GPII 1982 Insegnamenti - L'incontro con i religiosi e i membri degli Istituti secolari - Madrid (Spagna)

L'incontro con i religiosi e i membri degli Istituti secolari - Madrid (Spagna)

Titolo: La sorte della Chiesa dipende in gran parte dalle vostre testimonianze e iniziative apostoliche

Testo:

Carissimi fratelli.


1. L'incontro di preghiera di questa sera, qui a Madrid, quasi all'inizio del mio pellegrinaggio apostolico in Spagna, è per me fonte di immensa gioia. Si tratta, infatti, di un incontro con persone molto amate, la cui esistenza, consacrata dai tre voti evangelici, "appartiene fermamente alla vita e alla santità della Chiesa" (LG 44).

Appartenete a quest'immensa corrente vitale che è sgorgata con tanta generosità nelle terre di Spagna, e che ha fatto fruttificare abbondantemente il seme evangelico in una moltitudine di popoli di tutto l'universo. In famiglie religiose di antica tradizione e di più recente creazione avete servito con cuore grande tutti gli uomini, di tutte le razze e di tutte le lingue; e, sia prima che ora, avete vivificato il tronco bimillenario della Chiesa.

Vi diro, con le parole di san Paolo, che "ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi e stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni... La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi" (1Co 1,4-6). Il Papa è grato anche per l'opportunità offertagli da santa Teresa di Gesù di quest'incontro, perché è stata lei l'occasione che tanto aspettavo per poter parlare al vostro cuore.

Siete una grande ricchezza di spiritualità e di iniziative apostoliche nel seno della Chiesa. Da voi dipende in gran parte la sorte della Chiesa.

Ciò pone su di voi una grave responsabilità e vi esige una profonda coscienza della grandezza della vocazione ricevuta e della necessità di adeguarsi sempre più ad essa. Si tratta, infatti, di seguire Cristo e, rispondendo affermativamente alla chiamata ricevuta, di servire gioiosamente la Chiesa in santità di vita.


2. La vostra vocazione è iniziativa divina; un dono fatto a voi e, allo stesso tempo, un regalo per la Chiesa. Confidando nella fedeltà di Colui che vi chiamo e nella forza dello Spirito, vi siete messi a disposizione di Dio con i voti di povertà, castità consacrata e obbedienza; e questo, non per un tempo limitato, ma per tutta la vita, con un "impegno irrevocabile". Avete pronunciato nella fede un si per tutto e per sempre. così, in una società in cui spesso manca il coraggio per assumersi impegni, e in cui molti preferiscono vanamente una vita senza vincoli, voi date la testimonianza di vivere secondo impegni definitivi, in una decisione per Dio che abbraccia tutta la vita.

Voi sapete amare. La qualità di una persona si può misurare in base alla categoria dei suoi vincoli. può ben dirsi allora, e con gioia, che la vostra libertà si è vincolata liberamente a Dio con un volontario servizio, in amorosa servitù. E, nel farlo, la vostra umanità è diventata matura. "Umanità matura - scrissi nell'enciclica "Redemptor Hominis" -, significa pieno uso del dono della libertà, che abbiamo ottenuto dal Creatore, nel momento in cui egli ha chiamato all'esistenza l'uomo fatto a sua immagine e somiglianza. Questo dono trova la sua piena realizzazione nella donazione senza riserve di tutta la persona umana concreta, in spirito di amore nuziale a Cristo e, attraverso Cristo, a tutti coloro che egli invia, uomini o donne, che si sono consacrati totalmente a lui secondo i consigli evangelici. Ecco l'ideale della vita religiosa, accettato dagli Ordini e Congregazioni, sia antichi che recenti, e dagli Istituti Secolari" (RH 21). Ringraziate sempre Dio per la misteriosa chiamata che un giorno risuono nell'intimo del vostro cuore: "Seguimi" (cfr. Mt 9,9 Jn 1,45). "Vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Mt 19,21). Questa chiamata e la vostra risposta - che Dio stesso con la sua grazia ha posto nella vostra volontà e sulle vostre labbra - si trova alla base del vostro itinerario personale; è - non dimenticatelo mai - la ragione di ogni vostra azione.

Rivivete una volta e l'altra nell'orazione quest'incontro personale con il Signore, che lungo la vostra vita continua a insistere: "Seguimi". Vi diro con san Paolo: "I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili" (Rm 11,29). Fedele è Dio, che non si pentirà di avervi chiamato.

E quando nella lotta ascetica di ogni giorno si rendono necessarie la continuazione e la conversione, ricordate la parabola del figliol prodigo e la gioia del Padre. "Tale gioia indica un bene inviolato: un figlio, anche se prodigo, non cessa di essere figlio reale di suo padre; essa indica, inoltre, un bene ritrovato, che nel caso del figliol prodigo fu il ritorno alla verità su se stesso" (DM 6). Praticate la confessione frequente, con la periodicità che consigliano e indicano le vostre Regole e Costituzioni.

La vostra vocazione fa parte essenziale della verità più profonda di voi stessi e del vostro destino. "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16). Dio vi ha scelto!


3. Il vostro impegno, assunto molto tempo fa o forse recentemente, deve fortificarsi sempre nel Signore. Vi chiedo una rinnovata fedeltà, che renda più ardente l'amore per Cristo, più sacrificata e gioiosa la vostra donazione, più umile il vostro servizio, sapendo - ve lo diro con santa Teresa di Gesù - che "chi veramente comincia a servire il Signore, il meno che può offrirgli è la propria vita" ("Cammino di Perfezione" 11,2).

