GPII 1983 Insegnamenti - Agli indigeni - Città di Guatemala (Guatemala)

Agli indigeni - Città di Guatemala (Guatemala)

Titolo: La Chiesa rinnova le culture, eleva la morale, feconda le tradizioni

Amatissimi fratelli e figli.


1. Il mio cuore trabocca di gioia nel vedervi qui riuniti, dopo aver percorso tante strade diverse, con sacrifici e fatiche, per offrirmi l'occasione di abbracciarvi e dirvi quanto vi ama la Chiesa; quanto vi ama il successore di San Pietro, il Papa, Vicario di Cristo.

In voi abbraccio e saluto tutti gli indigeni e catechisti che vivono nei diversi luoghi del Guatemala, del Centroamerica e di tutta l'America Latina. Per tutti il mio affetto; per tutti la mia preghiera, la mia protezione, la mia solidarietà e la mia benedizione.

E molte grazie per essere venuti a quest'incontro con il Papa.

L'apprezzo profondamente perché avevo uno specialissimo desiderio di stare con voi, che siete i più bisognosi.


2. Abbiamo appena ascoltato nel Vangelo di san Luca l'impressionante passo che ci mostra Gesù, nostro Salvatore, nella Sinagoga di Nazaret, un giorno di sabato.

Davanti ai suoi compaesani, Gesù si alza per leggere le Scritture. Gli porgono il libro del profeta Isaia, lo apre e legge: "Lo spirito del Signore è su di me; mi ha consacrato con l'unzione per portare il lieto annunzio ai poveri; mi ha inviato a proclamare la libertà degli schiavi e degli oppressi; a dare la vista ai ciechi; ad annunciare la grazia del Signore; a fasciare le piaghe dei cuori spezzati; a consolare tutti gli afflitti; infatti sarà famosa tra i popoli la loro stirpe, i loro discendenti tra le Nazioni; coloro che li vedranno riconosceranno che sono stirpe eletta di Jahvè" (cfr. Is 61,1-9). Gesù chiuse il libro, lo restitui e si sedette. Tutti gli occhi erano fissi su di lui. Allora disse: Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita (cfr. Lc 4,20-21).

Si, nel figlio di Dio, Gesù Cristo, nato dalla Vergine Maria, si compie questa Scrittura. Lui è l'inviato di Dio per essere il nostro Salvatore. Questa è la Buona Novella che vi annunzio; Buona Novella che voi, con cuore semplice e aperto, avete accolto, accettando la fede in Gesù nostro Redentore e Signore.

Cristo è l'unico capace di spezzare le catene del peccato e delle conseguenze che rendono schiavi.

Cristo vi dà la luce dello Spirito, perché vediate le strade del progresso che dovete percorrere, affinché la vostra condizione sia sempre più degna, come pienamente meritate.

Cristo vi saluta a superare le difficoltà, vi consola e vi appoggia.

Egli vi insegna ad aiutarvi gli uni gli altri per poter essere i primi artefici della vostra elevazione.

Cristo fa si, che tutti sappiano che voi appartenete ad una gente benedetta da Dio; che tutti gli uomini hanno la stessa dignità e lo stesso valore dinanzi a lui; che tutti siamo figli del Padre che sta nei cieli; che nessuno deve disprezzare o maltrattare un altro uomo, perché Dio lo castigherà; che tutti dobbiamo aiutare l'altro, in primo luogo il più abbandonato.


3. La Chiesa vi presenta il messaggio salvifico di Cristo, in atteggiamento di profondo rispetto e amore. Essa è ben cosciente che quando annuncia il Vangelo, deve incarnarsi nei popoli che accolgono la fede ed assumere le loro culture.

Le vostre culture indigene sono le ricchezze dei popoli, mezzi efficaci per trasmettere la fede, rappresentazioni della vostra relazione con Dio, con gli uomini e con il mondo. Meritano, pertanto, il massimo rispetto, stima, simpatia e appoggio da parte di tutta l'umanità. Queste culture, infatti, hanno lasciato monumenti impressionanti - come quelli dei mayas, aztecas, incas e tanti altri - che ancora oggi contempliamo con meraviglia.

Pensando a tanti missionari, evangelizzatori, catechisti, apostoli, che vi hanno annunziato Gesù Cristo, tutti animati da zelo generoso e da grande amore per voi, ammiro e benedico la loro donazione esemplare, ricompensata con frutti abbondanti per il Vangelo.

