GPII 1982 Insegnamenti - Il commiato dalla Spagna all'aeroporto Labacolla - Santiago de Compostela (Spagna)

Il commiato dalla Spagna all'aeroporto Labacolla - Santiago de Compostela (Spagna)

Titolo: ¡Hasta siempre, Espana! ¡Hasta siempre, tierra de Maria!

Testo:

Maestà, fratelli nell'Episcopato, spagnoli tutti.


1. E' giunto il momento di salutarci, al termine del mio viaggio apostolico nella vostra Nazione. Ringrazio Dio per questi giorni intensi, che mi hanno permesso di realizzare gli obiettivi previsti di annuncio della fede e di semina della speranza.

In ciascuno dei luoghi visitati, ho trovato con gioia una grande vitalità di fede cristiana. Unita a inequivocabili prove d'amore alla Chiesa e affetto per il successore di Pietro.


2. Restano impresse nella mia anima tante scene e momenti di questo viaggio, resteranno ricordi incancellabili del mio soggiorno tra voi. Sono sicuro che molte volte affiorerà alla mia mente la memoria di questi giorni, e allora la preghiera raccoglierà il mio grato ricordo.

Fra i tanti momenti memorabili, come non menzionare quello dell'incontro con i Vescovi di Spagna che curano il gregge di Cristo; quelli della mia preghiera sulle tombe di questi santi universali, Teresa di Gesù e Giovanni della Croce; gli incontri con i Superiori maggiori religiosi, con il mondo del lavoro e con i giovani; l'atto sacerdotale con l'ordinazione dei nuovi presbiteri; la prima beatificazione fatta in terra di Spagna; l'"atto" mariano e il rosario accanto alla Madre comune? Quanti meravigliosi momenti intimamente vissuti tornano alla mia memoria, quando ripenso al mio soggiorno a Madrid, Avila, Alba de Tormes, Salamanca, Guadalupe, Toledo, Segovia, Siviglia, Granada, Loyola, Javier, Saragozza, Montserrat-Barcellona, Valenza e l'ultima tappa in questa città dell'apostolo Giacomo! Sono nomi penetrati definitivamente nelle più profonde fibre del mio essere, divenuti immagine di un nome amato: Spagna.


3. Con il mio viaggio ho voluto risvegliare in voi il ricordo del vostro passato cristiano e dei grandi momenti della vostra storia religiosa. Quella storia per la quale, nonostante le inevitabili lacune umane, la Chiesa vi doveva una testimonianza di gratitudine.

Senza che questo significasse un invito a vivere di nostalgie o con lo sguardo rivolto solo al passato, desideravo vivificare la vostra virtualità cristiana. Perché sappiate illuminare con la luce della fede il vostro futuro, e costruire su un umanesimo cristiano le basi della vostra attuale convivenza.

Perché amando il vostro passato e purificandolo, sarete fedeli a voi stessi e capaci di aprirvi con originalità all'avvenire.


4. Prima di lasciare il vostro Paese, desidero rinnovare il mio ringraziamento a Sua Maestà il Re, per il suo invito a visitare la Spagna, che si uni a quello dei Vescovi, e per essere venuto a salutarmi oggi con la Regina. La mia riconoscenza va anche al Governo e a tutte le Autorità della Nazione, per lo sforzo fatto per assicurare il buon esito di questa visita. Così pure vada la mia sincera gratitudine a tante persone che hanno prestato un servizio prezioso e anonimo, prima e durante il mio viaggio.

Cari spagnoli tutti: Ho visto migliaia di volte, in tutte le città visitate, il manifesto di colui che aspettavate come "testimone della speranza".

Le braccia aperte del Papa vogliono continuare ad essere una chiamata alla speranza, un invito a guardare in alto, una implorazione di pace e fraterna convivenza fra voi.

Sono le braccia di chi vi benedice e invoca su di voi la protezione divina, e con un saluto carico di affetto vi dice: ¡Hasta siempre, Espana! ¡Hasta siempre, tierra de Maria!




1982-11-09 Data estesa: Martedi 9 Novembre 1982




Recita dell'"Angelus Domini" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Benedetta, tu, o Maria!

Testo:

Di ritorno dall'impegnativo viaggio nella Spagna, sento il bisogno di esprimere pubblicamente dinanzi a voi, cari fedeli, il mio fervido ringraziamento al Signore, che mi ha concesso di visitare quella grande Nazione cristiana, alla quale ho potuto portare il mio affettuoso saluto e ho ripetuto con amore e con forza l'eterno messaggio del Vangelo, confermando l'alto insegnamento dei suoi Vescovi e l'esemplare eredità dei suoi santi.

