GPII 1982 Insegnamenti - La partenza dal Portogallo - Porto (Portogallo)

La partenza dal Portogallo - Porto (Portogallo)

Titolo: Commosso commiato alla "terra di santa Maria"

Testo:

Eccellentissimo signor Presidente della Repubblica, cari amici del Portogallo, miei amati fratelli e sorelle in Gesù Cristo.


1. E' giunta l'ora dell'addio, del saluto di commiato. E' sempre un momento denso di pensieri e di sentimenti. Vorremmo usarlo bene per rivivere il tempo che abbiamo trascorso insieme, per ratificare l'amicizia, per non dimenticare nulla, infine, fare tutto il possibile perché continui la presenza reciproca. In questo momento, in me, in tutto questo, prevale il sentimento della gratitudine: la gratitudine più sincera per la grande cordialità con cui sono stato accolto in ogni parte dove sono passato e mi sono fermato, nello svolgersi di questo breve ma intenso pellegrinaggio in Portogallo.

Prima di lasciarvi, voglio esprimere a tutti la mia sincera riconoscenza: a Sua Eccellenza il signor Presidente della Repubblica, che ha voluto onorarmi con la sua presenza qui in questo momento, ai miei fratelli Vescovi del Portogallo, che in tante maniere mi hanno testimoniato la loro carità fraterna, facendo di questo incontro un'occasione privilegiata per stringere legami di comunione che ci legano nell'unica Chiesa di Cristo; al Governo e a tutte le Autorità civili e militari, che si sono impegnate nel fare tutto quanto potevano, con delicatezza rispettosa, perché si realizzasse il mio programma pastorale ed hanno offerto ogni dedizione nel suo attuarsi. A tutti i cari amici del Portogallo, molte grazie! In questo ringraziamento e nei saluti di commiato, non vorrei dimenticare nessuno. E' impossibile riferirmi a tutti, persone, gruppi ed enti, ai quali esprimo la mia gratitudine. Che ogni portoghese ed in particolare i fedeli cattolici, tutti uomini e donne, figli o abitanti di questa "Terra di santa Maria", quelli che ho avuto il piacere di incontrare personalmente e quelli che mi hanno accompagnato, in qualche modo, con i mezzi audiovisivi - ai quali desidero manifestare gratitudine - si sentano abbracciati dalla mia stima.


2. Porto via nell'animo l'emozione sentita davanti alle continue manifestazioni di affetto con le quali mi avete circondato in questi giorni, di un calore così spontaneo ed entusiastico, che non potro mai dimenticare. Mi hanno detto che in Portogallo, nelle campagne, le porte sono sempre aperte. Io ho trovato aperte le porte dei cuori. Immaginate che sono entrato e che ho salutato ciascuno di voi, col vostro significativo: "Dio vi salvi!".

Nel lasciare questa terra, dove le tradizioni gloriose del passato si uniscono alle importanti realizzazioni del presente, in una coraggiosa apertura alla prospettiva di un futuro di speranza, desidero rinnovare il più alto apprezzamento per le varie componenti che vivificano le strutture sociali, formulando i migliori auguri perché, grazie alla concorde e leale collaborazione, possa divenire sempre più reale il continuo progresso, attraverso la giustizia, la libertà e la pace.

Al Portogallo la Vergine Maria ha riservato un trattamento di singolare predilezione, che è titolo di onore e, allo stesso tempo, ragione di particolare e solida coerenza nella fedeltà al Vangelo. Tutti i fedeli devono avere una coscienza viva di ciò, ed impegnarsi nel coltivare quei valori umani e cristiani che hanno fatto grande questa Nazione.

In questi giorni ho potuto verificare personalmente i tesori di bontà, di cordialità e di fede che distinguono questo popolo forte e amabile. In particolare, a Fatima, ai piedi di Maria, ho sentito vibrare intorno a me l'anima di tutta la Nazione. Si, l'anima del Portogallo cattolico: quante cose mi ha detto in questi giorni, anche senza parlare! E quante ho desiderato comunicargli anch'io, con parole, gesti e silenzi! E' stata per me un'esperienza spirituale straordinariamente profonda, il cui ricordo dolcissimo conservo nel più intimo del cuore. E nel cuore conservo anche i vostri volti, cari fratelli e sorelle del Portogallo, gli occhi imploranti dei vostri malati e la dolcezza del sorriso dei vostri bambini. E' un arricchimento prezioso che porto con me e di cui approfittero nelle attività del mio quotidiano servizio pastorale.