L'opera evangelizzatrice non distrugge ma si incarna nei vostri valori, li consolida e li rafforza. Fa crescere il seme sparso dal "Verbo di Dio, che prima di farsi carne per tutto salvare e ricapitolare in se stesso, già era nel mondo, come luce vera che illumina ogni uomo", come insegno l'ultimo Concilio, il Vaticano II (GS 57).

Questo, tuttavia, non impedisce che la Chiesa, fedele alla universalità della sua missione, annunci Gesù Cristo e inviti tutte le razze e tutti i popoli ad accettare il suo messaggio. così, con l'evangelizzazione, la Chiesa rinnova le culture, combatte gli errori, purifica ed eleva la morale dei popoli, feconda le tradizioni, le consolida e le restaura in Cristo (cfr. GS 58).

In questa stessa linea, i vostri Vescovi dissero con chiarezza insieme all'Episcopato dell'America Latina: "La Chiesa ha la missione di dar testimonianza del vero Dio e dell'unico Signore, per cui non può esser vista come un sopruso l'evangelizzazione che invita ad abbandonare false concezioni di Dio, condotte antinaturali e aberranti manipolazioni dell'uomo sull'uomo" (Puebla, 406).


4. Ma la Chiesa non solo rispetta ed evangelizza i popoli e le culture, ma ha sempre difeso gli autentici valori culturali di ogni gruppo etnico.

Anche in questo momento la Chiesa conosce, amati figli, l'emarginazione che subite; le ingiustizie che sopportate; le serie difficoltà che avete, per difendere le vostre terre e i vostri diritti; la frequente mancanza di rispetto per i vostri costumi e tradizioni.

Per questo, compiendo il suo compito di evangelizzazione, essa vuole stare vicino a voi e levare la sua voce di condanna quando si violi la vostra dignità di esseri umani e di figli di Dio; vuole accompagnarvi pacificamente come esige il Vangelo, ma con decisione ed energia, nel raggiungimento del riconoscimento e della promozione della vostra dignità e dei vostri diritti come persone.

Per tale ragione, da questo luogo e in forma solenne, chiedo ai Governanti in nome della Chiesa, una legislazione che vi protegga efficacemente dagli abusi e vi offra l'ambiente e i mezzi adeguati per il vostro normale sviluppo.

Chiedo con insistenza che non si ostacoli la libera pratica della vostra fede cristiana; che nessuno pretenda di confondere mai più evangelizzazione con sovversione, e che i ministri del culto possano esercitare la loro missione con sicurezza e senza ostacoli. E voi non lasciatevi strumentalizzare da ideologie che vi incitano alla violenza e alla morte.

Chiedo che siano rispettate le vostre riserve, e soprattutto che sia salvaguardato il carattere sacro della vostra vita. Che nessuno, per nessun motivo, disprezzi la vostra esistenza, giacché Dio ci proibisce di uccidere e ci ordina di amarci come fratelli.

Finalmente, esorto i responsabili a curare la vostra elevazione umana e culturale. E per questo a procurarvi scuole, mezzi sanitari, senza alcun genere di discriminazione.

Con profondo amore verso tutti, esorto a seguire le vie delle soluzioni concrete tracciate dalla Chiesa nel suo insegnamento sociale; al fine di giungere per tale cammino alle necessarie riforme, evitando ogni ricorso alla violenza.


5. Amati figli, appartenenti a tanti gruppi etnici, vi invito a coltivare i valori che vi contraddistinguono.

La pietà, che vi porta a dare a Dio un posto importante nella vostra vita; ad amarlo come Padre provvidente e misericordioso e a rispettare la sua santa legge. Apritevi all'amore di Cristo. Consentitegli di influire sulle vostre persone, nei vostri focolari, nelle vostre culture.

La laboriosità, con la quale non solo guadagnate onestamente il vostro sostentamento e quello delle vostre famiglie, ma evitate l'ozio, fonte di molti mali, e contemporaneamente fate della terra una dimora più degna dell'uomo. Con il lavoro realizzate la volontà di Dio: perfezionare la creazione, realizzare voi stessi e servire gli altri. Chiedo in nome di Dio che il vostro lavoro sia remunerato giustamente e si apra così il cammino verso il pieno riconoscimento della vostra dignità.

L'amore al vostro focolare e alla vostra famiglia. Debbono essere il centro dei vostri affetti, lo stimolo della vostra vita. Rispettateli sempre; non distruggeteli con il vizio o col peccato; non li rovinate con l'alcolismo, causa di tanti mali.

