GPII 1983 Insegnamenti - Ai Vescovi della Chiesa cattolica ucraina - Città del Vaticano (Roma)

Ai Vescovi della Chiesa cattolica ucraina - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sia completa l'unione delle vostre forze per il bene delle comunità

Eminentissimo Signor Cardinale, Venerati fratelli!


1. Saluto di tutto cuore voi, cari fratelli, raccolti nel vostro Sinodo episcopale qui accanto alla tomba di san Pietro apostolo e nella casa del Supremo Pastore di Roma. Già per la terza volta siete qui convenuti, per potere, con la mia benedizione, consultarvi insieme sui più rilevanti problemi della Chiesa cattolica ucraina, di cui siete Pastori, posti dallo Spirito Santo per guidare questa eletta porzione dell'ovile di Cristo. Siete ben consapevoli del fatto che nelle vostre preoccupazioni e sollecitudini per il bene del gregge di Cristo, affidato alle vostre cure pastorali, chi può autorevolmente aiutarvi è colui al quale si riferiscono le parole di Gesù: "Conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32). Siete venuti a questo centro del cristianesimo dai tre continenti, dove già da lungo tempo si è stabilito e vive nella diaspora il popolo di Dio ucraino. Esso ha ivi sviluppato la propria vita ecclesiastica e sociale, edificando numerose chiese di Dio, scuole, case di cultura e istituzioni benefiche e caritative. In una parola, nella lontana emigrazione è cresciuto, come da un seme di senape, un grande albero evangelico per il bene e per la salvezza del popolo credente.

Saluto in modo particolare il venerato nostro fratello Cardinale Josyf Slipyj, che proprio vent'anni fa è arrivato nella città eterna come vero confessore della santa fede. Lo ha accolto allora nel proprio abbraccio il mio predecessore di venerata memoria Papa Giovanni XXIII, che, con le parole tratte dal libro: "Imitazione di Cristo", benediceva quel momento, "in cui Gesù chiamava dalle lacrime alla gioia spirituale".


2. Con la vostra venuta a Roma e con il vostro Sinodo, che si svolge così vicino alla persona del successore di san Pietro apostolo e Vicario di Gesù Cristo in terra, voi in modo tutto particolare testimoniate quest'unione collegiale, che appare tanto nelle mutue relazioni dei singoli Vescovi con le Chiese particolari che con la Chiesa universale, dove il Romano Pontefice è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi, sia della comunità dei fedeli (cfr. LG 23).

Proprio questa grande necessità del legame di pace, amore e unità ben compresero sempre i Vescovi della Chiesa ucraina. Molte volte nel corso della storia essi hanno dato a questo riguardo una particolare testimonianza, già sin dai primi tempi dell'introduzione del cristianesimo nella Rus'-Ucraina. Non è mancato da quelle parti il rappresentante al Concilio di Lione, e successivamente il grande contributo nella ricerca dell'unione delle Chiese dato dal Metropolita di Kiev Isidoro nel Concilio di Ferrara e di Firenze. Questo santo inizio conclusero felicemente i vostri Vescovi qui a Roma nell'anno 1595 e subito dopo, cioè un anno più tardi, nel Concilio di Berest. Per questa grande causa hanno lottato incessantemente i vostri gerarchi lungo i secoli e non pochi di loro hanno dato per essa anche la loro vita. Come un luminare splendente riluce fino ai giorni nostri per tutti noi la figura di san Giosafat, Arcivescovo di Polock, martire e apostolo per l'unità ecclesiastica.


3. E' pure a tutti ben noto con che amore la Chiesa ucraina durante questi ormai mille anni di storia abbia celebrato le funzioni liturgiche, particolarmente quelle eucaristiche, nello splendore del rito bizantino, quale fonte di vita per la Chiesa e come pegno della futura glorificazione, per cui i fedeli, uniti intorno al Vescovo, diventano - secondo le parole dell'Apostolo - "partecipi della divina natura" (2P 1,4). E' anche noto con che magnifici inni essi glorificano la Santissima Madre di Dio e unitamente esaltano i grandi Padri della Chiesa universale.

E' ora vostro santo compito, venerati fratelli, continuare a lavorare intensamente per la grande causa dell'unione, di modo che si possano avverare le parole e l'anelito di nostro Signore Gesù Cristo perché si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. A tale scopo giovi in modo particolare l'Anno Santo straordinario da me proclamato per celebrare l'anniversario della passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo, già indetto e che ci apprestiamo ad aprire. E ciò serva altresi per una miglior preparazione del Millennio del battesimo della Rus'-Ucraina, che sarà da voi solennemente celebrato tra cinque anni.


