GPII 1982 Insegnamenti - Ai "Foyers des Equipes Notre-Dame" - Città del Vaticano (Roma)

Ai "Foyers des Equipes Notre-Dame" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La realtà del matrimonio cristiano come abitata e trasfigurata dalla nuova alleanza

Testo:

Cari fratelli e sorelle. Avete scelto, quale luce che rischiari il vostro pellegrinaggio a Roma, la parola del Signore: "Se tu conoscessi il dono di Dio!".

Siete stati ben ispirati. Questa domanda pressante e gioiosa attraversa tutta la Bibbia e ci raggiunge tutti: "Se tu conoscessi il dono di Dio!. Se tu conoscessi, tu che cerchi da bere, spinto da una sete terrena, se tu conoscessi la fonte inesauribile! Essa è vicina a te, ma la saprai riconoscere? Questa domanda vi riguarda, riguarda anche voi, sposi cristiani, che mantenete e sviluppate l'impegno di risalire all'origine del vostro amore e della vostra grazia in seno alle vostre Equipes, sotto la protezione della nostra Signora, Madre del bell'amore.


Il mistero dell'alleanza


1. Fin dalle origini, il dono di Dio all'uomo è la vita e l'amore. E questo dono, questa grazia si esprime nella grazia di un volto, di una donna, Eva, la madre di tutti i viventi, immagine imperfetta, ma nonostante questo immagine della nuova Eva, Maria, piena di grazia. La gioia di Adamo che, colmato nella sua attesa, esclama: "Ossa delle mie ossa, carne della mia carne" (Gn 2,23). Tutti e due gioivano davanti all'amore e alla vita in comune, quando nacque il loro primo figlio: "Ho acquistato un uomo dal Signore" (Gn 4,1). Eppure essi non capivano tutta l'estensione e la profondità del dono di Dio (cfr. Ep 3,18-19).

Questa grazia, questo dono dell'amore e della vita non è infatti che la prima tappa. Il Signore vuole legarsi all'umanità, "accordarsi" con essa. Egli stipula un'alleanza con il popolo che ha scelto: "Io sono Yhavè tuo Dio che ti ha fatto uscire dall'Egitto... Non avrai altro Dio all'infuori di me" (Ex 20,2-3). Ma questa alleanza non è un semplice contratto né un'alleanza politica: così come il Signore vi impegna la sua Parola e la sua Vita, essa chiede amore e tenerezza.

L'alleanza si esprime attraverso il segno del matrimonio. I profeti approfondiscono questo mistero dell'alleanza attraverso la storia tempestosa della fedeltà di Yhavè e dell'infedeltà del suo popolo, alcune volte anche attraverso la propria vita coniugale (cfr. Os 2,21-22), e Geremia giunge al punto di annunciare una nuova alleanza (Jr 31,31).

E di fatto, "quando venne la pienezza dei tempi Dio mando suo Figlio nato da donna..." (Ga 4,4). Cristo assume la condizione umana nel seno della Vergine Maria. "II Verbo si è fatto carne". Alleanza eterna, perché niente più potrà separare l'uomo da Dio, uniti per sempre in Gesù Cristo (cfr. Rm 8,35-39).

E' ancora in termini di matrimonio che si svela il mistero: Gesù compi il suo primo miracolo alle nozze di Cana (cfr. Jn 2,11); poi il Vangelo lascia capire che il vero sposo è lui (cfr. Jn 3,29 Ep 5,31-32). Gesù arriva al culmine dell'amore (cfr. Jn 15,13 Jn 13,1), sigilla l'alleanza con il sangue della croce e "effonde il suo Spirito" (Jn 19,30) alla Chiesa, alla sua Sposa.

La Chiesa appare così come il termine dell'alleanza: colmata dal dono di Dio, essa è la Sposa amata e feconda che genera nuovi figli fino alla fine dei tempi. "Sacramento universale di salvezza" (cfr. GS 41,1 e GS 42,3; cfr. anche LG 1,1 e LG 48). Essa condurrà a poco a poco l'umanità, mediante l'annuncio della Parola e mediante i suoi sacramenti, a vivere pienamente il dono di Dio nell'alleanza che gli è offerta.


Eucaristia e matrimonio


2. I sacramenti sono così dei luoghi di celebrazione e di compimento dell'alleanza. L'Eucaristia lo è a particolare titolo (cfr. PO 5), ma il matrimonio, intimamente collegato con l'Eucaristia (FC 57), presenta un legame particolare con l'alleanza. L'Antica Alleanza si è espressa nel segno del matrimonio degli uomini; ma la realtà del matrimonio cristiano è come inabitata e trasfigurata dalla Nuova Alleanza. Ho sottolineato nell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio", consacrata alla famiglia, a seguito del Sinodo del 1980, la necessità di "scoprire e approfondire questa relazione" (n. 57). Il vostro pellegrinaggio a Roma mi dà l'occasione di aprire alcune vie che è vostro compito approfondire più avanti.

