GPII 1983 Insegnamenti - Preghiera alla Vergine alla fine del viaggio - Mariazell (Austria

Preghiera alla Vergine alla fine del viaggio - Mariazell (Austria

Titolo: Santa Maria di Mariazell, ti affidiamo l'Austria




1. Beata sei tu, Maria, che hai creduto! così ti lodiamo insieme a Elisabetta (cfr. Lc 1,45). Beata sei tu, Madre del Nostro Signore Gesù e della Chiesa.

Sei la Madre di tutti noi, che abbiamo fatto oggi questo pellegrinaggio al tuo santuario di Mariazell: Vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi, seminaristi, novizi e molti fedeli venuti da vicino e da lontano insieme al successore dell'apostolo Pietro in mezzo al popolo di Dio in pellegrinaggio.

Davanti a te vogliamo recitare questa preghiera di consacrazione. Al tuo Cuore puro affidiamo tutto ciò che ci sta profondamente a cuore in quest'ora: tutti i nostri giusti desideri e le nostre speranze, ma anche le nostre preoccupazioni e sofferenze, Guidaci con le nostre gioie e sofferenze verso il tuo Figlio, nel santuario del suo Cuore pieno d'amore affinché egli mostri ai suoi fratelli e alle sue sorelle il Padre, la sacra meta delle nostre vie.


2. Santa Maria di Mariazell! Ti affidiamo questo Paese con i villaggi e le città, tutta l'Austria e i suoi abitanti. La sua preziosa eredità, il cristianesimo, possa continuare a formare e guidare la vita dei singoli e delle famiglie, della società e dello Stato. Possa aiutare tutti a trovare il senso più profondo del proprio cammino sulla terra. Possa risvegliare coraggio e speranza per i giorni e gli anni che verranno.


3. Al tuo Cuore materno, Maria, affidiamo soprattutto coloro che sono oppressi dalla sofferenza e dal dolore: malati e handicappati, uomini e donne che vivono matrimoni difficili, bambini di famiglie in conflitto, uomini con debiti gravosi, disoccupati, disadattati e detenuti. Quante lacrime, quanta paura, quanto buio in questo cammino! La Croce del tuo Figlio risplenda dinanzi a loro come simbolo dell'infinita misericordia di Dio. Mostra loro lo spirito di Cristo che permette di vincere il male col bene (cfr. Rm 12,21), di dar loro nuovo senso alla vita con amore coraggioso. Accetta, Madre misericordiosa, ogni disinteressato servizio da buon samaritano, ogni ora offerta volontariamente per il servizio al prossimo che soffre.


4. Allo stesso modo raccomandiamo a te gli uomini nel pieno vigore della vita, uomini e donne, responsabili in famiglia, nel lavoro, nell'impegno verso la comunità del Paese. Fa' che trovino nella Buona Novella luce e forza per le proprie idee e decisioni, guidati da una matura coscienza cristiana: i padri e le madri, gli insegnanti e i medici, gli scienziati e i politici, gli agenti di polizia, i soldati e tutti coloro che si prodigano per il bene della comunità.

Mostra loro il valore luminoso della verità, il grande bene della giustizia, il silenzioso splendore dell'altruismo!


5. Invochiamo la tua materna protezione, o Maria, anche per le giovani generazioni: bambini, ragazzi e ragazze, giovani, uomini e donne. Conducili dolcemente, passo per passo, sulla via della responsabilità cristiana per se stessi e per la comunità: i coraggiosi e i forti, gli intraprendenti e gli attivi, come pure i silenziosi, chi esita, chi è indeciso, chi ride spesso e chi è sempre serio.

Fa' che non si spenga nei loro cuori la luce di quegli ideali che danno alla vita dell'uomo il suo vero significato. Nessuno li trascuri: né i giovani stessi, né chiunque altro. Madre, benedici la gioventù affinché sia in grado di esigere molto da se stessa e dare molto agli altri, di resistere alle tentazioni di un mondo di piaceri e di promuovere il bene del prossimo.


6. Infine ti affidiamo, santa Madre di Dio, di Mariazell, la Chiesa di Gesù Cristo qui in Austria: tutti coloro che ne hanno la responsabilità e vi prestano servizio, tutti i pastori e i fedeli delle diocesi di Salisburgo e Vienna, di Sankt Pölten e Linz, di Graz-Seckau e Eisenstadt, di Gurk, di Innsbruck e Feldkirch. Fa' che la Chiesa possa adempiere oggi e anche nel futuro al suo compito di salvezza: in nome del Vangelo di Gesù Cristo, in stretta unione con le altre Chiese locali della Chiesa universale e con la Sede di Pietro in Roma per il bene e la prosperità di tutti gli uomini di questo Paese, quelli che vi sono nati e coloro che vi si sono trasferiti, chi ha fede e chi cerca.

Madre della Chiesa, mostra nuovamente al popolo di Dio di questo Paese la via per scoprire e promuovere nuove vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Possa identificarsi e diffondersi ancora di più il molteplice apostolato dei laici, possa crescere ancora la responsabilità missionaria di tutti! "Magna Mater Austriae", benedici la Chiesa d'Austria! Cristo, buon Pastore dei tuoi, accogli nel cuore di tua Madre tutta la nostra fede, la nostra buona volontà e la nostra sincera dedizione. Amen.

Data: 1983-09-13 Data estesa: Martedi 13 Settembre 1983

Commiato all'Austria dall'aeroporto - Vienna (Austria

Titolo: Nel segno della croce abbiamo meditato l'Europa

Illustre signor Presidente, Illustre signor Cardinale, cari fratelli nell'Episcopato, Signore e Signori.


