GPII 1983 Insegnamenti - Ai giovani dalla finestra dell'Arcivescovado - Cracovia (Polonia)

Ai giovani dalla finestra dell'Arcivescovado - Cracovia (Polonia)

Titolo: I giovani nel mondo si somigliano molto, nonostante le differenze

Carissimi miei, voglio dirvi, che durante questi ciqnue anni ho girato già una parte del mondo e dovunque vado mi incontro con i giovani. In qualche modo parlo a loro in diverse lingue e anche loro mi parlano e si comportano quasi come voi. E così sono molto utili questi nostri incontri, devo dire infatti che l'usanza di questi incontri, dovunque essi si svolgano, in Francia, o in Inghilterra, o in Germania, o in America Centrale, l'ho imparata a Cracovia. Si, questi incontri li ho imparati a Cracovia, e qualche volta perfino lo dico, qua e là; ma non mi vanto molto, perché forse dopo vorrebbero imitarmi. Ma a voi lo dico, perché a voi bisogna dirlo, dato che in un certo modo questo è il vostro diritto d'autore.

L'usanza di questi incontri con i giovani dunque l'ho imparata in Polonia, e soprattutto a Cracovia, nella pastorale della gioventù, nella pastorale universitaria, nelle "oasi", in diverse occasioni. Mi piaceva molto questa pastorale, mi piacevano molto i giovani e mi piacciono ancora.

Il tempo vola, dopo quattro anni l'università cambia, arrivano nuove generazioni, nuove annualità, ma in un certo senso i giovani rimangono, anche se io parlo ai giovani del 1983, e penso ai giovani del 1973, o perfino del '63, '78... Beh, comunque quelli erano giovani e questi sono giovani. Ho imparato a capire questi giovani a Cracovia. E per questo voglio ringraziarvi.

Un'altra cosa: i giovani nel mondo si somigliano molto, nonostante le differenze. Per quanto riguarda il comunicare con i giovani, perfino gli ostacoli della lingua non sono così importanti. Naturalmente è difficile parlare agli inglesi in polacco. Ma per quanto riguarda la sostanza, tutta la gioventù si somiglia ed è aperta alle stesse cose, cerca le stesse cose, risponde alle stesse cose, si aspetta le stesse cose, perché ciò è nella natura della gioventù. La gioventù è una dimensione dell'umanità: voi ne siete in possesso, voi studenti e voi che non siete studenti, siete in possesso di questa dimensione dell'umanità, che viene detta gioventù, e forse bisogna dare un contenuto a questa dimensione dell'umanità. Un contenuto di che cosa? Di verità e di amore.

Quindi: la dimensione dell'umanità, della gioventù, e poi la verità, e l'amore. Tutti e tre questi elementi si devono incontrare. Sulla base di questo principio ci incontriamo dovunque, senza badare alla barriera della lingua, alla provenienza, alle canzoni che eseguono: il denominatore è comune.

Non vorrei prolungare ciò che sto dicendo, perché non c'è più tempo per discorsi lunghi. Le lezioni dovrebbero finire al massimo verso le


8. Se non per quanto riguarda gli studenti, almeno per quanto riguarda i professori.

E allora voglio concludere quello che ho detto qui, concludere con un augurio; come ho accennato sabato sera a Jasna Gora, vivo una enorme preoccupazione per i giovani polacchi. Di cosa mi preoccupo? Mi preoccupo proprio di questa dimensione dell'umanità in voi, che viene detta gioventù, perché abbiate questa dimensione dell'umanità, per essere voi stessi. E potete essere voi stessi solo per mezzo della verità e dell'amore. E in questa direzione, in questo spirito ogni giorno prego per la Chiesa in Polonia e per tutti quelli che sono responsabili dei giovani. Prego per tutti, perché sappiano confermare questa dimensione dell'umanità attraverso la verità e l'amore. Questa è l'unica via verso il futuro, verso il rinnovamento. L'unica via. E' la via che ci ha indicato Cristo. Si può rinnegare Cristo, si può non conoscerlo, ma la via che lui ci ha indicato è l'unica e anche coloro che non lo conoscono, che lo rinnegano, e anche noi tutti andremo per questa via, la via della verità e dell'amore, perché soltanto li si forma questa dimensione dell'umanità chiamata gioventù... Carissimi miei, per oggi concludo. Vi prego di cantare insieme a me l'Appello di Jasna Gora.

(Dopo il canto e la preghiera il Papa ha aggiunto:) Carissimi miei, domani è un giorno solenne, la beatificazione di due nostri grandi compatrioti, qui a Cracovia: il Servo di Dio Raffaele Kalinowski, e il Servo di Dio Frate Alberto. Vi prego tanto di prepararvi bene a ciò. Anche se siete giovani e la gioventù ha i suoi diritti, vi prego di conservare la serietà e la calma.

Data: 1983-06-21 Data estesa: Martedi 21 Giugno 1983

Omelia durante la Messa - Wroclaw (Polonia)

Titolo: Riacquistare reciproca fiducia per costruire il futuro della Patria

"Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati" (Mt 5,6).


1. Con questa benedizione del Discorso della montagna la liturgia dell'odierna solennità venera santa Edvige di Slesia. Con questa benedizione saluto la città di Breslavia nell'antichissima terra dei Piast. Saluto la Chiesa metropolitana, che è a Breslavia e raggruppa vicino a sé le Chiese suffraganee di Gorzow e di Opole. In queste Chiese saluto l'intero Popolo di Dio della Bassa Slesia, della terra di Lubusz e di quella di Opole, che mi sarà dato di visitare ancora oggi a parte, facendo una visita al Santuario sul Monte Sant'Anna.

Saluto il Metropolita di Breslavia, l'Arcivescovo Enrico, come pure i Vescovi ausiliari di Breslavia, il Vescovo Vincenzo più anziano di età e i Vescovi Taddeo e Adamo. Di Gorzow saluto il Vescovo Guglielmo, insieme col quale fui chiamato all'episcopato lo stesso giorno, e il Vescovo ausiliare Paolo, al quale mi fu dato di imporre le mani, conferendogli l'Ordine episcopale. Saluto anche il Vescovo Alfondo di Opole e i Vescovi ausiliari, che avro la possibilità poi di salutare nella loro diocesi.

