GPII 1983 Insegnamenti - Omelia per la Giornata delle missioni - San Paolo (Roma)

Omelia per la Giornata delle missioni - San Paolo (Roma)

Titolo: L'opera del missionario è una "battaglia" motivata dall'amore




1. "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11,25).

Queste parole pronunciate da Cristo nel massimo trasporto dello spirito, desideriamo ripeterle oggi, nel giorno in cui tutta la Chiesa celebra la Giornata missionaria. Desideriamo "benedire" il Padre per la rivelazione dei misteri divini, per il disegno divino della salvezza dell'uomo e del mondo: "cose che ha rivelate ai piccoli". Desideriamo "benedire" il Padre, ringraziandolo per la fede mediante la quale la rivelazione e il disegno divino della salvezza si innestano nelle anime umane. Desideriamo in modo particolare ringraziare perché la fede diventa, per molti, la consapevolezza di una missione e di una vocazione simile a quella degli Apostoli. E infatti loro hanno costituito la prima comunità di quei "piccoli" ai quali il Padre, Signore del cielo e della terra, ha rivelato le cose "nascoste ai sapienti e agli intelligenti".

Nella giornata odierna visitiamo la Basilica romana di San Paolo fuori le Mura, per celebrare proprio in essa la liturgia eucaristica della Giornata missionaria dell'Anno della Redenzione. Tra tutti gli Apostoli del Signore proprio Paolo di Tarso è stato colui che ha trasformato in una missione universale la rivelazione ricevuta davanti le mura di Damasco: l'ha trasformata in una grande opera missionaria, come scrive egli stesso nella lettera a Timoteo: "affinché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili" (2Tm 4,17).

In questa opera missionaria paolina è iscritto, in modo particolarmente profondo, il mistero della Redenzione. Mediante le sue opere e i suoi scritti egli è diventato il primo artefice del programma missionario della Chiesa. Attingendo a queste opere e scritti - le lettere paoline - scopriamo sempre di nuovo la verità profonda delle parole di Cristo, che nella potenza della sua Croce e della Risurrezione ha ordinato agli Apostoli: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzando nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19).

La verità e la forza del mandato messianico nasce dalla profondità del mistero della Redenzione. L'opera missionaria di san Paolo ne dà una particolare testimonianza di carattere fondamentale e intramontabile. Ecco perché, nella Giornata missionaria del Giubileo dell'Anno Santo della Redenzione, ci riuniamo nella Basilica di San Paolo.


2. "Ho combattuto la buona battaglia" (2Tm 4,7), ci ha detto proprio Paolo nella seconda lettura. Come non avvertire in queste parole la santa fierezza per aver adempiuto il mandato missionario? Questo aspetto "battagliero" dell'azione missionaria va certamente bene inteso; non c'è dubbio tuttavia che esso debba farne parte essenziale. Una battaglia tutta spirituale, certo, ma pur sempre una battaglia, nella quale occorre lottare con abilità e coraggio, pronti al sacrificio, fino al conseguimento della vittoria. Quale vittoria? La liberazione delle anime, mediante il Sangue di Cristo.

L'opera del missionario non è una "battaglia" che si scaglia contro le persone per soggiogarle. Essa è piuttosto una battaglia per le persone, che ancora si trovano lontane dalla luce di Cristo, una battaglia quindi che ha il suo movente nell'amore verso chi è ancora prigioniero dell'errore, della miseria, del male. Ciò suppone, nel missionario, accanto ad un grande rispetto delle persone e del loro vero bene, l'energia, la prudenza e la carità necessarie per illuminarle e per aiutarle concretamente a raggiungere tale bene.


3. Allo stimolante esempio di Paolo, si aggiunge incalzante la voce dei poveri, dei poveri di valori nei nostri Paesi un tempo cristiani e dei poveri ancora ignari dell'annuncio evangelico; ad essi siamo debitori della Parola della Salvezza (Rm 1,14), del Vangelo che è potenza di Dio per la Salvezza di chiunque crede (Rm 1,16).

La parola divina dell'odierna liturgia ci dimostra l'opera missionaria della Chiesa come un compito particolarmente legato con lo spirito evangelico della povertà. "Il povero grida e il Signore lo ascolta" (a) proclama il ritornello del Salmo responsoriale. Perché "la preghiera dell'umile penetra le nubi, finché non sia arrivata" (Si 35,17), come leggiamo nel libro del Siracide.

