GPII 1983 Insegnamenti - All'Unione mondiale insegnanti cattolici - Città del Vaticano (Roma)

All'Unione mondiale insegnanti cattolici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Bandire l'insegnamento cattolico è attentato ai diritti dell'uomo

Signor Presidente, Signore e Signori.

Grazie per la vostra amabile visita, e vogliate gradire i miei ferventi auguri per il vostro Consiglio dell'Unione mondiale degli insegnanti cattolici, rinnovato nel luglio scorso, durante il Congresso di Innsbruck.

Desiderate ricevere i miei calorosi incoraggiamenti. Sono molto felice di esprimerveli, anche se sono costretto, per la brevità dell'incontro, a farveli brevemente.

C'è forse bisogno di mettere in rilievo l'importanza e l'influenza dell'insegnamento cattolico in tutti i continenti, di sottolineare quanto dia soddisfazione alle famiglie che possono liberamente sceglierlo per i loro figli? Certo, da un Paese all'altro e anche all'interno di una stessa nazione, le situazioni giuridiche, le possibilità concrete di funzionamento e il tipo di influenza dell'insegnamento cattolico sono diversi. Ma è impossibile immaginare che l'insegnamento cattolico possa essere eliminato dalla carta dei diritti dei popoli liberi senza intaccare profondamente i diritti fondamentali dell'uomo. E' per questo che i governi che accettano la sua esistenza e forniscono ad esso il loro sostegno meritano elogi e incoraggiamenti.

In una civiltà che conosce talvolta la tentazione e che possiede i mezzi tecnici in grado di livellare l'uomo e la società, è più che mai necessario favorire - soprattutto per la gioventù assetata di motivazioni per la vita - spazi educativi numerosi, sufficientemente decentralizzati, liberi di proporre un ideale che trascende un denominatore culturale talvolta debole. Precisamente, la scuola cattolica, senza volontà di potenza e ancor meno di trionfalismo, ha l'ambizione di proporre simultaneamente l'acquisizione di un sapere quanto più ampio e profondo possibile, un'educazione esigente e perseverante alla vera libertà umana, e l'introduzione dei bambini e degli adolescenti che sono ad essa affidati al più elevato ideale concreto che ci sia: Gesù Cristo e il suo messaggio evangelico.

Auguro sempre più che in tutti i Paesi, che si dicono legati alla democrazia e dunque al rispetto assoluto delle coscienze, il pluralismo scolastico, abbandonando le vecchie strade di dispute anacronistiche, trovi infine la sua strada reale, cioè offra ai cittadini una scelta di istituzioni scolastiche corrispondenti alle opzioni profonde e sacre delle coscienze umane e che sappiano coesistere armoniosamente per il bene generale del popolo intero. Gli Stati moderni, spesso molto organizzati e potenti, non potranno così allineare i loro cittadini su di un modello unico. La loro ragione d'essere - e direi la loro vera grandezza - consiste nel servire tutti i cittadini con equità e magnanimità esigendo evidentemente da essi che siano rispettosi del bene comune della nazione.

In una parola, io invoco un vero pluralismo scolastico, giudiziosamente organizzato e protetto. E, in quanto concerne l'insegnamento cattolico, chiedo scuole cattoliche sempre più degne di questo nome, ovunque esse sorgano.

Di tutto cuore, invoco sulle vostre persone, su tutti gli insegnanti cattolici del mondo intero e sui loro alunni i doni dello Spirito Santo.

Data: 1983-04-18 Data estesa: Lunedi 18 Aprile 1983



A Vescovi dello Zaïre in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Le comunità cristiane testimonino la vitalità e ricchezza della Chiesa

Cari fratelli nell'Episcopato.


1. Dopo aver accolto ciascuno di voi, vi incontro tutti insieme con grande gioia.

Apprezzo i sentimenti che mi esprimete e ringrazio vivamente colui che me li sa espressi, Monsignor Fataki. Tutte le vostre parole saranno oggetto della mia riflessione e della mia preghiera.

Si, come anche voi avete sottolineato, io immagino meglio la vostra situazione di vita, perché conservo un vivo ricordo di quella giornata, troppo breve, che ho trascorso a Kisangani in cui mi avete così cortesemente ricevuto la sera del 5 maggio 1980 e il giorno seguente. Vedo ancora il popolo entusiasta giunto sul sagrato della cattedrale Notre-Dame del Rosario, per il primo incontro e poi per l'Eucaristia. Penso anche alla missione Saint-Gabriel, da dove ho indirizzato un messaggio di saluto, di felicitazioni e di conforto a tutti coloro che fanno opera di missione.