Con la certezza delle mie preghiere, implorando il Signore perché i grandi principi cristiani e di umanità, che hanno guidato questa Nazione, continuino ad illuminare la sua vita con il senso di Dio e della solidarietà, sboccia dal più intimo dell'anima questa supplica: Scenda su tutti i portoghesi la benedizione di Dio, che sia apportatrice di abbondanti doni di luce, di gioia e di pace! E ci sia di mediazione, per ottenerci questi favori, Celei che al Portogallo ha riservato una singolarissima manifestazione di premura amorosa del suo Cuore di Madre, nostra Signora di Fatima.

Arrivederci! Addio!




1982-05-15 Data estesa: Sabato 15 Maggio 1982




Recita del "Regina coeli" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Riconoscenza per quanti si sono uniti alla sua preghiera

Testo:


1. "Siano benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell'eterno Amore! Siano benedetti tutti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo figlio Gesù (cfr. Jn 2,5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo.

Sii benedetta sopra ogni cosa tu, Serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisci alla divina chiamata! Sii salutata tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del tuo Figlio! Madre della Chiesa! Illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Aiutaci a vivere con tutta la verità della consacrazione di Cristo per l'intera famiglia umana del mondo contemporaneo.

Affidandoti, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, ti affidiamo anche la stessa consacrazione per il mondo, mettendola nel tuo Cuore materno.

Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli stessi uomini d'oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla nostra contemporaneità e sembra chiudere le vie verso il futuro!".


2. Le suddette parole sono state pronunciate a Fatima. Mi èstato dato di rinnovare il 13 maggio l'atto di affidamento all'Immacolato Cuore della Madre di Dio secondo i bisogni dei nostri tempi. Mi è stato dato di farlo in questa nostra epoca in cui il secondo millennio dopo Cristo si avvicina al suo termine.

Desidero ancora una volta ringraziare sia il Presidente e le Autorità del Portogallo, sia tutti i fratelli nell'Episcopato ed in primo luogo il Patriarca di Lisbona, per l'invito e per la cordiale accoglienza in terra portoghese.

In modo particolare ringrazio l'intero popolo portoghese e la Chiesa in quella Nazione per lo slancio con cui si sono fatti incontro a me facilitando il compimento del mio ministero pastorale nel corso dei quattro giorni della settimana scorsa in cui sono stato fra loro. Al tema di questo pellegrinaggio, tanto caro al mio cuore, desidero dedicare anche la prossima udienza generale.

Una parola di sincero ringraziamento voglio riservare ai fratelli nell'Episcopato delle diverse parti e dei differenti Paesi del mondo, che hanno manifestato la loro unione col Papa pellegrino a Fatima, ed in special modo a coloro che hanno partecipato di persona a quella celebrazione.

A Fatima abbiamo insieme riflettuto ed abbiamo insieme pregato, affidando le nostre persone e quelle di tutti i nostri fratelli e sorelle del mondo alla materna sollecitudine di Colei che Cristo morente ha lasciato agli uomini come Madre. Valga l'intercessione di Maria, che la liturgia saluta come "Virgo potens", ad affrettare il trionfo del bene sulle forze del male, operanti nel mondo.


3. Nei programmi da tempo preparati, dopo la Visita pastorale in Portogallo un'altra, di carattere, anch'essa, pastorale ed apostolico, ne è stata prevista: quella alla Gran Bretagna.

Conosco con quanto desiderio e con quanta speranza essa è attesa da quella Comunità cattolica, minoritaria ma così ricca di vitalità. Da un anno e mezzo essa vi si sta spiritualmente preparando, non risparmiando né sforzi, né entusiasmo.

