GPII 1982 Insegnamenti - La solidarietà con il lavoro: il problema della disoccupazione

La solidarietà con il lavoro: il problema della disoccupazione


11. La solidarietà del mondo del lavoro, degli uomini nel lavoro, si manifesta secondo diverse dimensioni. E' solidarietà dei lavoratori fra loro; è solidarietà con i lavoratori; è anzitutto, nella sua più profonda realtà, solidarietà con il lavoro, visto come dimensione fondamentale dell'esistenza umana, da cui dipende anche il senso di questa stessa esistenza.così intesa, la solidarietà conferisce una luce particolare al problema dell'impiego, divenuto uno dei maggiori problemi della società contemporanea, e di cui si ha troppo spesso la tendenza a dimenticarne la drammaticità per gli operai, soprattutto quando questi non godono di alcuna assistenza da parte della società; la drammaticità per l'insieme dei paesi in via di sviluppo, situazione che dura da tempo; la drammaticità per i lavoratori della terra, la cui situazione è spesso tanto precaria, sia che essi restino nella campagna, che offre loro sempre meno lavoro, sia che tentino di emigrare nelle città, alla ricerca di un lavoro difficilmente reperibile; la drammaticità per gli intellettuali, infine, poiché, nelle diverse categorie e in diversi settori del mondo del lavoro corrono il rischio di un nuovo tipo di proletarizzazione quando il loro contributo specifico non è più apprezzato al suo giusto valore a causa del mutamento dei sistemi sociali o delle condizioni di vita.

Si sa che le cause della disoccupazione involontaria possono essere, e lo sono effettivamente, molteplici e diverse. Una di queste cause può essere individuata nel perfezionamento degli strumenti di produzione, che limita progressivamente l'apporto diretto dell'uomo nel processo di produzione. Si entra così nell'antinomia che rischia di opporre il lavoro umano al "capitale", inteso come l'insieme dei mezzi di produzione, che comprende le risorse naturali e anche i mezzi attraverso i quali l'uomo si impossessa delle ricchezze che gli sono offerte gratuitamente e le trasforma a seconda dei suoi bisogni. In tal modo si pone un problema nuovo, che comincia solo ora a manifestarsi in tutte le sue dimensioni e le sue conseguenze. Riuscire ad individuarlo, anche se con contorni ancora vaghi e imprecisi, significa essere disposti a cercare una soluzione fin dall'inizio, senza troppo attendere che esso s'imponga mediante la forza dei guasti che viene a causare. La soluzione deve essere trovata nella solidarietà con il lavoro e cioè accettando il principio del primato della persona nel lavoro sulle esigenze della produzione o sulle leggi puramente economiche. La persona umana costituisce il criterio primo e ultimo per la pianificazione dell'impiego; la solidarietà con il lavoro costituisce il motivo superiore in tutte le ricerche di soluzioni e apre un nuovo campo all'ingegno e alla generosità dell'uomo.


