GPII 1982 Insegnamenti - I mass media

I mass media


9. Ho appena parlato di cultura religiosa. Si può estendere la riflessione su tutto il problema dei "mass media" che influenzano parecchio la cultura popolare di tutti i nostri contemporanei.

Si, i mezzi di comunicazione sociale nel mondo di oggi sono molto potenti, onnipresenti, e questo andrà sempre più amplificandosi. Essi possono risvegliare le coscienze, sostenere la causa dei diritti dell'uomo, raccogliere gli uomini nella stessa ammirazione, in un medesimo grido per la libertà, per la giustizia, per la pace, insomma essere occasione di "comunione e di progresso". Ma non possiamo nasconderci i rischi che fanno correre alla nostra fede cristiana tanti giornali, riviste, libri, film, emissioni sotto diverse forme. Specialmente i giovani e le persone meno preparate ad una scelta critica - coloro forse che costituiscono quella che si chiama "religione popolare" - sono influenzati dall'assenza massiccia della dimensione religiosa nel mondo delle comunicazioni moderne. Più che la stessa assenza, non è raro trovarvi disprezzo o canzonatura nei confronti della fede, del pensiero cristiano, nei confronti di quelli e di quelle che hanno consacrato la loro esistenza al servizio della Chiesa o che cercano di viverne tutte le esigenze morali.

Voi non siete evidentemente insensibili davanti al pericolo che rappresenta l'abbondanza di informazioni e di ideologie offerte alla moltitudine dei lettori, ascoltatori, spettatori, senza che essi siano sufficientemente aiutati a farsi un giudizio equo di esse. Non si tratta certo di aspettare passivamente un mondo in cui il Vangelo solo sarà presente a tutti. Ma bisogna, con coraggio immaginativo e perseverante, e impegnandovi i mezzi necessari, mettere Dio nella circolazione del pensiero del mondo moderno. Questo obiettivo è missionario, voi lo sapete. Io vi incoraggio a proseguirlo con convinzione rinnovata. La carità, l'amore dei nostri fratelli, ci spinge a far loro capire, nel linguaggio che essi comprendono, con le immagini che essi capiscono, il messaggio del Vangelo che dà il senso alla loro vita, che risponde alle loro aspirazioni profonde, che propone la salvezza. Altrimenti, la fede è tenuta ai margini e numerosi battezzati abbandonano ogni pratica della preghiera e dell'Eucaristia. "La frattura tra il Vangelo e la cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca" (EN 20). Spetta a noi, dunque, a noi che dobbiamo offrire il Vangelo ai nostri concittadini, di prevedere, organizzare, condurre a buon fine una pastorale dei mezzi di comunicazione sociale. Comprendete le nuove possibilità che vi si presentano. Siate attenti al dialogo con coloro il cui lavoro è quello di informare o di distrarre. Lo stile degli interventi cristiani tenga conto delle abitudini del pubblico. Non esitate a formarvi e a formare uomini e donne a questa missione di portavoce della fede: la necessaria spontaneità vada di pari passo con il rifiuto dell'improvvisazione. Siate perseveranti nel sostegno della stampa esplicitamente cattolica. L'avete deciso a Lourdes, al tempo della vostra Assemblea plenaria del 1981: si tratta di integrare la presenza dei media nella riflessione e nell'azione pastorale. Questo obiettivo suppone una decisione regionale, nazionale e anche, tenuto conto dell'importanza dei mezzi messi in opera, internazionale.


10. Il nostro lungo incontro è stato centrato sull'amore del popolo che vi è affidato. Voi mi avete domandato di ripetervi, in mezzo alle vostre preoccupazioni pastorali, una parola di speranza. Ho voluto fondarla semplicemente sul benevolo sguardo volto al Popolo cristiano, che Dio coltiva anche là dove immediatamente noi non lo vediamo, che testimonia per Dio alla maniera "popolare" di una folla disseminata al cuore di questo mondo. Auguriamo che essa sia sempre più un fermento, e noi dobbiamo sempre promuoverne l'autenticità e la qualità, senza pretendere di fare l'inventario di tutti i frutti. E'' l'esigenza, ed è anche la gioia del nostro ministero apostolico. In quanto successore di Pietro, io domando a Dio di confermare la vostra fede e la vostra speranza. E di tutto cuore benedico voi, così come tutti i vostri cari collaboratori e diocesani, nel nome del Signore.




1982-11-18 Data estesa: Giovedi 18 Novembre 1982




Ai Vescovi del Centrafrica in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rendete le vostre comunità responsabili dell'evangelizzazione

Testo:

Cari fratelli nell'Episcopato.


