GPII 1983 Insegnamenti - Recita del Regina Caeli - Città del Vaticano (Roma)

Recita del Regina Caeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Affido alla Vergine il mio prossimo pellegrinaggio a Milano




1. Prima di terminare questa cerimonia, vi invito ad elevare il pensiero alla Vergine Maria con la recita del "Regina Caeli", meditando sulla profonda devozione alla Madonna dei due novelli Beati.

Mons. Versiglia era solito dire: "Senza Maria Ausiliatrice, noi Salesiani siamo nulla". Ciò non vale soltanto per i Salesiani, ma per tutti noi.

Senza l'intercessione di Maria non possiamo salvarci.

Il santo Vescovo conosceva bene, poi, la grande potenza che Maria possiede nel convertire i cuori. Egli vedeva la Madonna come la Regina della Cina.

Affidiamo al suo Cuore Immacolato i gravi problemi dell'evangelizzazione e della conversione: la sua potente protezione sostenga ancor oggi gli operai del Vangelo, inviati a una sconfinata messe in attesa della salvezza.

E don Caravario? Quanto amore egli aveva per "il mese della Madonna", come egli chiamava maggio! In tale mese egli era stato ordinato Sacerdote e, scrivendo alla cara mamma, confidente del suo cammino spirituale, commento il grande avvenimento con queste parole: "Non è una vera delicatezza che mi usa la Madonna?".

Inviato come missionario in Cina, il giovane chierico Caravario si applico con grande zelo ad imparare la lingua del luogo e, dopo breve tempo, il primo discorso che egli ebbe a pronunciare in cinese, fu dedicato alla Madonna.

Nel nome della Vergine egli apriva l'annuncio del Vangelo al grande popolo della Cina. L'invocazione della Vergine, con la recita dell'Angelus, chiuse con la testimonianza del sangue l'opera dei due eroici missionari.

Vogliano essi insegnare anche a noi a chiudere il corso della vita di quaggiù col santo nome di Maria sulle labbra!


2. Il mio pensiero va poi al grande avvenimento del Congresso Eucaristico Nazionale, iniziato ieri a Milano, e che sta impegnando tutta la Chiesa italiana in rinnovati propositi di crescere sempre più come comunità viva nel formare il Corpo mistico di Cristo, in vista di una feconda testimonianza evangelica nel mondo di oggi.

Anch'io, come sapete, saro presente al Congresso. Giungero a Milano venerdi sera e mi fermero colà fino a domenica. Affido fin d'ora alla Vergine questo nuovo pellegrinaggio nell'amata terra d'Italia.


3. Si celebra, oggi, la XVII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che ha per tema: Comunicazioni sociali e promozione della pace. Per illustrare questo importante argomento, ho inviato un Messaggio ai fedeli della Chiesa e agli uomini di buona volontà affinché tutti, e soprattutto coloro sui quali incombono le maggiori responsabilità, abbiano ad utilizzare le enormi possibilità dell'informazione come mezzi per il conseguimento di una sempre maggiore giustizia e pace tra i popoli e per la crescita umana e spirituale delle persone.

Saluto ai vari gruppi di pellegrini presenti Vi saluto cordialmente, pellegrini di lingua francese, che avete voluto assistere alla Beatificazione dei due martiri Salesiani. Vi auguro di avere il coraggio, anche voi, di professare la vostra fede in tutta la vostra vita. Tra i gruppi presenti saluto particolarmente quello degli adoratori della Basilica del Sacro Cuore di Montmartre, dove mi sono recato come pellegrino nel corso del mio viaggio a Parigi.

Rivolgo i miei auguri di gioia e di pace in nostro Signore Gesù Cristo a tutti i visitatori di lingua inglese, specialmente coloro che sono venuti per la Beatificazione dei due nuovi martiri Salesiani. Che la fedeltà dei martiri nel seguire il Salvatore crocifisso e glorificato vi dia forza nella vostra vita di ogni giorno.

Cari pellegrini di lingua tedesca, mi rallegro insieme a voi di poter fare esperienza ancora una volta nell'odierna celebrazione di Beatificazione di come lo Spirito di Cristo opera efficacemente nella Chiesa. Nei giorni della novena di Pentecoste preghiamo lo Spirito che ha rafforzato anche i due nuovi Beati nella loro vita e morte; preghiamolo per ciascuno di noi, per la Chiesa tutta, e soprattutto per coloro che oggi testimoniano la loro fede nel martirio! Saluto con affetto particolare i pellegrini e i visitatori di lingua spagnola, riuniti in Piazza San Pietro. Che la celebrazione gioiosa della festa dell'Ascensione e l'esempio dei nuovi Beati, alla cui esaltazione abbiamo appena terminato di assistere, sia un'occasione per volgere lo sguardo verso l'alto, alla casa di Dio.

Porgo un affettuoso saluto a tutti i Salesiani, venuti da numerosi Paesi, a rendere onore ai due nuovi Beati. Partecipo vivamente alla vostra gioia e prego per voi i due novelli Beati.

Rivolgo poi un cordiale saluto alle Collaboratrici familiari, le quali hanno partecipato, in questi giorni, a Roma, al sesto Congresso internazionale, promosso dalla "Internazionale Arbeitsgemeinschaft", che raggruppa le Associazioni cristiane di categoria esistenti in Austria, Belgio, Colombia, Germania, Portogallo, Spagna, Svizzera, Italia. A voi tutte il sincero augurio che, con sempre maggiore impegno, realizziate il messaggio evangelico nel vostro quotidiano lavoro, umile ma carico di dignità umana, sociale e cristiana.