A tal fine si richiede l'attento ascolto del mistero di Dio, il quotidiano addentrarsi nell'amore di Cristo crocifisso, coltivando con impegno la preghiera, sotto la guida sicura delle pure fonti della spiritualità cristiana.

Leggete assiduamente le opere dei grandi maestri dello spirito. Quanti tesori d'amore e di fede avete a portata di mano nella vostra bella lingua! E, soprattutto, assaporate con fede e umiltà la Sacra Scrittura, col fine di raggiungere la "sublime conoscenza di Cristo" (Ph 3,8). Solo in lui, mediante il suo Spirito, potrete trovare la fortezza necessaria per superare le debolezze tante volte sperimentate.

Mantenete viva la certezza della divinità della vostra vocazione, con una profonda visione di fede alimentata nella preghiera e nei sacramenti, specialmente nel santo mistero dell'Eucarestia, fonte e culmine di ogni vita autenticamente cristiana. Così supererete facilmente ogni incertezza riguardo alla vostra identità, e camminerete di fedeltà in fedeltà, identificandovi con Cristo a partire dalle beatitudini ed essendo testimoni, allo stesso tempo, del regno di Dio nel mondo attuale.

Questa fedeltà implica, innanzitutto e come base di tutto, un anelito crescente di dialogo con Dio, di unione amorosa con lui. La persona consacrata - vi dico con san Giovanni della Croce - "in tal modo vuole Dio che sia religioso, che da tutto si distacchi e che tutto sia morto per lui, perché egli stesso vuole essere la sua ricchezza, consolazione e piacevole gloria" ("Lettera 9"). Questi aneliti di unione con Dio vi faranno sperimentare la verità delle parole del Signore: "Il mio giogo è soave, il mio peso è leggero" (Mt 11,30). Il suo giogo è l'amore, il suo peso è peso di amore. E questo stesso amore lo renderà dolce.


4. Questa dimensione della donazione totale e della fedeltà permanente all'Amore costituisce la base della vostra testimonianza davanti al mondo. In effetti, il mondo cerca in voi uno stile di vita sincero e un genere di lavoro che risponda a ciò che veramente siete. Il testimone non è un semplice maestro che insegna ciò che ha imparato, ma è colui che vive e agisce secondo una profonda esperienza di ciò in cui crede.

Come persone consacrate siete innanzitutto consacrati specificamente con la professione e la pratica dei consigli evangelici; così la vostra vita deve offrire una testimonianza essenzialmente evangelica. Dovete continuamente rivolgervi a Cristo, Vangelo vivente, e riprodurlo nella vostra vita, nel vostro modo di pensare e di lavorare.

Bisogna recuperare la fiducia nel valore e nell'attualità dei consigli evangelici, che hanno la loro origine nelle parole e nell'esempio di Gesù Cristo (cfr. PC 1). Poveri come Cristo povero; obbedienti, assumendo quest'atteggiamento del cuore di Cristo, che venne a redimere il mondo facendo non la sua volontà ma la volontà del Padre che lo invio; e vivendo con tutte le sue conseguenze la continenza perfetta per il Regno dei cieli, come segno e stimolo della carità e come sorgente di fecondità apostolica nel mondo. Oggi il mondo ha bisogno di vedere gli esempi vivi di coloro che, lasciando tutto, hanno abbracciato come ideale la vita secondo i consigli evangelici. E' la sincerità reale nella sequela radicale di Cristo che attrarrà vocazioni ai vostri Istituti perchè i giovani cercano proprio questa radicalità evangelica.

Il Vangelo è definitivo e non passa. I suoi criteri sono per sempre. Non potete fare "riletture" del Vangelo secondo i tempi, adattandovi a tutto ciò che il mondo chiede. Al contrario, è necessario leggere i segni dei tempi e i problemi del mondo d'oggi, alla luce indefettibile del Vangelo (cfr. "Discorso a Vescovi, a Puebla", I, 4-5; 28 gennaio 1979: "Insegnamenti", II [1979] 192-194).


5. Un fattore decisivo in tutte le epoche in cui la Chiesa ha dovuto intraprendere grandi cambiamenti e riforme, è stata la fedeltà dei religiosi alla sua dottrina e alle sue norme. Oggi viviamo una di queste epoche in cui è necessario offrire al mondo la testimonianza della vostra fedeltà alla Chiesa.

I cristiani hanno il diritto di esigere dalla persona consacrata che ami la Chiesa, la difenda, la fortifichi e l'arricchisca con la sua adesione e obbedienza. Questa fedeltà non deve essere meramente esterna ma principalmente interiore, profonda, lieta e sacrificata. Dovete evitare tutto ciò che possa far pensare ai fedeli che esiste nella Chiesa un duplice magistero, quello autentico della Gerarchia e quello dei teologi e pensatori, o che le norme della Chiesa hanno perduto oggi il loro valore.

Non pochi di voi si dedicano alla formazione teologica dei fedeli, alla direzione di centri educativi o di assistenza, e dirigono pubblicazioni di informazione e di formazione. Mediante tutti questi mezzi cercate di educare integralmente, di inculcare profondo rispetto e amore per la Chiesa e di far fermentare una sincera adesione al suo Magistero. Non siate portatori di dubbi o di "ideologie", ma di "certezze" di fede. Il vero apostolo ed evangelizzatore, dichiarava il mio predecessore Paolo VI, "sarà colui che, anche a costo di rinunce e di sacrifici, cerca sempre la verità che deve trasmettere agli altri. Non vende né dissimula mai la verità per il desiderio di piacere agli uomini, di causare meraviglia, né per originalità o desiderio di mettersi in mostra. Non rifiuta mai la verità" (EN 78).

