GPII 1982 Insegnamenti - Il messaggio per la XVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali

Il messaggio per la XVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali

Titolo: Le comunicazioni sociali e i problemi degli anziani

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo.

Da sedici anni ormai la Chiesa cattolica celebra una speciale "Giornata", nella quale i fedeli sono invitati a riflettere sui loro doveri di preghiera e di impegno personale nell'importante settore delle comunicazioni sociali, rispondendo con ciò ad una precisa indicazione conciliare (cfr. IM 18); e ogni anno è stato assegnato a tale Giornata un tema specifico, al quale i fedeli sono invitati a rivolgere la loro attenzione e insieme "le proprie preghiere e le proprie offerte" (IM 18). Nella linea di questa tradizione, ho voluto che quest'anno la Giornata fosse dedicata agli Anziani, accogliendo volentieri il tema che l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha preso in considerazione per il 1982.


1. I problemi degli anziani si presentano oggi con dimensioni e caratteristiche notevolmente diverse rispetto ai tempi passati. Nuovo è, innanzitutto, il problema connesso con l'elevato numero degli anziani stessi, incrementato, nei Paesi ad alto livello di vita, dai continui progressi della medicina e delle misure igienico-sanitarie, dalle migliorate condizioni di lavoro e dall'accrescimento generale del benessere.

Nuovi sono, poi, alcuni fattori propri della moderna società industriale e post-industriale, ed in primo luogo la struttura della famiglia che, da patriarcale che era nella società contadina, si è ridottai n generale ad un piccolo nucleo. Essa è inoltre spesso isolata e instabile, quando non addirittura disgregata. A ciò hanno contribuito, e contribuiscono diverse componenti, quali l'esodo dalle campagne e la corsa verso gli agglomerati urbani, a cui si sono aggiunte, ai nostri giorni, la ricerca talvolta smodata del benessere, e la corsa verso il consumismo. In tale contesto molte volte gli anziani finiscono per diventare un ingombro.

Di qui, alcuni gravi incomodi che troppo spesso pesano sugli anziani: dall'indigenza più cruda, soprattutto nei Paesi ancora privi di ogni previdenza sociale per la vecchiaia, all'inazione forzata dei pensionati, specie se provenienti dall'industria o dal settore terziario; all'amara solitudine di quanti si ritrovano privi di amicizie e di vero affetto familiare. Con l'aumentare degli anni, col declinare delle forze e col sopraggiungere di qualche debilitante malattia, si fanno così sentire, in modo sempre più grave, la fragilità fisica e, soprattutto, il peso della vita.


2. Questi problemi della terza età non possono trovare una soluzione adeguata, se non sono sentiti e vissuti da tutti come realtà appartenenti alla intera umanità, la quale è chiamata ad avvalorare le persone anziane a motivo della dignità di ogni uomo e del significato della vita, che "è un dono, sempre".

La Sacra Scrittura, che parla frequentemente degli anziani, considera la vecchiaia un dono che si rinnova e che deve essere vissuto ogni giorno nell'apertura a Dio e al prossimo.

Già nell'Antico Testamento l'anziano è considerato innanzitutto come un maestro di vita: "Come s'addice la sapienza ai vecchi, ...! / Corona dei vecchi è un'esperienza molteplice; / loro vanto è il timore del Signore" (Si 25,6).

Inoltre, l'anziano ha un altro importante compito: trasmettere la Parola di Dio alle nuove generazioni: "Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, / i nostri padri ci hanno raccontato / l'opera che hai compiuto ai loro giorni" (Ps 44,2).

Annunciando ai giovani la propria fede in Dio, egli conserva una fecondità di spirito, che non tramonta col declinare delle forze fisiche: "Nella vecchiaia daranno ancora frutti, / saranno vegeti e rigogliosi, / per annunziare quanto è retto il Signore" (Ps 92 [91],15-16)). A questi compiti degli anziani, corrispondono i doveri dei giovani, e cioè il dovere di ascoltarli: "Non trascurare i discorsi dei vecchi" (Si 8,9), "Interroga tuo padre e te lo farà sapere, / i tuoi vecchi e te lo diranno" (Dt 32,7); e quello di assisterli: "Soccorri tuo padre nella vecchiaia, / non contristarlo durante la sua vita. / Anche se perdesse il senno, compatiscilo / e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore" (Si 3,12-13).