Data: 1983-05-15 Data estesa: Domenica 15 Maggio 1983

Ai Vescovi Nicaraguegni in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Uniti in un abbraccio di pace, di comunione e di speranza

Amati fratelli nell'Episcopato.


1. Con vera gioia attendevo il momento di incontrarmi con voi, che siete venuti a Roma per la vostra visita "ad limina Apostolorum". Se essa è sempre un motivo di gioia perché ha la indispensabile missione di custodire tutta la Chiesa, lo è in modo molto particolare nel vostro caso, amati Vescovi, che siete i Pastori della Chiesa che è in Nicaragua, alla quale mi sento intimamente unito da tanti legami di affettuosa vicinanza e di stima cordiale.

perciò, accogliendovi oggi in questo fraterno incontro, le mie braccia e il mio cuore si aprono pienamente, per stringervi in un abbraccio di pace, di comunione, di speranza, nel quale sono compresi tutti e ciascuno dei membri del popolo fedele del Nicaragua.

Infatti, la prima finalità della visita dei successori degli Apostoli al successore di Pietro, è quella di fortificare i vincoli di mutua carità che li legano tra di loro; e che fanno crescere la corrente di amore verso il popolo dei credenti, che in Cristo, Fondatore e Principio di salvezza della Chiesa, trova il fondamento dell'unione della mente e del cuore di quanti lo seguono.


2. In questa prospettiva, sento la vostra visita come una continuazione dell'affettuosa sollecitudine per i vostri fedeli, che mi ha spinto a realizzare la visita pastorale che ha avuto luogo, poco più di due mesi fa, in Nicaragua.

La carica di profondo amore ecclesiale verso il vostro popolo che mi ha condotto verso di voi, e che aveva in sé una intensità del tutto speciale, continua viva e accresciuta dopo la mia visita. Molte volte, prima e dopo, ho pensato alle vostre Chiese, ai loro problemi, difficoltà, sofferenze e speranze.

Molte volte ho pregato per loro e ho ringraziato Dio per gli sforzi realizzati per essere sempre fedeli alla loro vocazione.

Se il mio obiettivo nel visitare i Paesi del Centro America era quello di ravvivare la loro fede cristiana, avvicinarmi a loro, essere partecipe del dolore dei loro popoli e dare un po' di speranza, attraverso il necessario cambiamento di atteggiamenti interiori e di situazioni ingiuste, le diverse esperienze vissute nel vostro Paese mi hanno avvicinato ancor di più ai vostri fedeli e alla vostra Patria. E hanno continuato facendosi preghiera, affinché la Chiesa in Nicaragua si consolidi sempre più, nella consolazione e nelle prove. E perché cessino le sofferenze di un popolo fedele e degno, che, dall'Atlantico al Pacifico, dalle frontiere del nord a quelle del sud, desidera vivere serenamente, nella pace, i suoi propri valori; cercando con profondo sentimento sociale il necessario progresso sulla terra, senza cessare di levare lo sguardo al Padre comune, Padre di amore e di giustizia, che ci chiama a una vita improntata a rettitudine morale, amore al prossimo, che spera per ognuno e che è la meta di tutti.


3. Voi, cari fratelli, siete i Pastori del gregge "in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come Vescovi a pascere la Chiesa di Dio" (Ac 20,28), siete i centri della comunione nelle vostre Chiese, le guide nella fede e i responsabili della loro fedeltà a Cristo, come vi ho indicato durante la mia visita (cfr. LG 21; Ep 4,1-6 Col 2,6-8 1Th 3,11-13).

Desidero oggi incoraggiarvi a continuare, dando ai vostri fedeli la guida di cui hanno bisogno per mantenere questa fedeltà alla fede cristiana in ogni momento.

Siete Pastori di un popolo profondamente religioso, sofferente da tanto tempo a causa di ingiustizie, di frequenti violazioni dei suoi diritti, mi tensioni, di lotte fratricide, che lasciano dietro di sé tanto dolore, tante giovani vite spezzate, tanto lutto nelle famiglie, tanti tragici vuoti nei cuori dei familiari, degli amici, della società (cfr. Discorso ai Vescovi del Celam, Haiti, 9 marzo 1983).

Ad esempio di Cristo, rinnovate sempre in voi lo spirito del Buon Pastore, che va a cercare la pecorella che si è forse allontanata dall'ovile, per aiutarla a trovare nuovamente il cammino. Per darle la gioia di un incontro ogni volta più fedele agli insegnamenti di Gesù e alle esigenze personali e comunitarie della vocazione cristiana.


4. Ben sapete che la vostra missione di Padri, Pastori e guide vi ha chiesto e ancora vi chiede in molti momenti non pochi sacrifici. Per questo vi assicuro della mia vicinanza piena di affetto e il mio ricordo assiduo nella preghiera, perché, saldi nel vostro impegno esemplare per la Chiesa, sempre uniti nel medesimo amore ad essa, a Cristo e ai vostri fedeli, perseveriate con un cuore solo e un'anima sola nell'opera che è vostro compito e vostra speranza agli occhi di Dio.

