GPII 1982 Insegnamenti - Il congedo all'aeroporto di Cointrin - Ginevra (Svizzera)

Il congedo all'aeroporto di Cointrin - Ginevra (Svizzera)

Titolo: Abbiate sempre propositi di pace, di giustizia e di fraternità

Testo:

Signori Rappresentanti del Consiglio federale del Governo cantonale e municipale di Ginevra, Signor Direttore Generale dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, e tutti voi che siete venuti a salutarmi alla partenza.

Devo un sentito ringraziamento a tutti coloro che mi hanno così bene accolto in questo Paese ospitale, in questa città meritatamente celebre, alla sede di queste organizzazioni internazionali.

Sono molto riconoscente alle Autorità del Governo Federale della Confederazione Elvetica di aver permesso la realizzazione nelle migliori condizioni possibili di questo viaggio a Ginevra, il secondo dopo il Concilio che un Papa compie in Svizzera. Ringrazio anche le Autorità cantonali e municipali di Ginevra di aver predisposto ogni cosa con altrettanta cortesia ed efficienza.

A lei, signor Direttore Generale dell'OIT, tengo a esprimere la mia particolare gratitudine, poiché è lei che si è fatto promotore di questo viaggio, che mi ha rinnovato l'invito e che mi ha permesso di prendere la parola davanti a tutti i partecipanti alla 68° Conferenza della vostra Organizzazione, di incontrare anche i gruppi di delegati e i funzionari dell'Ufficio Internazionale del Lavoro.

Ringrazio i Rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa e del CERN che mi hanno così gentilmente accolto in casa loro, e anche le altre personalità di altri organismi che hanno tenuto a porgermi il loro saluto, e taluni dei quali mi avevano anche invitato.

Sono anche lieto di salutare i rappresentanti delle altre Chiese cristiane. Come è loro desiderio, ci sarà reso possibile di approfondire i nostri contatti e i nostri colloqui nell'ambito della visita pastorale che mi sarà concesso di fare in Svizzera. Abbiamo tante cose in comune! Ai cari cattolici della Svizzera, e a ciascuno dei loro Pastori, io rinnovo il mio affetto e i miei incoraggiamenti. So che molte altre diocesi della Svizzera desidererebbero ricevermi, e che avevano persino preparato, fin dallo scorso anno, con cura, la mia visita che ha dovuto essere disdetta all'ultimo minuto. Spero che questa mia visita sia soltanto rinviata a un prossimo futuro, perché anch'io desidererei raccogliere sul posto la testimonianza delle vostre comunità cristiane.

Formulo, e porto dinanzi a Dio, nella preghiera, i migliori voti per voi tutti, per questo paese amico della pace, per questa Chiesa, per questi organismi internazionali che hanno la loro sede al crocevia dei problemi mondiali. Di tutto cuore, invoco su di voi e sulle vostre attività le benedizioni di Dio, il quale suscita sempre in coloro che sono leali, disponibili e generosi, disegni di pace, di giustizia e di fraternità.




1982-06-15 Data estesa: Martedi 15 Giugno 1982




Al termine dell'Udienza generale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rinnovato appello per la pace nel Libano

Testo:

Fratelli e sorelle.

Conoscete lo svolgersi degli avvenimenti della guerra di cui è vittima il Libano: il cessate-il-fuoco è continuamente violato; è difficile portare i soccorsi necessari a tanta gente su cui si è abbattuta la tempesta del conflitto.

Il mio pensiero va in particolare ai quartieri assediati della capitale Beyrouth, per i quali si teme uno scontro definitivo: ne risulterebbe un altro dolorosissimo e vano spargimento di sangue. La mia trepidazione va alla sorte di tante persone e soprattutto alle popolazioni inermi; sento il dovere di rinnovare l'appello pressante a cessare definitivamente ogni atto di guerra.

La mia invocazione, è questa: che lo spirito di rivalità e di rancore dei belligeranti si cambi in un profondo senso di umanità, affinché siano evitate ulteriori perdite di vite umane e, Dio non voglia, una vera e propria strage; che trionfino, nell'animo di chi sembra prevalere, la magnanimità, la saggezza e la lungimiranza, per non compromettere ancor più la futura soluzione negoziata dei problemi.

Vi invito dunque ad unirvi alla mia preghiera, affinché il Signore faccia comprendere a tutti gli uomini la necessità e il valore della pace, in ogni circostanza della vita dei popoli.