La solidarietà. Il vostro amore fraterno deve esprimersi in una solidarietà crescente. Aiutatevi reciprocamente. Organizzate associazioni per la difesa dei vostri diritti e per la realizzazione dei vostri progetti. Quante opere importanti si sono raggiunte già per questa via.

L'apostolato. So che tra di voi vi sono molti che celebrano la Parola, molti catechisti e ministri. Non venite meno nell'apostolato. L'apostolo genuino dell'indigeno deve essere lo stesso indigeno. Dio vi conceda di arrivare ad avere molti sacerdoti delle vostre tribù. Essi vi conosceranno meglio, vi comprenderanno e sapranno presentarvi adeguatamente il messaggio di salvezza.

Per mezzo di una buona e permanente catechesi, arriverete alla fede adulta con cui purificherete riti e cerimonie tradizionali che devono essere illuminate ogni volta di più con il Vangelo.


6. Penso ai vostri luoghi di pellegrinaggio come Esquipulas e Chichicastenango.

Che siano centri privilegiati di evangelizzazione, dove il serio contatto con la Parola di Dio sia per voi una permanente chiamata alla conversione e a vivere la fede in maniera più pura.

Confido, miei cari che ritornerete ai vostri focolari confortati dall'incontro che abbiamo avuto; con un maggior amore per la Chiesa che vi ama e desidera servirvi, con il proposito di essere migliori. Io vi portero nel mio cuore e chiedero frequentemente per tutti abbondanti benedizioni dal cielo.

Ricordate, finalmente, che il Figlio di Dio venne a noi nella persona di Gesù, nostro Salvatore, per mezzo di una donna, la Vergine Maria. Ella è nostra sorella e anche nostra Madre. La Madre di ciascuno e della Chiesa.

So che voi l'amate e la invocate, pieni di fiducia. La supplico di proteggervi. Ella protegga i vostri focolari; vi accompagni nel lavoro; nelle pene e nelle gioie; nella vita e nella morte.

Maria vi dia Cristo e sia sempre la vostra Madre amatissima. così sia.

"Quinyà rutzil iwach conojel, ishokib, achijab, alobom, alitomab e rij tak winak" (Porgo un saluto di pace a tutti voi, donne, uomini, ragazzi, ragazze, persone anziane).

Data: 1983-03-07 Data estesa: Lunedi 7 Marzo 1983

Ai religiosi - Città di Guatemala (Guatemala)

Titolo: Piena fedeltà al Vangelo e allo spirito dei fondatori

Cari fratelli e sorelle.


1. Questo Santuario Nazionale Espiatorio del Sacro Cuore, è oggi il luogo di incontro del Papa con i religiosi di tutta l'area geografica che sto visitando in questi giorni. Pero sono anche presenti i sacerdoti, le religiose e i seminaristi del Guatemala. Sono i settori centrali della vita della Chiesa in questa Nazione.

Per questo dirigo a tutti il mio pensiero pieno di stima, il mio saluto più affettuoso e grato, la mia parola di incoraggiamento per la vostra dedicazione a Cristo e per la vostra vocazione ecclesiale, insieme alla mia particolare benedizione.

Ho riservato, cari religiosi, un incontro speciale per poter stare con voi. Innanzitutto desidero esprimervi la mia gratitudine per la vostra presenza ecclesiale in queste terre, dove siete al servizio delle Chiese particolari.

Molti di voi sono figli di questa terra. Altri sono venuti da vicino o da lontano. Ma tutti siete spinti dallo stesso amore per questi popoli dai quali avete anche ricevuto molto, attraverso la loro fede semplice, la loro sincera vita di pietà, il loro affetto generoso.

Le circostanze speciali che stanno vivendo questi popoli e la loro stessa vicinanza, favoriscono una comunione intensa fra di voi. Da parte mia voglio incoraggiare gli sforzi per la comunione ecclesiale, per la collaborazione con i vostri Vescovi, per la ricerca di un vostro migliore inserimento nella vita ecclesiale in queste Nazioni sorelle, per essere, come religiosi, segno di comunione e di riconciliazione.


2. Vi siete impegnati a costituire, come regola suprema della vostra vita, la sequela a Cristo secondo il Vangelo (cfr. PC 2a). Permettetemi che ve lo ricordi: dovete essere gli specialisti del Vangelo di Gesù, vitalmente identificati con le sue parole e con il suo esempio.

