GPII 1983 Insegnamenti - Ai pellegrini ammalati - Lourdes (Francia)

Ai pellegrini ammalati - Lourdes (Francia)

Titolo: La sofferenza vissuta con fede ci rende cooperatori di Cristo

Carissimi ammalati, membra sofferenti del Signore Gesù.


1. E' necessario ricordarvi che Gesù di Nazaret - prima di salire a Gerusalemme per consumare, nell'abbandono quasi totale dei suoi, il misterioso sacrificio della Redenzione universale - durante gli anni della sua predicazione itinerante, ha concesso priorità alle persone afflitte dalla sofferenza sia fisica che morale? E la storia del Cristianesimo, spesso in modo luminoso, non fa che mettere in luce questo servizio ai malati e ai più poveri, inaugurato dal suo divino Fondatore. Da parte sua, la vostra Nazione francese ha visto nascere molte congregazioni ospedaliere. Come non ricordare le Figlie della Carità, istituite da san Vincenzo de' Paoli, nato nelle Lande, regione qui vicina? Come dimenticare che Bernadette Soubirous entro nella congregazione delle Suore della Carità e dell'Istruzione cristiana di Nevers, fondata nel XVII secolo per le piccole scuole, la visita dei poveri e dei malati e il servizio negli ospedali? E la città di Lourdes non è luogo per eccellenza dove i malati si trovano veramente a casa loro, allo stesso titolo delle persone sane, con i servizi e gli organismi pienamente funzionali a loro?


2. La sofferenza è sempre una realtà, una realtà dai mille volti. Penso alle indigenze provocate da certi fenomeni geologici abbastanza imprevedibili, alle miserie morali che si moltiplicano in una società che credeva di sconfiggerle.

Penso a tutte le infermità e le malattie: alcune guaribili a scadenza, altre purtroppo ancora incurabili. La sofferenza è certamente oggettiva; ma essa è ancor più soggettiva, unica nel senso che ogni persona, afflitta o malata, davanti alla stessa malattia, reagisce in modo diverso, talvolta in modo molto diverso. E' il mistero della sensibilità di ognuno, che è imponderabile. Nell'ambito segreto delle coscienze, si arriva addirittura al punto che alcune persone soffrono inquietudini e rimorsi senza reale fondamento.


3. Di fronte ad ogni sofferenza, le persone sane hanno un primo dovere: il rispetto; anzi, talvolta il silenzio. Non era il Cardinale Pierre Veuillot, Arcivescovo di Parigi, rapidamente stroncato da una implacabile malattia una quindicina di anni fa, che chiedeva ai preti che lo visitavano di parlare con molta prudenza della malattia? Si voglia o non si voglia, la sofferenza, nonostante parziali spiegazioni, rimane difficile da comprendere e difficile da accettare anche da coloro che hanno fede. La fede infatti non elimina il dolore.

Essa lo unisce invisibilmente a quello di Cristo Redentore, l'Agnello senza macchia, che si è come immerso nel peccato e nella miseria del mondo, per essere totalmente solidale, per donargli un altro significato, per santificare in anticipo tutte le prove e la morte stessa che stringevano la carne e il cuore degli uomini suoi fratelli...

"Per Cristo e in Cristo riceve luce quell'enigma del dolore e della morte che al di fuori del suo Vangelo ci opprime". Questa affermazione è riportata dalla meravigliosa costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (GS 22). Il profeta Isaia, letto poco fa, aveva ragione di dire alla gente del suo tempo: "Coraggio! Non temete! Ecco il vostro Dio... Egli viene a salvarvi" (Is 35,4). E Gesù ha potuto affermare con certezza: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorero (Mt 11,28).


4. Cari ammalati, vorrei lasciare nel vostro ricordo e nel vostro cuore tre piccole luci che mi sembrano preziose.

Prima di tutto, qualunque sia la vostra sofferenza, fisica o morale, personale o familiare, apostolica e perfino ecclesiale, è necessario che voi ne prendiate lucidamente coscienza, senza minimizzarla e senza esagerarla, con tutti i turbamenti che essa genera nella vostra sensibilità umana: scacco, inutilità della vostra vita, ecc.

Poi, è indispensabile procedere sulla via dell'accettazione. Si, accettare che sia così non con rassegnazione più o meno cieca, ma perché la fede ci assicura che il Signore può e vuole ricavare il bene dal male. Quanti qui presenti potrebbero testimoniare che la prova, accettata con fede, ha fatto rinascere in loro la serenità e la speranza... Se vuole trarre il bene dal male, il Signore vi invita ad essere voi stessi attivi, per quanto vi è possibile, nonostante la malattia, e se siete handicappati a responsabilizzare voi stessi, con le forze e i talenti che disponete, nonostante l'infermità. Coloro che vi assistono con il loro affetto e con il loro aiuto, e anche le Associazioni di cui fate parte, come le Fraternità dei malati, cercano giustamente di farvi amare la vita e di svilupparla anche in voi, per quanto è possibile, come un dono di Dio.

Infine, rimane ancora da compiere il gesto più bello: l'oblazione.

