GPII 1983 Insegnamenti - Per i Congressi mariologico e mariano - Città del Vaticano (Roma)


1. Fin dalle origini della cristianità, dal tempo in cui l'apostolo delle genti annuncio ai vostri antenati come "Dio mando suo Figlio nato da donna" (Ga 4,4), la figura della Madre del Figlio di Dio ha assunto nella coscienza del popolo cristiano sempre più chiari caratteri di madre e protettrice, esempio e modello di ogni discepolo di Cristo. Anche a Malta, proprio come in altre parti del mondo, la Vergine Maria è stata costantemente proclamata la più alta realizzazione del Vangelo. La pietà mariana si è sviluppata tra il vostro popolo, come testimoniano le feste liturgiche mariane che vengono celebrate con grande entusiasmo e come testimoniano le maestose chiese dedicate a Nostra Signora, i santuari e le cappelle dove sono venerate le sue sacre immagini e davanti a cui ancor oggi i fedeli vengono a pregare, adornandole con offerte votive in segno di gratitudine.

E' così che questa pietà mariana, anche tra di voi, è divenuta "un elemento intrinseco del culto cristiano" ("Marialis Cultus", 56), specialmente nel vostro famosissimo santuario di Ta' Pinu dove, secondo la tradizione, la Vergine Madre di Dio apparve cento anni fa ad una giovane donna, Carmela Grima.

Il rinnovamento desiderato dal Concilio Vaticano II ha anche portato abbondanti frutti nel campo della devozione mariana, sottolineando la sua direzione biblica, cristologica, ecclesiale e antropologica, in modo che essa potesse sempre più diventare devozione che conduce a nostro Signore Gesù Cristo, "origine di tutta la verità, la santità e la devozione" (LG 67).

Oggi le espressioni della devozione mariana sono spesso manifestate in una dimensione maggiormente comunitaria, aiutando così i fedeli a rinnovare insieme la loro fedeltà a Cristo, unica via al Padre (cfr. Jn 14,6).


2. Onorando con affetto filiale la Madre di Dio, la Chiesa di Malta ha desiderato dare il benvenuto sia al Congresso mariologico che a quello mariano. Il Congresso mariologico, insieme ai precedenti raduni, è dedicato allo studio della devozione mariana nei secoli XVII e XVIII. Studiando il clima storico, culturale e teologico di quell'epoca, esso cerca di presentare la situazione della dottrina e della devozione mariana in quei secoli in cui si sono distinti grandi teologi, mistici e santi. Come si potrebbe non ricordare il trattato intitolato: "La vera devozione alla Beata Vergine Maria" di san Luigi Maria Grignion de Montfort e le iniziative a favore delle definizioni della Immacolata Concezione di Maria promosse da san Leonardo di Port Maurice? Qui il lavoro degli studiosi consisterà nell'esaminare la devozione mariana nella Chiesa durante quei secoli, come si ritrova in varie pratiche religiose e come essa è in relazione all'intera dottrina cattolica e alla fede del Popolo di Dio.

La parte devozionale dell'incontro, il Congresso mariano, avendo come tema Maria, Madre della Riconciliazione, desidera sottolineare il ruolo di Maria nella riconciliazione dei figli di Dio. Accanto al Figlio suo, il Redentore dell'uomo, che è morto, "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52), Maria, "con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata" (LG 62). così, la Vergine Maria si rivela un grande tesoro posseduto dall'intero Popolo di Dio e un legame che unisce coloro che sono ancora separati in altre vie. In questo senso, l'incontro ecumenico offre un'occasione per riflettere insieme sul ruolo di Maria in rapporto alla Chiesa come comunione.

Altri risultati significativi di questi incontri internazionali saranno raggiunti nella Chiesa di Malta grazie a varie manifestazioni religiose e culturali, con la promozione di una riflessione teologica sulla figura di Maria nella storia della salvezza e della sua missione nella Chiesa. così le manifestazioni mariane a Malta si collegheranno alla grande sensibilita della Chiesa per i problemi umani e cristiani.


3. Oggi la Chiesa è conscia del profondo significato che Maria ha nella crescita dinamica della vita e dell'attività ecclesiale. Tutto questo lo si può dedurre anche dal fiorire degli studi mariologici e dei Congressi mariani, ed è sottolineata dall'esperienza di fede della comunità cristiana, alla quale il Concilio Vaticano II propone Maria come esempio, via da seguire nel ridare speranza all'umanità (cfr. LG 68).

