GPII 1982 Insegnamenti - Celebrazione della Parola e consegna dei crocifissi ai missionari - Javier (Spagna)

Celebrazione della Parola e consegna dei crocifissi ai missionari - Javier (Spagna)

Titolo: Non esiste servizio all'uomo paragonabile al servizio missionario

Testo:

Venerabili fratelli nell'Episcopato, cari fratelli e sorelle.


1. In questo luogo dove tutto ci parla di san Francesco Saverio, questo grande santo navarrino e spagnolo universale, saluto innanzitutto il Pastore della diocesi, i Vescovi venuti da altre zone della Spagna, i sacerdoti, i missionari e le missionarie, insieme alle loro famiglie, e la comunità e la scuola apostolica della Compagnia di Gesù che, con tanto zelo, si prende cura di questo luogo e di questo Santuario.

In questo incontro popolare e missionario con voi, figli tutti di Navarra e di Spagna, voglio rendere omaggio al patrimonio dei nobili valori umani e delle solide virtù cristiane della gente di questa terra. Voglio esprimere la profonda gratitudine della Santa Sede alla Chiesa di Spagna per la sua grande opera di evangelizzazione; opera alla quale i figli di Navarra hanno dato un così notevole contributo.

Pioniera dell'evangelizzazione in tanti campi - non solo quelli aperti da Saverio, ma soprattutto quelli dell'America Latina, delle Filippine e della Guinea Equatoriale -, la Chiesa spagnola continua a dare un importante apporto a questa evangelizzazione con i suoi attuali 23.000 missionari e missionarie operanti in tutte le latitudini.

La Chiesa spagnola si è resa creditrice della gratitudine della Sede Apostolica anche per il fatto di essere una di quelle che più appoggia, con personale e aiuto materiale, la strategia della cooperazione alla missione universale; e per il suo sforzo di animazione missionaria, nel quale, iniziativa di alto significato e di grande portata è il "Centro Missionario Javier" qui esistente. Artefici principali di questa cooperazione e di questa animazione sono state le Pontificie Opere Missionarie, espressione viva della coscienza missionaria della Chiesa, con la collaborazione degli Istituti religiosi e missionari. Da parte sua, la Conferenza Episcopale, con il documento sulla "Responsabilità Missionaria della Chiesa Spagnola", di tre anni fa, ha dato nuovo impulso alla animazione missionaria della pastorale.


2. So che la campagna del recente DOMUND, ebbe come consegna: "Il Papa primo missionario". Si, nella Chiesa, essenzialmente missionaria, il Papa si sente il primo missionario e responsabile dell'azione missionaria, come manifestai nel mio messaggio da Manaus, in Brasile.

perciò, poiché sento questa singolare responsabilità personale ed ecclesiale, ho voluto venire a Javier, culla e Santuario dell'"Apostolo delle nuove genti" e "celeste patrono di tutti i missionari e le missionarie e di tutte le missioni" (cfr. AAS 20 [1928] 147s.; ASS [1903-1904] 580ss.) e patrono anche dell'Opera per la Propagazione della Fede. Vengo a raccogliere il suo spirito missionario, e ad implorare il suo patrocinio sui piani missionari del mio pontificato. Saverio ha, inoltre, una particolare relazione con il Pastore e responsabile della Chiesa; se infatti ogni missionario, in quanto inviato dalla Chiesa è in un certo modo inviato dal Papa, Saverio lo fu con titolo speciale come Nunzio o Delegato papale in Oriente.


3. La liturgia della Parola che stiamo celebrando per consegnare il Crocifisso ai nuovi missionari e alle nuove missionarie, alla presenza anche dei loro genitori e familiari, rinnova l'incontro e la chiamata di Gesù ai suoi Apostoli - a Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni - accanto al mare di Galilea. Erano pescatori, e Gesù disse loro: "Seguitemi, vi faro pescatori di uomini".

Allora Cristo non diede loro la croce missionaria, come ora invece faremo con questi nuovi missionari. Udirono soltanto la chiamata: "Seguitemi".

Alla fine del loro pellegrinaggio terreno con Gesù, avrebbero ricevuto la sua croce, come segno di salvezza. Come testimonianza della Via, della Verità e della Vita; testimonianza che dovevano confermare con la loro predicazione, con la loro vita di servizio e con l'olocausto della propria morte.

