GPII 1983 Insegnamenti - A educatori e alunni dei Barnabiti - Città del Vaticano (Roma)

A educatori e alunni dei Barnabiti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per i 450 dell'Istituto: il valore della testimonianza

Cari religiosi, carissimi giovani.


1. E' con intima gioia che vi do oggi il benvenuto in questo incontro che la vostra cordialità rende così caloroso e simpatico. Porgo a ciascuno il mio affettuoso saluto, grato per questa vostra visita, nella quale leggo una testimonianza eloquente del vostro amore alla Chiesa che Cristo ha voluto fondare sulla roccia di Pietro.

L'occasione di questa udienza è offerta dal fatto che quest'anno ricorre il 450° anniversario dell'approvazione del vostro Istituto: la Congregazione dei chierici regolari di san Paolo, più comunemente nota col nome di Barnabiti. Una data importante, significativa, gioiosa; una data che volete celebrare non con l'atteggiamento di chi si accinge ad una semplice rievocazione storica, ma con l'impegno intelligente di chi vuol trarre da una ricorrenza come questa lo stimolo per una seria revisione di vita, nella prospettiva dell'originario carisma dell'Istituto.

Per un intimo bisogno di rinnovamento avete accolto questo anniversario come un vero dono di Dio, sottolineando la provvidenziale circostanza dell'Anno della Redenzione e del Congresso eucaristico nazionale. In questa singolare coincidenza voi avete visto un invito di Dio a rinsaldare l'amore ai due pilastri della vostra spiritualità: il Crocifisso e l'Eucaristia.

L'udienza di oggi giunge a coronamento di tutte le manifestazioni programmate nei mesi scorsi e so che l'avete domandata perché la benedizione di Dio e della Chiesa corrobori il vostro Istituto, così che siate sempre più attivi e impegnati nell'edificazione del Regno di Cristo a servizio dell'uomo.


2. Il vostro Fondatore, sant'Antonio Maria Zaccaria, volle qualificare la propria vita e la propria opera con due parole: "Riforma e santità". Era il 18 febbraio 1533 quando il Papa Clemente VII approvava a Bologna la vostra Congregazione, accogliendo l'istanza di un nucleo di persone che avevano percepito la loro epoca come "il tempo della promessa della rinnovazione di uomini e di donne" ("Scritti", p. 193), cioè come un tempo di rinnovamento generale e di ripresa. Alla luce della storia si può misurare quanto provvidenziale fosse quella spinta, suscitata dallo Spirito.

Festeggiare un anniversario è sempre motivo di letizia e di riconoscenza, ma anche di ripensamento e di riflessione sulle varie tappe della strada compiuta e, in particolare, sulle motivazioni ideali che ispirarono l'inizio del cammino. Su di esse infatti si è portata l'approvazione della Chiesa, ratificandone il valore per la comunità cristiana, impegnata ad incarnare nel tempo i valori perenni del Vangelo.

Occorre pertanto riscoprire quelle motivazioni per una più profonda comprensione del carisma istituzionale, per una più chiara sequela di Cristo, per una più fervida dedizione all'annuncio dell'Amore eterno, che si è calato nel tempo e ha cominciato a pulsare in un cuore di carne come il nostro.

Amare Cristo nei fratelli, amare i fratelli in Cristo: ecco la vostra norma e il vostro ideale. Vi sia di esempio in ciò l'apostolo Paolo, il quale esclamava: "L'amore di Cristo ci spinge al pensiero che uno è morto per tutti... perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro" (2Co 5,14-15). Lasciatevi contagiare dall'ardore che bruciava nel cuore di Paolo, come avvenne al vostro Fondatore. Significativamente l'iconografia lo rappresenta in atto di guardare con intensità l'Apostolo delle genti, da cui riceve il Libro della Regola. Sant'Antonio Maria Zaccaria fu appassionato studioso degli scritti di san Paolo; su di essi si formo, impegnandosi nell'imitazione della sua personalità e del suo stile di vita.


3. L'educazione della gioventù è stata, fin dagli inizi, una delle finalità qualificanti dell'Istituto. Lo è restata nei secoli. Anche oggi la presenza, qui, di 9.000 studenti testifica come i figli di sant'Antonio Maria Zaccaria abbiano continuato a svolgere questa missione con serietà e impegno. Proseguite, carissimi, in questo lavoro così importante! Educare significa aiutare il giovane ad aprirsi alla realtà totale, a sviluppare, cioè, tutte le sue capacità potenziali in rapporto ai molteplici aspetti della realtà, conducendolo così ad un atteggiamento attivo nei confronti di se stesso e di tutto quello che rientra nella sua esperienza: persone, cose, avvenimenti. Educare significa, in particolare, aprire il giovane alla gioia dell'incontro personale con l'unico Maestro che chiama l'uomo ad una verità e ad un destino, che i condizionamenti socio-culturali possono si offuscare, ma non certo stravolgere e sopprimere.