Ma i poveri gridano anche verso di noi; anche a noi giunge il loro grido. Dio li ascolta, ascoltiamoli pure noi! A loro appartiene la "Lieta Novella". Noi l'abbiamo ricevuta; a loro dobbiamo trasmetterla, agli affamati di verità, di giustizia e di pace. Dobbiamo recare loro il vero significato della vita, dovunque essi si trovano. E' dai "poveri" che occorre andare preferenzialmente, a coloro cioè che, per la loro umiltà e sete di perdono, sono disponibili a ricevere la Buona Novella, che è appunto annuncio di misericordia e di perdono.


4. E la migliore illustrazione di questa verità si trova nell'odierno Vangelo, cioè la parabola sul fariseo e sul pubblicano. La "povertà in spirito" è qui sinonimo dell'apertura interiore alla luce e all'azione di Dio, al dono della salvezza che viene all'anima dell'uomo nella potenza della Croce di Cristo per opera dello Spirito Santo. In seguito viene anche quella giustificazione davanti a Dio che ha trovato proprio il pubblicano dell'odierna parabola, e non il fariseo.

Ecco le più profonde radici della missione salvifica della Chiesa, dalle quali sgorga l'opera missionaria. Essa viene partecipata dalla "Chiesa dei poveri" dei quali il primo modello è la Madre di Cristo e la Regina degli Apostoli.

Infatti in lei si è fatto "povero" l'eterno Figlio di Dio, "perché noi diventiamo ricchi per mezzo della sua povertà" (cfr. 2Co 8,9). L'opera missionaria della Chiesa attinge sempre a questa povertà del Figlio di Dio, Figlio di Maria, che infinitamente l'arricchisce. Essa trasmette sempre agli uomini e ai popoli questa povertà che universalmente arricchisce, povertà che il Padre, Signore del cielo e della terra, "rivela" e trasmette ai "piccoli".


5. E l'opera missionaria della Chiesa cerca sempre appoggio nella preghiera, che è il più forte tra tutti i "mezzi dei poveri" del Regno di Dio: "la preghiera dell'umile penetra le nubi, finché non sia arrivata" (Si 35,17). Per tale motivo, da questa Basilica, custodita dai monaci benedettini, rivolgo un particolare appello agli Ordini maschili e femminili contemplativi, perché offrano agli uomini del nostro tempo, specialmente ai giovani, la loro esperienza di preghiera e di vita spirituale (cfr. "Mutuae Relationes", 25) e compiano ogni sforzo per fondare nuove comunità nelle giovani Chiese. Come san Gregorio Magno, con i monaci guidati da sant'Agostino in Inghilterra, inizio quella campagna missionaria del monachesimo occidentale che, unitamente all'opera evangelizzatrice dei santi Cirillo e Metodio, rese civile e cristiana l'Europa, così anch'io oggi, in sintonia con l'invito di Paolo VI, esorto i figli di san Benedetto ad incrementare la loro presenza in America Latina e in Africa, e ad assumersi un particolare impegno verso i paesi dell'Asia, le cui religioni, tanto sensibili al messaggio monastico, attendono dal monachesimo cristiano la luce della piena rivelazione!


6. San Paolo, nel fondare nuove comunità, impegnava tutte le categorie di persone: laici, sposi come Aquila e Priscilla, discepoli e apostoli. Un elenco di essi è presentato nell'ultimo capitolo della Lettera ai Romani.

Quella illustre schiera continua oggi con voi che ricevete il crocifisso per partire. Voi, sacerdoti, ricordate a tutti i presbiteri che a loro incombe la sollecitudine per tutte le Chiese (PO 10); voi, religiosi e religiose, ricordate a tutte le persone consacrate che la professione religiosa le rende per eccellenza volontari e liberi per l'annuncio evangelico (EN 69); voi laici, voi sposi, siate il segno di un laicato che divenga sempre più protagonista della missione della Chiesa di oggi, come lo era nella Chiesa dei primi tempi! In questa Giornata missionaria mondiale rivolgo a tutta la Chiesa, a tutti i membri della Chiesa, a tutte le comunità, diocesane e parrocchiali, un invito cordiale e pressante per un sempre maggiore impegno missionario. E' vero, si fa molto per le missioni! E' commovente ed esemplare lo slancio che anima i cristiani, uomini, donne, giovani, ragazzi, ragazze, per questo grande ideale; la generosità, che li spinge a donare e donarsi per le varie iniziative e per le opere missionarie; ma specialmente i sacrifici interiori e le preghiere, che essi fanno per la dilatazione del Regno di Dio sulla terra! Ma occorre anche notare con realismo che i bisogni, spirituali e materiali, delle giovani Chiese in stato di missione aumentano vertiginosamente.