Importante per i cattolici, la progettata Visita non lo è meno dal punto di vista ecumenico.

Sotto l'uno e l'altro aspetto, si è potuto giustamente definirla un evento storico.

Le aspettative e le speranze dei cattolici e di tutti i cristiani della Gran Bretagna sono anche le mie. Le condivido con tutto il cuore.

Purtroppo, gli eventi ben noti che si sono verificati nell'Atlatico del Sud hanno turbato questa vigilia di attesa, mettendo in forse la stessa possibilità del viaggio, il cui quadro non può che essere un quadro di pace e di serenità.

Nonostante le notizie contraddittorie che giungono, continuo a nutrire viva la speranza che tale quadro possa ancora essere ricomposto, grazie alla buona volontà degli uomini e all'aiuto di Dio.

A questo scopo ho pregato e chiesto preghiere a Fatima. A questo scopo ancora prego e chiedo a tutti di pregare con me.

Che il Principe della pace, che la Regina della pace ascoltino la nostra fiduciosa invocazione! Desidero esprimere la mia cordiale riconoscenza a tutti coloro che, in ogni parte del mondo, mi sono stati spiritualmente vicini durante il pellegrinaggio a Fatima e a me si sono uniti nel ringraziamento alla Vergine santa per la materna protezione accordatami.

Sono grato in modo particolare ai fedeli della diocesi di Roma che hanno voluto raccogliersi nelle varie Chiese della città e in special modo, sotto la guida del Cardinale Vicario, nel Santuario della Madonna del Divino Amore al mattino del 13 maggio e poi, alla sera dello stesso giorno, in questa Piazza per elevare la loro preghiera a Maria santissima, a lei affidando la mia persona e da lei implorando serenità e pace per la Chiesa e per il mondo.

A tutti il mio rinnovato grazie, il mio saluto e la mia benedizione.




1982-05-16 Data estesa: Domenica 16 Maggio 1982




Udienza ai "cooperatori di Madre Teresa"

Testo:


1. Vi ringrazio per l'assistenza nella preghiera e per l'aiuto materiale che voi state fornendo come Missionarie della Carità. Ed io mi unisco a voi oggi nella preghiera di ringraziamento a Dio per le molte benedizioni che lui ha riservato a tante persone, a tanti poveri del mondo, attraverso l'opera di queste donne, religiose, la cui comunità venne fondata da Madre Teresa di Calcutta. Sono profondamente lieto di potervi incontrare in un periodo come questo in cui la Chiesa celebra in tutta la sua meraviglia il mistero della salvifica risurrezione di Cristo. L'apostolo Paolo, nella sua lettera ai Colossesi, ci ricorda che siamo chiamati a cercare le cose che stanno al di sopra delle altre; e sopra ogni altra virtù dobbiamo mettere l'amore. L'amore che da solo conferisce la dignità alla vita nuova degli emarginati.

L'amore di Cristo è evidente nel sigillo apostolico delle Missionarie della Carità perché esse si occupano proprio di loro, degli emarginati, dei senza tetto, degli orfani, dei moribondi. Come potete alimentare questo amore? Un tale amore potete trovarlo nel quotidiano accostarvi all'Eucaristia, il grande sacramento dell'amore di Cristo. Voi, miei cari, avete trovato la strada per assistere le Missionarie della Carità nel loro impegno d'amore attraverso la vostra preghiera, le vostre sofferenze, il vostro impegno materiale. Il vostro quieto, invisibile sostegno è un contributo importante per il diffondersi dell'amore che viene condiviso in nome di Cristo. Dio benedica la vostra generosa opera di assistenza e possa la benedizione della Vergine essere per voi lo stimolo per un servizio fedele. Nella grazia della risurrezione di Cristo vi imparto di cuore, a voi e alle vostre famiglie, la benedizione apostolica.




1982-05-17 Data estesa: Lunedi 17 Maggio 1982




Ai membri del consiglio dell'istituto internazionale di diritto umanitario - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I diritti umani sono precedenti alla legiferazione degli stati

Testo:

Cari amici.