Mi allieto della presenza di molti Vescovi polacchi; e anche degli ospiti venuti dall'estero.


2. A Breslavia son venuto molte volte in passato. Venivo da Cracovia, specialmente nel tempo in cui l'Arcivescovo ed in seguito Metropolita di Breslavia era il compianto Cardinale Boleslao Kominek, un pastore di grandi meriti per la Chiesa e per la società nella Bassa Slesia; e vi venivo in seguito sotto il suo attuale successore. Mi è ben nota la Cattedrale gotica, che ricorda i tempi del Vescovo Nanker, nella quale diverse volte mi fu dato di celebrare l'Eucaristia e proclamare la parola di Dio. Desidero poi salutare il Capitolo metropolitano e anche tutto il clero sia di Breslavia, sia delle altre diocesi, nonché le Famiglie religiose maschili e femminili. Frequenti contatti mi univano al Seminario ecclesiastico di Breslavia e alla Pontificia Facoltà di teologia. Oggi desidero salutare anche queste Istituzioni così importanti per il futuro della Chiesa e per lo sviluppo della cultura cattolica nella Bassa Slesia.

Quando fui in Polonia nel 1979, Breslavia e la Bassa Slesia vennero a Jasna Gora portando con sé le reliquie di santa Edvige. Sono reliquie molto preziose e care, anche perché mi ricordano il giorno 16 ottobre 1978, solennità liturgica di santa Edvige, allorché per gli inscrutabili decreti della Divina Provvidenza fui chiamato alla Sede di san Pietro a Roma. Oggi, nell'ambito del secondo pellegrinaggio in patria, unito al suo Giubileo di Jasna Gora, mi è dato di venire a Breslavia; e qui, insieme con voi, cari fratelli e sorelle, posso ripetere accanto alle reliquie della vostra santa patrona: "Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati".

Queste parole rivolgono i nostri cuori anche verso il Giubileo straordinario della Redenzione, mediante il quale tutta la Chiesa desidera attingere più abbondantemente alle sorgenti del Redentore.


3. I Santi sono le persone delle otto beatitudini. Aveva fame e sete di giustizia santa Edvige di Slesia, quella donna perfetta (cfr. Pr 31,10), come di lei dice la prima lettura dell'odierna liturgia. Essa proveniva dalla Germania, dalla famiglia dei Conti bavaresi Diessen-Abdechs, e da li venne nella terra dei Piast ed entro nella famiglia dei Piast, come sposa di Enrico detto il Barbuto. Ci troviamo a cavallo tra il XII e il XIII secolo. Tutto ciò che il libro dei Proverbi dice della "donna perfetta" bisogna riferirlo alla principessa Edvige come sposa e madre. E si applica ancora a lei, per il seguito della vita, come vedova (perciò la seconda lettura liturgica parla oggi della vedovanza).

Ormai vedova, essa scopri che, mediante la chiamata al matrimonio e alla maternità, Cristo l'aveva preparata ancora a un'altra vocazione, grazie alla quale doveva compiere sino in fondo la volontà di Dio divenendo - mediante la completa esclusiva donazione al Divin Sposo assumendo uno stile di vita religiosa - "sorella e madre" di Cristo, secondo le parole di lui: "Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre" (Mc 3,35). Leggiamo queste parole nell'odierno Vangelo. Edvige di Slesia ha compiuto sino in fondo la volontà di Dio, divenendo nello Spirito Santo "sorella e madre" di Cristo stesso.

E questa sua maternità spirituale doveva compiersi e confermarsi in modo particolare riguardo al suo proprio figlio Enrico, detto il Pio. Egli cadde - come tutti sappiamo - nell'impari combattimento, presso Legnica, contro i Tartari, che allora, nella prima metà del XIII secolo, erano penetrati con le loro truppe battagliere lontano verso l'Ovest, attraverso tutta la terra polacca. Enrico il Pio cadde sul campo di battaglia, a Legnica, ma i Tartari non andarono oltre verso l'Occidente, anzi, si ritirarono verso l'Oriente, lasciando libere così le terre dei Piast dal loro giogo.

Si può dire, che già allora la Polonia divenne l'antemurale del cristianesimo.

Madre Edvige seppe vivere con spirito di fede la morte del figlio Enrico, simile in ciò alla Genitrice di Dio, che, stando ai piedi della croce sul Calvario, offriva il sacrificio del suo Figlio divino, per la salvezza del mondo.

In questo modo santa Edvige di Slesia entro anche nella storia della Polonia e in quella d'Europa.


4. In questa storia essa è quasi una figura di confine, che unisce tra di loro le due Nazioni: la Nazione tedesca e quella polacca. Le unisce nell'arco di molti secoli della storia, che fu difficile e dolorosa. Santa Edvige, in mezzo a tutte le prove della storia, rimane per circa sette secoli come colei che intercede per la reciproca comprensione e conciliazione secondo le esigenze del diritto della Nazione, della giustizia internazionale e della pace.

Si può dire che, anche grazie alla sua intercessione, la Sede Apostolica ha potuto procedere alla normalizzazione ecclesiale in questi territori, i quali, dopo la seconda guerra mondiale, dopo tanti secoli, divennero nuovamente parte dello Stato polacco, come nei tempi dei Piast. Ricordiamo, infatti, che Breslavia, come vescovado sin dall'anno 1000, entro a far parte della metropoli di Gniezno, e tale stato duro fino all'anno 1821.

Vorrei dare qui la parola ad un figlio della terra di Slesia e insieme al primo, dopo la seconda guerra mondiale, Metropolita di Breslavia. Ecco le parole che pronuncio il Cardinale Boleslaw Kominek: "Vicino al ponte del Duomo a Wroclaw, che conduce all'Isola dei Piast, sta una statua di pietra di Edvige. Essa è sul ponte che congiunge le rive orientale e occidentale del fiume Oder. Essa attira lo sguardo di tutti coloro che vi vengono e li induce a pensare che tutti sono fratelli, indipendentemente dal fatto su quale riva vivano.