Comunione L'Eucaristia infatti ci rende accessibile l'aIleanza, il dono e Colui che si dona allo stesso tempo. Sacramento per eccellenza dell'alleanza, essa è mistero di comunione, di unità, nel rispetto della persona di ciascuno: "Chi mangia la mia carne... / dimora in me / ed io in lui" (Jn 6,56). "Come... io vivo per il Padre, / così anche colui che mangia la mia carne / vivrà per me" (Jn 6,57). Essa manifesta la comunione del Padre e del Figlio nello Spirito inserendo in questa comunione i fedeli, che si trovano così in comunione gli uni con gli altri (cfr. 1Co 10,17). Nella carne di Cristo risuscitato si opera la comunione nello Spirito: "Colui che si unisce al Signore forma con lui un solo spirito" (1Co 6,17).

Il compimento dell'alleanza nell'Eucaristia si ripercuote nell'alleanza coniugale. Il sacramento del matrimonio non realizza forse anch'esso una comunione in cui l'unità della carne conduce alla comunione dello spirito? Come l'alleanza di Cristo, l'alleanza coniugale porta gli sposi a vivere la fedeltà nella "tenerezza e nella misericordia" e allo stesso tempo "nella giustizia e nel diritto" (Os 2,21). "Il matrimonio dei battezzati diviene così il simbolo reale dell'alleanza nuova ed eterna, sigillata dal sangue di Cristo. Lo Spirito, che il Signore effonde, dona loro un cuore nuovo e rende l'uomo e la donna capaci di amarsi come Cristo ci ha amati" (FC 13). "E' in questo sacrificio della nuova ed eterna alleanza che i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale" (FC 57). Presso il Signore essi imparano ad amare "fino alla fine", nel dono e nel perdono. E come egli vive un'alleanza indissolubile, così essi imparano da lui la fedeltà senza incrinatura alla parola e alla vita donate.

L'alleanza non solo ispira la vita della coppia, ma si compie in essa, nel senso che l'alleanza dispiega le sue energie nella vita degli sposi: essa "modella" dall'interno il loro amore: essi si amano non solamente come Cristo ha amato, ma già, misteriosamente, dell'amore stesso di Cristo, poiché il suo Spirito è loro donato... nella misura in cui essi si lasciano "modellare" da lui (cfr. Ga 2,25 cfr. Ep 4,23). Nella Messa, mediante il ministero del sacerdote, lo Spirito del Signore fa del pane e del vino il corpo e il sangue del Signore; nel sacramento del matrimonio e, mediante esso, lo Spirito può fare dell'amore coniugale l'amore stesso del Signore; se gli sposi si lasciano trasformare, possono amare con "il cuore nuovo" promesso dalla nuova alleanza (cfr. Jr 31,31 FC 20).

"Chiamata del corpo e dell'istinto, forza del sentimento e dell'affettività, aspirazione dello spirito e della volontà" (FC 13), mediante il dono del Signore l'amore degli uomini può essere completamente irradiato dalla Sorgente dell'amore e manifestare realmente l'alleanza nuova ed eterna che in lui brilla.

Siamo qui molto lontani, sicuramente, da un semplice impulso istintivo o da un semplice accordo temporaneo legato agli interessi immediati scontati, ai quali molte persone, oggi, tendono a ridurre quel dono del Signore che è l'amore!


3. Ho detto: "Se gli sposi si lasciano trasformare", perché il dono proposto da Dio non incontra solo consenso: fin dalle origini cozza contro il rifiuto e l'orgoglio. I tentativi sempre rinascenti di un cristianesimo senza sacrificio sono votati al fallimento: urtano contro la realtà del peccato. La missione di Cristo è compimento dell'uomo mediante la sua croce e la sua resurrezione.

L'Eucaristia ci ricorda senza posa che il sangue dell'alleanza nuova ed eterna è "versato in remissione dei peccati" (Mt 26,28). L'alleanza è sigillata nel sangue dell'Agnello.

Niente di sconvolgente allora se il sacramento del matrimonio impegna gli sposi su di un cammino in cui essi incontreranno la croce. Croce all'interno della coppia, sacrificio dell'egoismo di ciascuno, rifiuto, debolezza, delusioni che chiedono il perdono, rotture. Croce che viene dai figli, dai loro limiti, dalle loro infermità, dalle loro infedeltà. Croce per le famiglie sterili. Croce per coloro ai quali la fedeltà all'alleanza provoca prese in giro, ironie e anche persecuzioni. Non viviamo in un mondo innocente! L'amore come ogni realtà umana ha bisogno di essere salvato, riscattato. Ma la frequenza all'Eucaristia permette agli sposi di fare delle loro prove un cammino di comunione, una partecipazione al sacrificio del Signore, una nuova maniera di vivere l'alleanza e, al di là della croce, al di là di tutte le forme di morte che limitano la loro esistenza, di accedere alla gioia: il matrimonio cristiano è una Pasqua.



