GPII 1983 Insegnamenti - A un gruppo di sacerdoti piacentini - Città del Vaticano (Roma)

A un gruppo di sacerdoti piacentini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In occasione del 50° di Ordinazione

Signori Cardinali e carissimi Sacerdoti!


1. Ben volentieri ho aderito al vostro desiderio di essere ricevuti in speciale udienza per ricordare, in comunione col successore di Pietro, la felice ricorrenza del 50° anniversario della vostra Ordinazione sacerdotale, avvenuta appunto nel


1933, nel corso dell'Anno Santo Straordinario indetto dal mio venerato predecessore Pio XI per commemorare i 1900 anni della Redenzione.

Sono lieto di poter ringraziare il Signore con voi, che ricordate i 50 anni di sacerdozio, insieme con i due Cardinali piacentini, Silvio Oddi e Opilio Rossi, i quali, festeggiando anch'essi la stessa data, si sono uniti a voi, rendendo più solenne la celebrazione giubilare.


2. Vi esprimo il mio sincero compiacimento e vivo ringraziamento per questa vostra visita, che dice la serietà con cui avete voluto ricordare questa data tanto significativa per voi e per la Chiesa: quella in cui vi siete consacrati a Gesù Cristo e gli avete fatto dono, in modo irrevocabile, di tutta la vostra esistenza per essere dispensatori dei suoi misteri (cfr. 1Co 4,1), i suoi intimi amici, i suoi più stretti collaboratori e i continuatori del suo ministero di redenzione nel mondo.

Mi auguro che questo incontro valga a farvi comprendere sempre più e sempre meglio il significato e il valore che hanno per la Chiesa e per le anime i 50 anni del vostro ministero sacerdotale. Sono stati anni, ne sono sicuro, pieni di fatiche, di ansie apostoliche, di abnegazione e di sacrifici innumerevoli; ma anche ricchi di tante grazie e di intime consolazioni, che il Signore Gesù non fa mancare a coloro che occupano un posto così privilegiato nel suo Cuore, essendo chiamati a perpetuare sulla terra i prodigi del suo amore, come testimoni della fede, missionari del Vangelo, profeti della speranza e operatori della salvezza.


3. Di qui sgorgano dai vostri cuori l'inno della riconoscenza al Signore per gli innumerevoli benefici ricevuti e il proposito di rimanere fino alla fine fedeli a questa missione salvifica del vostro sacerdozio, di sempre corrispondere a quanto la Chiesa si aspetta dal vostro zelo, dalla vostra esperienza pastorale e dal vostro consiglio saggio e illuminato. Continuate ad essere ministri generosi, lieti e pieni di dedizione per la salvezza delle anime e la maggior gloria di Dio.

Siate sempre sacerdoti autentici, nei quali non si offuschi mai quella gran luce che un giorno - 50 anni or sono - vi permeo tutti mediante il carisma dell'Ordine sacro; e non rifiutate di portare in voi la mortificazione di Gesù (cfr. 2Co 4,10), perché le conquiste del Regno dei cieli non si realizzano senza la croce.

A voi, alle persone a voi care, e a tutte le anime che vi sono affidate imparto con grande affetto la propiziatrice benedizione apostolica, che estendo a tutti i cari sacerdoti della diocesi piacentina.

Data: 1983-06-10 Data estesa: Venerdi 10 Giugno 1983

A dirigenti e giocatori della "Roma" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Siate sempre degni della stima degli sportivi




1. Vi saluto cordialmente. La vostra vittoria ha suscitato in tutti i romani una travolgente ondata di entusiasmo e di gioia. E' giusto pertanto che anch'io mi unisca alla vostra letizia, esprimendovi le mie felicitazioni e i miei auguri! Pur non dimenticando nessuno nel mio affetto e nelle mie ansie pastorali, come Vescovo di Roma, vi ringrazio per questa vostra visita e mi congratulo con voi, con i dirigenti e l'allenatore per la meta raggiunta.