Uniti in questa fratellanza di Cristo, ci salutiamo reciprocamente. Il mistero di Cristo sull'altare e la fratellanza degli uomini in qualsiasi riva abitino ci hanno riuniti nel nome del Signore.

Preghiamo la nostra Patrona di Slesia, perché ci ottenga presso la Santissima Trinità la pace, la concordia e la fratellanza nella famiglia umana delle società e delle nazioni" (Trzebinca, 15 ottobre 1967).

Questa idea della comprensione reciproca e della riconciliazione ("Versöhnung"), come è noto, ha avuto molti rappresentanti dell'Episcopato polacco e tedesco. Io stesso ho preso parte ad una tale visita, assieme al Cardinale Stefan Wyszynski, alcune settimane prima di essere eletto alla Sede di Pietro.


5. Riguardiamo, dunque, per oltre sette secoli a santa Edvige, e vediamo in essa una grande luce, che illumina i problemi umani della terra dei nostri vicini e al tempo stesso nella nostra terra natale. Nella sua vita si è espressa quasi tutta la pienezza della vocazione cristiana. Santa Edvige ha letto il Vangelo fino in fondo e in tutta la sua vivificante verità. Non vi era in lei divergenza tra la vocazione della vedova - fondatrice del convento di Trzebnica -, e la vocazione della sposa, madre nella casa dei Piast, di Enrico. Una cosa è venuta dopo l'altra e, al tempo stesso, l'una era profondamente radicata all'altra. Edvige fin dall'inizio viveva per Dio, viveva dell'amore di Dio sopra tutto, proprio come dice il primo comandamento del Vangelo. così viveva nel matrimonio come moglie e madre. E quando resto vedova, essa noto con facilità che questo amore di Dio sopra tutto poteva ormai diventare esclusivo per lo Sposo divino. E segui questa vocazione.

Nel comandamento evangelico dell'amore si trova, infatti, la più profonda sorgente dello sviluppo spirituale dell'uomo. E perciò anche a tutti voi, cari fratelli e sorelle, miei connazionali, che qui a Breslavia e nella Bassa Slesia siete entrati in questa particolare eredità di santa Edvige, auguro di tutto cuore che la vostra vita personale, familiare e sociale si basi, secondo il suo modello, sul comandamento dell'amore. Questo è insieme la più profonda fonte di cultura morale degli uomini e delle nazioni. Ed è dalla cultura morale che dipende il loro essenziale progresso. L'uomo è un essere creato a immagine e somiglianza di Dio; per questo il suo sviluppo essenziale e la vera cultura risultano dal riconoscimento di questa immagine e somiglianza e dalla perseverante formazione della propria umanità su questa misura umana e insieme divina.

Bisogna che voi, che siete convenuti qui, che siete nati e cresciuti nella Bassa Slesia, sulle orme della vostra grande Patrona, Madre dei Piast, leggiate in un certo qual senso sulle sue ginocchia il Vangelo, così come lo leggevano i suoi figli, così come lo leggeva il principe Enrico il Pio, l'eroe della Legnica, e in questo modo consolidiate in voi stessi le più profonde basi della morale umana e cristiana, che è insieme fondamento della cultura e della Nazione e condizione del suo sviluppo.


6. "In lei confida il cuore del marito" (Pr 31,11): così parla il libro dei Proverbi della "donna perfetta". Bisogna che richiamiamo davanti agli occhi dell'anima l'immagine di questa casa dei Piast, di quella famiglia nella quale Edvige fu sposa e madre. La comunità matrimoniale e familiare si edifica sulla reciproca fiducia. Questo è il bene fondamentale dei vicendevoli rapporti nella famiglia: il rapporto dei genitori e dei figli. Il fondamento più profondo di questi rapporti è in definitiva la fiducia che Dio stesso nutre nei confronti degli sposi, creandoli e chiamandoli alla vita della comunità coniugale e familiare.

Proprio su questa fiducia nei genitori Dio ha basato il rapporto tra i figli e i genitori. "In loro confida il cuore di Dio". Sulla sua fiducia, particolarmente nella madre, Dio ha basato il rapporto figlio-madre. "In lei confida il cuore di Dio"! Dio Padre ha voluto così assicurare la vita del bambino, il suo tesoro, che essa, fin dal momento del suo concepimento, venga affidata alla sollecitudine del prossimo più vicino al bambino: alla sua propria madre. "In lei confida il cuore di Dio". Una famiglia è se stessa, se si costruisce su tali rapporti, sulla reciproca fiducia, sul vicendevole affidamento. Solo su un tale fondamento si può anche costruire il processo di educazione, che costituisce lo scopo essenziale della famiglia e il suo compito principale. Nell'attuazione di un tale compito i genitori non possono essere sostituiti da nessuno, e nessuno può neanche togliere ai genitori questo loro compito primordiale. Al tempo stesso, non è mai inutile ricordare che l'attuazione di questo compito pone davanti ai genitori importanti esigenze. I genitori stessi devono essere educati per poter educare, e devono anche costantemente educare se stessi per poter educare gli altri. Solo a queste condizioni, con un tale atteggiamento interiore, il processo di educazione può essere fruttuoso. Se tanto può dipendere oggi - nella Bassa Slesia e in tutta la Polonia - da un fruttuoso ed efficace processo di educazione nella famiglia, è perché tutto ciò ha un'importanza fondamentale per il futuro dell'intera Nazione e - direi quasi - per il bene dello Stato polacco!