La solidarietà e i giovani senza lavoro


12. Per questo motivo ho osato dire nella "Laborem Exercens" che "la disoccupazione è in ogni caso un male e, quando assume certe dimensioni, può diventare una vera calamità sociale. Essa diventa un problema particolarmente doloroso, quando vengono colpiti soprattutto i giovani" (LE 18). Ad eccezione di qualche raro paese privilegiato, l'umanità fa attualmente la penosa esperienza di questa triste realtà. Ci si rende sempre conto del dramma che essa viene a costituire per tanti giovani, i quali "vedono penosamente frustrate la loro sincera volontà di lavorare e la loro disponibilità ad assumersi la propria responsabilità per lo sviluppo economico e sociale della comunità" (LE 18). Come si può accettare una situazione che rischia di lasciare i giovani senza la prospettiva di trovare un giorno un lavoro o che in ogni caso rischia di segnarli per tutta la vita? Si tratta qui di un problema complesso le cui soluzioni non sono facili e certamente non sono uniformi per tutte le situazioni né per tutte le regioni. Il Direttore Generale lo ha giustamente sottolineato nel Rapporto che ha presentato a questa 68° Sessione della Conferenza Internazionale del Lavoro e, nel corso delle vostre deliberazioni, questi problemi saranno certamente rilevati in tutta la loro complessità. La ricerca di soluzioni, sia a livello di una nazione sia a livello della comunità mondiale, dovrà ispirarsi al criterio del lavoro umano inteso come un diritto e un obbligo per tutti, del lavoro umano che esprime la dignità della persona umana e allo stesso tempo la fa crescere. Inoltre, la ricerca di soluzioni dovrà avvenire attraverso la solidarietà fra tutti. Si, la solidarietà è ancora qui la chiave del problema dell'impiego. Lo affermo con forza: sia a livello nazionale che a livello internazionale, la soluzione positiva del problema dell'impiego, e dell'impiego dei giovani in particolare, presuppone una fortissima solidarietà dell'insieme della popolazione e dell'insieme dei popoli: che ciascuno sia disposto ad accettare i sacrifici necessari, che ciascuno collabori alla messa in opera dei programmi e degli accordi miranti a fare della politica economica e sociale una espressione tangibile della solidarietà; che tutti aiutino a creare le strutture appropriate, economiche, tecniche, politiche e finanziarie che l'instaurazione di un nuovo ordine sociale di solidarietà indiscutibilmente impone. Mi rifiuto di credere che l'umanità contemporanea, capace di realizzare così prodigiose imprese scientifiche e tecniche, sia incapace, attraverso uno sforzo di creatività ispirato alla natura stessa del lavoro umano e alla solidarietà che unisce tutti gli esseri, di trovare soluzioni giuste ed efficaci ad un problema essenzialmente umano qual è quello dell'impiego.


La solidarietà e la libertà sindacale


13. Una società solidale si costruisce ogni giorno, creando anzitutto, e difendendo in seguito, le condizioni effettive della libera partecipazione di tutti all'opera comune. Ogni politica mirante al bene comune deve essere frutto della coesione organica e spontanea delle forze sociali. E' questa ancora una forma di quella solidarietà che è l'imperativo dell'ordine sociale, una solidarietà che si manifesta in modo particolare attraverso l'esistenza e l'opera delle associazioni dei lavoratori. Il diritto di associarsi liberamente è un diritto fondamentale per tutti coloro che sono legati al mondo del lavoro e che costituiscono la comunità del lavoro. Questo diritto significa per ciascun uomo nel lavoro non essere solo né isolato; esprime la solidarietà di tutti per difendere i diritti che loro spettano e che derivano dalle esigenze del lavoro; offre normalmente il mezzo per partecipare attivamente alla realizzazione del lavoro e di tutto ciò che è ad esso attinente, guidato allo stesso tempo dal pensiero della preoccupazione del bene comune. Questo diritto presuppone che i lavoratori siano realmente liberi di unirsi, di aderire all'associazione da loro scelta e di gestirla. Sebbene il diritto alla libertà sindacale appaia incontestabilmente come uno dei diritti fondamentali più universalmente riconosciuti - e la Convenzione N. 87 (1948) dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro ne fa fede -, esso è tuttavia un diritto fortemente minacciato, talvolta schernito, sia in quanto principio, sia - più spesso - in questo o quello dei suoi aspetti sostanziali, di modo che la libertà sindacale ne risulta sfigurata. Appare essenziale ricordare che la coesione delle forze sociali - sempre auspicabile - deve essere il frutto di una decisione libera degli interessati, presa in piena indipendenza in rapporto al potere politico, elaborata in piena libertà di determinarne l'organizzazione interna, le modalità di funzionamento e le attività proprie dei sindacati. L'uomo nel lavoro deve da sé assumere la difesa della verità e della vera dignità del suo lavoro. L'uomo nel lavoro non può in conseguenza di ciò essere impedito dall'esercitare questa responsabilità, purché tenga conto anche del bene comune.