Il distintivo della vita religiosa nella Chiesa deve consistere nel mantenere la purezza del Vangelo; non solo nei voti, che sono caratteristici della vostra consacrazione, quanto soprattutto nella carità perfetta verso Dio e verso il prossimo, il che è l'essenza del Vangelo; nelle beatitudini che affermano la loro originalità rispetto alla mentalità del mondo, e in queste manifestazioni specifiche del Vangelo che sono i carismi dei vostri Fondatori.

La fedeltà al Vangelo assicura la vitalità della vita religiosa, della quale opportunamente parlava il mio predecessore Paolo VI: "Grazie alla loro consacrazione religiosa, sono in massimo grado volontari e liberi nell'abbandonare tutto e nel lanciarsi ad annunziare il Vangelo sin ai confini della terra. Sono intraprendenti e il loro apostolato è frequentemente caratterizzato da una originalità e immaginazione ammirevoli. Sono generosi: non poche volte li si trova nell'avanguardia della missione, mentre affrontano i rischi più grandi per la propria salute e per la propria vita" (EN 69).

Siate, dunque, fedeli alla perenne gioventù del Vangelo che Cristo ha affidato all'azione vivificante dello Spirito Santo e dei suoi carismi (cfr. LG 4).


3. La coscienza della vostra consacrazione a Cristo nella Chiesa è garanzia di fedeltà. Si; non si abbraccia il Vangelo solo come una giusta causa o come una utopia. Il Vangelo è una Persona: è Gesù Cristo, il Signore. Colui che "è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione (Rm 4,25). Lui vi ha chiamati a seguirlo fino alla croce. E non lo si può seguire con fedeltà, se prima di tutto non lo si ama profondamente. Per questo, la consacrazione religiosa vi unisce vitalmente a Gesù Cristo e si converte in un vincolo d'amore che richiede l'amicizia, la comunione con lui, alimentata dai Sacramenti, specialmente l'Eucaristia e la Penitenza, dalla meditazione della sua Parola, dalla preghiera, dalla identificazione con i suoi stessi sentimenti.

Abbracciare i consigli evangelici per il Regno dei cieli significa servire il Regno di Cristo che è la Chiesa. perciò la vita religiosa significa direttamente vincolo "alla Chiesa e al suo mistero, e si svolge a suo vantaggio (cfr. LG 44).

Pero ricordate sempre che nel progetto di Cristo non si può concepire la vita religiosa come indipendente dai Vescovi, o come indifferente alla Gerarchia; perché non ci possono essere carismi se non al servizio della comunione e della unità del corpo di Cristo (cfr. 1Co 12,4-11). Per questo, non solo deve essere sempre escluso qualunque tipo di apostolato o magistero parallelo a quello dei Vescovi, ma deve essere anche sottolineato che è proprio della natura della vita religiosa accrescere con tutti i mezzi la comunione, favorirla nei fedeli, cementarla li dove perde vigore. Tale è stata la caratteristica di cui han dato sempre prova tutti i Fondatori.


4. Si, cari religiosi. So che nominando i Fondatori dei vostri Istituti sentite vivo dentro di voi questa specie di "spirito di famiglia" che vi identifica con loro e con i vostri fratelli. E' la sensazione che il carisma è qualcosa di vivo, vitale, animato dallo Spirito, fatto carne e sangue nella vostra esperienza di formazione e di vita religiosa.

Di questa "esperienza dello Spirito" che è il carisma dei Fondatori, voi siete i depositari e i responsabili. Siete i figli di questi "uomini dello Spirito", la loro presenza viva nella Chiesa di oggi, in queste terre.

I fedeli vi riconoscono dalla vostra unione a questi Santi. E gli stessi fedeli si aspettano da voi che siate e che agiate come veri figli di questi Santi; uniti a Dio, e attraverso di lui, impegnati nella promozione della giustizia, ad elevare culturalmente ed umanamente l'uomo, nella causa del povero. Ricordate pero che lavorando innanzitutto a favore di questo, non dovete escludere nessuno.


5. Non si può pensare all'opera dei Fondatori senza vedere in loro l'incarnazione del Vangelo, come esteso nella geografia e nella storia della Chiesa.

Essi vi offrono, da questa chiara prospettiva evangelica, l'esempio di una presenza accanto al popolo e alla sua sofferenza. Essi, senza lasciarsi trascinare da tentazioni o correnti di carattere politico - un esempio valido anche oggi per voi, perché, come dissi ai sacerdoti e ai religiosi del Messico, "non siete dirigenti sociali, capi politici o funzionari di un potere temporale" - sono stati capaci di incarnare efficacemente la carità di Cristo, non solo con le parole, ma con gesti generosi, con servizi e istituzioni. così hanno lasciato una traccia nella storia, hanno fatto cultura, hanno seminato verità e vita, dalle quali continuiamo a raccogliere frutti.