Maria, che in se stessa è preparazione alla venuta finale del Signore, è aurora di salvezza per il mondo intero. Ella è stata modellata e santificata dallo Spirito Santo (Lc 1,35) e rimane il modello della Chiesa nella fede, nella speranza e nella carità. In particolare, ella è segno di speranza per il Popolo di Dio pellegrino sulla terra, un segno che non delude i desideri più profondi del cuore umano, poiché col suo esempio ella mostra il trionfo della speranza sull'angoscia (cfr. "Marialis Cultus", 57). In lei, Madre della speranza, la vocazione alla speranza diviene universale perché contiene la chiamata alla speranza escatologica e alla salvezza finale.

In questa epoca di tensioni, in preparazione all'anno duemila, il Popolo di Dio pellegrino sulla terra si appella a Maria, segno di sicura speranza e consolazione, pegno della speranza della Chiesa che raggiungerà la piena comunione con Cristo nella gloria della Risurrezione. Nella sua dimensione storica ed escatologica, la comunità cristiana contempla in Maria l'immagine e l'inizio di ciò che essa diverrà nei suoi membri. Questa contemplazione la sprona e la sostiene nell'attuale fase della salvezza. così all'angoscia per il futuro subentra la serena speranza ispirata dalla persona di Maria.

La Chiesa, guidata da Maria, costruisce la città terrena, mentre compie il suo pellegrinaggio verso la città eterna. Essa promuove la giustizia, la pace, la riconciliazione universale e la fedeltà all'amore di Cristo che è l'Alfa e l'Omega, la Via, la Verità e la Vita (cfr. Jn 14,6). Con Maria, segno di speranza, il Popolo di Dio vive il suo "fiat" accogliendo generosamente la volontà del Signore e, pieno di speranza; esclama con l'apostolo: "Amen. Vieni, Signore Gesù" (Ap 22,20).

E con affetto profondo nel Signore Gesù Cristo invio la mia benedizione apostolica a coloro che si raduneranno per questi avvenimenti ecclesiali, invocando grazia e pace su tutti, specialmente su coloro che soffrono in qualsiasi modo per la gloria di Dio e il bene della Chiesa di Gesù Cristo.

Dal Vaticano, 26 agosto 1983

Data: 1983-08-26 Data estesa: Venerdi 26 Agosto 1983

A membri dell'"Opus Dei" - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Vivete in spirito d'umiltà la verità cristiana

"Sei tu, Signore, il padre degli umili!".


1. Queste parole tratte dall'antifona del Salmo responsoriale dell'odierna Liturgia, esprimono l'idea centrale delle Letture bibliche della domenica XXII "per annum".

Abbiamo sentito dal Siracide (3,18) che chi si umilia troverà grazia davanti al Signore. Nel Vangelo poi Gesù ci indica l'atteggiamento di umiltà che dobbiamo assumere anche davanti al prossimo. Questo è un insegnamento davvero fondamentale per il cristiano: davanti alla Verità rivelata da Dio per mezzo di Cristo e insegnata dalla Chiesa, la ragione umana, che è pure assolutamente necessaria per dimostrarne l'autenticità, deve poi umilmente far posto alla fede e alla fiducia; anzi, deve raggiungere la gioia e la pace della confidenza totale in Colui che si è rivelato e ha dato all'uomo la salvezza. Di fronte poi al prossimo, il cristiano sa di doversi comportare come il Maestro che lavo i piedi ai suoi discepoli, e cioè deve assumere un costante atteggiamento di comprensione, di aiuto fraterno, di servizio, di amore, di carità verso tutti, specialmente verso i più bisognosi e sofferenti, giungendo anche alla carità eroica! "Estendi la carità per tutto il mondo - scriveva sant'Agostino, di cui oggi ricorre la festa - se vuoi amare Cristo, perché le membra di Cristo sono sparse per tutta la terra!" ("In Ep. Ioann.", tr. 10, 3).


2. Carissimi, voi siete studenti universitari, lavoratori specializzati e appartenenti all'"Opus Dei", che intende vivere pienamente il Vangelo in un costruttivo servizio alla Chiesa e alla società contemporanea, anche a contatto di ambienti lontani dalla fede. Accogliete queste lezioni che ci vengono oggi dalla parola di Dio! Vivete anche voi con spirito di umiltà la Verità cristiana che fortunatamente conoscete! Voi volete e dovete essere testimoni dell'"amore di Dio in mezzo agli uomini" e il mondo attuale ha bisogno essenzialmente di testimoni convinti e coerenti. Il vostro primo impegno e la vostra prima preoccupazione sia la formazione interiore, mediante la meditazione metodica, la direzione spirituale, l'amore profondo appassionato all'Eucaristia, l'uso ascetico del Sacramento della Penitenza, che già praticate con assiduità e predicate, la devozione a Maria santissima. Nello stesso tempo sentitevi sempre a servizio del fratelli, che camminano con noi per la strada polverosa e faticosa della vita! Quanto c'è da amare oggi! Quanto bisogno di amore si sente in tutte le categorie di persone! Avete un compito meraviglioso da svolgere: voi potete amare, aiutare, sollevare, confortare, illuminare con la "grazia" divina che sempre vi accompagna!