Conclusione: la via della solidarietà


14. Signore e Signori, al di là dei sistemi, dei regimi e delle ideologie miranti a regolare i rapporti sociali, vi ho proposto una via, quella della solidarietà, la via della solidarietà del mondo del lavoro. E' una solidarietà aperta e dinamica, fondata sulla concezione del lavoro umano e che vede nella dignità della persona umana, in conformità con il mandato ricevuto dal Creatore, il criterio primo ed ultimo del suo valore. Possa questa solidarietà servirvi da guida nei vostri dibattiti e nelle vostre realizzazioni! L'Organizzazione Internazionale del Lavoro ha già un enorme patrimonio di realizzazioni nel suo campo di attività. Avete elaborato numerose dichiarazioni e convenzioni internazionali, e altre ne elaborerete per affrontare problemi sempre nuovi e per trovare soluzioni sempre più adeguate. Avete formulato orientamenti e stabilito molteplici programmi, e siete decisi a continuare, da parte vostra, quella sublime avventura che è l'umanizzazione del lavoro. Prendendo la parola a nome della Santa Sede, della Chiesa e della fede cristiana, desidero di tutto cuore ripetervi le mie felicitazioni per i meriti della vostra Organizzazione. E, nello stesso tempo, formulo l'augurio che la sua attività, tutti i vostri sforzi e tutto il vostro lavoro continuino ad essere a servizio della dignità del lavoro umano e dell'autentico progresso dell'umanità. Vi auguro di contribuire senza tregua alla creazione di una civilizzazione del lavoro umano, di una civilizzazione della solidarietà, e ancor più, direi, di una civilizzazione di amore dell'uomo. Possa l'uomo, grazie ai suoi sforzi considerevoli e molteplici, sottomettere veramente la terra (cfr. Gn 1,28) e raggiungere egli stesso la pienezza della sua umanità, quella che è stata per lui stabilita dalla Saggezza eterna e dall'eterno Amore!




1982-06-15 Data estesa: Martedi 15 Giugno 1982




Ai delegati dei lavoratori - Ginevra (Svizzera)

Titolo: La "volontà di giustizia" nel mondo del lavoro corrisponde all'insegnamento delle encicliche sociali

Testo:

Cari amici.

Il vostro gruppo è, in questa sede, un segno di speranza. La vostra presenza contribuisce a fare di questa istituzione uno strumento che si distingue tra tutti giacché esprime la volontà e la possibilità di una comune collaborazione e di una riconciliazione di tutti gli uomini nella dignità e nella ricerca della giustizia per tutti.

La storia del movimento operaio è la testimonianza commovente degli sforzi tenaci dei vostri predecessori i quali non si sono rassegnati a una "miseria immeritata", come osava scrivere Leone XIII, ma che hanno voluto, per solidarietà e per fraternità con i loro compagni di lavoro, permettere ai più disavvantaggiati di accedere a una sussistenza dignitosa per se stessi e per le loro famiglie, e che hanno fatto progredire, per quanto riguarda questo problema, la coscienza morale dell'umanità. Voi ben conoscete che tale volontà di giustizia corrisponde agli insegnamenti delle grandi encicliche sociali e per riprendere l'espressione di Albert Thomas, al "grande movimento nato, in seno alla Chiesa cattolica, dall'enciclica "Rerum Novarum"".

Ho parlato questa mattina di allargare incessantemente la solidarietà al complesso di coloro che partecipano alla realtà del lavoro umano, dunque agli altri lavoratori, agli altri gruppi sociali, alle altre nazioni. Davanti a voi io mi permetto di sollecitare una preoccupazione prioritaria per i più poveri, i più indigenti. In molti dei vostri Paesi sono stati raggiunti progressi notevoli, bisogna confessarlo e rallegrarsene, per migliorare la condizione dei lavoratori in moltissimi settori. Ma restano pur sempre tutti coloro che costituiscono quello che si suol definire il "quarto mondo" della povertà e dell'emarginazione, nella periferia delle città o nelle campagne. Lottate per una politica che renda effettivo il vostro desiderio di promuovere lo sviluppo materiale e il progresso spirituale di tutti i lavoratori e delle loro famiglie, e dunque dei più diseredati.