La maggior parte di voi era là, con il suo popolo. Ho ritrovato con piacere Monsignor Arcivescovo, che avevo conosciuto a Cracovia; avevo anche appena ordinato, a Kinshasa, uno di voi all'Episcopato, Monsignor Bham'ba Gongoa, Vescovo di Bondo. E oggi, voi venite di nuovo ad esprimere qui i vostri legami con il successore di Pietro, presso le tombe degli Apostoli, ben sapendo quanto questa comunione sia per la Chiesa cattolica una nota essenziale, una garanzia di autenticità e una sorgente di fecondità.


2. E' molto più da voi che in altri luoghi che ho reso omaggio ai missionari, non lontano dal cimitero di Makiro. E' stato, per me come per voi, un momento molto commovente, pensando che questi pionieri avessero abbandonato tutto e intrapreso l'avventura più grande, per far partecipare i loro fratelli dello Zaïre all'unico popolo dei credenti, alla stessa eredità di Gesù Cristo. Ed è stato molto importante, perché è normale conservarsi riconoscenti nei confronti di questi padri nella fede, e nei confronti di Dio da cui viene il dono di questa fede; è anche importante mantenere un ardente spirito missionario: non c'è forse ancora così tanto da fare per annunciare Gesù Cristo e permettergli di radicarsi negli animi e nei costumi?


3. Oggi mi avete esposto la vostra preoccupazione: costituire vive comunità ecclesiali. Io la condivido volentieri. E' sicuramente il fine dell'evangelizzazione. Il Concilio Vaticano II lo esprimeva bene in un capitolo del decreto "Ad Gentes" che dovremmo rileggere per intero (cfr. AGD 15-18). Lo Spirito Santo è l'anima di tali comunità, la sorgente del loro slancio e dei loro molteplici doni; e, sotto la sua azione, la predicazione della dottrina, il discernimento e gli orientamenti dei Pastori responsabili strutturano il pensiero e l'attività di queste comunità.

Per cogliere le note caratteristiche di queste comunità, è importante riferirsi, senza imitazione letterale ma seguendo la medesima ispirazione, alle comunità dei tempi apostolici descritte negli Atti, o nelle lettere di san Paolo (per esempio ai Corinti), in quelle di san Pietro o ancora in quelle che, nell'Apocalisse, sono indirizzate, alla fine del primo secolo, alle comunità dell'Asia Minore (Ap 2-3). Tutta la Tradizione della Chiesa permette in seguito di comprendere come si forma una comunità cristiana, e anche come essa si riprenda e si rinnovi, dopo i periodi di crisi. Infine, i testi del Concilio Vaticano II (in particolare la costituzione sulla Chiesa, i decreti sul compito pastorale dei Vescovi, sul ministero e la vita dei sacerdoti, sull'apostolato dei laici, sull'attività missionaria) e i documenti del Magistero che sono stati in seguito emessi, specialmente l'esortazione "Evangelii Nuntiandi", hanno fornito a questo proposito dei punti di riferimento e di orientamento che permettono di preparare e di riconoscere ciò che costituisce il valore di una comunità cristiana (Cfr. Ag 15).


4. E' evidente che un tale "gruppo di fedeli, dotato delle ricchezze culturali della sua propria nazione, deve essere profondamente radicato nel popolo"; ma non si tratta di una semplice promozione, di una trasposizione di queste ricchezze culturali. Lo dicevo sabato scorso al Catholicos Karekine, pensando alla bella civiltà dei cristiani armeni: "Quando un popolo accoglie la luce di Cristo, le sue convinzioni profonde ne vengono purificate e confermate; sul terreno dell'antica cultura, ne sboccia una nuova nella quale l'uomo trova un equilibrio più profondo e un modo più libero e liberante di affrontare la realtà".

Di queste caratteristiche cristiane, la prima lettera dell'apostolo Pietro era già ricca di esempi: "Diventate santi in tutta la vostra condotta... amatevi intensamente di vero cuore, gli uni gli altri... deponete ogni malizia, frode e ipocrisia... astenetevi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima... e finalmente siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili... ciascuno metta a servizio degli altri il dono della grazia che ha ricevuto..." (1P passim). E altre parole ritornano spesso nella medesima lettera: la fermezza della fede, l'amore di Gesù, la viva speranza, la preghiera, l'impegno di giustizia, la partecipazione alle sofferenze di Cristo, la costanza nella gioia e l'allegrezza.

Aggiungendovi tutti i testi parenetici delle lettere di san Paolo o di san Giacomo, in particolare la preoccupazione dei più poveri - diremmo, oggi, degli emarginati o delle minoranze etniche -, si avrà un panorama di note essenziali di modi di vivere cristiani di tutti i tempi, di cui le comunità cristiane devono testimoniare con fervore, convertendovisi senza posa, e che costituiscono la loro originalità e la loro vitalità.