3. Desidero incoraggiarvi a procedere speditamente nel vostro itinerario di vita cristiana, annunziando nei vostri ambienti il grande dono dell'amore e della misericordia di Dio mediante l'Anno Giubilare della Redenzione. Vi auguro perciò un amore sempre più ardente a Cristo, lasciandovi come ricordo e come proposito le parole che sant'Agostino scrisse nelle Confessioni: "O Signore, io ti amo! Non ho dubbio, sono certo che ti amo: hai trafitto il mio cuore con la tua Parola e ti ho amato... Il cielo e la terra e tutto ciò che è in essi, ecco, da ogni parte mi dicono di amarti!..." ("Confessiones", X, 6,8).

Nel corso della Santa Messa la mia preghiera sale al Signore in modo speciale per voi. A lui vi raccomando; da lui invoco l'abbondanza delle sue grazie!

Data: 1983-08-28 Data estesa: Domenica 28 Agosto 1983

Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Solidarietà umana ed ecclesiale per i popoli dell'America Latina




1. Riascoltiamo quest'oggi il cantico di esultanza della Vergine: "L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva... Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente".

Già nell'antica alleanza, gioia e rendimento di grazie sono la risposta consueta di tutto il popolo o di qualcuno dei suoi membri, quando Jahvè interviene in loro favore. Fioriscono così, nella letteratura dell'Antico Testamento, cantici di ringraziamento, da parte sia dell'intera assemblea di Israele sia di persone singole.

E la preghiera dei salmi, che serviva in gran parte per il culto liturgico, educava il popolo eletto e ciascuno dei suoi componenti a "magnificare" e "ringraziare" il Signore, per le "meraviglie" operate in loro soccorso.


2. Fra gli oranti del Nuovo Testamento, occupa il primo posto Maria, che scioglie il suo inno di grazie, cioè il "Magnificat".

Mi piace qui riferire quanto scriveva il mio venerato predecessore, Paolo VI, nell'esortazione apostolica "Gaudete in Domino": "Non che le sofferenze siano state risparmiate (alla Vergine): essa sta in piedi accanto alla croce, associata in modo eminente al sacrificio del Servo innocente, lei ch'è madre dei dolori. Ma essa è anche aperta senza alcun limite alla gioia della risurrezione; ed essa è anche elevata, corpo e anima, alla gloria del cielo... Essa è il tipo della Chiesa terrena e glorificata. Vicino al Cristo, essa ricapitola in sé tutte le gioie, essa vive la gioia perfetta promessa alla Chiesa: "Mater plena sanctae laetitiae"; e giustamente i suoi figli qui in terra, volgendosi verso colei che è madre della speranza e madre della grazia, la invocano come la causa della loro gioia".


3. Cari fratelli e sorelle, la contemplazione della Vergine santissima ringiovanisca dunque la nostra gioia e la renda operosa, così come esortava Paolo VI nel predetto documento. "Senza allontanarsi da una visione realistica, le comunità cristiane diventino luoghi di ottimismo, dove tutti i componenti s'impegnano risolutamente a discernere l'aspetto positivo delle persone e degli avvenimenti... L'educazione a tale sguardo non è solamente compito della psicologia. Essa è anche un frutto dello Spirito Santo... Questo sguardo... trova presso i cristiani un luogo privilegiato di arricchimento: la celebrazione del mistero pasquale di Gesù... segno e sorgente di gioia cristiana, tappa per la festa eterna".

(Ricordo di Papa Giovanni Paolo I e un appello:) Voglio anche ricordare le parole di Papa Paolo VI, ricordare il giorno dell'elezione del suo immediato successore Papa Giovanni Paolo I, il giorno 26 agosto 1978, voglio raccomandare l'anima di questo meraviglioso pastore della Chiesa alle vostre preghiere di oggi.

Desidero richiamare l'attenzione sulla situazione di grave necessità, in cui versano le popolazioni di alcuni Paesi dell'America Latina, duramente colpite da calamità naturali, come inondazioni, terremoti e siccità. La Bolivia, l'Ecuador e il Perù hanno chiesto soccorsi di emergenza; vi sono poi in Argentina, Brasile, Colombia e Paraguay situazioni che esigono particolare assistenza. Mentre rinnovo a queste popolazioni duramente provate la mia personale partecipazione alle loro sofferenze, faccio appello alla generosità del popolo cristiano e al doveroso senso di solidarietà umana ed ecclesiale per venire in aiuto alle necessità di questi nostri fratelli.