1. E' giunta l'ora del commiato. Con gioia e gratitudine guardo ai giorni trascorsi, così ricchi di avvenimenti durante i quali ho sostato in mezzo a voi, pellegrino nel popolo di Dio, testimone della fede e della speranza cristiana, e amico del vostro Paese. Sono venuto - in conformità del mandato del Signore - per confermare nella loro vocazione cristiana i miei fratelli e le mie sorelle.

Colmato di doni e pieno di ricordi torno alla mia sede vescovile di Roma. Tutti noi abbiamo ricevuto molto dagli incontri di questi giorni, dalla gioiosa testimonianza comune a Cristo e dalla comune lode a Dio. Per questo dobbiamo a Dio, che ci ha donato tutto il bene, la nostra lode e il nostro ringraziamento.


2. Ringrazio sinceramente tutti coloro che si sono impegnati per un buon esito di questo viaggio pastorale: lei, signor Presidente della Repubblica, e gli abitanti del Paese per la cordiale, amichevole ospitalità; i miei fratelli nell'Episcopato e nel servizio sacerdotale, e tutti i fedeli, che hanno organizzato con tanta cura il "Katholikentag" in Austria e la mia visita. A tutti coloro che vi hanno preso parte, nello Stato e nella Chiesa, ai membri del servizio d'ordine e della sicurezza, al Pronto Soccorso, e a tutti coloro che hanno prestato numerosi la loro opera silenziosa, va il mio cordiale: "Che Dio ve ne renda merito!".


3. Nel segno della Croce abbiamo meditato sulla storia e sulla missione dell'Europa e alla luce di questa prospettiva abbiamo considerato la storia e la missione dell'Austria. Siamo ancor più consapevoli, che il presente e il futuro dell'Europa hanno bisogno del potente impulso del nostro cristianesimo, che ci vogliono cuori vigili che raccolgano questo impulso e lo traducano in azione.

Sotto questi auspici si sono svolti gli incontri nell'ambito della Chiesa e del Servizio divino; e a queste esigenze rispondono anche i miei incontri con i rappresentanti delle organizzazioni internazionali, dell'opinione pubblica e del mondo della cultura.


4. Ed ora dobbiamo accomiatarci. Possa il seme della Parola di Dio - che egli ha sparso fra di voi nel corso del "Katholikentag" e della mia visita - mettere radici nei cuori e fruttificare per tutti! Che Dio mantenga vive dentro di me le profonde impressioni, che mi sono state donate, e ne faccia così dono alla Chiesa intera! Auguro all'Austria pace e prosperità. Le auguro quell'equilibrio interiore e quelle virtù, che possono far prosperare la pace e il benessere, nelle quali tutti i beni e le strutture materiali trovano la pienezza del loro significato. Le auguro anche di mantenere quella serenità d'animo, che fa si che, all'interno dei suoi confini, le arti e gli ospiti si sentano sempre di casa. Le auguro la protezione dei Santi, che qui hanno operato. A Mariazell ho affidato l'Austria alla Madre di Nostro Signore, alla quale questo Paese ha consacrato con particolare amore cappelle e chiese in molti luoghi del suo suolo benedetto.

Il Signore della storia, che dopo la guerra ha assicurato all'Austria una nuova prosperità, tenga sopra di lei anche in futuro la sua mano protettrice, perché questo Paese sia una benedizione per tutta l'Europa.

Cari austriaci! Addio! Che Dio vi benedica!

Data: 1983-09-13 Data estesa: Martedi 13 Settembre 1983



Al personale delle Ville Pontificie - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Saluto e ringraziamento per il suo soggiorno estivo

Questa pesca, ha un suo significato di gioco ma anche un significato apostolico.

Quando si parla di pesca si pensa al pescatore e noi sappiamo bene che gli Apostoli erano pescatori. Era pescatore san Pietro alla cui sede romana noi sempre ci riferiamo. Questa pesca è dunque simbolica anche nel senso evangelico, nel senso cristiano. Vorrei continuare con questo simbolo dicendo che le pesche di san Pietro e degli Apostoli, come sappiamo dal Vangelo, erano il frutto della grazia del Signore. E io vorrei che questa pesca tradizionale di Castel Gandolfo fosse anche un simbolo dei frutti della grazia del Signore per ciascuno di voi, per tutta la famiglia di Castel Gandolfo e per tutte le famiglie di Castel Gandolfo.

Approfitto di questa circostanza per dirvi grazie del vostro lavoro e della vostra ospitalità durante il mio soggiorno. Vi auguro tutto il bene possibile nella vostra vita ma specialmente il bene della grazia del Signore che viene significato con la pesca di san Pietro. così, facendo questa pesca, noi pensiamo non solo agli oggetti che ci vengono attribuiti ma pensiamo anche alla grazia del Signore che nel mondo invisibile ci viene attribuita sempre dal Datore della grazia, dallo Spirito Santo.

Data: 1983-09-17 Data estesa: Sabato 17 Settembre 1983

Al seminario su "Procreazione responsabile" - La vocazione cristiana dei coniugi può esigere anche l'eroismo


Carissimi.

1. Con animo lieto vi accolgo al termine del vostro importante Convegno. Nel rivolgervi il mio cordiale saluto, desidero esprimere agli organizzatori del "Seminario di studio" vivo compiacimento per l'opportuna iniziativa, che vi ha raccolto a riflettere su uno dei punti essenziali della dottrina cristiana a riguardo del matrimonio. Durante questi giorni, infatti, avete cercato di riscoprire le ragioni di ciò che Paolo VI ha insegnato nella Lettera enciclica "Humanae Vitae", e che io stesso ho ripreso nell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio".

