GPII 1982 Insegnamenti - L'incontro con la comunità francescana nella Chiesa di sant'Antonio - Lisbona (Portogallo)

L'incontro con la comunità francescana nella Chiesa di sant'Antonio - Lisbona (Portogallo)

Titolo: Continuate l'opera di sant'Antonio testimoniando ed annunciando il Vangelo

Testo:

Eccellentissimi signor Presidente e Consiglieri della Giunta Comunale di Lisbona, amati figli di san Francesco, miei fratelli e sorelle.


1. Grato per l'illustre presenza dell'eccellentissima Giunta Comunale e per la vostra, saluto tutti con gioia francescana. E servendomi della Parola dell'Apostolo, inizio dicendo ai dilettissimi Francescani: "Anzitutto, rendo grazie al mio Dio, per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo" (Rm 1,8). E a ciò ha oltremodo contribuito sant'Antonio, che in questo momento e in questo luogo stiamo onorando.

Qui, in questa casa, trasformata al momento giusto in oratorio dalle Autorità del Comune di Lisbona, nasceva sul finire del XII secolo sant'Antonio di Lisbona, invocato anche come sant'Antonio di Padova. Secondo la felice espressione del mio predecessore Leone XIII, egli è "il Santo di tutto il mondo". In questo mese di maggio, e precisamente il giorno 30, noi commemoriamo i settecentocinquant'anni della sua canonizzazione, fatto a cui vanno collegate note tradizioni di sentimento popolare (cfr. Léon de Kerval, "Sancti Antonii de Padua Vitae duae", Paris 1904, 116-117).

Quest'anno si celebra anche in tutto il mondo l'ottavo centenario della nascita di san Francesco d'Assisi. Abbiamo quindi un doppio motivo per rallegrarci. E in quest'ora, vorrei far mie le parole di Papa Pio XII, esclamando: "Exulta, Lusitania felix!". In particolare, esultate, Francescani e Francescane del Portogallo! Si rallegrino le Autorità e il popolo di Lisbona! Gioite, tutti voi portoghesi sparsi per il mondo intero.


2. Il movimento francescano - è per me motivo di soddisfazione ricordarlo in questa occasione - ha inciso profondamente nell'animo delle popolazioni del Portogallo; e non solo in quello della gente umile e illetterata: era ai figli di san Francesco, come è noto, che la Santa Sede ricorreva spesso, per far di loro il proprio intermediario e porta-voce al cospetto dei monarchi e dei nobili, per appianare contese, per ricordare, con umiltà ma anche con fermezza, doveri e obblighi.

La vocazione missionaria dei francescani portoghesi, subito dopo sant'Antonio, è testimoniata dall'invio in Oriente, nel sec. XIII, di fra' Lorenzo di Portogallo da parte di Papa Innocenzo IV (cfr. Antonino Franchi, "La svolta politico-ecclesiastica tra Roma e Bisanzio", 1249-1254, Roma 1981, 15, 16, 37, 74,


123, 127, 128, 161). E si sa che la Regola dei Frati Minori include un intero capitolo sulle missioni ("Regula Bullata", cap.12, "Regula non Bullata", cap.16, "Opuscula sancti Patris Francisci Assisiensis", Grottaferrata 1978, 237-238.268-271). Fu questo spirito che li porto in Africa, India, Brasile, Ceylon e Estremo Oriente. così, la presenza dei figli e figlie di san. Francesco in Portogallo, nei paesi di espressione portoghese nei vari continenti, si mostra ricca di opere di evangelizzazione, assistenza, insegnamento e servizio parrocchiale.

Vorrei sottolineare qui l'importanza dei piccoli e umili conventi di clausura, dove continua vivo lo spirito del Fondatore e di santa Chiara, elevandosi da qui di continuo preghiere affinché il molteplice e attivo lavoro degli altri fratelli e sorelle "non estingua lo spirito di preghiera e devozione, al quale debbono essere subordinate tutte le altre cose" ("Regula Bullata", cap.5, "Opuscula, 231) come dice la Regola. Come vorrei avere a disposizione un po' di tempo per riflettere con voi su questo punto! La preghiera è sempre l'anima dell'evangelizzazione, l'anima di tutto l'apostolato, la nostra grande forza spirituale.


3. Ispirate all'irradiante simpatia di sant'Antonio, anche tra i giovani, partivano dal Portogallo, specie nel secolo scorso, benemerite iniziative in favore della gioventù, che poi si estendevano ad altre parti del mondo. Che queste commemorazioni antoniane servano di stimolo per intensificare l'interesse francescano per i giovani, in accordo con le direttive della Chiesa universale e in spirito di collaborazione con le Chiese locali, secondo gli orientamenti di san Francesco e sant'Antonio.

E non vorrei lasciare senza una benevola parola l'Ordine Terziario, che so essere attivo e rinnovarsi tra voi. E' speranza della Chiesa e fiducia del Papa che esso ringiovanisca, ben in sintonia con il Concilio Vaticano II, con nuove forze e con l'entusiasmo di chi si sente "fermento nella massa" e partecipe della missione di Cristo.


4. Il profilo biografico del Taumaturgo portoghese, universalmente venerato, è, amati figli e figlie di san Francesco, da tutti voi ben conosciuto: dalla scuola della Cattedrale qui a fianco, a san Vincenzo di Fuori, fino a santa Croce di Coimbra, egli è viandante evangelicamente innamorato di Dio, alla ricerca di una maggiore interiorizzazione e di un più intenso modo di vivere l'ideale religioso abbracciato in piena gioventù, tra i Canonici Regolari di sant'Agostino. Dopo essere stato ordinato sacerdote a Coimbra, la sua ansia di una risposta più radicale all'appello divino lo porta a maturare il proposito di una maggiore dedizione e amore a Dio, nel desiderio ardente di essere missionario e martire in Africa. Con questa intenzione si fece francescano.

