in questa Nazione e nell'isola che è sede della sua capitale, Malabo, nel corso del mio viaggio apostolico attraverso queste terre africane. Rendo anzitutto grazie a Dio che mi ha permesso di venire fin qui.

Desidero poi esprimere la mia gratitudine al signor Presidente della Repubblica che ha voluto essere presente in questo aeroporto per rendermi l'ossequio del suo benvenuto.

In attesa dell'incontro personale che avremo tra poco, desidero assicurarla che ho vivamente apprezzato questo gesto, al quale si sono amabilmente associate le alte Gerarchie dello Stato, cui esprimo parimenti l'attestato della mia profonda riconoscenza.

Mi è particolarmente gradita la presenza del vostro amato Pastore, Monsignor Rafael Maria Nzé Abuy. A lui e a voi tutti porgo il mio cordiale saluto: la pace di Cristo sia sempre con voi.

Il mio soggiorno in questa città non può essere così lungo come avrei desiderato; ma non poteva mancare una mia presenza qui, per incontrarmi con tutti voi, cari fratelli e sorelle di questa bella isola, che siete venuti a vedermi. E poiché molti di voi non avrebbero potuto spostarsi per raggiungermi più lontano, sono stato io a venirvi incontro con questa visita, nella quale includo anche tutti gli abitanti delle isole vicine che fanno parte del vostro Paese.

La mia sosta a Malabo e la successiva a Bata sono prova del mio profondo affetto per voi e per tutti i figli della Guinea Equatoriale, delle isole, del continente e di quelli che vivono fuori, e prova altresi del ricordo che in tante occasioni ci accompagna, e che si fa preghiera per le vostre intenzioni e necessità.

Il mio viaggio ha uno scopo esclusivamente evangelizzatore: vengo a confermare la vostra fede di cristiani e a incoraggiarvi nella vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

So bene che nel passato avete dovuto talvolta sopportare gravi difficoltà. Per questo vi manifesto la mia gioia di fronte alla costanza con la quale avete dato testimonianza della vostra adesione a Cristo, come figli del Padre comune che ci ama tutti allo stesso modo e ci accompagna in ogni momento della nostra esistenza, dandoci la forza di confessarlo anche con il martirio.

Come ricordo, poi, della mia visita, vi lascio le parole stesse con le quali l'apostolo san Paolo esortava i cristiani del suo tempo: "Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l'avete ricevuto, ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede" (Col 2,6s). E poiché nel vostro contesto geografico siete una Nazione in grande maggioranza cattolica, date sempre esempio di concordia fra di voi, di amore vicendevole, di capacità di riconciliazione, di rispetto effettivo dei diritti di ogni cittadino, di ogni famiglia, di ogni gruppo sociale.

Rispettate e promovete la dignità di tutte le persone nel vostro paese, come esseri umani e come figli di Dio.

Che egli vi aiuti sempre in questo cammino e che la Vergine santissima, Madre di Gesù e Madre nostra, vi accompagni sulla via del progresso nella fede e nella pratica della vita cristiana, in un clima di pace, di onestà privata e sociale, di crescente benessere. Sforzandovi da parte vostra di collaborare, come leali cittadini, alla costruzione della Patria serena, prospera e giusta che unanimemente desideriamo.

Con questi auspici, vi abbraccio tutti nell'amore di Cristo, e a tutti - particolarmente ai sacerdoti, ai religiosi e religiose, ai catechisti, ai laici impegnati nel lavoro ecclesiale e in maniera specialissima ai bambini e ai malati - imparto la mia cordiale benedizione.




1982-02-18 Data estesa: Giovedi 18 Febbraio 1982




L'omelia della Messa - Bata (Guinea Equatoriale)

Titolo: Ciascuna Chiesa deve essere capace di reggersi con le proprie forze

Testo:

Amatissimi fratelli e sorelle.


1. In questa piazza della Libertà ci troviamo riuniti nel nome di Gesù, per ascoltare la sua parola che continua a portarci la Buona Novella della salvezza, per confessare la nostra fede comune in lui e celebrare la sua presenza rinnovata nella Eucaristia, che si fa alimento nel nostro pellegrinaggio verso la patria definitiva.

E' consolante pensare che qui, in mezzo a noi, c'è il Maestro, Cristo.