1982-06-16 Data estesa: Mercoledi 16 Giugno 1982




Nella Sala del Trono - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il saluto a pellegrini dello Sri Lanka

Testo:

Cari fratelli e sorelle, Un cordiale benvenuto. Spero che il vostro pellegrinaggio vi porti molta grazia. Si viaggia per allargare i propri orizzonti, per aggiungere qualcosa alla propria esperienza del mondo e dell'umanità. Un pellegrinaggio pero deve fare ancora qualcosa in più. Dovrebbe porci in qualche modo in contatto con ciò che è più solido e duraturo di questo mondo mutevole. Dovrebbe darci ispirazione e forza per il futuro, e renderci più saggi e più buoni.

Possa il vostro viaggio essere un vero pellegrinaggio. Possa la vostra visita Roma darvi qualcosa dello spirito di San Pietro e San Paolo, i fondatori della Chiesa in questa città, ed assicurarvi della loro protezione celeste. Che Dio sia con voi nel vostro viaggio, e che possa mostrare la sua grazia a voi, ai vostri cari e al vostro paese. Dio benedica lo Sri Lanka.


[Traduzione dall'inglese]




1982-06-17 Data estesa: Giovedi 17 Giugno 1982




Al Presidente Houphouet-Boigny - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il contributo della Costa d'Avorio alla pace tra i popoli africani

Testo:

Signor Presidente, Signore e Signori, Con un gesto di grande cortesia al quale sono estremamente sensibile, avete voluto rendermi la visita che avevo avuto la fortuna di poter compiere, appena un po' più di due anni fa, fra i cattolici e la popolazione della Costa d'Avorio. Siate tutti cordialmente ringraziati e siate tutti i benvenuti in questa dimora! Mi offrite - a partire da lei, Signor Presidente - la gioia dolcissima di rivivere le ore indimenticabili di Abidjan e di Notre-Dame di Treichville, di Yamoussourko e di Adzopé! Grazie ancora per la vostra meravigliosa ospitalità del maggio 1980, e grazie di essere qui oggi! La casa del Papa, come quella dei pastori della Chiesa, che siano alla testa di una diocesi o di una comunità parrocchiale, deve essere una dimora sempre aperta. Il Cristo, l'Unico Pastore, non era forse totalmente disponibile alle persone e alle folle? Il vostro paese stesso offre un magnifico esempio d'accoglienza. Che resti sempre un luogo di veri incontri, d'ascolto reciproco, di dialogo costruttivo, di concentrazione perseverante, in vista del bene dell'umanità sempre alla ricerca di giustizia, fraternità e pace! In questo breve incontro non posso che rinnovarvi gli incoraggiamenti e gli auguri formulati nel corso del mio viaggio pastorale nella vostra terra della Costa d'Avorio. Con lei, Signor Presidente, come con coloro che l'accompagnano, spero che tutti gli abitanti della Costa d'Avorio, giovani e adulti, cittadini e contadini, vogliano sempre più aiutarsi l'un l'altro per costruire la loro vita spirituale e quella di tutto il paese su dei principi etici solidi, generatori di comportamenti che testimoniano una vera civiltà ed una effettiva solidarietà, e io aggiungo, per i cristiani, una luminosa fedeltà al Vangelo di Cristo.

Lo sappiamo tutti: nessun popolo al mondo può progredire lungo il cammino di una civiltà che rispetta tutte le dimensioni dell'uomo, senza attenersi liberamente alle norme dettate dalla coscienza e agli imperativi della vita sociale.

Che il caro popolo della Costa d'Avorio continui a sviluppare il meglio delle sue tradizioni e della sua cultura - penso in particolare alla sua azione moderatrice fra le giovani nazioni africane -, e che conservi allo stesso tempo il coraggio unanime e perseverante di porre rimedio a tutto ciò che è suscettibile di indebolirlo moralmente e socialmente! E' così che può e potrà portare un contributo positivo ed apprezzato, con spirito di conciliazione e di pace, nel concerto dei paesi africani che hanno preso in mano il proprio destino in un passato ancora recente. E, devo dirlo, che le comunità cristiane della Costa d'Avorio - fortunate di beneficiare della benevolenza delle autorità civili, alle quali rendo omaggio per ciò che hanno fatto e quello che continueranno a fare a livello di libertà religiosa - portino lealmente il loro aiuto specifico al progresso di tutto il popolo sul cammino, sempre arduo, ma alquanto benefico, della verità, della solidarietà, della concordia, in breve di una vera prosperità! Come ho già fatto nel corso della mia visita apostolica, e molte altre volte in seguito, domando al Signore, fonte di saggezza e di forza, d'ispirare e sostenere il popolo della Costa d'Avorio e i suoi dirigenti, così come tutte le genti del vasto continente africano.