7. "In lei confida il cuore del marito..." leggiamo nella liturgia della festa di santa Edvige. Perché confida il cuore del marito nella moglie? Perché confida il cuore della sposa nel marito? Perché confidano i cuori dei figli nei genitori? Questa è certamente una espressione dell'amore, sul quale si edifica tutto nella morale e nella cultura sin dai fondamentali legami interumani. Tuttavia, quest'amore ancora dipende dalla verità. Gli sposi hanno una fiducia reciproca, perché credono l'uno nell'altro, perché s'incontrano nella verità. I figli si fidano dei genitori perché attendono da loro la verità, e in tanto si fidano in quanto ricevono da essi la verità. La verità, dunque, è il fondamento della fiducia. E la verità è anche la forza dell'amore. Viceversa anche l'amore è la forza della verità. Nella forza dell'amore l'uomo è disposto ad accettare persino la più difficile, la più esigente verità. Enrico fu disposto ad accettare la verità che bisognava dare la vita e sua madre, Santa Edvige, seppe accettare la verità della morte del figlio.


8. Esiste anche un legame indissolubile tra verità e amore e l'intera morale e cultura umana. Si può constatare con certezza che solo in questo legame reciproco l'uomo può veramente vivere come uomo. Questo è importante in ogni dimensione.

Questo è importante nella dimensione della famiglia, che è la fondamentale comunità umana. Ma questo è importante poi nella dimensione di tutta la grande società, che è la Nazione. Questo è importante nella dimensione dei singoli ambienti, specialmente di quelli che per propria natura hanno un compito educativo, come la scuola o l'università. Ciò è importante per tutti coloro che cercano la cultura della Nazione: per gli ambienti artistici, per la letteratura, la musica, il teatro, l'arte plastica. Creare nella verità e nell'amore. Si può ritenere che, quanto più vasto è il cerchio, tanto più piccola è la focalizzazione di questo principio. Non si deve, tuttavia, sottovalutare nessun cerchio, cioè nessun ambiente, nessuna istituzione, nessun mezzo o strumento di comunicazione e di divulgazione.


9. Tutta la Nazione polacca deve vivere nella reciproca fiducia! E questa fiducia poggia sulla verità. Essa, anzi, deve riacquistare questa fiducia nel più vasto cerchio della sua esistenza sociale. Questo è un problema del tutto fondamentale.

Non esitero a dire che proprio da questo - prima di tutto da questo, dalla fiducia costruita sulla verità - dipende il futuro della Patria. Bisogna centimetro per centimetro, giorno per giorno, costruire la fiducia - e approfondire la fiducia! Tutte le dimensioni dell'essere sociale, come la dimensione politica e la dimensione economica e, naturalmente, la dimensione culturale e ogni altra, si basano in definitiva su questa fondamentale dimensione etica: verità-fiducia-comunità. così è nella famiglia. così è anche, su un'altra scala, nella Nazione e nello Stato. così infine è in tutta la famiglia dell'umanità.

"Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indichero...; io rendero grande il tuo nome" (Gn 12,1-2).

La liturgia odierna applica queste parole a santa Edvige di Slesia. Essa è venuta da noi da una terra straniera, è entrata nella famiglia dei Piast e nella nostra storia, per testimoniare ancora, dopo sette secoli, alcune semplici verità e principi fondamentali, senza i quali non c'è una vita veramente umana; senza i quali non possono vivere e svilupparsi non solo l'uomo e la famiglia, ma anche la Nazione.


10. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia! Ci sono qui a Breslavia e qui nella Bassa Slesia, ci sono nell'intera Polonia, molti uomini, tantissimi uomini, che hanno fame e sete di giustizia.

Penso in questo momento agli uomini del duro lavoro quotidiano: alla campagna polacca, agli uomini che coltivano la terra, agli ambienti di formazione, all'Università di Wroclaw e alle scuole superiori, alle altre scuole, agli uomini di scienza e di cultura, agli artisti, ai minatori, ai metalmeccanici, ai lavoratori di "PaFaWag" (grande fabbrica delle carrozze), agli altri stabilimenti, agli impiegati dell'amministrazione, a voi tutti che compite il comandamento del Creatore: "Soggiogate la terra", porto la solidarietà mia e della Chiesa.

Questa fame e sete di giustizia si sono manifestate in modo particolare durante gli ultimi anni.

Io desidero vivamente, come Pastore della Chiesa e insieme come figlio della mia Nazione, confermare questa fame e sete, che sgorga dalle sane risorse dello spirito polacco: dal senso della dignità del lavoro umano, dall'amore della Patria e dalla solidarietà, cioè dal senso del bene comune.

Vorrei, al tempo stesso, preservare questa giusta fame e sete di giustizia delle grandi moltitudini dei miei connazionali da tutto ciò che le deforma e indebolisce. Ma, nello stesso tempo, vorrei anche liberarle e difenderle da tutte le ingiuste obiezioni e accuse, da qualunque parte esse vengano.

A ciò che è la giusta fame e sete di giustizia nella vita della Nazione bisogna rispondere in un modo tale, che tutta la Nazione riacquisti la reciproca fiducia. Non si può trascurarlo questo né sopprimerlo. Non si può trascurarlo, poiché, come dice il nostro poeta, "la Patria è un grande dovere reciproco", che obbliga "la Patria per l'uomo" e "l'uomo per la Patria" (C.K. Norwid, "Memoriale sulla giovane emigrazione").

La Nazione polacca, in particolare Wroclaw e il popolo della Bassa Slesia, con lo sguardo fisso alla mirabile figura di Santa Edvige, madre dei Piast, ricorda tutti i caduti di questa terra durante la seconda guerra mondiale, tutti i morti nel corso di questi 40 anni dopo la conclusione della guerra, tutti coloro che hanno perso la vita negli avvenimenti degli ultimi anni. Wroclaw e il popolo della Bassa Slesia, con lo sguardo fisso alla mirabile figura di santa Edvige, madre dei Piast, in questa terra, confessa con fede, speranza e carità: "Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati!".

(Terminata la concelebrazione il Santo Padre ha salutato i presenti:) Mi è stato dato di incoronare la statua miracolosa della Madonna della Neve, la quale regna nella regione dei Sudeti ed elargisce generosamente le sue grazie. E' una protettrice in particolar modo delle persone afflitte dalle malattie degli occhi, delle donne che desiderano la prole, dei turisti e degli sportivi. Fonte della nostra gioia! Ponendo le corone sul capo del Figlio e della Madre, diciamo: "Tu sei la Madre di Dio, tu sei la nostra Madre, la nostra Regina.