4. So, venerati fratelli, che oggetto delle vostre consultazioni sinodali sono stati problemi di ordine pastorale e la preoccupazione per la sorte delle vostre comunità, per il bene temporale ed eterno delle anime affidate alle vostre cure, per l'aiuto ai sofferenti e ai bisognosi, per la crescita delle vocazioni ecclesiastiche e per il rinnovamento della vita cristiana in mezzo al popolo.

Nell'espletamento del vostro ufficio di Vescovi, voi siete i dispensatori dei Sacramenti divini, come amministratori e custodi di tutta la vita liturgica, ed è vostro compito sviluppare la santità del clero, dei monaci e dei laici, in conformità alla vocazione del loro stato. Raccomando alla vostra sollecitudine in particolare la cura delle vocazioni sacerdotali e religiose, e la preparazione dei fedeli ai grandi compiti dell'apostolato dei laici. Tutto ciò esige la completa unione di tutte le vostre forze e dei vostri intendimenti per il miglior bene di tutte le vostre comunità e con ciò stesso di tutto il vostro popolo.

Questa è la norma vigente fin dai primi secoli della Chiesa e che anche oggi è valida più che mai: che i Vescovi agiscano uniti da amore fraterno e tutto facciano in sintonia per l'edificazione del Corpo mistico di Gesù Cristo, per la gloria di Dio e per il bene delle anime.


5. E' chiaro che le consultazioni e i lavori del Sinodo dei Vescovi ucraini rimarrebbero infruttuosi se essi non venissero tradotti nella vita pratica. E' perciò necessaria la più stretta collaborazione con i propri Pastori così da parte dei sacerdoti e monaci come da parte di tutto il popolo di Dio, cioè di tutti i fedeli. Li esorto perciò vivamente ad ascoltare attraverso di voi la voce di Cristo e a corrispondere volonterosamente e magnanimamente al richiamo della Chiesa nei nostri tempi. E questi tempi non sono facili né per voi né per la vostra Chiesa, particolarmente in Patria. Come ha ammonito lo stesso Salvatore parlando ai suoi Apostoli: "Il servo non è da più del padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Jn 15,20). Ma queste afflizioni e sofferenze si muteranno in gioia, come ci assicurano le beatitudini di Cristo: "Beati siete quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno e diranno, mentendo, ogni male contro di voi per causa mia. Gioite ed esultate, perché la vostra ricompensa è grande nei cieli" (Mt 5,11-12). Sale spontanea dal mio animo l'invocazione allo Spirito Santo, che qui nel Sinodo ha iniziato in voi l'opera buona, perché la conduca a pieno compimento. Che la protezione della santissima Madre di Dio vi accompagni in tutti i giorni della vostra vita.

Infine, venerati fratelli, invoco da Dio per voi e per i sacerdoti e fedeli affidati alla vostra cura pastorale le più abbondanti grazie divine e di tutto cuore desidero impartire a voi tutti l'apostolica benedizione.

Data: 1983-02-12 Data estesa: Sabato 12 Febbraio 1983

Al Consiglio nazionale dell'Azione Cattolica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa ha bisogno della testimonianza di nuovi apostoli e discepoli




1. Sono veramente lieto di salutarvi, cari componenti del Consiglio nazionale dell'Azione Cattolica italiana. In voi saluto, con viva cordialità, l'intera Associazione dell'Azione Cattolica, articolatamente presente in tutte le diocesi d'Italia e fedelmente impegnata nell'opera di collaborazione alla Gerarchia ecclesiastica. E di cuore rivolgo un particolare pensiero al caro fratello nell'episcopato, Monsignor Fiorino Tagliaferri, che vedo per la prima volta in mezzo a voi. Estendo poi il mio saluto ai partecipanti al vostro convegno di studio.


2. L'Azione Cattolica, nel corso della sua vita ultracentenaria, è sempre stata al "centro di un continuato interesse della Chiesa e della Santa Sede in particolare", come già ebbe a notare il mio amato predecessore Paolo VI (7 dicembre 1963) per l'impegno ecclesiale proprio della vostra Associazione e per il senso e il valore della vostra collaudata esperienza. La collaborazione all'apostolato della Gerarchia che caratterizza l'Azione Cattolica richiama alla mente quei discepoli, uomini e donne, che prontamente aderirono all'invito di cooperare con gli Apostoli nella diffusione del Vangelo e li affiancarono con dedizione estrema (cfr. Ac 18,2-28 Ph 4,3 Rm 16,3ss).