Tutto ciò va tenuto particolarmente presente quando ad ascoltare sono le religiose che seguono i vostri corsi o partecipano alle vostre conferenze.

Innanzitutto dovete trasmettere con fedeltà la dottrina della Chiesa, quella dottrina che è stata espressa in documenti così ricchi quali quelli del Concilio Vaticano II. Nel rinnovamento della vita di consacrazione, che i tempi nuovi stanno reclamando, si deve salvare la fedeltà al pensiero e alle norme della Chiesa; più concretamente, in campo dottrinale e in materia liturgica, occorre evitare certe posizioni critiche piene di amarezza, che oscurano la verità, sconcertano i fedeli e le stesse persone consacrate. La fedeltà al Magistero non è freno ad una retta ricerca, ma condizione necessaria di vero progresso dell'autentica dottrina.


6. La "vita comunitaria" è elemento essenziale, non della vita consacrata in se stessa, bensi della forma religiosa di questa consacrazione. Dio ha chiamato i religiosi a santificarsi e a lavorare in comunità. La vita comunitaria non ha il fondamento di un'amicizia umana, ma nella vocazione di Dio, che liberamente vi ha scelto per formare una nuova famiglia, la cui finalità è la pienezza della carità e la cui espressione è l'osservanza dei consigli evangelici.

Elementi di una vera vita comunitaria sono il superiore, che gode di un'autorità (cfr. OT 14) che deve esercitare in atteggiamento di servizio; le regole e le tradizioni che configurano ogni famiglia religiosa; e, infine, l'Eucarestia, che è il principio di ogni comunità cristiana; in effetti, quando partecipiamo all'Eucarestia, tutti mangiamo lo stesso Pane, beviamo lo stesso Sangue e riceviamo lo stesso Spirito. Per questo motivo, il centro della nostra vita comunitaria non può essere altri che Gesù nell'Eucarestia.

La dimensione comunitaria deve essere presente nella vostra attività apostolica. Il religioso non è chiamato a lavorare come una persona isolata o per proprio conto. Oggi più che mai è necessario vivere e lavorare uniti, prima di tutto nell'ambito di ogni famiglia religiosa e poi collaborando con altri consacrati e membri della Chiesa. L'unione fa la forza. D'altra parte, la vita comunitaria offre un campo straordinario per il sacrificio personale, per abbandonare se stessi e pensare al fratello abbracciando tutti con la carità di Cristo.


7. Il consacrato è una persona che, rinunciando al mondo e a se stesso, si è dedicato completamente a Dio e, pieno di Dio, torna al mondo per lavorare per il Regno di Dio e per la Chiesa.

La persona del consacrato è segnata profondamente da questa appartenenza esclusiva a Dio mentre ha per oggetto del suo servizio gli uomini e il mondo. La vita e l'attività del consacrato non si possono ridurre ad un orizzontalismo terreno, dimenticando questa consacrazione a Dio e quest'obbligo di impregnare il mondo di Dio. In tutte le vostre attività deve essere presente questo fine teologico.

Nella Chiesa esistono diversi carismi, e pertanto diversi servizi, che si completano vicendevolmente. Non sarebbe giusto che i religiosi entrassero nel campo proprio dei laici: la consacrazione del mondo dall'interno (cfr. LG 31; GS 43).

Ciò non significa che la vostra consacrazione religiosa e i vostri ministeri eminentemente religiosi non abbiano una ripercussione profonda nel mondo e nel cambiamento delle sue strutture. Se il cuore degli uomini non cambia, le strutture del mondo non potranno cambiare in modo efficace (cfr. EN 18). Il ministero dei religiosi è ordinato principalmente a ottenere la conversione dei cuori a Dio, la creazione di uomini nuovi e a indicare quei campi in cui i secolari, i consacrati o i semplici cristiani, possono e devono agire per cambiare le strutture del mondo.

A questo proposito voglio esprimere la mia più profonda stima, unita al mio cordiale saluto, per tutti i membri degli Istituti Secolari maschili di Spagna e i qui presenti. Voi avete un vostro peculiare tipo di consacrazione e il vostro posto proprio nella Chiesa. Alimentati con una solida spiritualità, siate fedeli alla chiamata di Cristo e della Chiesa, per essere validi strumenti di trasformazione del mondo dal di dentro.

Pensando al tema del prossimo Sinodo, vorrei invitarvi, religiosi sacerdoti, a considerare come uno dei vostri precipui ministeri il sacramento della Confessione. Ascoltando le confessioni e perdonando i peccati, state efficacemente edificando la Chiesa, spargendo su di essa il balsamo che cura le ferite del peccato. Se si deve realizzare nella Chiesa un rinnovamento del sacramento della Penitenza, sarà necessario che il sacerdote religioso si dedichi con gioia a questo ministero.