Con il Papa che con tanto piacere viene da voi per la prima volta; con il vostro amato Pastore Monsignor Rafael Maria Nzé, che tanto ha sofferto per la Chiesa; con i sacerdoti, i religiosi e le religiose native della Guinea Equatoriale; con i missionari che sono venuti fraternamente ad aiutarvi nella causa del Vangelo; con tutti voi, amatissimi fratelli e sorelle della Guinea Equatoriale, sia del continente che delle isole. Quelli che sono qui o quelli che si uniscono a noi attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Tutti saluto con l'apostolo Paolo, desiderando per voi "grazia e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1Co 1,3).


2. Si, il Signore è con noi, uniti nell'amore al Padre comune e mossi dalla grazia del suo Spirito. Egli è vicino a quanti sono membri della Chiesa universale di Cristo, poiché "l'unico popolo di Dio è presente in tutte le nazioni della terra, poiché di mezzo a tutte le stirpi egli prende i suoi cittadini, cittadini di un regno che per sua natura non è della terra ma del cielo" (LG 13).

Questo è un primo sentimento che ci riempie tutti di una gioia profonda e ci dà una nuova sicurezza. Infatti, questa comunità ecclesiale ha in sé una dimensione di cattolicità che le è essenziale, che non può mai essere dimenticata e che trascende i confini geografici nei quali visibilmente si manifesta. Per ciò stesso, se vivete in questo atteggiamento ecclesiale, il vostro orizzonte spirituale non potrà mai ridursi a limiti di gruppo, di diocesi o di territorio, ma dovrà essere aperto a questa vastità fraterna in Cristo, "capo di tutte le cose nella Chiesa, che è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose" (Ep 1,22s).


3. Il Papa ha desiderato venire da voi per promuovere l'opera di evangelizzazione anche nelle vostre terre. Questa evangelizzazione che significa crescita nella fede, dedizione generosa al servizio della dignità di ogni uomo e fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa.

Vengo a visitarvi come fratello e amico, come rappresentante di Cristo nel quale già credete, come annunciatore del suo messaggio di salvezza e seminatore di coraggio per la vostra comunità cristiana.

Spinto dalla missione evangelizzatrice che mi incombe, vengo a questa Chiesa che è parte del gregge di Cristo, a me affidata come successore di Pietro.

Desidero perciò, a imitazione dell'apostolo Paolo, rallegrarmi della vostra perseveranza nel Vangelo "che avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato" (1Co 15,1s).


4. Oggi vogliamo rendere grazie a Dio, perché la semente che i primi missionari gettarono nel 1645, e che solo abbastanza più tardi fu diffusa in modo più continuo e ampio, ha dato frutti abbondanti. Essi si riflettono nella composizione a maggioranza cattolica dei membri delle diocesi di Bata e Malabo.

La nostra mente può immaginare quante fatiche e sacrifici hanno dovuto affrontare i missionari che si sono susseguiti - cappuccini, sacerdoti diocesani, gesuiti e soprattutto claretiani - che, fedeli al mandato del Maestro di insegnare a tutte le genti (cfr. Mt 28,19), si sono sforzati di indicare ai fratelli il cammino della salvezza. E' giusto dunque che rendiamo qui un tributo di gratitudine e di stima a questo ampio lavoro di evangelizzazione che a poco a poco ha gettato le fondamenta della Chiesa in mezzo a voi.


5. Ma in questo momento dobbiamo doppiamente ringraziare il Signore perché non solo il numero dei credenti in Gesù Cristo ha raggiunto i livelli attuali, ma perché questa Chiesa locale è retta da un Pastore nativo della vostra terra, che gode della mia fiducia e del vostro affetto, e perché le diocesi di Malabo e di Bata contano già quattordici sacerdoti e otto religiosi autoctoni, oltre a numerose religiose.

Ma questo non arriva a coprire le necessità che la situazione comporta, e perciò a loro si uniscono quasi una ventina di missionari claretiani e più di un centinaio di religiosi e religiose inviati dalle "Federaciones de religiosos espanoles de la Ensenanza y de la Sanidad", che prestano il loro valido aiuto nei servizi educativi e assistenziali.

A tutti voi, cari fratelli della Guinea Equatoriale o venuti da fuori, desidero esprimere la mia profonda gratitudine per l'impegno che ponete nel vostro compito di evangelizzazione. Chiedo ferventemente al Signore che illumini il vostro cuore "per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi" (Ep 1,18).


6. Guineani tutti, di origine o di adozione, voi siete impegnati in una impresa alla quale Dio vi chiama indistintamente. Infatti, questa Chiesa alla quale dedicate generosamente la vostra vita, è l'ovile la cui porta è Cristo (cfr. Jn 10,1-10), è il campo di Dio (cfr. 1Co 3,9), è l'edificio di Dio (cfr. 1Co 3,9), è la sposa di Cristo (cfr. Ep 5,25s) è il suo Corpo mistico (cfr. 2Co 5,17), è il Popolo di Dio (cfr. LG 9).