E voi, giovani, prestate attenzione ai vostri genitori e ai vostri insegnanti, come anche, in genere, a quanto avviene intorno a voi, perché l'attenzione dispone all'ascolto e alla riflessione, favorisce il dialogo sincero e costruttivo, mantiene viva la capacità di stupirsi di fronte alle bellezze del creato, nel cui ordine meraviglioso si colgono i segni della presenza amorevole e provvidente di Dio creatore.

Grazie a un simile atteggiamento di fiduciosa apertura, voi giungerete anche a capire e a vivere sempre più il Mistero della Redenzione, come incontro con la misericordia di Dio, che ci si è rivelata nel Figlio suo disceso dal cielo per salvarci. Voi sentirete la fierezza di poter stabilire con lui un rapporto che si colora dei toni caldi dell'amicizia e assumerete con gioia l'impegno di una testimonianza dinamica e multiforme, soprattutto fra i vostri coetanei, che sono spesso tentati dal fascino illusorio di pseudo-valori, propagandati da una moda mistificatrice e consumistica.


4. Lo scegliere Cristo nella concretezza del vivere quotidiano, segnato dalla lotta fra il bene e il male, non può che assumere il volto della conversione: quella dell'intelligenza, in forza della quale il Signore diventa il criterio ultimo e definitivo con cui si giudica la vita; e la conversione dell'istintività naturale, così da essere capaci di amare per donare e non per possedere.

A sostegno di questa conversione il Signore ba istituito il sacramento della Riconciliazione. In esso Cristo stesso si fa incontro all'uomo oppresso dalla coscienza della propria debolezza, lo solleva dalla prostrazione in cui giace, gli dona la forza necessaria per riprendere il cammino. Nel Sacramento è la vita del Cristo risorto che si riversa nell'animo del credente, suscitandovi rinnovata generosità di propositi, nello slancio di una più convinta adesione al suo Vangelo.

Carissimi giovani, che guardate al domani col cuore colmo di speranza, e voi educatori, che ponete a servizio di questi ragazzi la vostra dottrina e la vostra esperienza per favorirne il positivo inserimento nella vita, cercate in Cristo quella luce e quel calore di cui ogni essere umano abbisogna. Cristo non delude chi si affida a lui. Sappiate dunque in lui pregare, con lui vegliare, per lui soffrire: potrete allora gustare in anticipo qualcosa della gioia ineffabile che "Dio ha preparato per coloro che lo amano" (1Co 2,9).

La mia benedizione apostolica vi sia di aiuto e di sostegno e sia altresi pegno di copiose grazie celesti per voi, per le vostre famiglie e per quanti vi sono cari nel Signore.

Data: 1983-11-26 Data estesa: Sabato 26 Novembre 1983




A industriali italiani - Le imprese devono essere vere comunità di persone

Egregi signori!


1. Al termine di questa mattinata, mi è gradito sostare un momento con voi, rappresentanti della Confederazione italiana della piccola e media industria. Vi saluto con grande affetto e vi ringrazio di questa vostra visita, che richiama alla mente la realtà del mondo del lavoro così attraente per i tanti episodi di generosità e abnegazione di cui si è reso protagonista, ma anche con i suoi problemi e le sue difficoltà.


2. In occasione del 35° anniversario della fondazione della vostra Federazione, voi vi siete riuniti a Roma in assemblea generale per esaminare la situazione delle vostre industrie e aziende. Ho preso conoscenza con interesse del fatto che le imprese, aderenti alla vostra Confederazione, raggruppando aziende minori, hanno spesso una connotazione di carattere familiare che con la sua maggiore duttilità ed elasticità favorisce le esigenze della dignità e della promozione dell'uomo e, inoltre, riesce non solo a superare eventuali conflittualità interne, ma anche a dare migliore rendimento.