Questo spirito fraterno che unisce volontà e ispira propositi, sarà quello che vi anima a costruire la fedeltà del vostro gregge a tutti gli obiettivi veramente umani, cristiani e di crescente giustizia sociale che richiedono uno sforzo perseverante al servizio del bene di tutti; di questo bene che rispetta i diritti di ognuno e preserva in ogni istante i valori religiosi e morali che costituiscono l'identità propria dei vostri fedeli.

Si tratta di un'opera di largo respiro e di profondo impegno. In essa avrete sempre bisogno del contributo prezioso e insostituibile dei vostri sacerdoti, religiosi, religiose e laici impegnati. Vivete, allora, più vicini ad essi, proteggete con la vostra amorevole presenza il loro contributo responsabile a questo costante rinnovamento interiore che porta all'impegno gioioso e all'animazione della comunità; nonostante questo sforzo, ben ancorati nelle ragioni della nostra speranza in Cristo "perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare" (1P 4,13).


5. Non posso concludere questo incontro senza invitarvi a guardare, voi e i vostri fedeli, verso la Madre comune, che il vostro popolo tanto venera come la Purissima Concezione.

Attorno a lei, alla Madre di tutti, troverete un centro di convivenza che unisce, che alimenta, che affratella. Intorno a lei, tutti i membri della Chiesa in Nicaragua devono incontrare un rinnovato impulso a costruire la Chiesa della carità (cfr. 2Co 8,13-15 Ga 5,14 Ph 2,4 Col 3,12-15); del mutuo appoggio e assistenza, soprattutto in favore dei più bisognosi e di coloro che più soffrono. Che questo sia il vostro miglior distintivo, come lo era per i primi cristiani.

A Maria santissima raccomando nella preghiera tutte le vostre intenzioni e necessità, così come tutte quelle di ognuno dei membri delle vostre comunità ecclesiali; perché ella conservi e alimenti maternamente la loro fedeltà alla propria vocazione ecclesiale. A lei chiedo anche che conceda alla vostra Nazione e a tutti i suoi figli la pace, la serenità, il progresso umano e spirituale, la tranquillità nel godimento dei loro legittimi diritti.

Uniti al successore di Pietro, vi invito a concludere il nostro incontro con una fervente preghiera per le vostre Chiese, alle quali inviamo la nostra comune benedizione nel nome di Cristo, che le stringe in un abbraccio di pace.

Così sia.

Data: 1983-05-16 Data estesa: Lunedi 16 Maggio 1983

Al XXV pellegrinaggio militare a Lourdes - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per fondare un mondo di pace bisogna avere la pace in se stessi

Ai partecipanti al XXV pellegrinaggio militare internazionale di Lourdes.

La pace sia con voi! Sono le prime parole di Gesù risorto al suoi Apostoli. Sono le prime parole che di tutto cuore vi indirizzo, nel suo nome. La pace, dono di Dio agli uomini! Voi siete soldati sui quali il vostro Paese conta per assicurarsi, in tutte le circostanze, il diritto di vivere libero, nella tranquillità e nella dignità, secondo la cultura di cui è legittimamente fiero.

Ma il vostro desiderio è anche che tutti i Paesi che rappresentate vivano nella concordia, lontano dalla guerra, e che la pace si estenda alle regioni che oggi conoscono scontri, oppressioni, con l'inevitabile seguito di morti e di distruzioni. Ora, la pace si prepara e si consolida innanzitutto nelle mentalità, quando i popoli fanno uno sforzo per comprendersi, dialogare, stimarsi, accettarsi in quanto diversi, ascoltare i reali problemi degli altri, cercare con essi una più grande giustizia, cooperare a ciò che fa progredire gli uomini e in particolare a ciò che permette ai più poveri di vincere la fame, le miserie di ogni tipo, l'oppressione, lo scoraggiamento. Si, la pace è un dono di Dio affidato agli uomini, a voi stessi; e ciascuno è invitato a domandarsi: sono un artefice di questa pace nei miei incontri con gli stranieri, e innanzitutto in mezzo ai miei compagni di caserma, nella mia famiglia, nel mio paese, nel mio quartiere, nella mia città? A Lourdes, durante questi tre giorni, vi è dato di vivere una fraternità, ad un livello molto profondo, con i militari di numerosi Paesi: nella condivisione della vita, nella preghiera, nell'ascolto dello stesso Vangelo, nella partecipazione alla stessa Eucaristia. Questa esperienza di pellegrinaggio internazionale, di cui celebrate il XXV anniversario, è una grazia e, rispondendo al vostro desiderio, ho voluto associarmi ad essa in modo particolare.

Possiate comprendere, cari giovani che, per fondare un mondo di pace nella vostra famiglia e nel gruppo in cui siete chiamati a vivere, bisogna innanzitutto avere questa pace in se stessi. Bisogna che ciascuno si riconcili con la propria coscienza o, piuttosto, con Dio che illumina la coscienza sulla verità e il bene.

Egli è sempre vicino all'uomo che lo prega con umiltà e cerca di compiere la giustizia. Perché l'ostacolo all'armonia, alla felicità, alla sicurezza, alla giustizia, all'amore, in una parola alla pace, si trova nel cuore dell'uomo, nel peccato. Solo Dio purifica dal peccato, perdona e libera dalle passioni egoiste, impure e aggressive, infonde il suo Spirito d'amore in noi, facendoci partecipare all'Amore stesso che unisce le Persone divine nella Santa Trinità. C'è stato bisogno per questo che Cristo offrisse la sua vita sulla croce e risuscitasse ad una nuova vita.