Gli Apostoli dovevano dare testimonianza, e la diedero, del fatto che "Gesù è il Signore", come ricorda san Paolo nella lettera ai Romani (10,10); e a questa fede dovevano condurre tutti gli uomini, perché Gesù è il Signore di tutti.

Come si realizza quest'opera di salvezza? Risponde l'Apostolo: "Con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza" (v. 10). Come gli Apostoli chiamati all'inizio, anche voi, cari missionari, che, seguendo le orme del grande Francesco Saverio, ricevete oggi il crocifisso missionario, dovete assumere con lui, pienamente e con tutto il cuore, il servizio della fede e della salvezza.

San Paolo, riferendosi all'opera di salvezza, pone delle domande di grande attualità: "Come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?...". "La fede - aggiunge più avanti - dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo" (Rm 10,14 Rm 10,17).

Con quale disponibilità e impegno hai risposto a queste parole tu, san Francesco Saverio, figlio di questa terra! E quanti imitatori hai avuto, attraverso i secoli, fra i tuoi compatrioti e fra gli altri figli della Chiesa in altri popoli! Veramente "per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini del mondo le loro parole" (v.18).


4. Cari missionari e missionarie che state per ricevere il Crocifisso nello spirito apostolico di Saverio: Fatevi suoi imitatori, come egli lo fu di Cristo! Saverio è prototipo di missionari nella linea della missione universale della Chiesa. La sua motivazione è l'amore evangelico a Dio e all'uomo, con attenzione principale a ciò che in lui ha valore prioritario: la sua anima, dove si gioca il destino eterno dell'uomo: "Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?" (Mc 8,36). Questo principio evangelico stimola la sua vita interiore. Lo zelo per le anime è in lui un'appassionata impazienza. Sente, come Paolo, la sollecitazione incontenibile di una coscienza pienamente responsabile del mandato missionario e dell'amore di Cristo (cfr. 2Co 5,14), pronto a dare la vita temporale per la salute spirituale dei suoi fratelli (cfr. "Cartas y escritos de san Francisco Javier", F. Zubillaga, doc. 54, 4): "Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" (Mc 8,35). Questa è la molla incontenibile che anima lo stupendo dinamismo missionario di Francesco Saverio.

Ha la chiara coscienza che la fede è dono di Dio, e fonda la sua fiducia sulla preghiera, che pratica con assiduità, accompagnandola con sacrifici e penitenze; e chiede anche ai destinatari delle sue lettere l'aiuto delle loro preghiere. Modella la sua identità sull'accettazione piena della volontà di Dio e sulla comunione con la Chiesa e i suoi rappresentanti, tradotta in obbedienza e fedeltà di messaggero, grazie ad un sottile discernimento; e agisce sempre con visione e orizzonti universali, in sintonia con la missione della Chiesa, sacramento universale di salvezza. Antepone all'annuncio e alla catechesi, che pratica come lavoro fondamentale, una vita santa che pone l'accento sull'umiltà e la totale fiducia in Gesù Cristo e nella santa Madre Chiesa.

La sua carità e i metodi di evangelizzazione, e concretamente il suo senso di adattamento ai luoghi e alle culture, furono proposti come un sicuro orientamento per l'attività missionaria dalla Congregazione "de Propaganda Fide", raccomandando nell'Istruzione ai primi Vicari apostolici di Siam, Tonchino e Cocincina, la vita e soprattutto le lettere di Francesco Saverio (cfr. "Instructio", 1659, in Sacrae Congregationis de Propaganda Fide "Memoria rerum", 1976, III/2, 704).

5. La vostra confortante presenza, genitori e famiglie di missionari e missionarie, rappresenta qui la famiglia cattolica, che, coerente con la sua fede, deve farsi missionaria. Nell'esprimervi l'autentica gratitudine della Chiesa, voglio farla giungere anche alle famiglie di tutti i missionari e le missionarie che lavorano nella vigna del Signore.

La famiglia cristiana, che opera già come missionaria quando presenta i suoi figli alla Chiesa per battezzarli, deve continuare il ministero di evangelizzazione e di catechesi, educandoli sin dalla loro più tenera età nella coscienza missionaria e nello spirito di cooperazione ecclesiale. Coltivare la vocazione missionaria nei figli e nelle figlie costituisce per i genitori la migliore collaborazione alla chiamata divina. E quante volte questa presa di coscienza missionaria della famiglia cristiana la conduce a farsi direttamente missionaria mediante servizi temporali, secondo le sue possibilità.

