GPII 1983 Insegnamenti - All'aeroporto di Toncontin - Tegucigalpa (Honduras)

All'aeroporto di Toncontin - Tegucigalpa (Honduras)

Titolo: Il Vescovo di Roma tra il popolo di Dio

Signor Presidente, amati fratelli dell'Episcopato, amato popolo dell'Honduras.

Le mie prime parole di ringraziamento vanno al Signor Presidente della Repubblica per la sua gentilezza nel venirmi a ricevere e per il suo cordiale saluto di benvenuto, reso manifesto dalle affettuose testimonianze di accoglienza che tutti mi hanno offerto e che mi fanno sentire in un clima familiare. Ringrazio inoltre il Signor Presidente per il cortese invito che mi ha fatto, unitamente all'Episcopato, per visitare l'amata Nazione honduregna.

Trovandomi qui, voglio dividere con voi la mia gioia e la mia speranza, e ciò può avvenire solo in virtù della bontà divina che mi ha permesso di realizzare questo viaggio apostolico. Da parte mia, corrispondendo alla vostra entusiastica accoglienza, desidero stringervi tutti quanti in un grande abbraccio di pace: i fratelli dell'Episcopato, presieduti da Monsignor Hector Enrique Santos; gli abitanti di Tegucigalpa e voi che siete venuti da altre zone del Paese; coloro che in piccoli villaggi e nelle aziende, in una casa o in un campo, mi state ascoltando. Ricordatevi che avete tra voi e con voi un fratello che vi cammina accanto.

Nell'adempimento della sua missione apostolica, il Vescovo di Roma e il Pastore della Chiesa universale è presente tra il Popolo di Dio che marcia, attraverso il territorio dell'Honduras, verso la casa del Padre. Mi avete invitato a venire e, nel nome del Signore, io sono tra voi. Voglio testimoniare anche in questa occasione che Gesù è il Signore, Colui he è risuscitato dalla morte per dare la vita a tutti quanti gli uomini. E ugualmente desidero lodare il Signore per tutte le meraviglie che la grazia divina ha operato nella Chiesa dell'Honduras.

Amatissimi tutti: sin dal primo momento del mio arrivo mi avete aperto le porte del vostro cuore. Vi rinnovo ancora la mia profonda stima e il mio profondo affetto.

Che Dio benedica tutti coloro che oggi mi hanno accolto personalmente o nello spirito; benedica quanti incontrero nel mio percorso e quanti si uniranno a me nei momenti di preghiera.

Che Dio benedica, ora e sempre, tutto il popolo dell'Honduras!

Data: 1983-03-08 Data estesa: Martedi 8 Marzo 1983

Al santuario mariano di Suyapa - Tegucigalpa (Honduras)

Titolo: La presenza di Maria nella nuova Pentecoste della Chiesa

Amati fratelli nell'Episcopato, cari fratelli e sorelle.


1. Qui, insieme alla Madre comune, saluto innanzitutto con affetto il Pastore di questa sede arcivescovile di Tegucigalpa, gli altri fratelli Vescovi, i sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e laici di questa amata Nazione. Tutti benedico di cuore.

Quando si sta già per concludere la mia visita apostolica alla Chiesa che vive in queste Nazioni d'America Centrale, Belize e Haiti, ho voluto venire come pellegrino fino a questo santuario di Nostra Signora di Suyapa, Patrona dell'Honduras, Madre di quanti professano la fede in Cristo.

Da questa cima di Tegucigalpa e da questo santuario, contemplo i Paesi che ho visitato uniti nella medesima fede cattolica, spiritualmente uniti attorno a Maria, la Madre di Cristo e della Chiesa, vincolo di amore che fa di tutti questi popoli dei Paesi fratelli.

Uno stesso nome, Maria, modulato in diverse invocazioni, invocato con le stesse preghiere, pronunciato con identico amore. A Panama, la si invoca con il nome della Assunzione; in Costa Rica, Nostra Signora degli Angeli; in Nicaragua, la Purissima; nel Salvador, Regina della Pace; in Guatemala, si venera la sua Assunzione gloriosa; il Belize è stato consacrato alla Madre di Guadalupe e Haiti venera Nostra Signora del Perpetuo Soccorso. Qui il nome della Vergine di Suyapa ha sapore di misericordia da parte di Maria e di riconoscimento dei suoi favori da parte del popolo dell'Honduras.


2. I testi biblici che sono stati letti ci aiutano a comprendere il mistero e l'impegno che racchiude questa presenza della Vergine Madre in ogni Chiesa particolare, in ogni Nazione.

Il Vangelo di san Giovanni ci ha ricordato la presenza di Maria ai piedi della croce e le ultime parole del testamento di Gesù con cui proclama la Vergine, Madre di tutti i discepoli: "Donna ecco tuo figlio". Poi dice all'apostolo: "Ecco tua madre. E da quel momento il discepolo la prese con sé" (Jn 19,26-27).

