GPII 1982 Insegnamenti - Ai partecipanti al convegno del "Movimento per la vita" - Città del Vaticano (Roma)

Ai partecipanti al convegno del "Movimento per la vita" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il progresso scientifico non può prescindere dalla dignità del trascendente destino dell'uomo

Testo:

Illustri Signori.


1. Con viva gioia vi rivolgo il mio cordiale benvenuto, accogliendovi in questa particolare Udienza al termine del vostro Convegno Internazionale su "Diagnosi prenatale e trattamento chirurgico delle malformazioni congenite". Saluto e ringrazio il professor Bompiani che ha voluto gentilmente informarmi circa i risultati raggiunti nel corso dei lavori e, con lui, saluto altresi quanti hanno recato il loro contributo scientifico all'approfondimento di un tema tanto nuovo e tanto promettente.

Il mio saluto si estende, poi, ai promotori del Convegno, ai membri cioè di quel "Movimento per la Vita" che generosamente si prodigano nella ricerca di ogni via utile alla tutela ed alla promozione di questo fondamentale valore della persona. Colgo volentieri quest'occasione per esprimere ai dirigenti del Movimento ed a coloro che ne sostengono le iniziative il mio sincero apprezzamento, esortandoli a non lasciarsi frenare nell'impegno a servizio di così nobile causa da difficoltà ed ostacoli che potessero incontrare sul loro cammino.

Una parola di saluto desidero riservare, infine, ai responsabili della Federazione Casse Rurali ed Artigiane, che col loro generoso contributo hanno consentito l'attuazione del Convegno. Le finalità sociali a cui s'ispira l'azione dei loro Istituti possono ben esprimersi in iniziative volte, come la presente, alla promozione della vita, giacché su questo valore poggia ogni altra realizzazione umana.


2. Il tema affrontato apre prospettive di grande rilievo circa interventi curativi sconosciuti alla medicina ed alla chirurgia del passato, e che il moderno progresso scientifico rende oggi possibili o promette di rendere possibili nel prossimo futuro. Il cristiano, come del resto ogni uomo di buona volontà, non può che rallegrarsi per i passi che la scienza muove sulla strada aperta verso terapie sempre più tempestive ed efficaci, anche nei campi più delicati e cruciali. Nel prendere atto con gioia dei risultati finora ottenuti, la Chiesa è ben lieta di incoraggiare quanti mettono a frutto i talenti della loro intelligenza in quel settore importantissimo della ricerca medica, che concerne i primi mesi di esistenza dell'essere umano.

Non è chi non avverta, per altro, i rischi a cui va incontro ogni intervento terapeutico su di un essere che, essendo appena sbocciato alla vita, è particolarmente fragile ed esposto, più che in tempi successivi, ad esiti letali o a danni irreversibili. Memore del precetto dell'antica saggezza: "primum non nocere", l'uomo di scienza porrà pertanto ogni cura nel non danneggiare quella vita che egli intende salvare e migliorare, ispirando le sue decisioni alla massima prudenza e cautela.

A questo proposito, converrà intanto ribadire che molte malformazioni congenite, essendo di natura ereditaria, possono essere opportunamente prevenute in sede di consultorio matrimoniale, tenendo presenti i sempre validi orientamenti indicati in questa materia dal Papa Pio XII (cfr. "Discorso ai partecipanti al VII Congresso Internazionale di Ematologia, 12 novembre 1958: AAS 50 [1958] 732-740).

Le scoperte del padre Gregorio Mendel, e della Genetica che da esse prese origine, consentono di quantificare il rischio di malattie ereditarie. Compito del Sanitario responsabile sarà perciò quello di valutare, nel vasto àmbito delle malformazioni possibili, quelle che risultano probabili sulla base di un attento studio dell'albero genealogico delle persone interessate a chiamare alla vita un nuovo essere.


3. Oggetto particolare delle vostre riflessioni nel corso di questo Convegno sono state le malformazioni già in atto nel concepito e le varie tecniche a cui è possibile ricorrere allo scopo di porle in evidenza e di tempestivamente curarle.

E' argomento, questo, che rientra unicamente nella vostra competenza.

A me qui preme di richiamare alcuni valori morali di fondo, ai quali è doveroso riferirsi costantemente, se si vuole evitare che avanzamenti nel campo della scienza si rivelino invece paurosi arretramenti nel campo dell'umano.

