GPII 1982 Insegnamenti - L'allocuzione durante l'atto eucaristico dell'adorazione notturna - Madrid (Spagna)

L'allocuzione durante l'atto eucaristico dell'adorazione notturna - Madrid (Spagna)

Titolo: L'Eucaristia è il punto centrale e la prova del rinnovamento spirituale proposto dal Concilio

Testo:

Dio è qui. Venite adoratori. Adoriamo Cristo Redentore!


1. Con queste belle parole il popolo fedele di Spagna canta la sua fede nell'Eucaristia.

Per questo mi sono rallegrato nel sapere che desideravate che partecipassi con voi a un'adorazione eucaristica. Con gioia, accanto a Gesù Sacramentato, mi incontro con voi, membri dell'Adorazione Notturna Spagnola, che, con molti altri cristiani che si uniscono a voi da tanti angoli della Spagna, avete una profonda coscienza della stretta relazione esistente fra la vitalità spirituale e apostolica della Chiesa e la sacra Eucaristia.

Con le vostre veglie di adorazione tributate un omaggio di ardente fede ed amore a nostro Signore Gesù Cristo, realmente presente in questo Sacramento, con il suo Corpo e Sangue, Anima e Divinità, sotto le specie consacrate.

Questa presenza ci ricorda che il Dio della nostra fede non è un essere lontano, ma un Dio molto vicino, le cui delizie sono riposte nello stare con i figli degli uomini (cfr. Pr 8,31). Un Padre che ci invia il suo Figlio, affinché abbiamo la vita e l'abbiamo in abbondanza (cfr. Jn 10,10). Un Figlio, e Fratello nostro, che con la sua Incarnazione si è fatto veramente Uomo, pur restando Dio, e ha voluto rimanere fra noi "fino alla fine del mondo" (cfr. Mt 28,20).


2. La fede ci fa comprendere che la sacra Eucaristia costituisce il dono più grande che Cristo ha offerto e permanentemente offre alla sua Sposa. E' radice e culmine della vita cristiana e di ogni azione della Chiesa. E' il nostro maggior tesoro, nel quale si contiene "tutto il bene spirituale della Chiesa" (PO 5). La quale deve curare gelosamente tutto quanto si riferisce a questo mistero e affermarlo nella sua integrità, come punto centrale e prova di quell'autentico rinnovamento spirituale proposto dall'ultimo Concilio.

In quest'Ostia consacrata si compendiano le parole di Cristo, la sua vita offerta al Padre per noi e la gloria del suo Corpo risuscitato. Nelle vostre ore di adorazione davanti all'Ostia santa vi siete accorti che questa presenza dell'Emmanuele, Dio-con-noi, è a un tempo mistero di fede, pegno di speranza e fonte di carità con Dio e tra gli uomini.


3. Mistero di fede, perché il Signore crocefisso e risorto è realmente presente nell'Eucaristia, non solo durante la celebrazione del santo Sacrificio, ma finché sussistono le specie sacramentali.

Su questo mistero di fede si fondano la nostra lode, l'adorazione, il rendimento di grazie e la nostra implorazione alla santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Questa stessa presenza del Corpo e Sangue di Cristo, sotto le specie del pane e del vino, costituisce una connessione fra il tempo e l'eternità, e ci dà un pegno della speranza che anima il nostro cammino.

La sacra Eucaristia, effettivamente, oltre a essere testimonianza sacramentale della prima venuta di Cristo, è al tempo stesso un annuncio costante della sua seconda venuta gloriosa, alla fine dei tempi.

Pegno della speranza futura e impulso, anch'esso pieno di speranza, per il nostro cammino verso la vita eterna. Davanti alla sacra Ostia ascoltiamo di nuovo le dolci parole: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero" (Mt 11,28).

La presenza sacramentale di Cristo è anche fonte di amore. Perché "amore con amor si paga" dite in questa terra spagnola.

Amore, in primo luogo, a Cristo stesso. L'incontro eucaristico è, di fatto, un incontro di amore. Per questo risulta imprescindibile avvicinarsi a lui con devozione e purificati da ogni peccato grave.

E amore ai nostri fratelli. Perché l'autenticità della nostra unione con Gesù Sacramentato deve tradursi nel nostro amore vero a tutti gli uomini, incominciando da quelli che ci sono più vicini. Si dovrà notare nel modo di comportarsi con la propria famiglia, i propri colleghi, i propri amici; nell'impegno per vivere in pace con tutti; nella prontezza per riconciliarsi e perdonare quando sia necessario. Sarà, in questo modo, la sacra Eucaristia, fermento di carità e vincolo di quella unità della Chiesa voluta da Cristo e propugnata dal Concilio Vaticano II.


4. Termino esortando voi, amati adoratori e tutti i figli di tutta la Spagna, a una profonda pietà eucaristica. Essa vi avvicinerà ogni volta di più al Signore. E vi richiederà di ricorrere opportunamente alla confessione sacramentale, che conduce all'Eucaristia, come l'Eucaristia conduce alla confessione. Quante volte la notte di adorazione silenziosa potrà essere anche il momento propizio dell'incontro con il perdono sacramentale di Cristo! Questa pietà eucaristica deve incentrarsi prima di tutto nella celebrazione della Cena del Signore, che perpetua il suo amore immolato sulla croce. Pero ha una logica continuazione - della quale voi siete testimoni fedeli - nell'adorazione a Cristo in questo divino Sacramento, nella visita al Santissimo, nell'orazione davanti al tabernacolo, oltre che negli altri esercizi di devozione, personali e collettivi, privati e pubblici, che avete praticato per secoli. Questi che l'ultimo Concilio Ecumenico raccomandava vivamente e ai quali io stesso ho esortato in ripetute occasioni (cfr., per esempio, "Dominicae Cenae", 3: "Insegnamenti", III,1 [1980] 583ss; anche "Omelia a Dublino", 29 settembre 1979: "Insegnamenti", II,2 [1979] 413ss).