1. Voi siete Pastori di giovani Chiese, nelle diocesi situate nel cuore del continente africano, in cui voi avete un ministero episcopale impegnativo, e avete dovuto lasciare per qualche tempo le vostre comunità per venire qui al centro della Chiesa, a manifestare dinanzi a me la vostra preoccupazione dell'unità. Vi accolgo con una grande gioia, e spero che questi momenti passati a Roma saranno per voi un conforto e una nuova fonte di ardore apostolico, sulle orme degli apostoli Pietro e Paolo.

Quando i primi missionari sono venuti da voi, meno di cento anni fa - penso alla vera epopea di Monsignor Augouard -, essi hanno voluto condividere totalmente la vita degli Africani. Per un buon numero di loro, la salute non ha resistito molto tempo al clima; ma ciò che interessava loro era che Cristo trovasse tra voi dei discepoli. Noi dobbiamo sempre rendere grazia a Dio per questi pionieri coraggiosi, e per tutti coloro che li hanno seguiti, missionari dello Spirito Santo, capuccini, comboniani, religiose di vari Istituti, sacerdoti "fidei donum", cooperatori laici. La Chiesa è solidamente stabilita da voi, e se essa ha ancora pochi - troppo pochi - sacerdoti, religiosi, Vescovi nativi del paese, essa raggruppa tuttavia, anche nei villaggi di campagna, dei cristiani convinti, felici di esserlo, e che non mancano di iniziative. Penso specialmente ai "catechisti" che hanno così ampiamente contribuito a fondare le comunità cristiane con i missionari. I progressi compiuti sono tanto più meritori in quanto la Chiesa nel vostro paese ha conosciuto vie difficili, che essa ha dovuto, or sono vent'anni - per non citare che un esempio - reinvestire in altre opere pastorali le forze che essa aveva consacrate fino ad allora nelle scuole cattoliche.


2. Non ho avuto l'opportunità di recarmi presso di voi, ma ho potuto farmi un'idea abbastanza precisa dei problemi e degli sforzi delle vostre comunità cristiane venendo a conoscenza dei lavori delle "assise della Chiesa cattolica nella Repubblica Centroafricana" tenute a Bangui nel gennaio scorso. Mi felicito con voi di questa iniziativa, ben preparata. I delegati, i sacerdoti, i religiosi, i laici sembra si siano espressi in un clima fraterno, con grande franchezza, con molta serietà e senso pratico, su tutto ciò che potrebbe, ai loro occhi, migliorare la qualità della vita cristiana, rendere i differenti membri delle comunità più responsabili, più trasparenti al Vangelo, più apostolici. Voi stessi avete in quell'occasione incoraggiato i cristiani a risvegliarsi. E' stata una buona esperienza di Chiesa per l'insieme delle vostre diocesi, e nello stesso tempo una festa della fede. Ora io auguro che essa produca tutti i suoi frutti. Spetta a voi, a voi Vescovi, esaminare da vicino i risultati, apprezzare ogni cosa per il suo valore, e scegliere i suggerimenti e i progetti più importanti e più validi, affinché trovino un'applicazione effettiva e duratura, nell'interesse di tutta la vostra Chiesa.


3. Auguro che la vostra Conferenza Episcopale conosca anch'essa un intenso ritmo di incontri, di lavori, di matura collaborazione in comune, secondo gli Statuti che voi non mancherete di elaborare, proseguendo le vostre riunioni regolari con i vostri confratelli del Congo e del Ciad.

Ho notato i diversi problemi pastorali che si pongono alle vostre comunità cristiane e anche le speranze che nascono e che vorrei incoraggiare.

I sacerdoti originari del paese sono ancora molto pochi, a stento trenta in tutto; ma ecco che, ormai, il numero dei piccoli e soprattutto dei grandi seminaristi, permette di sperare in un progresso sostanziale a breve scadenza.

Molti dei vostri fedeli desiderano vivamente questi futuri sacerdoti e sono pronti ad incoraggiare la loro vocazione e la loro profonda formazione. Ora, voi esaminate la possibilità di un grande Seminario di filosofia a Bangui, e penso che il progetto vada rapidamente prendendo forma, mediante le cure di una Commissione "ad hoc". Spero anche che potrete inviare dei giovani sacerdoti a seguire gli studi teologici superiori negli Istituti romani, per preparare pastori di grande competenza e che mantengano nello stesso tempo tutto il loro zelo sacerdotale per aiutare efficacemente i loro compatrioti. Preghiamo Dio di inviare operai per una messe così abbondante! E' anche importante preoccuparsi delle vocazioni religiose di giovani ragazze, un certo numero delle quali sono alla ricerca in questo senso e il cui apostolato o la vita contemplativa sarebbero così preziosi per la vostra Chiesa.