In questa prospettiva occorre innanzitutto riaffermare la sacralità della funzione procreativa, nella quale l'uomo e la donna collaborano con Dio in ordine alla propagazione della vita umana secondo i piani della sua trascendente economia. Non è il caso che ripeta qui quanto ho scritto nell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio" a questo proposito. Non posso pero fare a meno di ribadire la severa condanna, radicata nella stessa legge naturale, di ogni diretto attentato alla vita dell'innocente: l'essere umano che si sviluppa nel seno materno è l'innocente per antonomasia.

E' chiaro pertanto che le ricerche endouterine tendenti ad individuare precocemente embrioni o feti tarati per poterli eliminare prontamente mediante l'aborto, sono da ritenere viziate all'origine e, come tali, moralmente inammissibili. Ugualmente inaccettabile è ogni forma di sperimentazione sul feto che possa danneggiarne l'integrità o peggiorarne le condizioni, a meno che si tratti di un tentativo estremo di salvarlo da morte sicura, giacché vale per esso il principio generale che interdice la strumentalizzazione di un essere umano a vantaggio della scienza o del benessere altrui.


4. Quali saranno, dunque, i criteri ai quali si ispirerà il Sanitario desideroso di conformare la propria condotta ai fondamentali valori della norma morale? Egli dovrà innanzitutto valutare attentamente le eventuali conseguenze negative che l'uso necessario di una determinata tecnica d'indagine può avere sul concepito, ed eviterà il ricorso a procedimenti diagnostici circa la cui onesta finalità e sostanziale innocuità non si possiedono sufficienti garanzie. E se, come spesso avviene nelle scelte umane, un coefficiente di rischio dovrà essere affrontato, egli si preoccuperà di verificare che esso sia compensato da una vera urgenza della diagnosi e dall'importanza dei risultati con essa raggiungibili in favore del concepito stesso.

Quando poi fosse appurata la presenza di una malformazione, il Sanitario non mancherà di porre in essere tutti i sussidi terapeutici sicuri che, allo stato attuale della ricerca, sono disponibili: non solo quindi le terapie mediche da tempo in uso, ma anche, ovviamente quando la preparazione glielo consenta, quei recenti interventi chirurgici che, sulla base delle informazioni rese note anche nel vostro Congresso, stanno dando risultati di sorprendente portata. La decisione circa il ricorso al trattamento chirurgico o la rinuncia ad esso e la scelta eventuale del tipo di intervento, come pure della tecnica concreta in esso utilizzabile, sono questioni che il Sanitario stesso dovrà risolvere secondo scienza e coscienza, avendo cura di accertarsi che l'intervento sia realmente necessario, liberamente consentito dai genitori e tale da offrire, di norma, probabilità di successo nettamente superiori a quelle contrarie.

Vi sono purtroppo malformazioni, derivanti spesso da malattie cromosomiche, che sfuggono, almeno per ora, ad interventi terapeutici di carattere risolutivo. Anche in questi casi la medicina farà quanto è in suo potere per alleviare le manifestazioni del morbo, ma si guarderà scrupolosamente da ogni trattamento che possa costituire una forma larvata di aborto provocato. Il portatore di tale anomalia, infatti, non perde per questo le prerogative proprie di un essere umano, al quale deve essere tributato il rispetto a cui ha diritto ogni paziente.


5. Illustri Signori, i principi morali testé richiamati non costituiscono - voi lo sapete - ostacolo ad un progresso scientifico che voglia anche essere progresso dell'uomo visto nella superiore dignità del suo trascendente destino. Uno dei più gravi rischi, ai quali è esposta questa nostra epoca, è infatti il divorzio tra scienza e morale, tra le possibilità offerte da una tecnologia proiettata verso traguardi sempre più stupefacenti e le norme etiche emergenti da una natura sempre più trascurata. E' necessario che tutte le persone responsabili siano concordi nel riaffermare la priorità dell'etica sulla tecnica, il primato della persona sulle cose, la superiorità dello spirito sulla materia. Solo a questa condizione il progresso scientifico, che per tanti suoi aspetti ci entusiasma, non si trasformerà in una sorta di moderno Moloch che divora gli incauti suoi adepti.

"L'uomo supera infinitamente l'uomo" ha scritto Pascal ("Pensées", 434).