4. Il sacrificio del Signore infatti lo conduce alla resurrezione e al dono dello Spirito. Esso sfocia nell'azione di grazia e nella lode del Padre. E' il senso originario del termine "Eucaristia" in cui noi riceviamo la "coppa della benedizione" (1Co 10,16). La benedizione dell'alleanza di Adamo ed Eva sfocia nella benedizione del nuovo Adamo e della nuova Eva. Immersa nell'alleanza del Cristo e della Chiesa (cfr. Ep 5,25s.), l'alleanza coniugale sfocia così nella gioia, nella gratitudine e nell'azione di grazia. In questo senso ugualmente ogni famiglia cristiana è chiamata a divenire una "piccola Chiesa", un luogo in cui risuona il rendimento di lode e l'adorazione (cfr. Ep 5,19). Gli sposi vi esercitano il loro sacerdozio di battezzati. Voi, "Foyers des Equipes de Notre-Dame", avete contribuito al recupero della preghiera nelle famiglie, e in questo avete reso un apprezzabile servizio. La "riconoscenza", l'azione di grazia e la gioia fondate non sull'illusione, ma sulla verità del dono e del perdono, hanno anche un ruolo importante da giocare nel mondo: arroccato su ciò che conquista esso rischia di perdere il senso del gratuito. Esso si ferma allora alla gratitudine, all'azione di grazia, fonti di gioia, dimenticando che non è solamente "degno e giusto" rendere grazia, ma anche "salutare"!


Fare Chiesa


5. Ho ricordato il servizio reso alla Chiesa mediante la preghiera delle "Equipes". Voglio insistere sulla dimensione ecclesiale della vostra vocazione coniugale. L'alleanza nuova ed eterna è offerta alla "moltitudine" (Mt 26,27). Per personale che sia l'incontro eucaristico di ciascun cristiano, esso riguarda il Corpo nella sua interezza. "La Chiesa fa l'Eucaristia, ma l'Eucaristia fa la Chiesa". Al di là delle diversità di razza, di nazione, di sesso, di classe, l'Eucaristia fa esplodere le frontiere, il corpo eucaristico di Cristo costruisce il suo Corpo mistico che è la Chiesa. La celebrazione dell'alleanza nuova ed eterna dà piena consistenza alla assemblea cristiana: questa "fa corpo" nel corpo di Cristo (cfr. 1Co 10,17). Ma lungi dal chiuderla nell'intimismo, l'Eucaristia la fa esplodere ai quattro angoli del mondo. Lo Spirito di Cristo risuscitato assicura al tempo stesso la Comunione e la Missione (cfr. Ac 1,13 Ac 2,4 Mt 28,18-20).

"Nel dono eucaristico della carità, la famiglia cristiana trova il fondamento della sua "comunione" e della sua "missione": il pane eucaristico fa dei differenti membri della comunità familiare un solo corpo..." e nello stesso tempo nutre il "dinamismo missionario ed apostolico" (FC 57).

Sacramento dell'alleanza, quella Chiesa domestica che è la famiglia vivrà intensamente la comunione, una comunione per nulla ripiegata nell'intimismo, ma tutta aperta alla missione. Cellula di Chiesa, aperta alle altre comunità, la famiglia cristiana non è una cappella chiusa, un cenacolo. E' per questo che voi dovete avere la preoccupazione di lavorare in stretta comunione con i vostri Vescovi e i pastori della Chiesa, a cominciare dai vostri parroci.

La vostra vocazione di "costruttori" della Chiesa comincia da un dono generoso della vita (anche nella Chiesa, molte famiglie non sanno più che "i bambini sono il dono più grande del matrimonio" (GS 50)). Essa si matura nelle molteplici attività che ogni coppia può portare avanti secondo la sua propria vocazione, dalla catechesi all'animazione liturgica o all'azione apostolica sotto tutte le sue forme. Ogni famiglia imparerà a comprendere la sua propria vocazione confrontando i suoi gusti e suoi talenti e le sue possibilità con i bisogni e le domande della Chiesa e del mondo. Perché il servizio missionario più urgente supera le frontiere della Chiesa. Questo mondo invecchiato (FC 6), non crede più alla vita, all'amore, alla fedeltà, al perdono; ha bisogno di segni dell'alleanza nuova ed eterna, che gli rivelino l'amore autentico, la fedeltà anche nella croce, la gioia della vita, e la forza del perdono; bisogna insegnargli di nuovo il valore di una parola donata e mantenuta, in una vita offerta. Attraverso la fedeltà degli sposi, potrà intravvedere la fedeltà del Dio vivo.


Fino a quando egli verrà


6. L'Eucaristia infine annuncia e prepara il ritorno del Signore e il compimento definitivo dell'alleanza. L'Eucaristia è nutrimento per il cammino: prepara i tempi in cui essa stessa non sarà più necessaria perché "noi lo vedremo così come egli è" (1Jn 3,2). Lungi dal portarci a disprezzare il tempo che passa, essa ci permette di fare esperienza dell'eterno nel tempo, ma nello stesso tempo ci impedisce di affondare nel presente ricordandoci la nostra condizione di pellegrini su questa terra (He 11,9-11 Ph 3,20 1P 2,11). Popolo verso la Città di Dio, verso la Gerusalemme celeste, in cui noi saremo ricolmati del dono di Dio.