L'approfondimento delle ragioni di questo insegnamento è uno dei doveri più urgenti per chiunque sia impegnato nell'insegnamento dell'etica o nella pastorale familiare. Non è, infatti, sufficiente che esso sia fedelmente e integralmente proposto, ma è necessario che ci si impegni altresi a mostrare quali sono le sue ragioni più profonde.

Esse sono, innanzitutto, di ordine ideologico. All'origine di ogni persona umana v'è un atto creativo di Dio: nessun uomo viene all'esistenza per caso; egli è sempre il termine dell'amore creativo di Dio. Da questa fondamentale verità di fede e di ragione deriva che la capacità procreativa, inscritta nella sessualità umana, è - nella sua verità più profonda - una cooperazione con la potenza creativa di Dio. E deriva anche che di questa stessa capacità l'uomo e la donna non sono arbitri, non sono padroni, chiamati come sono, in essa e attraverso di essa, ad essere partecipi della decisione creatrice di Dio. Quando, pertanto, mediante la contraccezione, gli sposi tolgono all'esercizio della loro sessualità coniugale la sua potenziale capacità procreativa, essi si attribuiscono un potere che appartiene solo a Dio: il potere di decidere in ultima istanza la venuta all'esistenza di una persona umana. Si attribuiscono la qualifica di essere non i co-operatori del potere creativo di Dio, ma i depositari ultimi della sorgente della vita umana. In questa prospettiva, la contraccezione è da giudicare, oggettivamente, così profondamente illecita da non potere mai, per nessuna ragione, essere giustificata. Pensare o dire il contrario, equivale a ritenere che nella vita umana si possano dare situazioni nelle quali sia lecito non riconoscere Dio come Dio.


2. Esistono, poi, ragioni di ordine antropologico. L'insegnamento della "Humanae Vitae" e della "Familiaris Consortio" si giustifica nel contesto della verità della persona umana: è questa verità che sta alla base di esso.

La connessione inscindibile, di cui parla l'enciclica, fra il significato unitivo e il significato procreativo, inscritti nell'atto coniugale, ci fa capire che il corpo è parte costitutiva dell'uomo, che esso appartiene all'essere della persona e non al suo avere. Nell'atto che esprime il loro amore coniugale, gli sposi sono chiamati a fare di se stessi dono l'uno all'altro: nulla di ciò che costituisce il loro essere persona può essere escluso da questa donazione.

Ascoltiamo al riguardo un testo, di rara profondità, del Vaticano II: "Ille autem amor, utpote eminenter humanus, cum a persona in personam voluntatis affectu dirigatur, totius personae bonum complectitur... Talis amor, humana simul et divina consocians, coniuges ad liberum et mutuum sui ipsius donum... conducit" (GS 49). "A persona in personam": queste parole così semplici esprimono l'intera verità dell'amore coniugale, l'amore inter-personale. Un amore tutto incentrato sulla persona, sul bene della persona ("totius personae bonum complectitur"): sul bene che è l'essere personale. E' questo bene che i coniugi si donano reciprocamente ("liberum et mutuum sui ipsius donum"). L'atto contraccettivo introduce una sostanziale limitazione all'interno di questa reciproca donazione ed esprime un obiettivo rifiuto a donare all'altro, rispettivamente, tutto il bene della femminilità o della mascolinità. In una parola: la contraccezione contraddice la verità dell'amore coniugale.


3. Non si possono ignorare le difficoltà che gli sposi incontrano per essere fedeli alla legge di Dio e queste difficoltà sono state oggetto della vostra riflessione. E' necessario che si faccia quanto è possibile perché i coniugi siano aiutati in modo adeguato.

E' necessario, innanzitutto, evitare di "graduare" la legge di Dio a misura delle varie situazioni in cui gli sposi si trovano. La norma morale ci rivela il progetto di Dio sul matrimonio, il bene intero dell'amore coniugale: voler ridurre tale progetto è una mancanza di rispetto verso la dignità dell'uomo.

La legge di Dio esprime le esigenze della verità della persona umana; quell'ordine della Sapienza divina "quem si tenuerimus in hac vita", come dice sant'Agostino, "perducet ad Deum, et quem nisi tenuerimus in vita, non perveniemus ad Deum" ("De Ordine" 1, 9, 27: CSEL 63, 139).

Ci si può, in effetti, chiedere se la confusione fra la "gradualità della legge" e la "legge della gradualità" non abbia la sua spiegazione anche in una scarsa stima per la legge di Dio. Si ritiene che essa non sia adatta per ogni uomo, per ogni situazione, e si vuole perciò sostituirvi un ordine diverso da quello divino.


4. C'è una verità centrale nell'etica cristiana, che a questo punto deve essere richiamata. Leggevamo alcuni giorni fa nella Liturgia delle Ore della festa della Natività di Maria: "La legge fu vivificata dalla grazia e fu posta al suo servizio in una composizione armonica e feconda. Ognuna delle due conservo le sue caratteristiche senza alterazioni e confusioni. Tuttavia la legge, che prima costituiva un onere gravoso e una tirannia divento, per opera di Dio, peso leggero e fonte di libertà" (sant'Andrea di Creta, "Discorso I": PG 97, 806).

Lo Spirito, donato ai credenti, scrive nel nostro cuore la legge di Dio così che questa non è solo intimata dall'esterno, ma è anche e soprattutto donata all'interno. Ritenere che esistano situazioni nelle quali non sia di fatto possibile agli sposi essere fedeli a tutte le esigenze della verità dell'amore coniugale equivale a dimenticare questo avvenimento di grazia che caratterizza la nuova alleanza: la grazia dello Spirito Santo rende possibile ciò che all'uomo, lasciato alle sole sue forze, non è possibile. E' necessario, pertanto, sostenere gli sposi nella loro vita spirituale, invitarli a un frequente ricorso ai Sacramenti della Confessione e dell'Eucaristia per un ritorno continuo, una conversione permanente alla verità del loro amore coniugale.