L'offerta, effettuata per amore del Signore e dei fratelli, permette di raggiungere un grado talvolta molto elevato di carità teologale, e cioè di abbandonarsi all'amore di Cristo e della Santissima Trinità per l'umanità. Queste tre tappe vissute da ciascun sofferente secondo il suo ritmo e la sua grazia, gli recano una meravigliosa liberazione interiore. Non è questo il paradossale insegnamento riferito dagli evangelisti: "...colui che perde la sua vita per causa mia, la ritroverà" (Mt 16,25)? Non è questo l'atto evangelico di abbandono, provato così intimamente da Bernadette di Lourdes e da Teresa di Lisieux, malate per quasi tutta la loro vita? Cari fratelli e sorelle sofferenti, partite di qui fortificati e rinnovati per la vostra "missione speciale"! Voi siete i preziosi cooperatori di Cristo nell'applicazione nel tempo e nello spazio della Redenzione, che egli ha realizzato una volta per sempre e a beneficio dell'intera umanità con i misteri storici dell'Incarnazione, della Passione e della Risurrezione. E Maria, sua e vostra Madre, sarà sempre a voi vicina!


5. Permettete infine che a nome vostro e anche della Chiesa, io ringrazi e incoraggi l'"Hospitalité" di Lourdes, come pure le "Hospitalités" diocesane di Francia e delle altre Nazioni qui rappresentate. Comprendo e valuto il lavoro evangelico e i meriti dei laici e dei sacerdoti impegnati nel servizio dei pellegrini malati. Alcuni, lo so, sacrificano anche una parte o addirittura tutte le loro ferie annuali per essere completamente e cordialmente a vostra disposizione. Cari cappellani, religiosi e religiose, medici e infermiere, "brancardiers" e altre persone ausiliarie, ringraziate per la chiamata che un giorno avete udito di offrire la vostra vita per coloro che soffrono. Nei vostri incontri diocesani o regionali approfondite con continuità la spiritualità e la prassi della vostra missione nella Chiesa. Proponete a molti giovani di unirsi a voi. Rimanete sempre uniti tra di voi, con le Fraternità cattoliche dei malati, che esistono in quasi tutte le diocesi, e naturalmente con i vostri Vescovi.

Assicuro a voi tutti la mia particolare stima e invoco copiose grazie derivanti dal vostro stato per tutti i membri delle "Hospitalités" di Lourdes, della Francia e del mondo! Tra qualche momento, il Signore stesso verrà a benedire i malati, nel Santissimo Sacramento, che rende presente il suo sacrificio, il dono della sua vita e tutto il suo amore!

Data: 1983-08-15 Data estesa: Lunedi 15 Agosto 1983

Ai cattolici francesi - Lourdes (Francia)

Titolo: Rafforzate la fede in piena unione con i vostri pastori

Non è senza rincrescimento, non è senza nostalgia che ogni pellegrino deve abbandonare questo luogo di grazie; lo è, a maggior ragione, per il successore di Pietro, che ha potuto avvicinarsi come Bernadette al luogo ove l'Immacolata Concezione mostro il suo volto e disse il suo nome, che ha potuto qui deporre le assillanti preoccupazioni della sua missione universale e pregare con un grande popolo di credenti. Ne ho provato una gioia indicibile. Certamente conservero il ricordo di questa solennità dell'Assunzione come una delle più belle della mia vita. "Quid retribuam Domino": che cosa rendero al Signore, per avermi tanto esaudito! Che cosa rendero a Nostra Signora di Lourdes, che ci ottiene, che mi ha ottenuto tante grazie dal Signore! A Roma, nei giardini vaticani, mi piace pregare davanti alla riproduzione della Grotta di Massabielle e ogni anno, l'11 febbraio, celebro in San Pietro una Messa per i malati della mia diocesi. Ciò significa che Lourdes è sempre presente a Roma e specialmente nel cuore del Papa.

Ma il mio caloroso ringraziamento va a voi tutti, pellegrini venuti a festeggiare qui l'Assunzione, con la famiglia, in gruppi o con il Pellegrinaggio nazionale, da tutta la Francia e dai Paesi vicini, e a tutti voi, "pellegrini nel desiderio", che senza aver potuto venire, vi siete uniti con il cuore e con la preghiera alle cerimonie di questi giorni 14 e 15 agosto. Voi avete rallegrato e confortato il successore dell'apostolo Pietro, felice di vedervi onorare Maria con lui, felice di conoscere il vostro affetto per la Chiesa cattolica, apostolica e romana. Il nostro cuore era aperto a tutti coloro che condividono la fede in Cristo e la venerazione verso sua Madre, chiamati a formare l'unica Chiesa di Gesù Cristo.

E ora, prima di lasciarli, mi rivolgo in modo particolare a tutti i cattolici di Francia, per incoraggiarli ancora nella loro fede, nella qualità morale della loro vita, nella loro unità e nella loro testimonianza.