L'Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, che voi rappresentate, è di fondazione relativamente recente, ma gli scopi che persegue corrispondono alle secolari aspirazioni del genere umano. Infatti il vostro Istituto è stato costituito per la promozione, mediante il diritto internazionale, dei diritti che sono parte della natura stessa dell'uomo. Sono perciò molto lieto di incontrarvi e di esprimervi il mio apprezzamento per il vostro lavoro.

Il crescente corpo del diritto umanitario internazionale che vuole difendere le prerogative primarie dell'uomo - vita, integrità fisica, libertà e dignità morale - trova fondamento e vero valore solo in connessione con i diritti umani che esistono antecedentemente alla redazione di accordi su questo problema.

Le autorità dello Stato hanno l'obbligo di rispettare questi diritti sia nelle relazioni internazionali sia nei rapporti con i loro propri cittadini.

La Carta delle Nazioni Unite e molti altri documenti forniscono oggi una solida base per questa visione. L'uomo non può più essere considerato solo un oggetto di cui occuparsi mediante il diritto internazionale, come alcuni avrebbero fatto: egli è il soggetto originale dei diritti basilari non conferitigli estrinsecamente, diritti che hanno diretta rilevanza per l'ordine internazionale e che vincolano ogni autorità.

Il diritto internazionale umanitario ha avuto un considerevole sviluppo negli ultimi tempi. Il cristianesimo offre a questo sviluppo una base nella sua affermazione del valore autonomo dell'uomo e della sua preminente dignità di persona con una sua propria individualità, completa nella sua costituzione essenziale, e dotata di coscienza razionale e libera volontà. Anche nei secoli passati, la visione cristiana dell'uomo ha ispirato la tendenza a mitigare la tradizionale ferocia della guerra, in modo da assicurare un trattamento più umano per coloro che erano coinvolti nelle ostilità. Ha reso un contributo decisivo all'affermazione, sia da un punto di vista morale che in pratica, delle norme di umanità e giustizia che sono ora, in forma debitamente modernizzata e precisata, il nucleo delle nostre odierne convenzioni internazionali.

E' proprio perchè il diritto umanitario internazionale ha come base i diritti dei quali la persona umana è il soggetto autonomo e originale che il diritto è universale nelle sue applicazioni. Si applica dovunque e in ogni circostanza, in pace e in guerra, in tempi normali e nelle emergenze dovute a disordini e tensioni politiche interne o causate da calamità naturali.

Nonostante gli sforzi compiuti nei tempi moderni a livello giuridico per escludere l'uso della guerra come mezzo legittimo di affronto delle controversie internazionali, conflitti armati di vario tipo continuano ad essere suscitati in questa o in quell'altra area. Nei conflitti si deve imporre il diritto internazionale umanitario. Vi sono norme riconosciute che limitano la violenza della guerra e proteggono le sue vittime, norme che sono state ora universalmente accettate dalla coscienza comune dei popoli del mondo: queste norme debbono essere osservate.

Ma il diritto umanitario internazionale deve anche prestare attenzione al destino del numero sempre crescente di profughi in cerca di asilo: persone, giovani e vecchi, che hanno bisogno di ogni tipo di assistenza materiale e morale dopo essere stati costretti a lasciare la loro comunità d'origine e spesso dopo aver assistito al disperdersi della propria famiglia. Bisogna prestare attenzione ai popoli del Terzo Mondo condannati al sottosviluppo e alla fame, mentre prosegue una funesta competizione per il possesso di armamenti sempre più numerosi e mortali. Bisogna prestare attenzione al problema di coloro che sono perseguitati per ragioni politiche, molti dei quali sono arrestati e detenuti senza alcuna protezione contro l'abominevole pratica della tortura, e in alcuni casi fatti scomparire lasciando i parenti nella disperazione mentre le autorità mantengono un assoluto silenzio. Bisogna prestare attenzione alle vittime delle calamità naturali così come a quelle provocate dall'uomo, in modo che la solidarietà internazionale possa venire in loro aiuto nel modo più completo e con i mezzi più efficaci a disposizione.