Memore di ciò che scriveva san Paolo ai Romani: "Rallegratevi con quelli che sono nella gioia!" (Rm 12,15), io mi rallegro vivamente con voi, riaffermando in pari tempo la stima che la Chiesa porta verso lo sport inteso come sviluppo ordinato e armonico del corpo a servizio dello spirito, e come agonismo intelligente e formativo, che suscita interesse, entusiasmo e offre un momento di serena distensione. Siatene fieri e lieti; soprattutto siate persone sempre degne della simpatia che migliaia di sportivi sentono per voi!


2. La vostra "professione", che esige tanto impegno di preparazione e che è così apprezzata dalle folle, incoraggi voi e i vostri colleghi ad essere, oltre che campioni nello sport, anche egregi campioni nella vita, capaci di distinguersi nella ricerca dei veri valori che rendono l'uomo grande come persona umana, cioè che lo rendono più uomo.

Voi avete infatti anche una responsabilità sociale: i "tifosi" apprezzano nel giocatore il talento sportivo, che li ha entusiasmati; ma il loro pensiero va anche, talvolta forse inconsciamente, all'uomo, alla persona, ai suoi meriti morali e ai suoi valori; e così, con la vostra onestà, con la vostra sincerità e col vostro senso del dovere potete contribuire alla formazione morale della società e specialmente dei giovani.

L'augurio sincero che vi porgo è che la vostra vita, oltre ad esprimersi nelle vittorie sportive, tenda anche e soprattutto all'ideale più alto di una piena realizzazione umana e cristiana.

Con questi voti per voi, giocatori, saluto con affetto anche i vostri familiari che vi hanno qui accompagnato, impartendo a tutti la mia benedizione.

Data: 1983-06-10 Data estesa: Venerdi 10 Giugno 1983



Messaggio per la Giornata missionaria - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lo spirito dell'Anno Giubilare è anche spirito missionario

Venerati fratelli e carissimi figli e figlie della Chiesa!


1. Quest'anno, la Giornata missionaria mondiale acquista uno specialissimo rilievo dalla celebrazione del Giubileo straordinario della Redenzione. Nell'indirlo, ho ricordato l'esortazione che ho rivolto al mondo fin dall'inizio del mio pontificato: "Aprite le porte a Cristo!"; e, infatti, il Giubileo è un forte invito alla conversione e alla riconciliazione, un appello a prendere sempre maggiore coscienza della grazia del Battesimo, e ad aderire generosamente al Vangelo, che è annuncio di Redenzione e di salvezza per tutti gli uomini.

Richiamando pertanto a ogni cristiano le ricchezze recate al mondo dalla Redenzione, il Giubileo acquista per ciò stesso un rilevante significato missionario. Diventa un rinnovato appello alla evangelizzazione di quei milioni di persone, che dopo ben 1950 anni dal Sacrificio redentivo del Calvario, non sono ancora cristiane e non possono, nella sofferenza o nella gioia, invocare il nome del Salvatore, perché ancora non lo conoscono.

Se si vuole, dunque, essere cristiani autentici, non si può non desiderare una piena compartecipazione del dono meraviglioso della Redenzione anche con questi fratelli. In altre parole, il rapporto con Dio Padre e con Cristo Gesù, lungi dall'essere soltanto un rapporto individuale, è un rapporto che coinvolge l'umanità intera, e si presenta perciò inserito in una dimensione inequivocabilmente missionaria.

Cristo è Redentore di tutti gli uomini, per tutti è morto, per tutti ha dato se stesso in riscatto (cfr. 2Co 5,15 1Tm 2,6 1Jn 2,2) e chiama ognuno di noi, non solo alla riconciliazione personale, ma anche ad essere strumento di redenzione per coloro che ancora non sono redenti: "Andate... e ammaestrate tutte le Nazioni" (Mt 28,19-20).

Sublime onore ma anche solenne imperativo che interpella la nostra coscienza sul comandamento massimo del messaggio di Cristo: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati" (cfr. Jn 15,12 Jn 15,17).

Non è forse la Redenzione l'attuazione pratica di quel disegno d'amore, del quale Cristo ha voluto fossimo i continuatori? Tanto più, perciò, potremo dire di amare i fratelli, quanto più avremo lavorato e operato per comunicare ad essi la Parola salvatrice di Cristo stesso e i frutti della Redenzione. Che ognuno faccia proprie le parole dell'apostolo: "L'amore del Cristo ci spinge!" (2Co 5,14).