Questo ricordo, miei cari fratelli, mi permette di chiedervi fedeltà piena al Vangelo e allo spirito dei vostri Fondatori; perché, oggi come ieri, i religiosi vivano la carità perfetta con profondo senso di fede, con donazione generosa al compito evangelizzatore che è il primo affidatovi, senza permettere mai che motivazioni ideologiche strumentalizzanti sostituiscano la vostra identità evangelica o ispirino la vostra azione, che deve sempre essere quella di uomini della Chiesa. A partire da questa chiara convinzione, lavorate anche con entusiasmo per la dignità dell'uomo.


6. Con questa carità evangelica che, come dimostrano i vostri Fondatori, è più concreta e completa di qualunque ideologia umana, e che si preoccupa dell'uomo nella sua dimensione spirituale, materiale e sociale, vi esorto a rinnovare il fervore della vostra vita e delle vostre opere. Ve lo chiedono i figli della Chiesa che vivono in queste terre. Questi vi vogliono sentire vicini, anzitutto come guide spirituali, come specialisti della carità di Cristo, che spinge ad amare gli altri e a impegnarsi con tutte le forze per la giustizia e la dignità dell'uomo.

Davanti ai vostri occhi ci sono i compiti della evangelizzazione e della formazione delle comunità cristiane. Supplite con la vostra generosità alla mancanza di vocazioni o alle distanze fra i gruppi ecclesiali, tanto più bisognosi della vostra presenza quanto più lontani dai grandi centri urbani o rurali.

Educate anche la religiosità popolare, perché dia i frutti di quella fede semplice e generosa che la anima. Continuate a formare un laicato maturo che assuma responsabilmente il suo posto nella Chiesa e si dia con chiaroveggenza alla missione che gli compete di trasformare dal di dentro la società civile. E date ai poveri prima di tutto - come vi ho indicato prima - il pane della Parola, la difesa del suo diritto quando è oppresso, la promozione, l'educazione integrale e ogni possibile assistenza che li aiuti a vivere con dignità. Seguite in ciò le indicazioni dell'insegnamento sociale della Chiesa così come essa lo propone e abbiate fiducia in questo insegnamento sociale della Chiesa. I tempi nei quali viviamo ci danno una prova storica della sua validità.


7. Vi chiedo una particolare attenzione per la gioventù. I vostri giovani sono generosi; si aspettano la simpatia e l'aiuto di quanti hanno ricevuto dai loro Fondatori una speciale missione di educazione cristiana, culturale, lavorativa, umana. Che non manchi, perciò, la vostra presenza nei centri educativi a tutti i livelli, dove si decidono i valori che devono informare coloro che un giorno reggeranno le sorti dei vostri popoli.

In questo importante campo, come in tutta la vostra attività apostolica, - sia individuale, sia come comunità religiosa o Istituto, sia associati in modo più ampio - seguite fedelmente gli orientamenti dei vostri Vescovi e dimostrate il vostro amore alla Chiesa con il rispetto, la comunione e la collaborazione che essi meritano come Pastori delle Chiese particolari. Attraverso di loro vi unirete al capo visibile della Chiesa, al quale Cristo affido il carisma di confermare nella fede i fratelli. E siate anche generosi nell'aiutare e collaborare con il clero diocesano.

Con queste richieste il Papa rinnova la sua fiducia in voi, vi incoraggia verso una crescente fecondità dei vostri carismi e verso una donazione entusiasta che deve essere il segno distintivo della vostra opzione radicale per Cristo, per la Chiesa e per l'uomo, nostro fratello.


8. Volete una chiave di fecondità apostolica? Vivete l'unità, fonte di una gran forza apostolica (cfr. "Perfectae Ccaritatis", 15). Nella comunione fraterna c'è, in effetti, la garanzia della presenza di Cristo e del suo Spirito, per mettere in pratica le vostre responsabilità, seguendo le regole dei vostri Istituti.

La Chiesa ha bisogno dell'esempio e della testimonianza dei religiosi che vivano la fraternità evangelica. I gruppi e le comunità si aspettano l'incoraggiamento fondato sulla vostra esperienza di comunione di beni, di preghiera in comune, di reciproco aiuto.