Questa intuizione, alla quale può giungere la ragione con i soli suoi mezzi, è rafforzata dalla fede che mostra nell'uomo il capolavoro del Creatore, rinnovato nel sangue di Cristo e chiamato ad entrare per l'eternità nella famiglia dei figli di Dio.

Queste profonde verità della ragione e della fede, cari Medici e Chirurghi, illuminino sempre la vostra nobile attività, orientandola verso scelte operative dalle quali non sia giammai offeso il supremo valore della dignità della persona.

Con questo augurio imparto di gran cuore a voi ed a tutti i presenti, come pure ai rispettivi familiari, l'apostolica benedizione, propiziatrice di ogni desiderato favore celeste.




1982-12-03 Data estesa: Venerdi 3 Dicembre 1982




All'unione giuristi cattolici italiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I principi supremi della morale fonte genuina del diritto

Testo:

Illustri Signori.


1. Sono lieto di dirigere il mio benvenuto cordiale a voi, Giuristi Cattolici, che siete convenuti a Roma per partecipare al XXXIII Convegno promosso dalla vostra Unione; ansiosi di riflettere insieme circa un tema di vivo interesse; sempre attenti alle istanze ed ai fermenti che la società esprime nel suo procedere storico.

L'impegno della vostra indagine non mancherà di offrire un competente contributo ad una sempre più affinata interpretazione delle leggi costituzionali dello Stato ed all'incremento della loro equa applicazione; esso testimonierà, soprattutto, quell'afflato cristiano, col quale intendete animare il campo della vostra attività professionale.


2. In questo incontro - da voi sollecitato e che rinnova in me sentimenti di affezione e di apprezzamento - desidero soffermarmi anzitutto sull'impegno specifico del Giurista cattolico nella comunità civile di oggi, sia dal punto di vista della sua personale responsabilità, come da quello della sua appartenenza alla vostra Associazione.

L'accettazione della "dottrina e morale cattolica" ("Statuto dell'UGCI", articolo 6), richiesta quale irrinunciabile presupposto per la vostra partecipazione associativa, è indubbiamente carica di conseguenze: la fedele adesione agli insegnamenti della Chiesa deve accompagnarsi, sul piano della condotta privata, familiare e professionale, con una scelta di chiara e forte testimonianza. La deontologia professionale acquista così per il giurista cattolico un significato più profondo e peculiare, implicando il superamento di una concezione etica meramente laica, per raggiungere una sintesi in cui i principi evangelici sono determinanti.


3. Se nel comportamento morale dei suoi soci l'Unione offre la prima testimonianza di specificità, è tuttavia nella propria globale dinamicità - in quanto associazione - che essa raggiunge la sua giustificazione ultima e la sua collocazione ecclesiale. E' necessario che la vostra Unione contribuisca "all'attuazione dell'etica cristiana nella scienza giuridica, nell'attività legislativa, giudiziaria e amministrativa, in tutta la vita pubblica e professionale" (articolo 2). Al raggiungimento di tale scopo si ispirano i vostri Convegni annuali, nei quali appunto i problemi giuridici correnti, e quelli con saggia preveggenza anticipati, sono esaminati e presentati alla luce del pensiero cristiano, per trovare in esso le direttive di soluzione.

Con ciò non si vuole fare confusione tra morale e diritto; ma si intende ricondurre questo alla sua fonte genuina, collegandolo con quei principi supremi senza i quali o contro i quali cesserebbe di essere diritto. Se san Tommaso ci ricorda che la legge umana, per essere giusta, deve poter ricondursi alla legge naturale (cfr. "In III Sent.", d. 37, q.1, a.3, sol.), il Concilio Vaticano II riconferma il principio che "la norma suprema della vita umana è la stessa legge divina, eterna, oggettiva e universale" (DH 3), trovando le leggi umane il proprio valore e la propria tutela solo nell'ordine morale.

Anche se non è vostro compito istituzionale il legiferare, siete sempre operatori del diritto e come tali potete esercitare un influsso efficace e benefico sulla formazione, l'evoluzione e l'applicazione pratica delle leggi vigenti, immettendo, con coraggioso proposito, nell'impetuoso fiume del pensiero giuridico, correnti benefiche di dottrina che informino e trasformino, come il lievito evangelico, quanto talora di incongruo o di inaccettabile possa aver prodotto la legislazione positiva o l'attuazione pratica di essa.