5. Questa vitalità sarà tanto meglio assicurata quando ciascun membro del Corpo di Cristo assumerà bene la propria responsabilità. "Per... lo sviluppo della comunità cristiana sono necessari dei ministeri diversi che, suscitati dalla chiamata divina all'interno stesso dell'assemblea dei fedeli, devono essere incoraggiati e rispettati da tutti con cura premurosa", ricordava il Concilio (Ag 15), e ricordava le funzioni dei sacerdoti, dei diaconi, dei catechisti, l'azione dei laici, il compito dei religiosi e delle religiose. Permettetemi di dire una parola su ciascuno di questi servizi. Non ritorno sull'importanza della liturgia e degli incontri festivi di preghiera, di cui ho già parlato con i vostri Confratelli della settimana scorsa.

Nella misura in cui i laici cristiani vivono lo Spirito del loro battesimo, si può sperare che la loro fede e la loro carità si manifestino in un gran numero di carismi, di doni ricevuti per il sostegno spirituale dei loro fratelli, come quelli che ricordava san Paolo ai Corinti (1Co 12). Questo dipende dalla grazia di Dio - e dunque dalla preghiera -, dalla generosità dei fedeli e anche dal discernimento affinché questi carismi siano autentici e servano al bene della comunità. I suoi Pastori possono anche affidare diversi compiti, cioè "ministeri" non ordinati e istituiti dalla Chiesa, ai membri che ne hanno la vocazione e la competenza, affinché siano garantiti con cura i diversi bisogni.

Penso specialmente all'opera indispensabile dei catechisti e degli animatori delle comunità il cui servizio richiede una buona formazione e un particolare sostegno da parte dei sacerdoti dell'opera evangelizzatrice che le piccole comunità ecclesiali, legate alla parrocchia, permettono spesso. Numerosi tra voi hanno segnalato tuttavia che hanno vegliato affinché esse non fossero costituite su principi etnici o tribali. I criteri restano quelli che esponeva, tra l'altro, l'esortazione "Evangelii Nuntiandi" (EN 58). La catechesi degli adulti deve accompagnare una catechesi seria dei bambini e dei giovani; su questo ultimo punto, voi sentite il bisogno di preparare meglio gli insegnanti, affinché una maggior istruzione profana, nelle scuole, non si volga al rifiuto della fede.

Più in generale, penso al ruolo degli sposi, dei padri e delle madri di famiglia.

E' la cellula iniziale e fondamentale delle vostre comunità cristiane.

So che voi lamentate a questo proposito numerosi ostacoli nei confronti del matrimonio cristiano, che risalgono a certi aspetti delle istituzioni ancestrali o alla mentalità del neopaganesimo moderno, veicolata dal nuovo laicismo o materialismo. Desiderate studiare a fondo i problemi umani e sociologici che sono qui in causa. Ma, in tutti i modi, bisogna promuovere nello stesso tempo e senza aspettare il matrimonio e la famiglia così come il mistero cristiano permette di viverli, e credere che le vostre popolazioni cristiane, come già dissi a Kinshasa, siano capaci di cogliere questi valori in modo profondo e di svolgerli con tutta la loro anima africana. Molti di voi hanno iniziato una magnifica catechesi matrimoniale e sono sicuro che essa porterà frutto.

Infine, vi sono tutte le forme di testimonianze, di azione, di movimenti di apostolato dei laici adatti ai vostri compatrioti, che sono volti ad inserire lo spirito del Vangelo nelle persone, nelle mentalità, nelle istituzioni. Penso a ciò che favorisce la pietà, e anche l'impegno per la giustizia. Voi ricordate che a Kisangani avevo lungamente esortato i laici ad assumersi la sfida dei poveri del mondo rurale e a preparare condizioni di vita più degne dell'uomo e di Dio. Con voi, auguro che si intensifichi in questo campo la riflessione e l'azione perseverante e comune. E' un campo in cui la comunità cristiana può mostrare la serietà della sua vitalità e una più grande credibilità.


6. La vita religiosa, contemplativa o attiva, rappresenta un carisma senza pari, di cui voi siete molto coscienti, poiché avete tentato, e con successo, di sviluppare comunità locali di religiose, contando anche sulle congregazioni più universali. Infatti, la consacrazione totale di questi uomini e di queste donne all'amore del Signore, la loro disponibilità completa nella preghiera o nel servizio apostolico, educativo o caritativo, la chiamata a vivere le beatitudini che costituisce la loro scelta di castità, di povertà e di obbedienza, testimoniano meravigliosamente il Regno di Dio. Sicuramente, bisogna vegliare affinché questo gioiello non si offuschi, affinché le esigenze e il carattere particolare della vita religiosa non vengano smussati, affinché le responsabilità di queste comunità, ben formate, giochino pienamente il loro ruolo. Questo sarà più facile, sembra, se le comunità mantengono una certa ampiezza, oltre i limiti o i bisogni specifici di una diocesi o di un settore. Già il Concilio esprimeva questa raccomandazione: "Che i Vescovi veglino nelle Conferenze affinché le congregazioni che perseguono il medesimo fine apostolico non si moltiplichino a detrimento della vita religiosa e dell'apostolato" (Ag 18).