4. Indirizzandosi alla comunità di Corinto (1Co 12), l'apostolo Paolo enumerava quantità di doni spirituali o di carismi, donati da Dio a questo o a quel membro, in vista del bene comune. Nello stesso senso, auguro che i vostri laici, i cui delegati hanno mostrato tanta vitalità nelle assise di quest'anno, continuino a prendere una parte attiva per sostenere i loro fratelli. Agli uni, la responsabilità di catechisti, di animatori, di comunità di villaggio o di quartiere; agli altri, quella di responsabili di movimenti o di consiglieri...

Tutti abbiamo a cuore l'approfondimento della loro fede - voi avete previsto per i catechisti dei centri a questo scopo -, e di agire con disinteresse e carità, di articolare le loro responsabilità con quelle dei sacerdoti! Grazie ad essi, i catecumeni, così numerosi in tutto il paese - quasi cinquantamila - proseguono la loro preparazione intensa ai sacramenti! I battezzati trovino, nei gruppi, la catechesi o l'aiuto spirituale, il necessario sostegno alla loro fedeltà e a una pratica religiosa regolare! I giovani e gli studenti beneficino di un accompagnamento spirituale al loro livello, negli assistenziali che voi desiderate sviluppare! E sia lo stesso per coloro che hanno esigenze culturali particolari, come i professori - aiutati da équipes di insegnanti - o i funzionari! L'attaccamento legittimo alle tradizioni, in ciò che esse hanno di profondamente umano, non sia un ostacolo all'accettazione del Vangelo! I fidanzati comprendano la bellezza e la grazia del sacramento del matrimonio, si avvicinino ad esso senza paura e traggano beneficio sempre di più da quelli che voi chiamate i "Focolari cristiani"! Le parrocchie offrano a tutti un nutrimento dottrinale sostanziale, una liturgia che introduca alla preghiera, un'accoglienza calorosa, e, in modo complementare, le piccole comunità favoriscano una testimonianza che vivifichi la vita quotidiana! Da un'etnia all'altra, da una diocesi all'altra, vi sia stima, condivisione, collaborazione! La Chiesa offra il suo contributo allo sviluppo del paese, soprattutto nel campo rurale che è di importanza preponderante; essa lavori, con i suoi mezzi, per rendere la terra più abitabile! Questi sono, mi sembra, i desideri che voi nutrite, voi tutti Pastori e laici cristiani. Che Dio vi doni di realizzarli insieme, con coraggio, con discernimento, con una grande speranza! Egli permetta a queste nuove comunità cristiane, secondo l'espressione del Presidente della vostra Conferenza, "di rendere maturo questo cristianesimo che è ancora del tutto fresco"! così voi apporterete il vostro contributo alla vitalità della Chiesa universale la cui coesione è stata affidata specialmente alla mia sollecitudine.

Di tutto cuore vi benedico e vi incarico di portare la mia affettuosa benedizione apostolica ai vostri collaboratori e a tutti i vostri diocesani.




1982-11-19 Data estesa: Venerdi 19 Novembre 1982




Messaggio ai Vescovi del Galles per la visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fedeltà alla Parola di Dio come è registrata nelle sacre Scritture

Testo:

Cari Fratelli nel Signore.


1. Vi do oggi il mio benvenuto, cari fratelli Vescovi che siete venuti a Roma dal Galles. Siete venuti qui per rinnovare il vostro impegno per il Vangelo, per professare la vostra fede cattolica presso le tombe degli apostoli Pietro e Paolo e per offrire di nuovo a Gesù Cristo le Chiese locali delle quali voi siete gli zelanti Pastori. Voi venite a rendere testimonianza ai secoli di storia cristiana, cultura e tradizione con i quali ho avuto il privilegio di venire personalmente in contatto durante la mia recente visita nel vostro Paese. E così la vostra visita "ad limina" di questa mattina evoca in me il ricordo della mia visita in mezzo a voi, della celebrazione del Sacrificio Eucaristico insieme a voi, dell'incontro con la vostra gioventù e con la gioventù d'Inghilterra, e dei saluti all'illustre gruppo di fratelli cristiani che mi hanno onorato della loro presenza al Castello di Cardiff. Si, ricordo le ore trascorse insieme, servitori del Popolo di Dio, uniti in un ministero pastorale e collegiale di servizio al nostro gregge comune.