La Provvidenza, tuttavia, mise in cammino frate Antonio lungo le terre dell'Italia e della Francia. Nelle prime esperienze come francescano accetta le contrarietà, fedele all'ideale, e risponde con gioia ai disegni divini, in un impegno totale di generoso servizio, pregando e insegnando teologia ai frati, in atteggiamento paziente, come il lavoratore che aspetta, fino a che giunga la pioggia precoce e quella tardiva, fino a che si manifesti, in qualche modo, il Signore (cfr. "Iac." 5,7). Che bella lezione di vita, fratelli e sorelle! Consuma in seguito la sua breve esistenza giungendo ad esercitare, servendo sempre con umiltà, l'incarico di Ministro o Superiore nell'Ordine. Alla morte, avvenuta all'età di circa 40 anni, di lui si sarebbero potute ripetere le parole della Sapienza: "Giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera" (Sg 4,13).

Il suo insegnamento e ministero della Parola, come la sua esistenza di frate e sacerdote, sono segnati dal suo amore alla Chiesa, inculcato dalla Regola ("Regula non Bullata", cap.17, "Opuscula", 271). "Esegeta espertissimo nella interpretazione delle Sacre Scritture; esimio teologo nel penetrare i dogmi, dottore e maestro insigne nel trattare gli argomenti di ascetica e di mistica", come dirà Papa Pio XII ("Exulta, Lusitania Felix": AAS 38 [1946] 201. Lopes, "Santo Antonio de Lisboa", 296-297), annunzia insistentemente la Parola (cfr. 2Tm 4,2), mosso dal desiderio evangelizzatore di "ricondurre gli erranti a sentieri di rettitudine". Lo fa, pero, con la libertà di un cuore di povero, fedele a Dio, fedele alla sua risposta a Dio, in adesione a Cristo e in conformità con le direttive della Chiesa. Una vera comunione con Cristo esige che si coltivi e si ponga in pratica una reale armonia con la comunità ecclesiale, retta dai legittimi Pastori.


5. Il Dottore Evangelico parla ancora agli uomini del nostro tempo, soprattutto indicando loro la Chiesa, veicolo della salvezza di Cristo. L'incorrotta lingua del Santo e il suo apparato fonetico, ritrovato meravigliosamente intatto, sembrano attestare la perennità del suo messaggio. La voce di frate Antonio, attraverso i Sermoni, è ancora viva e penetrante: in particolare, le sue linee direttive contengono un vivo appello per i religiosi dei nostri giorni, chiamati dal Concilio Vaticano II a testimoniare la santità della Chiesa e la fedeltà a Cristo, come collaboratori dei Vescovi e dei sacerdoti.

E' molto noto il biglietto di saluto di san Francesco a frate Antonio: così gli scrisse: "Sono lieto che tu legga la teologia ai frati, contando che, in tal studio, non vada perduto lo spirito di preghiera e di devozione, così come sono contenuti nella Regola". E un apprezzato teologo attesta che il Dottore Evangelico seppe rimanere fedele a questo principio: "...Ad esempio di Giovanni Battista, ardeva allo stesso modo; e da tanto ardore proveniva la luce: era una lampada che ardeva e brillava" (cfr. Francisco da Gama Caeiro, "Santo Antonio de Lisboa, I, Lisboa 1967, 147-148). Per questo, sant'Antonio è rimasto nella storia come il precursore della Scuola francescana, permeata dalla finalità sapienziale e pratica del sapere.


6. Carissimi fratelli e sorelle.

So che il signor Cardinale Patriarca, la Giunta Comunale di Lisbona e la Famiglia francescana stanno impiegando ogni sforzo affinché sia eretto in questa Città un grande tempio, futura Cattedrale, dedicato a sant'Antonio, anche per perpetuare la devozione delle Comunità portoghesi sparse per il mondo. Bella e lodevole iniziativa! Magari essa potesse radunare tutti i portoghesi attorno al grande sant'Antonio di Lisbona, in unità di fede e armonia di cuori, per la gloria di Dio.

Ma questo tempio materiale deve essere soprattutto espressione del fatto che "anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale" (1P 2,5), con la vita, il ministero e servizio apostolico, che devono essere sempre portatori di valori evangelici. Che l'esempio di sant'Antonio penetri profondamente nel vostro animo, affinché continuiate la sua opera, come dispensatori della salvezza e della bontà di Cristo, e servitori della sua Chiesa, con la testimonianza e l'annuncio della Buona Notizia.

La vostra vita consacrata e la vostra collaborazione per diffondere il Vangelo sono per me motivi di coraggio e di gioia, nella mia missione di Pastore della Chiesa universale. Che Dio vi aiuti e chiami molti altri a seguire Cristo nella vita religiosa, secondo lo spirito del "Poverello d'Assisi", come lo seppe assimilare sant'Antonio. Per sua intercessione imploro per tutti "Pace e Bene" con la mia benedizione apostolica.




1982-05-12 Data estesa: Mercoledi 12 Maggio 1982




Il saluto al Presidente della Repubblica - Lisbona (Portogallo)

Titolo: La nobile missione della "Casa lusitana"

Testo:

Eccellentissimo signor Generale Antonio Ramalho Eanes, Presidente della Repubblica Portoghese.


1. Sono molto grato a Vostra Eccellenza per la finissima ospitalità con la quale mi ha appena ricevuto. E, in questo momento, desidero rinnovarle l'espressione della mia gratitudine anche per la deferente presenza all'Aeroporto, al mio arrivo in Portogallo.