Nell'ora di Gesù, della Madre e della Chiesa, le parole del Redentore sono solenni e realizzano ciò che proclamano: Maria è costituita Madre dei discepoli di Cristo, di tutti gli uomini. Colui che accoglie nella fede la dottrina del Maestro ha il privilegio, la fortuna, di accogliere la Vergine come Madre, di riceverla con fede e amore fra i suoi beni più amati, con la sicurezza che, colei che ha compiuto fedelmente la parola del Signore, ha accettato amorosamente il compito di essere sempre Madre di chi segue Cristo. Per questo, dagli albori della fede e in ogni tappa della predicazione del Vangelo, nella nascita di ogni Chiesa particolare, la Vergine occupa il posto che le corrisponde come Madre degli imitatori di Gesù che costituiscono la Chiesa.

L'abbiamo potuto apprezzare nel testo degli Atti degli Apostoli: "Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui (Ac 1,14). Alla nascita della Chiesa, durante la Pentecoste, è presente la Madre dei discepoli di Gesù, col materno compito di riunirli come fratelli in uno stesso spirito e di rafforzarli nella speranza affinché accolgano la forza che viene dall'alto, lo Spirito del Signore che anima e vivifica la Chiesa di Gesù.

Come facevano già notare i Padri della Chiesa, questa presenza della Vergine è significativa: "Non si può parlare di Chiesa se non è presente Maria, la Madre del Signore, con i fratelli di questo" (cfr. Cromazio di Aquileia, "Sermo XXX, 7; "Marialis Cultus", 28). E così ogni volta che nasce la Chiesa in un Paese, come si può notare in questo Continente, dal Messico al Cile e all'Argentina passando per l'istmo centro-americano, o la Madre di Dio si fa presente in una forma singolare, come a Guadalupe, o coloro che seguono Cristo reclamano la sua presenza e dedicano templi al suo culto, perché la Chiesa abbia sempre la presenza della Madre che è garanzia di fraternità e dell'accoglimento dello Spirito Santo.


3. In Maria si realizza pienamente il Vangelo: Nostra Signora è membro eccellentissimo, tipo ed esemplare perfetto per la Chiesa (cfr. LG 53). Ella è la prima cristiana, annuncio e dono di Gesù Cristo Figlio suo, pienezza delle beatitudini, immagine perfetta del discepolo, di Gesù.

Proprio perché è la sintesi del Vangelo di Gesù, la si riconosce nei vostri popoli come Madre ed educatrice della fede: la si invoca nelle lotte e fatiche che comporta la fedeltà al messaggio cristiano; è lei la Madre che convoca tutti i figli - al di sopra delle differenze che li possano separare - per farli sentire al sicuro in uno stesso focolare; riuniti attorno alla stessa tavola della Parola e dell'Eucaristia.

Solamente Maria poté fare degli apostoli di Gesù, prima e dopo Pentecoste, un solo cuore e una sola anima (cfr. Ac 1,14 Ac 4,32), come se Cristo ci volesse indicare che ha affidato alle materne cure di sua Madre la missione di fare della Chiesa una sola famiglia dove regni l'amore e sia amato, prima di tutto, chi soffre di più. Si, in Maria abbiamo il modello di un amore senza frontiere, vincolo di comunione di tutti noi che siamo, per la fede e il battesimo, "discepoli" e "fratelli" di Gesù.


4. Ma la Vergine è anche la "Donna nuova". In lei Dio ha rivelato i lineamenti di un amore materno, la dignità dell'uomo chiamato alla comunione con la Trinità, lo splendore della donna che tocca così il vertice dell'umano nella sua bellezza soprannaturale, nella sua sapienza, donazione, collaborazione attiva e responsabile con la quale si fa serva del mistero della redenzione.

Non si può pensare a Maria, donna, sposa, madre, senza avvertire l'influsso salutare che la sua figura femminile e materna deve avere sul cuore della donna, nella promozione della sua dignità, nella sua partecipazione attiva nella società e nella Chiesa.

Se è ben vero che ogni donna può guardare alla Vergine come allo specchio della propria dignità e vocazione, ogni cristiano dovrebbe essere capace di riconoscere - nel volto d'una bambina, d'una giovane, d'una madre, d'una anziana - qualcosa del mistero di colei che è la "Donna nuova", come salutare motivo di purezza e di rispetto, come ragione potente per assicurare alla donna cristiana, e a tutte le donne, la promozione umana e lo sviluppo spirituale che permettano loro di specchiarsi nel proprio unico modello: la Vergine di Nazaret e di Betlemme, di Cana e del Calvario, Maria nella gioia della maternità, nel dolore dell'unione con Cristo crocifisso, nella gioia della risurrezione del Figlio, e adesso nella gloria, dove è primizia e speranza della nuova umanità.