Mi rallegro per l'ispirazione umana e cristiana che vi anima, e mi auguro che le vostre imprese siano comunità di persone, dove si viva una vita veramente umana, dove tutti vi sappiano apportare il contributo del loro lavoro, del loro impegno e della loro corresponsabilità intelligente e costruttiva, e dove, soprattutto, si rispetti la gerarchia dei valori che fa anteporre il soggetto all'oggetto, l'uomo alle cose. Come già ho detto nell'enciclica "Laborem Exercens" (LE 9), esiste "l'obbligo morale di unire la laboriosità come virtù con l'ordine sociale del lavoro, che permetterà all'uomo di diventare più uomo nel lavoro, e non già di degradarsi a causa del lavoro, logorando non solo le forze fisiche (il che, almeno fino ad un certo grado, è inevitabile), ma soprattutto intaccando la dignità e soggettività, che gli sono proprie".


3. Mi compiaccio ancora con voi perché avete deciso di venire a Roma anche per avere la possibilità di lucrare l'Indulgenza giubilare presso le Tombe dei Principi degli Apostoli, che sigillarono la loro fede a Cristo con il proprio sangue. Vi sia propizia questa vostra sosta a Roma per compiere degnamente il vostro Giubileo, per fare una verifica della vostra situazione spirituale e per formulare nuovi propositi che vi aiutino a rinsaldare i vostri rapporti con Dio e col prossimo alla luce del Cristo Redentore e del suo Vangelo. Sarà questa una grazia particolare che vi aiuterà a vedere il vostro lavoro come espressione di generosa solidarietà per l'edificazione del bene comune e della fraternità universale.

Su di voi, sulle vostre famiglie e su tutti i vostri colleghi invoco dal Redentore divino pienezza di consolazione e continua assistenza in tutte le vostre necessità. Avvaloro questi voti con la benedizione di Dio, che ora vi imparto di cuore.

Data: 1983-11-26 Data estesa: Sabato 26 Novembre 1983

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rimanga aperta la via del dialogo, sia ridata fiducia ai popoli




1. Oggi, prima domenica di Avvento, abbiamo ripetuto l'antifona del Salmo responsoriale: "Andiamo con gioia incontro al Signore". Vogliamo aggiungere: "Con Maria, andiamo con gioia incontro al Signore". Come ci esortano i liturgisti e Paolo VI insegna, l'Avvento è "un tempo particolarmente adatto per il culto alla Madre del Signore" e per una catechesi appropriata. Orientamento che auspico sia "dappertutto accolto e seguito" ("Marialis Cultus", 4).

La gioia è componente fondamentale del tempo sacro che oggi ha inizio.

L'Avvento è tempo di vigilanza, di preghiera, di conversione, oltre che di fervida, gioiosa attesa. Il motivo è chiaro: il Signore è vicino (Ph 4,5), il Signore è con te o in mezzo a te, come viene annunciato a Maria (Lc 1,28) e alla figlia di Sion (So 3,15).


2. La prima parola rivolta a Maria nel Nuovo Testamento è un invito festoso: esulta, gioisci! Tale saluto è legato alla venuta del Salvatore: a Maria, per prima, viene annunciata una gioia che in seguito sarà proclamata a tutto il popolo. Ella ne è partecipe in maniera e misura straordinaria.

In lei si concentra e attinge pienezza la gioia dell'antico Israele ed esplode incontenibile la felicità dei tempi messianici. La gioia della Vergine è, in particolare, quella del "resto" d'Israele, dei poveri che aspettano la salvezza di Dio e ne sperimentano la fedeltà. Per partecipare a tale festa è necessario attendere in umiltà e accogliere con fiducia il Salvatore.

"I fedeli, che vivono con la Liturgia lo Spirito dell'Avvento, considerano l'ineffabile amore con cui la Vergine Madre attese il Figlio, sono invitati ad assumerla come modello e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene "vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode"" ("Marialis Cultus", 4).


3. Oggi le Chiese dei Paesi dell'America Centrale celebrano, per iniziativa dei Vescovi, una Giornata di preghiera e di penitenza per la pace. Esse intendono così esprimere la solidarietà per tutti i fratelli della regione che sono nel dolore, e in particolare per le comunità cattoliche che sono provate da sofferenze e da angustie.

Purtroppo le vittime della violenza fra quelle popolazioni si contano a parecchie decine di migliaia tra cui anche un Arcivescovo, Monsignor Romero, moltissimi sacerdoti, religiosi e catechisti; inoltre, un gran numero di carcerati, di persone scomparse, di profughi. C'è in quei popoli una profonda aspirazione alla riconciliazione e alla pace. Sono avviate iniziative di buona volontà, per fare cessare le lotte sia all'interno sia all'esterno di ciascun Paese, e per instaurare il rispetto dei diritti umani per tutti, inclusa la piena libertà per la Chiesa e la sua missione. Preghiamo perché queste speranze si realizzino presto.