Attraverso l'Eccellenza Vostra va la mia gratitudine a tutto il caro popolo portoghese e ai suoi illustri Rappresentanti, per l'impegno e la disponibilità dimostrata affinché diventasse realtà questo viaggio che ora faccio alla "Terra di santa Maria". Nella squisita disponibilità, voglio sottolineare gli inviti che mi sono stati fatti, personalmente, soprattutto da Vostra Eccellenza; essi si sono aggiunti al desiderio dell'Episcopato del Portogallo, da molto tempo espresso dal signor Cardinale Patriarca di Lisbona, Antonio Ribeiro, in qualità, allora, di Presidente della Conferenza Episcopale Portoghese.

Tutta la stima, toccante - di questi inviti e dei gesti di omaggio con cui si è voluto onorare il successore di san Pietro nella Sede di Roma - non si ferma, certamente, alla mia persona: l'ossequio va al Pastore della Chiesa universale, che in questa veste visita la terra portoghese; ossequio che in ultima analisi, va al Signore e Maestro della stessa Chiesa, Gesù Cristo, col suo indubbio diritto di cittadinanza nella storia dell'uomo.

Mi trovo, dunque, in Portogallo in visita pastorale; e soprattutto, in pellegrinaggio a Fatima; e mi è grato allo stesso tempo, soddisfare agli imperativi dell'amicizia, di un'amicizia antica che esiste tra questo diletto Paese e la Sede Apostolica di Roma.


2. Effettivamente, sono di antica data i legami tra il Portogallo e la Sede romana di Pietro. Si perde nella nebbia dei secoli quel momento in cui, per la prima volta, risuono in questa patria delle genti lusitane, al tempo della presenza romana nella Penisola iberica, il nome benedetto di Cristo. E d'allora in poi, con la fede cristiana, i popoli della Lusitania accettarono pure la Chiesa, che lo stesso Gesù Cristo ha voluto costruire sulla "roccia" di Pietro, al quale volle affidare la responsabilità del magistero e del ministero di tutto il Popolo di Dio, sparso sulla faccia della terra. Gradualmente si instaurarono organiche relazioni come espressione e sostegno dell'amore e della fedeltà alla Chiesa, una e cattolica, dei fedeli delle diocesi di queste Regioni, da Braga a Ossonoba, negli attuali confini delle terre che vanno dal Minho all'Algarve.

E credo di poter affermare, in una visione retrospettiva, che l'amore dei fedeli di queste terre al sommo Pontefice Romano, dev'essere stato superato solo dalla sua nota devozione a Cristo Redentore - nei misteri della Passione e dell'Eucaristia - e alla Madonna che, invocata con una delle sue prerogative più belle - l'Immacolata Concezione - fu scelta ed acclamata "Regina" e Patrona del Portogallo (cfr. "Auto da aclamaco de N. Senhora da Conceico como Padroeira de Portugal", pelas Cortes de Lisboa, em 1646); queste devozioni animarono costantemente il culto di Dio e la solida adesione agli altri doveri religiosi, che lasciarono segni profondi nella storia e nella vita dell'amato popolo portoghese.

Come si sa, la Chiesa dovunque si incontri, desidera poter servire alla vocazione personale e sociale dei suoi membri, che sono allo stesso tempo i membri di determinata comunità politica. Effettivamente, in ragione della sua missione e competenza di ordine spirituale, essa non si confonde con la società né è legata a qualsiasi sistema politico; ma vuole essere segnale, in ogni parte, della trascendenza della persona umana; e fa questo predicando la verità evangelica ed illuminando, con la sua dottrina e con la testimonianza dei suoi fedeli, tutti i campi dell'attività umana (cfr. GS 76).

Così le relazioni della Nazione portoghese con la Sede di Pietro che, col passar dei tempi, presero forma di riconoscimenti e di impegni, come si sa (proprio tre anni fa, ho avuto il piacere di partecipare alle commemorazioni dell'ottavo centenario del primo di questi riconoscimenti, nella Chiesa di sant'Antonio dei portoghesi a Roma) si collocano in questa prospettiva. Conscia del dovere che le è dettato dalla sua stessa missione - di aiutare gli uomini nella ricerca di una risposta alle eterne domande, circa il senso della vita presente e futura e della relazione tra ambedue - anche qui la Chiesa ha cercato sempre di camminare con l'uomo, nel desiderio di prestargli un servizio.

In questa luce dev'essere visto il cammino fatto insieme dalla Chiesa e dal Portogallo, con le sue amichevoli relazioni con la Sede di Roma, il che gli ha meritato, dal mio predecessore Benedetto XIV, il titolo di Nazione "fedelissima", nella persona dei suoi Re (cfr. "Breve Apost.", 23 dicembre 1748, in "Bullarium Romanum", Venetiis, 1778, t. III, p. 1).


3. La linea storica del Portogallo, come d'altronde accade con gli altri popoli, non si presenta esente dall'alternarsi di luce ed ombra, nei diversi aspetti della vita della sua popolazione, ma, in fondo a tutto ciò, sono rimaste come coordinate, molte cose che non sono cambiate, né possono cambiare. La Chiesa - come si sa - crede effettivamente che "la chiave, il centro ed il fine di tutta la storia umana si incontrano in Gesù Cristo, lo stesso ieri, oggi e sempre" (GS 10). Ed il Portogallo, globalmente, nella maggioranza della sua popolazione, nelle sue scelte storiche fondamentali, ha fatto la sua scelta per Cristo, Cristo Redentore dell'uomo, come pare che attestino i cinque scudetti della bandiera patria e la Croce delle sue caravelle nell'epopea delle scoperte.

E' sempre Cristo la proposta della Chiesa, situata nel tempo e nello spazio, per questo realmente ed intimamente legata al genere umano e alla sua storia, nel desiderio di servire all'uomo con la sua dignità e con l'apertura del suo spirito, nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale e, allo stesso tempo, del suo essere comunitario e sociale (cfr. "Remptor Hominis",


14).