Chi non pensa qui a suor Marie Clémentine Anwarite, su cui mi avete intrattenuto a Kisangani! Auguro con voi che ella venga ben presto beatificata e che il suo esempio incoraggi la vita religiosa e la vita cristiana di tutto il popolo dello Zaïre. So che la Congregazione competente sta studiando attivamente la causa.


7. Infine - non c'è bisogno di svilupparlo oggi - senza il ministero essenziale dei sacerdoti, le comunità cristiane sarebbero come greggi senza pastori. Cari fratelli, consacrate una parte importante della vostra attività a sostenere lo zelo dei vostri sacerdoti, dello Zaïre o venuti da fuori, a procurare loro i mezzi di formazione intellettuale e spirituale, a visitarli. So che alcuni di voi hanno indirizzato loro un buon documento sulla vita sacerdotale. Si, possano beneficiare sempre più della vostra vicinanza di cuore, delle vostre esortazioni, insieme comprensive e ferme, del vostro esempio, poiché, come dice san Pietro, voi, gli "anziani", dovete "mostrarvi i modelli del gregge" (1P 5,3)! Possano essi comprendere sempre meglio la dignità della vita alla quale li chiama la loro sublime vocazione di "amici" del Signore e di dispensatori dei suoi misteri!


8. So che siete preoccupati per il risveglio delle vocazioni, e mi rallegro con voi delle numerose risposte che registrate in numerose diocesi riguardo all'entrata in seminario. Pero molti di voi sono preoccupati della qualità di questi aspiranti al sacerdozio. Penso che si debba in effetti essere molto vigili, con i vostri educatori e direttori dei seminari, sulle attitudini morali e spirituali così come sulle motivazioni di questi seminaristi, e dunque operare coraggiosamente una selezione, affinché il seminario ricopra bene il suo ruolo, che è quello di condurre all'ordinazione soggetti che siano veramente apostoli, che si preparino senza ambiguità, con tutto il clima che conviene.


9. Non ho parlato direttamente del vostro ruolo di Magistero che tocca l'insegnamento e l'approfondimento della fede, lo sviluppo della teologia nel contesto dello Zaïre. Conto di ritornarvi con i vostri Confratelli. Del resto, ho già parlato della collaborazione indispensabile tra tutti i Vescovi dello Zaïre.

Penso inoltre che, per rispondere a un desiderio che mi avete espresso riguardo a tutta la Chiesa in Africa, una collaborazione è anche necessaria a questo livello, sotto una forma o sotto un'altra, per esaminare i problemi religiosi che si pongono in tutto il continente, in unità evidentemente con la Chiesa universale e la Santa Sede. Ma questo lascia intera la responsabilità di ciascun Vescovo nella sua diocesi.

Vi so dunque incoraggiati a fare di tutto affinché le vostre comunità, ben strutturate e in grado di usufruire di mezzi essenziali, progrediscano con passo sicuro verso un'espressione, un approfondimento e un irradiamento autenticamente cristiani, daranno così prova di grande vitalità. So che lo zelo non vi manca e che dovete spesso manifestare un grande coraggio, davanti alle difficoltà e alla povertà di mezzi. Ma questa non è forse la situazione abituale della Chiesa? Il Signore risorto è con voi. Come ha fatto sulle rive del lago di Galilea, egli vi dice di gettare di nuovo le reti. E Pietro è con voi, nella persona del suo successore. Lo Spirito Santo vi doni la sua pace, la sua gioia e la sua forza! Vi benedico di tutto cuore, con tutti coloro che collaborano con voi, sacerdoti, religiosi, religiose e cristiani delle vostre diocesi.

Data: 1983-04-21 Data estesa: Giovedi 21 Aprile 1983

A sacerdoti di Roma - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In occasione dell'anniversario dell'ordinazione

Signor Cardinale! Carissimi confratelli nel Sacerdozio.

Oggi, "Giornata diocesana per le vocazioni", sono sinceramente lieto di incontrarmi con voi, sacerdoti della mia diocesi, che celebrate rispettivamente il sessantesimo, il cinquantesimo e il venticinquesimo della vostra Ordinazione presbiterale. Desidero unirmi alla vostra letizia per questa significativa data, che cade durante l'Anno Giubilare della Redenzione.