Molto si è fatto; molto si fa; ma moltissimo resta ancora da fare in tutti i campi: nel campo della scuola; dell'assistenza ospedaliera; della formazione e della preparazione culturale del clero locale...

Mi rivolgo, in modo speciale, alle diocesi e alle parrocchie di tutto il mondo, perché sentano ed esprimano con sempre maggiore concretezza e incisività questa responsabilità missionaria, come ha sottolineato il Concilio Vaticano II: "Poiché il Popolo di Dio vive nelle comunità specialmente in quelle diocesane e parrocchiali, e in esse in qualche modo appare in forma visibile, tocca anche a queste comunità rendere testimonianza a Cristo di fronte alle genti. La grazia del rinnovamento non può avere sviluppo alcuno nelle comunità, se ciascuna di esse non allarga la vasta trama della sua carità sino ai confini della terra, dimostrando per quelli che sono lontani la stessa sollecitudine che ha per quelli che sono suoi propri membri" (Ag 37).

Nell'avvicinarsi del terzo millennio dell'era cristiana, l'evento straordinario del Giubileo della Redenzione, che si va compiendo nelle diocesi e con particolare risonanza qui a Roma, ravvivi nel cuore di tutti i fedeli l'ardore missionario, come avvenne per i due pellegrini di Emmaus, i quali, accesi nel cuore dalla Parola e rinvigoriti dalla rivelazione del Maestro, ripresero con entusiasmo la strada per correre dai fratelli e renderli partecipi della straordinaria avventura d'aver riconosciuto il Signore nello spezzare il pane (cfr. Lc 24,13-35).

Data: 1983-10-22 Data estesa: Sabato 22 Ottobre 1983

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La preghiera del Rosario eleva i sentimenti dell'uomo




1. Il santo Rosario è preghiera cristiana, evangelica ed ecclesiale, ma anche preghiera che eleva i sentimenti e gli affetti dell'uomo.

Nei misteri gaudiosi, sui quali oggi ci soffermiamo brevemente, vediamo un po' tutto questo: la gioia della famiglia, della maternità, della parentela, dell'amicizia, del reciproco aiuto. Queste gioie, che il peccato non ha totalmente cancellato, Cristo nascendo le ha assunte in sé e le ha santificate. Egli ha compiuto ciò attraverso Maria. così è attraverso di lei che noi, anche oggi, possiamo cogliere e far nostre le gioie dell'uomo: in se stesse umili e semplici, ma che in Maria e in Gesù diventano grandi e sante.

In Maria, verginalmente sposata a Giuseppe e divinamente feconda, vi è la gioia del casto amore degli sposi e della maternità accolta e custodita come dono di Dio; in Maria che sollecita si reca da Elisabetta, la gioia di servire i fratelli portando loro la presenza di Dio; in Maria che presenta ai pastori e ai Magi l'atteso d'Israele, la condivisione spontanea e confidente, propria dell'amicizia; in Maria che, nel tempio, offre il proprio Figlio al Padre celeste, la gioia intrisa di ansie, propria dei genitori e degli educatori verso i figli o gli alunni; in Maria che, dopo tre giorni di affannosa ricerca, ritrova Gesù, la gioia sofferta della madre la quale sa che il proprio figlio appartiene a Dio prima che appartenere a se stessa.


2. Oggi la Chiesa ricorda la Giornata mondiale missionaria. In occasione di tale circostanza, questa mattina ho celebrato il rito eucaristico nella basilica di San Paolo fuori le Mura, dove ho consegnato il crocifisso a un gruppo di sacerdoti, religiosi, religiose e laici che partono per le missioni.

"La messe e molta e gli operai sono pochi" (Mt 9,37). E' necessario, cari fratelli, che rafforziamo il nostro interesse per il problema missionario, con un maggior sostegno, spirituale e materiale, alle opere delle missioni: istituti culturali e assistenziali, scuole, ospedali, opere sociali, che costituiscono i "segni di credibilità" e, al contempo, la testimonianza stessa di un'efficace attività missionaria.

In pari tempo, desidero rivolgere un affettuoso e speciale saluto, a nome mio personale e di tutta la Chiesa, ai missionari e alle missionarie, che lontano dalla loro patria annunciano il messaggio della salvezza di Cristo. Il mio pensiero va ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai laici, ai medici, ai catechisti, a tutti coloro che spendono e donano le migliori energie per la dilatazione del Regno di Dio fra tutti i popoli della terra.