1. Cari fratelli e sorelle, avete ricevuto con il Battesimo il contrassegno di Cristo e la capacità di credere. "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato" (Jn 6,29). Alimentate la vostra fede alle fonti autentiche, mettendovi in ascolto della Parola di Dio, senza separare la Bibbia, la Tradizione e il Magistero della Chiesa, al quale questo deposito è stato affidato. Non permettete che le certezze della fede si dissolvano o si spengano al vento di ideologie atee o semplicemente di sistematiche e sconsiderate problematizzazioni.

Non lasciate che l'indifferenza religiosa si sostituisca alla fede nel Figlio del Dio vivente né che il materialismo pratico soffochi l'aspirazione verso Dio da cui siete segnati. Sappiate smascherare le tentazioni insidiose che, come all'origine della storia umana, gettano il sospetto su Dio, per farvi dubitare della sua Verità, del suo Amore, o per presentare le sue esigenze come un ostacolo alla vostra libertà. Gesù stesso aveva avvertito Pietro e i suoi fratelli: "Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede" (Lc 22,31-32). Pregate anche voi, pregate di più, per non entrare in tentazione e preoccupatevi, giovani e adulti, di alimentare la vostra fede. La prova della fede è normale; è la prova della fedeltà a confidare in Cristo, a seguirlo.


2. E aggiungo con Gesù: camminate per la strada stretta e angusta che porta alla Vita (cfr. Mt 7,14). Essa implica alcune esigenze di spirito di poverta, di fedeltà e di castità nell'amore, di condivisione fraterna, di misericordia, di perdono, di giustizia, di pace, di regolare partecipazione ai Sacramenti e alla preghiera della Chiesa, di obbedienza ai comandamenti. "Se osserverete i miei comandamenti - dice Gesù - rimarrete nel mio amore" (Jn 15,9).

Lourdes vi ripete la chiamata alla santità e il bisogno della conversione. L'Anno Santo vi invita ad aprire le porte al Redentore. Non conformatevi ai costumi del mondo. E soprattutto non scoraggiatevi. La vita secondo Cristo è possibile, perché ci è stato dato lo Spirito Santo.


3. Questo dico ancora ai cattolici di Francia: rafforzate la vostra unità attorno ai vostri Vescovi, i Pastori che lo Spirito Santo ha scelto e santificato specialmente per garantire questa unità e favorire la vitalità ecclesiale. C'è una legittima diversità di sensibilità e di metodi; ma questo deve avvenire nell'ambito della stessa fede e degli orientamenti tracciati dalla Chiesa; gli sforzi devono convergere e la carità deve rendervi accoglienti e reciprocamente fiduciosi. Fin dagli inizi della Chiesa, l'unità con il Vescovo è stato il segno dei discepoli di Cristo e la garanzia del progresso spirituale.


4. Infine, non temete di rendere testimonianza, umile ma visibile e ardente, al Vangelo. Non lasciate le nuove generazioni disorientate a motivo dell'ignoranza religiosa; ma che la vostra famiglia, il vostro ambiente, avvertano la fermezza delle vostre convinzioni in coerenza con la vostra vita. Rendete conto della speranza che è in voi! Cattolici di Francia, come Pastore universale ma in accordo con i cari fratelli nell'Episcopato, i vostri Vescovi, io vi esorto a mantenervi in missione.

Ogni Nazione ha la sua caratteristica storia di uomini. Ma i popoli che hanno ricevuto un'eredità spirituale assai ricca, devono preservarla come la pupilla dei loro occhi. E, in concreto, queste Nazioni non mantengono tale eredità che vivendola integralmente e trasmettendola coraggiosamente. O terra di Francia! Terra di san Fotino e di santa Blandina, di san Dionigi e di san Luigi, di sant'Ivo de Tréguier e di san Bertrando di Comminges, di santa Giovanna d'Arco, di san Francesco di Sales e di santa Giovanna di Chantal, di san Vincenzo de' Paoli e di santa Luisa di Marillac, di san Giovanni Eudes e di santa Margherita Maria, di santa Margherita Bourgeoys e della beata Maria dell'Incarnazione, di san Francesco Régis e di san Luigi Grignion di Montfort, di santa Giovanna Delanoue e della beata Giovanna Jugan, di san Giovanni Battista de la Salle e di san Benedetto Labre, di molti missionari come sant'Isacco Jogues, il beato Teofano Vénard e san Pietro Chanel, del santo Curato d'Ars, di santa Teresa di Lisieux, di Federico Ozanam e di Carlo de Foucauld, di san Michele Guarricoïts di questa regione, di santa Bernadette, canonizzata proprio cinquant'anni fa, durante il precedente Anno della Redenzione! Cattolici di Francia, voi avete ereditato un patrimonio considerevole di fede e di tradizione cristiana. E' il tesoro per il quale i santi della vostra Nazione hanno sacrificato tutto "per impadronirsene", come richiede il Vangelo, talmente erano convinti che l'uomo completo è costituito dal rapporto con l'Assoluto e dall'ardente carità! E ora estendo il mio saluto cordiale e i miei auguri a coloro che, senza essere cattolici, condividono la fede cristiana: con essi desideriamo meglio corrispondere alla volontà di Cristo e continuare attivamente il cammino verso l'unità. Sono anche sicuro che la fede nell'unico Dio può essere un potente fermento di armonia e di collaborazione tra cristiani, israeliti e musulmani, per combattere contro quei pregiudizi e quei sospetti, che dovrebbero essere superati.