(Terminato l'Angelus, il Papa ha salutato i pellegrini presenti:) Sono lieto di accogliere qui e di benedire i pellegrini e i visitatori di lingua francese, che stanno gustando la gioia delle loro vacanze. Li invito a contemplare Maria, la nostra Madre piena di santa gioia, che non cessa di rendere grazie a Dio per le sue meraviglie e che ci educa a discernere l'aspetto positivo delle persone e degli avvenimenti, con l'aiuto dello Spirito Santo.

A tutti i pellegrini di lingua inglese: grazia e pace in nostro Signore Gesù Cristo. Ancora una volta riflettiamo sulla grandezza di Maria, Madre di Gesù e Madre della sua Chiesa. Insieme al Figlio suo, Ella è per tutto il mondo un segno di gioia, e oggi noi la ringraziamo per la gioia e la speranza che infonde nelle nostre vite. Con la mia benedizione apostolica.

Cari fratelli e sorelle (di lingua tedesca), perché la preghiera sia completa c'è anche bisogno che noi lodiamo Dio e lo ringraziamo per le opere del suo amore. I Salmi sono scuola di tale preghiera. Insieme a Maria noi vogliamo frequentare questa scuola e rendere gloria all'opera di Dio, come ella ha fatto nel Magnificat. Apriamo i nostri occhi e i nostri cuori a tutto quanto c'è di bello nella vita e rendiamo lode e grazie a Dio! Vi benedico di tutto cuore.

Saluto di tutto cuore tutti e ciascuno dei pellegrini di lingua spagnola, riuniti per la preghiera mariana dell'Angelus. Nel canto del Magnificat contempliamo la Vergine Maria che rende grazie al Signore. A questo proposito desidero ricordare ora ciò cui esortava il mio predecessore Paolo VI: che le comunità cristiane divengano luoghi di ottimismo, dove tutti i componenti s'impegnano risolutamente a discernere l'aspetto positivo delle persone e degli avvenimenti. Questo è possibile solo se seguiamo Cristo risorto, segno e sorgente di gioia cristiana. Imparto a tutti con affetto la mia benedizione apostolica.

Saluto infine molto cordialmente i fedeli di Castel Gandolfo, i vari gruppi di pellegrini e turisti saliti quassù e quanti altri dalla Piazza San Pietro si sono a me uniti nella preghiera mariana dell'Angelus.

Sono qui presenti oggi duecento giovani ucraini, provenienti da diverse parti del mondo. Ad essi rivolgo un saluto nella loro stessa lingua. Ed ora mi rivolgo a voi, cari giovani ucraini, giunti da ogni parte del mondo in occasione dell'Anno Giubilare della Redenzione! A voi va il mio più affettuoso saluto e caldo ringraziamento per la vostra presenza qui a rendere omaggio alla Sede di Pietro, mentre l'augurio e l'esortazione che vi faccio con tutto mio cuore è che, con l'intercessione della Beatissima Vergine, la vostra devota visita a Roma possa arricchire di forza e di convinzione la vostra testimonianza cristiana. Benedico di cuore voi, i vostri cari e l'intera Comunità cattolica ucraina.

E ora vi invito a pregare il Signore e la Vergine Santa per tutte le persone, specie giovani ragazze, che sono state sequestrate o che sono misteriosamente scomparse e per i loro familiari. In modo particolare il mio pensiero va a Emanuela Orlandi e a Mirella Gregori, la cui sparizione, da troppo tempo ormai, causa tanta pena alle rispettive famiglie, e grande perplessità nell'opinione pubblica. Sono tanto vicino ai genitori delle giovani studentesse, condividendo la loro ansia indicibile. E prego il Signore affinché tocchi il cuore di coloro che dicono di trattenere quegli esseri innocenti e indifesi, come sempre prego anche per la persona del mio attentatore.

Data: 1983-08-28 Data estesa: Domenica 28 Agosto 1983

Al coro dell'Università Jagellonica - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: La Corale esprima la specifica ricchezza dell'anima polacca

Quando durante l'ultimo pellegrinaggio in Polonia fui accolto, come ben sapete, nell'antica aula magna dell'Università Jagellonica, esposi quei legami che mi hanno unito alla nostra "Alma Mater", ma non dissi alcuna parola sulla Corale accademica dell'Università.