Sono lieto di avere questa occasione di rinnovare il mio saluto a tutto il vostro popolo e a colui che porta il titolo illustre di Sua Altezza Reale il Principe di Galles, che io ho avuto il piacere di incontrare a Canterbury.


2. Durante la mia visita pastorale nel Galles ho avuto la possibilità di parlare alla grande Assemblea di Pontcanna Fields sulla Eucaristia. Poi, al Ninian Park, il mio ultimo discorso in Gran Bretagna è stato sul valore della preghiera. Ed oggi, a continuazione di questo tema, vorrei riflettere con voi brevemente sull'"importanza della Parola di Dio", specialmente come essa è registrata nella Sacra Scrittura. Come ho sottolineato a Cardiff, i popoli del Galles hanno cercato, dai tempi più remoti, di esprimere il loro amore per Cristo mediante la "fedeltà alla Parola di Dio".


3. La Parola di Dio, come ci è trasmessa dalla Chiesa e registrata nella Sacra Scrittura, è davvero un grande tesoro per i fedeli; a causa della sua suprema importanza, la Parola di Dio merita la nostra particolare attenzione. La Sacra Scrittura contiene la rivelazione di Dio; rivela il suo amore per l'umanità; rivela il Mistero pasquale redentore del Figlio suo Gesù Cristo. San Paolo spiegava a Timoteo che le Sacre Scritture hanno un intimo potere e che esse "possono istruirci per la salvezza che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù" (2Tm 3,15). Le parole di Gesù hanno un significato speciale per noi ed esercitano un potere particolare su di noi. Ho ricordato ai giovani di Cardiff che nella preghiera essi scoprono i segreti delle parole di Gesù: "Nella preghiera voi fate esperienza della verità che Gesù ha insegnato: "Le parole che vi ho detto sono spirito e vita" (Jn 6,63)". Nella preghiera tutti noi comprendiamo proprio quanto importante sia veramente la Parola di Dio per noi.


4. Oltre al valore che essa possiede in se stessa, la Parola di Dio costituisce la base permanente per ogni autentico ecumenismo. La causa dell'unità cristiana è intimamente legata alla Parola di Dio in tutta l'efficacia di quest'ultima e con tutte le sue esigenze. La comune accettazione delle Scritture è una comune accettazione del Dio che si rivela come Padre, Figlio e Spirito Santo e della Chiesa apostolica di Cristo che rende testimonianza a questa rivelazione e stabilisce la validità della sua espressione scritta. L'accettazione comune delle Scritture implica un comune impegno nella proclamazione di Colui del quale tutte le Scritture parlano: Gesù Cristo, il Figlio di Dio e Salvatore del mondo. Le Sacre Scritture, inoltre, forniscono moltissime espressioni con le quali i fratelli cristiani di molti Paesi - e spesso fratelli cristiani ed ebrei - offrono la loro lode al Padre comune nei cieli. Le parole del Salmo continuano ad invitare i figli e le figlie del Galles a rendere lode a Dio nel canto e con il loro strumento nazionale: "Acclami al Signore tutta la terra / ... Cantate inni al Signore con l'arpa, / con l'arpa e con suono melodioso" (Ps 97 [98],4-5). La Parola di Dio unisce i fratelli cristiani nell'instancabile sfida comune ad amare Cristo nell'ultimo dei suoi fratelli. E' la comune Parola di Dio che chiede a tutti noi di costruire le strutture di tutta la società sulle fondamenta della verità e della giustizia, e del rispetto fraterno, della stima e dell'amore. E' la Parola di Dio che contiene la grande sfida di tutto l'ecumenismo: la preghiera di Cristo per la perfetta unità di tutti i suoi seguaci. Nel presentarci questa sfida, la Parola di Dio ci conduce, mediante il suo potere, a lavorare e pregare con Cristo per ciò che egli tanto ardentemente desidera.


5. La Parola di Dio, è, infine, un intero programma per la Chiesa d'oggi. Nelle parole del Concilio Vaticano II: "Insieme con la sacra Tradizione, la Chiesa ha sempre considerato e considera le Divine Scritture come la regola suprema della propria fede" (DV 21). La Parola di Dio dà significato a tutte le attività della Chiesa; è il criterio per tutte le sue azioni, e per il suo intero programma di vita.

Proprio come la preghiera ci conduce alle Sacre Scritture, così la Scrittura nutre la preghiera. Per questa ragione non possiamo mai cessare di raccomandare la Sacra Scrittura ai nostri sacerdoti, seminaristi e laici; essa è anche al centro della vita religiosa consacrata. Degna di speciale menzione è la meravigliosa pratica raccomandata dal mio predecessore Pio Xll nella sua nota enciclica "Divino Afflante Spiritu": la lettura giornaliera della Bibbia nelle famiglie cristiane.