4. L'attenzione di tutti - e la mia in particolare - è rivolta con ansia alla situazione internazionale resa più difficile dopo l'interruzione dei colloqui di Ginevra sui missili in Europa. Vi invito a pregare affinché la via del dialogo non rimanga chiusa e sia ridata fiducia ai popoli che giustamente hanno riposto in essa una così grande speranza.

(Saluto a gruppi di pellegrini:) Rivolgo poi il mio cordiale benvenuto a tutti i componenti dei gruppi parrocchiali, presenti in Piazza San Pietro, tra i quali desidero menzionare i pellegrini di Norcia.

Ringrazio poi sentitamente, per la loro venuta, gli appartenenti all'Arma aeronautica di Caserta assicurandoli della mia preghiera.

Accolgo, ora, con gioia i partecipanti al pellegrinaggio organizzato da "Radiotelepace" di Verona, che celebra l'anniversario della propria attività. Ad essi e a tutti i veronesi, che sono collegati con questo incontro dell'Angelus, invio un affettuoso pensiero, che estendo all'intera Comunità diocesana. A tutti il mio saluto e la mia benedizione.

Ho appreso con vivo dolore la notizia del tragico incidente aereo accaduto questa notte a Madrid a una linea colombiana, causando numerosi morti e feriti. Mentre elevo la mia preghiera di suffragio per le vittime, desidero esprimere la mia vicinanza agli afflitti familiari e la mia parola di conforto ai feriti, mentre di cuore invio a tutti la mia benedizione apostolica.

Data: 1983-11-27 Data estesa: Domenica 27 Novembre 1983

Nella parrocchia di San Filippo Neri - Roma

Titolo: La vostra unità avvicina il modello cristiano alle reali situazioni




1. "Questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno" (Rm 13,11).

Con queste parole, cari fratelli e sorelle, la Liturgia odierna si rivolge a ciascuno di noi insegnandoci ad accogliere l'appello che ci viene dall'inizio dell'Avvento. Svegliarsi dal sonno vuol dire aprire il cuore a quella realtà divina che si è legata al tempo umano. Per questo è detto: "la salvezza è più vicina".

L'Avvento è come una prima dimensione di questo legarsi della Realtà divina al tempo umano. Questo legame si rispecchia nell'anno liturgico: la domenica prima di Avvento è al temo stesso l'inizio del nuovo anno liturgico.


2. Ecco è contemporaneamente l'Avvento dell'Anno Santo della Redenzione. Questo Giubileo straordinario della Redenzione ha uno specifico carattere di "avvento": prepara al terzo millennio dopo Cristo. Da qui risalta la particolare eloquenza dell'Avvento di questo anno, che deve esprimere quell'atteggiamento della Chiesa, del quale già parlavo nella Bolla d'indizione ("Aperite portas Redemptori", 7), per cui essa "si sente particolarmente impegnata alla fedeltà ai doni divini, che hanno nella Redenzione di Cristo la loro sorgente, e mediante i quali lo Spirito Santo la guida al suo sviluppo e rinnovamento, perché diventi sposa sempre più degna del suo Signore. Per questo essa confida nello Spirito Santo e alla sua misteriosa azione vuole associarsi come la Sposa che invoca l'avvento di Cristo" (cfr. Ap 22,17).

Questo particolare carattere di "avvento" proprio del presente Anno Santo, dev'essere vissuto dalla Chiesa "con gli stessi sentimenti con i quali la Vergine Maria attendeva la nascita del Signore nell'umiltà della nostra natura umana. Come Maria ha preceduto la Chiesa nella fede e nell'amore all'alba dell'era della Redenzione, così oggi la preceda mentre, in questo Giubileo, si avvia verso il nuovo millennio della Redenzione" ("Aperite portas Redemptori", 9).


3. "Consapevoli del momento": che cosa vuol dire? "Andiamo con gioia incontro al Signore". L'Avvento è la gioiosa prospettiva di "andare alla casa del Signore" (cfr. Ps 121,1): di giungere al termine di questo grande "pellegrinaggio" che dev'essere la vita terrena. L'uomo è chiamato ad abitare nella "casa del Signore".

Li c'è la sua vera "casa". Il pellegrinaggio dell'Anno Santo è una figura del nostro cammino verso la casa del Padre, e l'Avvento ci stimola ad accelerare con speranza questo cammino.