I giovani che bussano alle vostre porte desiderano trovare una vita ecclesiale che si caratterizzi per il fervore della preghiera, per lo spirito di famiglia, per l'impegno apostolico. Questi giovani sono sensibili ai valori comunitari e si aspettano di trovarli nella vita religiosa. Siate capaci di accoglierli e di guidarli, coltivando con cura le nuove vocazioni, la cui ricerca deve essere una delle vostre preoccupazioni principali.


9. Miei cari fratelli: tutti i vostri Istituti professano un amore speciale alla Vergine Maria; sotto diversi titoli e con varie accentuazioni, la Vergine appare come il riflesso di un Vangelo vivo, e per questo come Madre di tutti i religiosi.

In nome suo vi chiedo che sappiate mantenere il mutuo apprezzamento dei vostri carismi e la collaborazione nelle vostre opere di apostolato.

A lei vi affido, perché conservi e accresca la vostra fedeltà a Cristo e alla Chiesa. A lei chiedo la fioritura e la perseveranza di abbondanti vocazioni per le vostre famiglie religiose. La Chiesa di questa area geografica ha bisogno della vostra presenza, per vivere questa pienezza del Vangelo che è propria della vita religiosa. Che Maria, la Vergine fedele e sollecita per le necessità degli uomini, vi conceda questa grazia. così sia.

Data: 1983-03-07 Data estesa: Lunedi 7 Marzo 1983

Messaggio al mondo universitario - Città di Guatemala (Guatemala)

Titolo: L'indispensabile missione dell'università nella società attuale

Signori Rettori, Professori, cari universitari e universitarie.


1. Nel contesto della mia visita in America Centrale, Belize ed Haiti, desidero rivolgervi questo messaggio scritto, per riflettere insieme sulle speciali relazioni che uniscono la Chiesa all'università. Esso vuol essere anche una prova del grande interesse dedicato dalla Chiesa alla missione indispensabile dell'università nella società attuale, soprattutto in quest'epoca così attenta al progresso integrale dell'uomo.

Come ben sapete, l'università è nata in Europa, nel seno stesso della Chiesa, come un'estensione quasi naturale delle funzioni esercitate dalla stessa Chiesa nel campo dell'insegnamento, dell'educazione, della ricerca e del servizio culturale. Cominciando con modeste scuole, sorte intorno alle cattedrali e ai monasteri, si svilupparono gradualmente facoltà e centri di insegnamento superiori, dapprima appoggiate e poi istituite e confermate dalla Chiesa nelle loro prerogative ed autonomie accademiche. A poco a poco si svilupparono comunità universitarie prestigiose, come quelle di Bologna, Parigi, Oxford, Praga, Cracovia, Salamanca, Coimbra, che hanno esercitato un ruolo encomiabile nella maturazione della cultura europea, la quale non sarebbe quello che è senza il loro impulso e il loro apporto.


2. Quando l'azione dell'Europa si estese verso queste terre, la Chiesa volle creare università o scuole superiori per rispondere alle necessità proprie del Nuovo Mondo. così si fondarono molte università, delle quali diverse sono diventate celebri: quelle di Santo Domingo, di Lima, di Città del Messico, di Sucre, di Quito, l'università Javeriana di Bogota, quella di Cordova e quella di San Carlos di Guatemala, dalle quali sono derivate successivamente altre. In esse è stato impartito un eccellente insegnamento, tanto in teologia come in filosofia, lettere, arti, materie umanistiche, medicina, diritto, matematica, astronomia, botanica. Allo stesso tempo furono create prestigiose biblioteche nei principali centri universitari del Continente.


3. Ma la mia intenzione non è quella di fare l'apologia di un periodo che, come ogni epoca, conobbe successi e difficoltà, ma di sottolineare la funzione che la Chiesa ha cercato di realizzare in questa secolare esperienza, per mezzo delle università. Fin dal principio essa ha aspirato a coltivare le scienze sacre e profane per indagare l'opera di Dio e servire la società. Le università hanno formato così grandi uomini della Chiesa, medici, educatori, esperti in diritto e giurisprudenza che sono stati al servizio della comunità. In una parola, le università contribuirono a suscitare, in ogni luogo, una classe di persone altamente qualificate per soddisfare le necessità specifiche delle società del Nuovo Continente.


4. La Chiesa ricordava spesso che la funzione dell'università era quella di difendere l'uomo, i suoi diritti e la sua libertà. Basti ricordare qui la voce profetica del grande Vescovo Francisco de Marroquin il quale, cento anni prima della creazione della prestigiosa università di San Carlos in Guatemala, proclamava la missione cristiana e umana dell'università; e fece tutto il possibile per facilitare la sua creazione futura, lasciando persino un donativo per tale fine.