Intendo ritornare ancora sulla complessa realtà ecclesiale e sociale di questo storico pellegrinaggio; e perciò lascio ad una prossima occasione la menzione dei vari incontri, e il mio grato, rinnovato saluto a tutte le autorità, religiose e civili, che l'hanno favorito.

Ma in questo momento, in cui stiamo per recitare l'"Angelus", mi preme soprattutto esprimere un altro sentimento: la mia gioia per aver potuto visitare, quest'anno, i celebri Santuari mariani della Penisola Iberica. Considero questo uno speciale privilegio, concessomi dalla Vergine santissima. E il mio pensiero commosso ritorna, ora, ai luoghi benedetti dalla materna presenza di Maria: dopo Fatima, nel maggio scorso, ecco ora la Basilica di Guadalupe; il Santuario di nostra Signora di Fuencisla a Segovia; il Santuario della "Virgen de los Reyes" nella Cattedrale di Siviglia; il Santuario della "Virgen de las Angustias" a Granada; quello della "Virgen del Pilar" a Saragozza; il celebre Santuario mariano di Montserrat, ed infine, quello della "Virgen de los Desamparados".

Il mio ringraziamento alla Madre celeste è profondamente sentito e si trasforma in supplica per la Spagna, come per voi fedeli, qui presenti, e per tutti i cristiani: chiediamo tutti insieme a lei che il viaggio apostolico, testé concluso, serva a formare maggiormente le coscienze, illuminando i lontani e i dubbiosi, fortificando e incoraggiando i cristiani.

Nel ricordo di tante visite e incontri, desidero concludere con le parole pronunciate a Guadalupe: "Benedetta, tu, o Maria! Questo saluto unisce milioni di cuori... Maria non è solo la Madre sollecita degli uomini, dei popoli, degli emigranti. E' anche il modello nella fede e nelle virtù, che dobbiamo imitare durante il nostro pellegrinaggio terreno".




1982-11-10 Data estesa: Mercoledi 10 Novembre 1982




A Vescovi del Camerun in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Evangelizzare in profondità le culture locali per dare alle vostre Chiese il loro volto africano

Testo:

Cari fratelli nell'Episcopato.


1. La vostra riunione di oggi, attorno al successore di Pietro, è certamente un motivo di grande gioia per voi, e anche per tutti i fedeli affidati alla vostra vigilanza e attenzione pastorali. Desidero, e domando al Signore, che questo incontro fraterno trovi una eco nel cuore di tutti gli abitanti del Camerun - cristiani e non - che saranno felici e confortati di sapere che la Chiesa in Camerun è presente nel pensiero e nella preghiera del Papa e, con il volto e il dinamismo che le sono propri, nel grande àmbito della Chiesa universale. Da parte mia sono molto felice di accogliervi, di partecipare profondamente alle vostre gioie e alle vostre preoccupazioni, di aiutarvi, come un fratello maggiore, a discernere le vie migliori per il cammino della vostra Chiesa, in una parola, di confermare la vostra fede e la vostra speranza.

Abbiamo appena celebrato la Giornata annuale delle Missioni. Il lavoro missionario, presso di voi, è stato svolto e continua a svolgersi con un ardore degno di essere lodato. Sono solo cento anni che il seme del Vangelo è stato gettato in terra del Camerun e coltivato da uomini pieni di fede e di amore, come i Padri Pallottini, i Padri dello Spirito Santo, i Missionari di Mill-Hill, gli Oblati di Maria Immacolata, i sacerdoti del Sacro Cuore, e molti altri sacerdoti, i religiosi, le religiose di numerosi Istituti e ora anche i collaboratori laici.

Il Signore ha anche permesso a questo piccolo "granello di senape" di ingrandirsi e ramificarsi, con diverso vigore a seconda delle regioni. La fedeltà degli abitanti del Camerun allo spirito dei pionieri e le loro proprie iniziative hanno contribuito a dare a questa Chiesa una vitalità notevole, vitalità alla quale partecipa quasi un quarto della popolazione che ha ricevuto il battesimo o si prepara a riceverlo, ma che si espande anche oltre i limiti delle comunità cattoliche a beneficio di tutto il paese. Voi siete una Chiesa in piena crescita, e vi auguro di continuare ad esserlo. Possiate dire con san Paolo, associandovi ai cristiani di Efeso: "Cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità" (Ep 4,15-16).