[Traduzione dal francese]




1982-06-18 Data estesa: Venerdi 18 Giugno 1982




Ai Vescovi dello Zimbabwe in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fate che il messaggio del Vangelo s'incarni nella cultura del vostro popolo

Testo:

Miei fratelli in Cristo.

Grande è la mia gioia nel dare il benvenuto a tutti voi qui convenuti.

Quando ci raduniamo nella fede e nell'amore, il nostro incontrarci dà testimonianza del legame profondo di unità che unisce la Santa Sede e le Chiese di Harare, Bulawago, Gwelo, Umtali, Wankie e la Prefettura Apostolica di Sinoia. E' particolarmente significativo che questa sia la vostra prima visita "ad limina" da quando lo Zimbabwe ha ottenuto l'indipendenza nazionale due anni fa. So che voi condividete la gioia che questo nuovo "status" ha suscitato nei cuori dei vostri connazionali, e sono lieto che vi adoperiate continuamente nella costruzione di una società giusta e pacifica, in cui sia garantita la dignità di ogni persona. La vostra difesa dei diritti umani fornisce una ferma speranza che ogni pregiudizio basato sulla razza, origine e cultura, sarà eliminato.

Ho fiducia nel fatto che la Chiesa nello Zimbabwe continuerà a dimostrare la sua saggezza mediante la sua opera di riconciliazione e costruendo una società che sia realmente cristiana, una società cioè nella quale tutte le razze si sentano accolte e nella quale sia dato spazio al contributo specifico che ognuno può rendere al benessere di tutti. Il perseguimento del bene comune dell'intera società richiede una collaborazione continua tra la gerarchia e le autorità civili, in un'atmosfera di libertà e di rispetto per le diverse competenze della Chiesa e dello Stato. La Chiesa desidera cooperare agli sforzi per far progredire lo sviluppo integrale dei popoli. I suoi membri sono anche parte della comunità civile; ma essa mantiene una sua propria identità, una identità basata sull'insegnamento di Cristo, e che non può perciò venir confusa con quella di un partito politico. Nessun partito politico può arrogarsi il diritto di rappresentarla. Nessun programma politico può asserire di esaurire le ricchezze del suo messaggio. Essa deve perciò preservare accuratamente la sua identità e libertà, mentre lavora con tutto il cuore per il maggior bene di tutti.

Questi sono giorni decisivi per lo Zimbabwe - sia per il paese che per la Chiesa. Ogni fedele e ogni comunità ecclesiale locale deve essere preparata al rinnovamento, in modo da incontrare le esigenze di una situazione in via di cambiamento. Questo richiede un processo di purificazione, una profonda conversione della mente e del cuore, cosicché gli autentici valori del Vangelo possano penetrare e agire come lievito in tutta la società, trasformandola in una realtà sempre più umana. La Chiesa trova la motivazione per questo nella sua obbedienza alla volontà di Dio. Perché è volontà di Dio che tutti gli uomini e le donne condividano i doni dell'unità, e della giustizia, della onestà e della pace.

Nella sua amorosa Provvidenza, Dio ha rivelato questo desiderio nella persona di Gesù Cristo ed egli continua ad offrire la Buona Novella della salvezza mediante il ministero della Chiesa. In ogni epoca, dunque, la Chiesa si adopera nella proclamazione di questo divino messaggio e perciò a favorire la venuta del Regno.

In questo contesto, possiamo dire con san Paolo: "Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro" (2Co 5,20). Ci è stato dunque affidato il messaggio di riconciliazione e a noi tocca il compito urgente della sua proclamazione. perciò conosciamo bene i sentimenti di san Paolo quando esclama: "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16).

Nella storia dello Zimbabwe, troviamo un eccellente esempio di questo spirito nella coraggiosa determinazione di Padre Goncale Silveira della Compagnia di Gesù, che per primo porto la fede cattolica al regno di Monomotapa più di quattrocento anni fa. Lo stesso zelo apostolico ha ispirato l'opera di tanti missionari nel vostro paese durante il secolo scorso, tra i quali vi sono stati testimoni esemplari. Al giorno d'oggi l'opera di evangelizzazione non è meno esigente, poiché Dio chiama preziosi strumenti umani fra il clero e i sacerdoti locali per proclamare la verità salvifica del Vangelo.