Ogni battezzato, quindi anche gli sposi, è chiamato alla santità, come ha insegnato il Vaticano II (cfr. LG 39): "In variis vitae generibus et officiis una sanctitas excolitur ab omnibus, qui a Spiritu Sancto aguntur, atque voci Patris oboedientes Deumque Patrem in spiritu et veritate adorantes, Christum pauperem, humilem, et crucem baiulantem sequuntur, ut gloriae eius mereantur esse consortes" (LG 41). Tutti, coniugi compresi, siamo chiamati alla santità, ed è vocazione, questa, che può esigere anche l'eroismo.

Non lo si deve dimenticare.

Carissimi, la riflessione che avete compiuto in questi giorni deve essere proseguita e continuamente approfondita, per avere una visione sempre più adeguata di quella verità dell'amore coniugale che costituisce il patrimonio più prezioso del matrimonio. Fatevi carico generosamente di questo impegno. Vi accompagni nel vostro lavoro l'apostolica benedizione, che vi imparto di cuore.

Data: 1983-09-17 Data estesa: Sabato 17 Settembre 1983


Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo - Invito a pregare perché sia evitato il disastro nucleare


1. "Consolatrice degli afflitti": ecco un'altra dimensione della presenza materna di Maria nella Chiesa e nel mondo. La consolazione, secondo gli insegnamenti dell'Antico Testamento, ha la sua origine in Dio, il quale la effonde su tutte le creature.

Quando il Signore ricondurrà gli esuli in Palestina, farà di Gerusalemme il santuario della sua consolazione. Entro il grembo della Città Santa saranno adunati tutti i popoli, e ognuno potrà sperimentare la tenerezza di Dio.

A questo proposito il messaggio divino, espresso dal profeta Isaia, attinge poeticamente a immagini femminili. Gerusalemme è paragonata ad una madre che allatta i suoi pargoli e li circonda di cure amorevoli: "Voi succhierete al suo petto e vi sazierete delle sue consolazioni; succhierete, deliziandovi, all'abbondanza del suo seno... I suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati".

Passando poi alla sua applicazione, questo linguaggio simbolico è decodificato nei termini seguenti: "Come una madre consola un figlio, così io vi consolero; in Gerusalemme sarete consolati". E il Messia, nell'attesa del popolo eletto, doveva essere "la consolazione d'Israele".


2. Con l'opera redentrice di Cristo, nasce una nuova Gerusalemme, cioè la Chiesa.

In questa famiglia l'amore di Dio, divenuto palpabile nel cuore di Cristo, consola, quasi accarezzandolo sulle ginocchia, ogni uomo che viene a questo mondo.

E parlando della Chiesa, il discorso tocca singolarmente la Santa Vergine, che è Madre della Chiesa e modello perfetto dei discepoli del Signore.

Con la stessa sovrabbondante carità, con la quale ella si prende cura dei fratelli del Figlio suo, Dio, "ricco di misericordia", ci dona, per così dire, la rifrazione materna della sua consolazione.

Come ho scritto nell'enciclica "Dives in misericordia": "Appunto da questo amore "misericordioso", che viene manifestato soprattutto a contatto con il male morale e fisico, partecipava in modo singolare ed eccezionale il cuore di colei che fu Madre del Crocifisso e del Risorto... E in lei e per mezzo di lei, esso non cessa di rivelarsi nella storia della Chiesa e del mondo".


3. fratelli e sorelle: voi lo intuite già! Per venerare degnamente la Santa Vergine quale "Madre di consolazione", dobbiamo presentare noi stessi al mondo come segni trasparenti della consolazione di Dio. A nessuno deve sfuggire come nelle nostre comunità cristiane la dignità umana vada promossa, protetta e redenta, qualora fosse stata degradata. Al dire dell'Apostolo, il nostro impegno sia quello di far festa con chi fa festa e di piangere con chi piange.

Per tale compito, sia ancora Maria la nostra immagine ispiratrice: lei, che fu presente sia alla letizia delle nozze di Cana, sia alla tragedia del Calvario.

(Congedo dagli abitanti di Castel Gandolfo e saluti vari:) Al termine ormai del mio soggiorno estivo in Castel Gandolfo rivolgo un particolare saluto a tutti gli abitanti della città. Carissimi, vi sono vivamente grato per l'affetto di cui mi avete circondato anche quest'anno, durante questa pausa di riposo fra il verde ameno dei vostri colli e auguro a voi e alle vostre famiglie serena prosperità nella pace di una vita onesta e operosa.

Saluto poi il pellegrinaggio della parrocchia bresciana di Santa Maria Crocifissa di Rosa.

Rivolgo un cordiale saluto anche a quanti sono convenuti in Piazza San Pietro. Tra essi desidero menzionare i membri della "Famiglia dei modenesi di Roma", i quali insieme con la "Società folcloristica pavironica" e la "Corale Rossini" di Modena sono a Roma per celebrare l'Anno Giubilare della Redenzione. A voi tutti l'augurio che diate sempre una chiara testimonianza di vita cristiana nell'ambiente del vostro lavoro e della vostra professione. Vi accompagni la mia benedizione apostolica.

Preghiamo sempre per la pace nel mondo. Preghiamo soprattutto perché non sia dato all'umanità di vivere il disastro della catastrofe nucleare. Preghiamo per ogni vita umana: che sia conservata, protetta dal primo momento del concepimento fino all'ultimo istante del cammino terreno. Preghiamo per la vita nella sua dimensione terrena e nella sua dimensione eterna, perché siamo chiamati dal Padre in Gesù Cristo a partecipare alla vita eterna, alla vita divina.