Come ho scritto nella Bolla di indizione dell'Anno Giubilare, "nella riscoperta e nella pratica vissuta della economia sacramentale della Chiesa, attraverso cui giunge ai singoli e alla comunità la grazia di Dio in Cristo, è da vedere il profondo significato e la bellezza arcana di quest'Anno che il Signore ci concede di celebrare. D'altra parte deve essere chiaro che questo tempo forte, durante il quale ogni cristiano è chiamato a realizzare più profondamente la sua vocazione alla riconciliazione col Padre nel Figlio, raggiungerà pienamente il suo scopo soltanto se esso sfocerà in un nuovo impegno di ciascuno e di tutti al servizio della pace tra tutti i popoli" ("Aperite portas Redemptori", 3).

Entrare, dunque, nello spirito dell'Anno Giubilare, equivale ad immergersi nello spirito missionario, a rivolgere il cuore non solo alla profondità della propria coscienza, ma anche a tutti coloro che sono nostri fratelli e hanno il diritto di conoscere Cristo e di godere delle ricchezze del suo Cuore "dives in misericordia".


2. Non esiste servizio all'uomo più grande di quello missionario.

La Giornata missionaria mondiale di quest'anno è pertanto in piena sintonia con il contenuto teologico e pastorale del Giubileo straordinario.

Ripeto, quindi, con il cuore colmo di sollecitudine: "Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!". Andiamo al Salvatore, portiamolo a tutti gli uomini! Portiamolo con la forza trascinante e suadente dello Spirito Santo, invocato e ottenuto con la preghiera missionaria! Portiamolo, unendo le nostre sofferenze quotidiane, anche le più umili e nascoste, al grande sacrificio della Croce, per impreziosirle e dare loro un valore redentivo per i nostri fratelli.

Portiamolo, sostenendo con la nostra solidarietà, con il nostro apprezzamento, con il nostro molteplice aiuto quei generosi che nel distacco più completo lavorano sulle frontiere avanzate del Regno di Dio per l'annuncio del Vangelo.

Mi rivolgo in modo speciale ai giovani, che sono la speranza della Chiesa, la mia speranza. Orientino essi il loro entusiasmo, la loro esuberanza di energie e di sentimenti, il loro ardore e la loro audacia alla santa causa delle missioni. San Francesco Saverio, dalle lontane Indie dove annunciava il messaggio di salvezza, non pensava forse ai suoi numerosi coetanei universitari di Parigi affermando che, se avessero conosciuto gli immensi bisogni del mondo missionario, non avrebbero esitato ad unirsi a lui nella conquista spirituale del mondo a Cristo? Ai giovani pertanto dico: Non abbiate paura! Non temete di abbandonarvi a Cristo, di dedicare a lui la vostra vita, nel servizio generoso al più alto degli ideali, quello missionario. Un impegno entusiasmante, denso di attività vi attende.


3. La cooperazione, dovere di tutti i cristiani.

Allo stesso modo mi auguro che tutti i fedeli si lascino coinvolgere e portino il loro personale contributo al grande movimento della "cooperazione missionaria" che nelle Pontificie opere missionarie trova gli strumenti qualificati, più adatti e più efficienti, per promuovere spiritualmente e materialmente l'azione dei pionieri del Vangelo (Cfr. Ag 38).

Ma perché i credenti possano rendersi conto pienamente della imprescindibile necessità della loro collaborazione è indispensabile che siano sensibilizzati al problema da coloro cui spetta il compito importantissimo dell'animazione missionaria; cioè dai sacerdoti e dai religiosi.

L'animazione da parte delle guide del Popolo di Dio è indispensabile perché da esse dipende una concreta presa di coscienza dei fedeli al problema della evangelizzazione e quindi il loro impegno nel settore della cooperazione.

Impegno tanto più necessario e urgente se si considera che l'attività missionaria, la quale comprende anche la costruzione indispensabile di chiese, scuole, seminari, università, centri assistenziali, ecc. per la promozione religiosa ed umana di tanti fratelli, è assai condizionata da molte difficoltà di carattere economico.