Ebbene, quando siete entrati qui a Castel Gandolfo mi sono reso conto che è il mio ultimo, personale incontro con la Corale accademica ha avuto luogo non meno di cinquant'anni fa! Ero allora studente nel ginnasio di Wadowice, e li giunse il vostro coro. Attratto dalla fama del complesso andai ad assistere all'esibizione insieme a tanti altri abitanti della città. Ricordo bene che il direttore di allora era il professor Adam Kopycinski. Ecco, ora sto pensando a come vola il tempo; ma anche a come sono imperscrutabili i disegni di Dio. Chi avrebbe mai potuto pensare allora, a Wadowice, che il successivo incontro con il Coro accademico dell'Università Jagellonica sarebbe avvenuto qui a Castel Gandolfo, nelle odierne circostanze? E' un disegno della Provvidenza divina: che essa continui a guidare ciascuno di noi, me e ciascuno di voi, carissimi signori, e la vostra Corale.

Che la vostra Corale possa esprimere ciò che costituisce la specifica ricchezza dell'anima polacca, della Nazione polacca, della cultura polacca. Che voi possiate a vostro modo incrementare questa ricchezza per testimoniarla in Patria, in mezzo ai connazionali, ma anche nel mondo, come state facendo adesso.

Data: 1983-08-28 Data estesa: Domenica 28 Agosto 1983

Alla Congregazione generale dei Gesuiti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un avvenimento destinato a ripercussioni nella vita della Chiesa

"Obsecro vos ut digne ambuletis vocatione qua vocati estis, solliciti servare unitatem Spiritus in vinculo pacis".


1. Carissimi fratelli. Sono lieto di trovarmi oggi in mezzo a voi, come avete desiderato, per concelebrare il Sacrificio Eucaristico e impetrare così l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo sulla Congregazione generale, che inaugurate.

In questa occasione, le parole di Paolo agli Efesini, ascoltate nella prima Lettura, acquistano un significato profetico. E con queste stesse parole io mi rivolgo a voi, con tutta l'effusione del cuore. Anch'io come l'apostolo, vi esorto a comportarvi in maniera degna della vocazione ricevuta, a conservare con sollecitudine l'unità dello spirito nel vincolo della pace.

Saluto in voi tutti i Gesuiti del mondo, impegnati su tutti i fronti della vita della Chiesa: è una grande famiglia, chiamata da una particolare vocazione a servire il Nome di Cristo, con una piena disponibilità agli interessi del suo Regno. In questo momento, la sento presente qui, unita dagli stessi ideali, dalla stessa chiamata dello Spirito, che Cristo riversa dal suo seno su di voi, come su tutta la Chiesa: "flumina de ventre eius fluent aquae vivae".

In questo spirito di fusione dei cuori, nella docilità all'azione divina, inizia oggi la Congregazione generale. Essa è un atto ufficiale della vita della vostra Famiglia religiosa, un momento forte per vivere nell'unità dello spirito. Unità dello spirito ecclesiale perché voi siete inseriti vitalmente nella Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, che voi vi siete impegnati a servire con totale fedeltà, consapevoli che essa è sacramento universale di salvezza, per la ricchezza della verità e della vita divina che comunica agli uomini. Unità dello spirito ignaziano, perché quel particolare carisma che fa della Compagnia uno strumento privilegiato dell'azione della Chiesa a tutti i livelli, è l'elemento totalizzante e distintivo, voluto dallo stesso Fondatore, della vostra attività e della vostra missione.

E questa unità nasce dall'unica fede, dall'unico battesimo, dall'unica vocazione cristiana e religiosa, che della prima è la logica e austera fioritura.

E' alimentata dalla realtà ontologica trinitaria, cioè dalla vita dell'unico Padre, dell'unico Signore, dell'unico Spirito. E oggi la sperimentiamo in modo particolare: "unum corpus et unus Spiritus, sicut vocati estis in una spe vocationis vestrae".

Ecco le radici teologiche e spirituali della circostanza odierna. Per avermi offerto la consolazione di viverla con voi, di cuore vi ringrazio, fratelli miei carissimi.


2. Questa Congregazione generale riveste poi un'importanza particolare per un duplice scopo. Essa deve dare in primo luogo un successore al venerato Padre Arrupe, che sono lieto di salutare qui presente esprimendogli la comune riconoscenza per aver continuato a sorreggere la Compagnia col suo esempio, con la sua preghiera, con le sue sofferenze.