8. Prima di terminare voglio ricordarvi una caratteristica dei religiosi spagnoli che, forse, sta subendo una temporanea eclissi e che è necessario restaurare in tutto il suo antico splendore: mi riferisco alla generosità missionaria con la quale migliaia di consacrati spagnoli dedicarono la loro vita all'attività apostolica di stabilire la Chiesa in terre ancora da evangelizzare. Non lasciate che i vincoli della carne e del sangue, né l'affetto che giustamente nutrite per la patria dove siete nati ed avete imparato ad amare Cristo, diventino legami che limitano la vostra libertà (cfr. EN 69) e mettano in pericolo la pienezza della vostra donazione al Signore e alla sua Chiesa. Ricordate sempre che lo spirito missionario di una determinata porzione della Chiesa è la misura esatta della sua vitalità ed autenticità.


9. Mantenete sempre, infine, una tenera devozione per la Madre di Dio. La vostra pietà nei suoi riguardi deve conservare la semplicità dei primi momenti. La Madre di Gesù, che è anche Madre nostra, modello di donazione al Signore e alla sua missione, vi accompagni, vi renda dolce la croce e vi ottenga, in qualunque circostanza della vita, quella gioia e quella pace inalterabili che solo il Signore può dare. In pegno delle quali do con affetto la mia cordiale benedizione.




1982-11-02 Data estesa: Martedi 2 Novembre 1982




Agli esponenti della comunità ebraica - Madrid (Spagna)

Titolo: Rendiamo il culto all'unico Dio e operiamo in favore dell'uomo

Testo:

lllustri Signori.

Shalom! Pace a voi e a tutti i membri della comunità religiosa ebraica di Spagna.

Desidero innanzitutto, esprimervi il sincero apprezzamento per esser voluti venire a trovarmi durante la mia visita pastorale a questa Nazione. Il vostro gesto significativo prova che il dialogo fraterno, orientato a migliorare la conoscenza e la stima fra ebrei e cattolici, promosso e raccomandato vivamente dal Concilio Vaticano II nella dichiarazione "Nostra aetate" (cfr. NAE 4), continua e si diffonde sempre più, anche in mezzo a inevitabili difficoltà.

Abbiamo un patrimonio spirituale comune; e il Popolo del Nuovo Testamento, cioè la Chiesa, si sente ed è vincolato spiritualmente alla stirpe di Abramo, "nostro padre nella fede".

Prego Dio affinché la tradizione ebrea e cristiana, fondata sulla Parola divina, che ha una profonda coscienza della dignità della persona umana che è immagine di Dio (cfr. Gn 1,26), ci porti al culto e al fervido amore per l'unico e vero Dio. E che questo si traduca in un'azione efficace a favore dell'uomo, di ciascun uomo e di tutto l'uomo.

Shalom! E che Dio, Creatore e Salvatore, benedica voi e la vostra Comunità.




1982-11-03 Data estesa: Mercoledi 3 Novembre 1982




Incontro ecumenico con le altre comunità cristiane - Madrid (Spagna)

Titolo: Progressivo avvicinamento reciproco basato sulla verità e sulla carità

Testo:


1. Il testo della lettera agli Efesini (4,1-6) che abbiamo appena ascoltato è, cari fratelli, un'esortazione a vivere la sollecitudine cristiana per l'unità nell'amore.

Vi saluto con grande affetto, cristiani di altre Confessioni che, in Spagna, vi proponete di seguire il Vangelo di Gesù Cristo. La comune professione di questo nome fa di voi veri fratelli. All'inizio del nostro incontro di oggi ripeto le parole del Salmo: "Ecco quanto è buono e quanto è soave / che i fratelli vivano insieme!" (132 [133],1).

In questa visita pastorale in Spagna, come sono solito fare nei miei viaggi apostolici, non ho voluto tralasciare di mettermi in contatto con voi, per pregare insieme e condividere le nostre ansie per la restaurazione dell'unità fra tutti i cristiani. Dall'inizio del mio pontificato la causa dell'ecumenismo è stata, ed è sempre, uno dei miei obiettivi primari.


2. Siamo strettamente legati da fondamentali vincoli comuni nella Bibbia, Parola di Dio, nella fede apostolica che professiamo nei grandi Simboli, e che si fa vita nel Battesimo. L'approfondimento della sacramentalità battesimale scopre dinanzi a noi prospettive straordinariamente positive nel cammino della piena unità (cfr. "Unitatis, Redintegratio", 22). E l'orazione per l'unità, fatta in ciascuna delle nostre comunità, o anche, quando fosse possibile, in fraterna unione di cuori, non è il miglior mezzo per attrarre sull'impegno ecumenico lo Spirito di concordia che trasforma le nostre volontà e le rende docili alla sua ispirazione? Ogni area geografica ha la propria storia religiosa, e le attività ecumeniche hanno, nei vari luoghi, caratteristiche diverse e peculiari. La configurazione storica del vostro popolo spagnolo fa si che il compito ecumenico abbia qui aspetti peculiari. E' evidente lo squilibrio numerico fra i cattolici e i cristiani di altre Chiese e Comunità. Ma il problema della divisione in Spagna, e la sua eventuale soluzione, non può essere considerato separatamente da come questo stesso problema, e i tentativi già realizzati per risolverlo, si presentano a livello universale. E' molto importante per tutto il lavoro ecumenico che, in questa nazione di maggioranza cattolica, siano fraterni i rapporti fra tutti coloro che portano il nome di cristiani.


3. So che, per ragioni storiche ben note, avete sofferto in passato per poter mantenere le convinzioni della vostra coscienza. Grazie a Dio, quella situazione è stata superata, dando luogo a un progressivo mutuo avvicinamento, basato sulla verità e sulla carità. Conviene continuare a purificare la memoria del passato, per lanciarsi verso un futuro di reciproca comprensione e collaborazione. La vostra presenza in questo incontro dimostra chiaramente che state operando in questa prospettiva.