"La Chiesa e il mondo hanno una grande necessità del culto eucaristico.

Gesù ci aspetta in questo Sacramento dell'Amore. Non lesiniamo tempo per andare a trovarlo nell'adorazione, nella contemplazione piena di fede e aperta a riparare le gravi mancanze e i peccati del mondo. Non si interrompa mai la nostra adorazione" ("Dominicae Cenae", 3). E in queste ore accanto al Signore, vi chiedo di pregare in modo particolare per i sacerdoti e i religiosi, per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.

Sia lodato il Santissimo Sacramento dell'altare.




1982-10-31 Data estesa: Domenica 31 Ottobre 1982




La preghiera del Papa all'adorazione notturna - Madrid (Spagna)

Titolo: Vogliamo amare come te

Testo:

Signore Gesù! Ci presentiamo davanti a te, sapendo che ci chiami e ci ami così come siamo. "Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Jn 6,69). La tua presenza nell'Eucarestia è cominciata con il sacrificio dell'ultima cena e continua come comunione e donazione di tutto ciò che sei. Aumenta la nostra fede.

Per mezzo di te e nello Spirito Santo che ci comunichi, vogliamo arrivare fino al Padre per dirgli il nostro "si" unito al tuo. Con te possiamo ormai dire: "Padre nostro". Seguendo te, "via, verità e vita", desideriamo penetrare nell'apparente "silenzio" e "assenza" di Dio, squarciando la nube del Tabor, per ascoltare la voce del Padre che dice: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo" (Mt 17,5). Con questa fede fatta di ascolto contemplativo, sapremo illuminare le nostre situazioni personali, così come i diversi settori della vita familiare e sociale.

Tu sei la nostra speranza, la nostra pace, il nostro Mediatore, fratello e amico. Il nostro cuore si riempie di gioia e di speranza nel sapere che sei "sempre vivo per intercedere per noi" (cfr. He 7,25). La nostra speranza si traduce in fiducia, gioia pasquale e rapido cammino con te verso il Padre.

Vogliamo avere i tuoi stessi sentimenti e vedere le cose come le vedi tu. Perché tu sei il centro, il principio e la fine di tutto. Sorretti da questa speranza, vogliamo infondere nel mondo questa gerarchia di valori evangelici, per cui Dio e i suoi doni salvifici occupano il primo posto nel cuore e nelle azioni della vita concreta.


Vogliamo amare come te, che dai la vita e comunichi te stesso con tutto ciò che sei. Vorremmo poter dire come san Paolo: "Per me vivere è Cristo" (Ph


1,21). La nostra vita non ha senso senza te. Vogliamo apprendere a "stare con chi sappiamo che ci ama", perché "con un così buon amico presente, si può sopportare ogni cosa". In te impariamo a unirci alla volontà del Padre, perché, nell'orazione, "è l'amore che parla" (Santa Teresa di Gesù).

Entrando nella tua intimità, vogliamo assumere le determinazioni e gli atteggiamenti importanti, le decisioni durevoli, le scelte fondamentali conformi alla nostra propria vocazione cristiana.

Credendo, sperando e amando, ti adoriamo con atteggiamento semplice di presenza, silenzio e attesa, che vuole essere anche riparazione, in risposta alle tue parole: "Restate qui e vegliate con me" (Mt 26,38).

Tu superi la povertà dei nostri pensieri, sentimenti e parole; per questo vogliamo apprendere ad adorare ammirando il tuo mistero, amandolo così come è e tacendo con un silenzio di amico e con una presenza di donazione. Lo Spirito Santo, che hai infuso nei nostri cuori, ci aiuta ad esprimere questi "gemiti inesprimibili" (Rm 8,26), che si traducono in una disposizione semplice e di ringraziamento, e nel gesto filiale di chi si appaga con la tua sola presenza, il tuo amore e la tua parola. Nelle nostre notti fisiche e morali, se tu sei presente, ci ami e ci parli, tanto ci basta, nonostante, molte volte, non avvertiremo la consolazione. Imparando questa dimensione dell'adorazione, staremo nella tua intimità o "mistero"; allora la nostra orazione si convertirà in rispetto verso il "mistero" di ogni fratello e di ogni avvenimento per introdurci nel nostro ambiente familiare e sociale, e costruire la storia con questo silenzio attivo e fecondo che nasce dalla contemplazione. Grazie a te, la nostra capacità di silenzio e di adorazione si convertirà in capacità di amare e di servire.


Ci hai dato tua Madre come nostra, perché ci insegni a meditare e adorare nel cuore. Lei, accogliendo la Parola e ponendola in pratica, si rese la Madre più perfetta. Aiutaci ad essere la tua Chiesa missionaria che sa meditare, adorando e amando la tua Parola, per trasformarla in vita e comunicarla a tutti i fratelli. Amen.