Famiglie cristiane: confrontatevi con il modello della sacra Famiglia, che favori con una delicata attenzione la graduale manifestazione della missione redentrice, possiamo dire missionaria, di Gesù. Specchiatevi anche nell'azione edificante dei genitori di Saverio, specialmente di sua madre, che seppero fare della loro famiglia un'esemplare Chiesa domestica. Le consuetudini di quella famiglia rivelano un'attenzione profonda alla vita di fede, con la spiccata devozione alla santissima Trinità, alla Passione di Cristo e alla Madre di Dio.

Seguendo l'esempio della famiglia di Saverio, le famiglie di questa Chiesa di san Firmino sono state fino a poco tempo fa vivaio fecondo di vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie. Amate famiglie di Navarra: dovete recuperare e conservare gelosamente un così eccelso patrimonio di virtù e di servizio alla Chiesa e all'umanità!


6. Il Papa deve farsi portavoce permanente del mandato missionario di Cristo. E sente il dovere di ricordarlo in modo speciale oggi, quando constata, accanto al consolante sviluppo della Chiesa tra popoli di recente tradizione cattolica - a loro volta già missionari - l'orizzonte di tre quarti dell'umanità - per la maggior parte giovani - che non conoscono Gesù, né il suo programma di vita e di salvezza per l'uomo; e lo spettacolo inquietante di molti che hanno rinunciato al messaggio cristiano o si sono fatti insensibili ad esso. Questo panorama e il ritmo in aumento dei non cristiani interpellano la Chiesa alla fine del suo secondo millennio di vita.

La riflessione conciliare del Vaticano II sulla situazione dell'uomo nel mondo attuale, ravvivo nella Chiesa la coscienza del suo dovere missionario; un dovere che riguarda tutti i suoi membri e le sue comunità, in relazione a tutti gli uomini e popoli.

Quando si compie il ventesimo anniversario dell'inizio del Concilio, tutta la Chiesa - il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i laici, tutto il Popolo di Dio - deve interrogarsi sulla sua risposta al potente richiamo missionario dello Spirito Santo attraverso quel Concilio. Mai, d'altra parte, gli araldi del Vangelo hanno avuto maggiori possibilità e mezzi per evangelizzare l'umanità pur in mezzo a non piccole difficoltà.


7. Il grido evangelico di Gesù: "la messe è molta, ma gli operai sono pochi" (Mt 9,37), preoccupa oggi anche la Chiesa. L'accentuata flessione delle vocazioni, in questi ultimi decenni, in tante Chiese particolari di ricca tradizione missionaria, anche in questa archidiocesi e in altre diocesi e Istituti religiosi e missionari di Spagna e di altri paesi, deve spingere tutti i Pastori e gli operatori di pastorale, come pure le famiglie cristiane, a sensibilizzare i giovani sulla loro disponibilità a collaborare all'annuncio del Vangelo, aiutandoli a riconoscere la chiamata di Gesù e ad accoglierla come una grazia di predilezione.

Perché voi, cari giovani, siete la speranza della Chiesa. Amate la coerenza incarnata e attualizzata della vostra fede? Quando un cattolico prende coscienza della propria fede, si fa missionario. Inseriti come siete nel Corpo mistico di Cristo non vi potete sentire indifferenti di fronte alla salvezza degli uomini. Credere in Cristo è credere nel suo programma di vita per noi. Amare Cristo è amare quelli che egli ama e come egli li ama. Solo Cristo ha parole di vita eterna. E non vi è altro nome nel quale gli uomini e i popoli possano salvarsi.

Cercate la motivazione per l'opera di maggiore solidarietà umana verso i vostri fratelli? Non esiste servizio all'uomo che possa essere equiparato al servizio missionario. Essere missionario significa aiutare l'uomo ad essere artefice libero della sua promozione e della sua salvezza.