Fin dai primissimi giorni, l'intenzione dei missionari era quella di impartire un amore profondo per Dio e per il prossimo, un amore nutrito dalla celebrazione dei sacramenti della Chiesa, specialmente l'Eucaristia. Il rispetto e la devozione che i cattolici dello Zimbabwe hanno sempre dimostrato verso il santo Sacrificio della Messa è uno dei più nobili aspetti della loro eredità spirituale.

Ma i missionari erano anche consapevoli che "l'evangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse conto della crescente reciproca influenza del Vangelo e della vita concreta degli uomini" (EN 29), e così essi cercarono di servire la persona intera, consci che la risposta della fede richiede un coinvolgimento totale con la vita dell'altro nella sua interezza. Per questa ragione essi si sono occupati dei bisogni concreti dell'educazione, dell'assistenza medica e della preparazione al lavoro, perché la conversione interna di fede potesse manifestarsi all'esterno e, in questo modo, divenire causa di fede profonda nell'intera comunità.

E' comunque evidente che al giorno d'oggi devono essere superati numerosi ostacoli alla piena realizzazione dell'opera di evangelizzazione. Per esempio, la sofferenza causata dalla violenza nella vostra nazione rappresenta un pesante fardello per la vita personale e materiale del vostro popolo. In aggiunta a ciò, la scarsità di risorse finanziarie ha causato una riduzione dei piani per incrementare le opere di carità. La crescita relativamente ridotta nel numero del clero, al servizio di una popolazione sempre crescente, ha poi posto un freno ai programmi di istruzione catechetica e ad altri importanti aspetti della missione della Chiesa.

Tuttavia, nonostante queste difficoltà, la Chiesa nello Zimbabwe continua a crescere nella forza della Parola di Dio, mentre si offre al servizio del bene comune. Il contributo passato e presente delle vostre scuole elementari e secondarie, insieme a quello delle scuole di artigianato e di istituti magistrali, hanno reso un contributo importante allo sviluppo del paese. Gli ospedali cattolici, i dispensari medici e gli orfanotrofi hanno dimostrato in modo concreto la preoccupazione della Chiesa per i sofferenti e i poveri, i soli e gli abbandonati. L'opera di evangelizzazione include non solo la proclamazione della fede con la parola ma anche la sua dimostrazione mediante le opere dettate dall'amore e dalla compassione.

A questo proposito non posso mancare di menzionare il ruolo notevole che le donne religiose hanno assunto a favore della fede nello Zimbabwe. Nella qualità di insegnanti, infermiere e amministratrici e in vari altri ruoli, esse hanno servito nel modo più generoso e ammirevole. La testimonianza delle suore missionarie nella vostra terra è stata realmente commovente; ed ora le vostre Chiese locali possono vantare quattro Congregazioni indigene che continuano la loro nobile tradizione. Certamente questo è un segno del favore divino e una causa di grande gioia per la Chiesa intera.

Infine, miei cari fratelli, voi avete espresso il desiderio che la Chiesa nello Zimbabwe fosse realmente cattolica e realmente africana. E' mia fervida preghiera che possa essere davvero così. Ripeto a questo proposito ciò che ho detto nel corso della mia visita pastorale in Nigeria: "La Chiesa rispetta realmente la cultura di ciascun popolo. Nell'offrire il messaggio del Vangelo, la Chiesa non intende distruggere o abolire ciò che è buono e bello. Infatti essa riconosce molti valori culturali e, mediante il potere del Vangelo, purifica e include nel culto cristiano alcuni elementi delle consuetudini di un popolo. La Chiesa viene a portare Cristo; non viene a portare la cultura di un'altra razza.

L'evangelizzazione ha come scopo quello di penetrare ed elevare la cultura mediante la potenza del Vangelo".

Vi incoraggio ad incarnare il divino messaggio del Vangelo nelle consuetudini e nella cultura del vostro popolo. A volte ciò richiederà grandi qualità di discernimento, prudenza e pazienza da parte vostra. Ma noi sappiamo che Cristo è il centro di tutta la storia umana ed ogni cultura umana trova in lui il suo compimento e perfezione. Siate pronti ad accettare tutto ciò che è compatibile con il Vangelo e ad offrirlo al vostro popolo come una opportunità di crescita nella santità.