1982-10-31 Data estesa: Domenica 31 Ottobre 1982




Alle suore di clausura nel Monastero dell'Incarnazione - Avila (Spagna)

Titolo: Abbiamo tutti bisogno della vostra presenza e testimonianza

Testo:

Care sorelle, religiose di clausura di Spagna.


1. Pellegrino sulle orme di santa Teresa di Gesù, con grande piacere e gioia vengo ad Avila. In questa città si trovano tanti luoghi teresiani, come il monastero di san Giuseppe, la prima di quelle "colombaie" fondate da lei; questo monastero dell'Incarnazione, dove santa Teresa prese l'abito del Carmelo, fece la sua professione religiosa, ebbe la sua decisiva "conversione" e visse la sua esperienza di totale consacrazione a Cristo. Si può dire con ragione che questo è il santuario della vita contemplativa, luogo di grandi esperienze mistiche, e centro irradiatore di fondazioni monastiche.

Mi compiaccio, perciò, di potermi incontrare in questo luogo con voi, suore di clausura spagnole, rappresentanti delle diverse famiglie contemplative che arricchiscono la Chiesa: benedettine, cistercensi, domenicane, clarisse, cappuccine, concezioniste, oltre alle carmelitane.

L'avvenimento di oggi mostra come i diversi cammini e carismi dello Spirito sono tra loro complementari nella Chiesa. Questa è un'esperienza unica per i monasteri e conventi di clausura che hanno aperto le loro porte per venire in pellegrinaggio ad Avila. Per onorare, unitamente al Papa, santa Teresa, questa donna eccezionale, dottore della Chiesa, e tuttavia "completamente avvolta di umiltà, di penitenza e di semplicità", come ebbe a dire il mio predecessore Paolo VI ("Omelia", 4 ottobre 1970: "Insegnamenti", VIII [1970] 982ss).

Ringrazio Dio per questa manifestazione di unione ecclesiale, e per avere potuto realizzare questa visita aperta a ciò che appare davanti ai miei occhi come il gran monastero di Spagna, che siete voi.


2. La vita contemplativa ha occupato e continuerà ad occupare un posto d'onore nella Chiesa. Dedicata alla preghiera e al silenzio, all'adorazione e alla penitenza dall'interno del chiostro, "la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio" (Col 3,3). Questa vita consacrata trae fondamento dal dono ricevuto nel Battesimo e ne è sviluppo. Infatti, a motivo di questo sacramento, Dio, che ci ha eletti in Cristo "prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità" (Ep 1,4), ci ha liberati dal peccato e ci ha incorporati a Cristo e alla sua Chiesa, perché "vivessimo una vita nuova" (Rm 6,4).

Questa vita nuova, in voi ha fruttificato nella sequela radicale di Gesù Cristo attraverso la verginità, l'obbedienza e la povertà, che sono fondamento della vita contemplativa. Lui è il centro della vostra vita, la ragione della vostra esistenza: "Bene di tutti i beni, Gesù", come riassumerebbe santa Teresa ("Vita" [autobiografia] 21,5).

L'esperienza del chiostro rende ancora più assoluto questo cammino fino all'identificazione della vita religiosa con Cristo: "Cristo è la nostra vita" ("Castello Interiore" V, 2, 4) diceva santa Teresa facendo proprie le esortazioni di san Paolo (cfr. Col 3,3). Questa identificazione della religiosa con Cristo costituisce il centro della vita consacrata e il sigillo che la identifica come contemplativa. Nel silenzio, nella cornice della vita umile e obbediente, la vigile attesa dello Sposo si converte in amicizia pura e vera: "Benché sia Dio, posso trattare con lui come con un amico" ("Vita" 37,5). E questo tratto assiduo, di giorno e di notte, è l'orazione, occupazione primaria della religiosa e cammino indispensabile per la sua identificazione con il Signore: "Cominciano a essere servi dell'amore... nel determinarsi a battere il cammino dell'orazione dietro Colui che tanto ci ha amato" ("Vita" 11, 1).


3. La Chiesa sa bene che la vostra vita silenziosa e appartata, nella solitudine esteriore del chiostro, è fermento di rinnovamento e di presenza dello Spirito di Cristo nel mondo. Per questo il Concilio ha detto che le religiose contemplative "conservano sempre un posto assai eminente nel Corpo mistico di Cristo... Offrono a Dio un eccellente sacrificio di lode, e producendo frutti abbondantissimi di santità sono di onore e di esempio al popolo di Dio, cui danno incremento con una misteriosa fecondità apostolica. Cosicchè costituiscono una gloria per la Chiesa e una sorgente di grazie celesti" (PC 7).

La fecondità apostolica della vostra vita, procede dalla grazia di Cristo, che accoglie e integra la vostra totale oblazione nel chiostro. Il Signore che vi ha scelte, nell'identificarvi col suo mistero pasquale, vi unisce a se stesso nell'opera santificatrice del mondo. Come tralci innestati in Cristo, potete dare molto frutto (cfr. Jn 15,5), nell'ammirabile e misteriosa realtà della comunione dei santi.

Questa deve essere la prospettiva di fede e di gioia ecclesiale di ogni giorno e di ogni vostra opera. Della vostra orazione, delle vostre veglie, della vostra lode nell'ufficio divino, della vostra vita nella cella o nel lavoro, delle vostre mortificazioni stabilite dalle Regole o di quelle volontarie, delle vostre infermità e sofferenze, unendo tutto al Sacrificio di Cristo. Per lui, con lui e in lui, sarete offerta di lode e di santificazione del mondo.