Nei sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia, ciascuno di voi troverà, se lo vorrà, una sorgente viva. E a Lourdes, in modo particolare, la Vergine Maria vi esorta, come fece con Bernadette, ad attingervi: "Andate a bere alla fontana e a lavarvi". Che Nostra Signora di Lourdes vi ottenga questa semplicità, questo coraggio e, se ve ne fosse il bisogno, questa fede! E io, in questo Anno Giubilare della Redenzione, vi ci invito in maniera pressante. Per la vostra gioia! Per la vostra salvezza! E per essere, con la Chiesa, fermenti di unità e di pace in mezzo al mondo! Di tutto cuore vi benedico, voi, i vostri amici, le vostre famiglie, i vostri Paesi, tutti coloro che vi sono cari o che si sono raccomandati alle vostre preghiere. La pace sia con voi! Dal Vaticano, 16 maggio 1983

Data: 1983-05-16 Data estesa: Lunedi 16 Maggio 1983

Messaggio a due Congressi in Messico - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Con Maria, missionari di Cristo"

Amati fratelli nell'Episcopato e cari congressisti.

Con grande gioia rivolgo la mia parola a voi che vi siete radunati a Tlaxcala, prima sede episcopale nel Messico, per celebrare l'VIII Congresso missionario messicano e il II Congresso missionario latino-americano sul tema: "Con Maria, missionari di Cristo". Saluto anche tutti voi, uomini e donne dell'America Latina, che siete spiritualmente uniti a quanti, animati dallo stesso zelo missionario, desiderano offrire con questo incontro ecclesiale una valida risposta della Chiesa dell'America Latina alla missione evangelizzatrice della Chiesa universale. E desiderano farlo impegnandosi, insieme a Maria, modello e prima evangelizzatrice dell'America, in una più efficace cooperazione nel meraviglioso compito di rendere presente Cristo in tutto il mondo.

Ho seguito con gioia le fasi preparatorie. Degno di lode è il lavoro che avete intrapreso in ognuna delle vostre diocesi e Nazioni, con i loro 36 congressi: 8 di carattere nazionale e 28 di carattere diocesano o regionale.

Sempre avete avuto come finalità quella di ridestare o ravvivare lo spirito missionario della Chiesa, tanto nei singoli individui come nelle comunità ecclesiali, e provocare una profonda presa di coscienza dell'impegno che ogni cristiano deve saper dimostrare e mantenere per la Chiesa come vero sacramento universale di salvezza.

Mi rallegra poter constatare nelle vostre opere, spiritualmente e quasi sensibilmente, l'unità e l'efficacia dei vostri rinnovati sforzi missionari.

In cinque secoli, uomini della Chiesa hanno posto in America il seme del Vangelo. Esso ha certamente dato i suoi frutti. Grandi e innumerevoli sono state le opere in questo ampio periodo, ma, soprattutto, è stato diffuso in tutto il Continente il nome dell'Unico Salvatore, Gesù Cristo; è stata fondata la Chiesa, si è diffuso lo spirito d'amore.

Ora, ben consapevoli del fatto che dovete approfondire il lavoro fatto, il vostro amore a Cristo e all'uomo vi fa capire con chiarezza che "finalmente è arrivato per l'America Latina il momento... di proiettarsi al di là delle sue frontiere, "ad gentes"" (Puebla, 368).

Questa apertura verso il mondo missionario, questo contributo allo sviluppo delle nuove Chiese e particolarmente all'incremento delle vocazioni sacerdotali, religiose e dei laici impegnati, senza dubbio, come affermava il mio predecessore Paolo VI, contribuirà all'accrescimento della vitalità cristiana e all'aumento, anche per le vostre diocesi, di nuove e dinamiche vocazioni che arricchiranno voi e tutta la Chiesa.

Guidati dall'esempio di Maria, confidando nel suo aiuto, e in intima comunione con la Chiesa universale e con il successore di Pietro, rendete sempre più reale la dimensione missionaria della Chiesa. Annunciate a tutti gli uomini che Gesù Cristo è stato, e sarà, "la Via, la Verità e la Vita". Senza titubanze e compromessi che vi separano dalla Verità, sforzatevi di comprendere il dolore umano e di amare veramente, essendo autentici discepoli di Cristo e stabilendo con lui una comunione intima di vita e di ideali.

Portate l'ansia missionaria di Cristo sempre e in ogni luogo, perché l'uomo del nostro tempo incontri in lui la risposta alle sue difficoltà, speranze e aspirazioni. Perché incontri Cristo e lo riconosca come suo unico Salvatore di tutto l'uomo.

Santa Maria di Guadalupe, patrona del Messico e dell'America Latina, sia con voi. Sia lei la Stella dell'evangelizzazione, sia lei vostro Modello e Madre.

Prego il Signore per la sua intercessione, che assista, che renda molto fecondi i vostri sforzi e impegni, mentre con grande speranza vi benedico di cuore, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Data: 1983-05-17 Data estesa: Martedi 17 Maggio 1983



A parlamentari della Corea - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Servizio alla vita politico-sociale dei concittadini

Cari amici.

Sono molto lieto di dare oggi il benvenuto al vostro gruppo qui in Vaticano. Avete espresso il desiderio di incontrare il Papa e sono felice che ciò sia stato possibile.

Quali membri dell'assemblea nazionale della Corea, voi partecipate attivamente ai complessi processi istituzionali mediante i quali i cittadini del vostro Paese esercitano le loro libertà civili nel compimento del bene comune.