In breve, il diritto internazionale umanitario è a disposizione dell'intera umanità sofferente: dei feriti, prigionieri, deboli, indifesi, poveri, oppressi. La sua osservanza o inosservanza è un test reale per il fondamento etico e per la ragione stessa dell'esistenza della comunità internazionale.

Prego Dio di assistere il vostro illustre Istituto nella diffusione della conoscenza del diritto umanitario, nella promozione del suo sviluppo e nell'assicurare la sua concreta applicazione ad ogni livello. Che Dio benedica i vostri sforzi, sia individuali che di gruppo, nel perseguimento di questi nobili fini. E possa egli ispirare anche molti altri a lavorare generosamente e con entusiasmo per questa causa tanto importante.




1982-05-18 Data estesa: Martedi 18 Maggio 1982




Udienza generale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: A Fatima per un bisogno del cuore e per manifestare la via che segue la Chiesa

Testo:


1. Dal 12 al 15 maggio corrente mi è stato dato, con l'aiuto di Dio, di compiere il pellegrinaggio in Portogallo, aderendo all'invito già da tempo ricevuto da parte sia del Presidente della Repubblica e delle Autorità statali, sia dell'Episcopato e della Chiesa in quel Paese di grande tradizione cattolica.

Lo scopo del pellegrinaggio era, innanzitutto, Fatima, dove mi sentivo chiamato in modo particolare a seguito dell'attentato alla mia persona del 13 maggio dell'anno scorso. Già molte volte ho detto che solo alla misericordia di Dio ed alla particolare protezione della Madre di Cristo devo la salvezza della mia vita e la possibilità dell'ulteriore servizio alla Sede di Pietro. In secondo luogo, questo pellegrinaggio, così come gli altri, mi ha permesso di rafforzare, mediante la visita alla Chiesa in Portogallo, quei legami di unità con i quali dall'inizio essa è unita alla Chiesa universale attraverso la comunione con il Vescovo di Roma: questi medesimi legami ho trovato molto vivi e molto cordiali nel corso della mia visita.


2. Il pellegrinaggio a Fatima era un bisogno del cuore e, nellostesso tempo, una manifestazione della via che segue la Chiesa, alla fine di questo secolo, come Popolo di Dio legato all'umanità intera con il senso di una particolare responsabilità per il mondo contemporaneo.

Il messaggio che nell'anno 1917 è venuto da Fatima, considerato alla luce dell'insegnamento della fede, contiene in sé l'eterna verità del Vangelo, come particolarmente applicata al bisogni della nostra epoca.

L'invito alla conversione ed alla penitenza è la prima e fondamentale parola del Vangelo. Essa non va mai in prescrizione, e nel nostro secolo assume dimensioni particolari dinanzi alla crescente consapevolezza della lotta più che mai profonda tra le forze del bene e del male nel nostro mondo umano. Questo è anche il punto centrale della sollecitudine della Chiesa come testimoniano le voci dei Pastori che hanno indicato "la riconciliazione e la penitenza" come il tema più attuale, affidandone per questo la trattazione alla prossima sessione del Sinodo dei Vescovi.

La minaccia da parte delle forze del male proviene in particolare dagli errori diffusi proprio nel nostro secolo, errori che si appoggiano sulla negazione di Dio e mirano a staccare completamente da lui l'umanità, impostando la vita umana senza Dio e perfino contro Dio. Nel cuore stesso del messaggio che è uscito all'inizio del nostro secolo da Fatima, si trova una penetrante messa in guardia da questi errori. Le semplici parole, rivolte a semplici bambini di campagna, sono piene del senso della grandezza e della santità di Dio, e dell'ardente desiderio della venerazione e dell'amore dovuto a Dio solo.

Da ciò anche l'invito ad avvicinarci di nuovo a questa Santità Misericordiosa mediante l'atto di consacrazione. Il Cuore della Madre di Cristo, che è più vicino alla sorgente di questa Santità Misericordiosa, desidera avvicinare ad esso tutti i cuori: ogni uomo e l'umanità intera, le singole Nazioni e tutto il mondo.