Con il medesimo spirito di rispetto e di amicizia non esito a rivolgermi a tutti i cittadini di questa Nazione che sono non-credenti o nel dubbio circa la fede. Con essi spesso abbiamo in comune la leale dedizione alle stesse cause umanitarie, la preoccupazione per la giustizia, per la fraternità, per la pace, per il rispetto della dignità umana e per l'aiuto verso i più bisognosi. Per essi, per le loro famiglie formulo i miei auguri cordiali.

E per essi, come pure per i credenti, desidero aggiungere questo. Quando in tutto il mondo oggi la Chiesa si impegna, con la ben nota tenacia, ad agire per il rispetto della libertà religiosa, essa ha chiara coscienza di essere a capo di una lotta necessaria per l'uomo, per la sua più intima libertà, per la difesa di tutte le altre libertà fondamentali. E so che questa terra di Francia è particolarmente impegnata in questa lotta per la libertà, per la dignità umana. La Chiesa è convinta - e l'esempio dei santi che ho ricordato poco fa lo dimostra - che la scintilla della fede e della santità non può sprigionarsi che da un cuore libero. La Chiesa è pertanto attenta più degli altri al rispetto che merita ogni leale tentativo.

Si tratta perciò di sottrarre l'uomo a ogni costrizione da parte di individui, di gruppi sociali o di qualunque altro potere umano, di modo che non gli sia mai impedito di agire secondo coscienza (cfr. DH 2). Ma ciò non impedisce che gli uomini siano spinti, per loro stessa natura, e tenuti per obbligo morale - e cioè nel loro stesso intimo - a cercare la verità, la verità tutt'intera, quella innanzi tutto dove la religione offre un senso più pieno alla vita e propone di regolare la sua condotta secondo le esigenze della verità rivelata. La ricerca della libertà e della verità si ricongiunge in Dio.

L'augurio sincero che io formulo per tutti è che essi trovino, nel clima di libertà che è loro proprio, per la testimonianza dei loro fratelli, questa "luce venuta da un altro luogo", certamente misteriosa, perché richiede la fede, ma che illumina l'esistenza umana e la appaga, senza costringere, ma anzi rendendo veramente liberi (cfr. Jn 8,32). Dico questo semplicemente perché nella mia coscienza, nella coscienza della Chiesa, so che è vero, e perché sono convinto, che lo stesso umanesimo che noi tutti cerchiamo, non sarà vitale e autentico se non sarà aperto all'Assoluto, nel riconoscimento di Colui che è la sorgente e il fine di tutto, Dio, che, secondo il Vangelo, è l'Amore. Bisogna che noi prepariamo per il domani un mondo che sia all'altezza dell'uomo in tutte le sue dimensioni.

Qui ho invocato Maria, la Madre del Redentore dell'umanità, per il destino umano e spirituale di tutti i vostri compatrioti e dell'intera Nazione francese.

La mia benedizione apostolica è il pegno di questa mia sollecitudine. A tutti, senza eccezione, la imparto di gran cuore nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!

Data: 1983-08-15 Data estesa: Lunedi 15 Agosto 1983

Alla partenza nell'aeroporto - Tarbes (Francia)

Titolo: Ancora una preghiera e un arrivederci

Signor Primo Ministro, Signor Sindaco, Cari fratelli nell'Episcopato, Signore e Signori.

Questa è una giornata molto intensa! Ringrazio vivamente tutti coloro che ne hanno permesso il felice svolgimento e che, in questo giorno di festa, hanno sacrificato un po' del loro riposo e della tranquillità domestica per accompagnare il primo pellegrinaggio di un Papa a Lourdes, con la loro apprezzata presenza, la loro vigilanza o le loro capacità organizzative. Si, tante grazie a tutti.

Come dicevo ieri, sono soddisfatto di aver infine potuto aggiungere Lourdes alla catena dei santuari mariani che mi è stato dato di visitare attraverso il mondo per pregarvi con i miei fratelli cristiani. Si tratta di una devozione fondamentale nella mia vita e vorrei coinvolgere la Chiesa tutta nella preghiera, nella preghiera mariana. La preghiera è il primo compito e il primo annuncio del Papa; essa è la prima condizione del mio servizio nella Chiesa e nel mondo. Ed è bene, per questo, che anch'io mi inginocchi davanti alla Grotta di Massabielle, e che mi faccia in tutto pellegrino di Lourdes. Ho potuto nello stesso tempo avere un incontro fruttuoso con le folle venute da tutta la Francia e con i sacerdoti, le religiose, i giovani, i malati, le famiglie, e anche le autorità di questo Paese. Ne sono molto felice.