La vostra è una vocazione di servizio alla vita politica e sociale dei vostri concittadini. Questo è un nobile compito che senza dubbio esige molto dalle vostre qualità e talenti. E' la vostra attitudine di servizio al bene comune che vi fa promotori dell'ordine e della pace. E' il vostro impegno intelligente e competente alla promozione e alla salvaguardia delle condizioni richieste per la protezione dei diritti fondamentali della persona umana nella vita pubblica che nobilita la vostra attività parlamentare.

D'altra parte, la vostra fede in Cristo e la vostra comprensione cattolica del significato della vita non può in nessun modo diminuire l'efficacia del vostro servizio politico. Piuttosto, il Vangelo del Pastore della Pace che voi professate costituisce un contributo singolare al compito comune di promuovere una fratellanza giusta e durevole tra gli individui e le Nazioni.

In quanto parlamentari siete rappresentanti qualificati dell'amato popolo coreano. perciò desidero approfittare della vostra visita qui, oggi, per chiedervi di portare i miei saluti personali al Presidente Chun Doo Hwan e alle altre autorità della Repubblica e a tutti i suoi cittadini. Prego Dio affinché benedica la Nazione coreana elargendo pace e abbondante progresso in ogni campo della vita.

Data: 1983-05-19 Data estesa: Giovedi 19 Maggio 1983

Al Capitolo del Terz'Ordine Francescano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'aggiornamento nasce dal rilancio della propria spiritualità

Carissimi Padri del Terz'Ordine Regolare di san Francesco.


1. Mi è molto gradito ricevervi in occasione del CVI Capitolo generale dell'Ordine, riunito sia per eleggere il nuovo Ministro generale, sia per esaminare la situazione dell'Ordine nelle varie parti del mondo, dove il Signore vi chiama ad operare, per infondere alle vostre attività apostoliche un nuovo impulso di vitalità per il prossimo futuro e rivedere la vostra vita religiosa alla luce del carisma di fondazione.

Vi ringrazio per la vostra visita e vi saluto di cuore, tutti e ciascuno in particolare. Incoraggiandovi ad andare avanti a passo sempre più spedito, vi invito a tener vivi i cardini dell'ideale francescano, all'interno delle vostre comunità e nella Chiesa santa di Dio.


2. La vostra presenza qui, nella casa del Padre comune, mi ricorda la venuta di san Francesco, 773 anni fa, quando, dopo aver radunato i primi discepoli, dodici come il numero degli Apostoli, e redatta la prima Regola di vita, che aveva a base l'assoluta povertà e l'inesauribile carità, egli volle raggiungere Roma di persona per presentarla all'approvazione d'Innocenzo III.

La Regola del "Poverello" è imbevuta di spirito evangelico. Ed è questa la ragione fondamentale del fascino irresistibile esercitato attraverso i secoli dal Santo di Assisi; è questa la spiegazione di quel segreto che, dal primo ceppo dei dodici "Penitenti", ha permesso la germinazione rigogliosa della grande e varia famiglia francescana, così benemerita nella storia della Chiesa a servizio del Popolo di Dio.

Il vostro Terz'Ordine, partendo dall'ispirazione carismatica del Serafico, si riallaccia a lui direttamente, soprattutto perché fu lo stesso Assisiate a promuoverlo, allo scopo di assicurare il necessario vigore all'osservanza della Terza Regola.

Ardore di carità, profondità nella difficile virtù dell'umiltà, gioia nella povertà. In altre parole: imitazione di Gesù, amore per i fratelli, spogliamento di se stesso, azione e contemplazione. Questi sono i principi genuini della spiritualità serafica che danno il frutto della perfetta letizia.


3. E' stato ripetutamente ricordato dalla Sede Apostolica che le direttive riguardanti il rinnovamento della vita religiosa voluto dal Concilio Vaticano II sono prioritariamente indirizzate a ottenere una riforma di carattere interiore.

Sarebbe vano lo sforzo degli Istituti religiosi per un aggiornamento di obiettivi o di metodologie se non fosse ispirato e accompagnato da approfondimento e rilancio di spiritualità.

Carissimi Padri, il mondo contemporaneo è assetato della Buona Novella.

Se la proclamazione del Giubileo straordinario, indetto a celebrare i millenovecentocinquant'anni dalla Redenzione, intende stimolare la generosità di tutto il Popolo di Dio per un incontro più personale e più vivo col suo Salvatore, tanto più questo traguardo si attende da parte delle anime consacrate. E' la premessa indispensabile per l'opera divina dell'evangelizzazione del mondo. così la ricerca incessante delle fonti più autentiche della vostra storia, l'impegno per rivivificarle e riviverle, nello spirito del Vangelo, sul modello del grande santo di Assisi, diventano sostegno per il continuo sviluppo della Chiesa di Dio.

Con questo augurio imparto a voi e al vostro Ordine la propiziatrice benedizione apostolica.

Data: 1983-05-19 Data estesa: Giovedi 19 Maggio 1983

Saluto alla città - Piazza Cinque Giornate (Milano)

Titolo: Pellegrinaggio di fede, cammino verso e nella città terrestre

Signor Presidente del Consiglio dei ministri, Signor Sindaco, Carissimi milanesi.