Questa considerazione deve suscitare tutto l'entusiasmo e la dedizione di cui siete capaci, sicuri di servire Dio e non gli uomini. Uniti, perciò, nel compito che è di tutti e che non esclude nessuno, cerchiamo al di sopra di tutto il maggior bene della Chiesa e il miglior servizio da rendere alla maggior parte dei fratelli. Sono sicuro, da parte mia, che obbedienti al "messaggio che avete udito fin dall'inizio: che ci amiamo gli uni gli altri" (come ci ricorda san Giovanni nella prima lettura di questa Messa), riceverete con generosità i collaboratori nella missione evangelizzatrice che vengono da fuori, e che questi offriranno il loro aiuto con disponibilità, in spirito di servizio e promozione dei genuini valori autoctoni.

L'opera di evangelizzazione tende per sua natura a rendere ciascuna Chiesa capace di reggersi con le proprie forze. Non per chiudersi poi, ma per giungere ad essere essa stessa evangelizzatrice delle altre Chiese. Così ciascuna dimostra la sua piena maturità nella fede dando ad altri quello che ha ricevuto durante la fase della sua crescita. Voglia Dio che giunga presto questo giorno per la Chiesa in Guinea Equatoriale.


7. Ma nell'attesa di arrivare a un maggiore consolidamento per quanto riguarda gli agenti dell'evangelizzazione, la vostra Chiesa ha già dato prove consolanti di maturità e di fedeltà al Signore. Non sono pochi i fratelli vostri che hanno potuto testimoniare coraggiosamente, anche in mezzo alla persecuzione, la loro fede cristiana. E se vi sono stati casi di debolezza, sono stati di gran lunga più numerosi gli esempi mirabili di costanza nelle proprie intime convinzioni religiose.

Questi esempi devono servirvi di stimolo e spingervi a proseguire con rinnovato vigore negli insegnamenti del Vangelo: "Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?... in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati" (Rm 8,35 Rm 8,37).

Con l'aiuto del Signore, dunque, nel quale tutto potete, date nuovo impulso alla vita cristiana integrale. Come san Paolo ci ricorda nella lettera che abbiamo letto poco fa, non vivete nella fornicazione, nel libertinaggio, nella idolatria, nei rancori o nelle rivalità, nelle invidie o nelle faziosità, ma camminate dando frutti dello Spirito, nell'amore, nella concordia, nell'essere servizievoli a vicenda.

E poiché siete cristiani, siate i primi a vivere il senso delle Beatitudini, facendovi nella vostra vita promotori decisi di misericordia, di giustizia, di moralità, di opere in favore della pace.

Nessuno abbia a recriminare la vostra condotta, per mancanza di onestà, per sfruttamento degli altri, per negligenza nei vostri doveri individuali, familiari o sociali; ma se vi calunniano mentre operate il bene, pur difendendo i vostri diritti con ogni mezzo onesto, al di sopra di tutto siate sicuri che grande sarà la vostra ricompensa in cielo. La parola di Cristo che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi ce ne dà la certezza.


8. Non voglio concludere questa omelia senza invitare ogni settore ecclesiale a una rinnovata fedeltà nell'impegno dell'evangelizzazione.

Voi, sacerdoti e religiosi, siate sempre più coscienti della vostra responsabilità e della vostra alta missione nella Chiesa, che dipende in gran parte dalla vostra cooperazione e dal vostro zelo. A questo scopo, ravvivate ogni giorno la grazia che avete ricevuto con la imposizione delle mani e con la consacrazione generosa che faceste di voi stessi a un ideale che merita di essere vissuto con continuata fedeltà. Convinti dunque della vostra propria identità e delle motivazioni sulle quali essa si fonda, non dubitate di dedicare una parte privilegiata del vostro impegno nello sforzo di suscitare, con tutti i mezzi, vocazioni di seminaristi e di anime di speciale consacrazione, che possano darvi il cambio nell'opera della salvezza.

Voi, religiosi non sacerdoti, potete prestare ugualmente un aiuto prezioso alla Chiesa, attraverso il multiforme inserimento in tanti campi di apostolato e di testimonianza ai quali deve giungere il vostro meritorio contributo.