Non meno ricco è l'insegnamento del Nuovo Testamento, dove san Paolo presenta l'ideale di vita degli anziani con consigli "evangelici" molto concreti sulla sobrietà, dignità, assennatezza, saldezza nella fede, nell'amore e nella pazienza (cfr. Tt 2,2). Esempio molto significativo è quello del vecchio Simeone, vissuto nell'attesa e nella speranza dell'incontro col Messia, e per il quale il Cristo diventa la pienezza della vita e la speranza del futuro per sé e per tutti gli uomini. Preparatosi con fede ed umiltà, sa riconoscere il Signore e canta conentusiasmo non un addio alla vita, ma un inno di grazie al Salvatore del mondo, sulle soglie dell'eternità (cfr. Lc 2,25-32).


3. Proprio perché la terza età è un momento della vita che va realizzato con impegno e amore, bisogna che si dia adeguato rilievo e aiuto a tutti quei "Movimenti", che aiutano gli anziani ad uscire da un atteggiamento di sfiducia, di solitudine e di rassegnazione, per farne dispensatori di saggezza, testimoni di speranza e operatori di carità.

Il primo ambiente, nel quale si deve svolgere l'azione degli anziani, è la famiglia. La loro saggezza e la loro esperienza è un tesoro per i giovani sposi, che, nelle loro prime difficoltà di vita matrimoniale, possono trovare negli anziani genitori i confidenti con cui aprirsi e consigliarsi, mentre nell'esempio e nelle cure affettuose dei nonni i nipoti trovano un compenso alle assenze, oggi tanto frequenti, per vari motivi, dei genitori.

Non basta: nella stessa società civile, che al consiglio delle persone mature ha sempre affidato la stabilità degli ordinamenti sociali, pur nel progresso delle necessarie riforme, gli anziani possono ancora oggi rappresentare l'elemento equilibratore per la costruzione di una convivenza, che avanzi e si rinnovi, non attraverso rovinose esperienze, ma con prudenti e graduali sviluppi.


4. In favore degli anziani, gli operatori della comunicazione sociale hanno una missione da compiere quanto mai importante, direi anzi insostituibile. Proprio gli strumenti della comunicazione sociale, infatti, con l'universalità del loro raggio d'azione e l'incisività del loro messaggio, possono con rapidità ed eloquenza richiamare l'attenzione e la riflessione di tutti sugli anziani e sulle loro condizioni di vita. Solo una società consapevole, salutarmente scossa e mobilitata, potrà procedere alla ricerca di indirizzi e soluzioni, che rispondano efficacemente ai nuovi bisogni.

Gli operatori della comunicazione sociale possono, poi, contribuire grandemente a demolire alcune unilaterali impressioni della gioventù, ridando all'età matura e alla vecchiaia il senso della propria utilità, ed offrendo alla società modelli di pensiero e gerarchie di valori che rivalutino la persona dell'anziano. Essi, inoltre, hanno la possibilità di ricordare opportunamente alla pubblica opinione che, accanto al problema del "giusto salario", esiste anche il problema della "giusta pensione", che non fa meno parte della "giustizia sociale".

Infatti, i moderni schemi culturali, che spesso esaltano unilateralmente la produttività economica, l'efficienza, la bellezza e la forza fisica, il benessere personale, possono indurre a considerare le persone anziane scomode, superflue, inutili e quindi ad emarginarle dalla vita familiare e sociale. Un attento esame in questo settore rivela che parte della responsabilità di tale situazione ricade su alcuni orientamenti dei mass-media: se è vero che gli strumenti della comunicazione sociale sono riflesso della società in cui operano, non è meno vero che essi contribuiscono anche a modellarla, e che non possono quindi esimersi dalle proprie responsabilità in questo campo.

Gli operatori sono particolarmente qualificati per diffondere quella visione genuinamente umana, e pertanto anche cristiana, dell'anziano, sopra indicata: l'anzianità come dono di Dio per l'individuo, per la famiglia e per la società. Autori, scrittori, registi, attori, mediante le meravigliose vie dell'arte, possono riuscire a rendere tale visione comprensibile ed attraente.

Tutti conosciamo il successo che essi hanno riportato in altre campagne, condotte con abilità e perseveranza.