E a quali strutture migliori delle Pontificie opere missionarie, a cui sopra ho accennato, si potrà ricorrere per attuare questo programma di sensibilizzazione capillare e per organizzare la rete della carità universale? Sono informato che in questi ultimi tempi stanno sorgendo in molte Nazioni "centri di animazione missionaria". Raccomando vivamente queste iniziative così utili per un approfondimento teologico, pastorale, spirituale della dottrina missionaria. Io stesso avro la gioia di inaugurare la nuova sede di uno di questi centri, il Centro internazionale di animazione missionaria (Ciam), situato presso la Pontificia Università Urbaniana, a me tanto cara.

In questa Giornata missionaria mondiale, dunque, la Chiesa, madre e maestra, sollecita del bene di tutti, proprio attraverso le menzionate Pontificie opere, stende la mano a raccogliere il soccorso degli uomini di buona volontà. Offrire questo soccorso generoso è un dovere, è un onore, e una goia, perché significa contribuire a portare i benefici inestimabili della Redenzione a quanti ancora non conoscono le "imperscrutabili ricchezze di Cristo" (cfr. Ep 3,8).

Anche il nuovo Codice di diritto canonico, che dedica all'attività missionaria un'intera parte del Libro II (CIC 781-792), sancisce esplicitamente l'obbligo per tutti i fedeli di collaborare - ciascuno secondo le sue possibilità - all'opera evangelizzatrice, nella consapevolezza della propria responsabilità, derivante dalla natura intrinsecamente missionaria della Chiesa (cfr. CIC 781).

Così pure acquista un riconoscimento giuridico tutta la cooperazione missionaria che, come si dichiara nel CIC 791, dovrà essere suscitata in tutte le diocesi, secondo quattro direttive di fondo che sono: la promozione delle vocazioni missionarie; la debita assistenza sacerdotale per le iniziative missionarie, soprattutto per lo sviluppo delle Pontificie opere missionarie; la celebrazione della Giornata missionaria; la raccolta annuale di aiuti economici per le missioni, da inviarsi alla Santa Sede.


4. Dall'Anno Santo un invito alla speranza.

Auspico sinceramente che tutte le forze della Chiesa, del Popolo di Dio, in quest'ora difficile che l'umanità sta vivendo, densa, si, di minacce, ma anche foriera di speranze, si mobilitino - attingendo una rinnovata carica spirituale da questo Anno Santo della Redenzione - affinché l'annuncio del Vangelo raggiunga in modo sempre più ampio e profondo le genti e i popoli della terra.

Esprimo infine tutta la mia gratitudine a coloro che - sacerdoti, religiosi, religiose, laici - sia in prima linea, sia nei vari campi della Chiesa e con le più diverse attività, contribuiscono efficacemente all'espansione del Regno di Dio, mentre ad essi e ai loro cari di gran cuore imparto la benedizione apostolica, propiziatrice di celesti favori.

Dal Vaticano, il 10 giugno, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, dell'anno 1983

Data: 1983-06-10 Data estesa: Venerdi 10 Giugno 1983

Ai Vescovi di Haiti in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Formare, incoraggiae, unire: obiettivi dell'evangelizzazione

Cari fratelli in Cristo.


1. Tre mesi fa, il 9 marzo, ero tra voi a Port-au-Prince. Oggi, avete a vostra volta preso la strada per Roma, come ne avevate manifestato il desiderio, da molti anni. E' un passo normale e molto salutare. così voi fate, alle tombe degli Apostoli, il vostro pellegrinaggio, che assume un particolare significato in questo Anno Giubilare della Redenzione: sono sicuro che portate qui le intenzioni di tutto il vostro popolo cristiano, affinché cresca nella fede e nella carità attiva, in stretta unità con la Chiesa universale. Con me, vi soffermate su ciascuna delle vostre diocesi: cosa che non abbiamo avuto il tempo di fare ad Haiti, ove ho dovuto incontrare anche gli altri Vescovi dell'assemblea del Celam.

Infine, a Roma avete potuto trattare direttamente i problemi che vi stanno a cuore con i Dicasteri che sono preposti al regolamento di queste questioni.

Vi ringrazio per la vostra visita, e grazie delle parole piene di fiducia che mi avete appena indirizzato, attraverso il vostro presidente, Monsignor Francois-Wolff Ligondé.