Per lui, l'università avrebbe dovuto consacrarsi al progresso delle scienze divine e umane, e alla difesa dei diritti dell'uomo. Questo spirito, ricordato costantemente dalla Chiesa, contribui al fiorire di una cultura originale, aperta al servizio dell'uomo latino-americano e alla promozione della sua identità. Da queste università sono sorti in gran parte gli uomini e le donne che hanno formato le Nazioni latino-americane e ne hanno definito l'autonomia e la vocazione culturale, sostenendo sempre la comunità spirituale dei popoli di questo Continente.


5. Queste università contribuirono sempre alla diffusione di un umanesimo radicato nel ricco humus culturale delle vostre regioni. In campo scientifico, ricordiamo José Celestino Mutis, del Collegio Mayor di Rosario di Bogota, un grande botanico e specialista nelle scoperte astronomiche di Copernico. Pensiamo anche al grande poeta e latinista Rafael Landivar, del Guatemala.

Non è possibile dimenticare le esplorazioni dei missionari e ricercatori cristiani sulle grandi civiltà precolombiane, come quella dei Maya, della quale si scoprirono successivamente i monumenti meravigliosi, la cosmologia, le conoscenze matematiche e astronomiche, così come il profondo senso del sacro. così queste culture sono meglio comprese e studiate oggi e si constata l'influsso esercitato su di noi da queste antiche civiltà.


6. Si può dire, dunque, che la storia universitaria nei nostri Paesi è stata per molto tempo unita alla vita della Chiesa. Se le circostanze e le evoluzioni politiche hanno potuto rompere in seguito questi legami e suscitare incomprensioni reciproche, bisogna riconoscere tuttavia, che fra l'università e la Chiesa esiste una reale connaturalità.

Infatti l'università e la Chiesa si consacrano, ciascuna alla propria maniera, alla ricerca della verità, al progresso dello spirito, ai valori universali, alla comprensione e allo sviluppo integrale dell'uomo, all'esplorazione dei misteri dell'universo. In una parola, l'università e la Chiesa vogliono servire l'uomo disinteressatamente, cercando di rispondere alle sue aspirazioni morali e intellettuali più alte. La Chiesa insegna che la persona umana, creata ad immagine di Dio, ha una dignità unica, la quale deve essere difesa contro tutte le minacce, soprattutto attuali, che tentano di distruggere l'uomo nel suo essere fisico e morale, individuale e collettivo.

La Chiesa si rivolge in modo particolarissimo agli universitari attuali per dire loro: cerchiamo di difendere insieme l'uomo la cui dignità e il cui onore sono seriamente minacciati. L'università, che per vocazione è una istituzione disinteressata e libera, si presenta come una delle poche istituzioni della società moderna capaci di difendere con la Chiesa l'uomo in se stesso; senza inganni, senza altro pretesto e per la sola ragione che l'uomo possiede una dignità unica e merita di essere stimato per se stesso.

Questo è l'umanesimo superiore insegnato dalla Chiesa. Questo è l'umanesimo che essa vi propone per i vostri lavori nobili ed urgenti, universitari ed educatori. Permettetemi pertanto di esortarvi ad impiegare tutti i mezzi legittimi a vostra disposizione: insegnamento, ricerca, informazione, dialogo, per portare a termine la vostra missione umanistica, convertendovi in artefici di questa civiltà dell'amore, l'unica capace di evitare che l'uomo sia nemico per l'uomo.


7. E' pure necessario, da una parte e dall'altra, favorire anche oggi le condizioni di un dialogo fecondo fra la Chiesa e le università. Nella pienezza della loro giusta autonomia e in contesti giuridici e civili che non possono essere quelli del passato, le università possono avere non poco interesse nel considerare con attenzione e più a fondo la ricchissima antropologia maturata ed espressa dal Concilio Vaticano II per i tempi moderni nei documenti ispiratori come la costituzione "Gaudium et Spes" la quale si presenta come una risposta non solo alle speranze ma anche alle angosce dell'uomo moderno, assetato, come forse mai nella storia, di liberazione e di fraternità. Le università cattoliche, in coerenza con la propria missione, devono approfondire i fondamenti divino-umani e il valore universale di tale antropologia.