5. Questi umani e cristiani orientamenti, diffusi dai mass-media, aiuteranno gli anziani a guardare a questo periodo della vita con serenità e realismo; a porre, per quanto possibile, le loro energie intellettuali, morali e fisiche, a beneficio degli altri, affiancando iniziative di carattere umanitario, educativo, sociale e religioso; a riempire i loro lunghi silenzi mediante la cultura e nel colloquio con Dio. I figli si renderanno conto che l'ambiente ideale per gli anzianiè quello della famiglia, come coabitazione non tanto fisica, quanto affettiva, che li fa sentire sinceramente accettati, amati e sostenuti. La società civile sarà stimolata ad adottare adeguati sistemi previdenziali e forme di assistenza, che tengano conto non soltanto delle necessità fisiche e materiali, ma anche di quelle psicologiche e spirituali, in modo da integrare permanentemente gli anziani e da consentire loro una vita piena. Persone generose percepiranno la chiamata a dare tempo ed energie al servizio di questa causa, avendo scorto nel fratello bisognoso Cristo stesso.

Oltre a questa benefica azione di animazione, gli operatori della comunicazione sociale, consapevoli del fatto che gli anziani costituiscono proporzioni numerose e stabili del loro pubblico, specialmente di radio-telespettatori e di lettori, cureranno che vi siano anche programmi e pubblicazioni particolarmente adatti per loro, così da offrire loro non solo uno svago distensivo e ricreativo, ma anche un aiuto per quella formazione permanente, che è richiesta a qualunque età. Particolare gratitudine tali operatori otterranno poi soprattutto da parte degli impediti ed ammalati, consentendo loro di partecipare col Popolo di Dio alle azioni liturgiche e agli avvenimenti della Chiesa. In tali trasmissioni occorrerà naturalmente tener conto delle esigenze e sensibilità speciali dell'anziano, evitando novità sconcertanti e rispettando il senso del sacro, che l'anziano possiede in alto grado e che nella Chiesa costituisce un bene da conservare.


6. In questa Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, consacrata ai loro problemi, gli anziani siano i primi ad offrire al Signore le loro preghiere e i loro sacrifici, affinché nel mondo si sviluppi la visione cristiana dell'età avanzata.

Quanti godono dell'incanto dell'infanzia, del vigore della giovinezza e dell'efficienza dell'età media, guardino con rispetto, gratitudine e amore a coloro che li precedono.

Gli operatori della comunicazione sociale siano lieti di porre le loro meravigliose risorse al servizio di questa causa tanto nobile e tanto meritoria.

Voglia il Signore benedire e sostenere tutti nei loro propositi.

Con questo augurio sono lieto di impartire a tutti coloro che lavorano nel campo delle comunicazioni sociali, a quanti responsabilmente si valgono dei loro servizi ed in special modo alle persone anziane, la mia apostolica benedizione, propiziatrice di copiosi doni di serena letizia e di spirituale progresso.

Dal Vaticano, il 10 maggio dell'anno 1982, quarto di pontificato.




1982-05-10 Data estesa: Lunedi 10 Maggio 1982




Lettera al Cardinale Höffner - Colonia (Germania)

Titolo: Per i 150 anni di "Missio"

Testo:

Al mio venerabile Fratello Giuseppe cardinale Höffner, Arcivescovo di Colonia e Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca 150 anni fa i laici cattolici hanno fondato nella città di Aachen (Aquisgrana) l'opera missionaria che oggi si chiama MISSIO e gode di riconoscimento in tutto il mondo. In quel tempo essi seguirono l'esempio della francese Pauline Jaricot, che aveva capito chiaramente e con alto senso di responsabilità che la chiesa per l'annuncio della buona novella in tutto il mondo non aveva soltanto bisogno di messaggeri della fede, ma anche di mezzi finanziari.

Per questo ella aveva incominciato a raccogliere attorno a sé dei laici, che si impegnavano regolarmente a donare una piccolo contributo per finanziare il lavoro nelle missioni. In tal modo, molto prima che sorgessero le attuali iniziative di aiuto al Terzo Mondo, si creo un grande fondo di solidrietà mediante molte piccole elemosine.