3. E' difficile non accogliere sempre di nuovo questa grazia e questo invito. Lo ha fatto quaranta e trenta anni fa il Papa Pio XII. Paolo VI si è richiamato all'atto del suo predecessore prima durante il Concilio, poi durante il suo pellegrinaggio a Fatima nell'anno 1967. Egli inoltre, dal tempo del Concilio, ha cominciato a chiamare Maria col titolo di Madre della Chiesa, il che ha trovato espressione anche nella Professione di Fede (Credo) del Popolo di Dio.

Il Concilio ha sviluppato la coscienza della Chiesa, riferendosi, nella costituzione dogmatica "Lumen Gentium", alla Genitrice di Dio come Madre e Figura della Chiesa. Poiché lo stesso Concilio ha pure sviluppato la coscienza della responsabilità della Chiesa per il mondo, essa trae impulso dal terreno del magistero conciliare, come un nuovo bisogno di manifestare questa responsabilità nell'atto di affidamento alla Genitrice di Dio.

Ecco, nelle linee principali, i pensieri-guida del mio pellegrinaggio a Fatima, che hanno trovato espressione il 13 maggio sia nelle parole dell'omelia come pure nell'atto finale di affidamento. Ho cercato di far tutto ciò che nelle circostanze concrete si poteva fare, per mettere in evidenza l'unità collegiale del Vescovo di Roma con tutti i fratelli nel ministero e servizio episcopale del mondo.


4. Mediante il pellegrinaggio a Fatima, ho visitato pure la Chiesa che è sulla terra portoghese, nel suo punto culminante. Pure là, a Fatima, mi sono incontrato prima con l'Episcopato del Portogallo e poi con gli ecclesiastici: sacerdoti diocesani e religiosi, suore e fratelli delle diverse Congregazioni religiose, e infine seminaristi e novizi. Quello fu il luogo più adatto perché i nostri incontri potessero raggiungere la dimensione dell'intero Portogallo.

Fatima, tuttavia, è nella vita della Chiesa e della società un fenomeno relativamente recente: nell'insieme appartiene al nostro secolo. Invece la Chiesa e la Nazione hanno un passato plurisecolare, che risale fino ai tempi romani e della cristianità primitiva, e poi, dopo il periodo dell'invasione araba, da più di otto secoli, ha il proprio passato portoghese ben definito per quanto riguarda l'identità storica.

Il Cristianesimo portato da Roma ha messo qui radici profonde ed ha dato nel corso dei secoli molteplici frutti per quanto riguarda la testimonianza della fede e dell'amore cristiano. Le manifestazioni di questa testimonianza sono sempre ben visibili in tutto il Portogallo, nella cultura e nel costume sociale di questo Paese. E' difficile ricordare qui tutte le testimonianze e tutte le figure che compongono la storia della Chiesa e della Nazione in Portogallo. Nomino soltanto sant'Antonio, conosciuto come Antonio di Padova, ma nato a Lisbona in Portogallo ed educato in terra portoghese. Proprio il 750° anniversario della morte di questo Santo fu pure uno dei motivi del pellegrinaggio alla terra che fu la sua patria.


5. Un particolare settore dei frutti della Chiesa in Portogallo è la grande e plurisecolare attività missionaria. Essa camminava di pari passo con i viaggi e le scoperte. Basta ricordare che parlano la lingua portoghese non solo l'intero Brasile, ma altresi alcuni Paesi dell'Africa ed anche dell'Estremo Oriente: complessivamente oltre 150 milioni di uomini, mentre il numero degli attuali cittadini del Portogallo non supera i 10 milioni. La lingua portoghese è fra le lingue più "parlate" nella Chiesa cattolica.


6. Tutti questi aspetti del passato plurisecolare e della ricca contemporaneità mi è stato dato di meditare lungo il percorso della mia visita in Portogallo, dopo aver terminato il pellegrinaggio a Fatima. La strada mi ha condotto soprattutto a Lisbona, che è la più grande città, sede del Patriarca e centro della vita civile nazionale ed ecclesiastica. E in seguito mi ha portato verso il sud-est di Lisbona, e quindi verso il nord: Coimbra, Braga, Porto.