3. Oggi più di ieri sono necessarie figure laicali cristiane autentiche, che, nell'assolvere alle responsabilità connesse al proprio stato, s'impegnano in forma vocazionale alla diffusione del Vangelo, per farlo risuonare nei vari ambienti, per riproporne esplicitamente le superiori ragioni; per rivendicarne l'irriducibile determinatezza a pro dell'uomo e permeare del Vangelo le diverse espressioni culturali, le manifestazioni di costume, la mentalità corrente.

L'incredulità religiosa, che spesso si esprime nei nostri ambienti, è una sfida di gigantesche proporzioni. Non bisogna nascondersi la durezza della realtà; ma nemmeno vanno sottovalutate le possibilità di annuncio e di rinascita che, nonostante tutto, sono interne a tale situazione e vengono emergendo con innegabile veemenza.

Io ho fiducia in voi, poiché non da ora siete persuasi che la Chiesa potrà provvedere al compito di evangelizzare raggiungendo e quasi sconvolgendo "mediante la forza del Vangelo, i criteri di giudizio, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza" (Paolo VI, EN 19), solo se essa dispone di una generazione nuova di apostoli e di discepoli, che hanno capito questo tempo e soprattutto che, innamorati di Cristo, decidono di dedicare le loro energie a dispiegare le insondabili ricchezze del mistero, facendo sempre riferimento alla Parola di Dio: "La fede - ci avverte l'Apostolo - dipende dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo" (Rm 10,17).


4. Desidero in quest'occasione fare mio quanto già Paolo VI ebbe a dire quando esprimeva il voto che "l'Azione Cattolica viva e rimanga sostanzialmente quale l'autorità e la saggezza dei nostri venerati predecessori in questi ultimi decenni l'hanno delineata" (Ai Delegati Vescovili dell'Aci, 27 luglio 1963).

Nello stesso tempo, sapendovi in cammino verso un importante appuntamento assembleare, che auspico fecondo di coraggiosi propositi, vi affido una triplice consegna, con la quale - sono certo - voi non tralascerete di verificare il lavoro in atto e dare incentivo alle scelte programmatiche.


5. In primo luogo, date, come Associazione, sempre più limpida testimonianza di unità ai diversi livelli, perché le differenze di età, quelle relative alle condizioni di vita, le distanze geografiche, i diversi percorsi di crescita, non vincano sull'irrinunciabile compito della comunione.

In secondo luogo, constatando di vivere in un tempo complesso, che richiede ai cristiani testimonianza coraggiosa, aiutate le persone a pervenire al massimo livello di chiarezza con se stessi e con l'ideale di vita scelto.

Come ben sapete, "lo Spirito si manifesta attraverso la presenza di gruppi e di comunità di fedeli... al fine di svolgere opera di Chiesa in differenti servizi" (cfr. Discorso ai Vescovi francesi dei Midi, 6 dicembre 1982).

Vi esorto pertanto a consolidarvi, come persone e gruppi, nel servizio affidato e per esso offrire la vostra operosità, avendo coscienza delle norme che sono interne alla dinamica ecclesiale: la complementarietà tra presenze diverse, la mutua stima, un costruttivo dialogo, una reale collaborazione con quanti nella Chiesa si ispirano ai medesimi ideali di santificazione personale e di impegno di presenza cristiana.

In terzo luogo, promuovete una testimonianza di vivacità apostolica, attraverso esperienze significative, riscontrabili all'interno della realtà pastorale e civile. Vi è un campo altamente espressivo, riservato alla genialità della Chiesa, il quale coincide con l'intero raggio di penetrazione dell'evangelizzazione comprensiva della promozione umana.

Sempre illuminante rimane, a tale riguardo, il documento scaturito dal Sinodo generale dei Vescovi del 1971 dedicato a "La giustizia nel mondo". Vi si dice infatti: "La missione di predicare il Vangelo, ai nostri giorni, richiede che ci impegniamo per la totale liberazione dell'uomo già nella sua esperienza terrena. Infatti, se il messaggio cristiano intorno all'amore e alla giustizia non dimostra la sua efficacia nell'azione a favore della giustizia nel mondo, più difficilmente acquisterà credibilità presso gli uomini del nostro tempo" (n. 2).

Con ciò, la riflessione che state svolgendo nell'odierna sessione del Consiglio nazionale, in ideale collegamento all'indimenticabile figura del vostro Presidente Vittorio Bachelet, in tema di diritti umani, potrà portare a risultati di vera utilità.