Ritengo che la Francia sia assai fortunata di possedere in questa regione un simile luogo sacro! Non, per la verità, di possederlo, poiché esso è stato dato come pura grazia; ed essa non ne dispone come di un antico tesoro, né come di un'attrattiva turistica, ma come di una fonte misteriosa che attira le anime per rinnovarle, e che essa deve offrire ai viandanti del mondo intero. Io sono stato uno di questi viandanti, e ho portato con me i ringraziamenti e le intenzioni di tutta la Chiesa. Ho formulato i migliori voti per la Chiesa in Francia, così come per tutto il popolo di questo Paese e per coloro che hanno grandi responsabilità al servizio del bene comune.

Mi auguro soprattutto che la Nazione francese s'assuma al meglio il grande destino che ha ereditato dalla storia, che persegua un vero progresso umano e spirituale e che contribuisca, nel concerto delle Nazioni, a ispirare soluzioni di saggezza, di giustizia e di pace.

La Francia mi riserva ancora altri luoghi che mi attirano, ed altre occasioni di visita e di incontro, se Iddio me lo permette. In ogni modo, per varie ragioni, restero vicino a tutti i figli e le figlie di questa Nazione, con il cuore e con la preghiera.

Grazie ancora! E che Dio vi benedica!

Data: 1983-08-15 Data estesa: Lunedi 15 Agosto 1983



Il saluto alla popolazione - Palestrina (Roma)

Titolo: Rinnovate l'adesione a Cristo nella fedeltà ai valori evangelici




1. Le sono vivamente grato, signor sindaco, per le cordiali e commosse parole con cui mi ha porto il benvenuto non solo a nome della pubblica amministrazione e della cittadinanza di Palestrina, ma anche degli altri suoi colleghi, sindaci dei comuni della zona circostante. Diro subito in risposta che l'odierna mia visita, anche se rapida e breve, s'ispira a vivissimi sentimenti di soddisfazione e di riconoscenza, i quali hanno una duplice e convergente motivazione di ordine ecclesiale e personale.

Non da oggi, infatti, io conosco questa illustre, antica e nobile città: all'"altum Praeneste", già noto nel periodo romano e tanto celebrato dai poeti, fan riscontro - a voler leggere e interpretare rettamente i fatti della storia - le ricche memorie della Palestrina nell'età cristiana, le quali si spingono fino alle soglie della Chiesa sub-apostolica, e alle quali, comunque, è da ricondurre, nelle sue radici vitali, l'origine stessa della diocesi nel quarto secolo. E' diocesi che appare stabilmente, fedelmente congiunta con la "Sedes Beati Petri": e proprio un tale vincolo, perdurando inalterato fino ai nostri giorni, costituisce il motivo oggettivo-ecclesiale che dà particolare rilievo alla mia presenza qui, in mezzo al clero e ai fedeli. Sede suburbicaria, Palestrina divide con poche altre sedi l'onore di un titolo che è, ad un tempo, significativo e impegnativo: un titolo che esprime una vicinanza territoriale con la Chiesa di Roma, ma soprattutto sollecita a più intensa e vissuta comunione con essa.


2. Quanto al motivo personale - come tutti sanno - mi è stato dato più di una volta, fin dagli anni del mio soggiorno romano, di passare per Palestrina, o anche di sostarvi brevemente prima di salire fin sulla cima dei suoi monti per raggiungere l'amato Santuario della Mentorella. Lassù, in mezzo allo spettacolo incantevole della natura, mi son sempre sentito più vicino a Dio e tanto più facilmente ho potuto ammirare, meditare e pregare. E l'inizio della marcia, direi quasi la stazione di partenza in questi indimenticabili itinerari spirituali era appunto Palestrina.


3. E' evidente, pero, che al di là dei ricordi personali la visita di oggi ha un più ampio carattere e una precisa finalità spirituale. Come le altre visite che ho avuto modo di fare in varie città d'Italia, anche l'odierna venuta tra voi, cari cittadini e fedeli di Palestrina - così io penso e mi auguro - è una nuova esperienza del mio ministero o, più esattamente, una presa di contatto diretta con la "particolarità" della vostra Chiesa. Intendo dire che l'incontro con "questa" Chiesa suburbicaria, se da parte mia vuol essere un gesto di omaggio ed un doveroso incoraggiamento nella linea del precetto di "confermare i fratelli" (cfr. Lc 22,32), per voi tutti, che siete membra vive di questa Chiesa, deve essere un'occasione di riflessione religiosa, uno stimolo alla perseveranza nella fede e, ove sia necessario, una ripresa coraggiosa per la salvaguardia e l'incremento di un patrimonio spirituale singolarmente abbondante e fecondo.

Si svolge questa visita pastorale nel giorno sacro alla memoria liturgica di un insigne martire, il giovanissimo Agapito, che fu figlio di questa terra e rese proprio qui un'esemplare testimonianza a Cristo Signore nel turbine della persecuzione. Anche una tale circostanza ha un preciso significato, e io auspico che la figura di Agapito, patrono della città e della diocesi, possa ispirare e confortare il rinnovato proposito di costante adesione a Cristo e alla sua Chiesa, nella fedeltà ai valori evangelici, a cominciare dalla carità.