I benefici della meditazione e dello studio della Bibbia sono incalcolabili. Le Scritture rimangono la base per la nostra preghiera. E' la potenza della Parola di Dio proclamata nello Spirito Santo che dà autorità ed eloquenza al predicatore e lo rende capace di toccare i cuori umani: "Infatti la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio..." (He 4,12).

Nelle Sacre Scritture la Chiesa è in contatto con Cristo, di cui tutti gli autori sacri hanno scritto - il Cristo che diviene per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione (1Co 1,30). Attraverso le pagine della Sacra Scrittura e nella loro proclamazione Gesù Cristo vive con e per il suo popolo e comunica il suo vivificante messaggio di salvezza. Al centro di tutta la Scrittura c'è la persona di Cristo, eterno Figlio di Dio, Verbo Incarnato del Padre e Figlio della Vergine Maria. Attraverso le Scritture Cristo appartiene a noi, secondo le parole di san Girolamo: "Non conoscere le Scritture vuol dire non conoscere Cristo" ("In Isaiam", Prolog.).

Venerabili e cari fratelli, possa tutto il clero e il popolo del Galles, insieme a voi che siete i loro Vescovi, trovare gioia sempre nuova e consolazione per la vita quotidiana, come pure nuova forza e speranza per la loro missione ecclesiale, nel servizio della santa Parola di Dio.

Con fede profonda e amore diciamo tutti a Gesù, insieme a Pietro, nell'unità della Chiesa di Cristo: "Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68).

Questo è il messaggio di amore, obbedienza e zelo per la Parola di Dio che io rivolgo a tutta la Chiesa del Galles, insieme alla mia apostolica benedizione e con il mio amore in Cristo Gesù.




1982-11-19 Data estesa: Venerdi 19 Novembre 1982




L'omelia della Messa - Valle del Belice

Titolo: Per la ricostruzione della vostra terra abbiate fiducia soprattutto in voi stessi

Testo:

Fratelli e sorelle della Valle del Belice!


1. "Grazia a voi e pace da Dio nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1Co 1,3). Si compie stamani un desiderio che ho coltivato a lungo nel cuore: quello di venire nella vostra terra, sconvolta dal terribile sisma del 1968, per recarvi la testimonianza del mio affetto e per incoraggiarvi nel generoso impegno con cui state lentamente sollevandovi dalle conseguenze di quel doloroso evento. Sia lodato Iddio che mi concede la gioia di quest'incontro con voi tanto caloroso e cordiale! Saluto il Vecovo di Mazara del Vallo, che ha così efficacemente interpretato i sentimenti dei confratelli delle diocesi di Agrigento, Monreale e Trapani, come pure di tutta la popolazione della Valle e, in particolare di voi, carissimi, che vi siete dati convegno nello stupendo scenario di questo angolo pittoresco della Sicilia. Rivolgo altresi un deferente saluto alle Autorità presenti e ringrazio il Sindaco di Calatafimi che, anche a nome dei colleghi dei Comuni colpiti dal terremoto, mi ha dato il benvenuto con nobili espressioni, che ho molto apprezzato.

Saluto i sacerdoti, i religiosi e le religiose, che condividono quotidianamente le tribolazioni, le gioie e le speranze del gregge loro affidato.

Saluto voi, Uomini e Donne di questa terra, che avete vissuto l'esperienza sconvolgente di quella notte tra il 14 ed il 15 gennaio del 1968 ed avete affrontato, senza lasciarvene piegare, gli indicibili disagi che ad essa hanno fatto seguito in tutti questi anni. Saluto in particolar modo voi giovani, che muovevate allora i primi passi nell'esistenza o che non eravate nati ancora: il futuro della Valle del Belice è nelle vostre mani!


2. Ho voluto che la mia prima sosta tra le genti della Sicilia fosse qui, nella terra del Belice. Non soltanto perché è giusto che il padre si volga innanzitutto verso i figli più provati, ma anche perché avevo verso di voi il debito di una promessa. Monsignor Trapani lo ha giustamente ricordato: quando lo scorso anno una delegazione dei Comuni di questa zona venne a rendermi visita in Vaticano, io promisi che avrei ricambiato la gentilezza recandomi di persona nella vostra terra per guardavi negli occhi e perché voi poteste leggere sul mio volto l'intensità dei sentimenti che nutro per voi, per i vostri vecchi, per i malati, per i vostri bambini.