Carissimi fratelli e sorelle! Il Papa e la Chiesa tutta vi sono profondamente riconoscenti; sono con voi, accanto a voi con il loro affetto, la loro gratitudine, la loro preghiera! Coraggio! Il Signore, che voi annunciate alle genti, colmerà i vostri cuori di quella profonda gioia, di cui abbiamo parlato in questo nostro incontro domenicale dell'Angelus.

(Saluto a un gruppo ed esecrazione per due attentati terroristici:) Sono lieto di rivolgere ora un affettuoso saluto a tutti gli italiani presenti. In modo speciale desidero salutare cordialmente i pellegrini dell'arcidiocesi di Reggio Calabria, della diocesi di Teramo e della diocesi di Concordia-Pordenone, venuti a Roma per lucrare l'Indulgenza dell'Anno Santo! Carissimi! So bene che le vostre generose popolazioni, pur tra notevoli difficoltà, avvertono il bisogno di rendere a Cristo e alla Chiesa maggiore testimonianza mediante comportamenti di vita ispirati al Vangelo. Siate voi i principali assertori di questa "novità di vita" col progrediente amore di Dio e del prossimo e con la gioia del lavoro e del sacrificio. Con la mia benedizione apostolica, che estendo a tutti i vostri cari.

Questa mattina si è diffusa nel mondo la notizia dei due attentati terroristici perpetrati a Beirut, nel Libano, e che hanno provocato decine e decine di vittime tra i militari americani e francesi che prestano servizio nella Forza multinazionale di pace inviata in quel Paese già così martoriato. Sorge nell'animo un sentimento di grande dolore, di orrore e di esecrazione. Si tratta di giovani vite, crudelmente stroncate mentre compivano una missione di pace. E' una nuova violenza che si aggiunge agli eccidi e ai massacri che hanno sparso a catena sangue e lutti tra le popolazioni di Beirut e dei villaggi nella regione.

E' un atto di guerra in un momento in cui, profittando della fragile tregua, si tenta di riannodare un dialogo tra le parti. Preghiamo per i giovani che sono morti, per le altre vittime, e per il conforto delle loro famiglie: preghiamo perché alla volontà omicida si contrappongano, più forti e più efficaci, la risolutezza e l'impegno di quelli che operano per la riconciliazione e la pace.

Data: 1983-10-23 Data estesa: Domenica 23 Ottobre 1983

A pellegrini inglesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Impegno in quest'Anno Santo: essere sempre più popolo di preghiera

Cari amici.

E' una gioia per me essere con voi oggi. La vostra presenza mi ricorda il tempo che ho trascorso nella vostra diocesi, la mia breve sosta all'aeroporto di Gatwick al mio arrivo in Inghilterra. La mia visita di allora, la visita che mi hanno reso i giovani in agosto e la vostra visita di oggi, sono tutti momenti di comunione ecclesiale, anche se brevi. Siamo una cosa sola in Cristo e nella Chiesa, uniti nella parola di Dio, uniti nella nostra santa fede cattolica.

In particolare, siete venuti a Roma con il vostro Vescovo per celebrare con la Chiesa universale il mistero della Redenzione. Siete venuti con i cuori aperti a Cristo Redentore, chiedendo di ricevere il suo perdono e il suo amore nelle vostre vite, chiedendo misericordia per la Chiesa e per il mondo intero.

Nello stesso tempo siete chiamati a rendere grazie al Padre di misericordia e al Dio di ogni consolazione che ci ha chiamati tutti "dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,9).

La vostra vocazione durante questo Anno Santo è di diventare sempre più un popolo di preghiera, preghiera che trova espressione nella domanda e nella lode, nella riparazione e nell'adorazione. Ed è nel Sacrificio eucaristico che la vostra preghiera sarà unita con la preghiera di Cristo e sarà offerta al Padre.

Nel Sacrificio eucaristico il mistero della Redenzione è rinnovato e voi entrate in quel mistero di grazia.

Cari pellegrini di Arundel e Brighton, nella devota celebrazione della Messa aprite i vostri cuori sempre più largamente a Gesù Cristo Redentore del mondo.

Data: 1983-10-24 Data estesa: Lunedi 24 Ottobre 1983

Ai Pontifici Atenei di Roma - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Obbedienza allo Spirito Santo per servire la Chiesa nel mondo




1. Al centro stesso della liturgia odierna si trovano le parole del profeta Isaia, che Gesù di Nazaret ha detto nella Sinagoga della città natale: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi" (Lc 4,18).

Gesù di Nazaret ha letto queste parole, perché esse si riferivano a lui.