Data: 1983-09-18 Data estesa: Domenica 18 Settembre 1983

A pellegrini slovacchi - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Restate sempre fedeli all'eredità dei santi Cirillo e Metodio

Cari fratelli nel servizio episcopale, amati Figli e Figlie! Vi do il benvenuto con gioia e con cuore aperto. Vi ringrazio della visita, vi ringrazio dei doni spirituali che mi inviano i sofferenti dalla Slovacchia e che hanno preparato i membri dell'Apostolato della preghiera e i lettori di Posol. Saluto i Vescovi presenti e tutti voi, come pure coloro che portate nei vostri cuori e quanti oggi sarebbero volentieri con voi.

A Roma siete venuti in occasione dell'Anno Santo della Redenzione e per ricordare il ventesimo anniversario della benedizione dell'Istituto slovacco dei Santi Cirillo e Metodio. Quando, venti anni fa, il mio grande predecessore Papa Paolo VI ha ricevuto in udienza i pellegrini, venuti nella città eterna per la benedizione dell'Istituto, ha sottolineato la grande importanza della tradizione, l'eredità spirituale, da cui sorge la vostra Nazione, e invitava i presenti a fare del nuovo Istituto un focolare di spirito, dove concentrare tutti gli ideali e tutte le speranze, da dove attingere la luce e il calore che unisca i figli della vostra Nazione, sparsi nel mondo (cfr. "Insegnamenti di Paolo VI", I (1963) 130-133).

Quando poco meno di due anni fa ho visitato l'Istituto, ho potuto dire con gioia che qui "l'eredità spirituale dei santi Cirillo e Metodio costituisce una regola di vita e un programma consapevole dell'attività quotidiana" ("L'Osservatore Romano", 9-10 novembre 1981). Lo ripeto anche oggi, a vostra esortazione. Rimanete sempre fedeli all'eredità dei santi Cirillo e Metodio! "Conoscete sempre meglio questa eredità, sempre più profondamente, in tutte le dimensioni, con tutte le conseguenze per la vita personale e sociale. Vivete sempre secondo questa eredità, difendetela, potenziatela, nella certezza che essa costituisce la base della vostra grandezza spirituale e della vera grandezza culturale della vostra Nazione!".

L'Anno Giubilare della Redenzione richiama alla mente la sorgente di ogni grazia, il Signore Gesù, insieme alla sua Madre dolorosa, Patrona della Slovacchia. Pertanto, qui nella Città eterna, vi riempia la grazia di Dio che scaturisce dall'opera redentrice di Cristo: per l'intercessione della Madre di Dio Dolorosa, e con la mia benedizione che impartisco, con tutto il cuore, a voi, ai vostri cari e a tutti gli Slovacchi nel mondo e in Patria.

Data: 1983-09-18 Data estesa: Domenica 18 Settembre 1983


Ai giovani del Centro terapeutico San Carlo - Castel Gandolfo : Siate testimoni di speranza


Ho accolto con grande gioia l'invito di visitare la vostra casa, qui, a Castel Gandolfo. Voi state vicini alla casa estiva del Papa e così possiamo prendere, qualche volta, un contatto. Non è questo il primo contatto che ho con voi. Ce ne sono stati degli altri prima. Ma, questo di oggi, mi sembra molto più completo e significativo.

Quando, poco fa, ho avuto occasione di incontrare il primo gruppo che mi ha reso una personale testimonianza della propria vita trascorsa, mi ha toccato una parola. Quasi tutti hanno usato più volte il verbo: "Ho riscoperto". C'era quindi prima una realtà coperta, sconosciuta e adesso riscoperta.

Penso che, quella realtà, sia semplicemente l'uomo, o come voi dite qui, nel vostro linguaggio, il "Progetto-uomo". Ho riscoperto quel progetto e posso adesso incominciare ad attuarlo, realizzarlo. così riscoprendo l'uomo ho riscoperto me stesso, ho riscoperto il senso della mia vita, il perché vivo. Ho riscoperto anche un indirizzo, un cammino, dove devo andare.

La parola "ho riscoperto" è quindi molto ricca. La ritengo come parola chiave del vostro ambiente, del vostro programma, di questa casa, di voi tutti, del vostro sacerdote, che io conosco quasi dall'inizio della mia missione in Roma, preoccupato dei problemi della gioventù sottomessa a quel pericolo, grande e tragico pericolo della droga.

Vi auguro di poter ripetere questa parola: "Ho riscoperto", di potere applicarla sempre di più perché l'uomo è una realtà molto ricca. Ci sono molte cose da scoprire o da riscoprire. L'uomo è immagine di Dio, somiglianza di Dio. Ha quindi in sé delle ricchezze incomparabili; naturalmente, appartiene anche a questo mondo, alla natura. Ha molti elementi simili con la natura, ma, nell'insieme, è superiore, perché porta in sé l'immagine di Dio. così si spiega la sua ricchezza. E' questa la ricchezza da riscoprire. Ricchezza del suo essere, del suo cammino, della sua vocazione, della chiamata con cui vive ciascuno di noi.

Vedo dinanzi ai miei occhi le parole che mi sembrano scritte quasi in continuità con la parola chiave "Ho riscoperto": "Siate testimoni di speranza".