Si, i vostri bambini. Un gruppo di essi venne qualche anno fa a Roma e fu accolto anche dal mio predecessore, il Papa Paolo VI, il quale, intrattenendosi con loro, ebbe a dire tra l'altro: "Sappiate che noi saremo i vostri avvocati". La mia visita di oggi si colloca in ideale continuità con l'impegno preso da quel grande Papa nei vostri confronti. Io sono qui per testimoniarvi che la sollecitudine della Chiesa, manifestatasi in vario modo negli anni scorsi, non è venuta meno, ma permane sempre viva ed operante. Sono qui, altresi, per toccare con mano che, nonostante gli oltre quattordici anni passati da quella terribile notte, le conseguenze del sisma non sono ancora state completamente cancellate.

Permane tuttora particolarmente grave il problema della casa: molte famiglie vivono ancora in baracche, sopportando il peso di si precario stato di cose, indegno di persone civili. Come non levare la voce per denunciare l'innaturale perdurare di una situazione tanto penosa? La casa è esigenza primaria e fondamentale per l'uomo: in essa fioriscono gli affetti familiari, si educano i figli e si godono i frutti del proprio lavoro.

In una Sicilia ricca di storia, di civiltà di tradizioni familiari umane e cristiane, la baracca è una degradazione ed un segno di precarietà, che offende ed umilia. Sia dunque offerta a tutti la possibilità d'una casa decorosa; sia offerta particolarmente ai bambini, i quali hanno bisogno d'un loro nido, d'un luogo sereno e caldo, dove crescere e svilupparsi, senza il rischio di traumi e di malattie.

La mia presenza tra voi, carissimi, vuol essere richiamo ai responsabili e a tutte le persone di buona volontà perché si adoperino, tanto nell'ambito pubblico quanto in quello privato, per affrettare i tempi della ripresa, favorendo il completamento dei piani edilizi ed il rilancio economico e sociale di questa terra del Belice, che ha nelle doti di mente e di cuore dei suoi abitanti i presupposti sicuri per significativi progressi a vantaggio proprio e dell'intera comunità nazionale.


3. Ma, cittadini del Belice, pur sollecitando il doveroso aiuto degli organismi amministrativi, dico a voi: abbiate fiducia soprattutto in voi stessi! Questi anni di traversie non vi hanno portato soltanto privazioni e sofferenze; essi hanno anche rivelato in voi insospettabili riserve di abnegazione e di coraggio, meravigliose risorse di inventiva e di generosità, commoventi slanci di altruismo e di solidarietà. Voi avete dunque ragione di far conto sulle vostre energie per l'impegno di ricostruzione, da cui dipende il vostro futuro.

Certo, è giusto che possiate contare anche sull'apporto della comunità nazionale e sull'onestà di quanti sono preposti all'erogazione del pubblico denaro o alla sua traduzione in opere di comune utilità. Non tutto purtroppo, in questa materia, si è svolto con la necessaria limpidezza, ed è noto che in tali carenze sono state ravvisate da molte parti le ragioni di lentezze e di inadempienze nell'opera di ricostruzione.

E' doveroso, pertanto, fare appello al senso di responsabilità di politici, amministratori, appaltatori. E' pero necessario richiamare anche ciascun privato cittadino alla consapevolezza dei doveri che su di lui gravano nei confronti del bene comune. E' solo col solidale contributo di tutti che si può far fronte a calamità naturali di questa portata ed avanzare sulla strada del civile progresso, creando spazi convenienti alle nuove generazioni, le quali s'affacciano all'esistenza e chiedono di poter recare il contributo delle loro fresche energie al comune benessere.


4. Fratelli e sorelle della Valle del Belice! Ciò che in tempi di difficoltà e di crisi urge soprattutto promuovere è la formazione di coscienze mature, sensibili all'appello dei valori morali. La ricostruzione materiale della vostra terra si attuerà in modo pienamente soddisfacente e darà frutti durevoli nel tempo, se poggerà sulla salda roccia dei valori morali che hanno formato il patrimonio dei vostri antenati, consentendo loro di sopravvivere a difficoltà non minori di quelle da voi oggi affrontate.

Voi sapete quali sono stati i valori che hanno ispirato le scelte di vita dei vostri padri: nonostante le debolezze e le deviazioni che hanno segnato anche le epoche precedenti, è fuor di dubbio che la fede ha illuminato e sorretto i vostri avi, purificandone progressivamente i sentimenti ed orientandone le scelte in senso sempre più conforme alle esigenze della dignità di uomini e di figli di Dio.

E' a questa sorgente che deve attingere anche la presente generazione, se vuole raggiungere quei traguardi di libertà, di giustizia e di pace a cui appassionatamente aspira. La fede infatti apre il cuore a Cristo. E Cristo sa "quello che c'è in ogni uomo" (Jn 2,25). Lui può quindi indicarvi la giusta strada per la piena attuazione delle speranze e degli ideali che ardono nel vostro animo.

