GPII 1983 Insegnamenti - Omelia per la consacrazione della chiesa - Nowa Huta (Polonia)


1. "così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio (Ep 2,19). Ripeto queste parole della prima lettura della Liturgia della consacrazione di una chiesa, tratte dalla Lettera agli Efesini.

Cari fratelli e sorelle! Siete "familiari di Dio", perché Dio Santissimo, unico nella Santissima Trinità, ha qui tra voi, a Mistrzejowice, la sua casa: la chiesa, la casa di Dio.

Ne sono lieto. Ne sono lieto, caro mio successore sulla sede di san Stanislao, cari Vescovi dell'arcidiocesi di Cracovia, e voi, Vescovi, nostri cari ospiti. Ne sono lieto, caro Nicola, Monsignore, e per un lungo periodo cancelliere e mio collaboratore nella Curia metropolitana e, da alcuni anni, secondo parroco a Mistrzejowice. E voi tutti, sacerdoti di Mistrzejowice e di Nowa Huta, di Cracovia, dell'arcidiocesi e vicini!


2. Ne sono lieto... don Giuseppe! Amato don Giuseppe! Primo parroco di Mistrzejowice, che hai dato l'anima per questa piccola parte della Chiesa di Cracovia... e che ormai da quasi sette anni riposi nella tomba: prima nel Cimitero di Grebalow e ora qui, nella chiesa di Mistrzejowice, vicino all'altare maggiore.

Che Cristo Risorto ti permetta, amato don Giuseppe, di gioire di questa nostra odierna, straordinaria solennità di timbro pasquale.

Quando consacriamo un tempio al Dio vivente, entriamo nel mistero della Pasqua di Cristo. Cristo stesso, infatti, crocifisso e risorto, è la pietra angolare: "In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito" (Ep 2,21-22).

Portavi nel cuore una tale immagine della futura chiesa a Mistrzejowice, caro don Giuseppe: l'immagine formata dalla viva fede. E con una tale immagine sei andato via da questo mondo, contando appena 39 anni: lavoratore di Dio, sacerdote di Gesù Cristo, consumato fino in fondo.


3. Oggi il vostro Vescovo di un tempo, già Metropolita di Cracovia - e dal 1978, per inscrutabile decreto della Divina Provvidenza, Vescovo di Roma - consacra questa chiesa. Ne compie la consacrazione. E ciò accade durante il mio pellegrinaggio in Polonia. Mi porta in Patria il Giubileo di Jasna Gora, dovuto ai sei secoli della presenza della Genitrice di Dio nella sua Effige, amata da tutti i polacchi. Ciò accade insieme nel primo anno dopo l'elevazione sugli altari di san Massimiliano Maria, martire di Oswiecim, nostro connazionale.

E' giusto, sotto ogni punto di vista, che io, nell'itinerario di questo pellegrinaggio mi trovi anche a Mistrzejowice. Questa chiesa che sto per consacrare, la parrocchia che essa deve servire, sono nate sotto una particolare ispirazione del Padre Massimiliano, poco dopo la sua beatificazione, la quale, come ricordiamo, ebbe luogo nell'ottobre del 1971. Don Giuseppe Kurzeja, assumendo qui il suo difficile compito, il suo eroico compito, si affido sin dai primi giorni a san Massimiliano, allora ancora beato. Si è affidato a colui che aveva affidato se stesso, senza limiti, all'Immacolata.

Ricordo i primi inizi di questa difficile opera, umanamente rischiosa: comprendevano la saletta per la catechesi e, ad essa aggiunta, una tettoia per l'altare. Ho celebrato su questo altare la prima Messa di mezzanotte di Natale a Mistrzejowice nel 1971. Nella saletta venivano i bambini e la gioventù per la catechesi; accanto all'altare, sotto il cielo aperto, si radunavano - in condizioni meteorologiche molto diverse - i parrocchiani del quartiere Mistrzejowice, che stava sviluppandosi sempre più.

L'ispirazione di San Massimiliano perdurava. La sua intercessione apriva la strada alla difficile impresa. Questa impresa sembrava essere minacciata più di una volta. Infine, tuttavia, esprimemmo grazie alle autorità di Cracovia, quando rilasciarono a suo tempo il permesso di costruire sul luogo, in cui ora ci troviamo.


4. Oggi è giunto il giorno della consacrazione della chiesa a Mistrzejowice, a Cracovia-Nowa Huta: la chiesa di san Massimiliano Maria Kolbe, primo tra i Santi polacchi che già appartiene al secondo millennio della storia nazionale.