So - e ne sono sommamente compiaciuto - che esistono diverse forme di collaborazione in Spagna fra la Chiesa cattolica e le altre Chiese e Comunità. Il Comitato cristiano interconfessionale - che, da parte cattolica, è stato sempre incoraggiato dalla Commissione episcopale per le Relazioni interconfessionali - si è occupato di questioni vive e attuali che interessano tutti i cristiani: obiezione di coscienza, problematica dei matrimoni misti, libertà religiosa, diritto alla libertà di insegnamento, organizzazione e promozione delle Settimane di preghiera, l'edizione interconfessionale del Nuovo Testamento in castigliano - un lavoro degno di ammirazione - e altre ancora. E' necessario continuare a sforzarsi per il compimento del desiderio del Signore, manifestato nell'Ultima Cena: "Che tutti siano una sola cosa, affinché il mondo creda" (cfr. Jn 17,21).


4. Grazie per la vostra presenza; il mio saluto fraterno va anche a tutti i fratelli e le sorelle che voi rappresentate. Prego ardentemente il Signore affinché tutti siano "fermi in uno stesso spirito, lottando uniti per la fede del Vangelo" (Ph 1,27), a gloria della santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.




1982-11-03 Data estesa: Mercoledi 3 Novembre 1982




Ai giornalisti del viaggio papale - Madrid (Spagna)

Titolo: Rispettare la verità per rispettare i lettori

Testo:

Carissimi giornalisti.

Sono contento di poter indirizzare queste parole, assieme al mio cordiale saluto, a voi giornalisti che vi occupate della informazione sul mio viaggio in Spagna.

Sebbene abbia già avuto un altro incontro con gli addetti ai mezzi di comunicazione sociale, ho accettato con piacere di essere brevemente con voi in questo incontro.

Con alcuni di voi mi sono incontrato già in altre occasioni, durante il viaggio in aereo o in precedenti visite ai diversi Paesi. perciò il nostro saluto è quello di vecchi conoscenti.

Desidero manifestarvi tutta la mia stima per la vostra importante e delicata missione, che esige tanta responsabilità e rispetto della verità, per rispetto alla vostra etica professionale e ai vostri lettori.

Grazie per il vostro servizio e mi raccomando: non vi stancate troppo in questi giorni. Arrivederci, e che Dio benedica voi, il vostro lavoro e le vostre famiglie.




1982-11-03 Data estesa: Mercoledi 3 Novembre 1982




Ai rappresentanti del mondo universitario accademico e della ricerca - Madrid (Spagna)

Titolo: Libertà, cooperazione, universalità, servizio dell'uomo, condizioni per il vero avanzamento della cultura

Testo:

Eccellentissimi e illustrissimi Signori, Signore e Signori.


1. Mi è molto gradito incontrarmi oggi con un gruppo tanto qualificato di uomini e donne, che rappresentano le Reali Accademie, il mondo universitario e quello della ricerca, della scienza e della cultura in Spagna. Ricevete, anzitutto, il più cordiale ringraziamento per essere intervenuti in così grande numero per incontrare il Papa.

Con la mia visita intendo esprimervi il profondo rispetto e la stima che nutro per il vostro lavoro. Lo faccio oggi con particolare interesse, consapevole del fatto che la vostra opera - a motivo dei vincoli esistenti e del comune idioma - può anche prestare una valida collaborazione ad altri popoli, soprattutto alle nazioni sorelle dell'America Latina.


2. La Chiesa, che ha ricevuto la missione di insegnare a tutte le genti, non ha mai trascurato la diffusione della fede in Gesù Cristo e ha sempre agito come uno dei fermenti di civiltà più attivi nella storia. Ha così contribuito alla nascita di culture molto ricche e originali in tante nazioni. Perché, come dissi all'UNESCO due anni fa, il vincolo del Vangelo con l'uomo è per suo stesso fondamento suscitatore di cultura, dato che insegna ad amare l'uomo nella sua umanità e nella sua eccezionale dignità.

Fondato di recente il Pontificio Consiglio per la Cultura, ho insistito sul fatto che "la sintesi tra cultura e fede non è solo una esigenza della cultura, ma anche della fede... Una fede che non si faccia cultura è una fede non pienamente accolta, non totalmente pensata, non fedelmente vissuta" ("Lettera", 20 maggio 1982: "Insegnamenti", V,2 [1982] 1777)).


3. Desidero riflettere con voi su alcune responsabilità che ci sono comuni nel campo culturale, ed eventualmente cercare di scoprire i mezzi per arricchire il dialogo tra la Chiesa e le nuove culture. Questo dialogo è particolarmente fecondo, se si danno le condizioni indispensabili per la collaborazione e il rispetto mutui, come è dimostrato dalla storia culturale della vostra nazione.

I vostri intellettuali, scrittori, umanisti, teologi e giuristi hanno lasciato tracce nella cultura universale e hanno servito la Chiesa in maniera eminente. Come non ricordare in proposito l'influenza eccezionale di centri universitari come Alcalà e Salamanca? Penso soprattutto a quei gruppi di ricercatori che hanno mirabilmente contribuito al rinnovamento della teologia e degli studi biblici; che hanno stabilito su basi durature i principi del diritto internazionale; che con grande splendore hanno saputo coltivare l'umanesimo, le lettere, le lingue antiche; che hanno potuto produrre summe, trattati, monumenti letterari, fra cui un emblema dei più prestigiosi è la Poliglotta Complutense.