Voi, religiose, avete un vasto campo nel quale dispiegare le migliori energie e capacità della vostra condizione femminile. Molte realizzazioni possono dipendere da voi. Rinnovate dunque, con nuovo amore a Cristo, il vostro proposito di dedizione fedele alla Chiesa, a questa Chiesa che è nel vostro Paese. Obbedendo sempre alle indicazioni del vostro Pastore, al quale ho raccomandato che segua con particolare interesse quanto si riferisce alla vostra vita e al vostro inserimento nella Chiesa locale.

Voi, laici tutti impegnati nei movimenti di apostolato, in particolare in quello dei "Cursillos de Cristiandad", offrite un contributo sempre più deciso alla vita ecclesiale, senza scoraggiarvi davanti alle difficoltà che si interpongono nel vostro cammino.

Voi, catechisti e animatori di comunità o di settori ecclesiali, continuate a collaborare al bene della Chiesa, che tanto beneficio riceve dalla vostra responsabilità e dal vostro desiderio di essere di aiuto alla fede dei vostri fratelli. Il miglior modo di approfondire il significato della vostra vocazione cristiana è quello di impegnarvi nel sostenere o alimentare la vita religiosa degli altri.

Voi, padri e madri di famiglia, che vivete con gioia la vocazione di collaboratori di Dio nella trasmissione della vita, date esempio, davanti ai vostri figli e davanti alla società, di stima verso i valori religiosi e umani che hanno bisogno di manifestarsi con particolare nitidezza nel vostro ambiente.

Coltivate una moralità cristallina, dentro e fuori della vostra casa, custodendo fedelmente l'unità permanente del matrimonio, quale il Signore lo ha proclamato.

Sia ciascuna delle vostre case una vera Chiesa domestica, dove brillano i valori e i comportamenti che ho indicato nella esortazione apostolica "Familiaris Consortio".

Tutti voi, fratelli e sorelle nell'amore di Cristo, respingendo timori e incertezze, costruite sempre più solidamente, nella vostra terra e nei vostri cuori, la Chiesa della fedeltà, la Chiesa della concordia, la Chiesa della speranza. Maria santissima, Madre nostra, ci aiuti sempre in questo proposito.

Così sia.




1982-02-18 Data estesa: Giovedi 18 Febbraio 1982




Il congedo dalla Guinea Equatoriale - Bata (Guinea Equatoriale)

Titolo: Porto con me il sorriso dei vostri bambini

Testo:

Amatissimi fratelli e sorelle.

E' giunto il momento di congedarmi da voi, dopo queste brevi e intense ore trascorse nel vostro Paese.

Vi ringrazio per la cordialità della vostra accoglienza e per le manifestazioni di affetto che continuamente mi avete prodigato, dal momento in cui ho messo piede sul suolo guineano fino a questo istante.

Anche da parte mia vi assicuro della mia profonda benevolenza, che è andata crescendo a mano a mano che vi conoscevo meglio e andavo percorrendo le vostre strade e piazze o ci univamo nella preghiera comune presso l'altare del Signore.

Siate fedeli alla fede che avete ricevuto e coltivate con diligenza i grandi valori morali che devono sempre guidare i vostri passi sul cammino del bene.

Porto con me il vivo ricordo del vostro entusiasmo cristiano e della vostra cortesia, il sorriso dei bambini, le speranze dei giovani, le esperienze gioiose e dolorose degli adulti, i propositi delle persone consacrate. Per tutti, continuero a chiedere al Padre comune del cielo che vi conceda la pace, la serenità e che siate sempre buoni cristiani e buoni cittadini.

Nell'inviare il mio deferente ricordo al signor Presidente e alle Autorità della Nazione, lascio il mio saluto a ciascun bambino della Guinea Equatoriale, delle isole o del continente, e sopra tutti, con identico e profondo affetto, imploro le migliori benedizioni di Dio e la protezione costante di nostra Madre, Maria santissima.




1982-02-18 Data estesa: Giovedi 18 Febbraio 1982




L'incontro con i professionisti, gli universitari, gli operai, i giovani del Gabon - Libreville (Gabon)

Titolo: La promozione integrale dell'uomo accompagni lo sviluppo del vostro paese

Testo:

Carissimi amici, figli e figlie del Gabon. 1. Vi ringrazio molto cordialmente della vostra presenza numerosa e calorosa, e per i sentimenti che mi avete espresso per bocca dei vostri delegati. Voi rappresentate dunque i principali settori della vita nazionale, caratterizzati presso di voi - come nella maggior parte dei paesi africani che si trovano in uno stato di transizione economica e culturale - da indiscutibili successi e da difficoltà persistenti, da speranze e da rischi. E' in questo contesto che vorrei aiutarvi ad affrontare le vostre responsabilità personali e collettive. So bene che siete per la maggior parte membri della Chiesa cattolica, ma rispetto profondamente tutti coloro che, senza partecipare della fede cristiana, hanno a cuore il servizio dei loro connazionali senza la minima discriminazione. E' mio ardente desiderio che questo incontro di amicizia e di riflessione lasci in tutti noi un ricordo luminoso e stimolante in vista dei compiti che incombono su ciascuno di noi. E il mio compito, consentitemi di sottolinearlo, non è meno gravoso.