Oggi verranno consacrate le mura di questo moderno edificio; l'altare verrà unto con il santo crisma. Oggi, anche in questa nuova sacra superficie della chiesa a Mistrzejowice, entra Simon Pietro per fare la stessa confessione, che fece vicino a Cesarea di Filippo, rispondendo alla domanda: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". Una tale domanda aveva posta Gesù di Nazaret, e Simon Pietro rispose: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16).

Su questa confessione poggia la Chiesa come su una pietra. perciò, a sua volta, Gesù di Nazaret disse a Simone: "Tu sei Pietro, e su questa pietra edifichero la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" (Jn 16,18). Sulla confessione di Simon Pietro poggia tutta la Chiesa. La Chiesa universale di Gesù Cristo confessa che egli è il Figlio del Dio vivente. Su questa confessione si basa ogni Chiesa. Su questa confessione si basa anche la vostra Parrocchia a Mistrzejowice, che è una piccola parte viva della Chiesa universale, appartenente all'arcidiocesi di Cracovia.

Che cosa è dunque questo tempio, che oggi dedichiamo e consacriamo? E' una superficie, una superficie sacra, nella quale incessantemente risuona la confessione di Simon Pietro, ripetuta da migliaia di labbra e di cuori.


5. Oggi la Liturgia canta il solenne Salmo, che rispecchia la gioia e la fede del Popolo di Dio, la gioia e la fede della Parrocchia quando attraversa le soglie della casa di Dio: "Quale gioia quando mi dissero: / "Andremo alla casa del Signore!". / E ora i nostri piedi si fermano / alle tue porte, Gerusalemme!" (Ps


121(1221,1-2).

Si, cari fratelli e sorelle! I vostri piedi si fermano alle soglie della nuova chiesa. Entrate attraverso le sue porte. Oggi in modo particolarmente solenne. E così entrerete - Dio lo conceda - di generazione in generazione.

Bisogna che queste generazioni sappiano come avete iniziato ad andare verso questa chiesa, quando essa ancora esisteva. "Coloro che costruiscono le chiese visibili a Dio - dice Pietro Skarga - prima hanno costruito in sé una chiesa nel cuore" ("Omelie", vol. II, p. 369). Bisogna che siano conosciuti la vostra generosità e il vostro lavoro nella costruzione di questo tempio. Che siano ricordati coloro che l'hanno progettato e realizzato. Che siano ricordati i numerosi benefattori, che hanno contribuito a quest'opera. Bisogna che in questo ricordo abbiano il loro posto i sacerdoti, che hanno lavorato qui dall'inizio, prima al fianco di don Giuseppe di santa memoria, e poi del suo successore. Che in questo ricordo abbiano un loro posto le suore, specialmente le Piccole Ancelle della Immacolata Concezione.

E' stata l'intera viva comunità del Popolo di Dio di Mistrzejowice, di Nowa Huta, a costruire qui il proprio futuro. E deve continuare a costruirlo. La giornata odierna non è il giorno della fine, ma il giorno dell'inizio. La confessione di Simon Pietro deve qui diventare, per ognuno e per tutti, lievito di vita. Di vita divina e insieme pienamente umana.


6. La Nowa Huta guarda l'Antica Cracovia e impara la storia dell'uomo, che da secoli vive in terra polacca, vicino alla Vistola: dell'uomo, del cristiano, del confessore di Cristo. Nowa Huta guarda la Cracovia regale, e aggiunge alla sua storia un nuovo capitolo. Alle molte parrocchie di Cracovia, sorte da diversi secoli e in diverse date del nostro secolo, se ne aggiunge un'altra ancora. Ogni parrocchia è la comunità del Popolo di Dio, nella quale si attua in modo sistematico l'opera dell'evangelizzazione. Mediante tale opera viene deposta nelle mani della parrocchia la questione del Regno dei cieli: "A te daro le chiavi del Regno dei cieli" (Mt 16,19), dice Cristo a Pietro. Queste "chiavi" raggiungono ogni parrocchia, e per questo tramite si devono aprire le porte del "secolo futuro" agli uomini di ogni generazione.

Al tempo stesso, l'opera dell'evangelizzazione che si attua nella parrocchia, passa attraverso i cuori di uomini vivi. Questi uomini, qui, a Mistrzejowice, a Nowa Huta, costituiscono la nuova generazione, che è cresciuta nel raggio degli altiforni. La generazione che, giorno per giorno, cresce dal grande e pesante lavoro industriale. Il grano del Vangelo cade nel terreno di questo lavoro. E poiché il Vangelo è la Buona Novella della chiamata dell'uomo alla suprema dignità di figlio adottivo di Dio, perciò, anche l'opera di evangelizzazione nella parrocchia di Nowa Huta deve essere in modo particolare saldata con la grande questione della dignità del lavoro. Della dignità umana e cristiana.