In questi giorni avete indubbiamente meditato a lungo sul vostro cammino sacerdotale; la misteriosa chiamata di Dio; la vostra generosa risposta; gli anni di fervore del Seminario; il giorno indimenticabile dell'Ordinazione; le prime trepide esperienze pastorali; le consolazioni e le difficoltà di tutti i giorni.

Ma oggi si leva certamente dal vostro cuore un inno di ringraziamento a Cristo per avervi scelto a partecipare intimamente alla sua funzione sacerdotale.

Vi auguro sinceramente di poter ancora per lunghi anni vivere in pienezza le ricchezze del vostro sacerdozio, tenendo presenti le parole dell'Apostolo: "Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito... con l'imposizione delle mani da parte dei presbiteri" (1Tm 4,14); "ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani" (2Tm 1,6).

Che questo speciale "dono di Dio" sia sempre fecondo di bene per la Chiesa tutta, che attende dai suoi sacerdoti una continua e chiara testimonianza di vita, tutta dedita alla gloria di Dio e all'edificazione delle anime.

Con tali auspici invoco su di voi, su tutti i sacerdoti della diocesi di Roma, come pure sulle novanta suore che ricordano il loro giubileo di professione religiosa, l'abbondanza delle grazie e dei conforti celesti, di cui vuole essere pegno la mia benedizione apostolica.

Data: 1983-04-21 Data estesa: Giovedi 21 Aprile 1983

Alla Federazione per l'apostolato biblico - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Contribuire alla conoscenza e alla diffusione della Parola

Cari fratelli e sorelle in Cristo.

Sono molto felice di ricevervi qui a Roma, presso le tombe degli Apostoli, primi testimoni di Cristo con la loro predicazione e la loro vita.

E' infatti per la parola dei nostri padri nella fede, i grandi legislatori, i profeti e i saggi dell'Antico Testamento, gli apostoli, gli evangelisti e altri "uomini apostolici" (cfr. DV 7) del Nuovo Testamento che Dio stesso ha parlato agli uomini. E' così - attraverso una parola umana, innanzitutto orale, in seguito scritta - che egli ha rivelato agli uomini il suo amore, la sua volontà, il suo disegno di salvezza, centrato sul Cristo, Dio e uomo, egli stesso ultima Parola del Padre (cfr. He 1,2). Ecco ciò che noi chiamiamo Bibbia, affidata alla Chiesa come "la regola suprema della sua fede", "e insieme la Tradizione" (cfr. DV 21).

E' per il servizio di questa Parola di Dio, letta e commentata dalla Chiesa, che è stata creata la Federazione cattolica per l'apostolato biblico. Voi ne costituite il Comitato direttivo, siete dunque i responsabili di questa opera così importante di evangelizzazione e di servizio ecclesiale. Conoscete bene i principi che la ispirano, e la metodologia. Si tratta in particolare di aiutare i Vescovi e le Conferenze episcopali nella realizzazione del loro servizio di questa Parola, che a loro è stata in primo luogo affidata, così come è stata affidata in maniera del tutto particolare a questa Sede di Pietro. Si tratta soprattutto di farla conoscere e di farla amare, affinché essa divenga sempre più sorgente pura di vita cristiana e di testimonianza quotidiana degli uomini e delle donne scelti da Cristo. Essa viene proclamata ogni giorno durante la celebrazione dell'Eucaristia, ma soprattutto viene letta e commentata nell'omelia ogni domenica. Come sarebbe augurabile che tutti i membri del popolo di Dio "s'accostino alle Scritture con una lettura assidua e uno studio accurato"! (DV 25). A questo fine, occorrono traduzioni nelle diverse lingue, ma anche aiuti per la lettura, un'iniziazione veramente efficace, commentari brevi e sostanziali, orientamenti affinché l'applicazione della Parola ispirata alla vita quotidiana non sia arbitraria o anche infedele al suo vero senso.

E' questo il compito che dovete svolgere con il vostro lavoro delicato e serio, sul piano internazionale, spesso in collaborazione fruttuosa con altre organizzazioni non cattoliche che si prefiggono uno scopo analogo, e tra le quali voglio citare l'alleanza biblica universale.

Si, cari fratelli e sorelle, il vostro lavoro e la vostra devozione sono già molto fecondi e utili alla Chiesa. Lo saranno sempre più se rimarrete fedeli a quanto prescrivono i vostri Statuti, cioè se il vostro servizio della Parola di Dio è compiuto sempre in stretto rapporto con i Vescovi e le Conferenze episcopali, e soprattutto con la Sede Apostolica, presso la quale siete sorti quattordici anni fa. Questo servizio, infatti, si inscrive nel quadro della grande missione di tutta la Chiesa: proclamare e attualizzare la Parola di Dio, una missione di cui il Papa e i Vescovi sono i primi responsabili.