Il medico di Aquisgrana, dottor Heinrich Hahn, fu affascinato da questa idea e per parte sua fece tutto il possibile perché l'opera fosse introdotta non solo nella sua città natale, ma anche in tutte le diocesi tedesche, mentre alcuni cittadini di Monaco la costruivano nell'allora Regno di Baviera. Questa coraggiosa iniziativa non didede soltanto nuovi impulsi all'annuncio della fede, ma rese anche possibile ai missionari di creare numerosi centri di formazione, ospedali e altri progetti sociali ed ecclesiali in America Latina, in Africa e in Asia. E' difficile misurare quali mezzi finanziari siano stati forniti da questa opera missionaria a partire dalla sua fondazione 150 anni fa. Incalcolabile è ciò che per suo tramite è stato possibile compiere e realizzare nei paesi di missione.

Alla centrale aquisgranese della MISSIO spetta il merito di aver capito fin dai primi tempi l'importanza della formazione di forze indigene che potessero guidare la chiesa nei paesi di missione. A tale scopo furono messi a disposizione notevoli mezzi. Col loro aiuto si poterono costuire seminari per i sacerdoti diocesani e assicurare sussidi per la formazione dei candidati al sacerdozio.

Nello stesso tempo numerose suore indigene poterono ricevere una formazione qualificata. Una particolare menzione e riconoscimento merita l'azione condotta a favore dei catechisti con grande spirito di sacrificio da parte dei fedeli.

Quest'opera missionaria, fondata da laici, fu posta dal mio predecessore Pio XI sotto la diretta guida della Santa Sede a causa della sua importanza per la chiesa universale. Tuttavia è rimasta un'opera dei cattolici tedeschi. Pertanto vorrei esprimere a Lei, venerato signor Cardinale, all'intero episcopato tedesco e a tutti i cattolici tedeschi i miei più cordiali auguri e felicitazioni per il giubileo dei 150 anni della MISSIO e nello stesso tempo vorrei ringraziare di cuore per tutto quello che da allora mediante questa opera è stato fatto a vantaggio della chiesa universale. Parimenti La prego di assicurare anche in futuro alla MISSIO il Suo particolare sostegno.

Infine oggi, nonostante tutto il progresso tecnico, in molte parti viene posta con grande urgenza la domanda circa il senso ultimo dell'esistenza umana, e solo il Vangelo ha la giusta risposta a questo interrogativo. perciò oggi si manifesta nuovamente maggior comprensione per la necessità permanente della evangelizzazione, che rimane indispensabile anche là dove i problemi economici e sociali sembrano essere ampiamente risolti. Come un tempo anche ora la missione è un dovere fondamentale del popolo di Dio e un compito essenziale della Chiesa intera: sino alla fine dei tempi non perderà nulla della sua attualità.

Nel nome di Gesù Cristo, il padrone della messe, impartisco con profonda riconoscenza alla Chiesa cattolica del Suo Paese, soprattutto alla direzione ed ai collaboratori della MISSIO, come pure a tutti i generosi donatori, ai missionari tedeschi ed ai loro aiutanti in tutto in mondo, l'apostolica benedizione.

Dal Vaticano, 10 maggio 1982.


GIOVANNI PAOLO II [Traduzione dal tedesco]




1982-05-10 Data estesa: Lunedi 10 Maggio 1982




L'arrivo in Portogallo, all'areoporto - Lisbona (Portogallo)

Titolo: Rendo omaggio alle tradizioni cristiane di questa terra benedetta

Testo:

Eccellentissimo signor Presidente della Repubblica, signor Cardinale Patriarca e signori Arcivescovi e Vescovi, Signore e Signori, carissimi amici del Portogallo.


1. Ringrazio Iddio e ringrazio tutti per la gran gioia che sento oggi nel posare il piede sul suolo portoghese. Ringrazio personalmente Vostra Eccellenza, signor Presidente della Repubblica, per la sua deferente presenza, e nel rappresentare l'ospitale e onorato popolo di questa nobile "Terra di santa Maria", al quale, per mezzo di Vostra Eccellenza, indirizzo questo mio primo messaggio.

Sia lodato nostro Signore Gesù Cristo.