A questo compito la parrocchia dedicata a san Massimiliano dovrà servire con perseveranza.


7. Miei cari fratelli e sorelle! Uomini del lavoro! Desidero oggi ringraziarvi dal profondo del cuore per questa chiesa dedicata al Santo Massimiliano e per tutte le chiese a Nowa Huta! Esse sono cresciute qui sullo sfondo degli altiforni e camini delle fabbriche grazie alla vostra fede e grazie alla vostra solidarietà cristiana! Desidero in questa nuova chiesa a Mistrzejowice, che mi sarà dato oggi di consacrare, consegnare nelle vostre mani il Vangelo di Cristo sul lavoro. Esso sia la Buona Novella della vostra vita. Mediante voi, diventi la Buona Novella per il mondo contemporaneo. Cristo ha consegnato il Vangelo nelle mani e nel cuore dei pescatori del lago di Genesaret, e oggi bisogna metterlo nelle vostre mani e nei vostri cuori affinché sia predicato "a ogni creatura" (Mc 16,15). Affinché l'uomo dell'industria, l'uomo della contemporanea civiltà tecnica trovi in esso se stesso, la sua dignità, i suoi diritti. Affinché grazie ad esso "abbia la vita" e "l'abbia in abbondanza" (Jn 10,10).

Permettete che riporti ancora le parole, che nel mese di giugno dell'anno scorso ho pronunciato, a Ginevra, alla Conferenza internazionale del lavoro (n. 7): "Il legame tra il lavoro e il senso stesso dell'esistenza umana testimonia sempre il fatto che l'uomo non è stato alienato dal lavoro, non ne è stato asservito. Tutto al contrario, esso conferma che il lavoro è diventato l'alleato della sua umanità, che lo aiuta a vivere nella verità e nella libertà: nella libertà costruita sulla verità, che gli permette di condurre in pienezza una vita più degna dell'uomo.


8. Durante questo Anno della Redenzione desidero infine salutare in Gesù Cristo - da quest'unica parrocchia di Mistrzejowice - tutte le parrocchie a Nowa Huta, a Cracovia e in tutta la Polonia.

Desidero augurare a tutte che l'opera di penitenza e di riconciliazione - che il tempo del Giubileo straordinario di quest'anno deve esprimere in modo particolare - si sviluppi in esse organicamente e maturi fruttuosamente. Tutte, infatti, sono edificate "sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù" (Ep 2,20).

A tutte le parrocchie a Nowa Huta, a Cracovia e in tutta la Polonia, trasmetto, per mezzo della Madre della Chiesa, la benedizione della pace e il santo bacio della carità. Amen.

Data: 1983-06-22 Data estesa: Mercoledi 22 Giugno 1983

A Conclusione del Sinodo - Cracovia (Polonia)

Titolo: Dio vi ricompensi per questo grande lavoro




1. Sia lodato Gesù Cristo! Mediante il presente atto liturgico nella cattedrale regale di Wawel, si chiude il Sinodo Provinciale della Metropoli di Cracovia. Ci troviamo tutti accanto alle reliquie di san Stanislao, patrono della Polonia: il Sinodo infatti è stato aperto nel periodo del Giubileo commemorativo del novecentesimo anniversario del servizio pastorale di Stanialao di Szczepanow, nella sede vescovile di Cracovia (1072-79), e della sua morte per martirio (1079).

Desidero ringraziare ardentemente la Divina Provvidenza, perché quest'opera si conclude ora nel periodo del Giubileo di Jasna Gora commemorativo del seicentesimo anniversario della presenza della Genitrice di Dio, Regina della Polonia, nella sua Effige amata da tutta la Nazione.

Desidero tanto più rendere grazie perché - anche se ho lasciato definitivamente il lavoro del Sinodo Provinciale della Metropoli di Cracovia il 16 ottobre 1978 - tuttavia mi è dato oggi, durante il secondo pellegrinaggio nella mia amata Patria, di partecipare alla sua chiusura.


2. Elevando questo ringraziamento alla Divina Provvidenza e insieme alla Divina Sapienza, desidero al tempo stesso esprimere la mia riconoscenza a voi, miei diletti fratelli nell'Episcopato, che avete continuato quest'opera del Sinodo della Provincia di Cracovia dopo la mia partenza, ed ecco che l'avete portata a lieto fine.