1. Ecco finalmente appagato il mio vivissimo desiderio di incontrarmi con voi, nella vostra terra onorata dalla diuturna opera dei santi Ambrogio e Carlo, ammirata e amata da sant'Agostino e da una lunga serie di santi, resa celebre da figure insigni di letterati e di scienziati; eccomi nella Milano sempre aperta alle frementi vibrazioni della libertà e del progresso, in prima fila - come ne fa fede anche il nome evocativo di questa Piazza - nell'impresa del risorgimento politico della Nazione e nello sviluppo economico del Paese.

Eccomi qui con voi milanesi, eredi di una tradizione tanto gloriosa, per un incontro favorito dalla celebrazione, nella vostra città, del XX Congresso Eucaristico Nazionale. E' un incontro che risponde all'aspirazione di condividere, in qualche ora di intenso scambio, sentimenti e propositi e di manifestare quella grande stima e quel grande affetto che legano il Papa a questa città.

Rivolgo anzitutto il mio grato e deferente pensiero al signor Presidente del Consiglio, qualificato portavoce della cortesia che il Governo italiano mi riserva in ogni mia visita. Dirigo, altresi, il mio riconoscente apprezzamento al signor Sindaco, il quale mi ha accolto col suo cordiale benvenuto, interpretando felicemente l'animo dell'intera cittadinanza. Desidero esprimere il mio saluto anche a tutte le Autorità civili e militari della Regione e della Provincia, invocando dall'Alto i doni della prosperità e della pace per le singole persone e per le famiglie.


2. Ben consapevole dei doveri connessi col mio mandato apostolico e delle mie responsabilità nei riguardi di ciascun cristiano, anzi di ciascun uomo, desidero sottolineare anzitutto il carattere pastorale di questa visita che, mentre vuol richiamare al rispetto dei valori fondamentali dello spirito umano, intende anche avvalorare l'impegno per lo sviluppo civile e sociale.

Questo mio, quindi, è un pellegrinaggio di fede nell'Eucaristia, e insieme un cammino verso e nella città terrestre, compiuto nell'atmosfera di letizia che pervade tutto il periodo pasquale. Nell'Eucaristia, infatti, si rinnova continuamente la Pasqua di Cristo, che ha recato all'umanità la definitiva illuminazione e la completa liberazione; nella città terrestre, l'uomo redento è chiamato a far lievitare comunitariamente quei fermenti di verità, di giustizia e di bontà, che gli provengono dalla vittoria del Risorto.


3. La vostra città, fin dagli anni della costruzione dello Stato unitario, è stata il cuore pulsante dell'economia nazionale e la promotrice generosa di iniziative di beneficenza e di carità. La vostra arcidiocesi si pone tra le Comunità più rilevanti del mondo cattolico, per il numero dei sacerdoti e delle parrocchie, come pure per il complesso delle istituzioni e delle opere nei settori educativo, assistenziale, culturale.

Non possiamo, tuttavia, nasconderci che anche a Milano si riscontrano quei fenomeni negativi che inquinano la società moderna, e che hanno la loro matrice in un riduttivo secolarismo. Le espressioni di cultura, di costume e di azione sociale che sono la risultante di un umanesimo immanentistico ispirato ad una eccessiva ed erronea fiducia nelle risorse della ragione priva di un più alto e oggettivo confronto, recano latenti le insidie dell'abuso e del sovvertimento.

Di fronte ai pericoli di una tale interpretazione mutilata dell'uomo e della storia, è necessario - lo ripeto a voi milanesi che siete in grado di svolgere un ruolo significativo nella vita del Paese - ricuperare la matura coscienza della dignità e della responsabilità dell'uomo in quanto "vertice della Creazione"; è necessario interrogarsi sul senso e sul valore, cioè sulla eticità delle sempre nuove conquiste della scienza; è necessario riproporre - come è stato sottolineato dal vostro Pastore - l'attitudine contemplativa del credente, grazie alla quale è possibile scoprire quelle risposte ai problemi cruciali dell'esistenza, che la scienza e la tecnica da sole non sanno indicare.

Altro pericolo a cui non posso non far cenno, trovandomi in una metropoli che si distingue per i traguardi raggiunti nel progresso industriale e per la conseguente tensione verso il "nuovo", è quello di una possibile rottura con le proprie radici storiche, culturali, religiose. E' necessario che Milano resti fedele alla sua viva tradizione cristiana, alla realtà dell'uomo, svelataci dal Vangelo, quale essere razionale, libero e aperto alla trascendenza.

Nella realizzazione di un tale progetto di vera e compiuta società, spetta un ruolo preminente ai responsabili della cosa pubblica, i quali, mentre attendono alle necessarie riforme delle strutture, sono chiamati con urgenza anche maggiore a render viva in se stessi la sensibilità per le esigenze essenziali della persona umana, colta nelle sue supreme aspirazioni.

Desiderando che la mia presenza costituisca un segno di fiducia nel domani e uno stimolo di vivo incoraggiamento ad operare nella pace e nella solidarietà, auspico che questa città, su cui svetta in atteggiamento di materna protezione l'immagine della cara "Madonnina", attui il proprio destino terreno in conformità con i supremi disegni della provvidenza divina, nella consapevolezza che, solo col rispetto degli indefettibili valori morali e spirituali, potrà essere salvato il patrimonio di civiltà, di progresso e di benessere che ha reso Milano celebrata nel mondo.

Per questo elevo la mia preghiera e invoco le benedizioni di Dio.