La vostra Congregazione ha inoltre il compito di fissare gli orientamenti, di tracciare le norme da seguire nei prossimi anni perché sia sempre meglio attuato, nelle particolari circostanze del momento presente, l'ideale della Compagnia, descritto nella formula del vostro Istituto: "Militare a Dio sotto il vessillo della croce e servire solamente a Cristo Signore e alla Chiesa sua sposa, sotto il Romano Pontefice, Vicario di Cristo in terra" (Lettera Apostolica "Exposcit Debitum", 21 luglio 1550).

Tale duplice compito è certamente grave; ed è importante che ricordiate gli orientamenti e le raccomandazioni che i miei venerati predecessori, Paolo VI e Giovanni Paolo I, vi comunicarono in occasione delle vostre ultime Congregazioni, e che io stesso vi manifestai in occasione del convegno dei vostri Provinciali nel febbraio dello scorso anno. Sono orientamenti e raccomandazioni che conservano tutto il loro vigore e che dovete tenere presenti nei lavori della Congregazione generale per garantirne la felice riuscita, da cui dipende la vitalità e lo sviluppo del vostro Istituto. Di qui il bisogno di implorare lo Spirito Santo: "Veni Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium".


3. La vostra Congregazione generale è un avvenimento destinato anche ad avere importanti ripercussioni nella vita della Chiesa. E' per questo che mi interesso vivamente ad essa. La Compagnia di Gesù è ancora l'Ordine religioso più numeroso; è diffusa in tutte le parti del mondo; è impegnata nella glorificazione di Dio e nella santificazione degli uomini, fin nei campi più difficili e nei ministeri di punta, che sono di grande utilità per il servizio della Chiesa. A causa di questo molti hanno lo sguardo puntato su di voi, sia che si tratti di sacerdoti o di laici, di religiosi o di religiose; e ciò che voi fate ha spesso delle ripercussioni che neanche sospettate.

Così i miei predecessori hanno a più riprese sottolineato la vasta influenza che l'azione della Compagnia esercita nella Chiesa. In particolare Paolo VI, di venerata memoria, non esitava a dichiarare che "una solidarietà molto speciale unisce la vostra Compagnia alla Chiesa cattolica; il vostro destino tocca, in certa misura, quello della famiglia cattolica tutta intera" (21 aprile


1969; cfr. AAS 61 (1969) 317). Se questa responsabilità pesa su tutti i membri della Compagnia di Gesù, pesa oggi in modo particolare su di voi che siete stati scelti come membri di questa Congregazione generale. E' per questo che il Papa vi è in questo momento particolarmente vicino attraverso la preghiera, con i suoi auguri, con il suo paterno incoraggiamento.

Ed egli fa questo ancora una volta con le parole della lettera agli Efesini: "Obsecro vos... ut digne ambuletis vocatione qua vocati estis, cum omni humilitate et mansuetudine... solliciti servare unitatem spiritus in vinculo pacis".


4. A questo scopo, sono certo che conserverete nel vostro spirito la natura provvidenziale e il fine specifico della Compagnia. Come ho detto, essa è impegnata in ministeri molteplici, difficili. Nel corso dell'incontro con i Provinciali, nel mese di febbraio dello scorso anno, ho rapidamente tracciato un quadro delle attività che voi siete chiamati ad esercitare: l'impegno per il rinnovamento della vita cristiana, per la diffusione della dottrina cattolica autentica, per l'educazione della gioventù, per la formazione del clero, per l'approfondimento delle scienze sacre e in generale della cultura anche profana, specialmente nel campo letterario e scientifico, per l'evangelizzazione missionaria (cfr. AAS 74 (1982) 551-565).

Per tutti questi compiti apostolici così diversi, nelle loro forme sia tradizionali che nuove, corrispondenti alle esigenze dei tempi sottolineate dal Concilio Vaticano II, vi indirizzo di nuovo i miei incoraggiamenti, con piena fiducia, "sicut vocati estis in una spe vocationis vestrae". Il Papa conta su di voi, si attende moltissimo da voi.


5. Per questo, il legame molto particolare che la Compagnia mantiene con il Papa, responsabile dell'unità della Chiesa nel suo complesso, assicura alla Compagnia stessa fecondità e sicurezza quando essa si impegna, con piena disponibilità ed intera fedeltà, a militare su tutti questi fronti dell'azione ecclesiale. Oggi come alle origini.

In quel momento, il vostro Fondatore, desideroso di consacrarsi totalmente al servizio di Cristo Signore, e così anche i suoi primi compagni, guidati misteriosamente dalla Provvidenza, veniva fino a Roma, presso il Papa Paolo III, per mettersi a sua completa disposizione e compiere le missioni che il Papa gli avrebbe indicato e nel luogo da egli deciso; sapete come Paolo III accolse molto volentieri questa proposta, vedendovi un segno particolare dell'azione divina.