2. Il mio breve soggiorno tra voi mi ha già dato l'occasione di ricevere la magnifica testimonianza dell'entusiasmo della fede e della pietà popolare dei vostri diocesani, durante la messa celebrata a Port-au-Prince, e, da parte mia, ho potuto aiutare i vostri fedeli ad approfondire il senso dell'Eucaristia e la volontà di rinnovamento che esso implica, nel campo della carità e dell'impegno sociale. Mi resta solo di augurarvi di raccogliere maggior frutti possibili da quei grandi avvenimenti che sono stati il Simposio del dicembre 1982, la preparazione e la celebrazione del Congresso eucaristico e mariano, e l'incontro del Papa con il popolo di Haiti.

Tra le altre iniziative, ho saputo che avete pubblicato, in data 11 aprile, con la firma dei vostri sette nomi, una "dichiarazione sui fondamenti dell'intervento della Chiesa in campo sociale e politico", che sarà seguita da una "carta di promozione umana". Volete così aiutare tutto il popolo di Haiti a rispettare la dignità di ciascuno dei vostri compatrioti, a sviluppare la giustizia, le relazioni vere, la condivisione, la riconciliazione, senza spirito di condanna di chicchessia, ma facendo appello al senso di responsabilità e alla coscienza professionale di tutti, poveri e ricchi. Senza questo, infatti, non si potrà dire che la Chiesa testimonia l'amore agli uomini, amore che Gesù Cristo ha costituito quale caratteristica dei suoi discepoli. Vi incoraggio a continuare su questa strada, e sono sicuro che, se un tale atteggiamento sara vissuto concretamente, passando dalle parole agli atti, con la preoccupazione dell'unità e della pace, ciò costituirà un grande progresso per la Nazione intera e una soddisfazione per coloro che hanno la faticosa responsabilità del bene comune.


3. Ho sufficientemente insistito su questo punto durante la mia visita; oggi, con voi, voglio soffermarmi maggiormente a considerare il progresso della Chiesa stessa, il compito dell'evangelizzazione, con la quale la promozione umana ha legami profondi, ma che non si riduce ad essa (cfr. "Evangelii Cuntiandi", 30). E' necessario che le persone cambino - è l'obiettivo diretto dell'evangelizzazione -, cioè che esse approfondiscano, riscoprano e soprattutto vivano nella Chiesa il loro legame personale con Gesù Cristo Salvatore, e tutto ciò che esso implica, la fede, la preghiera, la carità. Avete già scritto una bella lettera pastorale in questo senso in occasione del Natale 1980.

A questo proposito, tre parole mi sorgono allo spirito, come un tema ricorrente: formare, incoraggiare, unire, e questo vale per le diverse categorie del popolo di Dio.

Innanzitutto i laici. I vostri fedeli hanno una fede che si esprime molto spontaneamente nella preghiera, nel ricorso a Dio la cui presenza li circonda da ogni parte. Le celebrazioni sono caratterizzate da una grande vitalità, come ho anch'io fatto esperienza. I laici partecipano anche all'amministrazione dei beni ecclesiastici ma questo è ben lontano dall'esaurire l'ampiezza del loro ruolo nella Chiesa. Lo comprendono bene, coloro che si consacrano alla catechesi, o che esercitano un apostolato in seno ai diversi movimenti cristiani.

Ma voi stessi sentite un bisogno urgente di dare un contenuto più preciso e più profondo alla fede dei vostri fedeli, cioè di realizzare una catechesi più sistematica, che sarà evidentemente più facile via via che l'analfabetismo e l'ignoranza profana diminuiranno, ma che non è fatalmente legata a questi fattori. così il popolo cristiano acquisterà una fede più solida, una pietà più illuminata, che l'aiuteranno a superare le piaghe della superstizione e dei culti ambigui, magici o insufficientemente sciolti dalla fatalità di elementi naturistici, da cui Cristo ha liberato i suoi discepoli. così sarà evitata la tentazione di sette che non conoscono la pienezza cattolica. Al contrario, molto lodevole e necessaria è la preoccupazione di gettare le basi di un sano ecumenismo tra i fratelli cristiani.

Del resto, l'approfondimento dottrinale e la riflessione religiosa permetteranno di meglio mettere in pratica i costumi della vita nuova così ben descritti da san Paolo, come corollari della fede, nella vita familiare, professionale e sociale.