L'Avvento è attesa del "giorno del Signore", cioè dell'"ora della verità". E' l'attesa di quel giorno nel quale" egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli" (Is 2,4). Questa pienezza di verità sarà il principio e il fondamento della pace definitiva e universale, che è l'oggetto della speranza di tutti gli uomini di buona volontà.

L'Avvento è una riconferma dell'eterno cammino dell'uomo verso Dio; è un nuovo inizio, ogni anno, di questo cammino: la vita dell'uomo non è una strada impraticabile, ma via che conduce all'incontro col Signore! Vi è pure in questa invocazione della prima domenica d'Avvento quasi un preannunzio di quelle vie che nella notte di Betlemme condurranno i pastori e i re Magi dall'Oriente verso il neonato Gesù.


4. "Consapevoli del momento": che cosa vuol dire? "Rivestitevi del Signore Gesù Cristo" (Rm 13,14): la via dell'Avvento conduce verso l'interno dell'uomo, che in diversi modi è appesantito dal peccato, come attesta la seconda lettura; l'incontro di cui si parla sopra non si realizza soltanto "dal di fuori", ma anche "dal di dentro", e consiste in una tale trasformazione dell'interno dell'uomo, da corrispondere alla santità di Colui con cui ci si incontra: in tal modo consiste nel "rivestirsi del Signore Gesù Cristo"; il senso "storico" dell'Avvento è penetrato dal senso "spirituale". Difatti, l'Avvento non vuol essere solo la memoria del periodo storico che ha preceduto la nascita del Salvatore, anche se esso, così inteso, ha già di per sé un altissimo significato spirituale. Al di là di ciò, tuttavia, e più profondamente, l'Avvento ci vuol ricordare che tutta la storia dell'uomo e di ciascuno di noi va intesa come un grande "Avvento", come un'attesa, istante per istante, della venuta del Signore, così che egli ci trovi pronti e vigilanti per poterlo degnamente accogliere.


5. "Consapevoli del momento" significa: "Vegliate... perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà" (Mt 24,42): il legarsi di Dio, della realtà divina, con il tempo umano, da una parte riconferma la limitatezza di questo tempo, che ha un termine, e dall'altra parte apre questo tempo all'eternità di Dio e alle "realtà ultime" collegate con essa; l'Avvento ha un significato "escatologico," in quanto richiama il nostro pensiero e i nostri intenti alle realtà future. Esso ci ricorda la meta ultima del nostro cammino, e ci stimola ad impegnarci nelle realtà terrene senza lasciarsi sommergere in esse, ma al contrario, guidandole verso quelle celesti; ci esorta a prepararci bene a queste ultime, in modo che l'avvento del Signore non ci trovi impreparati e maldisposti; "Vegliate": lo spirito dell'uomo "svegliato" alla realtà divina, attirato mediante ciò stesso verso i suoi eterni destini in Dio, deve animare tutta la temporalità con una nuova consapevolezza.


6. Fratelli e sorelle carissimi della parrocchia di San Filippo Neri, a tutti voi va il mio affettuoso saluto, mentre ringrazio il Signore per aver concesso questo incontro. Il mio pensiero benedicente va al Cardinal Vicario, al parroco don Amedeo Zanotti e ai suoi collaboratori, sacerdoti, religiosi e laici, ai giovani, agli anziani, ai fanciulli, alle famiglie, ai lavoratori, ai malati, a tutti.

La vostra parrocchia, fondata dai sacerdoti qui inviati da don Calabria, con l'aiuto del Signore, sta sempre più chiarendo il senso del vero rinnovamento conciliare, e i frutti di tale fervoroso impegno cominciano a farsi sentire nel rifiorire delle vocazioni religiose e sacerdotali, in una più intensa partecipazione alla Liturgia, in una maggiore coscienza del valore della comunità parrocchiale e dell'essenziale presenza, in essa, del ministero laicale, e in una pratica più generosa delle opere della carità e della misericordia.

Una comunità parrocchiale unita e fervente può svolgere, con la forza dello Spirito Santo, un ruolo essenziale nel diminuire la distanza tra il modello evangelico che essa propone al mondo e le reali condizioni del mondo stesso, sempre in qualche misura refrattario, finché siamo quaggiù alla chiamata evangelica, alla conversione e alla penitenza. Questo fatto, tuttavia, lungi dall'affievolire la testimonianza da dare al mondo, deve rafforzarla sempre di più, nella fermissima convinzione che il mondo, nonostante tutto, ha un assoluto bisogno di Gesù crocifisso e risorto. La potenza della sua grazia, in modo speciale attraverso il carisma dei laici cristiani, può e deve penetrare e animare evangelicamente tutti gli ambienti secolari della famiglia e del lavoro, della scuola, della società e della cultura.