Ognuna di queste tappe, nelle quali mi sono trovato per la prima volta nella mia vita, ha aperto davanti ai miei occhi nuovi elementi della grande eredità lusitana di fede e di cultura e, nellostesso tempo, una nuova dimensione della vita contemporanea della Chiesa e della Nazione portoghese.

Quasi ciascuno dei luoghi visitati custodisce un Santuario mariano: così Vila Vicosa, nell'arcidiocesi di Ebora (vora), ha il Santuario della Regina del Portogallo; Braga, nel nord, ha il meraviglioso Santuario di Sameiro, situato su una collina, dove si è svolto l'incontro con gli sposi; la città di Porto poi (la seconda dopo Lisbona per quanto riguarda la grandezza) da secoli si chiama "civitas Virginis". Infine tutto il Portogallo si chiama "Terra di santa Maria".

Come si vede da tutto ciò, il terreno, sul quale è cresciuta nel nostro secolo Fatima, fu preparato da intere generazioni.


7. Conformandomi al programma pastorale dell'Episcopato del Portogallo ho cercato, in occasione del principali incontri, di toccare i temi che nella vita della Chiesa e della società erano di particolare attualità. Ho cercato pure per questa tematica un appoggio nella divina Parola della liturgia e nell'insegnamento della Chiesa, in particolare nell'insegnamento sociale.

A Lisbona, dinanzi ad una grande assemblea, ho toccato il problema della gioventù e delle vocazioni (i partecipanti più numerosi alla liturgia erano proprio i giovani della capitale e dell'arcidiocesi).

A Vila Vicosa ho parlato del lavoro dei campi sullo sfondo della liturgia della Parola dinanzi al carattere agricolo di tutta la regione del Sud.

A Coimbra, l'indimenticabile incontro con professori e studenti della più antica Università mi ha dato l'opportunità di rivolgermi al mondo della scienza e della cultura in Portogallo.

A Braga (Santuario di Sameiro) la tematica è stata quella concernente il matrimonio e la famiglia nel quadro della liturgia eucaristica.

Infine a Porto: la tematica del lavoro nell'industria e nelle altre professioni.


8. Conservo profondamente nel cuore tutti questi intensi incontri con i miei fratelli e sorelle, che costituiscono la Nazione e la Chiesa in terra portoghese.

Ringrazio Dio, per l'intercessione di "santa Maria", per tutto ciò che è stato fatto per preparare questa visita - e per tutto ciò che, per la grazia di Dio, è diventato il suo frutto.

Ringrazio gli uomini per tanto amore e comprensione.

A tutti la mia riconoscente benedizione.

[Omissis. Seguono i saluti in altre lingue:francese, inglese, tedesca, olandese, spagnola, portoghese, slava] A gruppi di croati Cari miei croati provenienti dalla Germania.

Cordialmente saluto anche voi e do la mia benedizione apostolica a voi qui presenti ed alle vostre famiglie e voglio che rimaniate sempre fedeli alla Chiesa ed a Maria.

A gruppi di pellegrini polacchi provenienti dall'Inghilterra e dal Canada "Dai tempi lontani tu sei la Regina della Polonia...".

Dinanzi alla tua Effige di Jasna Gora, desidero ringraziare tutti i miei connazionali che erano con me il 13 maggio dell'anno scorso, come pure coloro che erano con me il 13 maggio di questo anno a Fatima.

"Dai tempi lontani, tu Maria, sei Regina della Polonia / tu, Maria, di una parola in nostro favore, / prendi sotto la tua protezione la Nazione intera..."! La Nazione è una grande comunità. Comunità degli uomini, delle generazioni - comunità della cultura, della lingua, della storia.

La Nazione ha la propria soggettività.

Prendi sotto la tua protezione la Nazione intera, affinché si sviluppi...! La Nazione non può svilupparsi regolarmente quando è priva di diritti che condizionano la sua piena soggettività.

E lo Stato non può essere forte con nessun genere di prepotenze. Esso può essere forte soltanto con la forza della piena soggettività della Nazione.