Questa prospettiva escatologica dell'Eucaristia si riflette anche nel matrimonio. Questo porta il marchio dell'effimero: "Passa la scena di questo mondo" (l Co 7,31). Ora il corpo è più che il corpo, esso è il segno dello spirito che l'abita (cfr. "Discorso all'Udienza Generale", 28 luglio 1982: "Insegnamenti", V,3 [1982] 132s), il matrimonio cristiano è più che la carne.

"L'amore è più che l'amore" ("Discorso alle Equipes de Notre-Dame", 6; 4 maggio 1970: "Insegnamenti", VIII [1970] 427). Trasfigurato dallo Spirito, l'amore costruisce dall'eternità perché "l'amore non passa mai" (1Co 13,8). Ma nello stesso tempo un amore coniugale autentico, plasmato pertanto di tenerezza e di fedeltà, impedisce di fermarsi al proprio congiunto in un'adorazione indebita: porta dall'alleanza coniugale all'Alleanza e dall'immagine alla sua Origine. E' perché si riconosce inseparabile da un altro segno dell'alleanza: il celibato "per il Regno" (Mt 19,12 cfr. "Discorso all'Udienza Generale", Mt 30 giugno Mt 1982, "Insegnamenti", V,2 [1982] 2452ss). Esso ricorda a tutti che il dono per eccellenza di Dio non è una creatura, per quanto sia amata, ma il Signore stesso: "Il tuo sposo è il tuo creatore" (Is 54,5). Il vero Sposo delle nozze definitive, è il Cristo, e la Sposa è la Chiesa (cfr. Mt 22,1-14). La verginità consacrata, segno del mondo che deve venire (cfr. FC 16), risuona come un appello nel cuore di tutte le famiglie cristiane. Essa non è né paura né allontanamento, ma l'appello di un amore più grande (cfr. "Discorso all'Udienza Generale", 21 aprile 1982: "Insegnamenti", V,1 [1982] 1270ss.). Ho voluto ricordare che, in questo senso, "la Chiesa... ha sempre difeso la sua superiorità nei confronti del matrimonio" (FC 16), anche se questo oggi è mal compreso. Questo per dirvi l'importanza che la Chiesa attribuisce ad un certo clima nelle famiglie cristiane affinché vi fiorisca, nella libertà e nella gioia, la chiamata a lasciar tutto per Cristo.


Cammino


7. "Se tu conoscessi il dono di Dio". Non vi basterà, fratelli e sorelle, tutta la vostra vita coniugale per esplorare l'incommensurabile dono di Dio, "l'altezza e la profondità, la lunghezza e la larghezza dell'amore di Dio che supera ogni conoscenza" (Ep 3,18-19). Ragion di più per applicarvisi sin da ora in famiglia nelle "Equipes" e nella Chiesa.

Pur tuttavia questo richiamo sull'ambizione di Dio nei confronti del matrimonio dei suoi figli potrebbe opprimervi: come assumere una tale missione tra gli uomini e le donne del nostro tempo? Avete ragione di riconoscere i vostri limiti: l'umiltà è il primo passo verso la santità. Ma non dovete per questo ridurre le ambizioni di Dio su di voi; come potrebbe sussistere l'amore se non riflettesse la santità della sua origine, nella fedeltà e nella fecondità? "Se il matrimonio cristiano può essere paragonato ad una montagna molto alta che pone gli sposi nell'immediata vicinanza di Dio, bisogna riconoscere che la sua scalata richiede molto tempo e molta fatica. Ma sarà questa una ragione per sopprimere o per abbassare tale vetta?" ("Omelia a Kinshasa", 1; 3 maggio 1980: "Insegnamenti", III,1 [1980] 1075).

La sproporzione che percepite tra l'attesa del Padre e le vostre povere risposte non deve paralizzarvi ma rendervi ancora più dinamici. Sapete che una vera madre non si fa complice del rifiuto di mangiare, di lavorare o di amare dei suoi figli! Essa li sollecita ad avanzare sulla strada della vita, senza debolezza né durezza, con una tenera e misericordiosa esigenza. Ma sapete anche per esperienza che un padre che ama non opprime i suoi figli perché essi maturano lentamente! Nell'esortazione apostolica, ho parlato non della "gradualità della legge" perché le esigenze della creazione e della redenzione del corpo ci riguardano tutti, a partire da oggi, ma della gradualità del "cammino pedagogico della crescita" (FC 9). Tutta la nostra vita cristiana non deve forse essere pensata in termini di cammino? In ciascuno degli ambiti in cui vi scontrate contro degli ostacoli, nell'amore e le sue espressioni, le sue reticenze e le sue riprese, nei difficili problemi della regolazione delle nascite - per giungere a relazioni coniugali "controllate e rispettose della natura e delle finalità dell'atto coniugale" (cfr. "Discorso al "Centre de Liaison des Equipes de Recherche"", 6; 3 novembre 1979: "Insegnamenti", II,2 [1979] 1033) e mantenere sempre un rispetto assoluto della vita umana - e ugualmente per quello che è il vostro ruolo nella Chiesa e nel mondo, vi rimando a quello che disse Paolo VI nel celebre discorso che vi indirizzo nel 1970: "Il cammino degli sposi, come ogni vita umana, conosce molte tappe, e fasi difficili e dolorose... vi hanno il loro posto. Ma bisogna dirlo chiaramente: mai l'angoscia e la paura dovranno abitare negli animi di buona volontà, perché il Vangelo non è forse una buona novella anche per le famiglie, e un messaggio che, anche se è esigente, non è meno profondamente liberatore?" ("Discorso alle "Equipes Notre-Dame"", 15; 4 maggio 1970: "Insegnamenti", VIII [1970] 433).