Tra le vicissitudini che emergono nella storia e nella vita del Portogallo, appare in primo piano il fenomeno delle migrazioni, che risalgono a date lontane: molti dei suoi figli lasciarono la propria terra, nel passato come pure oggi, con dolorose separazioni e momenti di incertezza, per cercare in altri luoghi la possibilità di migliorare la propria vita. La perdita di questi figli, che costituisce senza dubbio una perdita per questo Paese, rappresenta di norma, un vantaggio per le terre dove vanno a stabilirsi.

Di quelli che partirono da qui, sia di quelli che l'han fatto per motivi di sopravvivenza o altri, ci furono anche pleiadi di innamorati dell'ideale e di appassionati di Cristo - i missionari portoghesi - che di qui partirono navigando, per andare a "far Cristianità" nei diversi Continenti. E, monumento storico di questo che ancora sussiste - come sono stato informato - è il "papiar cristiano", sinonimo di "parlare portoghese", in alcune regioni del sud-est dell'Asia, ricchissima antroponimia, che facilmente fa identificare come cattolici o di ascendenza cattolica, cristianizzati dai portoghesi, molti uomini e donne in tutte le latitudini del globo.

Questi valorosi missionari, servitori di Cristo e della sua Chiesa e gloria del Portogallo che, con il loro ardore, la loro dedizione totale e generosa, portarono l'assistenza spirituale a tanti fratelli sparsi nel mondo, non tralasciando di contribuire al loro sviluppo, aiutandoli a progredire nella soddisfazione dei bisogni fondamentali e a coltivare la dignità della persona umana. così, evangelizzando la Buona Novella della salvezza, offrirono loro un servizio umano; ed anche per questo sono creditori della nostra ammirazione e riconoscenza.


4. I portoghesi che restarono, non vissero senza difficoltà la loro storia. Ma nel suo svolgersi seppero mostrare qualità non comuni di coraggio, di capacità di resistenza nel sopportare prove e rischi, di perseveranza, connotanti la fibra morale e la forza spirituale che, oggi come ieri, debbono sostenere ed animare i figli di questa nazione nelle lotte del presente, a fronte alta, guardando con dignità e speranza al futuro.

Con la partecipazione responsabile e con il generoso contributo di tutti al bene comune, l'eliminazione della povertà, l'aiuto agli emarginati o agli sradicati, la prospettiva di lavoro per tutti - specialmente per i vivaci giovani di questa terra - la strutturazione di condizioni di vita, assistenza e sicurezza, nei campi economico e sociale, passando per la salute, istruzione, lavoro, famiglia e terza età, devono continuare ad essere un deciso impegno collettivo di un popolo cosciente dei valori caratteristici della sua comunità e orgoglioso di testimoniarli nella vita politica e sociale.

La coscienza storica e la fede cristiana dei portoghesi, non separata dall'esigenza di una relazione onesta con la verità, come condizione dell'autentica libertà, devono continuare a convincerli anche oggi, certamente, che, senza escludere il legittimo pluralismo sano e responsabile, solo l'amore costruisce; e che la chiave anche per la soluzione dei suoi problemi e della sua prosperità è fatta di senso cristiano e umano dei valori, amalgamata nella giustizia e armonizzata nella solidarietà, nella fraternità e nell'amore tra uomini-fratelli.


5. Auguro che, seguendo la propria linea storica, il Portogallo, col suo carisma di universalità e di facile integrazione, continui ad essere una forza per la comprensione tra i popoli, specialmente tra quelli che con lui hanno affinità culturali. Gli emigranti ed i missionari portoghesi andarono in tutte le parti del mondo e, dove giunsero, resero amato ed onorato il nome del loro Paese. Che ciò continui ad essere fonte di ispirazione umana e spirituale per il suo stare-nel-mondo e mantenere il Portogallo nell'alta stima dei suoi giorni più luminosi.

Missione nobile continua ad avere la "Casa Lusitana". E magari la sua eredità di fede cristiana, conservata e coltivata lungo i secoli, nelle attuali espressioni della sua identità, che fece di essa la "patria bella, lungo il mare, di un popolo eroico, con la grazia di Dio, a cantare..." - come direbbe un vostro poeta - continui ad essere impulso costante per far giungere questo nobile paese ad un benessere che esprima la felicità di tutti i portoghesi, in un clima di armonia operosa, di prosperità e di pace! Ringrazio, ancora una volta, l'amabile e distinta accoglienza di Vostra Eccellenza; e, soprattutto, l'amato popolo portoghese che lo ha scelto come suo Rappresentante, invoco le più copiose benedizioni di Dio onnipotente e misericordioso.




1982-05-12 Data estesa: Mercoledi 12 Maggio 1982




Il saluto alle autorità della Repubblica - Lisbona (Portogallo)

Titolo: Affinché la novità serva al bene comune essa deve maturare nel cuore degli uomini

Testo:

Signor Primo Ministro, signor Presidente dell'Assemblea della Repubblica, signori Ministri, Signore e Signori, Eccellenze.


1. Mi sento onorato e grato per l'opportunità di salutare, nelle persone delle Eccellenze Vostre, i detentori del potere esecutivo e deliberativo di questa nobile Nazione, che viene ad accogliermi, con gradito entusiasmo e nobiltà, in questo mio pellegrinaggio a Fatima e visita pastorale ad alcune terre portoghesi.

Con l'interesse dimostrato per questa mia visita, con deferente presenza, al mio arrivo, e adesso in questo incontro, sono persuaso che, passando oltre la mia persona, si è voluto prestare omaggio a quello che qui mi è dato rappresentare come Pastore della Chiesa universale; commosso, voglio ringraziare per tutte le attenzioni e la buona accoglienza, nelle quali ho potuto cominciare a vedere la nota religiosità e la radicata fede cristiana dei cari portoghesi.