Se la Chiesa - come ho detto nella mia prima enciclica (cfr. RH 17) - è coinvolta in modo preciso e irrevocabile nell'affermazione dei diritti dell'uomo, quelli riguardanti sia la distribuzione delle risorse materiali, sia il godimento delle libertà individuali e sociali, sia l'esercizio della più radicale di queste libertà, qual è quella religiosa, perché ciò possa effettivamente conseguirsi anche nelle più umili e quotidiane dimensioni dell'esistenza, occorre che vi sia un'azione vigile e premurosa da parte di uomini e donne, espressamente impegnati nei singoli ambienti.


6. Siate dunque tra i propugnatori di tale difesa dei diritti dell'uomo, prodigandovi con la consapevolezza, l'animo, l'ardore, che sono propri di chi evangelizza, cioè di chi sa che l'annuncio della morte e della risurrezione di Gesù getta luce di giustizia, di libertà, di verità, a vantaggio di ogni creatura umana vivente sulla terra, a cominciare dagli ultimi.

Siate promotori della garanzia di tali diritti sulle varie frontiere: quelle della vita in tutti i suoi stadi fin dal concepimento, quella dell'infanzia, degli anziani, di chi ha fame, è solo, è orfano, è ammalato, o abbandonato, o scoraggiato; e vi chiedo di farlo educando voi stessi alla più severa consequenzialità tra parole e gesti, tra affermazioni di principio e applicazioni concrete.


7. Sostenuti dal vostro nuovo Assistente ecclesiastico, moltiplicate i vostri sforzi affinché l'Azione Cattolica italiana sia sempre più degna della sua storia bellissima e risponda alle attese e alle necessità dei nostri giorni.

Questo impegno vi porterà anche a vivere in modo degno e a valorizzare l'Anno Giubilare della Redenzione. Convertirsi, credere al Vangelo, promuovere l'uomo e i suoi diritti fino al raggiungimento della misura intera di Cristo, è il senso di questo prossimo eccezionale avvenimento che ci attende.

Il Papa è cordialmente con voi, tutti i giorni e in ogni luogo in cui voi esprimete la vostra presenza "cattolica" in fedele coerenza con la vostra visione di fede dell'uomo e della storia, sapendo lucidamente discernere, nel dialogo col mondo, ciò che con questa visione di fede è incompatibile.

Maria, che ieri abbiamo festeggiato col titolo di Beata Vergine di Lourdes, ella che è la Madre degli apostoli e dei discepoli e la "Regina dell'Azione Cattolica", guidi costantemente il vostro cammino di servitori umili e ardimentosi del Regno di Dio.

La benedizione apostolica, che di gran cuore imparto a voi qui presenti e a tutta l'Associazione, vuol essere propiziatrice di abbondanti e feconde grazie celesti.

Data: 1983-02-12 Data estesa: Sabato 12 Febbraio 1983

Al Seminario Romano Maggiore - Roma

Titolo: La vita cristiana, vocazione che affidiamo alla Madre della Fiducia

Penso che abbiate fatto molto bene a scegliere per la festa del Seminario - la festa della Madonna della Fiducia -, e per il nostro incontro, il brano evangelico delle nozze di Cana che ci avete ora presentato in forma musicale per riflettere ancora più profondamente su quanto avvenne a Cana di Galilea. Avete scelto bene perché, possiamo ben dirlo, la realtà della Madre della Fiducia è appunto inscritta, molto discretamente ma realmente, in questo brano evangelico.

Che cosa provavano nei loro cuori i due sposi, nel momento in cui manco il vino, mentre si accostavano alla Madre di Gesù? La fiducia, appunto. Essi avevano fiducia in lei. Avevano una fiducia spontanea, una fiducia che diceva: "lei ci può aiutare". Perché? Forse non lo pensavano, forse non lo sapevano, ma lo sentivano: "Ci può aiutare perché è la Madre, ed essendo Madre ci può capire, può capire le nostre difficoltà e questo è il primo passo per aiutare: capire le difficoltà. E poi, dopo aver capito le nostre difficoltà, ci potrà aiutare".

Essi non pensavano come lei potesse aiutarli, ma erano convinti che lei li avrebbe aiutati. così, nel Vangelo di Cana di Galilea, si scopre la fiducia umana e, insieme, la Madre della Fiducia, perché Maria non ha deluso i due sposi, anzi ha fatto ciò che essi desideravano: li ha aiutati.