I vostri combattimenti spirituali e anche il rammarico per i vostri peccati, confidati al Signore nel sacramento della riconciliazione (cfr. FC 58) hanno ancora un ruolo da giocare: possono rendervi più fraterni verso i vostri fratelli e le vostre sorelle provati da insuccessi di ogni tipo, dall'abbandono del coniuge, dalla solitudine o dagli squilibri, e aiutarvi, senza rinnegare nulla della vocazione della coppia alla santità, ad accompagnare questi fratelli e a rimetterli in cammino.


8. Queste ultime riflessioni non sono staccate dall'Eucaristia, esse al contrario vi ci riportano: l'Eucaristia non è forse un viatico per coloro che sono in cammino? Non è l'incontro con Colui che è la Verità e la Vita, e nello stesso tempo la Via? (cfr. Jn 14,6).

Allora, fratelli e sorelle molto amati, vivete al cuore del sacramento dell'Alleanza, nutrendo il vostro matrimonio con l'Eucaristia e illuminando l'Eucaristia con il vostro sacramento del matrimonio; ne va dell'avvenire del mondo. Malgrado i vostri limiti e le vostre debolezze, umilmente e nello stesso tempo fieramente, la vostra luce brilli di fronte agli uomini. Gli uomini del nostro tempo si accalcano attorno a sorgenti inquinate! La vostra vita tutta intera li conduca al pozzo di Giacobbe, la vostra vita di coppia li interroghi: "Se tu conoscessi il dono di Dio!". Vedendovi vivere, essi intravedano il "si" entusiasta del Signore all'amore autentico! La vostra vita tutta intera faccia comprendere loro la chiamata di Cristo: "Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno" (Jn 7,37-38)! Che nostra Signora ottenga, a tutti voi, d'accogliere il dono di Dio e di donarlo a vostra volta agli uomini, come Ella ha fatto con voi! Ed io, di gran cuore, a ciascuna delle vostre famiglie, a tutti i membri delle Equipes de Notre-Dame, soprattutto a coloro che conoscono la prova, e anche ai sacerdoti e ai religiosi che accompagnano la vostra riflessione, la mia benedizione apostolica.




1982-09-23 Data estesa: Giovedi 23 Settembre 1982




Ad un gruppo di Vescovi francesi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rinnovare e rendere più efficaci gli strumenti classici per la diffusione del Vangelo nella società attuale

Testo:

Cari fratelli nell'Episcopato.


1. Nell'accogliervi, Vescovi della regione designata Sud-Ovest della Francia, accolgo tutte le vostre diocesi, a dire il vero molto diverse, che si avvicinano alla costa atlantica, passando per la grande città di Bordeaux. E al di là delle vostre persone, penso a tutti i sacerdoti che costituiscono il vostro presbiterio, ai fratelli, alle religiose, ai laici che hanno a cuore l'impegno di costruire la Chiesa con voi. Sono proprio le loro fatiche e le loro speranze che vi portano qui a Roma: voi desiderate che la loro fede sia confermata, sulle orme di quella dell'apostolo Pietro, che il loro zelo evangelizzatore sia stimolato dall'esempio e dall'intercessione dell'apostolo Paolo, e che, grazie a questa visita "ad limina Apostolorum" dei loro Pastori, essi si sentano ancora di più in comunione con la Chiesa dei primi secoli, con tutta la Chiesa d'oggi, la Chiesa universale di cui voi portate con me la sollecitudine. A ciò contribuiscono questi contatti, questi scambi che avete con me e con i responsabili dei Dicasteri romani.


2. Ho parlato di speranza, perché è proprio la grazia che bisogna implorare sulle vostre care diocesi. La speranza non è un ottimismo ingenuo; del resto l'analisi lucida delle situazioni religiose continua a mostrare, ai vostri occhi, una avanzata dell'incredulità o per lo meno dell'ateismo pratico, negli ambienti operai delle grandi città come negli ambiti universitari, senza contare certe zone rurali da lungo tempo poco cristianizzate. Allo stesso tempo, l'avvenire potrebbe apparire ancora più compromesso se l'accesso dei bambini alla catechesi diminuisse, se la vocazione sacerdotale si facesse rara. Anche coloro che mantengono, come dire, una certa "memoria" cristiana avranno difficoltà a trasmetterla nel clima attuale, e non ci si saprebbe decidere a vederli rimanere ai margini di una minoranza viva che ha fatto il suo aggiornamento e si volge con vigore verso l'avvenire. D'altra parte, voi vedete anche dei segni incoraggianti.