Dovete con la vostra esperienza personale, esperienza di questa casa, diventare testimoni che credono nella realizzazione del "Progetto-uomo"; che credono che l'uomo nella sua piena dimensione è una realtà veramente da scoprire. Voi dovete diventare testimoni di quella verità davanti a voi stessi, nella vostra identità umana, nella vostra personalità, nella vostra coscienza; ma dovete diventare anche "testimoni di speranza" per gli altri, specialmente per le persone e per i giovani che si trovavano o si trovano in una situazione tragica simile a quella in cui voi vi siete una volta trovati.

Per queste persone, per questi giovani, siate "testimoni di speranza".

Si deve vincere la disperazione, si deve riscoprire la speranza, riscoprire se stessi, riscoprire l'uomo, le sue ricchezze, riscoprire la testimonianza per portarla agli altri. Parlare della propria esperienza agli altri, questo è possibile. Dovete dare la speranza.

Carissimi, vi auguro di approfittare così del vostro soggiorno in questa casa di Castel Gandolfo e anche nelle altre vostre case.

Una parola di ringraziamento a don Picchi e anche a tutti i suoi amici e collaboratori. Sappiamo bene che questo "Progetto-uomo" richiede molti amici e molti collaboratori, perché, come abbiamo sentito, porta con sé anche tante spese.

Ma, più di tutte le spese finanziarie, economiche, porta con sé una spesa fondamentale che è spesa di cuore umano.

Per questo, siate tanto preziosi in questa odierna assemblea, voi tutti che avete portato il vostro cuore aperto. Come amici e collaboratori, aiutate il "Progetto-uomo", aiutate questa riscoperta dell'uomo e della speranza. Date così anche una testimonianza di speranza al nostro mondo contemporaneo che tante volte manca di speranza.

Vi auguro di cuore un buon proseguimento per tutti i vostri progetti; vi auguro di perseverare nella strada intrapresa. Vi benedico, nel nome di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

Data: 1983-09-18 Data estesa: Domenica 18 Settembre 1983

A Vescovi americani in visita "ad limina" - Castel Gandolfo - La vita religiosa si comprende nella dimensione ecclesiale


Cari fratelli in nostro Signore Gesù Cristo.


1. Recentemente ho parlato ad altri gruppi di Vescovi americani intorno a due importanti aspetti del grande mistero della Chiesa: l'Episcopato e il Sacerdozio.

Ora vorrei riflettere con voi su di un altro speciale dono di Dio alla sua Chiesa, e questo dono è la vita religiosa.

La vita religiosa è così parte della Chiesa, così intimamente tocca la sua costituzione e la sua santità, che essa deve costituire parte integrante della sollecitudine pastorale del Papa e dei Vescovi, che hanno un'unica responsabilità per l'intera vita della Chiesa e sono chiamati ad essere segni della sua santità.

Parlando della vita religiosa noi parliamo di una realtà ecclesiale che riguarda i Vescovi in ragione del loro proprio ufficio.


2. In ogni momento, ma specialmente durante l'Anno Santo della Redenzione, la Chiesa offre la chiamata alla conversione a tutti i suoi membri, particolarmente ai religiosi. Questa chiamata alla conversione si rivolge particolarmente ai religiosi così che essi possano acquistare i pieni benefici della Redenzione ed essere sempre più testimoni fedeli di quella Redenzione; così che essi possano sempre più essere canali autentici della Redenzione per il Popolo di Dio attraverso la loro propria vitalità spirituale che, nella Comunione dei Santi, è un effettivo contatto soprannaturale con la Redenzione; così che attraverso la conversione essi possano vivere più fedelmente l'unità della Chiesa, che è essa stessa l'effetto della Redenzione e una partecipazione ad essa.

Per questa ragione io ho scritto a tutti i Vescovi chiedendo un loro speciale servizio pastorale ai religiosi degli Stati Uniti nel contesto dell'Anno Santo della Redenzione. Nella mia Lettera ho affermato: "E' mia sincera speranza che l'Anno Santo della Redenzione per la vita religiosa sia veramente un anno di fruttuoso rinnovamento nell'amore di Cristo. Se tutti i fedeli hanno un diritto - ed essi l'hanno - sui tesori di grazia che una chiamata al rinnovamento nell'amore offre, allora i religiosi hanno un titolo speciale a questo diritto".

Tutto l'impeto della mia iniziativa fu formulato come un invito, una chiamata da estendersi ai religiosi, di spalancare le porte dei loro cuori al Redentore. A questo riguardo scrissi: "Vi chiedo di invitare tutti i religiosi del vostro Paese, in mio nome, e nel vostro proprio nome come Vescovi, nel nome della Chiesa e nel nome di Gesù, a cogliere questa opportunità dell'Anno Santo per camminare in novità di vita, in solidarietà con tutti i Pastori e i fedeli, lungo il sentiero necessario a noi tutti: la strada della penitenza e della conversione".


3. Questo sforzo pastorale è di tale importanza che potrebbe essere portato a compimento solamente mediante un impegno pienamente collegiale da parte di tutti i Vescovi degli Stati Uniti. In quella occasione io vi promisi il mio fraterno sostegno di preghiera. Nominai anche una Commissione guidata dall'Arcivescovo John Quinn, il cui compito doveva essere quello di assistervi nell'esercizio della collegialità e di facilitare il vostro lavoro pastorale per "aiutare i religiosi del vostro Paese i cui Istituti sono impegnati in attività apostoliche a vivere in pienezza la loro vocazione ecclesiale". Sono profondamente grato alla Commissione per la generosità e lo zelo con cui essa è impegnata a formulare un programma adatto, ad assistere effettivamente il gruppo di Vescovi che ha la principale responsabilità in questa materia. Come linee guida per la Commissione e per voi stessi in questa importante incombenza approvai un compendio di punti salienti dell'insegnamento della Chiesa sulla vita religiosa preparato dalla Sacra Congregazione per i religiosi e gli Istituti secolari.