Nelle tue mani, Mediatrice di ogni grazia, la nostra vita e la nostra salvezza.

Raccogliamo oggi insieme e poniamo ai tuoi piedi la fede, la speranza, l'amore nostro e quello delle nuove generazioni. Sii la nostra gioia, come nel passato, così anche oggi manda ai nostri cuori le grazie, così come scende la grazia della neve sulle montagne, dove abiti. Affido me stesso e il mio ministero per la Chiesa universale sulla Sede di san Pietro a Roma alle preghiere dei pellegrini che ti rendono visita, o Madonna della Neve.

Che Dio vi ricompensi per questa enorme riunione. Che Dio vi ricompensi per questa immensa unità della preghiera. Che Dio vi ricompensi per la preparazione di questo luogo magnifico. Ho pensato finora di conoscere Breslavia, pero di questo luogo non ne sapevo nulla. L'ho saputo soltanto oggi. Che Dio vi ricompensi.

Data: 1983-06-21 Data estesa: Martedi 21 Giugno 1983

Al clero e ai religiosi nella Cattedrale - Wroclaw (Polonia)

Titolo: Siete l'espressione del sacerdozio del Popolo di Dio

Sono stato qui molte volte. Ma questa presenza ha un carattere particolare e perciò anche la mia commozione è particolare. Saluto tutti voi qui presenti, e in voi saluto la Chiesa che e in Breslavia: la Chiesa arcidiocesana e metropolitana.

Saluto questa Chiesa soprattutto in voi, sacerdoti.

Voi siete l'espressione del sacerdozio del Popolo di Dio, in una dimensione gerarchica, cioè ministeriale. Grazie al vostro carattere legato al Sacramento del sacerdozio, questo Popolo riceve il servizio sacerdotale e trova l'espressione della sua unione sacerdotale con Cristo. Tramite voi, tramite il vostro Sacramento, il vostro carattere, tramite la vostra vita e il vostro servizio, vedo la Chiesa che è in Breslavia come una viva comunità del Popolo di Dio. E vedo tutte queste comunità locali, parrocchiali e anche le altre che si raccolgono attorno a voi e delle quali voi siete pastori, ad immagine di Gesù Cristo, per le quali voi siete sacerdoti. Saluto tutte queste comunità. In esse vive la Chiesa in Breslavia, sia nella Metropoli che nell'arcidiocesi. In esse vive la Chiesa universale. Trasmettete a tutte queste comunità il saluto del Vescovo di Roma.

Vedo anche questa Chiesa in voi, care sorelle e in tutte le persone che si trovano in questa cattedrale, consacrate a Dio tramite i voti religiosi. Siete voi l'espressione del radicalismo evangelico, di questa dedizione totale al Cristo stesso. La Chiesa è dedita al Cristo ed è dedita totalmente poiché essa è la sua Sposa. Bisogna che questa dedizione totale della Chiesa al Cristo trovi espressione nelle vocazioni particolari. La vostra è una vocazione sponsale. Siete voi a dire a tutti gli uomini che la Chiesa è la Sposa di Cristo. Siete voi a dare una testimonianza del Regno che non è di questo mondo.

Ringrazio per la testimonianza del Vangelo che date al Popolo di Dio nella Bassa Slesia, in questa arcidiocesi, in questa Metropoli. Siate sempre vicine alla Vergine Immacolata, poiché essa è il più pieno, il più perfetto modello di ciò che voi siete e che dovete essere nella Chiesa di Gesù Cristo.

Saluto tutti i presenti, ringrazio dell'invito in questa Cattedrale; di potermi incontrare qui con il tempo passato dei Piast e con quelli successivi; ringrazio di poter fermarmi e pregare davanti alla tomba del mio amico, il Cardinale Boleseaw Kominek, di santa memoria. Ringrazio anche di poter benedire le prime pietre delle nuove chiese in segno del servizio che mi è stato dato di compiere a Breslavia il 21 giugno 1983.

Carissimi fratelli e sorelle, affido alle vostre preghiere, alla vostra comunità di fratelli e di sorelle, i Vescovi - i vostri Vescovi di Breslavia, della Bassa Slesia, i Vescovi polacchi e tutti i Vescovi del mondo - affinché siano uno in Gesù Cristo, affinché noi, essendo uno in Gesù Cristo, possiamo salvare il mondo in Gesù Cristo, poiché soltanto in lui è la salvezza del mondo: ieri, oggi e per sempre.

Accogliete la mia benedizione.

Data: 1983-06-21 Data estesa: Martedi 21 Giugno 1983

Discorso nel Santuario di Sant'Anna (Polonia)

Titolo: Riconciliazione e perdono nell'anno della Redenzione




1. Sia lodato Gesù Cristo! Saluto cordialmente tutti i pellegrini riuniti sul Monte Sant'Anna.

Giungo qui seguendo l'itinerario del mio pellegrinaggio, unito al Giubileo di Jasna Gora: da sei secoli veneriamo Maria come nostra Madre e Regina nella sua effige, conosciuta non solo in Patria, ma anche universalmente nel mondo.

Durante la mia prima visita pontificia mi sono recato a Jasna Gora lungo l'itinerario dei nostri patroni più antichi, sant'Adalberto e san Stanislao, che passava attraverso Gniezno e Cracovia.

Le circostanze del pellegrinaggio di quest'anno fanno si che mi rechi a Jasna Gora lungo l'itinerario dei nostri tempi, lungo l'itinerario del ventesimo secolo. Esso conduce attraverso il martirio di san Massimiliano Maria Kolbe, che veneriamo nella sua terra natale, prima di tutto a Niepokalanow nel primo anno dopo la canonizzazione, compiuta a Roma. Questo itinerario dei nostri tempi conduce a Jasna Gora anche dalla tomba ancora fresca del grande Primate di Polonia, Cardinale Stefan Wyszynski, il quale assunse il patrimonio mariano dal Padre Massimiliano, nella seconda metà del secolo in corso e lo lego fortemente a Jasna Gora.