5. Cari fratelli e figli di questo popolo d'Honduras da cui sono sorte preziose iniziative di catechesi e di proclamazione della Parola per portare il Vangelo ai più poveri e semplici a cui Gesù riconosce questa sapienza che viene dal Padre (cfr. Lc 10,21); vorrei riassumervi in due parole la sublime lezione del Vangelo di Maria: la Vergine è Madre, la Vergine è Modello.

Non possiamo accogliere pienamente la Vergine come Madre senza essere docili alla sua parola che ci indica Gesù quale Maestro della verità da ascoltare e seguire: "Fate quello che vi dirà" questa parola, continuamente ripetuta da Maria quando porta in braccio suo Figlio e lo indica con lo sguardo.

Ella vuole farci partecipi della sua stessa beatitudine per aver creduto (cfr. Lc 1,45), per aver ascoltato e compiuto la parola e la volontà del Signore (cfr. Lc 8,21). Ascoltare e vivere la Parola! Ecco il segreto di una devozione alla Vergine che ci permetta di partecipare pienamente del suo amore materno fino a che lei possa formare, in ciascuno di noi, Cristo.

Per questo dobbiamo respingere tutto ciò che è contrario al Vangelo: l'odio, la violenza, le ingiustizie, la mancanza di lavoro, l'imposizione di ideologie che umiliano la dignità dell'uomo e della donna; dobbiamo fomentare tutto ciò che è secondo la volontà del Padre che sta nei cieli; la carità, il mutuo aiuto, l'educazione nella fede, la cultura, la promozione dei poveri, il rispetto di tutti, specialmente dei bisognosi, di coloro che soffrono, degli emarginati. Perché non si può invocare la Vergine come Madre disprezzando o maltrattandone i figli.

La Madonna da parte sua, fedele alle parole del testamento del Signore, vi assicura sempre il suo affetto materno, la sua potente intercessione, la sua presenza in tutte le necessità, il conforto nelle difficoltà. Lei, la "povera del Signore" (cfr. LG 55) sta vicino ai poveri, a coloro che soffrono, sostenendoli e confortandoli con l'esempio.


6. Maria è Modello. Modello, innanzitutto, di queste virtù teologali che sono caratteristiche del cristiano: la fede, la speranza, l'amore. Modello di questa fedele perseveranza nel Vangelo che ci permette di percorrere con lei "il pellegrinaggio della fede". Modello di una donazione apostolica che ci permette di cooperare all'espansione del Vangelo e alla crescita della Chiesa (cfr. LG 58 LG 65). Modello d'una vita impegnata per Dio e gli uomini, per i disegni di salvezza e la fedeltà al suo popolo.

Invocandola con le parole dell'Angelo e ripercorrendo nella preghiera del Santo Rosario la sua vita evangelica, avrete sempre davanti ai vostri occhi il perfetto modello del cristiano.

"Ecco tua Madre"; il Papa pellegrino vi ripete le parole di Gesù.

Accoglietela nella vostra casa: accettatela come Madre e Modello. Vi insegnerà le vie del Vangelo. Vi farà conoscere Cristo e amare la Chiesa, vi mostrerà il cammino della vita; vi incoraggerà nelle difficoltà. In lei, la Chiesa e il cristiano trovano un motivo di consolazione e speranza, perché "brilla ora innanzi al peregrinante Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore" (cfr. LG 68).

Con questa speranza, come segno di impegno filiale da parte di tutti e come manifestazione della fiducia che abbiamo riposto in Maria, Madre e Modello, voglio dirigere alla Vergine Signora nostra questa preghiera di offerta di tutti i popoli dell'America Centrale che ho visitato in questo viaggio apostolico: "Ave, piena di grazia, benedetta tra le donne, Madre di Dio e madre nostra, Santa Vergine Maria. Pellegrino nei Paesi dell'America Centrale, giungo a questo santuario di Suyapa per porre sotto la tua protezione tutti i figli di queste Nazioni sorelle, rinnovando la confessione della nostra fede, l'illimitata speranza riposta nella tua protezione, l'amore filiale verso di te, che lo stesso Cristo ci ha comandato.

Crediamo che sei Madre di Cristo, Dio fatto uomo, e Madre dei discepoli di Gesù. Speriamo di possedere con te la beatitudine eterna di cui sei pegno e anticipo nella tua gloriosa Assunzione. Ti amiamo perché sei Madre misericordiosa, sempre compassionevole e clemente, colma di pietà.

Ti affido tutti i Paesi di questa area geografica. Fa' che conservino, come preziosissimo tesoro, la fede in Gesù Cristo, amore per te, fedeltà alla Chiesa. Aiutali a raggiungere, per una pacifica strada, la fine di tante ingiustizie, l'impegno a favore dei più sofferenti, il rispetto e la promozione della dignità umana e spirituale di tutti i suoi figli.