A te, Cardinale Metropolita di Cracovia, che hai ricevuto la sede di san Stanislao e l'eredità del Sinodo dopo la mia partenza. Ed anche a voi, fratelli Vescovi - Julian, Jan, Stanislaw e Albin - che dividete la fatica della pastorale vescovile con il Cardinale, sostenendolo nel servizio della Chiesa di Cracovia.

A te, Vescovo di Katowice, e a voi, Vescovi, Jozef, Czeslaw e Janusz che, come Vescovi ausiliari, servite con il vostro Ordinario il Popolo di Dio della Chiesa di Katowice.

A te Vescovo di Tarnow, e a voi Vescovi, Piotr, Jozef e Wladislaw che, insieme con il vostro Ordinario, lavorate nella vigna del Signore della Chiesa di Tarnow.

A te, Vescovo di Czestochowa, e ai tuoi fratelli: Tadeusz, Franciszeh e Miloslaw, che con la vostra collegiale fatica episcopale servite la diocesi Mariana di Czestochowa.

A te, Vescovo Stanislaw da Kielce, successore dei Vescovo Jan di venerata memoria, che inizio assieme con noi l'opera del Sinodo Provinciale, e fu chiamato dal Padre della luce nell'anno 1980. Anche ai Vescovi Jan e Mieczyslaw, che il Signore ha chiamato al servizio della Chiesa di Kielce in unione con l'Ordinario.


3. Ringraziandovi, fratelli nell'Episcopato, desidero al tempo stesso rivolgermi a tutti coloro che con voi hanno collaborato in modo particolare all'opera del Sinodo Provinciale della Metropoli di Cracovia. Vorrei qui almeno menzionare la Commissione di coordinazione e le Commissioni teologico-sociologiche, come anche i gruppi sinodali di consultazione riguardanti la Liturgia, l'ispirazione cristologica-mariologica della devozione popolare, la formazione al sacerdozio, la vita e il servizio sacerdotale, le congregazioni religiose nella pastorale, la parrocchia, la catechesi, la pastorale della gioventù, il matrimonio e la famiglia, l'apostolato dei laici, la pastorale speciale e professionale, i mezzi di comunicazione sociale, la Pontificia accademia teologica, le strutture della Metropoli.

Desidero anche sottolineare che, accanto al clero diocesano, ai religiosi e alle religiose, una notevole parte dei lavori del Sinodo l'hanno avuta i laici, periti in diversi campi, e le persone profondamente impegnate nella vita della Chiesa.

A tutti voi, cari fratelli e sorelle, voglio dire oggi: "Dio vi ricompensi", consapevole delle prime tappe di questo grande lavoro, che abbiamo intrapreso insieme quando ero ancora a Cracovia.


4. Dice Cristo: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23). Ecco, per amore del Signore nostro Gesù Cristo, e per osservare la sua parola, avete compiuto l'opera di questo Sinodo. Che il suo frutto si manifesti in ciò: che il Padre del Signore nostro Gesù Cristo vi ami con un amore ancor più grande e, con un amore ancor più grande, ami la Chiesa, che voi servite.

Che il frutto di questo Sinodo, si manifesti in questo, che la Santissima Trinità dimori ancor più nelle anime di tutti i figli e di tutte le figlie di questa grande comunità, che costituisce la Metropolia di Cracovia.

Ecco che Cristo, dopo aver lasciato il mondo mediante la sua Croce e Risurrezione, viene a noi nello Spirito Santo Consolatore. Questi che è lo Spirito di Verità, "ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto" (cfr. Jn 14,26). Che le decisioni del Sinodo e le sue direttive servano costantemente a quest'opera invisibile dello Spirito Santissimo, dalla quale nasce la pace. perciò Cristo dice: "Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore" (Jn 14,27).


5. Ecco che siamo ancora una volta riuniti nella Cattedrale regale di Wawel, presso le reliquie di san Stanislao, e della Beata Regina Edvige. Qui, dove quasi l'intera storia della nostra Nazione è iscritta nel mistero della Croce e della Risurrezione di Cristo. Qui voi, miei venerati fratelli nell'Episcopato, e voi tutti, cari fratelli e sorelle, "rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti" (Ph 2,2). Con queste parole della lettera di san Paolo ai Filippesi si può descrivere e caratterizzare l'intera opera del Sinodo provinciale: "Rendete piena la mia gioia"! Ed ecco io, Giovanni Paolo II, prendo quest'opera dalle vostre mani e la accetto come una piccola parte di quella verità e di quel bene, dei quali vive la Chiesa di Cristo su tutta la terra. Accetto quest'opera come uno dei doni del Giubileo straordinario della Redenzione del mondo. La accetto in presenza di tutti i nostri illustri e cari ospiti: Cardinali, Vescovi e sacerdoti dal di là della Metropoli di Cracovia, di tutta la Polonia. Li ringraziamo per la loro presenza.