4. A tale fine sarà sempre da ricordare che la legge non può avere altro fine al di fuori del bene comune, cioè quello dell'intera società (cfr. san Tommaso d'Aquino, I-II 90,4), e che tale bene dev'essere rapportato alla struttura globale della persona umana che accusa, accanto a necessità temporali, aspirazioni e proiezioni trascendenti.

E' su tale terreno della persona umana, "principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali" (GS 25), che è possibile un incontro con ogni uomo di buona volontà, per la ricostruzione della nozione, che sembrerebbe tanto rimossa, di una morale oggettiva e di un clima generale, nel quale i valori basilari dell'uomo e della società non siano inficiati da un relativismo paralizzante e spesso distruttivo.


5. A questo riguardo, mi sia consentita una riflessione conclusiva che tocca da vicino il tema del vostro Convegno. E' stato detto che lo Stato è essenzialmente organismo giuridico quanto alla forma ed organismo etico per ciò che riguarda la sostanza. Anche in una società cosiddetta pluralista, attraversata da un triplice pluralismo che potremmo definire "ideologico", "etico" e "pedagogico" - si pensi all'espressione che quest'ultimo trova nei mezzi di comunicazione sociale - lo Stato non può porsi come entità che semplicemente riflette e riassume in una congerie deterministica le varie tendenze della compagine civile, ma dovrà necessariamente porre in luce, con esame critico, e difendere i legittimi interessi nei quali e con i quali l'uomo si perfeziona e si esprime, formulando leggi a ciò consentanee.

L'uomo non è soltanto essere fisico-temporale, bisognoso di vitto, di casa e di lavoro, ma è anzitutto realtà spirituale che accusa ineludibili esigenze di "significati", cioè esigenze di verità, di amore, di gioia, di sicurezza, di serenità, di giustificazioni del vivere. Tali "significati" sono essenziali per l'uomo: da ciò discende che la società, non solo per obbedienza alla legge divina, naturale e positiva, ma per la sua stessa sopravvivenza, in quanto comunità di persone, deve tutelare ed incrementare i suddetti valori.

Uno Stato "neutrale" di fronte ad essi è destinato al dissolvimento.

Esso non è certamente la fonte della moralità e nemmeno la sintesi totalitaria ed arbitraria delle componenti sociali, bensi l'istituzione organizzata, che garantisce e tutela i diritti della persona umana, integrando il loro esercizio nell'armonia del bene comune.

Cari Giuristi Cattolici, Cristo ha dato coscienza nuova e prerogative superiori alla dignità dell'uomo. Non tralasciate fatica, non trascurate impegno, al fine di far si che le norme positive siano sempre ricondotte, anche in questa società pluralista, nell'alveo della moralità naturale, dell'etica cristiana, in quanto essa ha di valore universale.

Su questa specifica testimonianza, che la Chiesa da voi attende, invoco la gioia di Cristo Salvatore, di cui ci prepariamo a celebrare il Natale: "Egli è venuto a cercarci quando noi non lo cercavamo; è venuto a cercarci perché noi lo cercassimo" (Sant'Agostino, "Confessiones", XI, 2,4).

In questo cammino alla ricerca del volto di Cristo, anche nelle leggi degli uomini, vi accompagni la mia benedizione apostolica.




1982-12-04 Data estesa: Sabato 4 Dicembre 1982




Sala del Trono - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il saluto ai calciatori del "Varese"

Testo:

Carissimi! Sono lieto per questo odierno incontro, che avete tanto desiderato al fine di rendere una ulteriore testimonianza della vostra fede cristiana. In tal modo il vostro viaggio a Roma, oltre che una adempienza professionale, è anche un pellegrinaggio alla Tomba del Principe degli Apostoli, San Pietro, sul quale Cristo ha fondato la sua Chiesa.

Al mio ringraziamento per questo vostro delicato gesto, unisco l'auspicio, sincero e cordiale, che tale fede animi, fecondi ed orienti tutto il vostro comportamento quotidiano, individuale e sociale, e perciò anche le vostre attività agonistiche e sportive.

Oltre che una nobile attività umana, capace di dare entusiasmo a milioni di persone per la sua carica fondamentale di "divertimento" nel senso più pieno e positivo del termine, lo sport può e deve assumere una dimensione cristiana, quando contribuisce alla elevazione interiore degli atleti stessi, dei loro amici e dei loro ammiratori; e questo avviene se esso viene praticato e vissuto non per semplici ed esclusive finalità competitive e lucrative, portate talvolta alla esasperazione ed alla violenza - sempre deprecabili e condannabili in quanto estranee all'autentico sport - ma per quegli ideali di solidarietà, di fratellanza, di amicizia, di universalismo, di giustizia, di correttezza, di lealtà, che debbono stare alla base di ogni forma sportiva.