Il vostro compito è dunque di dare ai laici, giovani e adulti, i mezzi di formazione; di incoraggiare e di fortificare la loro buona volontà, che è grande, e la loro perseveranza, che è più difficile; ed infine di unirli oltre le divisioni che avete segnalato nel messaggio del Simposio.

Questa pastorale si dimostra particolarmente necessaria nei confronti di piccole comunità che manifestano una bella vitalità, ma che è importante seguire e far maturare all'interno della comunità ecclesiale parrocchiale, diocesana e nazionale.


4. Mi rallegro vivamente con voi per le vocazioni sacerdotali e religiose che continuano ad aumentare. E' un fatto molto confortante. Condivido la vostra speranza e vi affido il compito di dire a questi seminaristi il mio affetto e la mia fiducia. Anche in questo campo, tuttavia, affinché questa grazia porti buoni frutti, voi sentite la necessità di essere ben attenti al discernimento delle vocazioni e soprattutto di assicurare loro, insieme ad una buona iniziazione dottrinale, una formazione umana e spirituale esigente. I candidati al sacerdozio sono destinati a comprendere bene e a servire il popolo cristiano, un popolo spesso povero e provato, e a condurlo verso le beatitudini evangeliche, cominciando essi stessi col viverle. Insomma essi vi devono essere preparati attraverso l'ascesi necessaria alla vita spirituale attraverso la disciplina e la semplicità di vita, il senso del lavoro e della povertà. Ben lungi, dunque, dall'accontentarsi della prospettiva di un avvenire confortevole o al contrario dal prestare troppa attenzione alle sollecitazioni di ideologie politiche, essi siano innanzitutto preoccupati della santità di cui devono mostrare il gusto.


5. Penso ora ai vostri sacerdoti, sia originari del vostro Paese, sia venuti dall'estero e specialmente al religiosi che sono da voi numerosi. Bisogna rallegrarsi di tutto ciò che essi apportano: fede, abnegazione, senso pedagogico, e questo sul campo, vicino alle persone, in condizioni spesso difficili. Possano collaborare sempre più strettamente e nella piena fiducia con voi, i Vescovi, che avete l'ultima responsabilità degli orientamenti pastorali e dell'unità, ma che potete beneficiare ampiamente del loro zelo, delle loro iniziative, e appoggiarle in ciò che hanno di meritorio.

Essi hanno bisogno infatti della vostra frequente presenza in mezzo a loro, di un vero dialogo, e anche del vostro sostegno, sia che si tratti dell'evangelizzazione o dell'opera di supplenza che la Chiesa è chiamata a compiere per il bene del popolo nei campi dell'assistenza, dell'educazione, della promozione sociale.


6. Quanto a voi, cari fratelli nell'Episcopato, vi auguro di assumervi insieme la sfida che la Chiesa in Haiti, come avete detto nel Natale del 1980, sta conoscendo, e per questo di costruire una comunità fraterna ed evangelica, e trascinando in uno spirito di unità tutte le forze vive del popolo cristiano e cercando con tutti il bene comune della Nazione, in uno spirito di pace.

Certamente il compito dell'evangelizzazione è immenso: necessitano dunque programmi pastorali comuni e la loro realizzazione sul piano nazionale; e senza dubbio sarebbe opportuno consacrare ognuna delle vostre assemblee plenarie ad un tema pastorale specifico, approfondito, e in seguito tradotto in atto, mediante orientamenti precisi e comuni. Del resto, è certo che i problemi sono diversi, ma forse sarebbe necessario creare o rendere più attive, in seno alla vostra Conferenza, alcune commissioni che veglino sui diversi settori - educazione, famiglia, ecumenismo, religiosi, missione -, e propongano ai Vescovi un medesimo atteggiamento sui problemi più gravi. Sono sicuro che la vostra Conferenza, mostrando questa unità e questo dinamismo, potrà portare tutta la Chiesa in Haiti verso il rinnovamento al quale aspira. Sono qui per incoraggiarvi e confermare la vostra speranza.