Così, contemplando questo avvenimento evangelico descrittoci da san Giovanni Evangelista, noi abbiamo anche potuto contemplare il mistero della fiducia. Questo mistero della fiducia, della Madonna della Fiducia, è profondamente iscritto nella tradizione del Seminario Romano, nella sua genealogia spirituale: possiamo ben dire che molte generazioni di seminaristi, di futuri sacerdoti, si siano formate qui, in questo Seminario, con una ispirazione che veniva dalla persona di Maria, Madre della Fiducia. Era necessaria questa persona come punto di riferimento nella preparazione dei futuri sacerdoti. Era necessaria perché il sacerdozio comporta una decisione, una vocazione che viene da Cristo, che è operata dallo Spirito Santo, ma che deve anche essere decisa da un soggetto umano, da un giovane. Questa decisione comporta a sua volta una disponibilità di se stesso: io devo disporre di me stesso, della mia persona, di tutta la mia vita; devo dare me stesso a Cristo, al suo servizio, al suo Sacerdozio, a tutti i compiti sacerdotali che ne conseguono. Questa scelta devo farla nel Seminario e così mi trovo talvolta tra difficoltà interiori, perché questa è una decisione importante e responsabile, una decisione che fa anche temere che io non possa affrontare tutte le prove che l'accompagnano: potro rimanere fedele per tutta la vita alla scelta fatta in gioventù? potro compiere quanto ho desiderato durante i giovani anni della mia vita? Questa decisione è difficile e deve essere difficile. Deve comportare queste domande fondamentali che toccano me stesso e, facendo così e vedendo così, il nucleo stesso della vita seminaristica, perché questo è il nucleo: la vocazione. La vocazione che deve apparire qui deve maturare qui, si deve decidere qui. E vedendo qual è il nucleo stesso della vita di questo Seminario, si capisce bene com'è importante il riferimento alla Madonna della Fiducia, perché se noi abbiamo fiducia nella Madre di Cristo come la ebbero gli sposi di Cana di Galilea, possiamo affidare a lei le nostre preoccupazioni, come hanno fatto loro. Possiamo anche affidare a lei le nostre decisioni, i tormenti interiori che talvolta ci affliggono; possiamo affidare tutto questo a lei, alla Madonna della Fiducia, cioè alla Madre del nostro affidamento: io mi affido a te, io voglio dedicarmi a Cristo, ma mi affido a te, così come facevano gli sposi. Essi non sono andati direttamente da Cristo a domandare un miracolo, sono andati da Maria; hanno affidato a Maria le loro preoccupazioni, le loro difficoltà. così facendo essi naturalmente volevano arrivare a Cristo, volevano provocare - se così si può dire - Cristo e la sua potenza messianica. E così anche noi, nella nostra vocazione che è una strada, un cammino spirituale verso Cristo, per essere di Cristo, per essere "alter Christus", anche noi dobbiamo trovare questa Madre del nostro affidamento e dobbiamo affidarci a lei per affidarci a Cristo, per dedicarci a Cristo, per donarci a Cristo. Dobbiamo affidarci a lei, perché l'indirizzo è unico, e se ci rivolgiamo a lei ci rivolgiamo a Cristo, così come gli sposi si rivolsero a lei e arrivarono a Cristo. così è unita Maria a suo Figlio.

Tutte queste considerazioni io le devo al vostro "Oratorio" che ho ascoltato seguendolo con grande gratitudine, con piacere estetico ma anche con le riflessioni spirituali ed evangeliche che vi ho adesso presentato. Possiamo ben dire che queste riflessioni sono un frutto comune del nostro lavoro, vostro e mio, e così, nel presentarvele, mi corre anche l'obbligo di ringraziarvi per l'opera che avete compiuto.

Quanto ho detto dal punto di vista della vocazione sacerdotale è importante per ogni cammino vocazionale, per ogni strada che si deve scegliere.

Noi sappiamo che - la dottrina spirituale e anche la dottrina dogmatica e morale del Concilio Vaticano II lo sottolineano - la vita cristiana è una vocazione. E' una vocazione in ogni stato: la vita familiare, la vita matrimoniale, è una vocazione se cerchiamo di viverla bene, nella pienezza dei contenuti, nella pienezza dei doveri, nella pienezza dell'ideale cristiano. E' una vocazione in certo senso, esemplare, perché anche la vocazione sacerdotale, come abbiamo visto oggi, viene inscritta nel quadro delle nozze, le nozze di Cristo con la Chiesa.

Queste nozze - Cristo sposo della Chiesa, la Chiesa sposa di Cristo - sono un'immagine biblica, di san Paolo, molto eloquente. così profonda è la vocazione degli sposi. E Cristo si è rivelato durante uno sposalizio. Durante le nozze di Cana di Galilea, egli si è rivelato come Messia, cioè anche come sacerdote.