Pero ogni uomo e donna di buona volontà è caldamente invitato a condividere questa visione morale e spirituale dell'uomo che la nostra epoca è chiamata a promuovere con tutte le energie, se vuole superare le contraddizioni ed evitare il dramma di guerre assurde e fratricide. In caso contrario, l'uomo continuerà a sfruttare vergognosamente l'uomo, sottomettendolo al gioco crudele degli interessi o delle ideologie.

Questo linguaggio - lo sto verificando nei miei incontri con gli uomini e le donne di cultura e di scienza - non lascia nessuno indifferente. Tutti capiscono che per difendere l'uomo disinteressatamente e promuovere il suo vero progresso occorre superare le divisioni, dissociare l'insegnamento superiore dagli scontri di parte, in una parola, è necessario riempire lo spirito di verità e di giustizia.

L'università tradirebbe la sua vocazione se si chiudesse al senso dell'assoluto e del trascendente perché limiterebbe arbitrariamente la ricerca di tutta la realtà o della verità e finirebbe col pregiudicare l'uomo stesso, la cui più alta aspirazione è quella di conoscere la Verità, il Bene, il Bello, e sperare in un destino che lo trascende. Pertanto l'università deve convertirsi in testimone della verità e della giustizia e riflettere la coscienza morale di una Nazione.

Gli universitari, gli intellettuali, gli educatori possono esercitare un peso considerevole nella lotta per la giustizia sociale, un obiettivo da perseguire con coraggio e vigore, con i mezzi della stessa giustizia, compiendo tutti i miglioramenti imposti dall'etica nelle relazioni economiche e sociali, ed evitando allo stesso tempo le violenze distruttrici degli scontri rivoluzionari.

L'università ha a sua disposizione un immenso potere morale per difendere la giustizia e il diritto, agendo in conformità con i suoi mezzi: la competenza scientifica e l'educazione morale. L'università deve anche cercare di accrescere, nella misura del possibile, l'estensione dei benefici dell'educazione superiore a tutte le classi e a tutte le generazioni in grado di avvalersi di essa.

Questo è certamente un programma ambizioso, difficile da realizzare tutto in una volta, ma è un progetto ideale che deve ispirare gli sviluppi futuri dell'università, la riforma dei programmi e il rinnovamento dell'orientamento universitario.


8. Rivolgo un richiamo speciale ai cattolici perché accolgano generosamente questi orientamenti e inventino le vie di un nuovo dialogo fra la Chiesa e il mondo universitario, scientifico e culturale. Questa impresa mi sembra vitale per la Chiesa e per le vostre Nazioni. Infatti, che futuro ci si può aspettare se l'uomo è sacrificato e si autodistrugge? Solamente l'antropologia fondata sull'amore incondizionato dell'uomo e sul rispetto del suo destino trascendente permetterà alle generazioni di oggi di superare le crudeli divisioni e di lottare contro la mancanza di dignità fisica, morale e spirituale che disonora attualmente l'umanità.

Le università cattoliche hanno oggi un ruolo speciale da svolgere nell'approfondire un'antropologia liberatrice che consideri l'uomo nel suo corpo e nel suo spirito e possono intavolare un dialogo originale con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Partendo dalla loro vocazione e dalla loro identità cristiana, le università cattoliche potranno rispondere efficacemente alla grande sfida attuale.

Rivolgo anche un richiamo urgente a quei cattolici che lavorano abitualmente nelle università e nei centri di ricerca, affinché tutti uniti difendano l'uomo sia come individuo sia considerato nella collettività, nel momento attuale e nel futuro. Sono convinto che il mio richiamo incontrerà una decisa e generosa risposta da parte di tutti i responsabili della Chiesa: dei religiosi e delle religiose, dei laici, degli uomini e delle donne di tutte le età.

Pensando a queste questioni tanto gravi della nostra epoca, ho deciso di creare il Pontificio Consiglio per la cultura (cfr. "L'Osservatore Romano", 20 maggio 1982), per dare un impulso alla Chiesa in materie così importanti e per testimoniare al tempo stesso il grande interesse della Santa Sede al dialogo delle culture e alla promozione intellettuale dell'uomo.

A voi, responsabili e membri del mondo universitario di quest'area geografica, rinnovo la mia profonda stima per la vostra alta ed importante missione, e chiedo a Colui che è pienezza della verità e destino dell'uomo, di orientare i vostri cammini, e di orientarli al bene dell'umanità ed elevarli verso una altezza di trascendenza.

Data: 1983-03-07 Data estesa: Lunedi 7 Marzo 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Agli indigeni - Città di Guatemala (Guatemala)