Senza seguire un ordine di preferenza - infatti avete tutti pari diritto alla mia stima ed amicizia - mi rivolgero prima al mondo dei dirigenti e delle professioni liberali. Le vostre professioni, differenti e complementari, vi pongono al servizio del vostro paese. Ciascuno di voi possiede attualmente una chiave per lo sviluppo del Gabon, e tutti insieme avete la responsabilità della qualità di questo sviluppo. La Chiesa, come ben sapete, non guarda di malocchio l'evoluzione delle società. Soffre nel vedere troppe nazioni ancora sottosviluppate o assistite per ovvi scopi d'influenza ideologica o di profitto economico. In una celebre enciclica, che conserva ancor oggi tutta la sua validità, la Chiesa per voce di Paolo VI proclama che "lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico deve essere integrale, deve promuovere cioè ogni uomo e tutto l'uomo" (cfr. PP 14). Per voi, in un Gabon che si trova in una fase di pieno decollo, il problema non è solo quello di garantire la continuità di questo processo di sviluppo, ma anche e soprattutto di controllarlo e dominarlo. Con questo credo di venire incontro alle vostre preoccupazioni circa il tipo di società che sta nascendo nelle vostre città in via di crescita e nelle vostre campagne in via di spopolamento. Non basta temere e deplorare le sue carenze. E' ora di accordarsi per la difesa e la promozione dei valori etici fondamentali senza di cui la stabilità e la prosperità di un popolo sono condannate in un avvenire più o meno prossimo. Ne abbiamo prove lampanti dalla storia antica come da quella contemporanea. E questi valori fondamentali e permanenti si chiamano sacro rispetto per la vita, dignità inviolabile di ogni persona, libertà di pensiero, di coscienza e di religione, condivisione delle ricchezze nella giustizia, senso dell'impegno e della coscienza professionale, fratellanza e solidarietà tra gruppi sociali e tra nazioni. Questi valori, presenti o latenti nella coscienza degli individui e dei popoli, hanno sempre e dovunque bisogno di essere risvegliati, riformulati, vissuti meglio. Del resto le nuove generazioni cominciano a sentire il vuoto, anzi l'assurdità di una civiltà che si lasciasse rinchiudere nel triste paradiso della produzione e del consumo. Questo campanello d'allarme è provvidenziale. Uomini e donne che svolgete funzioni importanti nel Governo e nella pubblica amministrazione, nell'economia e nell'industria, nella legge e nella giustizia, nel mondo della sanità e dell'insegnamento, voi specialmente cristiani che avete ricevuto sin dall'inizio della vostra vita i preziosi insegnamenti della fede sul valore dell'uomo creato ad immagine di Dio e sul senso di tutta la storia individuale e collettiva che è costruzione del mondo con Dio, datevi tutti la mano per edificare la nuova società gabonese, in una maniera veramente umana e solidale. Auspico anzi che organizziate periodicamente colloqui di amicizia e di riflessione sotto la guida di personalità competenti e di ispirazione spiritualista se non cristiana, per approfondire le vostre convinzioni e guidare la vostra azione.