Dico questo solo per completare le altre considerazioni che si riferivano al seminaristi, ai futuri sacerdoti, perché vedo in questa assemblea molti laici, uomini, donne, giovani e voglio dire una parola che tocchi anche la loro vita e la loro vocazione. La dico tanto più convinto perché so che voi siete nella fase di ricerca della vostra propria vocazione, che anche voi state compiendo un cammino vocazionale. Le vocazioni sono diverse nella Chiesa, ma tutte costituiscono la ricchezza, il tesoro della Chiesa, e io auguro a tutti di trovare la propria particella di questo tesoro della Chiesa che proviene da Cristo, sposo della Chiesa.

Voglio, infine, affidarvi tutti a questa Madonna del Seminario Romano: penso di trovarmi così in sintonia con le vostre intenzioni. Nel giorno in cui ci siamo riuniti per celebrare la Madonna della Fiducia nel Seminario Romano, vogliamo scoprire nel suo cuore anche un affidamento, scoprirlo e approfondirlo, così come l'hanno scoperto i due sposi di Cana di Galilea.

Data: 1983-02-12 Data estesa: Sabato 12 Febbraio 1983

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Con la Quaresima inizia un cammino di conversione

Carissimi fratelli e sorelle!


1. La Chiesa Romana desidera glorificare e ringraziare Dio per i nuovi Cardinali, che, all'inizio del corrente mese, nella festa della Presentazione del Signore, sono stati chiamati a far parte del Sacro Collegio.

La Chiesa Romana lega a sé i neo-Cardinali sin dall'inizio del loro nuovo ministero, destinando a ciascuno di loro una Chiesa titolare. In questo modo continua a mantenersi viva una tradizione secondo la quale i Cardinali, come rappresentanti del clero romano, costituivano il consiglio del Vescovo di Roma. E dopo la sua morte eleggevano il suo successore.

La Chiesa Romana ringrazia Dio per il fatto che i nuovi Cardinali rispecchiano l'universalità della Chiesa: essi provengono infatti da numerose Nazioni e da tutti i continenti del globo terrestre.

Riunendoci in questa domenica per recitare l'"Angelus Domini", desidero raccomandare, per l'intercessione della Madre della Chiesa, i nuovi membri del Collegio cardinalizio, come pure l'intero Sacro Collegio, allo Spirito Santo.

Porti il loro servizio copiosi frutti alla Chiesa universale.


2. Desidero adesso ricordare l'incontro, che ho avuto nello scorso mese di novembre con i Vescovi del Camerun in visita "ad limina", e manifestare altresi a tutte le componenti di quella Chiesa locale la mia stima e quella di tutta la Chiesa, per la vitalità e l'entusiasmo, che caratterizzano la loro attività pastorale.

Su una popolazione di otto milioni e mezzo di abitanti, due milioni e trecentomila sono cattolici: tra essi, 19 Vescovi; 864 sacerdoti; 24 diaconi permanenti; 244 religiosi non sacerdoti;


1.304 religiose, circa

9.000 catechisti.

Saluto cordialmente tutti i fedeli del Camerun, auspicando che continuino a dare sempre generosa testimonianza di vita cristiana, e, in particolare, rivolgo il mio augurio agli studenti dei 5 Seminari maggiori e agli alunni dei Seminari minori.


3. Mercoledi prossimo avrà inizio il "Tempo di Quaresima", in preparazione alla Pasqua. Tempo forte dell'anno liturgico, che quest'anno sarà vissuto con speciale impegno per l'imminente apertura dell'Anno Giubilare della Redenzione.

Il pensiero della Chiesa si rivolge ai catecumeni, che, attraverso le varie fasi della iniziazione cristiana, si preparano al sacramento del Battesimo come pure si rivolge a tutti i fedeli, invitati alla penitenza e alla conversione.

Per questo, nel mercoledi delle Ceneri, invocheremo insistentemente il Signore perché il popolo cristiano possa iniziare con il digiuno un cammino di vera conversione per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male (cfr. Orazione).

In questo privilegiato periodo liturgico, la Chiesa invita tutti ad ascoltare con attenta e docile disponibilità la voce del Signore! A un gruppo di neocatecumenali Desidero rivolgere un caloroso saluto al numeroso gruppo qui presente, che ha partecipato in questi giorni a Roma al Convegno su "Penitenza e riconciliazione", promosso dalle comunità neocatecumenali.

Voglio esprimervi ancora una volta, fratelli carissimi, il mio compiacimento per questo vostro Congresso, che ha visto riuniti circa sessanta Vescovi e duemila parroci e sacerdoti, provenienti dai cinque Continenti, per riflettere sul tema del prossimo Sinodo dei Vescovi.