7. Portate il mio ricordo alle vostre popolazioni. Indirizzo loro i miei migliori auguri di felicità e di progresso. Penso anche con gratitudine alle autorità civili di Haiti che mi hanno ricevuto con tanto onore e mi hanno dato un segno di buona volontà, al quale rimango molto sensibile, in occasione della mia venuta.

Che Nostra Signora del Perpetuo Soccorso vegli sul Paese e sui suoi abitanti! Benedico, particolarmente, tramite le vostre persone, i vostri sacerdoti, i vostri religiosi e le vostre religiose, i vostri catechisti, e tutti coloro che edificano con voi la Chiesa in Haiti.

Data: 1983-06-11 Data estesa: Sabato 11 Giugno 1983

A un pellegrinaggio di di Brescia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Continuate la presenza nella società con entusiasmo e iniziativa

Venerati confratelli! Carissimi fedeli di Brescia!


1. Siete venuti numerosi e ricchi di entusiasmo a Roma, per compiere il pellegrinaggio giubilare ed acquistare l'Indulgenza dell'Anno Santo; ma siete venuti anche per restituire la mia visita dello scorso settembre nella vostra amata città. Vi ringrazio sentitamente e a tutti porgo il mio affettuoso saluto, particolarmente lieto di questo incontro.

Desidero salutare in modo speciale Monsignor Luigi Morstabilini, che dopo quasi vent'anni di intenso lavoro sta per lasciare la diocesi: mentre gli rinnovo l'espressione del mio apprezzamento per l'opera svolta con costante dedizione, mi unisco a lui nel ringraziare il Signore per il bene compiuto nei lunghi anni di ministero. Al tempo stesso porgo il mio cordiale saluto ed i miei auguri a Monsignor Bruno Foresti, che da Modena è stato chiamato a reggere la ben più vasta diocesi di Brescia: auspico che il suo impegno pastorale trovi tra voi generosa corrispondenza. Saluto poi il Vescovo ausiliare, tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi, i laici responsabili nei diversi settori della vita ecclesiale. Sono lieto inoltre di esprimere il mio deferente benvenuto al Sindaco della città e a tutte le autorità civili, che furono tanto gentili e premurose durante la mia visita e resero calorosa e indimenticabile la mia giornata trascorsa a Brescia! Ma siete in particolare tutti voi, cari bresciani, che intendo abbracciare in un unico, grande saluto, col quale desidero raggiungere l'intera diocesi.

Sia ringraziato il Signore per la fede cattolica, che vi fa sentire la grandezza e l'importanza di essere uniti e fervorosi nella verità e nella carità! E sia ringraziato anche per quello storico e magnifico 26 settembre dello scorso anno, che ho vissuto con voi nella preghiera, nella meditazione, nella comunione fraterna, nella celebrazione eucaristica, per onorare la memoria di Paolo VI.


2. La vostra presenza, così numerosa e qualificata, mi spinge a riflettere brevemente con voi sulla spiritualità tipica della vostra diocesi per esortarvi ad essere sempre fedeli alle vostre radici cristiane.

Oltre a un clero fedele e generoso, Brescia ha avuto un laicato che ha vissuto la fede cristiana con profonda convinzione e sincera coerenza. Basterebbe citare al riguardo il Servo di Dio Giuseppe Tovini. Un laicato che custodi la fede come il bene maggiormente prezioso e la testimonio con una operosa presenza nella società, dando origine a iniziative coraggiose soprattutto nel settore della scuola e dell'educazione della gioventù, alcune delle quali sono notevolmente cresciute e continuano a rendere un valido servizio alla Chiesa e alla scuola italiana.

Anche se oggi voi siete chiamati ad operare in un ambiente molto diverso, per le profonde trasformazioni che hanno caratterizzato questi anni, dovete avere lo stesso spirito di fede, lo stesso ardore apostolico, lo stesso amore alla Chiesa.

Guardando all'esempio del laicato che vi ha preceduto e che si distinse per l'impegno, ispirato dalla fede, anche nel campo sociale e politico, sappiate essere presenti nella società di oggi con entusiasmo e spirito di iniziativa, illuminati e sorretti dalla medesima fede, vissuta e manifestata coerentemente anche nella costruzione della città terrena.