2. Infatti, vi è ancora molto da fare per annunciare il Vangelo - e anche talvolta il primo annuncio - alle persone e ai gruppi etnici del Camerun. Vi è soprattutto una seconda tappa, che è quella dell'evangelizzazione in profondità della cultura, delle culture africane, dei costumi, delle mentalità, affinché la Chiesa assuma sempre più il suo volto africano, a partire dall'unico fondamento che è Gesù Cristo, Salvatore di tutta l'umanità, e coerentemente con ciò che la tradizione vi ha attinto di essenziale nel corso dei secoli, e in comunione con la Chiesa d'oggi. Questo lavoro deve essere proseguito nel discernimento e nella serenità; richiede una buona formazione teologica, una riflessione seria, un grande amore per la Chiesa, e una pastorale accorta di cui voi, Vescovi, restate i primi responsabili, e io conosco gli sforzi che dispiegate a questo scopo, per esempio sotto la forma di sessioni dottrinali, di lavori di ricerca, di attuazione di una formazione permanente. La vostra responsabilità è particolarmente esigente a causa della rapida evoluzione delle condizioni di vita.


3. Il Camerun conosce inevitabilmente, come tutti i paesi africani, tensioni che provengono dalle molteplici influenze che assalgono l'uomo moderno e scuotono la civilizzazione tradizionale. Bisognerà fare sempre più i conti con lo sradicamento e i cambiamenti prodotti dall'urbanizzazione, la penetrazione dei mass media, certe conseguenze della cooperazione; insomma, tutta una evoluzione socio-economica che avrà bisogno dei cristiani, come di uomini di buona volontà preoccupati del bene del paese, di sforzi particolari per prevenire o guarire le ferite materiali e morali, che ne risulteranno, assicurare un progresso armonioso nella giustizia, salvaguardare e sviluppare i valori umani e spirituali autentici.

Vi incoraggio, incoraggio i vostri collaboratori, ad affrontare questo mondo molto complesso con l'ardore che lo Spirito Santo non manca di comunicare, come fece con gli Apostoli nella Chiesa nascente. Il ministero apostolico che noi abbiamo ricevuto da loro permette alla Chiesa di provvedere, secolo dopo secolo, al suo sviluppo, per la salvezza di tutti. Per questo, ognuno di noi deve sempre meditare questa parola di san Paolo, l'Apostolo delle nazioni, al suo discepolo Timoteo: "Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza" (2Tm 1,6).

L'amore di Dio è stato effuso nei nostri cuori affinché noi ne fossimo testimoni.

E nostra speranza è che esso rigeneri la vita umana dei vostri compatrioti in tutte le sue dimensioni, che esso la rinnovi e la santifichi, nello Spirito Santo.


4. E ora, diciamo una parola sulle forze vive e sulle risorse della Chiesa in Camerun. Voi beneficiate ormai di una ripartizione delle diocesi e delle province ecclesiastiche che meglio corrisponde al carattere di ciascuna regione e vi permette di esercitare il vostro ministero episcopale in un modo più adatto alle popolazioni così diverse nelle loro numerose etnie. E' certamente un beneficio, del resto apprezzato dai vostri compatrioti. E nello stesso tempo, voi risentite la necessità di fortificare l'unità, ancora fragile, tra tutte le diocesi, e la vostra Conferenza Episcopale vi si impegna attivamente. Questa unione è richiesta dalla natura stessa della Chiesa, che è comunione di comunità; essa servirà moltissimo all'azione evangelizzatrice, e assicurerà la solidarietà necessaria tra forze apostoliche ineguali; sarà anche di esempio e stimolo per la concordia e la collaborazione civiche tra i vostri concittadini.

So del resto che gli abitanti del Camerun non mancano di spirito di accoglienza e d'apertura. Quanti abitanti del Ciad, ad esempio, nelle circostanze che li portavano sulla strada dell'esilio hanno trovato asilo nel vostro paese! E, su tutto un altro piano, il Camerun è spesso scelto come luogo di incontro tra africani, particolarmente per congressi. Il vostro episcopato trova forse più difficilmente l'occasione di lavorare in comune con gli altri Vescovi della regione, francofoni o anglofoni. Ma nonostante ciò, come dubitare che il Camerun abbia un ruolo suo proprio da giocare in Africa, in solidarietà con altri paesi, e più particolarmente nella Chiesa d'Africa?.