E, al tempo stesso, come pellegrino dell'anniversario di Jasna Gora nella mia Patria, depongo quest'opera del Sinodo della Metropolia di Cracovia da me prediletta, nelle mani e nel cuore della nostra Madre e Regina.

Che quest'opera serva la Verità e l'Amore.

Data: 1983-06-22 Data estesa: Mercoledi 22 Giugno 1983

Commiato dall'aeroporto di Balice - Cracovia (Polonia)

Titolo: Impegno di tutta la società polacca per superare le difficoltà

Egregio Signor Professore, Presidente del Consiglio di Stato; Egregi rappresentanti delle Autorità.


1. Desidero ringraziare il Signor Presidente per le parole pronunciate poco fa, a nome proprio e delle supreme Autorità della Repubblica popolare polacca.

Ringrazio perché durante i giorni passati, mi è stato dato di visitare la mia Patria, compiendo in diversi luoghi il servizio pastorale come Vescovo di Roma. La circostanza che questo Vescovo di Roma sia un polacco genera quasi una particolare richiesta della sua presenza tra i connazionali, specialmente in momenti così importanti come il Giubileo di Jasna Gora.

Desidero, alla fine di questa visita, indirizzarmi alle Autorità dello Stato e anche a quelle locali, ad esse dipendenti a Warszawa, Skiernievice (Niepokalanow), Czestochowa, Poznan, Katowice, Wrocraw, Opole (Lesnica-Gora, Sw.

Anny), Krakow, per esprimere ancora un volta il ringraziamento per tutto ciò che hanno fatto, affinché la presente visita potesse svolgersi in conformità col suo particolare carattere. Mi rendo conto di quanta fatica e di quanti sforzi siano stati compiuti a questo scopo.

Parole di ringraziamento dirigo ai servizi di diverso genere che hanno vigilato per l'ordine e la sicurezza mia e dei pellegrini, e ai servizi dell'aeronautica, della sanità, dei trasporti, delle comunicazioni, dei mass-media ed altri. Penso in modo particolare a tutti quei servizi e a quelle persone che mi hanno accompagnato e continuano ad accompagnarmi nell'itinerario del mio pellegrinaggio. A loro esprimo la mia riconoscenza per l'efficace e premurosa organizzazione. Mi sta molto a cuore che il mio grazie raggiunga in questo momento tutte le istituzioni e tutti gli ambienti, e ancor di più mi preme che in questo mio "ringrazio cordialmente" trovi il proprio posto, senza eccezione, ogni persona che ha avuto parte nello svolgimento di questa visita.


2. Signor Cardinale Primate! La ringrazio per la parola di congedo pronunziata un momento fa, anche a nome dell'Episcopato e della Chiesa in Polonia. E ringrazio il Cardinale Metropolita di Cracovia e tutti i rappresentanti dell'Episcopato e della Chiesa per la loro presenza.

Considero una particolare grazia di Dio, un particolare segno della Provvidenza il fatto che mi è stato dato di partecipare a questo Giubileo di Jasna Gora, Giubileo nazionale: di aver potuto, dopo sei secoli della presenza della Genitrice di Dio nella sua Effige di Jasna Gora, cantare insieme con voi il "Te Deum laudamus" polacco. Di aver potuto insieme con voi invitare Cristo con la sua Madre a questa nostra Cana di Galilea, per gli anni successivi e per le successive generazioni. Di poterlo fare rallegrandomi insieme con i miei connazionali per il primo Santo polacco del secondo Millennio - Massimiliano Kolbe - e per i nuovi Beati, qui proclamati.

Reputo come un dono speciale della Signora di Jasna Gora il fatto che mi è stato concesso di andare in pellegrinaggio al suo Santuario sia da Varsavia e Niepokalanow, sia da Poznan, da Wroclaw e da Monte Sant'Anna, e infine dalla mia natale Cracovia.

Mi sia permesso ricordare, oltre a ciò, un dono della terra polacca: ho potuto oggi guardare da vicino i Tatra e respirare l'aria della mia giovinezza.