Dal 13 dicembre soffro di nuovo insieme con la mia Nazione! Perché non le si restituisce questa soggettività che è suo diritto? Perché si aliena lo Stato costruendo sulla violenza? Perché si toglie allo Stato questa unica forza matura che è la piena soggettività della nazione? Accogli la mia preghiera carica di sofferenza, tu che sei la Regina della Polonia - e voi, santi patroni della mia Patria! Dai tempi lontani tu sei la Regina della Polonia! Ebbene, prendi sotto la tua protezione la Nazione intera, affinché si sviluppi...! Ai gruppi di italiani Domani ricorre la solennità liturgica dell'Ascensione del Signore, la quale rappresenta la sintesi del trionfo regale di Cristo, della sua glorificazione dopo il Calvario.

E' una festa che ci invita a guardare in alto, dove Cristo è asceso al Padre ed è entrato pienamente, anche con la sua umanità, a fare parte della gloria divina e, anzi, a prendere parte all'attività salvifica di Dio stesso.

Ma l'Ascensione non è soltanto la celebrazione di Cristo che parte da questa terra; è anche la celebrazione di Cristo che resta con noi; di Cristo che prima di salire al cielo ha detto: "Io sono con voi tutti i giorni / fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

Questa certezza sia per tutti voi sorgente di forza, di conforto e di gioia nel vostro impegno di cristiani.

Desidero rivolgere un affettuoso saluto a tutti i giovani ed ai ragazzi, presenti in questa udienza, in particolare al numeroso pellegrinaggio dei fanciulli delle sei comunità parrocchiali della cittadina di San Giorgio a Cremano, nell'arcidiocesi di Napoli, i quali sono venuti a Roma per presentare al Papa i loro propositi di vita cristiana.

Ben volentieri, carissimi, rispondo alla vostra generosità impartendo a voi tutti, ai vostri genitori, ai vostri sacerdoti, alle suore, ai catechisti ed ai Maestri la mia benedizione apostolica.

Sono anche presenti oggi numerosi gruppi di anziani, tra cui in particolare i membri del pellegrinaggio, organizzato dall'"Opera Diocesana per la Pastorale dei Pensionati e Anziani" dell'arcidiocesi di Trento.

A voi il mio cordiale apprezzamento, con l'augurio che ancora per lunghi anni possiate offrire alla Chiesa ed alla società civile un prezioso ed efficace contributo di esperienza, di saggezza, di testimonianza di fede cristiana. La mia benedizione vi accompagni sempre.

I nostri fratelli e sorelle ammalati, che assistono a questo incontro, ci edificano con la loro partecipazione al dolore, accettato in unione alla passione di Cristo.

A voi, che soffrite nel corpo e nello spirito, si rivolge il mio commosso saluto e la mia benedizione, in particolare al pellegrinaggio della Sottosezione di Forli dell'UNITALSI ed a quello delle ospiti della "Domus Lucis" di Trieste.

Un saluto molto sentito rivolgo ai membri del Comitato della seconda Maratona di Primavera, organizzata dall'Associazione Genitori Scuole Cattoliche-Lazio, dalla Federazione Istituti Attività Educative e dalle Polisportive Giovanili Salesiane. Agli oltre 40 mila partecipanti a tale festosa iniziativa ho rivolto da Bologna un pensiero di compiacimento e di incoraggiamento, al loro arrivo in piazza san Pietro a mezzogiorno del 18 aprile scorso. Rinnovo oggi i miei auguri, accompagnati dalla mia benedizione.

Desidero ora benedire la bicicletta, che alcuni cicloamatori intendono donare al Santuario mariano di Walsingham, in Gran Bretagna, dove si recheranno nel prossimo mese di luglio in "ciclo-pellegrinaggio".

Nell'esprimervi il mio compiacimento per la vostra iniziativa spirituale, invoco sulle vostre persone la materna protezione della Madonna santissima.

A voi tutti, cari ciclisti, e al vostro Assistente spirituale imparto di cuore la mia apostolica benedizione!




1982-05-19 Data estesa: Mercoledi 19 Maggio 1982





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