"Perché non abbiate alcun dubbio a questo riguardo - come ho detto alle vostre sorelle nel Carmelo di Lisieux - la Chiesa, nel nome stesso di Cristo, ha preso possesso un giorno di tutta la vostra capacità di vivere e di amare. Era la vostra professione monastica. Rinnovatela di frequente! E, seguendo l'esempio dei santi, consacratevi, immolatevi ogni volta di più, senza neppure pretendere di sapere come Dio utilizza la vostra collaborazione" ("Discorso alle claustrali a Lisieux, 2 giugno 1980: "Insegnamenti", III,1 [1980] 1665ss).

La vostra vita di clausura, vissuta in piena fedeltà, non vi allontana dalla Chiesa né vi impedisce un apostolato efficace. Ricordate quella figlia di Teresa di Gesù, Teresa di Lisieux, così vicina dalla sua clausura alle missioni e ai missionari del mondo. Come lei, siate amore nel cuore della Chiesa.


4. La vostra verginale fecondità deve farsi vita nel seno della Chiesa universale e delle vostre Chiese particolari. I vostri monasteri sono comunità di orazione in mezzo alle comunità cristiane, alle quali date aiuto, alimento e speranza. Sono luoghi consacrati e potranno essere anche centri di accoglienza cristiana per quelle persone, soprattutto giovani, che spesso vanno cercando una vita semplice e trasparente, in contrasto con quella che viene loro offerta dalla società dei consumi.

Il mondo ha necessità, più di quanto si possa credere, della vostra presenza e della vostra testimonianza. E' necessario, perciò, mostrare con efficacia i valori autentici e assoluti del Vangelo a un mondo che di frequente esalta i valori relativi della vita. E che corre il rischio di perdere il senso del divino, annegato nell'eccessiva valorizzazione del materiale, dell'effimero, di ciò che ignora la felicità dello Spirito.

Si tratta di aprirlo al messaggio evangelizzatore che riassume la vostra vita e che trova eco in quelle parole di Teresa di Gesù: "Andate dunque beni del mondo... anche se perdessi ogni cosa, solo Dio basta" ("Poesie", 30).


5. Nel contemplare oggi tante religiose di clausura, non posso fare a meno di pensare alla grande tradizione monastica spagnola, alla sua influenza sulla cultura, sui costumi e sulla vita spagnola. Non sarà forse qui che risiede la forza morale, e si trova il continuo riferimento allo spirito degli spagnoli? Il Papa vi invita oggi a persistere nel coltivare la vostra vita consacrata mediante un rinnovamento liturgico, biblico e spirituale, in linea con le direttive del Concilio. Tutto questo richiede una formazione permanente che arricchisca la vostra vita spirituale, dando ad essa un solido fondamento dottrinale, teologico e culturale. In questo modo, potrete dare quella risposta evangelizzatrice che aspettano tante giovani del nostro tempo, che anche oggi si avvicinano ai vostri monasteri, attratte da una vita di generosa dedizione al Signore.

A questo proposito voglio fare un appello alle comunità cristiane e ai suoi Pastori, ricordando loro il ruolo insostituibile che occupa la vita contemplativa nella Chiesa. Tutti dobbiamo valorizzare e profondamente stimare la dedizione delle anime contemplative all'adorazione, alla lode e al sacrificio.

Sono molto necessarie nella Chiesa.

Sono profetesse e maestre viventi per tutti; sono le avanguardie della Chiesa verso il Regno. Il loro atteggiamento davanti alle realtà del mondo, che esse contemplano secondo la Sapienza dello Spirito, ci illumina circa i beni ultimi e ci fa toccare con mano la gratuità dell'amore salvifico di Dio. Esorto quindi tutti, a cercare di suscitare vocazioni tra le giovani per la vita monastica; nella certezza che queste vocazioni arricchiranno tutta la vita della Chiesa.


6. Dobbiamo concludere questo incontro, nonostante sia così piacevole per il Papa stare con queste figlie fedeli della Chiesa. Concludo con una parola di incoraggiamento: mantenete la vostra fedeltà! Fedeltà a Cristo, alla vostra vocazione di contemplative, al vostro carisma originario.

Figlie del Carmelo: siate immagini vive della vostra Madre Teresa, della sua spiritualità e del suo umanesimo. Siate veramente, come lei fu e volle chiamarsi - e come io desidero che la si chiami - Teresa di Gesù.

Religiose contemplative tutte: che anche attraverso di voi si possano conoscere i vostri fondatori e le vostre fondatrici.

Vivete con gioia e orgoglio la vostra vocazione ecclesiale, aiutatevi e pregate le une per le altre, pregate per le vocazioni religiose, per i sacerdoti e le vocazioni sacerdotali. E pregate anche per la fecondità del ministero del successore di Pietro che vi parla. So che lo fate e vi ringrazio vivamente.

Io presento al Signore le vostre persone e le vostre intenzioni. E vi raccomando alla Madre santissima, modello delle anime contemplative, perché faccia di voi, dalla croce e gloria di suo Figlio, gioiosa donazione alla Chiesa.

Recate il mio saluto cordiale alle vostre sorelle che non sono potute venire ad Avila. Tutte benedico con affetto in nome di Cristo.




1982-11-01 Data estesa: Lunedi 1 Novembre 1982




L'omelia della Messa di santa Teresa di Gesù - Avila (Spagna)

Titolo: Nuova samaritana, santaTeresa di Gesù invita tutti ad avvicinarsi a Cristo

Testo:

Venerabili fratelli nell'Episcopato, cari fratelli e sorelle.