Alla luce di questa nobile tradizione dobbiamo pensare alle condizioni permanenti della creatività intellettuale. Mi riferiro brevemente alla libertà della ricerca fatta in comune, alla apertura all'universale e al sapere inteso come servizio all'uomo integrale.


4. In Spagna, come in altri Paesi d'Europa, intere generazioni di ricercatori, professori e autori hanno avuto una grande fecondità grazie alla libertà di ricerca, che assicuravano loro comunità universitarie a regime autonomo, di cui il Re o la Chiesa sovente si facevano garanti.

Questi centri universitari, riunendo maestri specializzati in varie discipline, costituivano un mezzo favorevole per la creatività, l'emulazione e il dialogo costante con la teologia. L'università appariva prima di tutto come un fatto degli stessi universitari e, nella collaborazione tra maestri e discepoli, si realizzavano le condizioni propizie per la scoperta, l'insegnamento e la diffusione del sapere.

I maestri sapevano che, in campo teologico, l'indagine implica fedeltà alla Parola rivelata da Gesù Cristo e affidata alla Chiesa. Anche il dialogo fra teologia e Magistero si rivelo molto fecondo. Vescovi e teologi sapevano incontrarsi, a mutuo beneficio dei pastori e dei professori.

Se in tempi come quelli dell'Inquisizione si produssero tensioni, errori ed eccessi - fatti che la Chiesa di oggi giudica alla luce obiettiva della storia - è necessario riconoscere che il complesso dei mezzi intellettuali della Spagna aveva saputo mirabilmente riconciliare le esigenze di una piena libertà di indagine con un profondo senso della Chiesa. Lo attestano le innumerevoli opere di scritti classici che i maestri, dotti e autori di Spagna seppero apportare al tesoro culturale della Chiesa.


5. Nella tradizione culturale della vostra nazione si nota anche l'apertura all'universale, che ha dato prestigio e fama ai vostri maestri.

I vostri dotti e ricercatori hanno tenuto gli occhi aperti alla storia classica e biblica, agli altri Paesi d'Europa, al mondo antico e nuovo. I vostri autori sono stati pionieri geniali della scienza delle relazioni internazionali e del diritto tra le nazioni.

Il rapido consolidamento di universalità di alto prestigio modellate su quella di Salamanca, di cui se ne fonderanno fino a trenta nelle nascenti Americhe, è un'altra prova di quell'universalismo che per un ampio arco di tempo ha caratterizzato la vostra cultura, arricchita da tante scoperte e da tanti scopritori, e dall'influenza profonda di tanti missionari nel mondo intero.

Il ruolo che il vostro Paese ha riconosciuto alla Chiesa, ha conferito alla vostra cultura una dimensione speciale. La Chiesa è stata presente in tutte le tappe della gestazione e del progresso della civilizzazione spagnola.

La vostra nazione è stato il crogiuolo in cui tradizioni molto ricche si sono fuse in un'unica sintesi culturale. I tratti caratteristici delle comunità ispaniche si sono arricchiti con gli apporti storici del mondo arabo - la vostra lingua armoniosa, l'arte e la stessa toponomastica ne danno prova - fondendosi in una civiltà cristiana ampiamente aperta all'universale. Tanto all'interno come al di fuori delle sue frontiere, la Spagna è stata se stessa, accogliendo l'universalità del Vangelo e le grandi correnti culturali dell'Europa e del mondo.


6. I vostri maestri e pensatori avevano anche il senso del servizio all'uomo integrale, di rispondere alle sue necessità psichiche, intellettuali, morali e spirituali. Nacque così una scienza dell'uomo, alla quale collaboravano medici e filosofi, teologi, moralisti e giuristi.

Un discorso a parte richiedono i vostri maestri spirituali. La loro opera conobbe una diffusione che valico rapidamente le vostre frontiere per estendersi alla Chiesa intera. Pensiamo a santa Teresa di Gesù e a san Giovanni della Croce, dottori della Chiesa, a san Domenico, fra' Luigi di Granada, sant'Ignazio di Loyola, figure gigantesche nell'ambito della spiritualità.

Essi hanno prestato grandi servizi anche alla cultura dell'uomo, continuando una grande tradizione nella quale spiccano eminenti precursori come sant'Isidoro di Siviglia, uno dei primi enciclopedisti cattolici, e san Raimondo da Penafort, autore di una delle prime sintesi del diritto nel vostro Paese. Tutti questi uomini e donne sono maestri nel senso pieno del termine, che hanno saputo, con intelligenza eccezionale e profetica, servire l'uomo nelle sue aspirazioni più alte. Chi può misurare la loro influenza e l'effetto duraturo dei loro insegnamenti, scritti e creazioni? Sono meravigliosi testimoni di una cultura che concepiva l'uomo come creato a immagine di Dio, capace di dominare il mondo, pero chiamato soprattutto ad un progresso spirituale il cui modello perfetto è Gesù Cristo.


7. Questa lezione della storia di Spagna merita di essere ricordata. In primo luogo per rendere omaggio al contributo insigne che i vostri maestri, dotti, ricercatori e santi apportarono all'umanità intera, la quale non sarebbe quella che è senza l'eredità ispanica.

Un'altra ragione ci invita oggi, in contesti storici molto diversi, a riflettere sulle condizioni che, ai nostri giorni, possono favorire la promozione della cultura e della scienza, e sollecitare le indagini sull'uomo di cui la nostra epoca ha grande necessità.