7. Nella prima domenica d'Avvento di questo Giubileo straordinario della Redenzione mi è dato, come Vescovo di Roma, di visitare la vostra Comunità, posta sotto la protezione di san Filippo Neri, un fiorentino trapiantato a Roma, dove per lunghi anni ebbe modo di irradiare quella sua caratteristica serenità e gioiosa bontà, e di esprimere quelle sue straordinarie doti di pastore e di educatore, che lo rendono anche oggi un grande maestro di vita cristiana, un fratello che ci prepara alla venuta di Cristo.

Auspico di cuore che questa visita ci permetta di aprire maggiormente gli occhi dell'anima alla realtà divina e per così dire di svegliarci nuovamente ad essa. Che ci permetta contemporaneamente di trasformarci interiormente, che la nostra umanità, in modo sempre più maturo, si rivesta del Signore Gesù Cristo.

Con nuova gioia muoviamoci verso l'incontro col Signore che deve venire, come ogni anno, nella solennità del Natale; verso il Signore che dobbiamo incontrare anche al termine delle nostre vie terrene. Infatti l'Avvento ci ricorda, ogni anno, che la vita umana non è una strada impraticabile verso Dio, ma è una vera via fatta propria dal Verbo divino.

(Ai ragazzi delle scuole elementari e medie il Papa ha detto:) Carissimi, oggi, prima domenica d'Avvento - e abbiamo anche un po' di vento - mi rallegro di poter visitare la vostra parrocchia, la parrocchia di san Filippo Neri. Il primo incontro che avviene durante questa visita è con voi, con i ragazzi e le ragazze delle scuole e dei vari gruppi che si preparano alla prima Comunione e alla Cresima e con i più piccoli degli asili che sono sotto la protezione delle suore.

Vi saluto tutti cordialmente, i vostri genitori e i vostri catechisti e catechiste, tutti quelli, insomma, che seguono la vostra formazione religiosa. Mi rallegro della presenza di tutti. Sappiamo bene che san Filippo Neri è un patrono di Roma, sappiamo anche che è un santo molto gioioso. Sono contento che la vostra parrocchia si trovi sotto il suo patronato. Ma vi auguro anche la gioia che deriva dal tempo di Avvento, tempo di preparazione alla venuta del Signore.

Questa preparazione ci fa gioire, se abbiamo un cuore puro, perché col cuore puro possiamo accogliere Gesù nel mistero del suo Natale. così io vi auguro questa gioia che ha caratterizzato san Filippo Neri, la gioia che proviene dalla grazia del Signore. Questa gioia che ci fa aprire il cuore al Signore, incontrare il Signore nel suo Avvento. Una buona preparazione ai Sacramenti, alla Prima Comunione, alla Cresima, è una buona preparazione a tutta la vita cristiana che vi aspetta. Dovete prepararvi bene a essere buoni cristiani. San Filippo Neri era un buon cristiano; dovete imparare da lui perché i Santi ci sono dati dalla Provvidenza. Dobbiamo imitare san Filippo Neri nella sua gioia ma anche nella sua purezza di cuore.

(Alle religiose, il Santo Padre ha rivolto le seguenti parole: L'Avvento è un tempo forte; vi auguro di viverlo con la stessa fortezza.

Accogliete il Piccolo Sposo che verrà la notte di Natale. A tutte le vostre consorelle auguro, è un augurio speciale, buone vocazioni per ciascuno dei vostri istituti e vi benedico insieme al Cardinale e ai Vescovi presenti.

(Rivolgendosi al Consiglio pastorale, il Papa ha detto:) Carissimi fratelli e sorelle, il Cristo ha affidato la sua Chiesa agli uomini, agli Apostoli e a tutti i loro successori. Questi successori naturalmente, se si tratta della successione gerarchica, sono i Vescovi - il Vescovo di Roma capo -; ma se si tratta dello spirito apostolico, siamo tutti noi nella successione degli Apostoli perché viviamo la stessa missione, la stessa fede, la stessa grazia, lo stesso Signore, lo stesso Padre. La Chiesa è affidata a noi tutti, in modi diversi naturalmente: un affidamento si fa tramite la vocazione sacerdotale, un altro affidamento tramite la vocazione religiosa, un altro tramite la vocazione laicale, e i laici nella loro vita familiare, nella loro vita professionale, nella loro vita sociale, culturale, ecc., con tutta quella ricchezza umana che coinvolge la Chiesa. La stessa Chiesa di Cristo - ripeto - è affidata a noi tutti. Ecco, il Consiglio pastorale, frutto storico del Concilio Vaticano II, delle sue riflessioni e dei suoi orientamenti, è il segno non solamente simbolico ma realistico del fatto che la Chiesa è affidata a noi tutti.