Tu che sei Madre della pace, fa' che cessino le lotte, che finiscano per sempre gli odi, che non si ripetano le morti violente. Tu che sei Madre, asciuga le lacrime di coloro che piangono, di coloro che hanno perduto i loro cari, degli esiliati e di coloro che sono lontani dal focolare; fa' che quanti lo possono, procurino il pane quotidiano, la cultura, un degno lavoro.

Benedici i pastori della Chiesa, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose, i seminaristi, i catechisti, i laici apostoli e delegati della Parola. Che con la loro testimonianza di fede e di amore siano costruttori di questa Chiesa di cui sei Madre.

Benedici le famiglie, perché siano focolari cristiani dove si rispetta la vita che nasce, la fedeltà del matrimonio, l'educazione integrale dei figli, aperta alla consacrazione a Dio. Ti affido i valori dei giovani di questi popoli; fa' che trovino in Cristo il modello della generosa donazione agli altri; alimenta nei loro cuori il desiderio di una consacrazione totale al servizio del Vangelo.

In quest'Anno Santo che stiamo per celebrare, concedi a quanti si sono allontanati, il dono della conversione; e a tutti i figli della Chiesa, la grazia della riconciliazione; con frutti di giustizia, di fratellanza, di solidarietà.

Rinnovando la nostra donazione a te, Madre e Modello, vogliamo impegnarci, come tu t'impegnasti con Dio, ad essere fedeli alla Parola che dà la vita.

Vogliamo passare dal peccato alla grazia, dalla schiavitù alla libertà vera in Cristo, dalla ingiustizia che emargina alla giustizia che fa degni, dall'insensibilità alla solidarietà con chi soffre di più, dall'odio all'amore, dalla guerra, che tante distruzioni ha seminato, a una pace che rinnovi e faccia fiorire le vostre terre.

Signora d'America, Vergine povera e semplice, Madre amabile e buona, tu che sei motivo di speranza e di consolazione, vieni a camminare con noi, affinché uniti raggiungiamo la libertà vera nello Spirito che ti copri con la sua ombra; in Cristo che nacque dal tuo grembo materno; nel Padre che ti amo e ti scelse come primizia della nuova umanità. Amen.

Data: 1983-03-08 Data estesa: Martedi 8 Marzo 1983

Ai delegati della Parola - San Pedro Sula (Honduras)

Titolo: Predicare Cristo crocifisso alle generazioni del nostro tempo

Amati fratelli nell'Episcopato, cari fratelli e sorelle.

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1. Giunga innanzitutto il mio cordiale saluto al Vescovo e pastore della diocesi, così come a tutti i membri di questa famiglia ecclesiale diocesana, in particolare agli operai di San Pedro Sula e di tutto il Paese.

E' per me una vera gioia pregare insieme a voi e spezzare il pane della Parola di Dio con voi, a cui è stata affidata la missione di predicare questa Parola e di coordinare le celebrazioni in cui è proclamata.

Nel farlo, sono cosciente di mettere in pratica, in questa amata Nazione dell'Honduras, il mistero che il Signore affido a Pietro (cfr. Lc 22,32) di "confermare i suoi fratelli", in modo particolare mediante la predicazione della Parola di Dio. Proprio per questo il Papa intraprende i suoi viaggi apostolici: con il fine di portare ai figli della Chiesa dovunque, e a tutti gli uomini di buona volontà, il seme di questa Parola.

Vedete dunque come esercitando il vostro ministero nell'ambito delle vostre rispettive comunità cristiane, cooperate con il Papa e i Vescovi che vi hanno delegato, così come con i presbiteri, alla evangelizzazione; e lo fate con il vostro carattere e con la vostra condizione di laici.


2. Vorrei che meditassimo insieme per alcuni momenti sopra la funzione del predicatore della Parola e del catechista, così come il Signore l'ha delineata nella parabola che abbiamo appena ascoltato e nella spiegazione che l'accompagna nello stesso Vangelo.

C'è un "seminatore" che "semina la Parola" (Mc 4,14). Il primo "seminatore", senza dubbio è Gesù stesso, che esercito questo ministero lungo il corso della sua vita pubblica; ministero che egli stesso presento davanti a Pilato (cfr. Jn 18,37) come un "dare testimonianza della verità"; la verità che è in primo luogo lo stesso Gesù Cristo (cfr. Jn 14,7) e il suo Padre celeste (Jn 17,3).

Questa parola così predicata da lui, se la riceviamo bene, ha il potere di salvarci; secondo quanto insegna il passo del profeta Isaia che è stato letto (Is 55,10-11), e del quale si fa eco il Nuovo Testamento.