Cerchiamo di renderci conto inoltre del fatto che il cammino alla santità include la via della Croce. Non c'è crescita genuina in Cristo, né trasformazione interiore, che sino ad un certo punto non richieda fatica e abnegazione. Gesù stesso lo ha puntualizzato quando ha detto: "Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Jn 15,20). Se noi desideriamo prendere parte alla sua gloria, dobbiamo essere disposti ad unirci a lui nella Passione.

Con questo pensiero nel cuore, siamo spinti ad avere più piena fiducia nella potenza della preghiera. Vi chiedo di incoraggiare il vostro popolo a trovare frequenti opportunità di preghiera e di cercare nella preghiera la forza necessaria per affrontare la vita quotidiana. Facendo questo, in quanto Vescovi, cerchiamo di essere i primi servitori della preghiera implorando continuamente dal Signore la grazia della fedeltà, della perseveranza e della saggezza. E non dimentichiamo la potente intercessione di Maria, Madre di Cristo e Madre di tutti coloro che sono in Cristo. Ella ha conosciuto una profonda intimità con suo Figlio ed ha fatto esperienza della gioia di abbandonare la sua vita alla volontà del Padre. Che Ella sia per voi di esempio e di guida.

Dal profondo del mio cuore vi auguro pace in nostro Signore Gesù Cristo.

Invoco su di voi la sua grazia e il suo favore nel vostro sacro ministero e vi imparto di cuore la mia apostolica benedizione, come anche ai vostri sacerdoti, religiosi e laici.




1982-06-18 Data estesa: Venerdi 18 Giugno 1982




Lettera alle Carmelitane Scalze

Titolo: Il mondo di oggi ha urgente necessità dei valori della vita contemplativa

Testo:

Alle carissime sorelle, Monache Scalze dell'Ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo in occasione del IV Centenario della morte di santa Teresa di Gesù.


1. Con vivissima gioia e con particolare effusione di affetto mi rivolgo a voi, Carmelitane Scalze, nella circostanza del IV Centenario del beato transito di santa Teresa di Gesù, vostra Fondatrice e Dottore della Chiesa, avvenuto ad Alba de Tormes il 15 ottobre dell'anno 1582, alla cui solenne celebrazione voi, sue figlie, e i Padri Carmelitani Scalzi avete voluto prepararvi, dedicando un intero anno al ricordo ed al culto della venerata Madre.

Fin dall'inizio di questo "anno teresiano" ho voluto incoraggiare gli intendimenti ed i propositi dei figli e delle figlie della grande Santa; e a tal fine ho indirizzato al reverendissimo Padre Felipe Sainz de Baranda, Preposito Generale, e, per suo tramite, a tutto l'Ordine, l'epistola "Virtutis Exemplum et Magistra" in data 14 ottobre 1981 ("Insegnamenti", IV, 2 [1981] 419ss).

Oggi è a voi, figlie di santa Teresa, che voglio rivolgermi direttamente perché voi siete il primo frutto della sua sollecitudine materna e della sua opera di Riformatrice, e quindi siete sommamente interessate a cogliere in abbondanza i frutti spirituali di questo Centenario. Inoltre, con questa mia Lettera, intendo corrispondere alle numerose testimonianze di ubbidienza e di fedeltà al vostro carisma contemplativo, come pure alle generose offerte di preghiere e di sacrifici per il mio ministero di Pastore universale, che continuano a giungermi, specialmente in quest'anno giubilare, da parte dei Carmeli sparsi per il mondo.


2. In questa occasione, dunque, per voi tanto significativa, desidero esprimervi la mia sentita gratitudine ed insieme rivolgervi una parola di vivo incoraggiamento.

Si, desidero anzitutto ringraziarvi, perché mi è noto quanto voi fate per la gloria di Dio, per la Chiesa e per il mondo, mediante la vostra vita di preghiera e di sacrificio. A questo proposito, mi piace ricordare le parole della vostra santa Madre, la quale, riferendosi alle anime da salvare, così si rivolgeva alle sue figlie: "E' per questa opera che egli - il Signore - vi ha radunate qui; è questa la vostra vocazione, queste le vostre incombenze, questo dev'essere l'oggetto dei vostri desideri, il motivo delle vostre lacrime, il fine delle vostre preghiere" (Santa Teresa di Gesù, "Cammino", I,5). E con espressioni quanto mai attuali, aggiungeva: "il mondo è in fuoco! Si vorrebbe, per così dire, condannare di nuovo Gesù Cristo, poiché lo si carica di tante calunnie! Si vorrebbe farla finita con la sua Chiesa" (I,5). Quindi, per lei lo scopo della Riforma e delle Fondazioni fu anzitutto quello di procurare la gloria di Dio ed il "bene della sua Chiesa" ("Cammino", III,6).