Con queste parole, di riconciliazione e di pace per il rinnovarsi dei cuori e degli spiriti nell'amore, inauguravo il mio ministero di Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale; con esse voglio salutarvi all'inizio di questo mio pellegrinaggio in Portogallo. Come saluto simbolico ho appena baciato il suolo patrio del Portogalio. E' un gesto semplice che ripeto, ma denso di significato, e provoca in me una emozione sempre nuova, con un principio costante, l'unico amore per Gesù Cristo, ma ben diversa per i nuovi amici che incontro. Per prima cosa, da parte mia, questo gesto significa amicizia, per l'amicizia, dalla quale mi sento circondato e che mi detta un sentito "molte grazie". Molte grazie a voi tutti! Desidererei che questo ringraziamento fosse accolto da tutti quelli che, con cariche diverse, rappresentano il Portogallo e si impegnarono per rendere possibile questo mio viaggio, invitandomi e lavorando alla sua organizzazione; in particolare dagli uomini della Chiesa, miei fratelli nell'Episcopato, che sono qui venuti a darmi il benvenuto in nome della Chiesa di questo Paese che amo molto.


2. Sono in Portogallo, per realizzare un sogno da molto accarezzato, come uomo di Chiesa e desideroso di conoscere direttamenie Fatima. Sono qui per raccogliere gli amabili inviti dei miei fratelli Vescovi, di Sua Eccellenza il signor Presidente della Repubblica e dei molti portoghesi che manifestarono un tale desiderio: in un gran numero di lettere che ho ricevuto, in questi ultimi tempi, e dalla viva voce; sono qui oggi, grazie a Dio "ricco di misericordia". Questo mio pellegrinaggio ha un motivo dominante: Fatima; seguiro dopo un itinerario mariano, per Vila Vicosa, Sameiro e "Cidade da Virgem". In direzione di Fatima o nel ritorno da Fatima, porto nel cuore il cantico delle azioni di grazia di nostra Signora, per avermi Dio salvato la vita, nell'attentato sofferto, il tredici maggio dell'anno passato; e in attitudine di adorazione ripeto: "La mia anima glorifica il Signore e il mio spirito si rallegra in Dio, mio Salvatore" (Lc 1,47).

In visita pastorale, desidererei, insieme ai miei fratelli Vescovi e confermandoli, animare la Comunità; e, con umiltà e semplicità, comunicare Cristo e annunciare il suo messaggio e proclamare la "dimensione umana" del mistero della Redenzione, nel quale l'uomo può trovare la grandezza, la dignità e il valore proprio della sua umanità.

Così, Pastore con i propri Pastori e pellegrino con la Chiesa pellegrina in Portogallo, sento in questo momento la necessità di esprimere il più alto apprezzamento e rendere omaggio alle tradizioni cristiane di questa terra benedetta, piccola patria di un grande popolo, orgoglioso delle sue audaci imprese storiche, con sapore di avventura. Queste circostanze e occasioni furono provvidenziali per i figli di questa Nazione che trasmisero la fede, ricevuta fin dalla culla, in imprese di evangelizzazione, che non solo il mondo cattolico riconosce ed ammira con gratitudine: dalle foreste dell'Amazzonia fino alle fredde plaghe giapponesi, passando per l'Africa e per le Indie, il nome di Cristo fu annunciato dai generosi missionari portoghesi.


3. Ma non potendo evangelizzare se non si è evangelizzati, qui rendo omaggio alla viva e dinamica Chiesa, che si identifica con la maggioranza della popolazione portoghese, e che, durante i secoli, con fedeltà al Redentore dell'uomo - qui venerato soprattutto nei suoi misteri della Passione e della Eucaristia - con devozione a nostra Signora, che sarà proclamata Regina e Patrona del Portogallo, e in adesione alla Sede Apostolica di Roma, seppe mantenere la sua opzione per Cristo, dando al mondo santi dell'importanza di un sant'Antonio di Lisbona; rendo anche omaggio a questo Santo universale, in questo anno di commemorazioni antoniane.

Salve Portogallo, di gente onorata, generosa, paziente, laboriosa e piena di dignità, terra di Martiri, Santi e servitori eroici del Vangelo di Cristo. L'evocazione sommaria e l'omaggio al tuo passato, si fondono in me, in questa ora di gioia, con una visione di speranza per il tuo presente, del quale parleremo nel corso di queste giornate, e del tuo futuro che desidero ardentemente prospero, pacifico e felice per tutti i tuoi figli, dal Minho all'Algarve, dalle altre regioni insulari, o dove si trovino; per gli emigranti sparsi per il mondo e per quelli che tornati in patria cercano di riorganizzare la loro vita, infine, a tutti senza eccezione vanno i miei migliori voti di felicità. Confido questi voti sin d'ora in preghiera a nostra Signora di Fatima, Madre di Dio, Madre della Chiesa e dei popoli, sotto la cui protezione colloco la mia visita in Portogallo, invocando sopra questa diletta Nazione la benedizione di Dio Onnipotente e misericordioso.