Nell'invocare la benedizione del Signore su voi e sulla vostra opera, voglio anche affidargli il ministero al quale voi consacrate le vostre forze, affinché la Federazione cattolica per l'apostolato biblico possa sempre contribuire alla conoscenza e alla diffusione della Parola di Dio.

Data: 1983-04-22 Data estesa: Venerdi 22 Aprile 1983

Ai Vescovi lituani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: S'allarghino gli spazi della fede con la piena libertà religiosa

Venerabili fratelli nell'Episcopato.

Con gioia particolare desidero salutare voi, che siete venuti dalla Lituania in visita "ad limina Apostolorum", seguendo in certo qual modo l'esempio di san Paolo che, chiamato ad annunziare il Vangelo ai pagani, sali "a Gerusalemme per vedere Pietro" (Ga 1,18). Fu questo, come ben sapete, il compito affidato a Pietro, e continua ad esserlo per i suoi successori: confermare i propri fratelli (cfr. Lc 22,32).

La vostra venuta, che felicemente s'inserisce nell'Anno Giubilare della Redenzione, sta a confermare l'unione che vi lega a questa Sede Apostolica, e offre a me la gradita opportunità di dirvi quanto partecipi alle vostre sollecitudini così come alle vostre gioie e alle vostre speranze, e d'intrattenermi con voi a parlare dei problemi concernenti la vita cristiana nella vostra Patria.

Ben conosco che voi portate "il peso della giornata e del caldo" (Mt 20,12) nell'adempimento quotidiano del vostro ufficio pastorale, né mi sono nascosto le difficoltà in cui vi dibattete. Infatti, specialmente da quando, per divina disposizione, ho assunto il governo della Chiesa universale, ho seguito con particolare attenzione e con paterna cura la vita della Chiesa in Lituania. Mi piace esaltare, di questa nazione a me carissima, la fede mantenutasi salda nel corso dei secoli come oro provato nel fuoco, e l'indefettibile fedeltà alla Sede Apostolica, che ha brillato egregiamente soprattutto nei momenti più difficili della vostra storia, quando cioè Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici hanno reso testimonianza a Cristo e alla Chiesa, fino a suggellarla anche col martirio.

Motivo di grande letizia è per me il vostro zelo nel promuovere in vari modi la vita cristiana; nel disporre animi in maniera opportuna ed efficace, alla celebrazione, l'anno prossimo, del cinquecentesimo anniversario della morte di san Casimiro, principe e patrono della Lituania cattolica. A tale preparazione avete infatti consacrato tre anni: il primo dedicato all'Eucaristia; il secondo all'onestà della vita; il terzo all'esercizio della bontà. In realtà, il culto verso la Santissima Eucaristia, l'onestà della vita - specialmente tra i giovani -, la bontà, cioè l'amore verso i fratelli - virtù nelle quali rifulse in maniera -articolare san Casimiro - devono guidare il quotidiano comportamento del popolo lituano, e occorre incitare ad esse quanti sono immersi in una maniera di pensare e di vivere che li porta a trascurare o a rigettare i valori spirituali.

Giova anche ricordare che nella vostra Patria le comunità cattoliche manifestano un'ammirevole vitalità, che si esprime nella frequenza ai sacramenti - e in questo va evidenziata la grande frequenza al sacramento della Penitenza e della santissima Eucaristia: il culto e l'attaccamento a questo mistero sono confermati in maniera speciale anche dalla partecipazione al sacrificio della Messa e dalle varie forme di devozioni. Lo stesso viene pure manifestato dalla devozione verso la Passione di Cristo, dalla quale sono sorti i cosiddetti "monti delle Croci", o stazioni della Via Crucis, a cui tanti fedeli sono soliti recarsi in devoto pellegrinaggio. Lo confermano, infine, il fervido culto e l'amore verso la beatissima Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, come mostrano i santuari che sorgono nelle vostre diocesi, quali Ausros Vartai, Siluva, Zemaiciu Kalvardja, Krekenova, Pivasiunai e molti altri. I fedeli vi si recano continuamente in pellegrinaggio, talvolta anche con fatica. L'amore alla Madre di Dio vince ogni ostacolo! Quanto ardentemente desidero che questa viva fede del popolo di Dio possa trovare lo spazio necessario, perché possa manifestarsi in tutta la sua ricchezza, e cioè sia nella vita dei singoli che in quella delle famiglie e della Chiesa stessa, con piena libertà di coscienza e di religione, in tutti gli aspetti individuali e comunitari che tale libertà comporta, e che ho delineato nel documento che inviai, il 1° settembre 1980, a tutti i Capi di Stato firmatari, insieme con la Santa Sede, dell'Atto finale di Helsinki.