Fu lui quel Mandato e Unto. Lui quel Messia. Noi rileggiamo oggi nella liturgia quelle stesse parole insieme con il canto "alleluja", perché in Gesù Cristo siamo Popolo messianico. Abbiamo parte nel suo Vangelo ed Eucaristia. Siamo chiamati per partecipare alla sua missione: sacerdotale, profetica e regale.


2. "Lo Spirito del Signore è sopra di me...". così dice Cristo. E noi ci siamo riuniti qui per invocare lo Spirito Santo, all'inizio dell'anno accademico, in fervida preghiera. Lo invochiamo perché sia sopra di noi; perché operi in noi.

Cari professori e studenti degli Atenei ecclesiastici di Roma! Quanto grande è la vostra partecipazione alla vocazione del Popolo messianico! Quanto particolare è la partecipazione alla vocazione di Cristo: sacerdote, profeta e re! E' la parte e la partecipazione di ogni Ateneo quale particolare comunità accademica che unisce in sé strettamente i docenti e gli studenti. E' la parte e la partecipazione di ciascuno di voi, professori, studiosi, insegnanti; partecipazione, in certo qual modo, unica e irrepetibile! E' la parte e la partecipazione di ciascuno di voi, studenti: quanto importante per la chiamata che Gesù Cristo vi trasmette nella sua Chiesa! Per le vie che questa Chiesa - Popolo di Dio - percorrerà in diversi luoghi della terra (gli Atenei romani concentrano studenti e professori di tutto il mondo) è indispensabile la vostra obbedienza allo Spirito Santo, la vostra sottomissione e sensibilità dinanzi alla sua azione. perciò lo invochiamo oggi con umiltà e zelo. Quell'umiltà e quello zelo, con cui la Chiesa manifesta la sua responsabilità magisteriale dinanzi all'intero Popolo messianico.


3. Ci riuniamo oggi per l'inaugurazione dell'anno accademico 1983-84 nell'ambito del Giubileo straordinario della Redenzione. E perciò, sulla soglia di questo anno, innanzitutto vi auguro che tutto ciò che costituirà l'attività di professori e studenti dei Pontifici atenei di Roma (e anche della Chiesa intera) apra sempre meglio gli occhi della vostra anima al mistero della Redenzione; alla realtà della Redenzione.

"Fratelli, noi siamo debitori" (Rm 8,12). Queste parole di san Paolo dalla Lettera ai Romani hanno la forza di una mirabile sintesi: si, siamo debitori! La Redenzione vuol dire un debito da parte nostra. Il debito contratto già nella dimensione della creazione. Tuttavia questo debito ha nella Redenzione una dimensione nuova, nata dalla Croce e dalla risurrezione di Cristo. Infinite grazie a Dio per questo debito.

Ringraziamo Dio per essere debitori. Poiché in tale modo anche la nostra vita umana ha una sua dimensione divina; e questa dimensione dà, al tempo stesso, a questa vita un senso e un significato definitivi.


4. San Paolo, nella stessa Lettera ai Romani, fa un'analisi di tale debito, che si identifica con tutta la nostra vita, con tutta l'esistenza umana. "...Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio...". Nello Spirito di figliolanza adottiva possono gridare a Dio: "Abbà, Padre!". "Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria" (cfr. Rm 8,14-18).

In questo modo l'eredità di Dio è inscritta nella nostra vita. Nello stesso essere umano. In questo modo siamo debitori. In questo modo siamo chiamati a far morire con l'aiuto dello Spirito le opere del corpo (cfr. Rm 8,13). Siamo chiamati a trovare nel mistero della Redenzione, cioè nella Croce e nella risurrezione, l'ispirazione e la forza.

Proprio nel nome di questa chiamata invochiamo oggi con umiltà e ardore lo Spirito Santo, affinché egli stesso conforti il nostro spirito con la sua testimonianza. Affinché lo illumini e lo sostenga durante tutti i giorni del nuovo anno accademico, che è radicato nel Giubileo straordinario dell'Anno della Redenzione.

"Benedetto il Signore sempre; ha cura di noi il Dio della salvezza" (). Amen.

Data: 1983-10-24 Data estesa: Lunedi 24 Ottobre 1983



A vescovi americani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Grande importanza dell'educazione cattolica in America

Cari fratelli in nostro Signore Gesù Cristo.


1. Ancora una volta sono molto lieto di partecipare ad una intensa esperienza di comunione ecclesiale con un altro gruppo di Vescovi americani. Voi venite da diverse regioni degli Stati Uniti e le situazioni pastorali delle vostre singole Chiese locali variano considerevolmente. E tuttavia sono certo che in tutte le vostre diocesi vi è un profondo interesse comune al tema che vorrei toccare oggi: l'educazione cattolica.