Benedetto sia Dio! E, nell'esprimere qui la mia gratitudine, vedo nelle Vostre Eccellenze tutte e ciascuna delle persone e entità, alle quali, per motivi diversi, essa è dovuta.


2. Al trovarmi con tanto distinta rappresentanza del Portogallo, in questo momento felice, vorrei assicurarvi, prima di tutto, la più grande stima per l'alta missione di cui siete investiti, al servizio del bene comune di tutta la Nazione.

Voglia il cielo che vi guidi sempre, nell'adempimento del vostro mandato, una concezione dell'uomo, con tutti i suoi valori e dignità, e un desiderio di servire concretamente tutti e ciascuno dei portoghesi, che vi hanno scelti per questa missione onorevole, che è allo stesso tempo impegno.

In voi sono riposte le aspirazioni e le speranze del caro popolo portoghese, legittimamente fiero d'una gloriosa storia vissuta e sofferta, nella quale si esprime la sua identità come Popolo, e nella quale si racchiudono promesse e si intravvede il potenziale per costruire un futuro ogni volta più degno, fedele alla propria anima e senza interruzione di continuità storica.


3. I miei viaggi, come si sa, hanno sempre un prevalente carattere pastorale, avendo in vista delle finalità apostoliche; con esse, ho l'intenzione di continuare una iniziativa che viene dai miei predecessori, soprattutto dal Papa Paolo VI, che il Portogallo ha avuto una volta la gioia di ricevere. Essendo parte importante della mia missione come successore dell'apostolo san Pietro, il mio desiderio di presenza stimolante per la Chiesa sparsa per il mondo, mi ha portato oggi all'incontro della Chiesa che si trova nel Portogallo, dove la comunità cattolica rappresenta la grande maggioranza della popolazione. Peregrinando a nome e per amore di Cristo, Redentore dell'uomo e centro del cosmo e della storia, in questi viaggi mi sento sempre portatore d'un messaggio sull'uomo, con tutta la sua verità.

La Chiesa, svolgendo la propria missione di ordine spirituale e sempre desiderosa di mantenere il più grande rispetto per le necessarie e legittime istituzioni di ordine temporale, mai lascia di apprezzare e di rallegrarsi di tutto quello che favorisce la forza di vivere la verità integrale dell'uomo; non può lasciare di congratularsi con gli sforzi che si realizzano per tutelare e difendere i diritti e le libertà fondamentali di ogni persona umana; e si allieta, e ringrazia il Signore della vita e della storia, quando pianificazioni e programmi - di carattere politico, economico, sociale e culturale - sono ispirati al rispetto e all'amore della dignità dell'uomo, nella ricerca della "civiltà dell'amore".


4. Con questa sua posizione e, quando è il caso, con gioia per la ben riuscita comunione di sforzi, intesi a far sparire dal seno delle società e dell'intera famiglia umana squilibri che rendono precaria la convivenza, perturbazioni dell'ordine che creano angoscia negli spiriti e carenze di varie specie, che deprimono e non raramente avviliscono e ribassano quelli che le soffrono, la Chiesa sa dar valore al compito di chi deve suscitare, promuovere o stimolare i processi per superare queste situazioni. Accanto alla competenza e alla buona volontà, non è meno da apprezzare l'abilità di portare a buon fine, fra pressioni di "segno opposto", questi processi risolutivi.

Nella sua fedeltà alla visione dell'uomo, che le è stata affidata dal suo Signore e Maestro, Gesù Cristo, la Chiesa non lascia di raccomandare quello che può servire alla grande causa dell'uomo. Astraendo da aspetti tecnici di riforme o trasformazione, essa vive la persuasione, e insiste, che è nella mente, nel cuore e nella volontà libera degli uomini che, prima di tutto, si deve operare un cambiamento, affinché l'accettazione delle novità sia legata al bene comune, così che soltanto potrà esserci un miglioramento se si riferisca a tutti. Per questo è imprescindibile una formazione continua degli uomini, una crescita in umanità e nel senso della corresponsabilità nel guidare i propri destini, a partire dall'istruzione e informazione a tutti i livelli, - passando per la cosiddetta "qualità" di vita, per la cultura e per quanto attiene alle necessità quotidiane dell'esistenza, fino alla partecipazione entro spazi di legittima libertà e pluralismo, illuminata sempre dall'indispensabile comprensione reciproca, tesa ad arricchire la ricerca comune del maggior bene per tutti.


5. So di trovarvi coscienti del fatto che, quantunque si mantenga e si incrementi costantemente nella società la corresponsabilità di tutti, ciò nonostante le iniziative e la direzione umana razionale del processi vitali dipendono in buona parte da quelli che sono rivestiti di cariche di governo; coscienti che disinteresse e discernimento devono camminare di pari passo, per allontanare, nell'esercizio della missione di servizio, perniciose confusioni: anzitutto, circa la verità sull'uomo, con visioni parziali riduttive o fuorviate dalla sua realtà totale; poi circa l'autentica solidarietà umana, con manipolazioni della stessa, che si denunciano da sole per gli interessi che si propongono o covano, in pregiudizio dell'uomo.

Signori.