Ho già ricordato il Santuario della Mentorella; ma non posso dimenticare il Santuario diocesano della Madonna del Buon Consiglio nella vicina Genazzano. A lei, Madre di Cristo e della Chiesa, io chiedo una speciale protezione per l'intera diocesi e un'abbondante effusione di grazie e di favori celesti.

Data: 1983-08-18 Data estesa: Giovedi 18 Agosto 1983

Alle religiose riunite in Cattedrale - Palestrina (Roma)

Titolo: La vocazione religiosa sia continuo appello al primato dello spirito

Care sorelle in Cristo!


1. Sono sinceramente lieto perché in questo mio pellegrinaggio pastorale a Palestrina, in occasione delle festività in onore del patrono sant'Agapito, posso incontrarmi, pur per brevi momenti, con voi, religiose della diocesi. Vi trovo qui nella Cattedrale, accanto e di fronte a Gesù, a Colui che è tutta la ragion d'essere della vostra vita: infatti, chiamate da Dio alla fedele e costante pratica dei consigli evangelici, vi siete consacrate in maniera peculiare a seguire Cristo, che redense e santifico gli uomini con la sua obbedienza spinta fino alla morte di Croce (cfr. Ph 2,8).

Qui, vicino a Cristo Eucaristia, desidero dirvi la mia stima, e quella di tutta la Chiesa, per la vostra scelta di vita religiosa, che sta alla base e a fondamento di tutte le molteplici e varie attività che, secondo il carisma tipico di ciascun vostro Istituto, voi svolgete, giorno dopo giorno, per la gloria di Dio e per il bene dei fratelli.

La Chiesa guarda con ammirazione alla vostra presenza, perché voi siete una forza importantissima e insostituibile nell'articolazione della sua vita e per lo stesso benessere e promozione della società civile. La carità di Cristo, che vi spinge (2Co 5,14), ha veramente dilatato le vostre menti e i vostri cuori in una dedizione continua per gli altri, che trova in tutte le vostre iniziative - ispirate alle indicazioni dei vostri Fondatori e delle vostre Fondatrici - l'espressione più valida e più pura di quell'atteggiamento di totale disponibilità per i fratelli e le sorelle, amati e serviti in Cristo e per Cristo. Chi potrà soppesare e valutare, in termini di pura statistica umana, il bene immenso che voi operate nelle scuole, nei collegi, nelle chiese, negli ospedali, nel campo caritativo e assistenziale, nelle opere parrocchiali, nella catechesi, nei gruppi di apostolato? E come non ricordare, in questo momento, anche le sorelle religiose di clausura, le quali, nel silenzio, nel distacco, nella preghiera e nella penitenza danno, insieme con voi, una luminosa testimonianza della vitalità e della fecondità misteriosa della consacrazione totale e incondizionata a Dio nella vita religiosa?


2. Siate sempre serenamente e lietamente fedeli a questa vostra scelta, la quale è per la Chiesa tutta e per il mondo un continuo e pressante appello al primato dello spirituale. In tale prospettiva assumono un significato emblematico i "consigli evangelici" per mezzo dei quali voi non soltanto siete morte al peccato (cfr. Rm 6,11), ma vivete per Dio solo. Tutta la vostra vita è posta al servizio di Dio, e ciò costituisce una speciale consacrazione, che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale e ne è un'espressione più perfetta (cfr. PC 5).

Consacrate al servizio di Dio, siete anche al servizio della Chiesa.

Tale vostro atteggiamento di "ministero" deve essere sorretto e animato dalla costante preghiera, dallo studio e meditazione continua della Parola di Dio, e dalla vicendevole carità.

Questo mio incontro con voi avviene nel corso dell'Anno Giubilare della Redenzione, che ho auspicato come un tempo di grazia e di salvezza per tutta la Chiesa; un tempo in cui ogni fedele deve sapersi soprattutto chiamato da un impegno singolare di penitenza e di rinnovamento. Rivolgo a voi in modo speciale l'invito a vivere e a far vivere intensamente questo anno di grazia e di conversione.

Affido voi, i vostri ideali e i vostri propositi a Maria santissima, Madre del Redentore e Madre della Chiesa, perché vi assista sempre e vi ottenga il dono di saper rispondere alla volontà di Dio con l'assoluta disponibilità del suo "fiat!".

La mia benedizione apostolica vi accompagni sempre! così sia!

Data: 1983-08-18 Data estesa: Giovedi 18 Agosto 1983

Agli ammalati nella cattedrale - Palestrina (Roma)

Titolo: La sofferenza vi fa partecipi dell'opera redentrice di Cristo

Mi rivolgo ora, in particolare, agli ammalati, che sono qui presenti e a quelli rimasti a casa o degenti negli ospedali.