3. Ancora una volta desidero ripetere ciò che ho detto al momento dell'arrivo. La mia visita - anche se si è svolta lungo le vie testé menzionate - era al tempo stesso indirizzata all'intera Patria e a tutti i connazionali. E così, come il giorno dell'arrivo ho salutato specialmente le città e i luoghi, che questa volta non si sono trovati nell'itinerario del mio pellegrinaggio, così anche ora desidero congedarmi da essi in modo particolare, ringraziando specialmente coloro che hanno cercato di incontrare il Papa in altri luoghi, percorrendo a volte lunghi chilometri.


4. Durante il mio pellegrinaggio in terra patria ho sottolineato più di una volta che la Polonia è il bene comune di tutta la Nazione e che a questo bene devono essere aperti tutti i suoi figli e figlie, perché tale bene richiede sforzo costante e intenso di tutta la società. Desidero molto che gradualmente vengano superate le difficoltà accumulate, che i polacchi possano costruire fruttuosamente il loro oggi e domani. Infatti la Nazione, come ho detto a Varsavia, deve vivere e svilupparsi con le proprie forze.

Partendo, desidero ancora una volta abbracciare con gli occhi e col cuore tutta questa terra, desidero rivolgere lo sguardo sulla grande area del lavoro polacco, stare presso ogni banco di lavoro, grande e piccolo, sulla terra coltivata e in quella dell'industria, presso il banco del lavoro creativo; ovunque dove lavora l'uomo; desidero trovarmi presso ogni uomo del lavoro.

Auguro che in questo lavoro venga iscritto tutto l'ordine morale proprio a questa sfera della vita umana; che tutti, in piena pace interiore, con la salvaguardia dei diritti e con rispetto della dignità dell'uomo e del suo lavoro, possano ritrovare ed approfondire, nella fiducia reciproca, il senso di questa fondamentale vocazione dell'uomo che è proprio il lavoro umano. Il senso che è poi il motivo più profondo ed efficace per mobilitare l'uomo dall'interno.

Auguro pure che il lavoro, in queste condizioni venga eseguito nello spirito dell'amore sociale di cui ho parlato a Katowice. Che in esso l'uomo ritrovi se stesso e mediante esso serva gli altri e il bene del proprio Paese.

Desidero ed auguro alla mia Patria che in questo lavoro polacco venga introdotto il Vangelo del lavoro: tanto quello che assicura l'uomo, la sua dignità e i suoi diritti, quanto quello che obbliga, che costituisce problema di coscienza e il problema del senso di responsabilità. Diritti e doveri sono strettamente legati tra di loro.

Personalmente auguro alle Autorità del nostro Stato che le suddette condizioni edifichino il bene comune della Patria, e assicurino il posto meritato dalla Polonia (dalla Repubblica popolare polacca) tra le Nazioni dell'Europa e del mondo.


5. Congedandomi dai miei connazionali a Cracovia - nella città che ha visto i momenti difficili della mia Patria, ma che è anche stata testimone dei periodi del suo massimo splendore - auguro che ancora una volta, sotto la protezione della Signora di Jasna Gora, il bene si manifesti più forte del male in terra polacca, e riporti la vittoria.

E, per questo, prego incessantemente.

Data: 1983-06-23 Data estesa: Giovedi 23 Giugno 1983

Ad amici e seminaristi all'Arcivescovado - Cracovia (Polonia)

Titolo: Ringraziamento per la presenza e qualche ricordo

Voglio ringraziare di cuore per questo incontro all'altare, continuazione di numerosi altri incontri, avvenuti in vari periodi e momenti della nostra vita, quando risiedevo a Cracovia. Questi incontri si legavano alla mia vocazione di sacerdote, prima, di Vescovo poi; nonché alla vostra vocazione, che avete accolto e intrapreso seguendo Cristo, così come egli chiamava ognuno di voi. Lo ringrazio per quella che è stata la sua grazia nel nostro comune cammino e per tutto ciò che è e sarà ancora la sua grazia nelle vostre strade. Contemporaneamente presente a Cristo, mediante sua Madre, tutte le questioni che porta con sé la vita, spesso difficili, così come ho sempre fatto e ricordandovi ogni giorno nella mia preghiera. E ringrazio anche voi della stessa cosa. Passando dal mio ambiente ad altri, desidero ancora rivolgere qualche parola ai miei compagni di ginnasio, venuti per partecipare a questo Santissimo Sacrificio.

Quest'anno ricorre il 45° anniversario del nostro esame di maturità.