Volete un programma che dia senso pieno alla vostra vita e ricolmi le vostre più nobili aspirazioni? Qui, giovane come tanti di voi, Saverio si apri ai valori e alle meraviglie della vita temporale, fino a che scopri il mistero del valore supremo della vita cristiana; e si fece messaggero dell'amore e della vita di Cristo tra i suoi fratelli dei grandi popoli dell'Asia.


8. Giovani di Navarra: la vostra annuale javierada (pellegrinaggio al Santuario di Javier) e l'annuale appuntamento dei nuovi missionari di Spagna per ricevere il Crocifisso hanno creato il "camino de Javier" (il percorso del pellegrinaggio a Javier); dove il vostro incontro con il santo missionario universale diventa abbraccio di riconciliazione, rinnovamento pasquale e impegno di vita e di collaborazione - anche missionaria - con Gesù Cristo.

Giovani studenti e lavoratori, figli e figlie dell'intera famiglia cattolica: i vasti orizzonti del mondo non cristiano sono una sfida alla fede e all'umanesimo della vostra generazione. Oggi lo Spirito di Dio chiama tutti a uno sforzo missionario generoso e costante, di segno ecclesiale, per fare di tutti i popoli una sola famiglia, la Chiesa. Francesco Saverio scrisse anche per voi il richiamo insistente delle sue lettere alle Università del suo tempo, chiedendo a professori e studenti, coscienza e collaborazione missionaria: "Molte volte mi sento mosso dal pensiero di recarmi nelle università delle vostre parti, gridando, come un uomo che ha perduto il senno, e principalmente nell'università di Parigi, per dire a quelli della Sorbona...: Quante anime non riescono a giungere alla gloria e vanno all'inferno a causa della loro negligenza!" ("Cartas y escritos de san Francisco Javier", F. Zubillaga, doc. 20, 8).

Giovani: Cristo ha bisogno di voi e vi chiama, per aiutare milioni di fratelli vostri ad essere pienamente uomini e a salvarsi. Vivete con questi nobili ideali nella vostra anima e non cedete alla tentazione di ideologie dell'edonismo, dell'odio e della violenza che degradano l'uomo. Aprite il vostro cuore a Cristo, alla sua legge di amore; senza condizionare la vostra disponibilità, senza paura delle risposte definitive, poiché l'amore e l'amicizia non tramontano mai.


9. Rispondendo alla chiamata dello Spirito attraverso la Chiesa, non dimenticate ciò che nell'ordine dei valori e dei mezzi occupa il primo posto: l'orazione e l'offerta dei vostri sacrifici. La fede e la salvezza sono un dono di Dio che bisogna chiedere. All'orazione va unito lo sforzo e il sacrificio per vivere quotidianamente le meraviglie dell'amore cristiano.

In san Francesco Saverio e in santa Teresa di Lisieux abbiamo due grandi intercessori. Se santa Teresa, com'ella stessa confido alle sue sorelle, ottenne tramite san Francesco Saverio la grazia di continuare a spargere dal cielo una pioggia di rose sulla terra, ed ha aiutato tanto la Chiesa nella sua attività missionaria, perché non dovremmo aspettarci altrettanto dal santo missionario? Francesco Saverio offri certamente le sue ultime preghiere nel mondo e l'olocausto della sua vita, in terra cinese, a Sancian, per il grande popolo della Cina che tanto amo e che si disponeva ad evangelizzare con intrepida speranza.

Uniamo le nostre orazioni alla sua intercessione per la Chiesa in Cina, che è oggetto di speciale solidarietà e speranza dell'intera famiglia cattolica.

Alla potente intercessione dei due Patroni delle Missioni raccomandiamo oggi: il proposito di un vigoroso impulso evangelizzatore di tutta la Chiesa, la fioritura feconda di vocazioni missionarie e la nobile disposizione di tutti i popoli a sperimentare il valore supremo e la grande speranza che Cristo e la sua Chiesa rappresentano per tutti gli uomini.


10. Ai missionari emuli di Saverio, pronti a partire, e a quanti sentono la chiamata di Cristo per lavorare nella sua missione, ripeto le parole di san Paolo che hanno ispirato questa liturgia: "Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene" (Rm 10,15). Con queste parole vi invio al lavoro missionario.

Lo sforzo di annunciare la Buona Novella è il quotidiano compito della Chiesa, che la abbellisce come Sposa, fedele e senza riserve verso il suo Sposo.