Ma, in ogni modo, sperare è ben altra cosa che calcolare, sul piano sociologico, le possibilità umane, o anche riunire i nostri mezzi umani. Significa credere che anche in una situazione difficile, è sempre possibile un ritorno di vitalità ecclesiale proprio a causa della forza che il messaggio cristiano ha in se stesso, a motivo della grazia che accompagna la sua accoglienza sincera, la sua espressione nella preghiera e la sua messa in pratica nella vita. Il problema pastorale è quello di fare in modo che il vero messaggio del Vangelo sia innanzitutto inteso nelle condizioni concrete in cui vivono i nostri contemporanei. Per assicurare questo, bisogna senza dubbio immaginare e mettere in opera uno stile di presenza, dei mezzi e dei metodi d'apostolato che tocchino questi nuovi complessi umani con le mentalità dei loro ambiti di vita, e che tengano conto d'altra parte dei mass-media onnipresenti che permettono ugualmente di esprimere ciò che è stato scoperto con la fede nelle comunità vive dei credenti, a misura umana. Occorrono senza dubbio anche forze apostoliche nuove, alcune delle quali voi vedete sorgere, persone e gruppi pieni di disponibilità e di ardore. Vi incoraggio a cercare e a promuovere una tale pastorale, con il discernimento che è proprio del Vescovo. Non bisogna forse rinnovare e rendere pienamente efficaci i mezzi classici di ministero e di apostolato di cui dispongono i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, e i laici? Tale sarà oggi il tema del mio incontro con voi.


3. Cari fratelli nell'Episcopato, avete molto a cuore il vostro triplice carico apostolico: quello di insegnare, "che è importante più degli altri, per quanto essi siano importanti", seguendo l'espressione del Concilio (CD 12), vale a dire di annunciare voi stessi il mistero di salvezza e di vegliare sulla qualità della sua presentazione; quello di presiedere alla preghiera del Popolo di Dio e di vegliare affinché i sacramenti gli siano proposti e somministrati come si deve; quello d'essere il padre e il pastore di tutti, vegliando sulla condotta e l'unità del clero e dei laici. Ed io conosco quale zelo voi mettiate, quanto tempo, quante sere consacriate all'incontro sul posto, personalmente o in piccoli gruppi, nelle parrocchie o nei movimenti. Tra le attività del vostro ministero, mettero in rilievo solamente due realizzazioni pastorali, che ho già notato con soddisfazione, alle quali voi dovete ridare un posto determinante, con un nuovo volto.

Si tratta, da una parte, delle "visite pastorali" alle vostre diverse comunità, meglio preparate e più approfondite, che vi permettono, a voi, di conoscere meglio le realtà della loro vita, i loro problemi e i loro impegni apostolici; e alle comunità, di mettersi in rapporto con il Vescovo in persona, con colui che è loro inviato come gli Apostoli, per inserirli, con la loro specificità, nel Corpo unico di Cristo.

D'altra parte, insistete sulle "diverse celebrazioni" che uniscono il Popolo di Dio nella preghiera, a volte anche sul piano diocesano: è infatti caratteristica del Vescovo essere il grande unificatore dei fedeli attorno a Gesù Cristo per invitarli a proseguire su vie convergenti. Sia a Cracovia che a Roma, ho sempre concepito così il mio ruolo di Vescovo.


4. Guardiamo ora insieme al ministero dei vostri sacerdoti. Essi sono tanto più meritevoli in quanto sono sempre meno numerosi, più anziani e obbligati a far fronte a molteplici compiti che li disperdono e li affaticano. Una ristrutturazione dei compiti è in corso, dite, ed io la incoraggio; perché per un certo numero di compiti, religiose o altre persone consacrate, laici, uomini e donne, possono portarvi il loro contributo, se non addirittura prenderli in carico, in stretta unione con i loro parroci o i loro cappellani. Ma in particolare, possano i sacerdoti sapersi anche liberare per consacrarsi a fondo ai ministeri che sono loro propri o che loro spettano ad un titolo particolare, come dispensatori dei misteri di Dio e guide delle anime ("Lettera a tutti i sacerdoti della Chiesa in occasione del Giovedi Santo1979", 8 aprile 1979: "Insegnamenti", II [1979] 841ss): liturgia, predicazione, responsabilità dell'orientamento e della qualità della catechesi dei bambini e degli adulti, formazione alla preghiera e all'azione apostolica. Si tratta di assicurare tutto questo regolarmente e in profondità, nelle diverse comunità o settori affidati spiritualmente ai sacerdoti, a cominciare dalla parrocchia, di cui voi mi dite che sta conoscendo felicemente un rinnovamento come luogo di accoglienza e di evangelizzazione. Quando è così, il terreno del Regno di Dio è preparato e seminato, e i frutti verranno sicuramente presto o tardi, anche se venti di ogni tipo, di tanto in tanto, vi conducono dei germi di zizzania. In ogni caso, attraverso tali ministeri la linfa cristiana di coloro che sono legati, anche in modo imperfetto, con la Chiesa, è nutrita, mantenuta o rianimata; e questi cristiani sono allo stesso tempo preparati a incontrare in maniera missionaria il mondo che non conosce più il suo messaggio e a impegnarsi in un'autentica testimonianza. Queste due pastorali non si escludono; esse si completano. Unisco dunque i miei vivi incoraggiamenti ai vostri per tutti i sacerdoti che assolvono questo ministero, spesso senza giungere a dei risultati; questo esige da essi non solamente una fede e un amore ravvivato senza posa alle sorgenti, grazie alla preghiera e alla lettura personali, ma un vero lavoro di preparazione e di applicazione. Mi limitero a qualche significativo esempio.