E' in tale prospettiva - che è poi quella della dignità della persona umana - che formo voti per la vostra attività; e mentre invoco dal Signore su di voi, sulle vostre famiglie e su quanti vi sono cari l'effusione di favori e grazie celesti, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.




1982-12-04 Data estesa: Sabato 4 Dicembre 1982




Angelus Domini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le visite dei vescovi alla Sede di Pietro rinsaldano l'unità della Chiesa

Testo:


1. Ogni cinque anni i miei fratelli nell'Episcopato vengono a Roma da tutte le parti del mondo, a seconda dei singoli paesi e continenti, per visitare "le memorie degli Apostoli" (ad limina Apostolorum), conforme ad un'antichissima tradizione.

E' un avvenimento importante, che serve a rinnovare il legame che stringe tutte le Chiese nella loro unità cattolica mediante la Chiesa di Roma.

Come già domenica scorsa, nel recitare la preghiera dell'"Angelus", desidero corrispondere a queste visite, ricordando, uno dopo l'altro, i singoli Episcopati dei vari paesi. Con la preghiera esprimo il mio ringraziamento ai cari confratelli nel Servizio Episcopale, con i quali mi unisce l'identità del ministero nella Chiesa di Dio.


2. Nella domenica odierna il mio pensiero va in particolare ai vescovi del Madagascar, i quali sono venuti in visita ad limina nello scorso mese di maggio.

Sono 24 Vescovi, col Cardinale Arcivescovo di Tananarive, per una comunità cattolica che corrisponde al 22% di una popolazione di circa 9 milioni di abitanti.

I Presuli mi hanno aggiornato sulla situazione delle loro diocesi, parlandomi della vitalità e della fedeltà di quei cattolici, e delle difficoltà e speranze delle loro comunità, a cui invio il mio affettuoso saluto e incoraggiamento.

I sacerdoti diocesani sono circa 150, mentre i religiosi, compresi i fratelli laici, superano gli 800, dei quali una parte sono autoctoni e gli altri sono missionari. Le religiose raggiungono quasi la cifra di 2000.

Un lavoro particolarmente benemerito e prezioso è svolto dai circa 7500 catechisti.

I seminari, contando i vari piccoli seminari minori, sono 13 e alimentano consolanti speranze per l'avvenire.

La Chiesa svolge un'intensa attività anche a livello scolastico e assistenziale: la sua testimonianza cristiana assume così una rilevanza sociale.

Insieme con questi vescovi ho pregato il Signore, perché aiuti la Chiesa in Madagascar a crescere e svilupparsi sempre più nella fedeltà al Vangelo e all'uomo, superando, con la grazia di Dio, le difficoltà. E invito pure tutti voi a ricordarvi di queste intenzioni nelle vostre preghiere.


3. E ora, con alcune parole tratte dalla lettera di San Paolo ai Filippesi, vorrei esprimere ciò che unisce tutti i vescovi in Cristo e nella Chiesa. Sono parole che leggiamo nella liturgia dell'odierna Domenica d'Avvento: "Ringrazio il mio Dio..., pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che Colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Ph 1,4-6).


4. "Quest'opera", "quest'opera buona", legata al servizio di ogni vescovo, la raccomandiamo ora alla Vergine, che ha accolto nel suo cuore ed ha preparato con la sua maternità l'Avvento del Dio-Uomo.




1982-12-05 Data estesa: Domenica 5 Dicembre 1982




L'omelia nella parrocchia del santissimo Redentore a Val Melaina - Roma

Titolo: La misura dell'Avvento al livello personale è il progresso spirituale di ciascun essere umano

Testo:


1. "Preparate la via del Signore" (Lc 3,4).

Oggi, nella seconda Domenica di Avvento, la Liturgia dirige i nostri pensieri verso quella regione, in cui si doveva compiere la venuta storica di Dio.

Quindi conosciamo prima esattamente il momento storico. L'evangelista Luca elenca per nome tutti quelli che allora esercitavano il potere sul popolo di quella terra, cioè della terra santa.