Orbene, questa Parola e questa testimonianza continuano a risuonare sulla terra, dopo l'Ascensione del Signore ai cieli, per opera degli Apostoli che lui istitui e mando a predicare ad "ogni creatura (cfr. Mc 16,15); per opera dei successori degli Apostoli e anche di tutta la Chiesa.

Questa è, in effetti, la gloria e la responsabilità della Chiesa: proclamare la Parola di Dio, il Vangelo di Gesù Cristo, a tutti gli uomini verso i quali è "debitrice" come diceva di se stesso l'Apostolo Paolo (cfr. Rm 1,14). Per questo il Papa Paolo VI, raccogliendo la ricca messe lasciata dal Sinodo dei Vescovi del 1974, pubblico questa bella descrizione della missione evangelizzatrice della Chiesa nel documento che inizia con le parole "Evangelii Nuntiandi". Sono sicuro che lo conoscete e che lo studiate durante le vostre riunioni di formazione.


3. Pero, cosa succede quando la scarsezza di presbiteri e di diaconi non permette che questo ministero della evangelizzazione della Parola arrivi dovunque? La gente si vedrà privata del pane della Parola come del corpo di Cristo nell'Eucaristia? E' una gran cosa, molto conforme alla tradizione della Chiesa, che i vostri Vescovi abbiano deciso - raccogliendo e valutando lodevoli iniziative - di delegare specialmente coloro che, come voi, ben preparati, ben disposti e profondamente coscienti della missione che ricevono, si offrono di rispondere a questa chiamata a servire i propri fratelli.

Siate quindi coerenti con voi stessi e con l'impegno assunto: preparatevi ogni volta meglio per compiere bene il vostro importante e delicato incarico ecclesiale. E' necessario lasciarsi penetrare dall'insegnamento del Vangelo e della Chiesa, dall'autentica verità su Cristo, la Chiesa e l'uomo.

Anche la mia esortazione "Catechesi Tradendae" può servirvi da guida in questo compito, perché avrete bisogno di un costante aggiornamento che perfezioni la preparazione, corregga eventuali errori e vi mantenga sempre fedeli alla genuina dottrina della Chiesa evitandovi, contemporaneamente, qualsiasi rischio di cadere in strumentalizzazioni politiche e radicalizzazioni che possano compromettere il frutto della vostra nobile missione.

Non mancate di indicare, con prudenza e saggezza, le implicazioni e le applicazioni sociali della Parola che predicate. E, per evitare pericoli che possano sorgere, mantenetevi sempre in stretta comunione coi vostri Vescovi.

"Il seminatore semina la Parola" ci dice il Vangelo di Marco. Non lo fa in nome proprio, né per creare una comunità che non sia pienamente integrata alla Chiesa locale di cui forma una parte. Lo fa in nome della Chiesa, come collaboratore del Vescovo e al posto dei sacerdoti e diaconi, benché non possa assumerne tutte le funzioni. Lo fa anche per aiutare e creare e incrementare la Chiesa in ogni comunità locale, in maniera che ci sia "un solo gregge, sotto "un solo pastore" Gesù Cristo (cfr. Jn 10,16).

Ogni predicatore deve sempre ricordare che la Parola che predichiamo non è nostra: non predichiamo "noi stessi, ma "Gesù Cristo, e questi "crocifisso (cfr. 1Co 1,23). Cristo stesso, primo seminatore, e la Chiesa ci affidano la Parola che dobbiamo proclamare. La troviamo nella Sacra Scrittura letta alla luce della costante tradizione della Chiesa.

Sia quindi la Bibbia, Parola di Dio, la vostra continua lettura, il vostro studio e la vostra preghiera: nella Liturgia e fuor d'essa, come ha insegnato l'ultimo Concilio. Ma leggetela sempre secondo la giusta interpretazione fatta dalle legittime autorità della Chiesa.

In virtù della missione ricevuta, dovete aiutare i membri delle vostre comunità ad accettare ed approfondire la loro conoscenza della fede, il loro amore e la loro adesione alla Chiesa; e contemporaneamente dovete insegnar loro a praticare le proprie devozioni tradizionali col vero senso di ciò che significano nel contesto della vita cristiana. Siate quindi coscienti della vostra responsabilità e della vostra alta missione.


4. I pericoli che assalgono gli ascoltatori della Parola e che sono descritti nella spiegazione della parabola che commentiamo, minacciano anche voi: il demonio che viene e se la porta via, l'incostanza e la debolezza di fronte alle esigenze della Parola, o la persecuzione "a causa di essa", "gli affanni del mondo, la seduzione delle ricchezze ele altre concupiscenze" (cfr. Mc 4,15-20). Perché possiate aiutare i vostri ascoltatori e superarli, prima dovete superarli in voi.

Ciò rappresenta un impegno esigente, fatto di preghiera, di ricorso ai sacramenti, di riflessione profonda e perseverante, di amore alla croce e alla Chiesa.