1. "Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza; / implorai e venne in me lo spirito della sapienza. / ... L'amai più della salute e della bellezza, /...

Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; / nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile. / Godetti di tutti questi beni, perché la sapienza li guida" (Sg 7,7 Sg 7,10-12).

Sono venuto oggi ad Avila per adorare la Sapienza di Dio. Lo faccio mentre si conclude questo IV Centenario della morte di santa Teresa di Gesù, che fu figlia singolarmente prediletta della Sapienza divina. Voglio adorare la Sapienza di Dio, insieme con il Pastore di questa diocesi, con tutti i Vescovi di Spagna, con le Autorità di Avila e di Alba de Tormes presieduta dalle loro Maestà e dai membri del Governo, con tanti figli e figlie della Santa e con tutto il Popolo di Dio qui riunito, in questa festa di Tutti i Santi.

Teresa di Gesù e il ruscello che guida alla sorgente, è lo splendore che conduce alla luce. E la sua luce è Cristo, il "Maestro della Sapienza" (cfr. santa Teresa di Gesù, "Cammino di Perfezione" CE 21,4), il "libro vivente" in cui apprese le verità (cfr. "Vita" VIE 26,5); è quella "luce del cielo", lo Spirito della Sapienza, che lei invocava perché parlasse al suo posto e guidasse la sua penna (cfr. "Castello Interiore" IV, 4D 1,1; V, 5D 1,1). Uniamo le nostre voci al suo eterno canto delle misericordie divine (cfr. Ps 88 [89],2; cfr. "Vita" VIE 14,10-12), per ringraziare quel Dio che è "la Sapienza stessa" ("Cammino" CE 22,6).


2. E mi dà gioia poterlo fare in questa Avila di santa Teresa, che la vide nascere e che conserva i ricordi più toccanti della vergine di Castiglia. Una città celebre per le sue mura e le sue torri, per le sue Chiese e i suoi monasteri. Che, nel suo complesso architettonico, evoca plasticamente il castello interiore e luminoso che è l'anima del giusto, nel cui centro Dio ha la sua dimora (cfr."Castello Interiore" I, 1D 1,1 1D 1,3). Un'immagine della città di Dio, con le sue porte e le sue mura, illuminata dalla luce dell'Agnello (cfr. Ap 21,11-14 Ap 21,23).

Tutto, in questa citta, conserva il ricordo della sua figlia prediletta.

"La Santa", luogo della sua nascita e casa avita; la parrocchia dove fu battezzata; la Cattedrale, con l'immagine della Vergine della Carità, che accolse la sua precoce consacrazione (cfr. "Vita" VIE 1,7); l'Incarnazione, che accolse la sua vocazione religiosa nella quale raggiunse il culmine della propria esperienza mistica; san Giuseppe, prima colombaia teresiana, da cui Teresa parti come una "vagabonda di Dio", a spargere le sue fondazioni per tutta la Spagna.

Inoltre, qui desidero rafforzare ancora di più i miei vincoli di devozione con i Santi del Carmelo che in questa terra sono nati, Teresa di Gesù e Giovanni della Croce. In loro non solo ammiro e venero i maestri spirituali della mia vita interiore, ma anche due fari luminosi della Chiesa in Spagna, che con la loro dottrina spirituale hanno illuminato i sentieri della mia patria, la Polonia, da quando, all'inizio del XVII secolo, giunsero a Cracovia i primi figli del Carmelo Teresiano.

La provvidenziale circostanza, offertami dalla conclusione del IV Centenario della morte di santa Teresa, mi ha consentito di compiere questo viaggio, come desideravo da tanto tempo.


3. Desidero ripetere in questa occasione le parole che scrissi all'inizio di questo anno centenario: "Santa Teresa di Gesù è viva, la sua voce risuona ancor oggi nella Chiesa" ("Virtutis Exemplum", 2; 14 ottobre 1981: "Insegnamenti", IV,2 [1981] 428). Le celebrazioni dell'anno giubilare, qui in Spagna e nel mondo intero, hanno confermato le mie previsioni.

Teresa di Gesù, prima donna a divenire Dottore della Chiesa universale, si è fatta parola viva riguardo a Dio, ha invitato all'amicizia con Cristo, ha aperto nuove vie di fedeltà e di servizio alla santa Madre Chiesa. So che è giunta al cuore di Vescovi e sacerdoti, per rinnovare in loro desideri di sapienza e di santità, per essere "luce della sua Chiesa" (cfr. "Castello Interiore" V, 5D 1,7). Ha esortato i religiosi e le religiose a "osservare i consigli evangelici con ogni possibile perfezione" (cfr. "Cammino" CE 1,2), per essere "servi dell'amore" ("Vita" ). Ha illuminato l'esperienza dei laici cristiani con la sua dottrina sull'orazione e sulla carità, via universale di santità; perché l'orazione, come la vita cristiana, non consiste "nel molto pensare, ma nel molto amare", e "tutte le anime sono capaci di amare" (cfr. "Castello Interiore" IV, 4D 1,7 e "Fondazioni" FTH 5,2).

La sua voce è risuonata oltre i confini della Chiesa cattolica, suscitando simpatie a livello ecumenico, e allacciando ponti di dialogo con i tesori di spiritualità di altre culture religiose. Mi dà gioia, soprattutto, sapere che la parola di santa Teresa è stata accolta con entusiasmo dai giovani.