Carissimi, in questa circostanza che tanto mi avvicina a voi, desidero esprimervi non solo il mio affettuoso saluto ma anche l'assicurazione della mia personale partecipazione alla vostra sofferenza, della mia totale comprensione e della mia preghiera. Si, prego con voi e per voi, affinché Gesù, che volontariamente ha subito nel suo corpo e nel suo spirito ogni dolore, facendo di essi uno strumento di redenzione, vi dia il coraggio e la fortezza cristiana non solo di dire "Signore, se vuoi tu puoi guarirmi", ma anche: "Padre, non la mia ma la tua volontà sia fatta!". Con voi e per voi prego la Vergine Santa, madre dei dolori e salute degli infermi, che vi consoli e vi dia di comprendere, come ella comprese, il valore della sofferenza, come partecipazione alla redenzione compiuta da Cristo, come purificazione personale, come merito davanti a Dio.

A questo fine, vi benedico con speciale effusione, unitamente ai vostri familiari e a quanti vi assistono.

Data: 1983-08-18 Data estesa: Giovedi 18 Agosto 1983

Omelia durante la Messa - Palestrina (Roma)

Titolo: Passa attraverso il sacrificio la testimonianza del cristiano

Cari fratelli e sorelle di Palestrina.


1. "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto" (Jn 12,24). Con questa affermazione sottolineata dalle autorevoli parole: "In verità, in verità vi dico", Gesù enuncia un postulato irrinunciabile del Vangelo: la vita, ogni vita, ma specialmente quella dello Spirito, quella che ha in Dio la sua fonte e il suo centro, quella che Cristo è venuto a donarci, scaturisce dalla donazione di se stessi, la quale richiede sempre impegno, sofferenza, sacrificio, anche fino al supremo eroismo.

E' su questa realtà del mistero cristiano che oggi intendo riflettere con voi, nella solennità del vostro patrono sant'Agapito, la cui tomba, fin dai primi secoli del cristianesimo, ha costituito un punto di costante riferimento della comunità cristiana di Palestrina.


2. Grande è la mia gioia di incontrarmi con voi e soprattutto di poter celebrare con voi e per voi il Sacrificio della Santa Messa. E' questa una visita attesa, pensata da tempo e che ho desiderato vivamente realizzare per sostenere e confortare la vostra vita cristiana, la vostra testimonianza nella società presente. Ringrazio di cuore il Signore per questa occasione di ministero pastorale e ringrazio voi tutti per la vostra accoglienza e per la vostra devozione. Porgo, pertanto, a tutti il mio saluto che nasce dal profondo amore che sento per voi in Cristo.

Mi è caro rivolgermi, anzitutto, con pensiero deferente e cordiale, al Signor Cardinale Carlo Confalonieri, insignito del titolo di questa gloriosa diocesi suburbicaria, Decano del Sacro Collegio, partecipe da più di dieci anni della vita ecclesiale di Palestrina e che il mese scorso ha raggiunto un ambito traguardo di serena e sapienziale longevità: il novantesimo compleanno. A lui il mio rinnovato augurio e i miei grati sentimenti per tanto lavoro compiuto a servizio della Chiesa e della Sede Apostolica.

Saluto poi il vostro zelante Pastore, Monsignor Renato Spallanzani, che da anni dedica la sua generosa attività per il bene spirituale e sociale della diocesi. Rinnovo il saluto alle autorità civili, e rivolgo un particolare pensiero al clero, ai religiosi e alle religiose, mentre assicuro tutti voi del mio affetto e della mia vicinanza nel Signore, auspicando per ciascuno la pienezza di ogni grazia e una vita ricca di benedizioni dall'Alto.


3. "Se il chicco di grano... muore, produce molto frutto"; "...chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna" (Jn 12,24 Jn 12,25). La vita cristiana, cari fratelli e sorelle, si svolge secondo la linea della vita stessa di Gesù su questa terra, del suo mistero di Morte e di Risurrezione: "Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo" (Jn 12,26).

Egli, Redentore dell'uomo, di ciascuno di noi, ha offerto la sua vita in olocausto al Padre perché da quest'atto supremo di amore scaturisse la vita nuova per tutti, la vita cioè di Dio, la vita secondo lo Spirito. La Redenzione dell'uomo è opera di dolore e di amore; la Redenzione nell'uomo non si realizza senza personale partecipazione al dolore e all'amore del Cristo.

Leggendo, infatti, i brani della Liturgia odierna, si rimane impressionati dalla serietà esigente della Parola di Dio, che accenna a sofferenze, a persecuzione e a martirio, sottolineando che il chicco di grano per poter dare frutto deve cadere in terra e morire. In effetti, sappiamo bene - e ne facciamo ogni giorno la dura esperienza - come la sofferenza sia un tragico retaggio di tutta l'umanità, della vita di ogni uomo, e come essa accompagni e quasi intrida con tutte le sue forme l'intero svolgimento della storia.

Ma il problema vero non riguarda la sofferenza stessa, inevitabile compagna del cammino umano, ma piuttosto il comportamento di fronte ad essa, il fine e il valore di essa. Afferma, infatti, san Pietro nel brano della Lettera che abbiamo ascoltato, che si può soffrire anche "come omicida, o ladro, o malfattore, o delatore". Sofferenza questa ben triste! Invece, l'essenziale è soffrire come cristiani: "Se uno soffre come cristiano non ne arrossisca: glorifichi anzi Dio per questo nome" (1P 4,15 1P 4,16), afferma ancora l'apostolo.