2. Tuttavia questo itinerario della contemporaneità - così eloquente ed emozionante - esige necessariamente un complemento. Si deve ritornare all'inizio di quei seicento anni, che dall'anno scorso e in quello corrente ci raduna intorno a Jasna Gora. E quest'inizio si trova proprio qui: nella Slesia dei Piast.

E perciò oggi la strada del mio peregrinare conduce attraverso Wroclaw, dove abbiamo venerato santa Edvige, figlia della Nazione tedesca, e al tempo stesso grande madre dei Piast polacchi, a cavallo tra il XII e XIII secolo. E da Wroclaw raggiungiamo la terra di Opole, per fermarci nella terra di quel Piast al cui nome è legata la fondazione di Jasna Gora e la donazione dell'Immagine di Jasna Gora, dagli anni 1382-84.

Ecco Ladislao II, principe di Opole, chiamato comunemente "Opolczyk", una figura conosciuta specialmente dai tempi del regno di Lodovico Ungherese, dopo il quale - come si sa - il trono polacco di Cracovia fu ereditato dalla figlia Edvige. Ladislao stesso, della famiglia dei Piast di Slesia, termino i giorni della sua vita a Opole, e ivi riposa nella cripta della chiesa dei francescani.

Sulla sua tomba leggiamo la seguente iscrizione: "Nell'anno Giubileo di seicento anni di Jasna Gora, al suo fondatore, il Principe di Opole, Ladislao II".

Ciò non esaurisce ancora i legami diretti della terra di Opole con l'Immagine di Jasna Gora. Negli anni dell'invasione svedese, durante il "Diluvio" nel 1655, la Slesia di Opole ha circondato l'Immagine miracolosa con la sua protezione e le diede rifugio sicuro a Pauliny, località che appartiene alla parrocchia di Mochow, vicino a Glogowek (cfr. Vescovo Franciszek Jop, "A servizio della Parola di Dio", p. 225).

In questo modo l'odierna sosta in terra di Opole si inscrive nel pellegrinaggio del Papa nel Giubileo di Jasna Gora. Questa sosta ha luogo sul Monte Sant'Anna, vicino al quale si trova Kamien Slaski, luogo di nascita di san Jacek, del beato Czeslaw e della beata Bronislawa di Odrowaz, figure che mi sono molto care e vicine sin dalla prima giovinezza. San Jacek e la beata Bronislawa riposano a Cracovia, il beato Czeslaw è il patrono di Wroclaw.


3. Ci troviamo dunque nella terra che nel passato è stata quasi particolarmente costellata da segni di santità. Il mio saluto si rivolge ai Pastori qui presenti della Chiesa nella diocesi di Opole e nella Metropoli di Wroclaw. Permettete pero, venerabili e cari fratelli nell'Episcopato, che ricordi anzitutto coloro che sono stati i vostri immediati predecessori. Mi è difficile infatti non rievocare - mentre si avvicina il giubileo d'argento della mia ordinazione episcopale - coloro che, il 28 settembre 1958, imposero sul mio capo le loro mani, trasmettendomi nel sacramento dell'Episcopato lo Spirito Santo e la successione apostolica nella cattedrale regale a Wawel. Essi erano, insieme con l'Arcivescovo Eugeniusz Baziak di venerata memoria, Metropolita di Leopoli, il Cardinale Boleslaw Kominek di venerata memoria, sin dal 1972 Metropolita di Wroclaw, e il Vescovo Fraciszek Jop di venerata memoria, sin dal 1972 primo Vescovo residenziale della diocesi di Opole.

Ricordando i defunti - mancati di recente - saluto cordialmente e do il benvenuto ai vivi. Prima di tutto, al Metropolita di Wroclaw, al secondo Vescovo di Opole Alfons Nossol, il quale è autentico figlio di questa terra; saluto anche tutti e tre i Vescovi ausiliari di Opole: Waclaw, Antoni e Jan. Saluto al tempo stesso il Capitolo di Opole e tutto il clero della Chiesa di Opole e, con esso, le Famiglie religiose maschili e femminili. Speciali espressioni rivolgo ai Padri Francescani, che da molte generazioni custodiscono il santuario sul Monte Sant'Anna, svolgendovi il servizio pastorale in favore di numerosi pellegrini.

Accanto ai padroni di casa saluto cordialmente tutti gli ospiti ecclesiastici e laici, giunti dalla Slesia e da diverse parti della Polonia e soprattutto i rappresentanti dell'Episcopato. Tra di loro ci sono sei Cardinali: il Cardinale Volk, il Cardinale Krol, che stamattina ha presieduto qui la concelebrazione, sostituendo il Papa; il Cardinale Meisner, il Cardinale Casaroli e i nostri Cardinali polacchi: il Cardinale Primate, nonché il Cardinale Metropolita di Cracovia. Inoltre numerosi Vescovi, miei amatissimi fratelli, anche dal di là della Polonia. Non posso non salutare i rappresentanti degli Atenei cattolici, dalle diverse parti della Polonia. La loro presenza è dovuta al fatto che gli Atenei amano molto il vostro Vescovo. Lo amano, perché lui stesso è un eminente teologo. Anche egli li ama, ma sa regolarsi in un modo tale, che l'amore verso gli Atenei e verso la scienza non disturba il suo amore verso la diocesi di Opole, anzi lo incrementa.


4. Ci troviamo qui, sul Monte Sant'Anna, davanti a questa "pienezza del tempo" come proclama san Paolo nella Lettera ai Galati. Abbiamo udito poco fa le parole di questa Lettera, come lettura dei Vespri: "...Quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo Figlio, nato da donna..." (Ga 4,4).

Sul Monte Sant'Anna questa verità centrale della storia della salvezza è messa in risalto in modo particolare: La "Donna, che ha dato alla luce il Figlio di Dio, si trova, assieme con quel Figlio, nelle braccia della propria Madre: sant'Anna". Ciò è espresso nella figura di sant'Anna "Samotrzecia" che qui, nel principale santuario della Slesia e della terra di Opole - appena cento anni più giovane di Jasna Gora -, da secoli riceve venerazione ed è circondata d'amore dalle varie generazioni.