Accettate, dunque, una parte di questo sforzo che abbellisce la Chiesa.

Andate! Diffondete la Buona Novella fino ai confini del mondo! Andate e annunciate: "Gesù è il Signore". "Dio lo ha risuscitato dai morti". In lui è la salvezza! La Madre di Gesù e della Chiesa accompagni sempre i vostri passi. E vi accompagni pure la mia cordiale benedizione.




1982-11-06 Data estesa: Sabato 6 Novembre 1982




Celebrazione della Parola e Atto marinaro nazionale - Saragozza (Spagna)

Titolo: L'evangelizzazione da sempre in Spagna è connessa alla figura di Maria

Testo:

Cari fratelli nell'Episcopato, cari fratelli e sorelle.


1. Le strade mariane mi portano questo pomeriggio a Saragozza. Nel suo viaggio apostolico per le terre spagnole, il Papa è oggi pellegrino alle rive dell'Ebro.

Alla città mariana della Spagna. Al Santuario di nostra Signora del Pilar.

Vedo così compiersi un'aspirazione, che già da tempo desideravo poter realizzare, quella di prostrarmi come figlio devoto di Maria davanti al sacro Pilar. Per rendere il mio omaggio filiale a questa Madre buona e per renderglielo unito al Pastore di questa diocesi, agli altri Vescovi e a voi, cari aragonesi, castigliani e spagnoli tutti, in questo Atto mariano nazionale.

Pellegrino fino a questo Santuario, come nei miei precedenti viaggi apostolici che mi hanno portato a Guadalupe, Jasna Gora, Knock, nostra Signora dell'Africa, Notre Dame, Altötting, La Aparecida, Fatima, Lujan e altri Santuari, luoghi privilegiati di incontro con Dio e di amore alla Madre del Signore e Madre nostra.

Siamo in terra spagnola, ben a motivo denominata terra di Maria. So che, in molti luoghi di questo Paese, la devozione mariana dei fedeli trova espressione concreta in tanti e così venerati Santuari. Non possiamo ricordarli tutti. Pero, come non ci prostreremo spiritualmente, con affetto riverente davanti alla Madre di Covadonga, di Begona, di Aranzazu, di Ujué, di Monserrat, di Valvanera, dell'Almudena, di Guadalupe, degli Indifesi, del Lluch, del Rocio, del Pino? Di tutti questi Santuari e degli altri, non meno venerabili, dove vi riunite con frequenza nell'amore all'unica Madre di Gesù e nostra, oggi il Pilar è un simbolo. Un simbolo che ci raduna intorno a Colei che, in qualsiasi parte della Spagna, tutti chiamate con uno stesso nome: Madre e Signora nostra.


2. Sulle orme di tanti milioni di fedeli che mi hanno preceduto, vengo come primo Papa pellegrino al Pilar, come simbolo della Chiesa pellegrina di tutto il mondo, a pormi sotto la protezione di nostra Madre, ad incoraggiarvi nel vostro ben radicato amore alla Madonna, a ringraziare Dio per la presenza singolare di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa in terra spagnola, e a deporre nelle sue mani e nel suo cuore il presente e il futuro della vostra Nazione e della Chiesa in Spagna.

Il Pilar e la sua tradizione rievocano a voi le prime fasi della evangelizzazione della Spagna.

Quel tempio di nostra Signora, che, al momento della riconquista di Saragozza, il suo Vescovo indico come molto stimato per santità e dignità; che è stato oggetto di venerazione già vari secoli prima, trova la sua continuità nell'attuale Basilica mariana. Attraverso di essa continuano a passare moltitudini di figli della Madonna, che vengono a pregare davanti alla sua immagine e a venerare il Pilar benedetto.

Questa eredità di fede mariana di tante generazioni, deve convertirsi non solo nel ricordo di un passato, ma in un punto di partenza verso Dio. Le preghiere e i sacrifici offerti, la palpitante vitalità di un popolo, che esprime davanti a Maria le sue secolari gioie, tristezze e speranze, sono pietre nuove che innalzano la dimensione sacra di una fede mariana.

Perché in questa continuità religiosa la virtù genera nuova virtù. La grazia attrae grazia. E la presenza secolare di santa Maria va radicandosi attraverso i secoli, ispirando e incoraggiando le generazioni successive. Così si consolida la difficile ascesa di un popolo verso l'alto.