Il tema ricorrente che ritorna a buon diritto anche in questo caso è quello della giustizia sociale. Per i credenti che io rappresento, questa solidarietà ha le sue radici nell'amore. Noi invitiamo i nostri fratelli e tutti gli uomini di buona volontà a operare per la riconciliazione degli uomini, allontanando l'indifferenza per i poveri, la discriminazione nei confronti dei deboli e l'odio per ciò che è diverso. Possa questo spirito, inseparabile dalla giustizia, ispirare il nuovo ordine sociale che noi tutti auspichiamo.

Per molte ragioni, innanzitutto in virtù dell'esempio di Gesù, artigiano di Nazaret, e a causa forse anche della mia esperienza passata, mi piace far visita ai lavoratori, nel loro Paese. L'ho fatto in Italia, a Terni, a Livorno, in Francia, a Saint-Denis, in Brasile, in Portogallo, e in molte altre nazioni. Oggi sono lietissimo di salutarvi come rappresentanti dei lavoratori e delle loro organizzazioni di tante nazioni! Che Dio benedica voi, le vostre famiglie e tutti i vostri amici!




1982-06-15 Data estesa: Martedi 15 Giugno 1982




Ai delegati dei datori di lavoro - Ginevra (Svizzera)

Titolo: Collaborazione tra i vari gruppi sociali nella ricerca di una maggiore giustizia

Testo:

Signore, Signori.

Sono particolarmente lieto di potermi rivolgere personalmente a voi. La vostra partecipazione ai lavori di questa organizzazione dimostra che è possibile parlare di riconciliazione e di collaborazione tra i gruppi sociali, alla comune ricerca di una maggiore giustizia.

Per quanto riguarda tutto questo, la strada percorsa è addirittura garanzia di speranza. La vostra presenza in questa sede non era implicita per tutti allorché l'Organizzazione Internazionale del Lavoro venne fondata. Ma i primi datori di lavoro che parteciparono alle sessioni della Conferenza Internazionale del Lavoro accettarono liberamente di stabilire i meccanismi giuridici di una collaborazione permanente e sempre più stretta con tutte le forze sociali. Voi siete gli eredi di questi pionieri. E oggi, la maggior parte delle organizzazioni padronali vedono nella partecipazione organica di tutte le componenti della vita economica e sociale una garanzia di progresso e di pace per il complesso della società.

Le vostre responsabilità di datori di lavoro rimangono oggi di capitale importanza e indubbiamente sempre più complesse. Penso alle difficoltà economiche che la concorrenza e la crisi fanno rischiare alle vostre imprese, il che richiede da parte vostra un sovrappiù d'immaginazione, di rigore di gestione e di coraggio.

Voi avete avuto il privilegio di accedere alla libertà d'intraprendere e di decidere, che è così importante per la dignità dell'uomo; le vostre organizzazioni professionali possono costituire uno spazio di libertà nella società industriale moderna in cui esse sono "organismi intermedi" che contribuiscono a proteggere gli individui dal dominio preponderante dello Stato e della burocrazia economica. La società ha il dovere di riconoscere la funzione dei datori di lavoro.

Ma tali vantaggi comportano per voi grandi responsabilità. La vostra funzione sociale deve sempre più articolarsi su altri diritti, pur tenendo conto delle dipendenze reciproche da colui che io chiamavo nella mia enciclica il "datore di lavoro indiretto". Ci si aspetta da voi il massimo sforzo per creare o mantenere posti di lavoro, in condizioni di lavoro e di partecipazione che corrispondano alle giuste richieste dei lavoratori di oggi, anche secondo le possibilità di ogni nazione. Giacché il criterio, come accennavo stamani, è che il lavoro sia al servizio dell'uomo e che tutta l'economia rimanga al servizio dell'uomo, e non il contrario.

La partecipazione organica che avete qui assunta, a fianco ai delegati governativi e a quelli dei lavoratori, vi pone sulla buona strada. Io apprezzo il merito dei vostri sforzi, e il merito di molti altri datori di lavoro che voi qui rappresentate, stante la sfida che viene loro lanciata. Chiedo a Dio di ispirarvi e di benedire voi, le vostre famiglie e tutti coloro che vi sono cari.




1982-06-15 Data estesa: Martedi 15 Giugno 1982




Ai delegati dei governi - Ginevra Svizzera)

Titolo: Superare le preoccupazioni personali per creare un nuovo ordine sociale internazionale

Testo:

Signore, Signori.