5. Una delle vostre fondamentali preoccupazioni è quella della vita e dell'efficacia spirituale dei vostri primi collaboratori, i sacerdoti. In questi ultimi tempi, avete lanciato un'inchiesta al fine di rendervi meglio conto delle condizioni della loro esistenza, sul piano dei loro bisogni materiali, della loro cooperazione fraterna, della loro vita spirituale. Vi incoraggio a rimanere molto vicini a tutti i vostri sacerdoti, a coloro che sono nativi del Camerun e che, grazie a Dio, sono molto numerosi, e a coloro che sono venuti dall'estero, religiosi o sacerdoti "fidei donum". L'aiuto di quest'ultimi è sempre ben accolto, e ancora assolutamente necessario. E anche se i sacerdoti originari del Camerun fossero in grado di provvedere alle differenti necessità pastorali del paese, questi scambi tra le vostre comunità e quelle dei paesi europei e di altri paesi sono sempre proficui e testimoniano la cattolicità della Chiesa. A maggior ragione questi scambi devono esistere in seno al vostro paese. Auguro che i sacerdoti del Camerun assumano essi stessi la responsabilità dello slancio missionario che ha ispirato coloro che sono venuti da lontano a portare loro la fede. Penso in particolare alle regioni settentrionali del vostro paese che avrebbero bisogno del loro ministero a causa di una evangelizzazione ancora del tutto recente in cui mancano gli operai apostolici. Questo vale anche nell'interesse di sviluppare gli organismi di cooperazione pastorale in ciascuna delle vostre diocesi.

Si, che tutti questi sacerdoti, grazie a voi, cerchino l'unità, pratichino l'accoglienza fraterna, l'aiuto reciproco! Si incoraggino a restare ferventi e fedeli, meditando spesso sulla bellezza e le esigenze del sacerdozio al quale Cristo li ha chiamati! Formino attorno a voi un presbiterio solidale! Si consacrino totalmente al loro ministero sacerdotale, grazie ad una sistemazione delle loro condizioni di vita materiale! Proseguano, in maniera permanente, la loro formazione teologica, che permette loro di approfondire la fede e di fondare su di essa il loro necessario adattamento ai nuovi bisogni pastorali! Soprattutto siano coscienti della capitale importanza della testimonianza della loro vita, degna del loro sacerdozio! Per tutto questo, bisogna augurarsi che essi sempre più benefichino del sostegno e dell'incoraggiamento del popolo cristiano. Ma sarete sempre voi il loro primo sostegno, con la vostra vicinanza attenta e affettuosa, così come con il vostro esempio.


6. Siete talmente coscienti dell'importanza di nuovi sacerdoti che vi siete preoccupati di organizzare bene i vostri quattro grandi Seminari, il vostro Seminario maggiore e i vostri Seminari minori. Me ne rallegro. So che questa azione va di pari passo, in molte diocesi, con rinnovati sforzi di scoprire e incoraggiare le vocazioni. La formazione spirituale, teologica e pastorale di questi futuri sacerdoti rimane un problema fondamentale e delicato: auguro che voi possiate sempre beneficiare a tal fine di professori e di consiglieri spirituali specializzati, capaci di iniziare i candidati alle esigenze della vita sacerdotale, in maniera profonda, equilibrata e solida.

Penso che troverete anche un aiuto notevole nell'impegno dei diaconi permanenti.

Ho parlato di sacerdoti del Camerun. Sono ancor più colpito dal numero di religiose camerunesi, sia di vita contemplativa che di vita attiva. Per queste ultime, sono convinto che il loro apostolato possa essere molto prezioso nei differenti settori della vita delle comunità cristiane in Camerun. In particolare il loro ruolo educativo presso le ragazze, le future madri, le famiglie, può essere decisivo.


7. L'elevato numero di catechisti nel vostro paese manifesta ampiamente che la Chiesa sta crescendo. Come non apprezzare gli sforzi che voi dispiegate per assicurare, in un certo numero di centri o di "scuole", la solida formazione che permetterà loro di presentare il messaggio cristiano e di accompagnare i loro compatrioti sul cammino della fede! Attraverso voi, io esprimo loro i miei vivi incoraggiamenti e prego lo Spirito Santo di fortificarli nella loro missione insostituibile. So anche che voi cercate di darvi strumenti catechetici adeguati.

Con voi mi auguro ugualmente che i laici in generale, uomini e donne, assumano una parte sempre più grande nelle responsabilità che li riguardano all'interno della Chiesa. Le donne, per esempio, potrebbero aiutare tantissimo le loro giovani compagne a prepararsi al loro ruolo di spose e di madri cristiane.

Voi stessi cercate di incoraggiare questo apostolato dei laici a livello della Conferenza, poiché avete istituito la Commissione Episcopale "evangelizzazione, apostolato dei laici e comunità cristiane". così, come in un corpo, per riprendere il paragone di san Paolo, ogni membro, animato dalla fede e dall'amore che vengono dallo Spirito Santo, metterà i suoi doni al servizio della comunità.