C'è una Chiesa che si chiama parrocchia. Parrocchia di san Filippo Neri, nella quale ci sono oltre 20.000 fedeli, oltre 20.000 cristiani, membri di questa comunità. A loro tutti è affidata la loro parrocchia. Il Consiglio pastorale è uno strumento speciale, un mezzo speciale, organizzativo, strutturale, per esprimere questa realtà.

Benché i Pastori siano Vescovi e sacerdoti, voi prendete parte alla loro sollecitudine pastorale perché essa appartiene solamente all'eredità apostolica, all'apostolato. Volevo sottolineare l'importanza del Consiglio pastorale, la sua finalità principale. E tutto questo per dirvi un augurio molto cordiale per la vostra partecipazione attiva e costruttiva alla vita di questa parrocchia, al suo sviluppo spirituale e sociale, cristiano e umano. Voglio anche augurare ogni bene a ciascuna e a ciascuno di voi, alle vostre famiglie, alle persone che sono a voi care e tramite voi a tutta la comunità parrocchiale".

(All'Azione cattolica, alle Acli e all'associazione san Vincenzo:) Grazie della vostra presenza in questa prima domenica di Avvento per la visita pastorale del Papa, rappresentanti di un apostolato che si diffonde nella parrocchia. Il centro della parrocchia è la chiesa, ma nella parrocchia c'è un altro tempio spirituale, fatto di pietre vive, che siamo noi. E così l'apostolato esce dal cuore di Cristo e si diffonde in tutta questa struttura viva, in una comunità che deve essere permeata dello spirito di Cristo. Per quello che fate vi ringrazio e vi auguro di continuare su questa strada dell'apostolato dei laici.

(Ai giovani della parrocchia:) La vostra domanda è una domanda centrale. E' una domanda che fanno alla Chiesa, al Papa, i giovani di ogni parte del mondo e specialmente quelli del nostro continente, di tutti i Paesi europei, i quali hanno le nostre stesse tradizioni; un passato comune, un passato cristiano. Cosa dovrei dire per dare una risposta a questa domanda fondamentale? Ecco possiamo riferirci al passato; anzi, dobbiamo riferirci al passato dei nostri popoli, del vostro popolo italiano. Tante ricchezze, tante bellezze, tanti tesori di cultura, di fede; tanti santi, artisti, scienziati, tutto ciò è un grande bene per l'umanità intera. Per questo dobbiamo riferirci al passato. Oggi pero, prima domenica d'Avvento, io penso che le vostre domande si riferiscono soprattutto al futuro. Perché? Si riferiscono al futuro perché siete giovani, e perché questo futuro, questo avvenire del mondo, specialmente nel vostro mondo sembra seriamente minacciato. Lo capiamo vedendo tutti questi mezzi della tecnica moderna capaci di distruggere il pianeta in cui viviamo. Questa minaccia fa crescere nel cuore della vostra generazione una tristezza, un dolore che affligge la nostra esistenza. E forse voi giovani sentite questo dolore in modo più grande degli altri, perché la vostra vita, come ho detto, è aperta al futuro, si riferisce al futuro, all'avvenire.

Cosa dovrei dirvi in questa prima domenica d'Avvento; che cosa ci dice l'Avvento. L'Avvento ci dice appunto che l'umanità intera e ogni uomo ha un futuro felice, nonostante tutto quello che possono portare i tempi, le esperienze umane, la storia, le tragedie. Nonostante tutto quello che vediamo ogni giorno, che sentiamo quasi nell'aria: nonostante tutto l'umanità ha un futuro, ha un avvenire, e un avvenire buono, un avvenire divino. E' questo il messaggio dell'Avvento, il messaggio della salvezza. Dio vuole salvarci e ci salva.

Che cosa significa tutto questo? Significa, carissimi giovani, che voi, la nuova generazione, dovete farvi ancora più vicini a Cristo: l'avvenire dell'umanità e di ogni uomo è in lui, è tramite lui. E questo avvenire personale e anche comunitario è possibile anche nelle situazioni, nelle circostanze più contrarie. Ne abbiamo le prove. Anche nel passato, nel passato più vicino abbiamo le prove delle vittorie umane ottenute grazie all'amicizia profonda con Cristo.