3. Un aspetto caratteristico dell'evangelizzazione in Spagna è la sua profonda unione con la figura di Maria. Per mezzo suo, attraverso svariate forme di pietà, è arrivata a molti cristiani la luce della fede in Cristo, Figlio di Dio e di Maria. E quanti cristiani vivono anche oggi la loro comunione di fede ecclesiale sostenuti dalla devozione a Maria, diventata così colonna di questa fede e guida sicura verso la salvezza! Ricordando questa presenza di Maria, non posso fare a meno di menzionare l'importante opera di sant'Ildefonso di Toledo "Sulla verginità perpetua di santa Maria", nella quale esprime la fede della Chiesa su questo mistero. Usando una formula precisa dice: "Vergine prima della venuta del Figlio, vergine dopo la generazione del Figlio, vergine con la nascita del Figlio, vergine dopo che il Figlio nacque" (1: PL 96,60).

Il fatto che la prima grande affermazione spagnola sulla Madonna sia stata una difesa della verginità di Maria, è stato decisivo per l'immagine che gli spagnoli hanno di lei, che chiamano "la Vergine", cioè, la Vergine per antonomasia.

Per illuminare la fede dei cattolici spagnoli di oggi, i Vescovi di questa Nazione e la stessa Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede ricordavano il senso realistico di questa verità di fede (cfr. "Nota", 1 aprile 1978). In modo verginale, "senza intervento di uomo e per opera dello Spirito Santo" (LG 63), Maria ha dato la natura umana al Figlio eterno del Padre. In modo verginale è nato da Maria un corpo santo animato da un'anima razionale, al quale il Verbo si è unito ipostaticamente.

Questa è la fede che il Credo ampio di sant'Epifanio esprimeva con il termine "sempre vergine" (DS 44) e che il Papa Paolo IV articolava nella formula "prima del parto, nel parto e perpetuamente dopo il parto" (DS 1880). La stessa che insegna Paolo VI: "Crediamo che Maria è la Madre, sempre Vergine, del Verbo Incarnato" (""Credo" del Popolo di Dio", 30 giugno 1968). Quella che dovete mantenere sempre in tutta la sua ampiezza.

L'amore alla Madonna è stato nella vostra storia fermento di cattolicità. Spinse le genti della Spagna a una devozione solida e alla difesa intrepida delle grandezze di Maria, soprattutto la sua Immacolata Concezione. In tale amore hanno confidato popolo, corporazioni, confraternite e istituzioni universitarie di questa città, di Barcellona, Alcala, Salamanca, Granada, Baeza, Toledo, Santiago e altre. Ed è ciò che spinse inoltre a trasferire la devozione mariana al Nuovo Mondo scoperto dalla Spagna, il quale sa di averla ricevuta da essa, e la conserva molto viva.

Questo fatto suscita qui, nel Pilar, echi di comunione profonda davanti alla patrona della Ispanità. Mi piace ricordarlo oggi, a dieci anni dal quinto centenario della scoperta ed evangelizzazione dell'America. Un appuntamento al quale la Chiesa non può mancare.


4. Il Papa Paolo VI scrisse che "nella Vergine Maria tutto è riferito a Cristo e tutto dipende da lui" ("Marialis Cultus", 25). Ciò ha una speciale applicazione nel culto mariano. Tutti i motivi che troviamo in Maria, per tributarle culto, sono dono di Dio, affinchè fosse la Madre del Verbo. E tutto il culto che le offriamo trabocca di gloria di Cristo, e al medesimo tempo il culto stesso di Maria ci conduce a Cristo.

Sant'Ildefonso di Toledo, il più antico testimone di questa forma di devozione che si chiama "schiavitù mariana", giustifica la nostra condizione di schiavi di Maria a causa della singolare relazione che lei ha rispetto a Cristo: "Per questo io sono tuo schiavo, perché il mio Signore è tuo figlio. Per questo tu sei la mia Signora, perché tu sei la schiava del Signore. Per questo io sono lo schiavo della schiava del Signore, perché tu sei stata fatta madre del tuo Signore. Per questo io sono stato fatto schiavo, perché tu sei stata fatta madre di Colui che mi ha creato" ("De virginitate perpetua sanctae Mariae, 12: PL 96, 106).