8. La prima comunità che educa gli uomini e i cristiani è evidentemente la "famiglia". Voi attribuite un grande valore alla testimonianza delle famiglie cristiane in cui può incarnarsi, nel rispetto della fecondità, l'alleanza indefettibile di un uomo e di una donna, ad immagine di quella che Dio ha costituito con l'umanità in Gesù Cristo. Voi avete consacrato tre Assemblee Episcopali a questo tema. Ma molte famiglie non arrivano a questo livello, o non vi perseverano, per numerose difficoltà, abitudini o tentazioni, alle quali voi vorreste rimediare. Resta anche il problema di integrare nel matrimonio cristiano le pratiche del matrimonio tradizionale nella misura in cui esse possono accordarsi con il dono totale e definitivo degli sposi tale quale Cristo l'ha voluto. Possiate convincere i vostri fedeli, con una predicazione assidua e una formazione a tutti i livelli, che tutti gli forzi compiuti per elevarsi alle esigenze del matrimonio cristiano sono di fatto garanzia di felicità, di vera promozione e della dignità degli uomini e delle donne, in Africa come ovunque! E' qui che i bambini troveranno l'educazione che aiuta la loro crescita e la loro perseveranza cristiana.


9. Voi parlate spesso dei problemi dell'educazione dei "giovani", e avete ragione.

In molte famiglie, le scuole cattoliche vi contribuiscono efficacemente. A giusto titolo, voi consacrate molti sforzi per sostenerle, malgrado le difficoltà che incontrate. Ciascuno deve comprendere che il servizio reso in questo modo dalla Chiesa corrisponde ad un diritto, che appartiene tanto ai genitori cristiani che agli altri, di dare ai loro bambini una educazione fondata sui valori spirituali.

Molti ex allievi delle vostre scuole possono del resto testimoniare i successi dell'opera intrapresa, che va a beneficio della Nazione così come della Chiesa.

Voglio sperare che ai diversi livelli, le Autorità del Camerun non mancheranno di apportarvi sempre l'aiuto morale e materiale che richiede questo servizio di una educazione di ispirazione cristiana.

Ma l'accompagnamento e la formazione dei giovani non si limita alla scuola. I giovani hanno bisogno di altre attività che permettano loro di riflettere e di agire insieme al servizio degli altri, giovani e adulti. I movimenti offrono loro allora un aiuto indispensabile. Ma questo suppone anche incontri frequenti e vivi con i più grandi, con gli adulti cristiani, sacerdoti, religiose, e con voi stessi Vescovi. Personalmente, io ringrazio Dio di avermi dato la grazia e l'occasione di incontrare molti giovani lungo tutta la mia vita sacerdotale ed episcopale.

Sarà non meno importante assicurare una presenza di Chiesa nel mondo universitario che si sta sviluppando sempre più nel vostro paese, così come nel mondo dei quadri dirigenti che segna fortemente il presente e l'avvenire del vostro paese.

Questo incontro mi ha permesso di meglio misurare le ricchezze umane e spirituali del Camerun. Vi ringrazio vivamente. Sono convinto che una articolazione ancor più effettiva delle forze vive e dei mezzi che abbiamo ricordato assicurerà una nuova crescita della Chiesa nel vostro paese. Invoco sulle vostre persone, sui vostri collaboratori e su tutti i vostri diocesani la saggezza e la forza divine benedicendovi di tutto cuore.




1982-11-13 Data estesa: Sabato 13 Novembre 1982




Recita dell'"Angelus Domini" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Commemorando i defunti rafforziamo la nostra aspirazione al regno di Dio

Testo:


1. Nella liturgia della domenica odierna recitiamo il Salmo 15 [16]: "Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: / nelle tue mani è la mia vita. /... Io pongo sempre innanzi a me il Signore, / sta alla mia destra, non posso vacillare. / Di questo gioisce il mio cuore, / esulta la mia anima; / anche il mio corpo riposa al sicuro, / perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro / nè lascerai che il tuo santo veda la corruzione" (vv. 5-10)!


2. Il Salmo messianico preannuncia la risurrezione di Cristo. E nello stesso tempo suscita la fede nella risurrezione dei morti e nella vita del mondo che verrà." Con le parole di questo Salmo desidero ancora visitare, con il pensiero e con il cuore, i sepolcri dei miei predecessori alla Sede di Pietro, come si fa di solito nel giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti. I miei predecessori immediati: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I. E tutti i Papi, i cui corpi riposano nelle grotte della Basilica di san Pietro, o in qualsiasi altro luogo.

Desidero pure con la fede e la speranza, che suscitano le parole del Salmo messianico, visitare il Campo Verano e tutti i cimiteri della Chiesa che è in Roma, come si è soliti fare nel pomeriggio della solennità di tutti i Santi.

Desidero infine, nello spirito della comunione universale della Chiesa, abbracciare con la preghiera tutti i Defunti - tutti coloro che riposano nei cimiteri del mondo intero -. Infatti Cristo è morto per tutti. Egli ha redento tutti. A tutti ha aperto l'accesso al Padre nello Spirito Santo.