Agli uomini e alle donne di cultura giova molto meditare sui presupposti della creatività intellettuale e spirituale. E che, oggi come ieri, reclamano un clima di libertà e di cooperazione tra i ricercatori, con un atteggiamento di apertura all'universale e con una visione integrale dell'uomo.


8. La prima condizione è che si assicuri la libertà dello spirito. Nella ricerca, infatti, è necessario disporre di libertà per ricercare e annunciare i risultati.

La Chiesa appoggia la libertà della ricerca, uno degli attributi più nobili dell'uomo. Tramite la ricerca, l'uomo giunge alla Verità: uno dei nomi più belli che Dio ha dato a se stesso. Perchè la Chiesa è convinta che non può esserci contraddizione reale tra scienza e fede, dal momento che tutta la realtà procede in ultima istanza da Dio creatore. Così è stato affermato dal Concilio Vaticano II (cfr. GS 36). Io stesso l'ho ricordato in varie occasioni a uomini e donne di scienza. E' certo che scienza e fede costituiscono due diversi ordini della conoscenza, autonomi nei loro processi, pero infine convergenti nella scoperta della realtà integrale che trae origine da Dio (cfr. "Discorso nella Cattedrale di Colonia", 15 novembre 1980: "Insegnamenti", III,2 [1980] 1200ss).

Da parte sua la Chiesa, così come fanno i più saggi studiosi moderni, tende a stabilire un ampio accordo su questo punto. Le relazioni tra il mondo delle scienze e la Santa Sede si sono fatte sempre più frequenti, caratterizzate da una comprensione reciproca. Soprattutto dai tempi del mio predecessore Pio XII e quindi di Paolo VI, i Papi sono entrati in dialogo sempre più frequente con gruppi di intellettuali, di specialisti, di ricercatori, che hanno trovato nella Chiesa un interlocutore desideroso di comprenderli, di incoraggiarli nelle loro ricerche, manifestando spesso per loro profonda gratitudine per il servizio indispensabile che la scienza presta all'umanità.

Se in passato si sono prodotti seri disaccordi o malintesi tra i rappresentanti della scienza e della Chiesa, queste difficoltà sono oggi praticamente superate, grazie al riconoscimento degli errori di interpretazione che hanno potuto alterare le relazioni tra fede e scienza, e soprattutto grazie ad una migliore comprensione dei rispettivi campi del sapere.

Ai nostri giorni, la scienza pone problemi ad un altro livello. La scienza, e la tecnica da essa derivata, hanno provocato profondi cambiamenti nella società, nelle istituzioni e perfino nel comportamento degli uomini. Le culture tradizionali sono state trasformate dalle nuove forme di comunicazione sociale, di produzione, di sperimentazione, di esplorazione della natura e di pianificazione delle società.

Di fronte a ciò, la scienza deve sentire prima di tutto una responsabilità molto maggiore. Il futuro dell'umanità dipende da questo. Uomini e donne che rappresentate la scienza e la cultura: il vostro potere morale è enorme! Voi potete fare in modo che il settore scientifico serva prima di tutto alla cultura dell'uomo e che mai si possa pervertire ed essere utilizzato per la sua distruzione! E' uno scandalo del nostro tempo che molti ricercatori si siano dedicati a perfezionare nuove armi per la guerra, che un giorno potranno dimostrarsi fatali.

Bisogna svegliare le coscienze. La vostra responsabilità e le vostre possibilità di influenza sull'opinione pubblica sono immense. Ponetele al servizio della causa della pace e del vero progresso dell'uomo! Quante meraviglie potrebbe realizzare il nostro mondo, se i migliori talenti e i migliori ricercatori si unissero per esplorare le vie dello sviluppo di tutti gli uomini e di tutte le regioni della terra! Per questo, la nostra epoca ha necessità di una scienza dell'uomo, di originali riflessioni e di ricerche. A fianco delle scienze fisiche o biologiche, è necessario che gli specialisti delle scienze umane diano il loro contributo. E' in gioco il servizio dell'uomo, che bisogna difendere nella sua identità, nella sua dignità e grandezza morale, perché è una "res sacra", come ha detto giustamente Seneca.


9. L'ampiezza dei temi enunciati potrebbe scoraggiare i ricercatori o i pensatori isolati. Per questo, oggi più che mai, la ricerca deve realizzarsi in comune. Oggi è tale la specializzazione delle discipline, che per l'efficacia della ricerca, e a maggior ragione per servire l'uomo, i ricercatori devono lavorare in comune. Non solo per una esigenza metodologica, ma per evitare la dispersione e dare una risposta adeguata ai complessi problemi che si debbono affrontare.

Muovendo dalle necessità dell'uomo individuale e sociale, i centri di ricerca e le università dovranno superare il frazionamento delle discipline, se è necessario metodologicamente, affinché i grandi problemi dell'uomo moderno, che si chiamano sviluppo, fame nel mondo, giustizia, pace, dignità per tutti, siano affrontati con competenza ed efficacia. I poteri pubblici e la comunità internazionale necessitano dei talenti di tutti e debbono poter contare sul vostro comune aiuto.

La Chiesa e i cattolici desiderano partecipare attivamente al dialogo comune con uomini di cultura e ricercatori. Numerosi cattolici realizzano già una eminente funzione nei diversi settori del mondo universitario e della ricerca. La loro fede e la loro cultura forniscono forti motivazioni per continuare il compito scientifico, umanistico o letterario. Sono una testimonianza eloquente della validità della fede cattolica e dell'interesse della Chiesa verso tutto ciò che inerisce la cultura e la scienza.