Come è ovvio, queste relazioni reali esistenti tra Cristo e Maria fanno si che il culto mariano abbia Cristo come oggetto ultimo. Lo vide con tutta chiarezza lo stesso Sant'Ildefonso: "Infatti si riferisce al Signore quello che serve alla schiava; così arriva sino al Figlio quello che si offre alla Madre; così va al Re l'onore che si rende con il servizio alla Regina" (12: PL 96, 108).

Si comprende allora il duplice destinatario del desiderio che lo stesso Santo formula, parlando della santissima Vergine: "Concedimi di offrirmi a Dio e a te, di essere schiavo di tuo Figlio e tuo, di servire il tuo Signore e te" (12: PL 96, 105).

Non mancano ricercatori che credono di poter sostenere che la più popolare delle orazioni a Maria - dopo l'"Ave Maria" - sia stata composta in Spagna, e che il suo autore sarebbe il Vescovo di Compostela, san Pietro di Mezonzo, alla fine del X secolo, cioè la "Salve Regina".

Questa preghiera culmina nella richiesta: "Mostraci Gesù". E' quanto Maria realizza costantemente, come è raffigurato nel gesto di tante immagini della Vergine, sparse per le città e i villaggi della Spagna. Lei, con suo Figlio tra le braccia, come qui nel Pilar, ce lo indica incessantemente come "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). A volte, con il figlio, morto sopra le sue ginocchia, ci ricorda il valore infinito del sangue dell'Agnello sparso per la nostra salvezza (cfr. 1P 1,18s; Ep 1,7). In altre occasioni, la sua immagine, inclinandosi verso gli uomini, avvicina suo Figlio a noi e ci fa sentire la vicinanza di chi è rivelazione radicale della misericordia (cfr. DM 8) manifestandosi così, lei stessa come Madre di misericordia (cfr. n. 9).

Le immagini di Maria raccolgono così un insegnamento evangelico di primaria importanza. Nella scena delle nozze di Cana, Maria disse ai servitori: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5). La frase potrebbe sembrare limitata ad una situazione transitoria. Tuttavia, come sottolinea Paolo VI (cfr. "Marialis Cultus", 57), la sua portata è molto superiore: è un'esortazione permanente affinché ci apriamo all'insegnamento di Gesù. Si ha così una piena consonanza con la voce del Padre sul Tabor: "Questi è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!" (Mt 17,5).

Tutto ciò anima il nostro orizzonte verso prospettive insondabili. Il piano di Dio in Cristo era renderci conformi all'immagine di suo Figlio, affinché lui fosse "il primogenito tra molti fratelli" (Rm 8,29). Cristo venne al mondo "affinché ricevessimo l'adozione" (Ga 4,5), per conquistarci il "potere di diventare figli di Dio" (Jn 1,12). Attraverso la grazia siamo figli di Dio e, fondati sulla testimonianza dello Spirito, possiamo esclamare: Abbà, Padre! (cfr. Rm 8,15s; Ga 4,6s). Gesù ha fatto si che, per la sua morte e risurrezione, suo Padre sia nostro Padre (cfr. Jn 20,17).

E, affinché la nostra fraternità con lui fosse completa, volle ulteriormente che la sua santissima Madre fosse nostra Madre spirituale. Questa Maternità, perché non si riducesse a un mero titolo giuridico, si realizzo, per volontà di Cristo, attraverso una collaborazione di Maria all'opera salvatrice di Gesù, cioè "alla restaurazione della vita soprannaturale delle anime" (LG 61).


5. Un padre e una madre accompagnano i loro figli con sollecitudine. Si sforzano in una costante azione educativa. A questa luce acquistano il loro pieno senso le voci concordi del Padre e di Maria: Ascoltate Gesù, fate quello che lui vi dirà.

E' il consiglio che ciascuno di noi deve cercare di assimilare, e al quale dall'inizio del mio pontificato ho voluto fare eco: "Non temete; aprite le porte a Cristo! (cfr. "Insegnamenti", I [1978] 35ss).

Maria, da parte sua, è l'esempio supremo di questo atteggiamento.