1982-05-12 Data estesa: Mercoledi 12 Maggio 1982




L'incontro con il laicato cattolico nella Cattedrale - Lisbona (Portogallo)

Titolo: Voi dovete rendere presente la Chiesa in tutti i settori dell'attività umana

Testo:

Sia lodato Gesù Cristo! Molte grazie, fratelli e sorelle, dell'amicizia e della gioia di questo incontro, qui, nel cuore di Lisbona, antica e signorile, carica di storia e possente di vita.

Ringrazio Vostra Eminenza, signor Cardinale Patriarca, Dom Antonio Ribeiro! Con parole grate ha voluto salutarmi ed interpretare i sentimenti, non solo dei presenti, della Chiesa di questo Patriarcato di Lisbona - qui rappresentata così distintamente - ma di quanti desiderarono prendere parte a questo incontro con il Papa, il primo a livello strettamente ecclesiale, nell'illustre "casa Lusitana". E' un momento di giubilo e gratitudine, diceva Vostra Eminenza; e desidero, di tutto cuore, che sia pure di felicità e pienezza per tutti, certi che il Signore è con noi, qui riuniti "nel suo nome" (cfr. Mt 18,20).


1. Vengo a voi spinto dall'amore di Cristo, in una visita che è, per sua natura, pastorale; e vengo soprattutto in pellegrinaggio a Fatima, per celebrare là, in adorazione e gratitudine, "le misericordie del Signore", con Maria, la serva del Signore. Ogni luogo ed incontro - gratissimi, senza dubbio - hanno anche un carattere di tappa in questo mio pellegrinaggio in ringraziamento alla Madonna e, con lei e attraverso di lei, in ringraziamento all'Onnipotente che "mi fece grandi cose" (cfr. Lc 1,49).

Nel prepararmi a questo grande incontro, in questa bella Cattedrale antica, io pensavo a voi e pregavo per voi con grande affetto; e, informandomi di questa città, io tentavo di immaginare i protagonisti del passato e del presente, in questo scenario, dove a poco a poco venne affermandosi il Regno di Cristo, ricordato bene dall'imponente statua che ora domina la città, in gesto, non di potere, ma di offerta: per Cristo, regnare è servire e amare.


2. Nella mia lode a Dio per l'opera evangelizzatrice, qui compiuta o qui iniziata, io pensavo alla solidità di radici secolari dei cattolici del Portogallo, i cui antenati nel compiere la missione storica e religiosa inserita nella storia universale - che senza tali protagonisti forse sarebbe per lo meno differente - tramandarono loro un'eredità, ricca di gloria e di responsabilità; gloria a cui rendo omaggio di ammirazione, in quest'ora; e responsabilità che, per la sua dimensione ecclesiale, qui voglio mettere in rilievo. Mi sia permesso rivolgere queste riflessioni, in particolare, al Laicato cattolico.

Guardate, fratelli e sorelle che siete qui e rappresentate questo Laicato, io non dubito che siete coscienti di questo passato e che, alla sua luce, vi sentite onorati di vivere il presente, impegnati a costruire il futuro, ogni giorno di più secondo il disegno di Dio Creatore, Redentore e Signore della storia. In questa certezza, che si unisce alla certezza del potere del Maestro e Signore della Chiesa, che è sempre "il principio stabile ed il centro permanente della missione che lo stesso Dio ha affidato ad ogni uomo", Cristo Gesù (RH 11), si fonda la grande speranza con cui vedo il Laicato cattolico del vostro Paese.

La Chiesa di Dio, tutta intera, e immediatamente quella che vive, prega, lotta e spera, in tutta la benedetta "Terra di santa Maria", confida in voi, disposti a collaborare con Cristo, che non è venuto per essere servito, ma per servire (cfr. Mt 20,28), per fedeltà al Padre e fedeltà all'uomo.


3. Voi avete fatto una scelta: Cristo, nella Chiesa; scelta fatta una volta per sempre, con l'accettazione del dono inestimabile del Battesimo, diventata cosciente nel giorno della prima Comunione, ratificata con il sacramento della Confermazione e vivificata in seguito con tutta la vita sacramentale, il cui "centro e apice è sempre l'Eucaristia" (LG 11).