Da allora in poi ho anche avuto l'opportunita, come avevo sperato, di parlare personalmente con un gran numero di Vescovi della vita religiosa, ascoltando i loro punti di vista e apprendendo quale servizio pastorale fosse da loro rivolto ai religiosi. Sono profondamente grato a nostro Signore Gesù Cristo per il fatto che questa iniziativa sia stata accolta così premurosamente dalla Commissione e dai singoli Vescovi, e che sia stata vista per quel che è, un'applicazione - un'applicazione estremamente importante - del principio della collegialità, un principio enunciato con così grande vigore dal Concilio Vaticano II. Nel proporre questa iniziativa al vostro zelo pastorale, la mia prima intenzione è stata quella di affermare la responsabilità collegiale per lo stato della vita religiosa, che è intimamente legata al mistero della Chiesa e al mistero dell'Episcopato.

I religiosi hanno bisogno del sostegno e dell'assistenza dei Vescovi nelle loro vite di testimonianza consacrata alla santità di Cristo e al primato di Dio. La vostra collaborazione collegiale non è soltanto un mezzo per offrire un sostegno di carattere generale ai religiosi e per assisterli nel risolvere particolari problemi che toccano inevitabilmente le loro vite; significa anche un autentico funzionamento della collegialità, un autentico e vitale rapporto tra l'Episcopato e i religiosi.


4. Il servizio collegiale che voi, come Vescovi, siete chiamati a rendere ai religiosi nell'area di vostra propria competenza episcopale è, soprattutto, quello di proclamare una chiamata alla santità, una chiamata al rinnovamento e una chiamata alla penitenza e alla conversione. In altre parole, di estendere, nel nome del Redentore, la chiamata dell'Anno Santo, sollecitando la più grande risposta d'amore possibile. Nella mia Lettera a voi indirizzata affermai che "questa chiamata è legata in modo particolare alla vita e alla missione dei religiosi... essa li tocca in modo speciale; pone domande speciali sul loro amore, ricordando loro quanto essi siano amati da Cristo e dalla sua Chiesa".

Questa iniziativa della cura pastorale per i religiosi è un aspetto del grande dialogo di salvezza, che inizia con la consapevolezza dell'amore di Dio, reso visibile nell'Incarnazione, e porta alla pienezza della salvezza attraverso quest'amore. L'intero dialogo di salvezza è diretto alla piena accettazione, attraverso la "metanoia", della persona di Gesù Cristo.

Nel caso dei religiosi, come nel caso dei fedeli, il processo è lo stesso: nello stesso momento in cui noi Vescovi riconosciamo il nostro stesso bisogno di conversione, il Signore ci chiede di rivolgerci agli altri - umili e contriti, ma coraggiosi e senza paura - per comunicare con i nostri fratelli e le nostre sorelle. Cristo vuole fare appello attraverso di noi, per invitare e chiamare il suo popolo, specialmente i suoi religiosi, alla conversione. Lo scopo di ogni dialogo è la conversione del cuore.


5. Non è mia intenzione in questa circostanza parlare di tutti gli elementi essenziali dell'insegnamento della Chiesa sulla vita religiosa, come descritta nella mia Lettera e nel documento della Sacra Congregazione. Sono convinto che voi vorrete continuare a riflettere su ciascuno di questi punti, che sono tratti da fonti autentiche, così da essere in grado di spiegarli e di promuoverli tutti. Ora vorrei dare rilievo solo ad alcuni punti intimamente legati al tema della conversione e della santità di vita nel contesto della vita religiosa e della responsabilità pastorale dei Vescovi, a cui è stato "affidato il dovere di curare i carismi religiosi, tanto più perché proprio l'indivisibilità del loro ministero pastorale li rende responsabili della perfettibilità dell'intero gregge" ("Mutuae relationes", 9c). I Vescovi devono proclamare la natura della vita religiosa come maestri della fede e rappresentanti della Chiesa che garantisce il carisma dei religiosi. Questa proclamazione è tanto una istruzione per il Popolo di Dio quanto un incoraggiamento per i religiosi.

Nello scegliere certi aspetti della vita religiosa per una speciale riflessione, la nozione di preghiera emerge immediatamente. Il nuovo Codice di Diritto canonico stabilisce che il primo e principale dovere di tutti i religiosi è la contemplazione delle cose divine e la costante unione con Dio nella preghiera (cfr. CIC 663 § 1). La questione riguardante l'essere dei religiosi che sono uniti a Dio nella preghiera precede la questione di quale attività essi compiranno. L'idea della preghiera è ancora sottolineata quando si tocca l'apostolato. Il Codice insiste sul fatto che l'apostolato di tutti i religiosi consiste primariamente nella testimonianza della loro vita consacrata, che essi sono vincolati a nutrire con la preghiera e la penitenza (cfr. CIC 673).


6. Tutto ciò ci dice qualcosa di molto profondo sulla vita religiosa. Ci parla del valore del vivere solo per Dio, della testimonianza del suo Regno, e dell'essere consacrati a Gesù Cristo. Attraverso i voti di castità, povertà e obbedienza, i religiosi consacrano se stessi a Dio, ratificando e confermando personalmente tutti gli impegni del loro Battesimo. Ma anche più importante è l'azione divina, il fatto che Dio li consacra alla gloria del suo Figlio; ed egli fa ciò attraverso la mediazione della sua Chiesa, agendo con la potenza del suo Spirito.