Ecco, voi giovani non dovete dubitare circa il vostro futuro, circa il vostro avvenire.

Dovete avere fiducia, anche perché avete un privilegio: il privilegio della giovinezza a cui spetta il futuro. Voi potete, con Cristo, rimanere degni della vostra umanità, fedeli alla vostra fede cristiana. Anzi voi, insieme con Cristo, potete essere costruttori di un mondo migliore, costruttori della pace, della giustizia, di una vita più umana, più degna dell'uomo. Naturalmente tutto ciò si basa, come ho detto, sull'amicizia e sulla fedeltà a Cristo.

Ecco quello che volevo dirvi per essere in sintonia con le vostre preoccupazioni, con le vostre speranze, per rispondere alle vostre domande. Voi siete la generazione della speranza: voi siete, come ho detto il primo giorno del mio Ministero papale, la speranza del mondo e della Chiesa, voi siete la speranza del Papa, voi siete la speranza. Grazie".

Data: 1983-11-27 Data estesa: Domenica 27 Novembre 1983



Al termine della visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Messaggio ai vescovi stanutinensi di rito bizantino e ruteno

Al mio venerabile e caro Fratello Stephen J. Kocisko, Arcivescovo di Pittsburg, di rito bizantino e agli altri Vescovi di rito bizantino-ruteno degli Stati Uniti d'America.

E' una gioia per me darvi oggi il benvenuto in occasione della vostra visita "ad limina" presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo. In voi saluto con affetto e rispetto tutti i fedeli ruteni d'America.

Venendo in pellegrinaggio a questa sede apostolica, portate con voi le speranze e le gioie, i problemi e le aspirazioni del vostro amato popolo. Tutti questi aspetti di vita sono legati in qualche modo all'origine dei vostri antenati, alle condizioni della loro emigrazione e alla realtà della vostra situazione odierna. La vostra storia, alla quale oggi rendo onore, è stata dominata dalla speranza cristiana che trova la sua sorgente nel Mistero Pasquale della morte e risurrezione di nostro Signore Gesù. Cristo, un mistero ininterrottamente vissuto in ogni generazione della Chiesa.

La speranza che ha sostenuto i vostri antenati è anche l'ispirazione delle vostre comunità ecclesiali d'oggi. Perpetuando, come esse fanno, le solide tradizioni del vostro popolo, le vostre Chiese locali sono radicate nella stessa santa fede cattolica e sono animate da forte attaccamento alla Sede di Pietro e alla Chiesa universale di Cristo. Cercando di trasmettere alle generazioni future il ricco patrimonio del passato - soprattutto la vostra venerabile tradizione liturgica - voi vi sforzate di essere un esempio di vita cristiana nella società di oggi.

Come successore di Pietro e Vicario di Cristo sono spiritualmente vicino ai vostri fedeli nella grande sfida che il Signore presenta loro giorno dopo giorno: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

Incoraggio tutti i vostri sforzi volti a formare giovani sacerdoti nell'autentico insegnamento della Chiesa, quale è stato riaffermato e applicato dal Concilio Vaticano II. La mia benedizione va ai vostri studenti del seminario dei Santi Cirillo e Metodio e a tutti coloro che lavorano per promuovere le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Siate certi anche che tutte le vostre attività ecclesiali sono sostenute dalle mie preghiere; in particolare prego per il successo dei vostri sforzi devoti per la ricostruzione del tessuto d'unità con i vostri fratelli cristiani che, come voi, sono memori del desiderio del Signore dell'unità perfetta nella fede e nell'amore.

Mando il mio saluto di pace a tutti i sacerdoti e religiosi che collaborano generosamente alla causa del Vangelo. Il mio affetto va alle famiglie cristiane e in particolare ai malati e a tutti coloro che soffrono. Con l'apostolo Pietro dico: "Pace a voi tutti che siete in Cristo" (1P 5,14).

Dal Vaticano, 2 dicembre 1983

Data: 1983-12-02 Data estesa: Venerdi 2 Dicembre 1983

A Vescovi messicani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Abuso di assoluzioni collettive a scapito della dignità sacramentale

Cari fratelli nell'Episcopato.


GPII 1983 Insegnamenti - A educatori e alunni dei Barnabiti - Città del Vaticano (Roma)