In questa prospettiva, il "quarto voto" assume un significato particolare. Non tende certamente a frenare la generosità, ma unicamente ad assicurarle una sfera d'azione più profonda e più vasta, nella certezza che il motivo più intimo e più segreto di questa obbedienza religiosa, di questo legame con il Papa, è quello di poter rispondere, in maniera più incisiva e con una dedizione ancora più grande, "immediatamente senza tergiversare e senza sottrarsi per nessun motivo" ai bisogni della Chiesa, nei campi dell'apostolato sia antichi che nuovi.

Esprimendovi la mia riconoscenza per tutto ciò che la Compagnia ha realizzato durante più di quattro secoli di feconda attività, sono sicuro di poter continuare ancora per il futuro ad appoggiarmi sulla Compagnia per esercitare il mio ministero apostolico e a contare sempre sulla vostra fedele collaborazione per il bene di tutto il popolo di Dio. Sappiate che il Papa vi segue e prega per voi, affinché, nella costante fedeltà alla voce dello Spirito, la Compagnia di Gesù continui ad attingere nella grazia di Dio la forza e lo slancio per il suo apostolato ampio e molteplice.


6. La Chiesa ha sempre considerato la vostra Compagnia come un gruppo di religiosi, preparati spiritualmente e dottrinalmente, che compiono ciò che è loro richiesto nel contesto dell'universale missione di evangelizzazione della Chiesa.

Lungo i secoli i Supremi Pontefici non hanno mancato di affidare queste missioni a voi, ravvisando i più urgenti bisogni della Chiesa e confidando nella vostra generosa disponibilità. Per limitarmi ai tempi più recenti, desidero ricordare la missione che il mio venerabile predecessore Paolo VI vi affido il 7 maggio 1965, "opporsi vigorosamente all'ateismo unendo le forze", una missione che vi ripropongo urgentemente, fintantoché questo "tremendo pericolo che incombe sull'umanità" continua (AAS 57 (1965) 514).

Nel novembre 1966, quando il Concilio Vaticano II era appena terminato, lo stesso Papa vi chiese di cooperare a quel profondo rinnovamento che la Chiesa sta affrontando in questo mondo secolarizzato. E io stesso, nel discorso prima menzionato rivolto ai vostri Provinciali, ho confermato che "la Chiesa attende oggi dalla Compagnia che essa contribuisca efficacemente alla messa in opera del Concilio Vaticano II, come ai tempi di sant'Ignazio e subito dopo essa dispiego tutti i suoi sforzi per far conoscere e applicare il Concilio di Trento, e per aiutare in modo essenziale i Romani Pontefici nell'esercizio del loro magistero supremo" (AAS 74 (1982) 557). A questo fine vi ho invitati, e oggi rinnovo questo invito, ad adattare alle differenti necessità spirituali del tempo presente "le varie forme dell'apostolato tradizionale che anche oggi conservano tutto il loro valore" e a prestare ancor più grande attenzione alle "iniziative che il Concilio Vaticano II ha incoraggiato in modo particolare", come l'ecumenismo, lo studio più approfondito delle relazioni con le religioni non cristiane e il dialogo delle Chiese con le culture. A questo proposito, sono al corrente, e lo approvo, del vostro impegno per l'inculturazione, così importante per l'evangelizzazione, purché sia accompagnato da un pari impegno volto a preservare pura e integra la dottrina cattolica.


7. Parlando del vostro apostolato non ho mancato in quella occasione di richiamare alla vostra attenzione la necessità insita nell'azione evangelizzatrice della Chiesa di promuovere la giustizia, connessa con la pace mondiale, a cui tutti i popoli aspirano. Ma questa azione deve essere esercitata in conformità con la vostra vocazione di religiosi e sacerdoti, senza confondere i compiti che spettano ai sacerdoti con quelli spettanti ai laici, e senza cedere alla "tentazione di ridurre la missione della Chiesa alle dimensioni di un semplice progetto temporale... (di ridurre) la salvezza della quale essa è messaggera... al benessere materiale" (EN 32). Questo è il magnifico campo d'apostolato che si apre davanti a voi, per lavorare con zelo rinnovato, fedeli al mandato ricevuto dal Papa, sotto la guida del nuovo Superiore generale e in stretta collaborazione tra di voi.