Il vostro gruppo ha un compito delicato in seno all'Organizzazione Internazionale del Lavoro poiché voi rappresentate i governi i quali hanno una responsabilità decisiva nell'applicazione dei provvedimenti che qui vengono presi.

Sono lieto di incontrarvi e di salutare per vostro tramite ognuna delle vostre nazioni.

Tutto sommato, è, nel senso aulico della parola, la "politica" del lavoro che voi cercate di far progredire: come garantire agli uomini un impiego e condizioni di lavoro che permettano loro di vivere decorosamente, di sviluppare le loro capacità e al contempo il benessere e la prosperità del loro Paese; e, mediante questo tramite, contribuire a risolvere i problemi lancinanti della disoccupazione, della povertà, della fame.

I vostri governi vi si adoperano, ovviamente, in ciascuno dei vostri paesi, mediante un insieme di provvedimenti e di leggi che si adattano alla situazione e che dipendono anche dai sistemi politici o economici in vigore. E d'altro canto un compito arduo, giacché i problemi economici, sociali e culturali sono difficili da conoscere e da dominare nella loro complessità.

Ma tali problemi assumono vieppiù una dimensione internazionale, come facevo rilevare stamani, ed è necessario che inventiate insieme, con i datori di lavoro e i lavoratori di tutti i paesi, i meccanismi giuridici che superino le vostre preoccupazioni personali o nazionali e che permettano a tutti i popoli di progredire sulla via di una effettiva solidarietà e di una maggior giustizia. E io auspico che si trovino i mezzi per far rispettare con autorità questo nuovo ordine sociale internazionale. Ciò sarebbe d'altro canto logico, giacché qual è il governo che non osi porre sotto il segno della giustizia una parte essenziale del suo programma? Da parte mia, io vi rinnovo tutti i miei incoraggiamenti.

So che fra di voi sono presenti anche rappresentanti degli organismi specializzati delle Nazioni Unite, che lavorano qui in modo permanente per far progredire nel mondo intero le condizioni di sicurezza, di libertà, di pace, di salute. Anche a loro rivolgo il mio incoraggiamento.

Che Dio vi illumini e vi fortifichi tutti in questo compito. Raccomando a lui di tutto cuore tutti voi, le vostre famiglie e le vostre patrie. E cerchero ora di salutarvi personalmente.




1982-06-15 Data estesa: Martedi 15 Giugno 1982




Ai funzionari del BIT - Ginevra (Svizzera)

Titolo: Mantenete vivo il vostro spirito d'apertura per la promozione del bene comune internazionale

Testo:

Signore e Signori.


1. Con molto piacere ho aderito a questo incontro privato, in quanto esso mi offre la possibilità di stabilire con voi un dialogo più personale circa il significato e il valore del vostro lavoro al servizio della giustizia sociale.

Desidero innanzi tutto congratularmi con voi, per il vostro ruolo di funzionari internazionali presso quella prestigiosa istituzione che è il Bureau International du Travail, ed attraverso voi rivolgo il mio saluto e ringraziamento a tutti coloro che svolgono la loro opera al servizio della giustizia sociale internazionale.

L'esercizio della vostra professione richiede una sintesi equilibrata tra qualità umane, preparazione specifica, competenza professionale, esperienza, collaborazione costruttiva e disinteressata, e tutto ciò deve essere orientato verso un ideale di giustizia e di pace. Se è vero che qualsiasi atto prende significato e valore dallo scopo verso il quale è rivolto, il vostro operato è senz'altro nobilissimo. Spero che l'austerità inerente a questo lavoro di ufficio complesso e del quale voi stessi conoscete talvolta solo aspetti parziali, non affievolisca mai in voi quell'ideale di giustizia sociale su cui si basa l'Organizzazione Internazionale del Lavoro ed al quale si sono ispirate attraverso le generazioni le persone desiderose di uguaglianza, di pace, di dedizione umana.

Non possiamo fare a meno di ricordare a questo proposito la figura di Albert Thomas, primo Direttore Generale del BIT, del quale ricorre quest'anno il cinquantesimo anniversario della morte.