5. Con voi, io auguro che la "liturgia" sia sempre degna, anche con comunità ristrette e povere di mezzi; che essa sia aperta alla partecipazione attiva e cosciente dei differenti membri dell'assemblea, ciascuno secondo il suo rango e la sua vocazione; che essa utilizzi giudiziosamente le diverse possibilità di espressione autorizzate, senza eccedere in una creatività estrosa, improvvisata o mal studiata, che le norme non permettono, proprio perché essa ne sconvolgerebbe il senso; che la liturgia introduca veramente al mistero di Dio mediante la sua atmosfera di raccoglimento, la qualità delle letture e dei canti. So bene - ed è una grande preoccupazione per i parroci - che molti cristiani, adulti e giovani, mancano di convinzione - o di coraggio - sul senso stesso della Messa e la necessità di parteciparvi la domenica per essere coerenti con la fede. Ma almeno facciamo in modo che le nostre Messe lascino trasparire "il mistero della fede" e ne abbiano l'attrattiva.


6. Auguro insieme a voi che i sacerdoti prestino molta cura alla "predicazione", durante o al di fuori della Messa. Per molti cristiani adulti, che sono praticanti regolari o occasionali, questa sarà spesso la sola occasione di insegnamento religioso, con la lettura di riviste o bollettini cristiani. E anche le brevi omelie che accompagnano gli altri sacramenti del battesimo, del matrimonio, della cresima, o i funerali, saranno il solo legame con la Chiesa per numerosi non praticanti. Da qui, ci domandiamo: sotto la forma concisa e con il linguaggio che è conveniente, è veramente il cuore del mistero cristiano che è loro rivelato, sia che si tratti di dogmi, di esigenze etiche o di sacramenti? Permette questa predicazione di conoscere la globalità del comportamento cristiano, o non solamente qualche aspetto che risale, sempre quelli, al gusto personale del sacerdote? Vi sono del resto molte realtà umane in cui la dottrina cristiana e la salvezza dell'uomo sono implicate; il decreto "Christus Dominus" (cfr. CD 12, § 3) ne ricorda un certo numero, come soggetto del nostro insegnamento di Vescovi; e voi notate che alcuni cristiani hanno ripugnanza ad accettare un rapporto tra l'evangelizzazione e la promozione dei diritti dell'uomo o l'etica sociale. Si, tutti questi elementi possono e devono divenire l'oggetto dell'insegnamento della Chiesa, in una prospettiva che, come nelle epistole di san Paolo, le unisce sempre, come conseguenza, al mistero cristiano, che deve rimanere centrale, soprattutto nella predicazione. In breve, cercate, con i vostri sacerdoti, il modo con cui dare a questa predicazione e agli altri mezzi di insegnamento il loro posto di importanza capitale e la loro qualità.


7. La "catechesi" permette una scoperta o un approfondimento sistematico della fede in condizioni diverse rispetto a quelle dell'omelia.

Possiamo noi convincere i giovani genitori, e già anche i futuri che contraggono un matrimonio cristiano, della necessità di una catechesi dei loro figli che comincia dalla loro giovane età! E possiamo far accompagnare nel modo migliore possibile i giovani delle scuole secondarie da una catechesi o gruppi di riflessione cristiana! Questa catechesi è così importante e così complessa nella situazione critica d'oggi che vi ritornero più a lungo con i vostri confratelli.

Qui diciamo che i sacerdoti, lungi dall'essere liberati dalla loro missione, a questo riguardo, mediante il contributo dei laici, mantengono un ruolo primario nel suscitare catechisti, formarli e vegliare sulla qualità del loro servizio.


8. Mi felicito coi sacerdoti che consacrano anche una grande cura e molto tempo alla "preparazione" dei sacramenti del battesimo, del matrimonio, della cresima, facendosi in tutto aiutare in modo appropriato dagli altri membri della comunità e dalle famiglie.