Nell'incontro che ho avuto con voi giovedi scorso ho potuto apprezzare una volta di più l'entusiasmo che vi distingue. Continuate con instancabile e sempre rinnovata generosità nel vostro impegno di apostolato e di testimonianza cristiana, in particolare nel campo della catechesi, in cui tanti frutti di bene avete operato in questi anni.

La mia benedizione apostolica accompagni voi e tutti i membri delle Comunità neocatecumenali del mondo.

Data: 1983-02-13 Data estesa: Domenica 13 Febbraio 1983

Omelia nella parrocchia di Nostra Signora di Lourdes - Roma

Titolo: La risurrezione di Cristo è garanzia per il cristiano




1. Cari fratelli e sorelle! Sono lieto di trovarmi in mezzo a voi in questa domenica in cui celebrate la festa della celeste Patrona della vostra parrocchia: Nostra Signora di Lourdes. Ella, che non cesso di meditare nel suo cuore la parola divina (cfr. Lc 2,51), ci invita a porgere orecchio con attenzione alle Letture dell'odierna Liturgia, in cui scorgiamo una sorprendente e significativa contrapposizione. Già nella prima lettura, il profeta Geremia mette davanti a noi l'immagine di un uomo, che chiama "maledetto", e poi di un altro, che chiama "benedetto".

Così, nel Vangelo di Luca ascoltiamo prima l'espressione: "beati", e dopo: "guai". Anche qui c'è una evidente contrapposizione.


2. Non possiamo passare oltre senza fermarvi la nostra attenzione. Non possiamo dimenticare che il Vangelo si serve di quel duro "guai" riferendosi alla tradizione del Vecchio Testamento. Anche noi dobbiamo accogliere questa severa parola della Buona Novella e meditare su di essa.

San Luca scrive: "Guai a voi ricchi... guai a voi che ora siete sazi... guai a voi che ora ridete... guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi..." (Lc 6,24-26).

Questo significa forse che essere elogiati, ridere, appagare il proprio appetito o arrivare alla ricchezza è qualche cosa di cattivo e di condannabile? Sembra che la risposta a tale domanda ci venga dal profeta Geremia. Egli chiama "maledetto" l'uomo che confida nell'uomo e che nella carne vede la propria forza, "e dal Signore allontana il suo cuore" (Jr 17,5). Quindi il male di cui parlano il profeta e l'evangelista non sta nella ricchezza in se stessa, nell'appagare l'appetito, o nelle lodi umane. Il male a cui corrisponde quel "guai" di San Luca sta nell'attaccamento esclusivo a questi o ad altri beni temporali, e, al tempo stesso, nell'allontanamento del cuore da Dio.

Quanto ho detto si riferisce alla parte negativa di questa contrapposizione rilevabile nelle Letture dell'odierna Liturgia.


3. La parte positiva è più ricca e più sviluppata. Il profeta Geremia chiama "benedetto" l'uomo che "confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia". Il profeta lo paragona a un albero piantato lungo i corsi d'acqua, così che essa ne annaffia le radici e gli permette di tenere verdi le foglie anche nel periodo della stagione calda. Esso non cessa di produrre i frutti nemmeno durante la siccità (cfr. Jr 17,7-8).

Quasi la stessa immagine dell'"uomo beato" è tracciata nel primo Salmo: egli è "come albero piantato lungo corsi d'acqua, / che darà frutto a suo tempo / e le sue foglie non cadranno; / riusciranno tutte le sue opere". Un tale uomo "non segue il consiglio degli empi" né "dei peccatori", ma "si compiace della legge del Signore", e la "medita giorno e notte" (cfr. Ps 1,1-3).


4. Dopo aver accennato alla bella metafora che si trova nel libro del profeta Geremia e nel primo Salmo, passiamo ora a cercare una risposta alla domanda: che cosa è quel torrente, quell'acqua vivificante nella quale l'uomo giusto e "benedetto" mette le sue radici? Come risulta dal Salmo, esso è, appunto, la "legge del Signore".

Proseguendo, pero, con l'odierno Vangelo di Luca, possiamo precisare che il torrente vivificante è la Parola di Dio, la Buona Novella.


5. Proprio essa racchiude in sé il codice delle beatitudini che leggiamo in Luca.

Non sfugga alla nostra attenzione il fatto che l'enunciazione di ciascuna di queste beatitudini è costruita in maniera significativa. Per esempio, "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio" (Lc 6,20).