2. Come funzionari internazionali, la giustizia che intendete promuovere è un bene comune internazionale, che non significa la somma dei beni privati, ma piuttosto un insieme di condizioni essenziali allo sviluppo di ciascun uomo ed alla vita ordinata e pacifica dei popoli. Indipendentemente dai problemi che caratterizzano il vostro paese d'origine, voi dovrete mantenere vivo uno spirito di apertura, di sintesi universale, dovrete innalzarvi fino ad un livello superiore, il cui scopo sia giustizia per tutti e giustizia totale. Dovrete considerare la realtà complessa ed il bene reale e proprio delle persone e dei gruppi in questione, al di là degli interessi di questo o di quel gruppo, al di là dei semplici obiettivi economici e politici, al di là infine delle concezioni unilaterali o frammentarie dell'ideologia o di certe scienze. Questo è uno dei tanti motivi per i quali è giusto che voi formiate un corpo permanente di funzionari internazionali dotati di una spiccata percezione di quello che è il bene comune internazionale, al fine di comunicarlo a coloro che hanno un orizzonte di visuale meno ampio. Voi aprite delle prospettive. Nell'analisi dei problemi voi sottolineate degli aspetti che altrimenti passerebbero inosservati, o almeno minimizzati. Con intelligenza cercate di conciliare interessi divergenti e di sbloccare opposizioni paralizzatrici. Non è questo un compito di importanza primaria?


3. Nella vostra professione voi vi trovate sempre di fronte a delle concezioni, a dei sistemi, a dei gruppi che hanno indubbiamente aspetti complementari, ma anche talvolta opposti. Tale situazione vi costringe ad usare il metodo dell'accordo, della collaborazione tra diversi elementi, che corrisponde del resto al carattere complesso della nostra società. Tuttavia la ricerca di una piattaforma d'intesa e di un comune denominatore non dovrebbero derivare da un certo agnosticismo neutrale, ma piuttosto dalla volontà di arrivare ad una verità obiettiva superiore, posta al disopra delle ideologie limitatrici che sono al servizio di blocchi egoisti. La lotta per la giustizia sociale è degna di questo nome quando è lotta per la verità dell'uomo, ispirata dall'amore per l'uomo stesso, senza discriminazioni.


4. In questo contesto si inserisce il Cristianesimo, con il suo apporto storico e il suo originale contributo. Ciò era stato ben compreso da Albert Thomas, che pur appartenendo ad un diverso movimento sociale, fece ricorso fin dall'inizio alle forze d'ispirazione cristiana per realizzare il suo grande progetto di giustizia internazionale. Per la Chiesa e per i Cristiani è loro dovere fornire con la massima onestà e con spirito di collaborazione fraterna il loro punto di vista e il loro zelo nella costruzione di un ordinamento economico internazionale basato sulla giustizia e ispirato dall'amore. Come dicevo stamattina, essi pongono l'uomo al primo posto: si, l'uomo considerato come soggetto, punto centrale e fine di tutta l'attività economica. Con la testimonianza e l'impegno essi cercano, imitando l'esempio del loro Maestro, di privilegiare i poveri e i paesi in via di sviluppo. Per questo mi auguro che la collaborazione tra l'OIT e la Chiesa, che ha già una tradizione, possa intensificarsi sempre di più e dare i migliori risultati per il bene della società internazionale.


5. Esprimo a tutti coloro che mi hanno accolto qui e che mi hanno ascoltato, viva riconoscenza e cordiali auguri: prima di tutto per la serenità del loro lavoro e l'efficacia dei loro sforzi presso il Bureau International du Travail; perché continui ad esistere uno spirito di collaborazione, e oserei dire di fraternità, tra tutti coloro che lavorano in questa istituzione; e per tutti i vostri cari.

Penso alle vostre famiglie, ai vostri cari bambini che saluto ora con piacere. A questi giovani auguro di crescere nella gioia e nello spirito di servizio, arricchiti dall'esperienza derivante dall'aver frequentato questi centri internazionali di Ginevra, e accompagnati dall'amicizia di Dio che non è mai lontano da alcuno di noi.