Il concetto stesso di educazione cattolica è strettamente collegato alla missione essenziale della Chiesa, comunicare Cristo. Fa parte del vostro mandato episcopale insegnare - insegnare tutto ciò che Gesù ha ordinato che fosse insegnato (cfr. Mt 28,20). E come maestri, siamo chiamati a rendere testimonianza con la parola e con l'esempio al Cristo che la Chiesa si adopera di comunicare. In altre parole, lo scopo dell'educazione cattolica è di aiutare i fedeli a raggiungere la pienezza della vita cristiana" (CIC 794 § 1). Si identifica col grande ideale di san Paolo che non è soddisfatto nei Galati "finché non si sia formato il Cristo" (Ga 4,19); egli desidera ardentemente di vedere completato questo processo.


2. Il Concilio Vaticano II ha presentato lo scopo di tutta l'educazione cristiana in vari aspetti, che includono "il far si che i battezzati... prendano sempre maggiore coscienza del dono della fede, che hanno ricevuto; imparino ad adorare Dio Padre in ispirito e verità (cfr. Jn 4,23), specialmente attraverso l'azione liturgica; si preparino a vivere la propria vita secondo l'uomo nuovo, nella giustizia e santità della verità (Ep 4,22-24), e così raggiungano l'uomo perfetto... e diano il loro apporto, all'aumento del suo Corpo mistico" (GE 2).

Questi elementi hanno implicazioni di grande portata; tengono conto del fatto che l'educazione cattolica si interessa davvero di tutta la persona, al suo destino eterno e al bene comune della società che la Chiesa stessa si impegna a promuovere. In pratica ciò richiede che i talenti fisici, morali e intellettuali dei bambini e dei giovani debbano essere coltivati, affinché essi possano maturare un senso di responsabilità e il giusto uso della libertà e prendere parte attiva nella vita della società (cfr. CIC 795).


3. Tutti questi elementi sono stati sviluppati dall'educazione cattolica nel vostro Paese. Davvero, l'educazione cattolica costituisce un capitolo privilegiato nella storia della Chiesa d'America. L'educazione cattolica è stata una dimensione molto efficace dell'evangelizzazione, avendo fatto in modo che il Vangelo incidesse su tutte le sfaccettature della vita. Ha coinvolto diversi individui e gruppi nel processo educativo, ed è riuscita a far si che intere generazioni si siano sentite parte della comunità sociale ed ecclesiale. Nonostante limiti e imperfezioni va attribuito in larga misura all'educazione cattolica in America, per grazia di Dio, la formazione dello splendido laicato d'America. L'educazione cattolica ha in se stessa il fondamento per capire e accogliere l'insegnamento del Concilio Vaticano II, che è stato un'esplicitazione coerente e uno sviluppo dei principi che la Chiesa ha posseduto e insegnato lungo i secoli. Le benedizioni del Concilio erano efficacemente destinate a incidere sulla vita di molti poiché anni di generosa educazione cattolica avevano preparato la strada.

L'educazione cattolica nella vostra terra ha anche promosso numerose vocazioni negli anni. Voi stessi avete un grande debito di gratitudine verso quella educazione cattolica che vi ha messi in grado di comprendere e accogliere la chiamata del Signore. Tra altri contributi dell'educazione cattolica vi è la qualità del cittadino che voi siete stati capaci di generare: uomini e donne retti che hanno contribuito al bene dell'America, e nella carità cristiana hanno lavorato per servire tutti i loro fratelli e sorelle. L'educazione cattolica ha fornito una testimonianza eccellente al perenne impegno della Chiesa per la cultura di ogni tipo. Ha esercitato una funzione profetica - forse modesta in singoli casi, ma sempre molto efficace -per far si che la fede permeasse la cultura. I risultati dell'educazione cattolica in America meritano il nostro grande rispetto e la nostra ammirazione.


4. C'è ancora, tuttavia, un debito di gratitudine da pagare, davanti alla testimonianza della storia, ai genitori che hanno sostenuto l'intero sistema dell'educazione cattolica; alle parrocchie che hanno coordinato e sostenuto questi sforzi; alle diocesi che hanno promosso programmi di educazione e hanno fornito mezzi di sostegno, soprattutto in zone povere; agli insegnanti - tra i quali vi sono sempre stati generosi laici, uomini e donne - che nella dedizione e nel sacrificio hanno sostenuto la causa dell'aiutare i giovani a raggiungere la maturità in Cristo. Ma, soprattutto, gratitudine è dovuta ai religiosi per il loro contributo all'educazione cattolica. Scrivendo, la Pasqua scorsa, ai Vescovi degli Stati Uniti sulla vita religiosa, ho affermato: "I religiosi furono tra i vostri pionieri. Essi tracciarono la via dell'educazione cattolica a tutti i livelli, contribuendo a creare un magnifico sistema educativo dalla scuola elementare all'università (Lettera del 3 aprile 1983, n. 2).