(Prima di lasciare la Piazza, il Santo Padre ha aggiunto:) "Voglio aggiungere una parola personale di ringraziamento per una così numerosa presenza in questa prima tappa del mio pellegrinaggio milanese. Sia lodato Gesù Cristo! così ho detto la prima volta a Roma, e così devo ripetere a Milano".

Data: 1983-05-20 Data estesa: Venerdi 20 Maggio 1983

Alle religiose - Palazzo dello Sport (Milano)

Titolo: Nutrite di verità dogmatiche la vostra spiritualità e catechesi

Carissime Religiose di Milano e della Lombardia!


1. La mia visita in questa arcidiocesi, in occasione del Congresso Eucaristico Nazionale, ha una caratteristica ben qualificata e significativa: è un itinerario di testimonianza, di catechesi e di adorazione del Santissimo Sacramento dell'Altare. Non poteva perciò mancare un particolare incontro con voi, Religiose, che proprio a Cristo, presente nell'Eucaristia, siete consacrate e che vi siete preparate a questo grande avvenimento con intensa preghiera.

Vi saluto cordialmente e vi esprimo la mia riconoscenza e la mia stima per la vasta e accurata opera compiuta da voi e dalle vostre singole Congregazioni a servizio di questa Chiesa locale e della terra lombarda. Quanti frutti spirituali e anche sociali hanno prodotto il vostro amore a Cristo e ai fratelli! Una immensa schiera di anime consacrate di secolo in secolo ha sparso dappertutto bontà, amore, carità, sollievo, gioia, benessere, consolazione: i bambini sono stati accolti ed educati, i genitori aiutati e consigliati, i giovani amati e guidati, i malati curati e confortati, i poveri soccorsi e consolati, gli emarginati e gli smarriti sono stati amorevolmente ospitati e sistemati.

Certamente, non si è potuto soccorrere ogni sofferenza ed eliminare ogni miseria; forse vi possono essere state mancanze e difetti: ma non si può non riconoscere lealmente l'immenso lavoro compiuto in questa terra con amore e con dedizione talvolta eroica dalle Religiose delle varie Congregazioni; da voi, che trovate forza e letizia, serenità e coraggio nell'intima unione con Gesù Eucaristico.

Dovunque passa il vostro amore e il vostro sorriso, per grazia di Dio, fruttifica il bene! Di tutto questo ringraziamo insieme il Signore, che vi ha chiamate e scelte a tanta dignità e vi ha dato una missione così nobile e sempre valida; e nello stesso tempo preghiamolo che, anche per mezzo della vostra fervorosa testimonianza, doni alla Chiesa di oggi numerose e sante vocazioni, tanto necessarie per l'attuale società bisognosa soprattutto di amore, di comprensione, di misericordia e di speranza.

Il mio saluto diventa perciò auspicio ed esortazione ad essere sempre più ardenti nell'impegno della vostra santificazione e della carità fraterna, e si estende a tutte le Consorelle che non hanno potuto essere presenti all'incontro a motivo di impegni inderogabili e di salute, e va, con speciale affetto, alle numerose Claustrali, che, in continua preghiera e donazione, sono parte insostituibile e feconda della Chiesa e dello stesso organismo sociale.


2. L'importante avvenimento del Congresso Eucaristico che mi ha spinto a venire pellegrino in Lombardia mi suggerisce anche la raccomandazione che vi lascio stasera: la vostra spiritualità eucaristica sia sempre profondamente dogmatica.

Il dogma eucaristico afferma la presenza vera, reale, sostanziale di Cristo che si offre al Padre come sacrificio a nome nostro e si unisce intimamente a noi nella Comunione. Il Concilio Tridentino, richiamando e interpretando con autorità definitiva le parole espresse da Gesù sia nel discorso del Pane di Vita (Jn 6) sia nell'Ultima Cena, così si esprimeva: "La Chiesa di Dio ebbe sempre questa fede: subito dopo la consacrazione, sotto le specie del pane e del vino c'è il vero Corpo di nostro Signore e il vero Sangue, unitamente alla sua anima e alla sua divinità. Il Corpo esiste sotto le specie del pane e il Sangue sotto le specie del vino in virtù delle parole della consacrazione. Il Corpo è sotto le specie del vino, il Sangue sotto la specie del pane e l'anima sotto tutte e due le specie in virtù di quella connessione e concomitanza naturale che tiene unite tutte le parti di Cristo Signore, che è risorto da morte per non più morire; infine la divinità si trova presente per la sua ammirabile unione ipostatica con il suo corpo e la sua anima. Pertanto è verissimo che tanto si contiene sotto una delle due specie quanto sotto tutte e due. Difatti, come Cristo è tutto intero sotto le specie del pane e sotto ogni parte della stessa specie, così è tutto intero sotto le specie del vino e sotto le sue parti" (Sessione XIII, 3).

Il Tridentino, poi, interpretando le affermazioni degli apostoli, della Lettera agli Ebrei e di tutta la Chiesa primitiva, afferma e spiega che l'Eucaristia è la "presenza sacrificale" di Cristo nel tempo, è cioè la rinnovazione del Sacrificio della Croce.

Il Concilio Vaticano II riafferma la stessa verità: "Ogni volta che il Sacrificio della Croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato (1Co 5,7), viene celebrato sull'altare, si rinnova l'opera della Redenzione" (LG 3; cfr. SC 47).