Sarà necessario, per questo, impegnarsi in uno sforzo concorde di invenzione e di proposta che, indicando mete umanamente persuasive e cristianamente autentiche, sappia far presa sugli anni e sollecitare all'azione ogni persona di buona volontà. Tale sforzo suppone un'approfondita riflessione ecclesiale, capace di coinvolgere e guidare tutte le energie vive del mondo cattolico, sia quelle raccolte nelle associazioni o in altre forme organizzative, sia tutte le altre. Chi non vede quale vantaggio può derivare da un sempre più efficace coordinamento delle forze operanti sia nel campo della promozione umana che in quello più specificamente pastorale? Ne deriverà, fra l'altro, quell'incisivo sviluppo della evangelizzazione e della catechesi, che il vostro recente Sinodo diocesano ha caldamente auspicato.


3. Desidero, cari bresciani, raccomandarvi in particolare di dare alla preghiera il posto che le spetta nella vostra vita. E' dalla preghiera e dal senso di Dio che ancora oggi deve prendere le mosse un laicato che anche nella sua attività professionale e nell'impegno sociale intenda essere fedele alla vocazione cristiana contenuta nel Battesimo.

Non dimenticate mai la significativa parabola del giudice distratto e della vedova insistente, narrata dal Divin Maestro, per farci comprendere "la necessità di pregare sempre, senza stancarsi" (cfr. Lc 18,1-8).

Infatti, bisogna sempre pregare, per non lasciare che l'uomo si riduca "ad una sola dimensione", quella terrena. Pregate e vigilate per non soccombere alla tentazione della mentalità consumistica e permissiva; pregate e vigilate per poter portare proprio in questa società la luce della verità, le certezze trascendenti ed eterne, la gioia della vera speranza, l'impegno della carità coraggiosa e universale. Il mondo ha bisogno di maggiore preghiera.

Siate sempre fedeli, in particolare, alla Santa Messa festiva, e, quando è possibile, alla partecipazione quotidiana al divin Sacrificio. Più che un dovere, che obbliga gravemente in coscienza, la Messa festiva deve essere vista come un dono e un invito, a cui si prende parte con fede e letizia. Il "Giorno del Signore" abbia un posto speciale nella vostra vita.

Il pellegrinaggio giubilare che avete compiuto con tanta fede, cari bresciani, sia per voi tutti un efficace stimolo a propositi fermi di preghiera e di assiduità alla Santa Messa.


4. Concludendo questo incontro, il mio pensiero va al Santuario della Madonna delle Grazie, dove il futuro pontefice Paolo VI fin dalla sua giovinezza si raccoglieva in devota preghiera ai piedi della Vergine Santissima; li celebro la sua Prima Messa, indossando la pianeta ricavata appositamente dall'abito nuziale di sua madre; e li si reco a pregare anche prima di partire per il Conclave che lo avrebbe eletto Sommo Pontefice. A lei, alla Madre del cielo, affido voi, e tutta la diocesi di Brescia: continuate a pregarla con lo stesso fervore di Paolo VI; continuate ad invocare grazie abbondanti sulle vostre famiglie, sui vostri sacerdoti, sulle vocazioni ecclesiastiche e religiose, per la Chiesa intera e le sue attuali necessità! E là, nel vostro bel Santuario, pregate anche per me e per la mia missione pastorale! Vi accompagni la mia benedizione, che volentieri estendo a tutti i fedeli della diocesi! So che all'udienza partecipa un folto gruppo di persone qui convenute per celebrare il 95° anniversario di fondazione della rivista "Madre".

Nell'esprimere cordiale apprezzamento a quanti curano con intelligenza e amore la redazione del periodico, formo l'auspicio che esso, in sintonia con gli ideali che ne hanno ispirato l'ormai lungo cammino, si impegni ad essere sempre eco fedele della voce della coscienza illuminata dalla fede.

Estendo poi il mio saluto a tutti gli altri gruppi, di varia provenienza, che sono presenti nell'aula. Tutti assicuro del mio ricordo nella preghiera e del mio affetto.

A tutti imparto la mia benedizione.

Data: 1983-06-11 Data estesa: Sabato 11 Giugno 1983


GPII 1983 Insegnamenti - A un gruppo di sacerdoti piacentini - Città del Vaticano (Roma)