Non abbiate dunque paura di Cristo, ma apritegli le porte del vostro cuore!


5. Noi siamo ora raccolti intorno all'altare, sul quale egli rinnoverà il mistero della sua passione e della sua risurrezione. Egli è dunque in mezzo a noi. Come non pensare alla scena descritta nella pagina evangelica, testé proclamata? Anche allora c'era molta folla intorno a Gesù, e fu in quella circostanza che il Maestro divino, a chi gli annunciava l'arrivo della Madre e dei parenti, rispose "girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno": "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre" (cfr. Mc 3,31-35).

"Chi compie la volontà di Dio". Ciascuno senta su di sé lo sguardo indagatore di Cristo, mentre egli ripete per noi queste parole. Il criterio enunciato quel giorno resta valido nei secoli. Ciò che decide dell'appartenenza a Cristo, stabilendo fra lui e l'anima un vincolo spirituale così profondo da poter essere assimilato a quello che lega fra loro i membri della stessa famiglia, è il "compiere la volontà di Dio". Non v'è altro titolo che, agli occhi di Cristo, possa sostituire quest'unico, fosse pur quello della maternità puramente fisica.

Se Maria è la prima creatura nei piani di Dio, ciò è dovuto al fatto che oltre ad essere la madre di Cristo secondo la carne, ha anche accolto la Parola di Dio con disponibilità totale, facendone in ogni ora del giorno sostanza viva della propria esistenza.

Per questo ella "è riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa e sua figura ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità" (LG 35). A lei, pertanto, ciascun fedele deve guardare per apprendere come si "compie la volontà di Dio" e come si entra in comunione di vita con Cristo, Verbo di Dio disceso dal cielo per amore dell'uomo.


6. Genti del Belice, io affido la vostra terra alla materna protezione della Vergine santissima: la sua effigie ho benedetto poco fa, invocandone l'intercessione per le numerose vittime del terremoto, i cui nomi sono iscritti nella stele marmorea ai suoi piedi.

Accolga Maria sotto il suo manto ciascuno di voi, le vostre comunità, le singole famiglie, e custodisca vivida e ardente nei vostri cuori la fiamma della fede. Salvaguardi nei bambini il candore dell'innocenza; susciti nei giovani la passione per i grandi ideali; ispiri agli sposi il senso vivo della sacralità dell'amore; difenda l'età matura dalle tentazioni dell'opportunismo e del compromesso; conforti la vecchiaia, variamente provata nel corpo e nello spirito, col balsamo interiore della speranza.

Col suo aiuto possa questa vostra terra, carissimi fratelli e sorelle, insieme con l'intera isola di Sicilia restare salda nella professione della fede, continuando a meritare di essere annoverata tra quelle "nazioni numerose" per le quali il profeta Zaccaria previde che avrebbero "aderito al Signore" e sarebbero diventate "suo popolo". Possa dirsi sempre di questa Isola, sulla quale popoli diversi hanno lasciato tracce gloriose del loro passato, la parola solenne che abbiamo ascoltato nella prima lettura di oggi: "Egli, il Signore, dimorerà in mezzo a te" (Za 2,15).

Se il Signore "dimorerà in mezzo a te", terra di Sicilia che emergi dal mare più ricca di storia, e nei secoli sei stata un crocevia di popoli, potrai svolgere anche nel futuro un ruolo provvidenziale di raccordo tra l'Oriente e l'Occidente, e favorire l'incontro tra civiltà diverse, su tutte riverberando la luce portata agli uomini dal Cristo, Figlio di Dio e Figlio di Maria.

Si, il Signore "dimorerà in mezzo a te". Non dimenticarlo! Sta qui il segreto dei tuoi futuri destini.




1982-11-20 Data estesa: Sabato 20 Novembre 1982




Alla comunità civile palermitana - Palermo

Titolo: Ridate forza alla voce della coscienza per restituire a Palermo pace e serenità

Testo:

Illustri Signori! Carissimi fratelli e sorelle!


1. Ringrazio sinceramente il Signor Ministro, il Presidente della Regione Siciliana e il Sindaco di Palermo per le nobili espressioni con cui hanno accolto il mio viaggio apostolico in questa Città, la capitale dell'Isola del sole; e ringrazio altresi tutti coloro che hanno voluto, al mio arrivo, manifestarmi il loro entusiasmo e la loro gioia.