Che Dio vi benedica tutti!




1982-06-15 Data estesa: Martedi 15 Giugno 1982




Ai rappresentanti delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche - Ginevra (Svizzera)

Titolo: Ricoprite un ruolo di mediazione tra il Vangelo e la società contemporanea

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Sono lieto di salutare a Ginevra, come ho già fatto altrove, a NewYork e a Parigi per esempio, i rappresentanti delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche e i membri del Centro di Coordinamento. Ringrazio in particolare il Presidente della Conferenza delle OIC per la sua accoglienza e per le convinzioni che lo animano.

Le Organizzazioni Internazionali che dipendono dall'ONU - c'è forse bisogno di ripeterlo qui a Ginevra, e di fronte a voi che ne siete sicuramente convinti? - svolgono nell'ambito della comunità delle Nazioni un lavoro molto importante di confronto e di collaborazione per giungere a delle convenzioni, a delle raccomandazioni, a delle azioni molto utili ai popoli e riguardanti i diritti dell'uomo, la giustizia sociale, l'igiene.

Anche se si tratta di strumenti imperfetti e non sempre sufficientemente efficaci, e con risultati non esenti da critiche, la Chiesa ha, come sapete, molta stima per gli scopi umanitari di ognuna di queste istituzioni, e vede in esse un passaggio obbligato dell'umanità alla ricerca della sua unità. Ciò è sufficientemente dimostrato dalla mia visita di questa mattina all'Organizzazione Internazionale del Lavoro, senza dimenticare la sede ginevrina dell'ONU e le diverse Istituzioni specializzate delle quali ho appena incontrato i Direttori.


2. La Chiesa ripone dunque la sua fiducia nelle persone che ne sono responsabili secondo la loro coscienza, e non risparmia i suoi incoraggiamenti per il progresso etico che ciò può rappresentare. Essa si augura naturalmente che i cristiani, i suoi figli cattolici, comprendano il valore di tale lavoro e vi apportino la loro collaborazione personale, arricchita dalla competenza e dal significato cristiano delle realtà del mondo.

Per questo motivo ho salutato con piacere i membri del Centro d'Informazione delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche, in quanto credo che esso le sostenga nella fede e nell'amicizia, aiutandole tra l'altro ad assumere meglio a titolo personale, in quanto laici cristiani, le loro responsabilità nel loro servizio internazionale.

Ma è ovvio che la presenza organica della Chiesa ha qui un'importanza primordiale.

Ufficialmente la Santa Sede è rappresentata dal suo Osservatore permanente, che ho ringraziato insieme ai collaboratori di questa Missione permanente, i quali nonostante il loro numero esiguo svolgono un lavoro prezioso.

Ma a un altro livello la Chiesa è presente mediante voi, rappresentanti delle OIC, la cui testimonianza ed azione a carattere associativo sono particolarmente importanti presso le Organizzazioni Internazionali, che tra l'altro vi riconoscono lo Statuto di organizzazioni non governative. Molte di queste OIC hanno qui il loro Segretariato Generale, altre hanno almeno un rappresentante qualificato a Ginevra o nei dintorni, incaricato di seguire a nome dell'Organizzazione a cui appartiene, le attività delle Nazioni Unite, e anche di prendere la parola.


3. Non posso certo elencare tutte queste OIC e neppure definire la linea d'azione di ciascuna di esse, poiché si tratta di elementi molto vari e complementari.

Vorrei comunque esprimervi il mio incoraggiamento ed augurio, assicurandovi che senza le OIC mancherebbe qualcosa alla feconda vitalità della Chiesa e alla sua missione apostolica e profetica nella società internazionale contemporanea.

In una parola vorrei definire il vostro carattere originale. Che cosa significa la cattolicità delle OIC? Significa prima di tutto che esse traggono il loro dinamismo vitale nelle fonti del Vangelo vissuto nella comunità della Chiesa.

Nello stesso tempo l'aggettivo "cattolico" mette le vostre organizzazioni in relazione organica con la Chiesa e con il suo magistero. In questo senso voi siete legati da un vincolo particolare con la Santa Sede in quanto strumento della missione del Vescovo di Roma nei confronti della Chiesa universale.