Tutto ciò mette in rilievo la stima che noi Vescovi dobbiamo avere per i religiosi e per l'immenso contributo che essi hanno dato alla Chiesa negli Stati Uniti. E ancora questo contributo è più un contributo di ciò che essi sono piuttosto che di ciò che essi hanno fatto e stanno facendo. Parlando dei religiosi dobbiamo dire che la loro maggiore dignità consiste in questo: che essi sono persone individualmente chiamate da Dio e consacrate da Dio attraverso la mediazione della sua Chiesa. Il valore della loro attività è grande, ma il valore del loro essere religiosi è ancora più grande.

perciò uno dei contributi del Vescovo è quello di ricordare ai religiosi la loro dignità e di proclamare la loro identità davanti al Popolo di Dio. Questo permette ai laici di capire più chiaramente il mistero della Chiesa, al quale i religiosi offrono così tanto.


7. La dimensione ecclesiale è assolutamente essenziale per l'esatta comprensione della vita religiosa. I religiosi sono quelli che sono perché la Chiesa è mediatrice della loro consacrazione e garantisce il loro carisma di religiosi. Se il loro principale apostolato è la testimonianza, gli altri loro apostolati comprendono una molteplicità di impegni e attività compiuti per la Chiesa e coordinati dai Vescovi (cfr. CIC 680).

Poiché il valore della consacrazione dei religiosi e dell'efficacia soprannaturale delle loro attività apostoliche dipendono dal loro essere in unione con la Chiesa - la cui integrità è stata affidata alla cura pastorale dei Vescovi perché fosse amministrata (cfr. Ac 20,28) - ne consegue che i Vescovi compiono un grande servizio ai religiosi aiutandoli a mantenere e ad approfondire la loro unione con la Chiesa, e assistendoli nel coordinare tutte le loro attività con la vita della Chiesa. Il vivere fruttuosamente il carisma religioso presuppone l'accettazione fedele del Magistero della Chiesa, che in concreto è un'accettazione della vera realtà e identità del Collegio episcopale unito al Papa. Il Collegio dei Vescovi, come successore del Collegio apostolico, continua a godere della guida dello Spirito Santo; le parole di Gesù si applicano ancora oggi: "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato" (Lc 10,16).


8. Venerabili e cari fratelli, nel dialogo di salvezza vi vorrei chiedere di parlare ai religiosi della loro identità ecclesiale e di spiegare all'intero Popolo di Dio come i religiosi sono tali soltanto perché la Chiesa è quella che è nella sua realtà sacramentale. E vi vorrei chiedere di mettere in rilievo lo speciale ruolo femminile delle religiose: nella Chiesa e personificando la Chiesa come Sposa di Cristo, esse sono chiamate a vivere per Cristo, fedelmente, esclusivamente e per sempre, nella consapevolezza di essere in grado di rendere visibile l'aspetto sponsale dell'amore della Chiesa per Cristo.

E possa ciascuno rendersi conto che il più grande equivoco circa il carisma dei religiosi, indubbiamente la più grande offesa alla loro dignità e alle loro persone, potrebbe venire da coloro che tentassero di porre la loro vita e la loro missione al di fuori del suo contesto ecclesiale. I religiosi sono tratti in inganno da chiunque tenti di attrarli insegnando contro il Magistero della Chiesa, che li ha concepiti con il suo amore e li ha fatti nascere nella sua verità liberatrice. L'accettazione della realtà della Chiesa da parte dei religiosi e la loro unione vitale - attraverso essa e in essa - con Cristo è una condizione essenziale per la vitalità della loro preghiera, l'efficacia del loro servizio ai poveri, la validità della loro testimonianza sociale, il benessere delle relazioni comunitarie, la misura del successo del loro rinnovamento e la garanzia dell'autenticità della loro povertà e semplicità di vita. E soltanto in completa unione con la Chiesa la loro castità diviene il dono ricco e accettabile che soddisferà i desideri del loro cuore di donarsi a Cristo e di ricevere da lui, e di essere fecondi nel suo amore.


9. Cari fratelli, mediante la nostra azione collegiale, specialmente nell'Anno Santo della Redenzione, manifestiamo il nostro amore pastorale specialmente ai religiosi degli Stati Uniti. E mostriamo la strada del sacrificio e dell'amore richiesta dalla conversione. Come Vescovi dobbiamo assicurare aiuto a questa generazione e garantire quelle a venire che il magnifico contributo offerto dai religiosi degli Stati Uniti alla missione della Chiesa continuerà.

Ma, soprattutto, ciò che è in gioco nel servizio collegiale del nostro amore pastorale è confermare i religiosi d'America nel loro carisma di essere religiosi, ed essere sempre più l'espressione della santità di Cristo nel mistero della Chiesa. Possano essi vivere per Cristo, come Maria visse per Cristo, nella rinuncia, nel sacrificio e nell'amore corredentivo, completando "quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24). Il primo e principale dovere che scaturisce dal loro essere religiosi sarà sempre "la contemplazione delle cose divine e la costante unione con Cristo nella preghiera" (CIC 663 § 1).

Infine, per il bene di tutti, ricordiamo le memorabili parole di Paolo VI che si adattano ad ogni età della vita della Chiesa: "Non dimenticate, mai, la testimonianza della storia: la fedeltà alla preghiera o il suo abbandono è la prova della vitalità o della decadenza della vita religiosa" ("Evangelica Testificatio", 42).

Tutto ciò è parte del ministero attraverso il quale noi, come Vescovi, viviamo il mistero della Chiesa, incoraggiando i religiosi, che noi amiamo e per i quali noi viviamo e per i quali noi desideriamo morire, a lottare per divenire sempre più "giustizia di Dio" (2Co 5,21).

Data: 1983-09-19 Data estesa: Lunedi 19 Settembre 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Preghiera alla Vergine alla fine del viaggio - Mariazell (Austria