Da parte mia, vi dico la mia grande letizia nell'essere finalmente qui, con voi, fra voi, per questa visita pastorale, che si compie in occasione dell'importante ricorrenza liturgica di Cristo Re. Giunga a voi tutti il mio saluto cordiale; un saluto che estendo volentieri alle popolazioni degli altri centri dell'Isola, nella speranza di poter ritornare in futuro a visitare di persona anche le loro comunità. Mi pare di sentire oggi con noi tutti gli abitanti della Sicilia, presenti qui, in questa antica ed illustre Capitale, che durante la sua plurisecolare storia ha spesso svolto un ruolo di protagonista: centro di convergenza e di incontro - come del resto tutta quest'Isola - di culture diverse; capitale durante il periodo degli Arabi e dei Normanni; ricca di insigni monumenti e importante centro culturale ed artistico.

Ma questa storia gloriosa, frutto del genio proprio del popolo palermitano, è stata arricchita ed animata nei secoli dalla fede cristiana, intensa e profonda, che ha trovato la sua più alta e pura espressione nei santi e nelle sante, fioriti, nel corso dei secoli, in Palermo e in tutta la Sicilia. Non posso non ricordare la vostra santa Rosalia, la "santuzza", che voi venerate ed onorate e che, dal Monte Pellegrino, veglia sulla vostra città, di cui è patrona.

Il vostro senso religioso ha ispirato ed orientato per secoli la vita familiare; l'esemplare capacità di donazione e di solidarietà verso gli altri, specialmente i sofferenti; l'innato rispetto per la vita; l'ammirevole senso del dovere e dell'onore. E questo profondo senso religioso ha trovato una delicata manifestazione nella secolare devozione a Maria santissima Immacolata, celeste patrona dell'arcidiocesi palermitana, la cui festività è celebrata in Sicilia fin dal IX secolo.


2. Quando gli antichi Greci approdarono in questa zona, la chiamarono "Panormo", cioè "tutto porto aperto"; un nome che voleva indicare sicurezza, pace, serenità.

E venendo per la prima volta fra di voi, il mio augurio è che veramente questa Città, mantenendo sempre vivi i valori migliori della sua storia e della sua tradizione, sappia sempre realizzare per i suoi abitanti e per tutto il resto della Nazione l'auspicio di serenità e di pace, sintetizzato nel suo nome.

Questo comune desiderio può essere attuato soltanto mediante la collaborazione fattiva, continua e sincera di tutti i cittadini palermitani, e nel rispetto dei dettami della coscienza la quale, in nome di Dio, impegna a fare il bene ed a fuggire il male; ad amare e non ad odiare. Occorre pertanto ridare forza alla voce della coscienza, che ci parla della Legge di Dio, di quella Legge che egli ha inciso nel nostro spirito e che corrisponde alle esigemze della vera dignità della persona umana.

E' alla luce di questa voce che vanno affrontati e risolti i problemi morali, che sorgono tanto nella vita dei singoli che in quelli della società.

Occorre cercare sempre la verità e il bene, impegnandosi con tutte le forze a realizzarli nella vita personale ed in quella dei rapporti comunitari.


3. La realizzazione concreta di quell'augurio di serenità e di pace, implicito nel nome della vostra città, impegna tutti, direttamente e personalmente, alla promozione del bene comune e, in particolare, al continuo ed effettivo rispetto della persona umana, alla vigile ed amorevole attenzione ai bisogni dei più piccoli, degli emarginati, degli "ultimi": sono queste infatti le condizioni fondamentali per una civile ed ordinata convivenza alla quale Palermo vuole tendere per essere oggi porto sicuro di vita concorde, serena ed onesta. I fatti di violenza barbara, che da troppo tempo insanguinano le strade di questa splendida Città, offendono la dignità umana; come la offendono anche le condizioni subumane di vita, le discriminazioni nei diritti fondamentali, le disuguaglianze economiche e sociali: fenomeni che sono contrari alla giustizia, alla equità, alla pace sociale ed inquinano i rapporti umani impedendo il raggiungimento del bene comune, cioè dell'insieme di quelle condizioni di vita sociale, che permettono ai singoli ed ai gruppi di raggiungere più pienamente e più speditamente la propria maturazione e perfezione.

Non dubito che voi tutti, fratelli e sorelle, guardando al vostro glorioso passato, sappiate impegnarvi nel costruire il presente, forti soprattutto della vostra grande tradizione cristiana, per preparare il vostro futuro. E' l'augurio che di cuore formulo.

Diletta Palermo, approdo aperto, approdo sicuro, vivi in serenità e pace!




1982-11-20 Data estesa: Sabato 20 Novembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - I mass media