Guardando alla vostra diletta Patria, mi sono sempre adoperato perché la Chiesa in Lituania avesse pastori degni e fedeli, che guidassero i credenti nella via della salvezza. Ciò è in parte avvenuto, e io nutro la speranza che in futuro tutte le diocesi della Lituania abbiano i propri Vescovi. Questo richiede la tradizione della Chiesa, in considerazione della missione di pascere la Chiesa che Cristo Signore ha affidato agli Apostoli e al loro successori. L'ufficio dei Vescovi è infatti quanto mai necessario, poiché essi "in modo eminente e visibile, fanno le veci dello stesso Cristo Maestro, Pastore e Pontefice e agiscono in persona di lui" (cfr. LG 20-21).

La natura collegiale dell'Episcopato, poi, risulta anche dal fatto che i presuli si radunano periodicamente in assemblea - detta Conferenza episcopale -, affinché con "uno scambio di esperienze e di pareri" (CD 37) deliberano su ciò che concerne la tutela e la promozione della religione e la comune azione pastorale da svolgere.

Attraverso di voi, Venerabili fratelli, desidero rivolgermi anche al vostri sacerdoti, ed esortarli paternamente alla più stretta unione coi loro Vescovi secondo le parole di sant'Ignazio di Antiochia: "Nulla venga fatto senza il Vescovo" ("Ad Trall.", 2,1). Infatti dall'unione delle menti e dei cuori scaturisce l'energia che rafforza l'unità della Chiesa e rende più efficace la cura delle anime. I sacerdoti siano per voi come fratelli, figli, amici; vi diano una vera collaborazione, mantenendosi in stretta comunione con voi e fraternamente uniti fra loro.

Per dirla in una parola: l'amore alla Chiesa ispiri la vita di quanti sono costituiti nei diversi gradi dell'ordine sacro. A questo riguardo, piace richiamare quelle mirabili espressioni che il presule lituano, il servo di Dio Giorgio Matulaitis-Matulewicz, lascio scritte nel suo diario spirituale: "Dacci, o Dio, di essere presi da quest'ultimo grande ideale: affrontare la fatica, la miseria, la tribolazione per la Chiesa, affinché le tribolazioni della Chiesa, le sue calamità, le sue ferite diventino le tribolazioni, le calamità e le ferite del nostro stesso cuore. Che i nostri cuori ardano in questo unico desiderio; non sperare nulla in questo mondo, non chieder nulla, non cercare alcun altro guadagno, se se non quello di consacrare a Dio e alla Chiesa la nostra vita... E che una sola sia la cosa che da noi si debba temere: morire senza aver fatto nulla, senza aver sofferto nulla, senza aver realizzato nessuna conquista per la Chiesa, per la salute delle anime, per la gloria di Dio" (27 ottobre 1910).

Ciò premesso, dobbiamo ora passare ad alcune preoccupazioni e problemi che vi stanno particolarmente a cuore per il ministero pastorale


1. Com'è noto, molte persone, nella vostra Patria sono assetate di valori spirituali e desiderano avere il sostegno della religione; ma purtroppo i sacerdoti disponibili non bastano a prendersene la necessaria cura spirituale. Non poche parrocchie, infatti, sono prive di pastore, e c'è da temere che in un futuro non lontano il loro numero aumenterà, soprattutto perché molti sacerdoti probi e pieni di zelo per l'altrui salvezza, insigni per fedeltà e generosamente dediti al servizio del popolo di Dio, sono ormai in età avanzata e cagionevoli di salute. Di tutti loro mi ricordo in maniera particolare nelle mie preghiere, chiedendo al Signore di sostenerli e di aiutarli nell'edificare la Chiesa.


2. Alla penuria del clero è legato il problema dei seminari, in cui vengono debitamente formati i discepoli del santuario. Non essendo possibile averne nelle singole diocesi, c'è un unico seminario interdiocesano a Kaunas; esso costituisce come il cuore della Chiesa in Lituania, al quale tutti, clero e fedeli, generosamente prestano aiuto. Non si risparmi fatica alcuna affinché cresca il numero dei candidati al sacerdozio. E' anche necessario che gli alunni del seminario vengano debitamente preparati al sacro ministero, sotto il profilo spirituale, teologico e pastorale; bisogna curare la scelta di superiori e professori adatti, e vigilare affinché siano accettati solo quei candidati che presentino segni di vera vocazione. Coloro che vengono accolti, poi, sentano che il Vescovo li ama come la pupilla degli occhi e che intende difenderli strenuamente dai pericoli che ne minacciano la vocazione. Purtroppo non tutti coloro che sinceramente desiderano diventare sacerdoti possono essere ammessi in seminario; bisognerà sforzarsi affinché venga aperta la porta a tutti coloro che sono chiamati al servizio del Signore. A coloro che si vedono costretti a restar fuori del seminario esprimo il mio affetto paterno e la mia solidarietà.