La generosa realizzazione di questo ideale aumenterà sempre più il vostro slancio apostolico; vi aiuterà a superare le difficoltà che nel misterioso piano della Provvidenza sono di solito connesse all'opera del Signore; e farà sorgere numerose vocazioni di giovani generosi che, ascoltando la voce dello Spirito Santo, desiderano anche oggi consacrare le loro vite a un ideale che merita di essere vissuto e così cooperare all'opera divina della Redenzione del mondo.


8. La Redenzione del mondo! Ed ecco che la vostra Congregazione generale si celebra in coincidenza con l'Anno Santo straordinario, durante il quale la Chiesa cerca di vivere con maggiore intensità il mistero della Redenzione; la vostra vocazione consiste precisamente nel seguire da vicino Cristo, Redentore del mondo, nell'essere suoi collaboratori per la redenzione di tutto il mondo; perciò voi dovete distinguervi nel servizio del Re divino, come dice l'offerta che conclude la contemplazione del Regno di Cristo negli Esercizi spirituali di sant'Ignazio.

Fratelli carissimi! Sia questo, per voi, il frutto particolare dell'Anno Giubilare; un rinnovato impulso alla vostra vocazione, che vi invita innanzitutto alla conversione personale: "Aprite le porte al Redentore", lasciandovi penetrare dall'amore di Cristo e dal suo Spirito, facendo in modo di attuare quanto si dice nella preghiera che raccomanda sant'Ignazio nella seconda settimana degli Esercizi: "Conoscere intimamente il Signore per amarlo e seguirlo sempre più da vicino". L'intima conoscenza, l'amore profondo e la sequela del Signore da vicino sono l'anima della vostra vocazione. In altre parole, nell'azione voi dovete essere una Compagnia di contemplativi, che si sforzano in tutto di vedere, conoscere e sperimentare Cristo, di amarlo e farlo amare, di servirlo in tutto e in tutti e di seguirlo fino alla Croce.

D'altra parte, non si conosce il Signore - e voi che siete maestri di vita spirituale lo insegnate agli altri - senza porsi nel medesimo tempo, con totale docilità e abbandono, sotto l'influenza dello Spirito Santo, che Cristo ha effuso sull'umanità come un fiume, maestoso e perenne. Per questo motivo, come abbiamo udito nel Vangelo di san Giovanni, Cristo ci chiama perché andiamo a lui e ci dissetiamo: ISi quis sitit veniat ad me et bibat". Questa sete deve spingervi a entrare nell'intimità di Cristo per contemplare con lui il Padre celeste e da li trarre la forza, la luce, la perseveranza, la fedeltà per l'azione esterna. Per arrivare a questa contemplazione, sant'Ignazio vi chiede di essere uomini di preghiera, per essere anche maestri di preghiera; di essere anche uomini di mortificazione, per essere anche segni visibili dei valori evangelici. L'austerità d'una vita povera e semplice sia segno che il vostro unico tesoro è Cristo; la rinuncia, con gioiosa fedeltà, agli affetti familiari sia segno fecondo dell'amore universale che con purezza apre i vostri cuori a Cristo e ai fratelli; l'obbedienza a motivo della fede sia segno della vostra stretta imitazione di Cristo che è stato obbediente fino alla morte di Croce; l'unione delle anime in una vita comunitaria fraternamente vissuta, superando ogni eventuale opposizione e contrasto, serva ad esempio nella Chiesa, in questo anno nel quale celebriamo non solo il Giubileo della Redenzione, ma anche il Sinodo della Riconciliazione.

Vi chiedo anche che in questo impegno rinnovato di vita religiosa esemplare siano formati fin dal noviziato i giovani reclutati per la vostra Compagnia.


9. Ecco, carissimi fratelli, quanto la circostanza di quest'oggi ci suggerisce per la riflessione comune. Nutro la speranza che, in questa Congregazione celebrata durante l'Anno Santo della Redenzione, possiate seguire in verità la voce dello Spirito che vi chiama: "solliciti servare unitatem Spiritus in vinculo pacis".

Insieme a questa fedeltà, la generosità nel servizio di Cristo Signore, della Chiesa sua sposa, in unione col suo Vicario sulla terra, sia sempre la caratteristica di ogni vero gesuita: sia lo stimolo per i lavori della Congregazione generale che oggi incominciate; sia l'impegno del governo del nuovo Generale che state per eleggere. Tutto questo spera la Chiesa da voi; lo spera anche il Papa che partecipa a questo rito solenne, che si unisce a voi in ferventi preghiere e che vi benedice implorando con voi: "Veni, Sancte Spiritus, / reple tuorum corda fidelium / et tui amoris in eis ignem accende".

Data: 1983-09-02 Data estesa: Venerdi 2 Settembre 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Per i Congressi mariologico e mariano - Città del Vaticano (Roma)