Quanto le figlie di santa Teresa, in quattro secoli di storia, hanno fatto per questo "bene", è noto solo al Signore. Tuttavia, scorrendo le cronache dei vostri Monasteri, riguardando i luminosi esempi di santità offerti in passato - per tutti sia indicativo quello di santa Teresa di Gesù Bambino, celeste Patrona delle Missioni - nonché i presenti attestati di evangelica perfezione offerti dalle vostre Famiglie religiose, è consentito intravvedere qualche cosa di tale misteriosa fecondità nella Chiesa e per la Chiesa.

Non posso quindi fare a meno di esprimervi, a nome di Cristo e della Chiesa, la mia gratitudine per quanto voi, figlie di tanta Madre, avete compiuto e continuate a compiere per la salvezza delle anime e per l'estensione del Regno di Dio.


3. Insieme con queste espressioni di doverosa riconoscenza voglio indirizzarvi un fervido incoraggiamento a proseguire sempre più consapevolmente e fruttuosamente sulla via tracciata dalla Santa, per dare alla Chiesa e al mondo ciò che attendono da voi.

Il Concilio Vaticano II ha ribadito la legittimità, nella Chiesa, di Istituti i quali - come il vostro - sono "interamente dediti alla contemplazione, tanto che i loro membri si occupano solo di Dio nella solitudine e nel silenzio, in continua preghiera ed intensa penitenza..."; ne ha riaffermato l'utilità per la stessa Chiesa, alla quale "danno incremento con una misteriosa fecondità apostolica", così da costituire per essa "una gloria ed una sorgente di grazie celesti". E in pari tempo ha indicato le condizioni fondamentali di questa fecondità, raccomandando che il lavoro di aggiornamento di tali Istituti sia fatto "nel rispetto della loro separazione dal mondo e degli esercizi propri della vita contemplativa" (cfr. PC 7).


4. Ora, vi è facile ritrovare in questi orientamenti conciliari l'insegnamento e le direttive della vostra santa Madre. Non è forse per realizzare una vita "integralmente ordinata alla contemplazione", che ella intraprese la sua Riforma? Aveva, infatti, accolto pienamente l'appello imperativo del Signore: "Ormai non voglio più che tu conversi con gli uomini, ma con gli angeli" (Santa Teresa di Gesù, "Vita", XXIV,5), ed aveva meditato a lungo sull'esempio di Gesù il quale "ci insegna a pregare nella solitudine" ("Cammino", XXIV,4), per cui la Santa raccomandava alle sue figlie: "Dobbiamo separarci da tutto per avvicinarci interiormente a Dio" ("Cammino", XXIX,5).

Meglio di ogni altro, la vostra Fondatrice sapeva che tale solitudine è soltanto un mezzo, ed al riguardo si esprimeva così: "Sarebbe proprio una disgrazia se noi potessimo fare orazione soltanto nei cantucci della solitudine" (Santa Teresa di Gesù, "Fondazioni", V,16). Ma, in pari tempo, conosceva per esperiemza l'importanza di questo mezzo e le era ben noto che il deserto è il luogo per eccellenza dell'incontro col Signore, come dice la Sacra Scrittura: "perciò la attirero a me, la condurro nel deserto e parlero al suo cuore" (Os 2,16). Da qui deriva la sua insistenza continua sull'osservanza della clausura, mezzo concreto per attuare questa solitudine contemplativa; osservanza per la quale anch'io, rivolgendomi ai partecipanti alla Sessione Plenaria della Sacra Congregazione per i Religiosi e per gli Istituti Secolari, nel mese di marzo 1980, ho vivamente raccomandato "un giusto rigore" (AAS 72 [1980] 211).

Ed insieme con la clausura e con i segni esterni che la concretizzano la santa Madre raccornandava con vigore tutti gli altri mezzi, che assicurano la separazione dal mondo, tra i quali eccelle il silenzio che "facilita altamente l'orazione, fondamento del Monastero" (cfr. "Cammino", IV,9).