Esistono sofferenze inerenti all'impegno della vita quotidiana, ma altre si collegano direttamente alla propria testimonianza di fede, come la solitudine, la segregazione, la persecuzione, la lotta contro ogni tipo di tentazione, e inoltre il sacrificio per l'acquisto e l'esercizio delle virtù umane e cristiane, quali l'innocenza, il pudore, la pazienza, il perdono, la carità. Quale dovrà essere allora l'atteggiamento del cristiano di fronte a tali sofferenze? Ecco la risposta sempre attuale dell'apostolo Pietro: "Nella misura in cui partecipate alla sofferenza di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare" (1P 4,13). Del resto, il cristiano non è solo in questa lotta, che supera le forze umane e che solo la grazia divina consente di sostenere, per cui è ad essa che bisogna continuamente e fiduciosamente far ricorso. Abbiamo ascoltato il Libro della Sapienza affermare che: "le anime dei giusti sono nelle mani di Dio" (Sg 3,1); a tali parole corrispondono quelle di san Pietro: "Quanti soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene" (1P 4,19).

Quando il dolore tormenta la nostra vita, quando l'essere seguace di Cristo costa molto e la croce si fa pesante sulle spalle, bisogna essere consapevoli che l'amore raggiunge la sua più alta espressione nel dolore, nel sacrificio e nella donazione di se stessi. Le anime si salvano sul Calvario.

Ognuno di noi deve accettare di essere il chicco di grano, forse sconosciuto e umile che, seminato nel luogo del suo lavoro e della sua gravosa responsabilità, si disgrega in un'offerta dolorosa e gioiosa di amore, per realizzare con Cristo l'opera misteriosa ma reale della Redenzione dell'umanità.

In tale contesto di intensa spiritualità, trovandoci stretti attorno all'Altare del Sacrificio eucaristico, in cui si immolerà la Vittima divina, desidero dirigere un particolare affettuoso pensiero a coloro che soffrono in questa città, in questa diocesi - qualunque ne sia il motivo - ai malati, ai disoccupati, agli sfiduciati e anche a coloro che si trovano forse senza fede e senza speranza, per assicurarli della mia costante preghiera per loro, affinché il Signore doni a tutti la luce della sua Parola, il suo aiuto, il suo conforto.


4. La Parola divina risuona certo sconvolgente per una mentalità edonistica, intrisa di superficialità e di egoismo, come pure per tante ideologie che prescindono dalla fede in Dio e quindi dalla responsabilità che i nostri atti assumono per l'eternità. Tuttavia, la Parola di Dio resta l'unica vera, anche se spesso sconcertante ed esigente, mentre tutto passa e si dissolve, non recando con sé il sigillo dell'autenticità e il fondamento stabile della verità.

Per acquisire stabilmente una tale mentalità cristiana circa problemi tanto vitali, è necessario conoscere la Parola di Dio, è necessario approfondire attraverso una catechesi continua, intelligente, sostenuta dall'impegno di tutti i membri della comunità cristiana, come spesso il vostro Vescovo ha raccomandato, tracciando a questo scopo precisi programmi pastorali.

Fin dai primi tempi dell'era cristiana, Palestrina, già illustre per gloriose gesta, ha seguito il messaggio evangelico, come ben ne fa fede il martirio di sant'Agapito, giovane illuminato ed eroico. Tali fondamenti cristiani, che hanno resistito nei secoli a tante turbinose vicende, devono essere per voi un vanto e nello stesso tempo anche un impegno e una responsabilità: voi siete chiamati a mantenere, a tramandare e a difendere con gioia e convinzione la vostra fede cristiana, nella consapevolezza che essa sola è veramente luce per le intelligenze, vigore per la volontà, conforto per i cuori e salvezza totale dell'uomo. Il martire sant'Agapito, che per la fedeltà al messaggio di Cristo offri con amore e con coraggio la sua vita, vi aiuti e vi illumini sempre.


5. Affido il ricordo di questa mia visita pastorale alla vostra amata e nobile città, dell'Anno Giubilare della Redenzione, a un versetto del salmo che abbiamo recitato: "Io ho fede in te, o Signore; esultero di gioia per la tua grazia".

Carissimi, fate in modo che rimanga sempre in voi viva e feconda la vostra fede, affinché la grazia del Signore vi allieti e vi conforti sempre. Oggi la società moderna, e soprattutto la Chiesa, hanno bisogno di cristiani fervorosi e illuminati, "saggiati come oro nel crogiolo" (Sg 3,6), chicchi di grano caduti in terra per portare molto frutto! La Vergine santissima, da voi tanto amata, venerata e pregata nel Santuario di Genazzano sotto il titolo di "Madonna del Buon Consiglio", vi protegga sempre e faccia scendere su di voi le consolazioni del cielo.

Data: 1983-08-18 Data estesa: Giovedi 18 Agosto 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Ai pellegrini ammalati - Lourdes (Francia)