All'annuncio dell'angelo, risponde con un si incondizionato: "Ecco la schiava del Signore. Si faccia di me secondo la tua parola" (Lc 1,38). Ella si apre alla Parola eterna e personale di Dio, che nel suo grembo prenderà carne umana. Questa accoglienza, precisamente, la renderà feconda: Madre di Dio e Madre nostra, perché in quel momento incomincia la sua cooperazione all'opera salvatrice.

Questa fecondità di Maria è segno della fecondità della Chiesa (cfr. LG 63s). Aprendoci alla Parola di Cristo, accogliendo lui e il suo Vangelo, ogni membro della Chiesa sarà anche fecondo nella sua vita cristiana.


6. Il Pilar di Saragozza è sempre stato considerato come il simbolo della fortezza della fede degli spagnoli. Non dimentichiamo che la fede senza le opere è morta (cfr. Jc 2,26). Aspiriamo a "la fede che agisce attraverso la carità" (Ga 5,6).

Che la fede degli spagnoli, a immagine della fede di Maria, sia feconda e operante. Che sia sollecita verso tutti, specialmente verso quelli che ne hanno più bisogno: emarginati, invalidi, malati e quelli che soffrono nel corpo e nell'anima.

Come successore di Pietro ho voluto visitarvi, amati figli di Spagna, per incoraggiarvi nella vostra fede e infondervi speranza. Il mio dovere pastorale mi obbliga a esortarvi a una coerenza tra la vostra fede e la vostra vita. Maria, che alla vigilia della Pentecoste intercedette affinché lo Spirito Santo discendesse sulla Chiesa nascente (cfr. Ac 1,14), interceda anche adesso. Perché questo stesso Spirito produca un profondo rinnovamento cristiano nella Spagna.

Perchè essa sappia raccogliere i grandi valori della sua eredità cattolica e affrontare coraggiosamente le sfide del futuro.


7. Rendo fervide grazie a Dio per la presenza singolare di Maria in questa terra spagnola dove tanti frutti ha prodotto. E voglio, infine, raccomandarti, Vergine santissima del Pilar, la Spagna intera, tutti e singoli i suoi figli e popoli, la Chiesa in Spagna, così come anche i figli di tutte le Nazioni ispaniche.

Ave Maria, Madre di Cristo e della Chiesa! Ave, vita dolcezza e speranza nostra! Alle tue cure affido questa sera le necessità di tutte le famiglie della Spagna, le gioie dei bambini, i desideri dei giovani, le preoccupazioni degli adulti, il dolore dei malati, e la serena vecchiaia degli anziani.

Ti affido la fedeltà e l'abnegazione dei ministri del tuo Figlio, la speranza di quelli che si preparano per questo ministero, la gioiosa donazione delle vergini del chiostro, l'orazione e la sollecitudine dei religiosi e religiose, la vita e l'impegno di tutti quelli che lavorano per il regno di Cristo in questa terra.

Nelle tue mani metto la fatica e il sudore di quelli che lavorano con le proprie mani; la nobile dedizione di quanti trasmettono il loro sapere e lo sforzo di quelli che imparano; la bella vocazione di quelli che con la loro scienza e il loro servizio, alleviano il dolore altrui; il compito di quelli che con la loro intelligenza cercano la verità.

Nel tuo cuore lascio le aspirazioni di coloro che, mediante le attività economiche, cercano con rettitudine la prosperità dei loro fratelli; di coloro che, al servizio della verità, informano e formano rettamente l'opinione pubblica; di coloro che, nella politica, nell'esercito, nei sindacati o al servizio dell'ordine cittadino, prestano la loro onesta collaborazione a favore di una giusta, pacifica e sicura convivenza.

Vergine santa del Pilar: aumenta la nostra fede, rafforza la nostra speranza, ravviva la nostra carità.

Soccorri quelli che soffrono disgrazie, quelli che soffrono per la solitudine, per l'ignoranza o per la fame o per la mancanza di lavoro.

Rafforza i deboli nella fede.

Suscita nei giovani la disponibilità per una donazione piena a Dio.

Proteggi la Spagna intera e i suoi cittadini, uomini e donne. E assisti maternamente, o Maria, quanti t'invocano come Patrona della Spagna. Così sia.




1982-11-06 Data estesa: Sabato 6 Novembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Celebrazione della Parola e consegna dei crocifissi ai missionari - Javier (Spagna)