Sarà sempre grato al cuore di tutti gli uomini di buona volontà tutto quello che si farà per la nobilissima causa dell'uomo: - per facilitare ad ogni uomo l'essere sempre più uomo, nello sforzo di superare la divisione che soffre in se stesso, dal momento che si sente, da un lato, illimitato nei suoi desideri e aspirazioni a una vita superiore; e dall'altro, coartato dalle molteplici necessità della sua esistenza temporale; - per aiutare i più poveri, gli emarginati e quelli che sono colpiti da miseria e frustrazioni di diversa specie, che alle volte sono immeritate e non permettono loro di essere protagonisti della propria storia personale; - per assistere quelli che si vedono forzati a scegliere il "male necessario" della emigrazione, al fine di ottenere una vita personale, familiare e sociale migliore, senza soffrire grandi danni di natura morale; - per permettere a ciascuno di abbracciare la propria vocazione e, nel caso optasse per la famiglia, di poter rispettare la sacralità di tutti i suoi valori e tutte le sue funzioni, nella procreazione e educazione della prole; - per evitare che i giovani, soprattutto quelli diseredati e meno favoriti, perdano la dignità personale e il senso dei valori morali, prendendo vie che li emarginino dalla società, là dove la povertà e l'indigenza si uniscono con la degradazione e il crimine, fino ad arrivare agli estremi della rivolta e della violenza criminale; - per garantire a tutti il lavoro e diminuire gli inconvenienti dell'urbanizzazione, che quando per motivi vari cresce sproporzionatamente non è più alla misura dell'uomo; - infine, per rendere possibile ad ogni persona umana il rispetto dei diritti di Dio, creatore di tutte le cose e Signore della storia, il quale - mi sia permesso proclamarlo in questo momento - ha dato in Cristo la "chiave" del "mistero" che l'uomo rappresenta per l'uomo.

Per tutto questo è immenso, ma meraviglioso, il vostro compito; è nobile la vostra missione e merita ogni impegno, fierezza ed entusiasmo. Si tratta del bene comune; si tratta di rendere una Nazione sempre più grande e di fare della patria una dimora piacevole per il proprio popolo. La buona riuscita del lavoro dei capi e degli amministratori del potere - è una idea che ripeto - si vede dal benessere, la felicità, la pace e la gioia di coloro che sono serviti dal potere.

Auguro tutto il bene per le Eccellenze Vostre; e ripetendo i miei ringraziamenti, desidero che vediate i frutti della vostra missione, del vostro impegno di servire, in un Portogallo sempre più animato da un ideale di relazioni autenticamente umane e fraterne e più prospero, con la protezione della Madonna di Fatima e le benedizioni di Dio Onnipotente e Misericordioso.




1982-05-12 Data estesa: Mercoledi 12 Maggio 1982




L'incontro con il Vescovo di Leiria, all'arrivo - Fatima (Portogallo)

Titolo: Sono giunto pellegrino a Fatima in spirito di preghiera e penitenza

Testo:

Signor Vescovo di Leiria, Monsignor Alberto Cosme do Amaral, signori Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, miei amati fratelli e sorelle.


1. Sia lodato nostro Signore Gesù Cristo! E sua Madre, Maria santissima! Si, con lei e per lei irrompe in questo momento dal mio cuore la supplica tante volte qui pregata e cantata: "Mio Dio, io credo, adoro, spero e amo voi!".

Questo mio primo pensiero di adorazione, manifestato in questa terra benedetta di Fatima, è rivolto alla santissima Trinità: Benedetto sia Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con cui ci ha amato! In effetti, creati nel suo Verbo, il Figlio, riconciliati per mezzo del sangue dello stesso Figlio, divenuti sua famiglia, edificati sopra il fondamento degli apostoli nella costruzione (della Chiesa), per diventare, per mezzo dello Spirito Santo, dimora di Dio (cfr. Ep 2,4ss) dobbiamo ripetere senza tregua: "Mio Dio, io credo, adoro, spero e amo voi!".

Ave Maria! Benedetta siete voi, e benedetto il frutto del vostro ventre, Gesù! Ave, piena di grazia, Madre di Dio e Madre nostra! Nel compimento della vostra profezia, o Signora, qui, entrando in questa vostra dimora di Fatima, e salutandovi, Madre adorata, permettetemi di usare le parole che ci avete insegnato, per proclamare davanti ai fratelli: "L'anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore" (Lc 1,46)!


2. E ora, fratelli e sorelle tutti che mi ascoltate: io vi saluto cordialmente, con tutto l'affetto vi do un fraterno abbraccio di pace e confesso a voi la mia grande gioia per questo incontro, in questo luogo e insieme a voi; e in questa gioia desideravo che vedeste tutta la gratitudine che mi riempie l'animo, gratitudine che mi ha portato qui, per condividere con voi non solo il Vangelo di Dio, ma la stessa vita (cfr. 1Th 2,8).

Si, è con l'animo che trabocca di questi sentimenti - i vostri stessi sentimenti, d'altronde - che vi ringrazio. Grazie, signor Vescovo di Leiria, per aver manifestato questi sentimenti con le delicate parole di saluto e con i ripetuti inviti che mi avete rivolto affinché io visitassi questo Santuario di Fatima; grazie a tutti, per la calorosa e gradita accoglienza che mi avete riservato!


3. Gratitudine, comunione, vita! In queste tre parole è contenuta la spiegazione della mia presenza qui in questo giorno; e se mi consentite, anche della vostra presenza. Qui tocco il punto culminante del mio viaggio in Portogallo. Desidero farvi una confidenza: Era già molto tempo che avevo intenzione di venire a Fatima, secondo quanto ho già avuto occasione di dire al mio arrivo a Lisbona; ma, da quando avvenne il noto attentato nella Piazza di san Pietro, un anno fa, al riprendere conoscenza, il mio pensiero si rivolse immediatamente a questo Santuario, per deporre nel cuore della Madre celeste il mio ringraziamento per avermi salvato dal pericolo. Ho visto in tutto ciò che stava succedendo - non mi stanco di ripeterlo - una speciale protezione materna della Madonna. E nella coincidenza - non ci sono semplici coincidenze nei disegni della divina Provvidenza - ho visto anche un appello e, chissà, un richiamo all'attenzione verso il messaggio che da qui parti, 65 anni orsono, tramite tre fanciulli, figli di umile gente di campagna, i pastorelli di Fatima, come sono universalmente conosciuti.