Alle religiose è dovuto uno speciale debito di gratitudine per il loro particolare contributo nel campo educativo. Il loro autentico apostolato educativo è stato, ed è ancora, degno del più grande apprezzamento. E' un apostolato che richiede molto sacrificio di sé; è pienamente umano in quanto espressione di servizio religioso: un apostolato che segue da vicino la crescita umana e spirituale, e accompagna i bambini e i giovani con pazienza e amore attraverso i problemi della giovinezza e l'insicurezza dell'adolescenza verso la maturità cristiana.

Quante coppie sposate della vostra generazione hanno potuto - e l'hanno fatto - indicare in religiose coloro che avevano influenzato la loro vita e li avevano aiutati a raggiungere quello stadio di sviluppo personale nel quale la loro vocazione all'amore sponsale e alla paternità poteva essere realizzato? E quanti sacerdoti, fratelli e sorelle, hanno trovato edificazione nella testimonianza di amore sacrificale esemplificato nella vita religiosa, e l'incoraggiamento loro necessario per intraprendere la preparazione alla loro vocazione?


5. Fattori di maggiore importanza nell'educazione cattolica dei quali abbiamo parlato includono: l'insegnante cattolico, la dottrina cattolica e la scuola cattolica.

Mentre tutta la missione dell'educazione cattolica è essenzialmente legata alla vita di fede della Chiesa e come tale è parte del ministero del Vescovo, i primi educatori di singoli bambini sono i genitori. Nel nuovo Codice di diritto canonico tutta la trattazione dell'educazione inizia con la parola "genitori". Agli occhi della Chiesa, e davanti a Dio, i loro doveri e i loro diritti sono unici, come lo sono le grazie capaci di sostenerli che essi ricevono nel sacramento del matrimonio. E' da questo Sacramento che "il compito educativo riceve la dignità e la vocazione di un vero e proprio "ministero" della Chiesa" (FC 38). Ma tutti gli insegnanti cattolici sono investiti di una grande dignità e sono chiamati a "distinguersi nell'autentica dottrina e rettitudine di vita" (CIC 803 § 2). Tutta la struttura educativa dell'educazione cattolica avrà valore nella misura in cui la formazione e l'educazione fornita dagli insegnanti sarà conforme ai principi della dottrina cattolica.

Nell'educazione religiosa c'è una nuova urgenza di spiegare la dottrina cattolica. Molti giovani di oggi guardano agli educatori cattolici, dicendo giustamente: "Voi non dovete convincerci; dovete solo spiegare bene". E noi sappiamo che, in qualsiasi ambiente sia comunicata la Parola di Dio, essa ha il potere di illuminare le menti e di toccare i cuori: "La Parola di Dio, infatti, è viva ed efficace e più affilata di qualunque spada a doppio taglio" (He 4,12).


6. Nella storia del vostro Paese uno strumento estremamente efficace dell'educazione cattolica è stata la scuola cattolica. Essa ha contribuito immensamente al diffondersi della Parola di Dio e ha fatto si che i fedeli "si sforzino di raccogliere le vicende e le attività umane in un'unica sintesi vitale insieme ai valori religiosi" ("Sapientia Christiana", 1). Nella comunità formata dalla scuola cattolica, si è fatto in modo che la potenza del Vangelo incidesse mediante esempi, modelli di giudizio e norme di comportamento. Come istituzione la scuola cattolica deve essere giudicata in modo estremamente favorevole se applichiamo il valido criterio: "Dalle loro azioni li conoscerete" (Mt 7,16), e ancora, "Dai loro frutti dunque li riconoscerete" (Mt 7,20). E' facile perciò, nell'ambiente culturale degli Stati Uniti, spiegare la saggia esortazione contenuta nel nuovo Codice: "I fedeli devono promuovere le scuole cattoliche, facendo il possibile per contribuire alla loro istituzione e al loro mantenimento" (CIC 800 § 2).