Mediante la prima lettura e il Salmo responsoriale si stende dinanzi a noi l'immagine geografica della regione del Divino Avvento.

Vediamo prima di tutto la città di Gerusalemme, alla quale il profeta Baruc parla così: "Sorgi, o Gerusalemme, e sta' in piedi sull'altura, / e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti / da occidente ad oriente, / alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio" (Ba 5,5).

Da oriente ad occidente si estendono montagne, colline e valli. Il paese è pieno di dislivelli. E il profeta Baruc parla della loro "spianatura". Parla pure delle "selve e ogni albero odoroso", che "faranno ombra ad Israele" (v. 8).


2. Proprio sullo sfondo di questo paesaggio sta oggi sulla riva del Giordano Giovanni, figlio di Zaccaria.

"La parola di Dio scese su Giovanni figlio di Zaccaria, nel deserto" (Lc 3,2).

E proprio allo stesso paesaggio, sul quale si è concentrata una volta l'attenzione dei profeti Baruc e Isaia, egli sembra attingere ispirazione quando predica "un battesimo di conversione per il perdono dei peccati" (v. 3).

Infatti dice così: "Voce di uno che grida nel deserto: / Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri! / Ogni burrone sia riempito, / ogni monte e ogni colle sia abbassato; / i passi tortuosi siano diritti; / i luoghi impervi spianati. / Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!" (vv. 4-6).

C'è in queste parole di Giovanni al Giordano una eco lontana delle immagini dei profeti. E mentre in Isaia prevale la visione messianica dell'avvenire, in Giovanni questa visione diventa una chiamata ed un annuncio del momento: "il Messia è vicinissimo"!


3. In questo modo la Liturgia della Parola della Domenica odierna è piena del contenuto storico dell'Avvento.

Attraverso questo contenuto si svela un'altra chiamata liturgica, non già legata con il lontano passato, ma con il nostro contemporaneo Avvento, quale noi viviamo nella Chiesa del Verbo Incarnato dell'Anno del Signore 1982.

Questo Avvento è penetrato non soltanto dalla preparazione di ciò che deve compiersi, ma anche dalla piena consapevolezza di ciò che si è già compiuto.

Questo Avvento liturgico è l'attesa del Compiuto, la quale tuttavia deve continuamente rinnovarsi nella memoria e nel cuore perché non trascorra nel passato, ma continuamente costituisca la nostra temporalità e il nostro avvenire.

Ripetiamo quindi le parole del Salmo: "Grandi cose ha fatto il Signore per noi (125 [126],3).

Il Salmo è vicino alla visione profetica di Isaia, quando parla di un grande cambiamento che ha subito Sion. Questa santa collina di Gerusalemme appartiene pure, nella Liturgia odierna, alla geografia dell'Avvento: "Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, / ci sembrava di sognare..." (v. 1).

Non sarà forse così in quella notte di Betlemme del Natale del Signore, quando il Signore cambierà la sorte di Sion, così come lo dice il Salmista? Insieme con la venuta del Messia, la tristezza delle anime umane, affaticate dal seminare la vita, non si trasformerà forse in gioia, così come lo dicono le ulteriori parole del Salmo? "Chi semina nelle lacrime / mieterà con giubilo. / Nell'andare, se ne va e piange, / portando la semente da gettare, / ma nel tornare, viene con giubilo, / portando i suoi covoni" (vv. 5-6).


4. L'Avvento è dunque preparazione ad un grande e gioioso cambiamento. Questo cambiamento muterà radicalmente la situazione dell'uomo nel mondo, e compirà "quest'opera buona" che il Signore "ha iniziato nell'uomo".

Di "quest'opera buona" parla l'Apostolo Paolo nella sua lettera ai Filippesi: "Sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest'opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (1,6).

Questa speranza, di cui parla l'Apostolo, è strettamente legata all'Avvento. Questo non è altro che l'annuale meditazione "dell'opera buona" - l'opera della salvezza e della santificazione, l'opera della grazia e dell'amore, che il Signore "ha iniziato" e continuamente "inizia" in ogni uomo ed in ogni generazione fino all'ultima Venuta di Gesù Cristo, quando quell'opera verrà portata "a compimento".

E' necessario che noi comprendiamo l'Avvento come "l'opera di Dio", che si compie in ognuno di noi, e in ognuno di noi deve raggiungere la sua piena misura.