Essi hanno fatto propria questa suggestiva consegna teresiana, che io voglio offrire come messaggio alla gioventù spagnola: "in questi tempi sono necessari forti amici di Dio" ("Vita" 15,5).

Per tutto ciò voglio esprimere la mia gratitudine all'Episcopato Spagnolo, che ha promosso questo evento ecclesiale di rinnovamento. Sono altresi grato per l'impegno profuso dalla Giunta nazionale del Centenario e dalle delegazioni diocesane. A tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione degli obiettivi del Centenario, vada la gratitudine del Papa, che è ringraziamento a nome della Chiesa.


4. Le parole del Salmo responsoriale richiamano alla memoria la grande impresa fondazionale di santa Teresa: "Beato chi abita la tua casa: / sempre canta le tue lodi! / ... Per me un giorno nei tuoi atri / è più che mille altrove / ...il Signore concede grazia e gloria, / non rifiuta il bene / ...beato l'uomo che in te confida" (Ps 83 [84],5.11-13).

Qui ad Avila, con la fondazione del monastero di san Giuseppe, a cui sono seguite le sue altre 16 fondazioni, si è compiuto un disegno di Dio per la vita della Chiesa. Teresa di Gesù fu lo strumento provvidenziale, la depositaria di un nuovo carisma di vita contemplativa, che avrebbe prodotto tanti frutti.

Ogni monastero di Carmelitane Scalze deve essere "un piccolo angolo di Dio", "dimora" della sua gloria e "paradiso delle sue delizie" (cfr."Vita" ). Deve essere un'oasi di vita contemplativa, un "colombaio della Vergine Signora nostra" (cfr. "Fondazioni" FTH 4-5). Vi si deve vivere nella pienezza il mistero della Chiesa, che è sposa di Cristo, con il tono austero e gioioso caratteristico del retaggio teresiano. Li il servizio apostolico in favore del Corpo Mistico, secondo i desideri e le indicazioni della Madre Fondatrice, deve potersi concretare sempre in una esperienza di immolazione e di unità: "tutte insieme si offrono a Dio in sacrificio" ("Vita" VIE 39,10). Attraverso la fedeltà alle esigenze della vita contemplativa, ricordata recentemente nella mia lettera alle Carmelitane Scalze (cfr. 31 maggio 1982: "Insegnamenti", V,2 [1982] 2361ss)), saranno sempre l'onore della Sposa di Cristo, nella Chiesa universale e nelle Chiese particolari in cui sono presenti come santuari di orazione.

E lo stesso vale per i figli di santa Teresa, i Carmelitani Scalzi, eredi del suo spirito contemplativo e apostolico, custodi degli aneliti missionari della Madre Fondatrice. Possano le celebrazioni del Centenario infondere anche a voi dei propositi di fedeltà nel cammino dell'orazione, e di fecondo apostolato nella Chiesa, perché si mantenga sempre vivo il messaggio di santa Teresa di Gesù e di san Giovanni della Croce.


5. Le parole di san Paolo, ascoltate nella seconda lettura di questa Eucaristia, ci guidano alla sorgente profonda della preghiera cristiana, da cui scaturiscono l'esperienza di Dio e il messaggio ecclesiale di santa Teresa. Abbiamo ricevuto "uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo "Abbà, Padre!"... E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria" (Rm 8,15 Rm 8,17).

La dottrina di Teresa di Gesù è in perfetta sintonia con questa teologia dell'orazione che propone san Paolo, l'apostolo con il quale si identificava tanto profondamente. Seguendo il Maestro dell'orazione in perfetta consonanza con i Padri della Chiesa, ha voluto insegnare i segreti della preghiera, commentando l'orazione del "Padre nostro".

Nella prima parola, "Padre", la Santa scopre la pienezza che Gesù Cristo, maestro e modello di preghiera, ci affida (cfr. "Cammino" CE 26,10 CE 27,1-2). Nell'orazione filiale del cristiano si trova la possibilità di stabilire un dialogo con la Trinità che dimora nell'anima di chi vive in grazia, come la Santa tante volte sperimento (cfr. Jn 14,23 cfr. "Castello Interiore" Vll, 7D 1,6); "troverete sempre, tra il Padre e il Figlio, lo Spirito Santo. Egli infiammi la vostra volontà e... ve la incateni lui con il suo vivissimo amore. ("Cammino" CE 27,7). E' questa la dignità filiale dei cristiani: poter invocare Dio come Padre, lasciarsi condurre dallo Spirito, per essere pienamente figli di Dio.


6. Per mezzo dell'orazione, Teresa ha cercato e trovato Cristo. Lo ha cercato nelle parole del Vangelo, che fin dalla sua giovinezza "colpivano profondamente il suo cuore" ("Vita" VIE 3,5); lo ha trovato "tenendolo presente dentro di sé" (cfr. "Vita" VIE 4,7); ha imparato a rivolgere a lui con amore lo sguardo nelle immagini del Signore di cui era tanto devota (cfr. "Vita" VIE 7,2 VIE 22,4); con la Bibbia dei poveri - le immagini - e la Bibbia del cuore - la meditazione della parola - ha potuto rivivere interiormente le scene del Vangelo e accostarsi al Signore in grandissima intimità.