La vostra predicazione vale molto, senza dubbio. E' testimonianza che date alla verità con le vostre labbra. Pero per essere testimoni credibili, la vostra vita deve essere coerente con le vostre parole. perciò la vostra condotta deve riflettere fedelmente quello che predicate. In caso contrario, distruggereste con una mano ciò che costruite con l'altra. Questo significa che la vostra vita di famiglia, di genitori, di sposi, di figli e di cittadini, la vostra fedeltà al dovere di solidarietà con i poveri e gli oppressi, la vostra esemplare carità, la vostra onestà, sono come esigenze ineludibili della vostra vocazione di delegati della Parola.

Abbiamo ascoltato nella lettura del profeta Isaia che la Parola di Dio, "come la pioggia e la neve dal cielo, non ritornerà a lui senza effetto", "ma realizzerà" ciò che lui desidera e compirà "ciò per cui è stata mandata, da Dio stesso (cfr. Is 55,11).

E' l'efficacia della Parola di Dio, che come dicevamo al principio, con un riferimento alla lettera di san Giacomo (1,21), "può salvare le vostre anima".

Crediamo fermamente in questa efficacia della Parola divina, che al principio creo il mondo (cfr. Gn 1,3ss; Jn 1,1-3) e che quando venne la pienezza dei tempi (cfr. Ga 4,4), si "fece carne, nel seno verginale di Maria, affinché tutti ricevessimo la pienezza "della grazia e della verità" (Jn 1,14 Jn 1,17), vale a dire, fossimo salvati da essa.

5. Ricordiamo che tale efficacia si realizza soprattutto nell'Eucaristia, di cui la celebrazione della Parola è parte integrante, perché ad essa prepara e in essa trova la sua consumazione.

Voi, delegati della Parola, responsabili delle celebrazioni di cui essa è centro, e voi catechisti, lasciatevi possedere e trasformare da essa, ricevendo frequentemente, quando vi sia possibile, il Corpo e il Sangue del Signore. Non dimenticate che il vostro ministero non può mai perdere di vista questa finalità: l'orientamento alla celebrazione dell'Eucaristia da parte dei ministri debitamente ordinati.

Chissà se un giorno non sorgeranno fra voi stessi quelli, che avendo i requisiti stabiliti dalla Chiesa, si prepareranno per il ministero sacerdotale, completando così l'opera che avete cominciato "in Cristo Gesù" (cfr. Ph 1,6).

Perché l'opera dell'evangelizzazione non si realizza pienamente se non quando il popolo cristiano, convocato e presieduto dai propri Vescovi e sacerdoti, celebra insieme la morte e la risurrezione del Signore nell'Eucaristia (cfr. PO 4). Allora e solo allora questo popolo è veramente e pienamente Chiesa.


6. Cari fratelli: la Vergine santissima "custodiva tutte queste cose e le meditava nel suo cuore (cfr. Lc 2,19 Lc 2,51). Lei come nessun altro "ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica" (Lc 8,21 11,,27-28), secondo quanto rispose lo stesso Signore a chi lodava la sua maternità fisica.

Imitate il suo esempio e mettetevi sotto la sua protezione, per essere veri delegati della Parola e catechisti, cioè ascoltatori e praticanti fedeli della stessa, per poterla predicare fruttuosamente agli altri.

Ella vi sostenga in questo cammino, come anch'io vi incoraggio mentre vi benedico di cuore. così sia.

Data: 1983-03-08 Data estesa: Martedi 8 Marzo 1983

Agli operai - San Pedro Sula (Honduras)

Titolo: Lavoro e dignità umana nell'insegnamento sociale della Chiesa

(Nel corso della Liturgia della Parola, celebrata all'aeroporto di San Pedro Sula, il Papa ha consegnato a tre operai il testo del messaggio al mondo operaio dell'America Centrale, accompagnandolo con le seguenti parole:) A causa della brevità della mia permanenza in questi Paesi, non ho potuto incontrarmi separatamente con gli operai, anche se li ho incontrati nel corso della mia visita apostolica dispersi tra il Popolo di Dio. perciò, in questo luogo significativo, San Pedro Sula, consegno ai rappresentanti degli operai un messaggio scritto rivolto a tutti gli operai dell'America Centrale, Belize e Haiti, accompagnato da un cordialissimo e rinnovato saluto per loro e per le loro famiglie che benedico di cuore. (Questo il testo del messaggio:) Carissimi operai.


1. Nel quadro del mio viaggio apostolico attraverso le terre dell'area geografica centro-americana, invio a voi operai e operaie dei diversi Paesi, un cordiale ricordo e saluto, che estendo alle vostre famiglie.