Abbiate quindi una cura particolare per le vocazioni ecclesiastiche; in tutte le parrocchie si preghi il Signore affinché mandi molti e buoni operai nella sua messe.


3. Un altro grave problema che vi assilla è l'educazione cristiana della gioventù.

Bisogna compiere ogni sforzo per comunicare ai giovani i precetti della religione, in modo che conoscano quella verità che "fa liberi" (cfr. Jn 8,32). Ciò promana dalla missione stessa della Chiesa ed è inculcato dal suo Magistero con parole molto gravi: il Concilio Vaticano II, infatti, ammonisce che "la predicazione e l'istruzione catechistica hanno sempre un'importanza primaria (cfr. CD 13), e il mio predecessore di venerata memoria, Paolo VI, afferma: "La presentazione del messaggio evangelico non è per la Chiesa un contributo facoltativo; è il dovere che le incombe per mandato del Signore Gesù, affinché gli uomini possano credere ed essere salvati" (EN 5). La gioventù dev'essere protetta dalle insidie del mondo contemporaneo, che si oppongono alla fede e fomentano l'indifferentismo. Conosco in quali condizioni vi trovate ad esercitare questo importantissimo ministero, e auspico che facciate di tutto affinché i vostri giovani possano essere guidati a una fede solida e alla pratica dei sacramenti.


4. Ben conoscete, venerabili fratelli, che gli sforzi della Chiesa per catechizzare la gioventù generalmente non conseguono il loro effetto senza la collaborazione della famiglia, e talvolta questa costituisce l'unico sussidio.

perciò è necessario adoperarsi con solerzia e impegno perché non solo si conservi la naturale e religiosa saldezza della famiglia, ma anche perché essa possa liberamente trasmettere ai figli il dono della fede. Nei figli, infatti, è posta la sorte futura della Chiesa e della nazione; nella famiglia sono lasciate ai posteri, come in eredità, le virtù, i beni dell'animo, le lodevoli consuetudini cristiane, che costituiscono il patrimonio culturale e spirituale del popolo lituano. In questo tempo, in cui c'è pericolo che la famiglia venga sviata da false dottrine, è difficile assicurare l'indissolubilità della famiglia e la santità del matrimonio nonché convincere i genitori ad accettare generosamente i figli come un dono di Dio. Tuttavia la cura pastorale deve includere anche questi insegnamenti. Per questo, sono da lodare le vostre iniziative contro l'alcolismo, che provoca un grave danno alla persona umana e che è spesso fonte di dolorose calamità ai singoli e alle famiglie. Infine, ritornando al problema delle vocazioni, mi sia consentito di aggiungere questo: se la famiglia è sana e onesta ed è animata da spirito di fede, di carità e di pietà, essa diventa "come il primo seminario", secondo l'insegnamento del Concilio Vaticano II (OT 2).


5. Né possiamo dimenticare gli uomini e le donne, consacrati a Dio, i quali, vivendo secondo i consigli evangelici, si sforzano di seguire Cristo più da vicino. Dite loro la mia benevolenza e che rivolgo ferventi preghiere al Signore perché perseverino nel loro santo proposito, siano ardenti di fede, esercitino attivamente la carità, curino infine di nutrire del Vangelo i loro cuori.

Finalmente, concludendo questa mia allocuzione, venerabili fratelli, vi prego che, ritornando nella vostra Patria, portiate il mio saluto, che viene da un'anima piena di amore, e la mia paterna esortazione a tutti i sacerdoti, alle persone consacrate a Dio, agli alunni del seminario, al popolo fedele, perché continuino a dare al mondo una luminosa testimonianza di fede incrollabile, di speranza efficace, di carità viva e d'impegno di dedizione. Dite che sono loro spiritualmente vicino, che li amo, e che partecipo alle loro tristezze e alle loro gioie.

Affido la Lituania cattolica alla beata Vergine Maria, Madre della misericordia. Prego fervidamente san Casimiro perché protegga e assista tutti, in modo particolare i giovani.

E mentre prego il Signore, datore di ogni bene e "Dio di ogni consolazione" (2Co 1,3) perché largisca a tutto il popolo lituano l'abbondanza dei favori celesti, vi imparto di cuore la benedizione apostolica.

Data: 1983-04-22 Data estesa: Venerdi 22 Aprile 1983


GPII 1983 Insegnamenti - All'Unione mondiale insegnanti cattolici - Città del Vaticano (Roma)