2. Queste mie considerazioni troveranno forse un'eco tra i membri dell'Università di Stato qui presenti e tra gli studenti. Voglio rivolgere loro tuttavia alcuni particolari incoraggiamenti. La vostra delegazione mi fa tornare alla memoria l'epoca molto felice quando ero cappellano degli studenti e titolare della cattedra di morale all'Università cattolica di Lublino, ed a Cracovia. Ho vissuto quindi problemi analoghi ai vostri. Per questo motivo, e nel pieno rispetto delle vostre convinzioni, mi permetto di farvi parte di alcune delle mie. Una nazione non può svilupparsi senza Università. Auguro un buon cammino alla vostra, certamente portatrice di promesse. Ma ogni università degna di questo nome deve dedicarsi a quelle cose che costituiscono dovunque e sempre l'essenziale della sua missione, che è quella d'insegnare e non d'indottrinare, di manifestare la verità e non di tacerla, di favorire il libero confronto delle idee e non di cedere ai vincoli delle ideologie. E' questo il modo in cui le università si fanno rispettare nelle nazioni e tra i popoli che le mantengono. Permettetemi di esprimervi una convinzione ancora più profonda. Il fine degli studi universitari non può ridursi all'acquisizione di conoscenze, all'ottenimento di una laurea o di un diploma, alla conquista di posizioni bene retribuite. Se non vogliono fallire nel loro scopo devono condurre lo studente ad una completa maturità dello spirito, della coscienza: fare di lui cioè un ricercatore autentico e appassionato della verità sull'uomo, sui veri problemi dell'uomo, sul "perché" e sul "come" della sua esistenza. E' questa crescita nella verità, questa maturazione degli spazi più interiori dell'uomo, che consente più sicuramente di assumere gli impegni responsabili richiesti oggi dal servizio del bene comune. Sono profondamente convinto che sia questo il tipo d'uomo di cui la società ha più bisogno oggi - in Africa come altrove - e l'università ha l'onore e la responsabilità di contribuire alla sua preparazione. Sono anche uomini di questo tipo che porteranno una pietra, se non molte pietre, per edificare la cultura del vostro paese; cultura che volete autenticamente africana, aperta, coerente, integrale, dunque "ciò attraverso cui l'uomo in quanto uomo diventa più uomo, "è" di più, accede di più all' "essere"".

E' questo un tema che ebbi occasione di presentare alla tribuna dell'UNESCO in occasione della mia visita in Francia il 2 giugno 1980. Carissimi maestri e studenti, che i miei voti vi accompagnino nei vostri rispettivi compiti.


Mi consentirete anche di salutare e incoraggiare in modo particolare i responsabili, i professori e gli studenti dell'insegnamento cattolico. Da oltre


130 anni l'opera scolastica realizzata in terra gabonese da numerose congregazioni religiose è notevole. Siete tutti perfettamente d'accordo su questo fatto storico, tanto che vi vedo pronti ad applaudire a tutti questi educatori meritevoli di ieri e di oggi...

Dopo i miei predecessori, particolarmente dopo Paolo VI, ho spesso ricordato chiaramente e serenamente che il problema dell'istruzione è stato sempre legato alla missione della Chiesa. Essa ha fatto sorgere università ai quattro angoli dell'Europa sin dal Medio Evo e dopo. Ha sviluppato scuole e collegi, come servizio connesso alla sua missione, specialmente a partire dal XVI secolo. Ancora oggi essa ha a cuore di garantire lo stesso contributo dovunque siano richieste e rispettate le sue attività. Tanto è vero che non si può contestare il diritto fondamentale di ogni famiglia di educare i suoi figli in scuole rispondenti alla sua concezione della vita e del mondo. Avviene ogni tanto che la coesistenza di un insegnamento confessionale e di un insegnamento di Stato sia rimessa in discussione. Dobbiamo sperare tutti che la saggezza dei responsabili che abbiano a cuore una vera democrazia continuerà a trionfare sul miraggio di un livellamento che potrebbe facilmente essere un impoverimento. Auguriamoci tutti l'avvento della comprensione, del dialogo, della collaborazione tra due istituzioni che potrebbero benissimo essere complementari senza perdere la loro particolare identità. Anche qui bisognerebbe evitare di proiettare sulla gioventù di oggi crisi e dispute, contrastanti con le sue sorprendenti capacità di fratellanza e di novità. Voglio esprimere il mio voto più fervido affinché le vostre scuole ed i vostri collegi siano centri di solida formazione umana e cristiana.


3. A tutti voi che lavorate in stabilimenti ed in cantieri, nelle attività minerarie e silvicole o nelle campagne, rivolgo il mio saluto più cordiale. Molti di voi qui convenuti provengono da Port-Gentil, da Moanda, da Bakumha, da Mounana e da tutte le province del Gabon. Molti altri, che non hanno potuto venire, ci ascoltano e ci vedono grazie ai mezzi audiovisivi di comunicazione. Anche a loro va il mio cordiale saluto.