Ma voi avete un ruolo specifico che richiede un impegno originale.Potrei definirlo come la fase di mediazione tra il Vangelo e la società contemporanea, tra la Chiesa universale e la comunità delle Nazioni. Le OIC, in ragione della loro stessa esistenza e della loro presenza, costituiscono un elemento di questa mediazione, una cerniera per così dire tra la Chiesa cattolica e la società internazionale; e laddove la Chiesa in quanto tale non potrebbe intervenire perché si tratta di problemi tecnici, è qui che voi dovete intervenire.


4. Ciò può essere realizzato da voi, perché le vostre associazioni internazionali di laici cristiani vi permettono di raggruppare nel vostro campo di competenza una somma ragguardevole di riflessioni cristiane, di esperienza e di forza, provenienti dall'apporto di tutte le comunità ecclesiali, e di farne un uso responsabile e libero di fronte agli organismi intergovernativi.

Non mi dilunghero sulle molteplici iniziative e interventi periodici che potrete intraprendere in caso di progetti precisi. Ma mi permetto di aggiungere che oltre a questo impegno cristiano concreto, o piuttosto al fine di permetterlo, le vostre OIC potranno costituire il luogo per una riflessione approfondita, indispensabile per un'azione a carattere internazionale, riguardante per esempio un concetto filosofico e giuridico della società internazionale, una teoria e un movimento educativo al servizio della pace, un'etica applicata al nuovo ordine economico internazionale e al dialogo tra Nord e Sud, un'antropologia cristiana in favore dei diritti dell'uomo, la salvaguardia ed il funzionamento della famiglia e dei corpi intermedi, l'integrazione della legge di carità nella sfera delle relazioni internazionali, l'educazione delle coscienze e dell'opinione internazionale su diversi argomenti cruciali, tutto ciò richiede allo stesso tempo una adesione fedelissima ai principi cristiani, ed una esperienza approfondita dei campi concreti di applicazione. Questo terreno, immenso ed esaltante, si offre al vostro apostolato specifico, al vostro coraggio cristiano. Ne offrirete il beneficio alle istanze internazionali, alle altre OIC con la loro Conferenza, e alla Santa Sede stessa.


5. Le OIC traggono informazione, stimolo e mezzo di collaborazione dal Centro d'Informazione delle Organizzazioni Cattoliche Internazionali di cui desidero ringraziare il responsabile e tutto il personale. Non posso fare a meno di ricordare qui l'opera del compianto Padre Henri de Riedmatten, che fu a lungo Consigliere di questo gruppo, poi Osservatore permanente. Sono inoltre certo dell'importanza che la testimonianza di questo Centro ha presso le altre Organizzazioni non governative e perfino presso le grandi Organizzazioni Internazionali a Ginevra.


6. Per concludere, siamo qui ospiti di una simpatica parrocchia che porta il nome dell'ammirevole santo artigiano della pace in Svizzera, san Nicolas de Flüe. Sono al corrente di tutto ciò che i responsabili di questa parrocchia fanno per dedicarsi convenientemente all'accoglienza, al culto, all'educazione alla fede. So che molte persone appartenenti ad ambienti internazionali si sentono qui a loro agio perché trovano il sostegno spirituale e amichevole che cercano.

Questa volta non avro il tempo di visitare altre parrocchie in Svizzera.

Ma sicuramente capiteranno altre occasioni. Tuttavia da qui mando il mio ringraziamento a tutti i pionieri del movimento internazionale cattolico che in Svizzera hanno intrapreso iniziative di successo in diversi campi.

Che il Signore illumini i vostri spiriti ed apra i vostri cuori in una carità senza frontiere! Che vi assista nei vostro lavoro, che lo renda fertile! Che aiuti le vostre OIC ad adempiere al compito ecclesiale che ci si attende da loro! Vi benedico affettuosamente, insieme alle vostre famiglie e alle persone che vi sono care.




1982-06-15 Data estesa: Martedi 15 Giugno 1982





GPII 1982 Insegnamenti - La solidarietà con il lavoro: il problema della disoccupazione