3. Nutrite pertanto di verità dogmatiche la vostra spiritualità e la vostra catechesi! Leggete e meditate i grandi e fondamentali documenti dottrinali della Chiesa riguardanti l'Eucaristia, le encicliche, le esposizioni dei Maestri qualificati e autentici, le esperienze dei santi e dei mistici! Nessuna confusione o mistificazione ci può essere circa l'Eucaristia! Diceva bene san Tommaso d'Aquino che la verità dell'Eucaristia "non si può apprendere con i sensi, ma solo con la fede, la quale si poggia sull'autorità di Dio" (III 75,1). E sant'Ambrogio, il grande Vescovo di Milano (334-397), scriveva: "Non senza un significato dici "Amen", perché confessi ormai nel tuo spirito che tu ricevi il Corpo di Cristo. perciò, quando ti accosti per farne richiesta, il sacerdote ti dice: "Il Corpo di Cristo", e tu rispondi: "Amen", cioè: "E' vero". L'intima persuasione custodisce ciò che la lingua confessa" ("De Sacramentis" IV, 5, 25).

Il cristiano è convinto che come creatura deve pregare e adorare Dio, il Creatore e Signore dell'universo e della sua vita; ma illuminato dalla fede sa che la vera "adorazione" perfettamente valida, degna dell'infinita santità di Dio e della sua stessa personale intelligenza, è possibile solo mediante il Sacrificio della Messa, al quale ogni altra preghiera si collega: non si può vivere senza adorare e quindi non si può più vivere senza la Messa! Il cristiano sa che Gesù è presente in forma di "cibo" e di "bevanda", perché si "è dato" totalmente agli uomini e vuole unirsi intimamente con noi, per fortificarci nella fede e nella volontà, per consolarci nelle tribolazioni, per trasformarci in lui, per infiammarci di amore verso tutte le creature. Solo dal dogma eucaristico, esattamente compreso e totalmente vissuto, provengono il vero significato dell'esistenza cristiana, la forza della vocazione religiosa, l'autentico impegno della trasformazione della società, l'illuminato senso dell'unità in Cristo, nella verità e nella carità.

Nella stessa opera sui Sacramenti, sant'Ambrogio scriveva: "Ricevi ogni giorno ciò che ogni giorno ti deve far bene! E vivi in modo di essere degno di riceverlo ogni giorno!... Chi è stato ferito, va a farsi curare. La nostra ferita è questa, che siamo sotto il peccato, e la medicina è il celeste e adorabile sacramento" ("De Sacramentis" IV, 5, 25).


4. L'Eucaristia, e cioè la Santa Messa e la Santa Comunione, sia veramente il centro affettivo e dinamico della vostra vita consacrata e di ogni vostra Comunità in modo che sempre risplendano in voi le virtù stesse del Cristo: la fortezza, la pazienza, la bontà, la generosità, la donazione totale, la letizia soprannaturale.

Tutto questo talvolta significa eroico e continuato sacrificio! Ma significa anche sentire sempre più il bisogno dell'Eucaristia e la nostalgia del cielo. Santa Teresa di Gesù così scriveva nel "Cammino di perfezione" (c. XXXIV, 2): "L'anima che desidera intensamente nutrirsi di questo cibo, troverà nel Santissimo Sacramento diletto spirituale e consolazione, e appena avrà incominciato a gustarne, non vi saranno più prove, persecuzioni o travagli che non possa sopportare con tutta facilità".

Carissime! Vi sia vicina e vi sostenga la Vergine santissima. Sia essa, come esorta sant'Ambrogio, il "modello della vostra vita" (cfr. "De Virginibus" 1, II, 2, 6).

In una delle apparizioni a santa Caterina Labouré, la Madonna disse alla giovane suora, intimorita per la grandezza e le difficoltà della missione che le era stata affidata: "E' qui, ai piedi del Tabernacolo, che devi cercare forza e consolazione!". Le stesse parole la Madre celeste rivolge ad ognuna di voi! Con l'Eucaristia, presso il Tabernacolo, siate suore sante e intrepide, oggi e per tutta la vostra vita! Con questo augurio, vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

(Impartita la benedizione, il Santo Padre ha aggiunto:) Voglio dirvi ancora che vi vedo molto volentieri in questo ambiente che serve, certamente, a scopi sportivi. Vediamo allora che ci sono anche delle religiose sportive. Sappiamo bene come san Paolo abbia paragonato gli esercizi fisici, sportivi, con gli esercizi spirituali e con la vocazione spirituale che vi è propria.

Ecco, avete scelto molto bene l'ambiente per incontrare il Papa. Tante grazie per questo incontro e per questo argomento che riguarda il numero. Devo dire che molte volte incontro le religiose. Gruppi diversi vengono per partecipare alla mia Messa mattutina, e poi domando loro quante sono, non nel gruppo, ma quante sono nella Congregazione. E quando loro rispondono per esempio che sono trecento, io faccio finta di non aver capito e domando: voi siete trecentomila? Qualche volta si può esagerare. Ma, finalmente, lasciamo alla Provvidenza, alla grazia del Signore anche il numero delle vocazioni. Speriamo che quel numero sia sempre sufficiente per promuovere la causa del Regno di Dio in questo mondo.

Speriamo.

Vi auguro di essere sportive e, poi, di essere numerose e, poi, di essere gioiose. Mi raccomando alle vostre preghiere, specialmente alle preghiere delle suore che soffrono e che si trovano qui nella prima fila. Sia lodato Gesù Cristo".

Data: 1983-05-20 Data estesa: Venerdi 20 Maggio 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Recita del Regina Caeli - Città del Vaticano (Roma)