Quante volte santa Teresa ha meditato i passi del Vangelo che riportano le parole di Gesù a qualche donna! Quanta gioiosa libertà interiore le ha dato, in un tempo di accentuato antifemminismo, l'atteggiamento condiscendente di Gesù nei confronti della Maddalena, di Marta e Maria di Betania, della Cananea e della Samaritana, le figure femminili che la Santa tante volte ricorda nei suoi scritti! Non v'è dubbio che da questa prospettiva evangelica è stato possibile a Teresa difendere la dignità della donna e la sua possibilità di un conveniente servizio nella Chiesa: "Signore, quando eravate su questa terra, lungi d'aver le donne in dispregio, avete anzi cercato di favorirle con grande benevolenza" ("Vita", autografo di El Escorial, 3,7).

L'incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Sicar, che abbiamo ricordato nel Vangelo, è significativo. Il Signore promette alla Samaritana l'acqua viva: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli daro, non avra mai più sete, anzi l'acqua che io gli daro diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna" (Jn 4,13-14).

Tra le donne sante della storia della Chiesa, Teresa di Gesù è indubbiamente colei che ha risposto a Cristo con il cuore più fervido: Dammi di quest'acqua! Lei stessa ce lo conferma quando ricorda i suoi primi incontri col Cristo del Vangelo: "Quante volte mi sono ricordata dell'acqua viva di cui parlo il Signore alla Samaritana! Sono molto devota di quell'episodio evangelico" ("Vita" VIE 30,19). Teresa di Gesù, come una nuova Samaritana, invita adesso tutti ad avvicinarsi a Cristo, che è sorgente d'acqua viva.

Cristo Gesù, il Redentore dell'uomo, è stato il modello di Teresa. In lui la Santa trovo la maestà della sua divinità e la condiscendenza della sua umanità: "Importantissimo per noi uomini, finché siamo quaggiù, è rappresentarci il Signore sotto figura di uomo" ("Vita" VIE 22,9); vedeva che pur essendo Dio era un Uomo, che non si stupisce delle debolezze degli uomini. Che orizzonti di familiarità con Dio ci svela Teresa nell'Umanità di Cristo! Con che precisione afferma la fede della Chiesa in Cristo vero Dio e vero Uomo! Come ne sperimenta la vicinanza, "nostro compagno nel santissimo Sacramento" (cfr. "Vita" VIE 22,6).

Partendo dal mistero dell'Umanità santissima, che è porta, via e luce, è giunta fino al mistero della santissima Trinità (cfr. "Castello Interiore" VII, 7D 1,6), fonte e mèta della vita dell'uomo, "specchio nel quale la nostra immagine è pure impressa" (7D 2,8). E dall'altezza del mistero di Dio ha compreso il valore dell'uomo, la sua dignità, la sua vocazione di infinito.


7. Avvicinarsi al mistero di Dio, a Gesù, "tenere presente... Gesù Cristo" (4,8), riassume tutta la sua orazione. Questo è un incontro personale con colui che è l'unica via per andare al Padre (cfr. "Castello Interiore" VI, 6D 7,6). Teresa reagi contro i libri che proponevano la contemplazione come un vago immergersi nella divinità (cfr. "Vita" VIE 22,1), o come un "non pensare a nulla" (cfr. "Castello Interiore" IV, 4D 3,6), scorgendo in questo il pericolo di rinchiudersi in se stessi, di allontanarsi da Gesù dal quale "ci vengono tutti i beni" (cfr. "Vita" VIE 22,4). E' per questo che grida: "abbandonare l'Umanità di Cristo... no, no, non lo posso sopportare!" (22,1).

Questo grido vale anche ai nostri giorni contro alcuni metodi di orazione che non si ispirano al Vangelo e che in pratica tendono a prescindere da Cristo, a vantaggio di un vuoto mentale che nel cristianesimo non ha senso. Ogni modo di orazione è valido in quanto si ispira a Cristo e conduce a Cristo, la Via, la Verità e la Vita (cfr. Jn 14,6). E' ben vero che il Cristo dell'orazione teresiana va oltre ogni immaginazione corporea e qualsiasi rappresentazione figurativa (cfr. "Vita" VIE 9,6); è Cristo risorto, vivo e presente, che trascende i limiti di spazio e di tempo perche è insieme Dio e uomo (cfr. 27,7-8). Ma allo stesso tempo è Gesù Cristo, figlio della Vergine, che ci sta vicino e ci aiuta (cfr. 27,4).

Cristo attraversa il cammino dell'orazione teresiana da un estremo all'altro, dai primi passi fino al vertice della perfetta unione con Dio. Cristo è la porta per la quale l'anima accede allo stato mistico (cfr. "Vita" VIE 10,1). Cristo la introduce nel mistero trinitario (cfr. 27,2-9). La sua presenza nello sviluppo del "rapporto amichevole", che è l'orazione, è obbligata e necessaria: è lui che lo genera e lo fa esistere, è lui che ne è anche l'oggetto. E' il "libro vivente", Parola del Padre (cfr. 26,5). L'uomo impara a stare in profondo silenzio, quando Cristo gli insegna interiormente "senza strepito di parole" (cfr. "Cammino" CE 25,2); si vuota di sé "guardando il Crocifisso" (cfr. "Castello Interiore" VII, 7D 4,9). La contemplazione teresiana non è ricerca di nascoste virtualità soggettive per mezzo di raffinate tecniche di purificazione interiore, ma aprirsi in umiltà a Cristo e al suo Corpo Mistico che è la Chiesa.