Quest'amore e questa venerazione si dirigono verso il mistero dell'Incarnazione. Sappiamo bene dal Vangelo di san Matteo e mi san Luca, che il Figlio di Dio, divenendo uomo per opera dello Spirito Santo, nel seno della Vergine di Nazaret, ha al tempo stesso una sua genealogia umana. Le genealogie degli evangelisti enumerano prima di tutto gli antenati maschili di Gesù Cristo.

Ma nella figura di sant'Anna "Samotrzecia" è messa in risalto prima di tutto la linea della maternità: la Madre e la Madre della Madre. Il Figlio di Dio si fece uomo perché Maria divenne sua Madre. Lei stessa invece imparo ad essere madre dalla propria madre.

Il culto di sant'Anna viene inserito mediante la genealogia della maternità nel mistero stesso dell'Incarnazione. Esso viene introdotto in questa "pienezza del tempo" la quale avvenne allorquando "Dio mando il suo Figlio, nato da donna".


5. E lo mando... "per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli" (Ga 4,5).

Sapete bene, cari pellegrini, che dal 25 marzo di quest'anno, cioè sin dalla solennità dell'Annunciazione, la quale è contemporaneamente la festa liturgica del mistero dell'Incarnazione - è iniziato in tutta la Chiesa lo straordinario Giubileo dell'Anno della Redenzione. Come infatti nell'anno 1933 la Chiesa celebro il Giubileo ricordando i 1900 anni che erano passati dalla Redenzione del mondo, così nell'anno corrente ricorda i 1950 anni trascorsi da quell'evento salvifico.

In tale maniera, il nostro Giubileo di Jasna Gora, celebrato in Polonia, passa, in certo qual modo, in quel Giubileo universale di tutta la Chiesa. E il punto di riferimento di questo Giubileo della Redenzione è proprio quella "pienezza del tempo", quando "Dio mando il suo Figlio, nato da donna, per riscattare coloro che erano sotto la legge...": affinché redimesse dal peccato l'intero genere umano, "perché ricevessimo l'adozione a figli".

Voi, che fate i pellegrinaggi sul Monte Sant'Anna, meditate, quest'anno, con una fede approfondita, sul mistero di quella "nascita da donna", che diede inizio alla nostra Redenzione. E cercate di penetrare con una particolare speranza gli inscrutabili tesori della Redenzione, che la Chiesa apre quest'anno davanti all'intero Popolo di Dio, affinché ne attinga il perdono e la riconciliazione.

Adoperatevi dunque per ottenere il perdono dei peccati, e anche la remissione delle pene temporali, in quanto ciò è possibile con una adatta disposizione interiore. Cercate di attingere anche la riconciliazione: prima di tutto una sempre più profonda riconciliazione con Dio stesso in Gesù Cristo e per opera dello Spirito Santo, e contemporaneamente la riconciliazione con gli uomini, vicini e lontani, presenti in questa terra e assenti. Questa terra infatti sempre ha bisogno di una molteplice riconciliazione, come ho già detto oggi a Wroclaw, riferendomi all'opera di santa Edvige.


6. Con venerazione ricordiamo sul Monte Sant'Anna anche coloro che, in questa terra, non hanno esitato, a suo tempo, a far sacrificio della vita sul campo di battaglia, come testimonia il Monumento degli insorti di Slesia, che qui si trova.

Il Monte Sant'Anna racchiude nella sua memoria anche loro. Contemporaneamente esso porta nel cuore stesso del santuario il ricordo di tutti coloro che, di generazione in generazione, qui sono venuti per "ricevere l'adozione a figli": la figliolanza di Dio. Per vivere questa vita divina che a prezzo del sacrificio di Cristo è divenuta un dono per tutti gli uomini. Per costruire, sul terreno soprannaturale della Grazia santificante, una onesta, nobile vita umana: una vita degna del cristiano, sia nel focolare domestico, sia al posto del lavoro agricolo o industriale, come infine in tutte le dimensioni sociali.

"E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: "Abbà, Padre!"" (Ga 4,6).

Qui, sul Monte Sant'Anna, sono giunte e giungono intere generazioni di pellegrini per imparare questa invocazione. Per imparare la preghiera che in seguito permea la vita umana, la permea e la forma secondo Dio. E questa preghiera, unendo accanto a sé i genitori e i figli, i nonni e i nipoti, crea insieme il più profondo legame tra le generazioni. Non è forse sopravvissuto, in questo legame, il grande patrimonio divino e umano sin dai tempi dei Piast: dai tempi di santa Edvige e di Ladislao di Opole, il Fondatore di Jasna Gora?


7. La figura di sant'Anna "Samotrzecia" ci fa presente come il Figlio di Dio si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo, e, al tempo stesso, attraverso la genealogia delle generazioni umane. Che questa figura sia per voi, cari fratelli e sorelle, una costante fonte d'ispirazione nella vita quotidiana, nella vita familiare e sociale. Trasmettetevi vicendevolmente, di generazione in generazione, insieme alla preghiera, tutto il patrimonio spirituale della vita cristiana.

Come pellegrino di oggi sul Monte Sant'Anna, e insieme come primo Papa che la terra polacca ha dato, desidero confermare questo patrimonio e consolidarlo. Esso è sopravvissuto qui per tante generazioni. Che continui ancora.

Che nel raggio dell'irradiazione del Monte Sant'Anna si sviluppi tutto ciò che ha avuto il suo inizio nella Redenzione compiuta da Gesù Cristo, Figlio di Maria; ciò che nelle nostre anime innesta il Sacramento del Battesimo e conferma la Cresima; ciò che costantemente si rinnova mediante la Penitenza e trova la pienezza sacramentale nell'Eucaristia.

In memoria della mia presenza in questa terra desidero anche imporre le corone alla venerata immagine della Madre di Dio della cattedrale di Opole.