Quest'"opera" si compie mediante "la cooperazione alla diffusione del Vangelo" (v. 5), come dice san Paolo, cioè mediante l'apostolato.

Tuttavia, l'apostolato ha la sua interiore radice nella conoscenza dell'amore di Cristo. E perciò san Paolo prega per i Filippesi: "Che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio (vv. 9-10).

La misura dell'Avvento in ognuno di noi e il progresso interiore, il progresso spirituale dell'uomo: perché possiate "essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio" (vv. 10-11).

Si! La misura dell'Avvento è il progresso interiore, il progresso spirituale dell'uomo. E' necessario che pure con questo metro noi misuriamo l'Avvento di quest'anno. E' necessario che a questo progresso noi dedichiamo tutto il cuore. E' necessario che cerchiamo la purificazione nel sacramento della Penitenza e la fortificazione nell'Eucaristia.


5. Ecco i pensieri che la Parola Divina della Liturgia odierna ha suggerito per l'incontro del Vescovo di Roma con la Parrocchia del santissimo Redentore.

Questo festoso incontro mi dà modo di salutarvi tutti, carissimi parrocchiani, e di esprimervi il mio affetto. In particolare, oltre al Cardinale Vicario e al Vescovo di Zona Monsignor Alessandro Plotti, desidero rivolgere il mio saluto al benemerito Parroco, padre Francesco Zanotto, validamente coadiuvato da alcuni Vice-Parroci della sua stessa famiglia religiosa, la Congregazione dei Missionari di san Carlo o Scalabriniani. Con loro saluto anche le religiose Orsoline, sia quelle di Somasca, che celebrano quest'anno il 50° della loro attiva presenza nel quartiere, sia quelle della Sacra Famiglia di Siracusa. Il mio saluto va poi ai membri del Consiglio Parrocchiale, ai vari Gruppi di responsabilità pastorale, ai Movimenti cattolici presenti nella parrocchia, e ai partecipanti alle diverse e opportune iniziative comunitarie. In special modo, mi compiaccio con i Catechisti e li invito a proseguire con sempre maggiore dedizione il loro prezioso impegno di educazione alla fede. Ai giovani, in particolare a quelli del gruppo "Proposta", va la mia parola di vivo incoraggiamento ad inserirsi sempre più responsabilmente e generosamente nel tessuto comunitario della parrocchia, che, se li aiuta a maturare nella fede e nel servizio ai fratelli, si attende anche da loro una testimonianza corrispondente. Ai malati, agli anziani, e a tutti coloro che hanno motivi di sofferenza assicuro il mio costante ricordo al Signore, perché egli conceda loro il suo insostituibile conforto. A tutti dico che vi porto nel cuore e che prego per voi, come un padre per i suoi figli diletti.


6. Ed alla vostra Comunità nel suo insieme dico infine, ancora una volta, con le parole della Liturgia odierna: "Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri! / ... Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!" (Lc 3,4 Lc 3,6).

E a tutti auguro felici feste di Natale!




1982-12-05 Data estesa: Domenica 5 Dicembre 1982




Alle partecipanti al congresso nazionale del CIF - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Originalità della presenza della donna nella Chiesa e nel mondo

Testo:

Carissime!


1. Desidero esprimervi il mio lieto compiacimento per questo incontro con la Presidente, il Consiglio e le partecipanti al Congresso Nazionale; saluto tutte voi qui presenti ed anche tutte le iscritte e simpatizzanti del "Centro Italiano Femminile".

La vostra Associazione si trova a vivere in questi giorni un momento particolarmente importante della sua storia. Dando inizio ad un nuovo triennio di lavoro, voi vi interrogate, ancora una volta, sulla situazione della società attuale, con particolare riferimento alla condizione femminile.

Il vostro lavoro deve essere orientato dalla certezza che, alla luce di Cristo, si illumina interamente il mistero e il ministero della femminilità, nell'economia della salvezza e nella costruzione di una società sempre più a misura umana.

I grandi momenti della storia della salvezza sono segnati dalla presenza della donna. L'uomo - "al principio" - giunge alla pienezza del suo essere personale, esce dalla sua solitudine originaria, quando è posto da Dio di fronte alla donna. In quel momento egli scopre il senso e la vocazione originari del suo essere-persona: la vocazione al dono di sé, che costituisce una vera comunione personale (cfr. Gn 2).