E qual è la vostra vocazione, responsabilità e missione di Laici? Voi ben lo sapete: il laico è integrato nel Popolo di Dio, che cammina in questo mondo in direzione alla patria celeste. Siete stati conquistati e santificati da Cristo, che vi ha riscattato a gran prezzo: non fu con oro o argento, ma col suo prezioso sangue (cfr. 1P 1,18). E siete stati chiamati alla santità, avendo per modello lo stesso Cristo, nella sua donazione integrale al Padre e ai fratelli: "Come Colui che vi ha chiamati alla santità, così voi siate santi in tutte le vostre azioni" (1P 1,15). Ma guardate che la santità, più che una conquista, è un dono che vi è concesso: l'amore di Dio fu diffuso nei vostri cuori dallo Spirito Santo che vi fu dato (cfr. Rm 5,5).

Fin dall'inizio i cristiani si riconobbero come i grandi favoriti dal Signore. Si riunivano per ringraziare, celebrando il dono per eccellenza - l'Eucaristia - in assemblea. Questa riunione è così importante che, a poco a poco i cristiani erano chiamati come essa: essi stessi sono Chiesa. E come simbolo diedero anche al locale della riunione il nome di Chiesa. Siete stati chiamati da Dio alla vita di comunità, di Chiesa. E di nuovo, si tratta di una grazia: fu il Signore che vi riuni in Chiesa, che vi fece Chiesa, uniti a tutto il Corpo ecclesiale sparso nel mondo intero.

Il dono di Dio che vi fu dato costituisce il segno che siete amati da lui. così, essere cristiano non è, prima di tutto, assumere un'infinità di impegni e obblighi, ma è lasciarsi amare da Dio, come lo stesso Cristo che è l'amato e si sente l'amato dal Padre, conforme attesto con tutta la sua vita e dice espressamente: "Il Padre mi ama" (Jn 10,17).

La nostra professione di fede comincia con queste parole: "Credo in Dio Padre". In esse si riassume tutto l'atteggiamento cristiano: lasciarsi amare da Dio come Padre. Ciascuno di noi è amato da Dio e conosciuto col proprio nome come figlio. Ecco perché è sempre possibile dirigersi fiduciosi a lui. Fu Cristo, come "fratello" più vecchio, ad insegnarcelo.


4. Amati da Dio, perciò, certamente domanderete: "Cos'è che ci tocca fare, in qualità di Laici?". Il cristiano non può mai limitarsi ad un atteggiamento puramente passivo, solo a ricevere. A ciascuno è dato un "dono" differente, di accordo con l'effusione dello Spirito, ma per il vantaggio comune.

Di qui, dalla stessa natura di battezzati, deriva l'esigenza dell'apostolato nella Chiesa, la quale è sacramento costituito da Cristo per arrivare a tutti gli uomini, e per questo è continuamente vivificata dallo Spirito Santo.

La vostra missione di Laici, pertanto, è fondamentalmente la santificazione del mondo, attraverso la vostra santificazione personale, per la restaurazione del mondo. Il Concilio Vaticano II, che tanto si occupo dei Laici e del loro ruolo nella Chiesa, accentuo bene la loro indole secolare. E' il cristiano che vive nel mondo, responsabile dell'edifcazione cristiana dell'ordine temporale, nei suoi diversi settori: nella politica, nella cultura, nelle arti, nell'industria, nel commercio, nell'agricoltura...

La Chiesa deve essere presente in tutti i settori dell'attività umana e nulla di ciò che è umano le può rimanere estraneo. E siete voi, principalmente, cari Laici, che dovete farla presente. Quando si accusasse la Chiesa di essere assente da qualche settore o di non preoccuparsi di qualche problema umano, equivarrebbe ad addolorarsi dell'assenza di laici saggi o della non attuazione di cristiani in quel determinato settore della vita umana. Per questo vi dirigo un appello caloroso: non lasciate che la Chiesa rimanga assente in nessun ambiente della vita della vostra cara Nazione. Tutto deve essere permeato dal fermento del Vangelo di Cristo ed illuminato dalla sua luce. E' vostro compito il farlo!