Dunque, questo è anche un breve ma molto caloroso convegno di vecchi studenti, un incontro davanti all'altare. Miei cari amici, Dio benedica voi, le vostre famiglie e il vostro lavoro sulle strade della vostra vita. Voglio anche ricordare i miei amici sacerdoti, dei tempi di Cracovia, e soprattutto alcuni di loro (perché ce ne sono solo alcuni), quelli ordinati da me esattamente 25 anni fa. C'è tra di loro padre Stanislaw a voi ben noto. E, questo, per quanto riguarda la composizione dei piccoli gruppi delle persone presenti a questo incontro. Spero che Cristo sia sceso tra di noi con la grazia della sua Eucaristia, che ci abbia uniti di nuovo, che ci abbia conformati con lo spirito che somministra a coloro che lo cercano.

Voglio anche impartire la benedizione a tutti i presenti, ed estenderla contemporaneamente a tutti coloro che non hanno potuto partecipare a quest'incontro, pur essendo legati agli ambienti da me menzionati, partecipando con il cuore. Ringrazio molto i due Cardinali che hanno concelebrato insieme con me. Li prego di impartire con me la benedizione finale.

Permettetemi di rivolgere un'ultima parola ai nostri morti sia dell'ambiente, sia del gruppo dei miei compagni di ginnasio. Li affidiamo alla Divina Misericordia, fiduciosi che le loro anime nella vita eterna trovino Cristo.

(Dopo la benedizione, si è incontrato con un gruppo di seminaristi:) Sono molto contento di questo invito. Mi presentero al Rettore; ho saputo che adesso, in giugno, si fanno le domande d'ammissione. Non so se mi rifiuterà per via dell'età, ma ci provero. In ogni caso vi ringrazio per la vostra indulgenza, perché capisco che dovrei essere io a venire da voi; da voi, cioè dove? A Podzamcze o in via del Manifesto. Mi dicono che siete molti e non so se tutti riuscite a trovar posto negli edifici che hanno sempre ospitato i seminaristi di Cracovia. Mi sa che dormite su letti a quattro piani. E' così...

Miei cari, dovete ricordarvi di ciò che ho detto ai sacerdoti di Cracovia: che continuo a sentirmi il sacerdote dell'arcidiocesi di Cracovia, poiché questa è la verità. Sacerdote sono li dove lo sono diventato: nell'arcidiocesi di Cracovia, nella Chiesa di Cracovia. Sono stato ordinato sacerdote nella Chiesa di Cracovia per il fatto che ho terminato il seminario a Cracovia, dunque appartengo a questo seminario e ho diritto su di voi e voi su di me, nel senso che il seminario di Cracovia mi ha preparato al sacerdozio. E' una grande cosa preparare l'uomo al sacerdozio. Il periodo in cui ciò è avvenuto è stato particolare, eccezionale. Ho fatto un seminario molto strano, e se qualcuno mi chiedesse se ho fatto sei anni di seminario, dovrei riflettere molto: quali anni? Comunque, il seminario è la preparazione al sacerdozio e io sono stato preparato al sacerdozio del seminario di Cracovia a cui sono molto grato.

Vi auguro che questo seminario, che come tutta la chiesa di Cracovia ha antiche tradizioni, vi prepari bene al sacerdozio, affinché troviate la vostra strada, affinché in essa vi confermiate, ed entriate, perché il seminario è l'entrata in questa strada, è l'"entrata", è già sacerdozio.

Desidero benedirvi di cuore e vi saro sempre molto grato, se pregherete per me, e se capiterete a Roma, venite a trovarmi. Ve ne saro molto grato.

Data: 1983-06-23 Data estesa: Giovedi 23 Giugno 1983

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria, punto d'approdo dell'Antico Testamento, primizia della Chiesa

Carissimi fratelli e sorelle,


1. Al rientro dal mio pellegrinaggio in Polonia, rivolgo innanzitutto un cordiale saluto a voi cari romani e a voi pellegrini qui presenti, ringraziandovi per le preghiere con le quali avete accompagnato il mio viaggio apostolico fra la gente della mia terra.

Nel santuario di Jasna Gora ho intensamente pregato per la cara diocesi di Roma e per tutte le Comunità cristiane; ho invocato la materna protezione di Maria su tutta la Chiesa, a lei affidando la sua crescita nella fede, nella speranza e nell'amore.


2. Oggi, meditando sulla preghiera dell'Angelus, iniziamo una nuova serie di riflessioni, che avranno come tema le prefigurazioni mariane nell'Antico Testamento.

Il Concilio Vaticano II attribuisce alla Madonna anche il titolo di "eccelsa Figlia di Sion". E' un appellativo che deve le sue origini alle tradizioni dell'Antico Testamento ed è un'espressione dal sapore nettamente orientale.