4. E sono qui con voi, pellegrino tra pellegrini, in questa assemblea della Chiesa pellegrina, della Chiesa viva, santa e peccatrice, per "Lodare il Signore, perché è eterna la sua misericordia" (Ps 135,1); personalmente, per cantare questa misericordia, perché fu "grazie al Signore che io non fui annientato; si, la sua misericordia non ebbe fine" (Lm 3,22). Desidero ripetere oggi, ancora una volta, davanti a voi, amati fratelli e sorelle, queste parole che ho detto nella prima udienza dopo l'attentato, (7 ottobre 1981); esse esprimono un'eco di ciò che accadde quel giorno 13 maggio dell'anno scorso; esprimono gratitudine all'Altissimo, alla Madonna nostra Madre, ai santi protettori e a tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito a salvarmi la vita e mi hanno aiutato a recuperare la salute.

Fu "grazie al Signore che io non fui annientato": l'ho detto per la prima volta in occasione della festa della Vergine del Rosario; lo ripeto oggi, a Fatima, che tanto ci parla del Rosario - della recita della terza parte del Rosario - come dicevano i pastorelli. Il Rosario, la sua terza parte, è e rimarrà sempre una preghiera di riconoscenza, di amore e di supplica fiduciosa: la preghiera della Madre della Chiesa!


5. Sono venuto in pellegrinaggio a Fatima, come la maggior parte di voi, amati pellegrini, con la corona in mano, il nome di Maria sulle labbra e il cantico della misericordia di Dio nel cuore: egli anche "a me ha fatto grandi cose... La sua misericordia si estende di generazione in generazione" (Lc 1,49-50).

Preparando questo mio incontro con voi, ho potuto ben saggiare l'antica e radicata devozione alla Madonna tra di voi. Essa si manifesta chiaramente non solo nelle grandi manifestazioni di fede o nei grandi momenti della storia dell'amato popolo portoghese, ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni e nelle abitudini delle persone, delle famiglie, delle comunità, in modo da impregnarne tutta la sua cultura. Nel corso dei secoli, e potremmo forse dire, sempre tra la gente semplice e umile, nel ceppo ancestrale del Portogallo, una valida interpretazione della sua vasta cultura, lingua e abitudini di vita si è espressa tramite la religione e la vita cristiana. In un certo senso, la vita era incentrata e organizzata attorno agli avvenimenti religiosi; e qui, sempre in primo piano, la figura della Madonna. E' stato motivo di gioia per me raccogliere tali informazioni. E ora è una gioia ancora maggiore verificare con i miei stessi occhi questa vostra convergente devozione alla Madre di Dio.

Siate leali con voi stessi, curate la vostra eredità di fede, di valori spirituali e di onestà di vita, che avete ricevuto dai vostri antenati, alla luce e con le benedizioni di Maria santissima; è un'eredità ricca e buona. E volete che vi insegni un "segreto" per conservarla? E' semplice, e non è più un segreto: "pregate, pregate molto: pregate dicendo la corona tutti i giorni".


6. Gratitudine, comunione e vita: sono i sentimenti che ci affratellano, pellegrini qui "riuniti nello stesso luogo", noi che formiamo l'attuale generazione della Chiesa, per cui la Pentecoste è già avvenuta; riuniti "con Maria, Madre di Gesù", desideriamo qui confermare la nostra assiduità all'"insegnamento degli apostoli, all'unione fraterna, alla frazione del pane e alle preghiere" (cfr. Ac 2,42).

Siamo venuti "in spirito di preghiera e penitenza" a questo luogo già onorato dalla presenza del mio predecessore Paolo VI, di venerata memoria, sempre viva e gradita nel nostro ricordo; luogo santificato dalle preghiere e sacrifici di generazioni di pellegrini a Fatima. E in sintonia di sentimenti, nella sintonia della carità, veniamo soprattutto a ringraziare e a implorare la misericordia divina, senza cessare di elevare le nostre suppliche per chiedere fedeltà a Dio e fedeltà in Cristo agli uomini nostri fratelli, a chiedere la pace e l'amore, nel seno della Chiesa tra coloro che si professano cristiani e in tutta la famiglia umana.

Nella festosa attesa di concretizzare tutto ciò completamente nella santa Messa di domani, viviamo in pieno sin da ora, nell'Eucarestia, questo nostro pellegrinaggio, offrendoci a Dio, tramite il Cuore Immacolato di Maria, in azione di grazie e in disponibilità; offriamo i nostri sacrifici in unione con Cristo redentore e, con l'animo in preghiera di espiazione e propiziazione, ripetiamo: Signore "Gesù, è per il vostro amore, in riparazione dei peccati e per la conversione dei peccatori" (terza apparizione - luglio 1917).

Voglia Dio che domani, di ritorno dal nostro pellegrinaggio, dopo queste ore di intimità con Cristo, con il "Padre che è nei cieli" e con Maria nostra Madre, vivificati dallo Spirito Santo "riversato nei nostri cuori" (cfr. Rm 5,5), possiamo partire con gioia "lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo" (cfr. Ac 2,47): di coloro che non sono potuti venire e di coloro che non sono voluti venire, ai quali va ugualmente la nostra simpatia, la nostra proposta di amore e la certezza delle nostre preghiere.


7. Certamente sapete che fin dalla mia gioventù coltivo la pratica cristiana del pellegrinaggio: e nei miei viaggi apostolici come successore di Pietro - dal Messico alla Guinea Equatoriale - le visite, come pellegrino, a Santuari Mariani sono stati, dal punto di vista personale, alcuni tra i momenti più alti dei miei incontri con il Popolo di Dio sparso sulla terra, e con gli uomini nostri fratelli nella grande famiglia umana. Ed è sempre con emozione, la stessa emozione della prima volta, che depongo nelle mani di Maria santissima tutto ciò che di bene posso aver fatto o andro ancora a fare al servizio della santa Chiesa.