"Al principio" della nuova creazione, è attraverso il consenso di una Donna che il Verbo entra nella nostra storia e si fa uomo (cfr. Lc 1,38). "Avvenga di me quello che hai detto" dice Maria, ed il Verbo si fa carne dentro lo spazio spirituale e corporeo apertogli dalla disponibilità credente ed amante di una Donna.

"Alla fine", al compimento della storia della salvezza, nell'atto di donazione che Cristo fa di sé sulla Croce, l'umanità, impersonata dal discepolo che Gesù amava, è affidata alla Donna (cfr. Jn 19,27). Pertanto, quando nasce il corpo di Cristo, che è la Chiesa, il dono dello Spirito è accolto da una comunità, in cui è presente Maria (cfr. Ac 1,14). E così, le ultime parole della storia saranno un'invocazione femminile, quella della Sposa che chiede al suo Sposo di non ritardare ulteriormente la sua presenza definitiva (cfr. Ap 22,17), perché l'umanità sia per sempre ed interamente salva.

Carissime sorelle, dovete approfondire il significato di questa permanente presenza femminile nella storia della salvezza, perché la verità intera del vostro essere "donna" si sveli al vostro cuore e alla vostra mente.

L'innegabile, e mai sufficientemente affermata, uguaglianza di dignità dell'uomo e della donna sarebbe mal compresa, se essa comportasse un oscuramento della originalità propria del mistero della femminilità, della presenza della donna nella Chiesa e nel mondo. La gloria di Dio, il suo irradiarsi nella creazione della persona umana, verrebbe oscurata, dal momento che l'uomo - maschio e femmina - è creato a sua immagine (cfr. Gn 1,26s). La creazione diviene spiritualmente più povera quando la donna rinuncia al mistero, alla ricchezza che sono propri della femminilità. Ogni proposta di promozione della donna deve essere criticamente vagliata, alla luce di quel soprannaturale senso della fede, donatoci dallo Spirito che abita in noi.


2. La presenza femminile, di cui ho parlato, mostra una costante caratteristica: essa è sorgente di vita, è creatrice di comunione, perché ispiratrice di donazione.

La donna è chiamata a vivere questa sua missione dappertutto. Esistono, tuttavia, oggi alcuni àmbiti nei quali è più urgente questa sua peculiare presenza.

Quando la donna è chiamata al matrimonio e alla famiglia, in questa ha la responsabilità di divenire il centro della comunione nell'amore: di essere colei che custodisce l'originaria verità dell'amore. Più in particolare, il bene e la verità dell'amore coniugale possono essere custoditi e promossi solo dalle esigenze etiche in esso iscritte.

Nella famiglia nasce e si forma la persona umana. E' per questo che la legalizzazione dell'aborto costituisce la distruzione dei fondamenti stessi della Comunità familiare. La vostra Associazione deve qualificarsi per un impegno coerente e rigoroso di difesa della vita umana concepita. La ragione prima è che si tratta di difendere un innocente, ma anche di difendere la dignità stessa della donna, non riconosciuta in una essenziale dimensione della sua persona. Il vostro impegno deve poi divenire impegno a servizio della vita di ogni persona umana, specialmente delle più deboli, delle più povere, delle più indifese. Il cuore della donna deve sapersi aprire in uno spazio di carità senza confini.

Ma la donna è oggi chiamata ad una presenza più estesa e più incisiva nella società civile. E' importante che essa vi rimanga come donna, con l'apporto dei valori propri della sua femminilità e senza venir meno ai doveri propri della sua vocazione coniugale e familiare, in un'armonia che deve essere trovata da ciascuna di voi, alla luce e nel rispetto della obiettiva gerarchia dei valori in questione.

La Chiesa, che - come insegna il Vaticano II - trova in una donna, in Maria, il suo "archetipo" (cfr. LG 53 LG 63-65), ha bisogno di voi, della fedeltà della vostra vocazione di donne, dei valori racchiusi nel mistero della femminilità. Che la vostra Associazione aiuti ogni donna a realizzare l'intera verità della propria femminilità, per il bene della Chiesa e della società civile.

Con tali voti invoco l'assistenza del Signore sui lavori del Congresso e sulle vostre attività, mentre, a conferma della mia benevolenza, vi imparto di cuore la benedizione apostolica.




1982-12-06 Data estesa: Lunedi 6 Dicembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Ai partecipanti al convegno del "Movimento per la vita" - Città del Vaticano (Roma)