5. Per quanto riguarda, poi, "l'intensa penitenza", indicata dal Concilio quale caratteristica - insieme con la preghiera - della vita integralmente contemplativa, più ancora delle sue esortazioni, sono la vita e le Costituzioni di santa Teresa che ve ne dicono l'importanza, anzi la necessità assoluta. perciò non sarebbe certamente conforme al Concilio né al carisma della vostra santa Madre, un aggiornamento che portasse ad una minore penitenza, ossia ad un sacrificio di voi stesse meno generoso, meno lieto, meno totale.

Infatti, la fedeltà alla pratica della penitenza favorisce anche l'esercizio della carità fraterna, il distacco da tutto e l'umiltà autentica, che rimangono i tre cardini del cammino di perfezione (cfr. "Cammino", IV,4), ed in pari tempo rientra in quella nota caratteristica ed essenziale dell'esperienza carmelitana, che san Giovanni della Croce, intrepido cooperatore di santa Teresa nella riforma del vostro Ordine, ha magistralmente espresso nell'assoluto del "todo-nada".

Non dubito che le Carmelitane di oggi, non meno di quelle di ieri, tendano gioiosamente al traguardo di questo assoluto, per rispondere adeguatamente alle istanze profonde che scaturiscono da un amore totale per Cristo e da una dedizione senza riserve alla missione della Chiesa.


6. In questo cammino vi sia di aiuto e di guida la Vergine santissima, modello incomparabile per tutte le anime di vita contemplativa e particolarmente per voi, figlie di un Ordine, il quale, fin dalle origini, si configuro "tutto di Maria", secondo il detto dei vostri Padri nel Medio Evo: "Totus marianus est Carmelus".

Nel suo intento di riportare l'Ordine al fervore primitivo, la vostra santa Madre volle adoperarsi soltanto "per il servizio del Signore e per l'onore dell'abito della sua gloriosa Genitrice" ("Vita", XXXIV,6) e, nel fondare il Convento di san Giuseppe di Avila, il suo desiderio più vivo fu "che si osservasse la Regola di nostra Signora ed Imperatrice con la perfezione delle origini" ("Cammino", III,5). Il Signore stesso la conforto in questo senso quando, terminata questa fondazione, la "ringrazio di ciò che aveva fatto per la sua santa Madre" ("Cammino", III,24).

Numerose altre circostanze della sua vita testimoniano quanto il carisma di Teresa di Gesù sia sotto il segno di Maria. Da lei, nell'anno 1562, la grande Santa ricevette, per così dire, l'investitura di riformatrice (cfr. "Vita", XXXIII,14), e nelle sue mani rinnovo una volta la propria professione (Santa Teresa di Gesù, "Relazioni", 48). Non fa quindi meraviglia sentire santa Teresa chiamare ripetutamente le sue monache "figlie della Vergine" ("Vita", XXXII,11.14; XXXVI, 6.24.28; "Cammino", XIII,3; "Mansioni" III, 1,3; "Fondazioni", XIX,5; XXIX,23) ed esortarle con queste parole: "Poiché avete una Madre tanto buona, imitatela e considerate la grandezza di questa Signora ed il bene che è per voi averla come patrona" ("Mansioni" III, 1,3).

Meditando, alla sequela della vostra Riformatrice il mistero di Maria, il cui Cuore è nella sua unione intima con Cristo, sorgente di vita per la Chiesa (cfr. RH 22), voi vi inoltrerete più profondamente nella luce radiosa della vostra vocazione, delle sue esigenze di solitudine, di silenzio, di sacrificio totale, convincendovi, in pari tempo, della sua segreta fecondità, la quale vi apparirà tanto più urgente, in quanto oggi, ancora più che quattro secoli fa, "il mondo è in fuoco" e grandi sono i pericoli che lo minacciano.


7. Carissime figlie di santa Teresa e della Vergine del Monte Carmelo, nel ringraziarvi ancora una volta per quanto compite per la Chiesa, in particolare per i suoi Vescovi, sacerdoti e missionari, di cui siete ausiliatrici nascoste, silenziose, rna necessarie, vi esorto a vivere sempre piu generosamente questa dimensione della vostra vocazione. L'"Anno teresiano" giovi ad approfondire nei vostri animi la retta comprensione della fedeltà al carisma della vostra santa Madre e vi propizi le grazie indispensabili per attuare una dedizione sempre maggiore.