La prima parte parla della vita temporale, la seconda parla soprattutto del futuro eterno. La vita temporale è carica di molte fatiche, disagi, sofferenze, insomma di ciò che l'uomo è solito chiamare "il male": il male della povertà, il male della fame, il male che si manifesta nelle lacrime della sofferenza, il male delle persecuzioni "a causa del Figlio dell'uomo". Come pero abbiamo precedentemente osservato, il Signore Gesù ci avverte che un "bene" come la ricchezza, la sazietà, gli elogi, ogni bene temporale può divenire un "male", se distacca il nostro cuore da Dio. Egli rivela anche che un "male", tutti i mali elencati nel Vangelo odierno, possono avere un significato salvifico, di beatitudine: possono diventare un "bene", se conducono il nostro cuore a Dio. In questo modo, infatti, la povertà, la privazione, le sofferenze, le persecuzioni ci preparano all'eterna intimità con lui e alla partecipazione al suo Regno.


6. Ecco il codice delle beatitudini, quasi nucleo stesso della Buona Novella.

Proprio essa è quel "torrente" di acqua vivificante in cui mette le radici l'uomo giusto, che il profeta Geremia chiama "l'uomo benedetto".

perciò san Paolo, nella seconda Lettura d'oggi, ricorda che "Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti", (1Co 15,20). E insieme ci invita ad avere speranza in Cristo non soltanto per questa vita temporale, ma per l'intera eternità (cfr. 1Co 15,19).

In realtà, la risurrezione di Cristo è la garanzia di tutta la Buona Novella, e assicurazione delle beatitudini evangeliche. L'uomo che costruisce la sua vita su tale fondamento veramente "confida nel Signore e il Signore è sua fiducia" (Jr 17,7). L'odierna Liturgia dichiara "beato" un simile uomo.


7. Ecco una breve meditazione sui pensieri tanto fecondi, racchiusi nelle Letture della Santa Messa di oggi. Mi rallegro di averla potuta fare insieme con voi, cari parrocchiani della Comunità di Nostra Signora di Lourdes.

Vi saluto tutti e tutti benedico nel nome del Signore e della sua Madre santissima. Saluto in particolare il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare Monsignor Riva, lo zelante parroco, don Camillo Paliani, i suoi collaboratori e i sacerdoti residenti.

Il mio pensiero va anche alle numerose Comunità religiose dei diversi Istituti, che lavorano con tanta dedizione: le Figlie di san Paolo, le Suore Francescane dell'Immacolata, le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida, le Suore Francescane Ospedaliere dell'Immacolata Concezione, le Figlie di Nostra Signora del Monte Calvario.

Saluto cordialmente poi i vari gruppi del laicato: il gruppo del Vangelo, il Volontariato vincenziano, il "Piccolo gregge", il Gruppo liturgico, l'Agesci, le Comunità neocatecumenali, l'Oratorio, i Ministranti, le Terziarie Francescane.

Saluto, infine, tutti i giovani, gli emarginati, gli anziani, gli ammalati, quanti vivono in solitudine.

A tutti raccomando un generoso impegno nella pastorale parrocchiale e nella pastorale per le famiglie. In particolare raccomando la frequenza alla Messa festiva: è un dovere importante per conservare e sviluppare la propria vita di fede. Pochi mesi fa avete avuto la Missione popolare, che è passata tra voi come un benefico vento di risveglio interiore. Ora dovete andare avanti e crescere, con l'aiuto del Signore e della Vergine di Lourdes, a cui oggi guardate con cuore devoto e fervente. E io sono sicuro che farete proprio il messaggio lanciato da lei alle falde dei Pirenei perché tutti gli uomini tornino a Gesù con la preghiera e la penitenza. E' questo anche l'invito che ci viene dalla Quaresima ormai vicina e dell'Anno Giubilare della Redenzione.


8. "Rallegratevi... ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli" (Lc 6,23). Sono queste le parole che risuonano nell'odierna Liturgia, e che ne rispecchiano le idee principali.

La Patrona della vostra parrocchia, "Nostra Signora di Lourdes", vi ricordi incessantemente, cari parrocchiani, queste parole evangeliche, questa affermazione di Cristo. "Rallegratevi ed esultate perché la vostra ricompensa è grande nei cieli".

Tale ricordo sostenuto dal suo immacolato cuore materno ci aiuti a camminare con costanza verso il Bene definitivo che Dio stesso prepara per noi nell'eternità.

Data: 1983-02-13 Data estesa: Domenica 13 Febbraio 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Ai Vescovi della Chiesa cattolica ucraina - Città del Vaticano (Roma)