E' vero che questa zona del mondo presenta caratteristiche in prevalenza rurali. Tuttavia l'industrializzazione ancora incipiente, che i vostri popoli sono chiamati a realizzare in grado maggiore, in un futuro non lontano, mi fa riflettere sul ruolo importante che voi avrete come costruttori della società nelle vostre Nazioni. Desidero, perciò, fare insieme a voi alcune riflessioni sul vostro lavoro e dignità, alla luce dell'insegnamento sociale della Chiesa.


2. Se deve essere rispettata la dignità di ogni lavoratore e se deve essere garantito il valore del suo lavoro, tutti coloro che sono impegnati nei processi lavorativi dovranno convenire nella priorità del lavoro sul capitale come via verso lo sviluppo industriale di queste Nazioni (cfr. LE 12).

Nessuno ignora che molte condizioni attualmente esistenti sono ingiuste; che le strutture economiche non servono l'uomo; che tante situazioni sleali non elevano la dignità umana; che la nascente industrializzazione crea di già un certo grado di disoccupazione, particolarmente dannoso per la gioventù. Il compito che si impone è quello di affrontare onestamente la complessità di questi problemi nel piano economico-sociale, ma molto più nel piano umano e culturale.

Nel proporre questi obiettivi non si vuole semplicemente accusare un sistema, né realizzare una specie di analisi di classe che contrapponga un'ideologia all'altra. La Chiesa parla partendo da una visione cristiana dell'uomo e della sua dignità: perché è convinta che non vi è bisogno di ricorrere a ideologie o proporre soluzioni violente, ma di impegnarsi a favore dell'uomo, di ciascun uomo e di tutti gli uomini, della loro integrale dignità, partendo dal Vangelo, presupponendo per questo il valore umano e spirituale dell'uomo in quanto lavoratore, che ha diritto a che il prodotto del suo lavoro contribuisca equamente al suo proprio benessere e al benessere comune della società.

E' vero che il lavoratore non ha avuto sempre l'opportunità di raggiungere un sufficiente sviluppo; perciò deve essere aiutato, tecnicamente e culturalmente, a rendersi idoneo per raggiungerlo, al fine di liberarlo dalle ingiustizie e dargli i mezzi di ottenere un contributo al benessere proprio e altrui, in armonia e in pace con gli altri settori del mondo del lavoro.


3. Affinché questo possa ottenersi progressivamente, bisognerà sviluppare i sistemi e i processi che sono conformi al principio della priorità del lavoro sul capitale, impiantando strutture e metodi che superino la contrapposizione tra lavoro e capitale (cfr. LE 13).

La opzione che si presenta dinanzi a noi non è quella dello statu quo o la lotta ideologica di classe, con la sua corrispondente violenza. La Chiesa si rivolge ai cuori e alle menti, e soprattutto alla capacità di cambiamento che esiste in tutti. Il modo di mettere termine alla violenza delle opposizioni di classe, non sta nell'ignorare le ingiustizie, ma nel correggerle, come la Chiesa richiama insistentemente nel suo insegnamento sociale.

perciò essa propone come mezzo lo studio di nuovi modi di organizzazione del lavoro e delle strutture relative al lavoro, secondo le esigenze che emergono dalla dignità del lavoratore, dalla sua vita in famiglia e dal bene comune della società; soprattutto in una società che comincia a industrializzarsi, e nella quale può essere forte la tentazione di permettere che le forze del mercato siano il fattore determinante del processo produttivo. In tal caso si giunge a una inaccettabile riduzione della persona del lavoratore alla condizione di oggetto.

Al contrario, la Chiesa insegna sempre che ogni sforzo di progresso sociale deve rispettare il carattere prevalentemente soggettivo della persona e del suo lavoro, vale a dire, "quando ogni persona, basandosi sul suo proprio lavoro, abbia pieno titolo a considerarsi al tempo stesso "comproprietario" di quella specie di grande officina di lavoro nella quale si impegna con tutti" (LE 14).

Ogni persona e le distinte organizzazioni della società devono collaborare a trovare o a creare strutture sociali che aiutino a eliminare le ingiustizie e ad assicurare questi obiettivi: prima di tutto le associazioni o sindacati costituiti a questo scopo e che, in conformità al principio di solidarietà, devono godere della conveniente libertà di azione, in modo da rispondere nella forma più adeguata possibile alle necessità della società.


4. In tema di lavoro, la prima e indispensabile condizione è il giusto salario, che costituisce il metro per misurare la giustizia di un sistema socio-economico (cfr. LE 19). Sono tuttavia vari gli elementi che compongono il giusto salario e che vanno al di là della pura rimunerazione di uno specifico lavoro compiuto.

Il giusto salario include ovviamente questo come base, ma considera in primo luogo e prima di tutto il soggetto, vale a dire il lavoratore. Lo riconosce come socio e collaboratore nel processo produttivo e lo rimunera per ciò che egli è in detto processo, oltre che per ciò che ha prodotto. Esso deve tener conto, naturalmente, dei membri della sua famiglia e dei loro diritti, affinché possano vivere in modo degno nella comunità e possano così avere le debite opportunità per il proprio sviluppo e mutuo aiuto.