Ma vorrei ancora segnalare un aspetto che deve trovare la sua collocazione attraverso tutto il ministero sacerdotale: quello di insegnare ai fedeli a pregare, a pregare spesso e bene, in gruppo e personalmente, secondo il ritmo dei momenti e degli avvenimenti, ma anche in maniera gratuita, nell'intimità. Più persone di quanto si crede sarebbero capaci di pregare! Ma nessuno glielo ha insegnato... Ora, senza questa interiorità, i battezzati si esauriscono, la loro azione diviene un cembalo squillante, e anche la loro pratica religiosa, se esiste, si dissecca.

D'altra parte - senza ritornare sull'importanza del sacramento della penitenza sul cui argomento ho gia intrattenuto i Vescovi dell'Est e che farà parte del tema del prossimo Sinodo - quante anime hanno bisogno di scambi, di consigli, per la soluzione dei loro problemi di coscienza o per la maturazione della loro vita spirituale. Anche questo è il ruolo, per eccellenza, del sacerdote.

Infine, nell' azione cristiana intrapresa dai laici e approfondita in gruppo, il sacerdote ha anche il suo posto senza pari, volto ad aiutare questi cristiani a ben rapportare la loro azione al disegno di Cristo, a darle una dimensione apostolica.

Tutto questo chiede ai sacerdoti del giorno d'oggi una grande disponibilità di cuore e possibilità concrete d'accoglienza, quando tante attività li sollecitano ed essi devono anche trovare un equilibrio di vita sul piano fisico, intellettuale, amicale e spirituale. Ma quale gioia essere "dono di Dio per la comunità"! Bisogna che voi li aiutiate a cogliere questo essenziale, questo specifico del loro ministero. E' proprio questo che attende il Popolo di Dio, e anche coloro che sono al momento ai margini della Chiesa.

Quello che ho detto dei sacerdoti vale in parte anche per i diaconi permanenti, di cui non si sono ancora sufficientemente approfondite le possibilita.

Auguro infine che i sacerdoti si sostengano ancora di più tra di loro.

Sono felice di sapere che essi provano un nuovo bisogno di rinserrare la loro coesione, sul piano degli scambi, della preghiera, della fraternità sacramentale che trova una così bella espressione il Giovedi Santo. E io spero che l'istituzione dei Consigli presbiteriali li aiuteranno su questo cammino.


9. Ho spesso fatto cenno ai laici. Chi non si rallegrerebbe nel vederli più coscienti, non solamente del loro ruolo di testimoni del Vangelo nelle loro responsabilità familiari, professionali, culturali e civiche, in mezzo al mondo, ma anche della loro capacità di assumere e di amare i differenti servizi che esige una comunità cristiana e a cui apportano la loro competenza di battezzati, di cresimati? Ho già lungamente ricordato queste possibilità con i vostri confratelli del Centro della Francia e recentemente con i Vescovi del Belgio.

La partecipazione di questi laici è a volte occasionale; può essere istituita in modo permanente, o almeno durare per un certo periodo al punto d'essere come un ministero, con o senza nome, affidato da una delegazione dell'autorità ecclesiastica. Come i sacerdoti e le religiose, questi laici devono mantenere il senso del servizio, e lo spirito della gratuità in questo servizio, anche se la comunità ha il dovere di assicurare la sussistenza di coloro che vi consacrano tutto il loro tempo.

Approvo soprattutto la vostra preoccupazione di procurare loro una formazione all'altezza delle loro responsabilità, specialmente per i servizi catechistici e liturgici. Con la formazione dei candidati ai ministeri ordinati - che costituirà l'oggetto di un altro incontro - è senza dubbio uno dei campi in cui le vostre Chiese devono più investire per preparare l'avvenire, e immaginare i mezzi per farlo, trovando innanzitutto il personale di inquadramento. Questo può essere fatto nei centri diocesani o regionali, purché non li privino del loro lavoro di base. I Consigli pastorali possono essere sicuramente un mezzo privilegiato di ispirare una presa di coscienza comune dei bisogni e degli impegni.

Che tutti questi operai apostolici, che agiscono in stretto legame con la Chiesa e per la Chiesa, si sentano incoraggiati dal Papa, come lo sono da voi! Quei problemi che ho affrontato sono ben lontani dall'esaurire i vostri; ma questo incontro ha un suo posto all'interno di quelli che ho avuto o avro con i vostri confratelli delle altre regioni di Francia. Vi manifesti almeno quanto io voglio restare vicino a voi, e a tutto quello che comporta il vostro ministero; vicino ai vostri sacerdoti - portate il mio affetto particolare a coloro che sono malati o anziani - vicino a tutti i vostri diocesani. Per ciascuno di loro voi sarete i portatori della mia cordiale benedizione apostolica. Che, per intercessione di Maria, Madre della Chiesa, lo Spirito Santo vi assista tutti con la sua luce e la sua forza, e vi permetta di proseguire il cammino della speranza!




1982-09-24 Data estesa: Venerdi 24 Settembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Ai "Foyers des Equipes Notre-Dame" - Città del Vaticano (Roma)