Sion, in effetti, era la rocca dell'antica Gerusalemme. Su tale sommità il re Davide fece trasportare l'arca dell'alleanza, e il suo figlio Salomone vi costrui il Tempio. Da allora, col nome di Sion venne designato soprattutto il monte del Tempio. Sion, quindi, era come il cuore di Gerusalemme, la parte più sacra della Città Santa, poiché là dimorava il Signore, nella sua casa. Come tale, il colle di Sion passo a designare tutta Gerusalemme, e anche l'intero Israele, di cui Gerusalemme era il centro religioso e insieme politico.


3. Maria può essere chiamata "Figlia di Sion", in quanto nella sua persona culmina e si concreta la vocazione dell'antica Gerusalemme e dell'intero popolo eletto.

Ella è il fiore di Israele, sbocciato al termine di un lungo itinerario, fatto di luci e di ombre, durante il quale Dio andava preparando Israele ad accogliere il Messia. In Maria di Nazaret, Dio realizza in anticipo le promesse fatte ad Abramo e alla sua discendenza.

Secondo molti esegeti, nelle parole dell'angelo Gabriele a Maria si sente come l'eco del messaggio gaudioso, che i profeti avevano rivolto alla Figlia di Sion. Maria, infatti, è invitata a rallegrarsi ("Esulta, o piena di grazia"), perché il Figlio di Dio prenderà dimora in lei. Egli sarà Re e Salvatore della nuova casa di Giacobbe, che è la Chiesa.


4. Come "Figlia di Sion", la Vergine è dunque il punto di approdo dell'Antico Testamento e primizia della Chiesa. Ella, pertanto, è un richiamo permanente a ricordare i legami che ci stringono ad Abramo, "nostro padre nella fede", e al popolo, che ha sperato ed atteso l'evento della Redenzione. Ed è altresi un monito perché la Chiesa - nuova "Figlia di Sion" - viva nella gioia. Cristo, infatti, è in mezzo a noi, sempre. Di fronte alle emergenze del nostro pellegrinaggio, dobbiamo si trepidare, ma non aver paura come "gente di poca fede". Cristo è il Potente, che ci salva dall'egoismo e dalla freddezza. Lui, versando il proprio sangue, prende possesso di noi come Re, affinché ogni creatura raggiunga la misura perfetta dell'amore.

(Salutando alcuni gruppi presenti in piazza San Pietro ha detto:) Cari pellegrini e turisti di lingua francese! Sono lieto della vostra presenza qui, presso la tomba dell'Apostolo Pietro, di cui ci apprestiamo a celebrare il martirio mercoledi prossimo: benedico di cuore voi e i vostri cari e vi auguro di avere una fede generosa come la sua! I miei saluti vanno anche a tutti i visitatori e pellegrini di lingua inglese. Possiate trovare forza rinnovata per la vostra vita cristiana presso le tombe dei santi apostoli Pietro e Paolo, e siate rinnovati nella vostra fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio e Salvatore del mondo.

Cari pellegrini di lingua tedesca! La domenica odierna è posta tra le festività di Giovanni Battista e dei Principi degli Apostoli Pietro e Paolo. Come questi tre grandi santi così anche ciascuno di voi ha il suo servizio del tutto personale e inconfondibile nel grande compito di preparare al Signore una via nel cuore degli uomini. Per questo servizio vi imparto di cuore la mia benedizione.

Saluto cordialmente tutte le persone e i gruppi di lingua spagnola che sono presenti a questo incontro. Ci apprestiamo a celebrare mercoledi prossimo la festività di san Pietro, il primo degli Apostoli che ha dato la sua vita a testimonianza della fede. Vi auguro che questa visita presso la sua tomba, vi consolidi nella vostra fede cristiana e nella fedeltà alle sue esigenze. Tutti benedico di cuore.

Saluto cordialmente voi fratelli e sorelle di lingua portoghese, pellegrini dell'Anno Santo, gli studenti universitari e il simpatico gruppo folkloristico di Silvares in Portogallo, qui presenti: a tutti auguro felicità, nella grazia, nella pace e carità di Cristo nostro Redentore.

Mercoledi prossimo ricorre la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. In tale circostanza celebrero in Piazza San Pietro la Santa Messa, durante la quale imporro i pallii ad alcuni nuovi Arcivescovi. Invito tutti ad elevare la loro preghiera ai due gloriosi Apostoli, implorando la loro intercessione per la Chiesa e in particolare per questa Chiesa di Roma, i cui inizi essi hanno consacrato con il loro sangue.

Data: 1983-06-26 Data estesa: Domenica 26 Giugno 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Omelia per la consacrazione della chiesa - Nowa Huta (Polonia)