Il giusto salario deve considerare il lavoratore e la sua famiglia come collaboratori nel bene della società. E il suo salario deve essere tale che il lavoratore e la sua famiglia possano godere i benefici della cultura, dando loro anche la possibilità di contribuire da parte loro alla elevazione della cultura della nazione e del popolo.

Compiere questo non è compito facile. Inoltre non appartiene soltanto a due persone stipulare i relativi contratti. La determinazione del giusto salario esige anche l'attiva collaborazione dell'imprenditore indiretto. Le strutture del governo devono avere la loro parte di equilibrio perché non è ammissibile che il potente ottenga grandi guadagni, lasciando al lavoratore soltanto briciole. Né è ammissibile che governo e imprenditori, siano essi all'interno o al di fuori del Paese, stipulino accordi fra loro stessi, di beneficio per entrambi, escludendo la voce del lavoratore da questo processo o la sua partecipazione ai benefici.

L'obiettivo è perciò un'organizzazione del mondo del lavoro e dell'industria tale che i canali della comunicazione e della partecipazione siano garantiti. Allora, utilizzando questi canali, tutti i lavoratori, i dirigenti, i proprietari dei mezzi di produzione e il governo devono collaborare per giungere alla irrinunziabile meta di un giusto salario che includa tutti i fattori necessari a garantire la giustizia per il lavoratore nel senso più pieno e profondo (cfr. DM 14). Solamente quando ciascuno dei componenti assume le proprie responsabilità, in collaborazione con gli altri, la società può andare al di là di polarizzazioni di ideologia e lotta di classe, per assicurare la crescita armonica del lavoratore, della famiglia e della società.


5. Vi sono altri due problemi distinti ma legati fra loro, sui quali vorrei richiamare brevemente l'attenzione. Sono quelli dell'analfabetismo e della disoccupazione. Affrontare questi problemi significa prima di tutto rendersi coscienti della situazione e poi mobilitare le risorse disponibili per estirpare tali mali. Significa pure mantenere entro dimensioni umane il problema del lavoro, considerando tutti i valori culturali e religiosi dell'uomo.

Un necessario programma di eliminazione dell'analfabetismo dovrà portare ogni cittadino verso la cultura, preparandolo perché abbia l'opportunità di partecipare alla direzione della società e possa sviluppare le proprie energie creatrici, per contribuire alla comune eredità del suo Paese. Ciò si trasformerà in bene della persona, della famiglia e della società.

Questo obiettivo dovrà essere alla base di qualunque programma di elevazione umana, poiché è una delle prime esigenze della dignità dell'uomo e condizione previa per il suo ulteriore progresso in qualsiasi campo.

Il problema della disoccupazione è una piaga del nostro mondo, dovuta a diverse cause economiche e politiche. Anche la Chiesa si preoccupa di questo problema che ha un significato non soltanto sociale o economico, ma anche personale, psicologico e umano, perché umilia la persona ai suoi stessi occhi, le provoca un certo senso di inutilità e di mancanza di difesa, costituendo un'esperienza dolorosa soprattutto per i giovani e per i padri di famiglia.

Bisogna cercare con tutte le forze sociali disponibili di integrare ogni lavoratore nelle diverse attività del lavoro produttivo. E sarà forse opportuno riservare una parte dei benefici del lavoro, per convertirli in nuovi posti di lavoro a favore dei disoccupati. Inoltre bisognerà cercare di promuovere attività che siano unite anche al sistema produttivo, come l'assistenza sociale, i progetti di educazione e cooperazione, le iniziative culturali e simili.


6. Carissimi operai, la Chiesa desidera per voi e vuole aiutarvi, per quanto dipende da essa, a raggiungere mete più alte di giustizia e di dignità. Desidera il vostro benessere materiale e quello delle vostre famiglie. Pero non bisogna fermarsi là. Siete esseri umani con una vocazione che oltrepassa la vita terrena.

perciò vi esorta ad aprirvi a Dio, ad accogliere e seguire gli insegnamenti e gli esempi di Cristo, a vivere responsabilmente la vostra fede cristiana come figli di Dio e della Chiesa.

Chiedo per voi la luce, la fortezza, la speranza e il coraggio della fede. E lascio a voi, a tutti gli operai dei Paesi che ho visitato in questi giorni e alle vostre famiglie, il mio affettuoso saluto, la mia benedizione e il mio cordiale ricordo.

Data: 1983-03-08 Data estesa: Martedi 8 Marzo 1983


GPII 1983 Insegnamenti - All'aeroporto di Toncontin - Tegucigalpa (Honduras)