Non solo il primo e il secondo giorno di questo mese, ma durante tutto il mese di novembre bisogna ricordare in modo particolare i Defunti.


3. La commemorazione dei Defunti, la preghiera per i Defunti, devono rafforzare in noi stessi la fede nella risurrezione dei morti e nella vita del mondo che verrà, di cui parla in seguito il Salmista rivolgendosi a Dio con queste parole: "Mi indicherai il sentiero della vita, / gioia piena nella tua presenza, / dolcezza senza fine alla tua destra" (Ps 15 [16],11).

Il tempo di una particolare commemorazione dei Defunti deve rafforzare le nostre anime nella perseverante aspirazione al Regno di Dio, la cui venuta sempre imploriamo. "Venga il tuo Regno"!


4. Ora il mio pensiero va alla "missione popolare", iniziata ieri sera in 34 parrocchie della diocesi di Roma, a cura delle Famiglie Francescane d'Italia. Si tratta di una iniziativa di carattere eminentemente pastorale, offerta in occasione dell'VIII Centenario della nascita di san Francesco d'Assisi, e che impegnerà complessivamente 600 Missionari e 500 Missionarie.

Come Pastore di questa diocesi, mi rallegro vivamente per l'iniziativa e ringrazio fin d'ora tutti coloro che ne favoriranno l'efficace sviluppo. Il mio voto fervente è che questa copiosa e straordinaria diffusione della Parola di Dio trovi nel popolo di Roma, a cui si rivolge, un terreno fertile, pronto a dare, con la grazia di Dio, abbondanti frutti di ulteriore progresso nell'amore e nella pratica del Vangelo; ed inoltre, che i generosi seminatori del Messaggio Divino ricevano dallo Spirito Santo quella forza che dia al loro servizio tutta la sua soprannaturale efficacia.

Agli agricoltori in occasione della Giornata del Ringraziamento Ed ora desidero rivolgere un saluto particolarmente affettuoso ai coltivatori, che celebrano quest'oggi la Giornata nazionale del Ringraziamento per il buon esito del raccolto dell'anno.

Mentre mi unisco alla loro preghiera di gratitudine al Signore, datore di ogni bene, penso a tutte le genti dei campi che tanto si distinguono per l'innato senso del dovere, per l'operosità, per lo spirito di sacrificio, ma soprattutto per il senso di Dio e la fedeltà alla Chiesa, di cui hanno dato sempre magnifica prova attraverso i secoli.

Invito tutti ad unirsi a questa benemerita categoria sia nel ringraziare Dio per l'abbondanza del raccolto, sia anche nell'essere con essa solidali in quei luoghi dove il prodotto dei campi, a causa di calamità naturali, fosse stato scarso o inferiore al previsto.

Imparto di cuore a quanti nel lavoro agricolo trovano lo strumento della propria elevazione materiale e soprannaturale la mia speciale benedizione.

Al Movimento "Cursillos di Cristianità" Rivolgo poi un particolare saluto ai Delegati dei Segretariati Nazionali Europei del Movimento "Cursillos di Cristianità", esprimendo l'auspicio che, alla luce del tema della riunione di studio, il loro Movimento contribuisca alla evangelizzazione, con una presenza sempre più feconda all'interno delle comunità ecclesiali e con una particolare attenzione alla pastorale della famiglia, degli emigranti e dei "lontani". Al gruppo donatori di sangue di Jesolo (Venezia) Ricordo poi, il gruppo dei donatori di sangue della Sezione AVIS di Jesolo, che di cuore incoraggio nel loro servizio. A tutti i presenti il mio saluto e la mia benedizione.




1982-11-14 Data estesa: Domenica 14 Novembre 1982




L'omelia durante la Messa nella parrocchia di san Giustino - Roma

Titolo: Di fronte alla transitorietà del mondo sta l'indistruttibile potenza della parola di Dio

Testo:


1. "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno" (Mc 13,31).

Cristo parla della transitorietà di tutto il creato, del mondo e dell'uomo nel mondo.

La nostra esperienza quotidiana conferma la verità di queste parole.

Esse sono particolarmente attuali nel mese di novembre, in cui i nostri pensieri si rivolgono in modo speciale ai morti, a coloro che sono passati nel nostro mondo visibile. La morte li ha strappati dalla sua visibile scena. Soltanto la memoria umana conserva i loro nomi. Soltanto i cuori dolgono dopo la loro perdita, a volte per lungo tempo...

In occasione del nostro odierno incontro ricordiamo i nostri morti e circondiamoli di una particolare preghiera.


2. Ma non soltanto questo. Ascoltiamo anche ciò che, in certo qual modo, essi ci dicono con le parole del Salmo dell'odierna liturgia.

"Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: / nelle tue mani è la mia vita" (Ps 15 [16],5).

Di fronte alla necessità ineluttabile della morte, in un certo senso di fronte alla legge della transitorietà iscritta in tutto il creato, sta Dio stesso.

Cristo parla della transitorietà del mondo, e al tempo stesso della non-transitorietà delle parole del Dio vivente. Questa parola non passa mai e la potenza di Dio è indistruttibile. Questa parola e questa potenza sono diventate la parte di eredità e il calice, quasi il destino, dell'uomo. In questo modo la sua vita è nelle mani di Dio (cfr. v. 5).

Il Salmista così continua e proclama: "Io pongo sempre innanzi a me il Signore, / sta alla mia destra, non posso vacillare. / Di questo gioisce il mio cuore, / esulta la mia anima; / anche il mio corpo riposa al sicuro, / perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, / né lascerai che il tuo santo veda la corruzione" (vv. 8-10).


3. La parola di Cristo, che non passa, ha riportato la vittoria sulla morte. Il Salmo preannuncia la verità messianica della risurrezione. Infatti la risurrezione di Gesù Cristo ha gettato una luce completamente nuova sul destino definitivo degli uomini soggetti alla necessità della morte. Coloro che lasciano questo mondo non vanno soltanto verso la morte, ma camminano verso il Dio Vivo, verso questa Parola che non passa. Camminano verso questa potenza che è indistruttibile.

Oggi professiamo insieme con tutta la Chiesa: credo la risurrezione della carne, / credo la vita eterna.

Le letture bibliche dell'odierna Domenica ravvivano in noi questa fede.

Il "mondo" mostra quotidianamente all'uomo l'ineluttabilità del morire.

Contemporaneamente vuole chiuderlo, in un certo senso, nei limiti della vita che passa insieme con lui. La Parola del Dio Vivente dimostra all'uomo medesimo la prospettiva della vita che non passa: "Mi indicherai il sentiero della vita, / gioia piena nella tua presenza, / dolcezza senza fine alla tua destra" (v. 11).


4. Nella stessa prospettiva della vita che non passa, sta oggi davanti a noi Cristo, quale unico ed eterno sacerdote: il mediatore tra il tempo e l'eternità, tra l'uomo e Dio.

Nella lettera agli Ebrei leggiamo: Gesù Cristo "avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso alla destra di Dio, aspettando ormai soltanto che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi" (10,12-13).

Sappiamo che la vittoria nella lotta tra il bene e il male è stata riportata mediante la Croce. Cristo ha vinto con il sacrificio. E il suo sacrificio sulla Croce per i peccati dura. Non passa, così come non passa la sua parola. Nel raggio di questo Sacrificio si svolge la storia dell'umanità e la storia di ogni uomo.

"Poiché con un'unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati" (He 10,14).

Il Sacrificio di Cristo porta in sé la speranza della vittoria definitiva del bene sul male: sul peccato, sulla sofferenza e sulla morte. Esso ci mostra la "via della vita".



5. Il mondo cammina verso il suo termine. Quanto al giorno della fine, nessuno lo conosce, "neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre" (Mc 13,32)..

Alla luce delle parole dell'odierno Vangelo, questa "fine" o "termine" non chiude la storia dell'uomo, ma l'apre nella dimensione definitiva, l'apre mediante il Figlio dell'uomo, mediante la seconda venuta di Cristo.

"Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi / con grande potenza e gloria" (v. 26).

Egli verrà per riunire "i suoi eletti dai quattro venti" (v. 27): coloro che sono maturati mediante la verità della sua parola e la potenza della sua Croce.

Sono questi, di cui parla il profeta Daniele nella prima lettura: "I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; / coloro che avranno indotto molti alla giustizia splenderanno / come le stelle per sempre" (Da 12,3).

Sono questi, il cui protagonista è Michele, "il gran principe" che viene anche ricordato oggi dal profeta. Il nome "Mi-cha-el" vuol dire: "Chi come Dio?".

E in questo nome, come in sintetico scorcio, si racchiude la verità e la felicità della vita eterna.


6. Che questa meditazione sulla Parola di Dio nell'odierna liturgia si colleghi, cari fratelli e sorelle, con il servizio del Vescovo di Roma nei confronti della vostra parrocchia di san Giustino Martire.

Essa, quest'anno, compie trent'amni di vita. Comprenderete perciò la mia gioia nell'incontrarmi, oggi, qui con voi. A voi porgo il mio cordiale saluto.