Il vostro sistema della scuola cattolica ha da lungo tempo goduto della stima della Santa Sede. Pio XII, all'inizio del suo pontificato, scrisse ai Vescovi americani di quel tempo, dicendo: "E' con buona ragione che i visitatori di altri Paesi ammirano l'organizzazione e il sistema col quale vengono dirette le vostre scuole di vari livelli" ("Sertum Laetitiae", 8; 1 novembre 1939). Anni dopo, Paolo VI, canonizzando Madre Seton, senti la necessità di rendere lode alla provvidenza di Dio che aveva spinto questa donna a iniziare nel vostro Paese l'opera della scuola cattolica (cfr. Allocuzione ai Vescovi americani, 15 settembre 1975). E due anni dopo, canonizzando Jobn Newmann, Paolo VI parlo della "inesauribile energia" con la quale egli promosse il sistema della scuola cattolica negli Stati Uniti (Allocuzione del 9 giugno 1977).

Ad ogni livello dell'educazione cattolica si sente l'importanza dell'insegnante cattolico e della dottrina cattolica. Ad ogni livello, fino al livello universitario incluso, c'è bisogno di un impegno istituzionale della scuola cattolica con la Parola di Dio quale essa è proclamata dalla Chiesa cattolica. E questo impegno istituzionale è espressione dell'identità cattolica di ogni scuola cattolica.


7. La direzione pastorale del Vescovo è di importanza centrale nel fornire appoggio e guida all'intera causa dell'educazione cattolica. Dipende dai Vescovi, insieme ai loro sacerdoti, incoraggiare tutti gli educatori cattolici ad ispirarsi al grande ideale della comunicazione di Cristo. Solo il Vescovo può dare direttive, assicurare le priorità e presentare efficacemente l'importanza della causa al popolo cristiano.

Nello stesso tempo, lo zelo del Vescovo trova una sfida inesauribile nel fornire cura pastorale agli studenti, rendendosi conto dei particolari bisogni spirituali degli studenti impegnati negli studi superiori, all'interno come all'esterno delle istituzioni cattoliche, il cui progresso è strettamente legato al futuro della società e alla Chiesa stessa (cfr. GE 10).


8. Una dimensione particolare dell'educazione cattolica, che è nello stesso tempo un momento dell'evangelizzazione, è il problema della catechesi nel suo essere in rapporto con le istituzioni cattoliche, in quanto attuata al di fuori delle scuole cattoliche, e in quanto esercitata direttamente dai genitori. Da ogni punto di vista, la catechesi implica "l'educare il vero discepolo di Cristo mediante una conoscenza più approfondita e più sistematica della persona e del messaggio del nostro Signore Gesù Cristo" (CTR 19). Specialmente sotto questo aspetto catechetico della necessità di impartire la dottrina cattolica in modo organico e sistematico, la scuola cattolica rimane uno strumento autenticamente rilevante al servizio della fede, poiché aiuta i giovani ad entrare nel mistero di Cristo. Per questa ragione e per altre già menzionate, rinnovo quel profetico appello di Paolo VI ai Vescovi americani: "Fratelli, noi conosciamo le difficoltà connesse al mantenimento delle scuole cattoliche, e le incertezze del futuro. E tuttavia noi abbiamo fiducia nell'aiuto di Dio e nella vostra zelante collaborazione e nei vostri instancabili sforzi volti a far si che le scuole cattoliche possano continuare, nonostante gravi ostacoli, ad adempiere alla loro funzione provvidenziale al servizio della genuina educazione cattolica, e al servizio del vostro Paese" (Allocuzione del 15 settembre 1975).


9. In tutto ciò il nostro ministero al servizio della parola dipende dall'effusione dello Spirito Santo. E' lui che, venerabili e cari fratelli, noi invochiamo oggi, chiedendogli di assistervi nelle vostre iniziative pastorali e di portare a realizzazione gli sforzi di tanti zelanti sacerdoti, diaconi, religiosi e laici nelle Chiese locali che voi rappresentate. Egli solo può infatti renderci capaci di comunicare Cristo; realmente, "nessuno può dire: "Signore Gesù", se non per lo Spirito Santo" (1Co 12,3). Soltanto grazie alla sua azione si può raggiungere la maturità cristiana e, perciò, conseguire il fine di tutta l'educazione cattolica. Proclamando la sovranità dell'azione santificante dello Spirito Santo, chiediamogli di sottoporre totalmente il nostro ministero alla sua volontà. E chiediamo la grazia della docilità mediante l'intercessione di Maria, sotto il cui cuore il Verbo di Dio si è fatto uomo e fu all'inizio comunicato al mondo.

"Veni Sancte Spiritus"!

Data: 1983-10-28 Data estesa: Venerdi 28 Ottobre 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Omelia per la Giornata delle missioni - San Paolo (Roma)