8. Nel mio ministero pastorale ho affermato con insistenza i valori religiosi dell'uomo, col quale Cristo stesso si è identificato (cfr. GS 22); quell'uomo che è il cammino stesso della Chiesa, e pertanto determina la sua sollecitudine e il suo amore, perché ogni uomo raggiunga la pienezza della sua vocazione (cfr. RH 13-14 RH 18).

Santa Teresa di Gesù ci dà un insegnamento molto chiaro sull'immenso valore dell'uomo: "Gesù mio!- esclama in una bella preghiera - come è grande l'amore che portate ai figli degli uomini, se il miglior servizio che vi si possa rendere è abbandonare voi per attendere ad essi e al loro profitto! In tal modo vi si viene a possedere più interamente... Chi non ama il prossimo non ama voi, avendo voi, Signor mio, dimostrato il vostro amore per i figlioli di Adamo con tutta l'effusione del vostro sangue" ("Esclamazioni" 2,2). Amore di Dio e amore del prossimo, uniti inscindibilmente: sono la radice soprannaturale della carità che è l'amore a Dio, con la manifestazione concreta dell'amore verso il prossimo, "il segno più certo" che amiamo Dio (cfr. "Castello Interiore" V, 5D 3,8).


9. Il fulcro della vita di Teresa, proiezione del suo amore per Cristo e del suo desiderare la salvezza degli uomini, fu la Chiesa. Teresa di Gesù "senti la Chiesa" in quanto membro del Corpo Mistico.

I tristi avvenimenti che colpirono la Chiesa del suo tempo, furono come progressive ferite, che suscitarono ondate di fedeltà e di servizio. Soffri profondamente la divisione tra i cristiani come una lacerazione del suo stesso cuore. Rispose efficacemente con un movimento di rinnovamento perché si mantenesse splendente il volto della Chiesa santa. Gli orizzonti del suo amore e della sua orazione andarono allargandosi man mano che acquistava consapevolezza dell'espansione missionaria della Chiesa cattolica; con lo sguardo e il cuore fissi su Roma, il centro della cattolicità, con un affetto filiale verso "il Padre Santo", come lei chiama il Papa, che la spinse anche a tenere una corrispondenza epistolare con il mio predecessore, il Papa Pio V. Ci commuove leggere la confessione di fede con cui conclude il libro delle "Mansioni": "Mi sottometto in tutto a ciò che insegna la santa Chiesa Cattolica Romana. Questi i sentimenti in cui ora vivo, e nei quali protesto e prometto di voler vivere e morire" ("Castello Interiore", Epilogo, 4).

Ad Avila divampo quel fuoco di amore ecclesiale che illuminava e infervorava teologi e missionari. L'inizio l'originale servizio di Teresa alla Chiesa del suo tempo; in un momento lacerato da riforme e controriforme, scelse la via radicale di seguire Cristo, per edificare la Chiesa con pietre vive di santità; levo lo stendardo degli ideali cristiani per incitare i capitani della Chiesa. E ad Alba de Tormes, al termine di un'intensa giornata di viaggi fondazionali, Teresa di Gesù, la vera cristiana e la sposa che desiderava vedere presto lo Sposo, esclama: "Grazie... Dio mio..., per avermi fatto figlia della tua santa Chiesa Cattolica" (Dichiarazione di Maria di san Francesco: "Biblioteca Mistica Carmelitana", 19, pp. 62-63). O, come ricorda un'altra testimonianza: "Sia benedetto Dio... perché sono figlia della Chiesa" (Dichiarazione di Maria dell'Incarnazione: "Biblioteca Mistica Carmelitana", 18, p. 89). Sono figlia della Chiesa! Ecco il titolo d'onore e d'impegno che la Santa ci ha lasciato per amare la Chiesa, per servirla con generosità!


10. Cari fratelli e sorelle, abbiamo ricordato la figura luminosa e sempre attuale di Teresa di Gesù, la figlia singolarmente amata della divina Sapienza, la vagabonda di Dio, la Riformatrice del Carmelo, gloria della Spagna, e luce della santa Chiesa, onore delle donne cristiane, egregia presenza nella cultura universale.

E lei vuole continuare a camminare con la Chiesa fino alla fine dei tempi, lei che nel suo letto di morte diceva: "E ora di camminare". La sua figura coraggiosa di donna in cammino, ci suggerisce l'immagine della Chiesa, Sposa di Cristo, che procede nel tempo, già all'alba del terzo millennio della sua storia.

Teresa di Gesù, che ben conobbe quali difficoltà si incontrino nel cammino, ci invita a camminare portando Dio nel cuore. Per indirizzare la nostra rotta e rinforzare la nostra speranza ci trasmette il compito che fu il segreto della sua vita e della sua missione: "fissiamo gli occhi in Cristo nostro bene" (cfr. "Castello Interiore" I, 2,1l), per spalancargli le porte del cuore di tutti gli uomini. Così il Cristo luminoso di Teresa di Gesù sarà nella sua Chiesa, "Redentore dell'uomo, centro del cosmo e della storia".

Gli occhi in Cristo! (cfr. "Cammino", 2,1; "Castello Interiore" VII, 4,8; cfr. He 12,2). Perché nella strada della Chiesa, come nelle strade di Teresa che partirono da questa citta di Avila, Cristo sia "Via, Verità e Vita" (cfr. Jn 14,5 "Castello Interiore" VI, Jn 7,6). Così sia.




1982-11-01 Data estesa: Lunedi 1 Novembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - L'allocuzione durante l'atto eucaristico dell'adorazione notturna - Madrid (Spagna)