Desidero salutare per primi il Cardinale Vicario; il Vescovo di questo settore della diocesi, Monsignor Giulio Salimei; il parroco ed i suoi collaboratori della Comunità Missionaria "Paradiso" di Bergamo, che si prodigano con intelligenza e amore nelle diverse attività pastorali; i sacerdoti ausiliari e le suore delle sei Congregazioni, che danno un valido e costante aiuto sia nella catechesi sia nell'azione liturgica. Saluto poi con particolare affetto tutti coloro che in qualche modo collaborano con i sacerdoti per lo svolgimento della vita parrocchiale: i Catechisti; il gruppo "Aiuto fraterno", per l'assistenza delle persone più sofferenti e bisognose; la Comunità Giovanile, fervida di attività educative, formative, liturgiche, sportive e ricreative; la "Comunità sant'Egidio"; il Gruppo sportivo "Alessandrina", il gruppo delle Mamme e quello degli Anziani.

Voi comprendete che il particolare saluto riservato a queste categorie di persone più benemerite nulla toglie al calore delle parole di amore e di augurio che desidero rivolgere a tutti voi, qui presenti, e a tutti i fedeli della parrocchia: quasi 25.000 persone, circa 5.000 famiglie! Accogliete tutti l'espressione più viva dei miei sentimenti e partecipatela specialmente a coloro che non sono presenti per malattia, per lontananza o per altri motivi! In questo momento della rnia Visita pastorale alla vostra parrocchia, prima di tutto voglio ringraziare ed elogiare i vostri sacerdoti per il lavoro compiuto con i loro collaboratori in questi trent'anni di attività e particolarmente in questi ultimi tempi, così difficili ed esigenti; nello stesso tempo ringrazio anche voi per l'adesione data alle varie iniziative, per il vostro impegno e la vostra buona volontà nel rendere sempre più fervorosa e sentita la vita della vostra Comunità.

Tuttavia, come voi ben sapete, il lavoro spirituale non è mai da ritenere concluso per il numero delle iniziative da perseguire e realizzare, delle anime da avvicinare, aiutare e illuminare. perciò il mio auspicio e la mia esortazione sono questi: cercate in tutti i modi di formare una "comunità" che fa "comunione", che cioè sente vivo il bisogno di fraternità nella luce e nella grazia di Cristo. Per poter agire così, bisogna prima di tutto conoscere a fondo la propria fede cristiana e così poi comunicarla e testimoniarla.

Oggi, nella società moderna, ciò che tenta di più il cristiano è l'indifferenza religiosa. E' necessario reagire con tutti i mezzi, ben sapendo che la verità è in Cristo e che solo accettando il suo messaggio si può trovare la vera felicità! Vi esorto pertanto a formare il "Consiglio Pastorale", che possa aiutare i sacerdoti in modo organico e costante e coordinare in maniera intelligente ed efficace le varie attività; esorto tutti alla frequenza ai Corsi di Istruzione religiosa, assolutamente indispensabili per conoscere, vivere e testimoniare la propria fede; e vi invito a farvi apostoli della frequenza festiva alla santa Messa, momento fondamentale per sentirsi uniti nell'unica fede e nella concreta carità.

Pregate il vostro santo patrono, il filosofo Giustino, che come sapete, assetato di luce interiore e di verità circa il senso della vita, con la ricerca metodica e rigorosa, si converti dal paganesimo al cristianesimo. E senti tanta gioia per la verità conquistata, che ne divenne il difensore contro tante accuse e calunnie che si spargevano allora contro il Cristianesimo, scrisse le due magnifiche "Apologie" e non ebbe timore di morire martire per la verità! San Giustino vi illumini! Vi faccia diventare tutti amanti e ricercatori della verità, specialmente i giovani! Al Prefetto Rustico, che gli domandava, secondo quanto si legge negli "Atti dei Martiri": "Supponi davvero che salirai in cielo per ricevervi una bella ricompensa?", san Giustino rispondeva con coraggiosa chiarezza: "Non lo suppongo, ma lo so con certezza e ne sono pienamente persuaso!". Auguro a tutti la certezza e il coraggio del santo Martire, affinché la vostra parrocchia sia sempre più unita, più fraterna, più fervorosa!


7. Attraverso l'odierna liturgia corrono quasi i due principali gridi, che rispecchiano l'importante contenuto delle sue letture.

L'uno è il grido dell'uomo consapevole della sua eterna "eredità" e del suo "destino": "Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio"! L'altro è l'appello di Cristo: "Vegliate e state pronti" / per poter apparire al cospetto del Figlio dell'uomo.

Che ambedue questi gridi rimangano sempre nei nostri cuori.




1982-11-14 Data estesa: Domenica 14 Novembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Il commiato dalla Spagna all'aeroporto Labacolla - Santiago de Compostela (Spagna)