La Chiesa segue con particolare interesse la vita del mondo universitario, perché è cosciente del fatto che in esso si formano le generazioni che occuperanno poi posti chiave della società di domani. Essa desidera anche poter realizzare il suo specifico compito in campo universitario, e per questo incoraggia la costituzione e lo sviluppo di università cattoliche.

In un dialogo tra responsabili della Chiesa e dei poteri pubblici, è auspicabile che si raggiungano accordi pratici che permettano alle università cattoliche di dare alle comunità nazionali il proprio originale servizio.

Riconoscendo questo apporto, i poteri pubblici servono in definitiva la causa delle identità culturali, molteplici e diverse nella odierna società pluralista.


10. Una esigenza oggi particolarmente importante per il rinnovamento culturale è l'apertura all'universale. In effetti, si avverte con frequenza che la pedagogia è ridotta alla preparazione degli studenti per una professione, pero non per la vita, perché, più o meno coscientemente, si è dissociata a volte l'educazione dall'istruzione.

E senza dubbio, l'università deve disimpegnare la sua funzione indispensabile di educazione. Questo suppone che gli educatori sappiano trasmettere agli studenti, oltre alla scienza, la conoscenza dell'uomo stesso; cioè della sua propria dignità, della sua storia, delle sue responsabilità morali e civili, del suo destino spirituale, dei suoi vincoli con tutta l'umanità.

Questo esige che la pedagogia dell'insegnamento si fondi su un'immagine coerente dell'uomo, in una concezione dell'universo che non muova da concezioni aprioristiche e che sappia anche accogliere il trascendente. Per i cattolici, l'uomo è stato creato a immagine di Dio ed è chiamato a trascendere l'universo.

Le culture che trovarono le loro radici e la loro vitalità nel cristianesimo, riconoscevano anche l'importanza della fraternità universale tra gli uomini. Il nuovo umanesimo, del quale il nostro tempo ha tanto bisogno, deve potenziare la solidarietà tra tutti gli uomini. Senza di questo non possono risolversi i grandi problemi, come l'instaurazione della pace, il pacifico interscambio delle risorse naturali, l'ecologia, la ricerca di un lavoro per tutti, la costruzione della giustizia sociale.

Nella famiglia, nella scuola, e nell'università, le nuove generazioni apprenderanno le esigenze della comprensione internazionale, il rispetto mutuo e la cooperazione efficace nei compiti dello sviluppo del mondo. La pace internazionale, che è oggi l'aspirazione più profonda dell'umanita, sarà frutto di questa comprensione universale, capace di far tacere pregiudizi, rancori e conflitti.

Si, le radici della pace sono di ordine culturale e morale. Si, la pace è una conquista spirituale dell'uomo.


11. Infine il progresso della cultura è unito in definitiva alla crescita morale e spirituale dell'uomo. Perché e per mezzo dello spirito che l'uomo si realizza in quanto tale. Pertanto è necessario avere una visione integrale dell'uomo.

Per questo la Chiesa sente la responsabilità di difendere l'uomo contro le ideologie teoriche o pratiche che lo riducano a oggetto di produzione o di consumo; contro le correnti fataliste che paralizzano gli animi; contro il permissivismo morale che abbandona l'uomo alla vacuità dell'edonismo; contro le ideologie agnostiche che tendono ad escludere Dio dalla cultura.

Mi sia permesso fare un appello agli uomini e alle donne che desiderano il progresso reale della cultura, perché meditino le pagine luminose del Concilio Vaticano II, che offrono al nostro tempo un'antropologia capace di orientare verso la ricostruzione di una società degna della grandezza dell'uomo. Il nostro Creatore e Maestro ci ha detto: "Conosco quello che c'è dentro l'uomo". La Chiesa, dopo di lui, insegna che l'uomo, creatura sublime di Dio, è capace della santità ma anche di qualunque malvagità. La Chiesa, "esperta in umanità", secondo l'espressione del mio predecessore Paolo VI, sa anche quello che c'e nell'uomo.

Nonostante tutti gli errori, egli è chiamato alla grandezza morale e alla salvezza che si realizza in Gesù Cristo, Figlio di Dio, che amo l'uomo fino ad assumere la sua stessa condizione umana e offrirgli il suo aiuto. Questa è la ragione della nostra fiducia nella capacità dell'uomo di superarsi, di amare i suoi fratelli, di costruire un mondo nuovo, una "civiltà dell'amore".

Esorto teologi e intellettuali cattolici ad approfondire questi dati fondamentali dell'antropologia cristiana e manifestare il suo significato pratico per la società moderna.

Signore e Signori. Come ho detto all'UNESCO, il vostro contributo personale è importante, è vitale. Continuate sempre (cfr. "Discorso", 2 giugno 1980: "Insegnamenti", III,1 [1980] 1636ss). La Chiesa incoraggia il vostro sforzo.

Voglia Dio che nel vostro dovere ben compiuto, nel vostro servizio all'umanità, incontriate la Verità totale, che dà pienamente senso all'uomo e alla creazione. Questa Verità che è l'orizzonte ultimo della vostra ricerca. Ho detto!




1982-11-03 Data estesa: Mercoledi 3 Novembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - L'incontro con i religiosi e i membri degli Istituti secolari - Madrid (Spagna)