Ogni volta che incontro lavoratori manuali non posso fare a meno di confidare loro con emozione che nella mia vita ho avuto la grande grazia di lavorare in cava e in stabilimento per quasi quattro anni. Sono passati ormai quaranta anni da allora, ma me ne ricordo come se fosse ieri. Questa esperienza di vita operaia, con tutti i suoi aspetti positivi e con tutte le sue miserie, come, ad altro livello, gli orrori della deportazione dei miei compatrioti polacchi verso i campi di sterminio, hanno marcato profondamente la mia esistenza. Da allora il mistero dell'uomo ha preso il primo posto nelle mie riflessioni, e mi sono sentito spinto irresistibilmente a perorare il rispetto dell'uomo, sostenuto in questa azione dal Mistero di Cristo, lui che è nostro Dio ma anche nostro Fratello per salvarci. E' per questo motivo che, all'inizio del mio servizio nella sede romana dell'apostolo Pietro, ho voluto presentare, nell'enciclica "Redemptor Hominis", a tutti gli uomini di buona volontà il volto integrale dell'uomo così spesso sfigurato da umanismi riduttivi. In nome della Chiesa fedele al suo Fondatore ho proclamato la verità sull'uomo restituendogli una dimensione costitutiva del suo stesso essere: la sua ricerca dell'infinito, la sua capacità dell'assoluto, la sua misteriosa attrazione a Cristo Redentore, che rivela l'uomo a lui stesso. L'Uomo-Dio è per così dire lo specchio nel quale ogni uomo può ritrovare i lineamenti della sua dignità, il valore delle sue attività, il senso profondo della sua vita (cfr. RH 10). Ho tentato per questo motivo - in un documento più recente e alla sequela dei grandi Papi che hanno trattato il problema del lavoro nelle nostre società moderne industrializzate - di portare al mondo del lavoro, mentre tanti lavoratori sono così spesso sacrificati nella loro dignità e nei loro diritti agli imperativi della crescita economica, la luce e il sostegno di Cristo e della sua Chiesa. Parlo dell'enciclica "Laborem Exercens".

Senza perdere di vista le ingiustizie subite dai lavoratori, ho voluto ricordare loro che esiste una "Buona Novella", un "Vangelo del lavoro" secondo il quale la vocazione dell'uomo è di dominare la terra, e di realizzarsi come uomo in questa maniera. Non ci stancheremo mai di ammirare attraverso i secoli e i continenti le opere, modeste o grandiose, di uomini ingegnosi e pieni d'inventiva, coraggiosi, appassionati per la loro opera, desiderosi di condividere il frutto del loro lavoro.

Ma vi è un altro aspetto assolutamente sorprendente di questo "Vangelo del lavoro" che dobbiamo considerare insieme. E' il valore misterioso di partecipazione all'opera redentrice di Cristo, attraverso l'offerta silenziosa delle fatiche inerenti al lavoro. L'operaio credente che si unisce nello spirito a Cristo Redentore raggiunge con lui, per lui e in lui il livello della sofferenza offerta per amore di Dio e degli altri uomini, sofferenza generatrice di vita.

Senza questa visione umana e cristiana del lavoro è impossibile comprendere per quale motivo lo zelo nel lavoro è una virtù. Eppure è essa che permette all'uomo di diventare più uomo, che lo rende capace di creare e mantenere una famiglia, di accrescere il patrimonio del suo paese e di tutti gli uomini (cfr. LE 9-10; "Discorso", 31 maggio 1980: "Insegnamenti", III, 1 [1980] 1562ss).

Resta il fatto che l'avvento della civiltà industriale con tutte le sue conseguenze ha condotto i lavoratori a darsi la mano per soffocare i fattori di disumanizzazione introdotti dalle nuove strutture socio-economiche eccessivamente, e talvolta esclusivamente, fondate sul profitto. Se la Chiesa non ha paura di stimolare i lavoratori a compiere i loro doveri, non ha neanche paura di aiutarli a ottenere la soddisfazione dei loro diritti legittimi: il rispetto di ogni lavoratore che si tratti di un autoctono o di un immigrato, il diritto all'impiego, alla sicurezza e all'igiene, a ritmi umani di rendimento, a tempi di riposo sufficienti, a paghe giuste, alle previdenze sociali, al rispetto delle opinioni politiche e religiose, alla libertà di associazione nei sindacati, ecc.

La Chiesa ha il dovere di stare dalla parte dei poveri e degli oppressi. Si rende certamente conto che le richieste meno essenziali non possono essere soddisfatte immediatamente e pienamente. Occorre tenere conto delle possibilità reali, attuali, e della solidarietà con tutta la nazione, del ritmo e della maturità di ciascun paese in via di sviluppo. La Chiesa resta comunque convinta che i metodi di violenza non possono portare una soluzione efficace alla questione sociale. E' per questo che la Chiesa, senza voler ignorare le tensioni o perfino i conflitti nel mondo del lavoro, raccomanda e raccomanderà sempre le vie d'incontro tra le parti sociali, di dialogo, di ricerca leale e perseverante di accordi spesso parziali ma portatori di nuove speranze. Sono queste vie della ragione, ma ancora più quelle evangeliche, che possono modificare in profondità i rapporti tra uomo e uomo. Auspico con tutto il cuore che, nella vostra giovane nazione, i lavoratori ed i responsabili del lavoro progrediscano sempre verso la comprensione reciproca e l'armonia, affinché la promozione dell'uomo accompagni veramente lo sviluppo del paese.