In pegno di esse, e quale segno di particolare benevolenza, imparto a tutte voi la mia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, il 31 maggio, festa della Visitazione di Maria santissima, dell'anno 1982, quarto del pontificato.






1982-06-19 Data estesa: Sabato 19 Giugno 1982




Ad un gruppo di giovani corsisti dell'IRI - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nel promuovere lo sviluppo dei vostri paesi date sempre il primato ai valori spirituali

Testo:

Egregi Signori.


1. Sono lieto di accogliere e di salutare voi, partecipanti al XX Corso di perfezionamento alle funzioni tecniche e direttive aziendali, promosso dall'Istituto per la Ricostruzione Industriale. Vi ringrazio per questa visita che, come è ormai tradizione, avete voluto compiere, prima di lasciare l'Italia e fare ritorno alle vostre rispettive nazioni per portarvi il contributo delle vostre energie giovanili, delle vostre capacità di impegno e delle nozioni tecniche più moderne, necessarie allo sviluppo economico e sociale delle vostre comunità nazionali.


2. Desidero anzitutto confermare il mio apprezzamento, già espresso due anni or sono, per la provvida e benemerita iniziativa dell'IRI, qui rappresentato dal Presidente, dottor Pietro Sette, a cui va il mio ringraziamento anche per le cordiali espressioni che ha voluto rivolgermi. Tale iniziativa, la quale ormai da venti anni va incontro alle necessità di tanti giovani provenienti da Paesi in via di industrializzazione e desiderosi di perfezionarsi tecnicamente, è una concreta dimostrazione di un generoso sforzo, inteso a promuovere quella solidarietà tra i popoli, che la Chiesa non cessa di proclamare, e che ho ribadito nel mio recente intervento presso l'Organizzazione Internazionale del Lavoro a Ginevra, facendo appello ad "una nuova coscienza mondiale" e mettendo in risalto che "il bene comune mondiale richiede una nuova solidarietà senza frontiere" (cfr. "L'Osservatore Romano", 17 giugno 1982). Per queste ragioni non posso non esprimere incoraggiamento a codesto esperimento dell'IRI, in cui vedo tradotta in realtà una delle sollecitudini della Chiesa nei confronti dei popoli bisognosi di specifico addestramento professionale in alcuni settori dell'attività industriale ed aziendale.


3. A voi giovani dico che la vostra presenza mi fa molto piacere, anche perché richiama alla mia mente i vari continenti da cui provenite e, in particolare, alcuni Paesi che ho avuto la sorte di visitare nei miei viaggi apostolici: la Nigeria e lo Zaire; il Brasile, il Messico, l'Argentina e la Repubblica Dominicana; le Filippine, il Pakistan e la Turchia. Ci sono poi, tra voi, rappresentanti di altri Paesi che non ho ancora visitato, ma che porto ugualmente nel cuore.

Al termine del vostro Corso di specializzazione, vi auguro che possiate portare dal vostro soggiorno in Italia non solo quel necessario perfezionamento tecnico e professionale, da cui tanto si aspettano i vostri connazionali, ma anche una concezione più ampia del valore della vita umana e dei diritti fondamentali dell'uomo, immagine di Dio e centro dell'universo. Alla luce anche di questa esperienza, date prova nei vostri futuri ambienti di lavoro e nelle vostre famiglie di essere uomini più saggi e più maturi e di saper condurre una vita onesta, coerente e laboriosa; date il primato ai valori spirituali, amando e rispettando Dio e il prossimo; fatevi portatori e realizzatori di un messaggio di fraternità e di pace tra gli uomini, vostri fratelli, superando le barriere delle disuguaglianze e discriminazioni sociali, economiche ed ambientali, e non lasciandovi mai intimorire dalle difficoltà, né scoraggiare dalla grandezza dei compiti che vi attendono. Vi guidi sempre la coscienza della vostra preparazione, un amore disinteressato verso i vostri connazionali, il desiderio di giovare alla loro vita ed il proposito di servirli e di rendervi loro utili.

Con questi pensieri e con questi voti, volentieri imparto a voi, ai Dirigenti e Docenti dell'IRI, alle vostre rispettive famiglie e nazioni la mia benedizione.




1982-06-19 Data estesa: Sabato 19 Giugno 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Il congedo all'aeroporto di Cointrin - Ginevra (Svizzera)