Figli e figlie di questa terra! Non cessate di vivere di questa fede, secondo la quale Dio mando il suo Figlio nato da donna... affinché potessimo ricevere l'adozione a figli, figliolanza divina! Figli e figlie di questa terra! Non cessate di rimanere nella figliolanza divina, che abbiamo da Gesù Cristo crocifisso e risorto per opera dello Spirito Santo! Figli e figlie di questa terra! Non cessate mai di gridare - nella lingua che è stata la lingua dei vostri antenati - non cessate mai di gridare a Dio: Abbà, Padre! (Introducendo la celebrazione dei Vespri il Santo Padre aveva detto:) Ci raduniamo con gioia alla fine della giornata, per celebrare la preghiera vespertina e per eseguire l'incoronazione del Cristo e di sua Madre, la Madonna di Opole. Per quelli che comprendono il senso interiore di questo rito, questo fatto sarà una lezione di quell'insegnamento evangelico secondo cui sono più grandi nel Regno celeste coloro che si sono dimostrati primi nel servizio e nella testimonianza della carità. Il nostro Signore stesso che venne non per essere servito ma per servire, quando fu innalzato sopra la terra, trascino tutto a sé e domino dalla Croce con la forza dell'amore e della bontà.

Santa Maria invece, la cui gloria annunciamo oggi sulla terra, fu umile serva del Signore, dedita totalmente al Figlio; collaboro con il mistero stesso e nel mistero della Redenzione. Chiamata alla gloria celeste non cesso la protezione salvatrice sui fratelli del Cristo, ma preoccupandosi della loro salvezza eterna continuo a distribuire la misericordia e ad essere la Regina dell'amore.

(Al termine della celebrazione, il Papa ha aggiunto:) Cari fratelli Vescovi, cari religiosi, caro Padre provinciale, ringraziamo il Signore per Anna "Samotrzecia", per san Francesco patrono dell'ecologia. Siete qui tutti quanti, figli di san Francesco della provincia della Slesia e anche delle altre province polacche. Siete i guardiani del santuario, di questo santuario di sant'Anna sul Monte Sant'Anna, nella terra di Opole. Vedo qui una certa coincidenza: è che durante il mio pellegrinaggio precedente ho visitato il santuario di Kalwaria Zebrzydowska, anche li ci sono i francescani, Figli di san Francesco, chiamati comunemente Bernardini.

Che cosa vi auguro, cari fratelli? Vi auguro che questo servizio al Popolo di Dio nei luoghi di pellegrinaggio, nei santuari, nonché nelle parrocchie, dovunque servite, vi aiuti a mantenere lo spirito di san Francesco d'Assisi, poiché la vostra vocazione è perseverare nel suo spirito, sostenere il suo spirito; e lo spirito di san Francesco è stato un avvenimento straordinario nel corso dei due millenni del cristianesimo. Bisogna che le persone comuni (lo siamo tutti) sappiano incarnare ed esprimere nella loro vita ciò che è straordinario. E' questa l'essenza della religione, concepita nel modo più profondo, poiché la religione è nient'altro che l'incarnazione e l'espressione di quello che è più straordinario, cioè di Dio, della realtà divina, della maestà divina. San Francesco fu di sicuro un rappresentante straordinario di questa realtà e di questa maestà, e voi ingegnatevi alla meglio! E che proprio questo servizio al popolo di Dio nei santuari e anche nelle parrocchie, in occasione di molti pellegrinaggi o durante l'ascolto delle numerose confessioni, vi aiuti a ritrovare e ad approfondire il vostro carisma di Francescani. Ve lo auguro come vostro ospite di oggi e pellegrino sul Monte Sant'Anna, e assieme ai Vescovi qui presenti voglio benedire voi e tutti i figli e anche le figlie - per non far loro torto - di san Francesco in Polonia. Che Dio vi benedica.

Sia lodato Gesù Cristo! (Dopo la benedizione, entrato nel tempio di Sant'Anna, ha detto:) Desidero dare la benedizione e nello stesso tempo consacrare con questa le prime pietre per le chiese che saranno costruite. In questo modo saranno benedetti sia gli uomini sia i templi.

Cari miei, per concludere, desidero esprimere la mia grande gioia di essere venuto qui. Avrei ancora voglia di rimanere con voi, pero sarebbe molto difficile trasportare qui la Basilica di San Pietro. Quando sono atterrato e sceso dall'elicottero, il voivoda di Opole mi ha detto: "Beh, almeno una volta in questo pellegrinaggio il Papa arriva in campagna, perché finora è andato sempre nelle città, e il Monte Sant'Anna è campagna". Io non lo sapevo, ma meglio così. Mi sono chiesto: com'è successo che sono venuto sul Monte Sant'Anna? Ho pensato, ho cercato nella memoria e finalmente mi sono ricordato. Una volta venne da me il Vescovo Nossol. Lo invitai a cena a titolo della vecchia conoscenza, e lui, nella sala in cui cenavamo, mise una statuetta di sant'Anna "Samotrzecia". E questa sant'Anna "Samotrzecia" sta li, fa quello che deve fare e ha fatto questo che aveva dovuto fare.

(Rispondendo alla folla che gli gridava: "Grazie", ha poi aggiunto:) Anch'io vi ringrazio molto. Vi ringrazio per questa bellissima liturgia, liturgia di vespri. E se posso chiedervi qualcosa, in questo santuario (e l'avrei chiesto in diversi posti), vi chiedo di continuare a coltivare questa bellissima liturgia dei vespri così come l'avete fatto oggi insieme al Papa.

E' tutto per ora. Adesso vorrei visitare ancora una volta il santuario e poi fare il mio dovere, cioè salire sull'elicottero e andare a Cracovia. Li, a Cracovia, ci sono i vostri connazionali, c'è san Giacinto, c'è la beata Bronislawa. Pur essendo a Cracovia saro lo stesso sul Monte Sant'Anna. Ecco: Cracovia vicino al Monte Sant'Anna.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1983-06-21 Data estesa: Martedi 21 Giugno 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Ai giovani dalla finestra dell'Arcivescovado - Cracovia (Polonia)