4. Mi rivolgo infine a voi, carissimi giovani. Siete stati pazienti. Ho notato anche che vi interessavate a ciò che ho detto agli altri gruppi; me ne rallegro vivamente.

Ho sempre amato molto i giovani: quando avevo la vostra età, ma anche nel mio ministero sacerdotale ed episcopale, e adesso che il Signore mi ha chiesto di servire alla testa della Chiesa. Amo i giovani, perché sono come la primavera che sorge sul mondo e su ciascun paese in particolare, con la sua luce e le sue ricche promesse. I giovani che ho incontrato mi hanno dato la certezza che il nostro mondo ha un futuro grazie a loro. Ho avuto questa sensazione in Italia, nel Messico, in Polonia, in Irlanda, negli Stati Uniti, in Francia, nel Brasile, in Germania, nelle Filippine, in Giappone, e tra di voi in Africa durante la mia prima visita. A cosa era dovuta questa sensazione? Era dovuta al fatto che tanti giovani mi sono parsi sani e generosi, felicemente preoccupati - come lo siete voi - dei limiti di una civiltà di permissivismo, di sprechi, d'ineguaglianza. Se i giovani cedono per un certo tempo a queste cose, seguendo la loro naturale tendenza a voler sperimentare tutto, a seguire la corrente dominante, molti se ne distaccano. Prosperano oggi un po dappertutto piccole comunità di giovani che riflettono e pregano per avere il coraggio di andare contro corrente rispetto ai modi di pensare e di vivere che senza dubbio distruggono la persona umana e la società.

Giovani del Gabon, appartenenti al mondo della scuola o che esercitate già un mestiere, che siete entrati - almeno alcuni di voi - in movimenti di apostolato come la JEC, la JOC, lo scoutismo, i GEN, i Cours Vaillants e le Ames Vaillantes, ho tanta fiducia in voi da osare di chiamarvi tutti e ciascuno in particolare a seguire di nuovo Cristo. E' possibile che la vostra vita di battezzati sia fervente, e ne sono lieto. E' anche possibile che sia mediocre o addirittura completamente trascurata. Il passato appartiene al passato. Gesù ha sempre chiamato gli uomini a seguirlo facendo "tabula rasa" del loro passato, restituendo loro fiducia e dando loro di nuovo tutte le possibilità. La storia del cristianesimo è felicemente piena di esempi del genere. Sappiamo cosa Gesù fece di Pietro, il rinnegato; di Paolo, il persecutore dei primi cristiani; di Agostino, prigioniero di un sistema filosofico ed ancor più delle sue passioni; di Francesco d'Assisi, già irretito dal mondo degli affari e che sposa madonna povertà... E ai tempi nostri il numero di giovani che tornano a Cristo dopo un istante o dopo anni di indifferenza, se non di viltà, è impressionante. I gruppi di preghiera, le "marce" e i pellegrinaggi dei giovani, sono spesso i punti focali di tali decisioni. Fate questo passo liberamente, generosamente. Non abbiate paura. Cristo non è un "rapitore", ma un Salvatore. E' venuto perché abbiate la vita (cfr. Jn 10,10). E' lui che ha le vere risposte ai vari quesiti sul senso e sull'uso della vita. La vostra vita è così preziosa. Il vostro paese ha bisogno di una gioventù sana, cosciente e coraggiosa. Le vostre comunità parrocchiali e i vostri movimenti di giovani hanno bisogno della vostra presenza gioiosa e dinamica. I centri di preparazione al sacerdozio ministeriale e alla vita religiosa hanno bisogno di individui decisi "a lasciare tutto per seguire Cristo" (cfr. Mt 4,22 Mt 19,21).

Spero veramente molto dai giovani del Gabon, e vi raccomando a Cristo stesso e alla sua santa Madre.

Una volta ancora, dal profondo del cuore, grazie a tutti. E possa questo incontro portare frutti abbondanti per la Chiesa nel Gabon e per la vostra cara nazione.




1982-02-18 Data estesa: Giovedi 18 Febbraio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - La visita al presidente del Gabon - Libreville (Gabon)