In questa ora, qui nel Santuario di Fatima, voglio ripetere adesso davanti a tutti voi: "totus tuus", tutto tuo, o Madre! Chiedo che mi offriate, me e tutti questi fratelli, nascondendo e coprendo la nostra povertà con i vostri meriti e quelli del vostro divin Figlio, al "Padre della misericordia", in omaggio di gratitudine. E che siamo accettati, benedetti e rafforzati nei nostri buoni propositi, che vogliamo legare come un ideale serto di fiori, con un nastro "tessuto e indorato" per voi, o Madre: fare "tutto ciò che egli (Cristo) ci dirà" (Jn 2,4).

Dateci la vostra benedizione, Signora, nostra amatissima Madre!


1) Dal tedesco Saluto cordialmente i visitatori di lingua tedesca e olandese: provenienti dalla Germania, Austria, Lussemburgo, Svizzera, Olanda ed il Belgio.

Ci siamo riuniti qui per affidare al puro e materno Cuore di Maria le nostre speranze e le nostre paure con fiducia infantile. Nello stesso tempo vogliamo mostrare la nostra volontà di mettere a disposizione dell'amore di Cristo il nostro cuore e lo spirito con tutte le nostre forze: per la salvezza di noi stessi e di tutti i nostri fratelli, dovunque vivono.

Uniti spiritualmente con Maria, la Madre della Chiesa, vogliamo pregare insieme ed affidare i nostri cuori a Dio.


2) Dall'inglese Cari pellegrini di lingua inglese, Vi sono grato per la vostra presenza a Fatima. Vi ringrazio per essere venuti a vegliare e pregare con Cristo, e ad affidare le vostre vite e tutte le vostre speranze al Cuore Immacolato di Maria.

E' lei - la Madre diGesù e la Madre della sua Chiesa - che ci invita ad aprire i nostri cuori al suo appello, affinché si diffonda il Vangelo che parla di preghiera, conversione e penitenza.

Cari fratelli e sorelle, questa è l'ora decisiva, nella vita della Chiesa di questa generazione. Siamo tutti invitati a convertirci a nuova vita.

Tutti siamo invitati ad avvicinarci al Trono della Grazia con fiducia per ottenere grazie (cfr. He 4,16). Tutti siamo invitati ad andare a Gesù per Maria.


3) Dal francese Desidero rivolgere ora il mio saluto ai pellegrini che sono venuti qui, a Fatima, da tanti altri Paesi, in primo luogo ai pellegrini di lingua francese.

Cari fratelli e sorelle, che il Signore vi benedica per aver intrapreso con me questo atto di fede! Prepariamoci, nella preghiera, a festeggiare la Vergine Maria, a lodarla, ad accogliere il suo messaggio evangelico, ad affidarle gli immensi bisogni della Chiesa e del mondo. Per l'intercessione di questa Madre, noi chiederemo le grazie della conversione di cui il mondo ha bisogno per entrare maggiormente nella salvezza operata da Cristo per ravvivare oggi nei cuori le certezze della fede, gli impegni di giustizia e di pace, nella carità e i sentimenti di speranza! 4) In italiano Saluto ora voi, pellegrini italiani, che avete voluto partecipare con me a questa veglia in onore della Madonna, qui, in questo luogo privilegiato. Vi chiedo di unirvi intimamente alla preghiera, che desidero rivolgere questa sera alla santissima Madre di Dio per le grandi intenzioni, che stanno tanto a cuore a me ed a voi: per la pace tra i Popoli e le Nazioni; per la crescita spirituale della Chiesa; per la conversione di coloro che rifiutano l'amore di Dio; per la serenità di quanti soffrono nello spirito e nel corpo; per la santificazione delle famiglie. In quest'ora di grazia rendiamoci aperti e disponibili al richiamo di Dio, che ci suggerisce propositi di penitenza e di rinnovamento interiore, e, sull'esempio di Maria, diamo una risposta generosa ed impegnativa: "Eccomi, avvenga di me quello che hai detto" (cfr. Lc 1,38 Lc 1,

5) Dallo spagnolo Saluto cordialmente tutti i pellegrini venuti dalla Spagna e da altri Paesi di lingua spagnola. Invito voi qui presenti e tutti quelli che ci seguono attraverso la radio e la televisione, a partecipare a questa vigilia di preghiera nella quale, con la intercessione materna del Cuore Immacolato di Maria, eleveremo al Signore le nostre preghiere per la Chiesa e perché ci sia la pace in tutto il mondo.

Che la devozione per la Vergine, nostra Madre, faccia sentire a ciascuno la necessità della conversione per seguire così fedelmente Cristo, che è la via, la verità e la vita di tutti gli uomini.


5) Dal polacco Saluto cordialmente i miei connazionali che, insieme con il Cardinale Metropolita di Cracovia Franciszek Macharski e il Vescovo di Tarnow Jerzy Ablewicz, sono venuti pellegrini a Fatima per pregare con il Papa in questo Santuario mariano.

In voi e tramite voi saluto tutti i fratelli e le sorelle in patria e all'estero. So che loro sono qui presenti spiritualmente e partecipano alla mia preghiera di ringraziamento.

La Madre di Cristo abbracci con l'amore del suo Cuore Immacolato i miei connazionali e sorvegli le presenti difficili circostanze della mia patria.




1982-05-12 Data estesa: Mercoledi 12 Maggio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - L'incontro con la comunità francescana nella Chiesa di sant'Antonio - Lisbona (Portogallo)