5. All'apostolato laico individuale, fatto di attività personali e, soprattutto, della testimonianza cristiana, devono unirsi le forme associate di apostolato, in cui i Laici si uniscono per realizzare insieme taluni obiettivi. Invece di escludersi, le due forme si completano. Nessuna forma associata di apostolato è efficace senza la testimonianza personale di ogni componente. D'altra parte, davanti alle esigenze moderne, che superano di molto le capacità individuali, si esige uno sforzo unito per portare il messaggio evangelico al cuore della civilizzazione.

Esistono molti movimenti e forme di organizzazione dell'apostolato laico; tutti sono importanti e utili se impregnati di vero spirito di servizio ecclesiale e cristiano. Ciascuno ha i suoi obiettivi, con metodi propri nel suo settore e nel suo ambiente; ma è imprescindibile aver coscienza della complementarietà e stabilire legami di stima fra essi, così che il dialogo stabilisca una certa unione di sforzi e anche una reale collaborazione.

Apparteniamo ad una stessa Chiesa. Dobbiamo stimolarci l'un l'altro nel bene.

Tutti dobbiamo lavorare insieme per la stessa causa. Cristo è uno solo. Anche se sono molti i ministeri e le attività, tutti concorriamo allo stesso fine: che Cristo sia annunciato, che gli uomini incontrino la salvezza, che il bene comune sia servito e, infine, che Dio sia glorificato in ogni cosa.


6. Il sentire generoso e la testimonianza coraggiosa della vostra identità, lo sappiamo, trascende le mere qualificazioni sociologiche; esige qualcosa di profondamente personale, che inserisce nella comunità "ontologica" dei discepoli di Cristo, nella "vita" che è lo stesso Cristo, per formare una "sola cosa" con lui e con i fratelli, e ordinare unione di forze e intenti, per il fruttificare umano-divino della propria vita da condividere e dell'attività da sviluppare.

Già si lasciano intravvedere, come imperativi indeclinabili: la coltivazione della fede e della vita divina, la frequenza dei sacramenti e il dovere della preghiera costante; e la necessità, più che il semplice vantaggio, della fedeltà alla Cattedra di Pietro, della comunione profonda con la Gerarchia, ben inseriti nelle prospettive della Chiesa locale, aderendo ai vostri Vescovi e in sintonia con le Commissioni Episcopali nazionali, in unione col clero e con i religiosi; l'esigenza di associazioni realisticamente organizzate e modellate dall'amore: "In questo riconosceranno tutti che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Jn 13,34s).

Il dialogo, la presenza e l'inserimento nel mondo, di cui tanto si occupo il recente Concilio, può impaurire o sedurre. Ma voi, fratelli e sorelle, sapete che il Signore pensava anche nell'oggi che viviamo, quando, con amore, raccomandava: "Non si turbino i vostri cuori!" (Jn 14,27). E rivolgendosi al Padre, sempre nello stesso contesto, prego per ciascuno di noi con queste parole: "Padre, santificali nella verità, la tua parola è verità" (Jn 17,17).

Fedeli alla Verità, fratelli e sorelle, continuiamo a partecipare alla regalità di Cristo, servendo, come lui, Signore e Maestro, fece e insegno. Questo è il cammino: cristiani nel calore dell'intimità personale; cristiani nell'interno del focolare, come sposi, padri e madri e figli di famiglia, nella "chiesa domestica"; cristiani nella strada, come uomini e donne situati; cristiani nella vita di comunità, nel lavoro, negli incontri professionali ed imprenditoriali, nel gruppo, nel sindacato, nel divertimento, nel tempo libero, ecc.; cristiani nella società, sia che si occupino cariche elevate o sia che si prestino umili servizi; cristiani nella condivisione della sorte dei fratelli meno favoriti; cristiani nella partecipazione sociale e politica; infine, cristiani sempre, nella presenza e glorificazione di Dio, Signore della vita e della storia.

E così, con il cuore pieno di fiducia e amore, desidero, fratelli e sorelle, che "tutto ciò che è onesto, tutto ciò che è giusto e tutto ciò che è puro... sia oggetto dei vostri pensieri... E il Dio della pace sarà con voi!" (cfr. Ph 4,8s).

Ritornando alle vostre case, portate la benedizione del Papa per le vostre famiglie.

Coraggio! Con affetto in Cristo, vi do la benedizione apostolica.




1982-05-12 Data estesa: Mercoledi 12 Maggio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Il messaggio per la XVI Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali