GPII 1983 Insegnamenti - Ai membri della Commissione teologica - Città del Vaticano (Roma)

Ai membri della Commissione teologica - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Diritti e dignità della persona nell'odierna ricerca teologica

Fratelli carissimi.


1. E' con grande gioia che vi ricevo. Ogni incontro infatti tra il Pastore Supremo e i membri della Commissione teologica internazionale è causa di rinnovato ardore dell'animo e della mente, ma anche di progresso nella fede e nella carità cristiana.

La comunicazione tra il Magistero e i teologi - tra i quali mi è particolarmente gradito ricevere voi, membri della Commissione internazionale - è sempre occasione per me e per voi di rispondere meglio alle nostre vocazioni e ai nostri carismi a gloria di Dio e per il bene del popolo cristiano e di tutti gli uomini di buona volontà.


2. Mentre oggi vi ricevo, non posso non ricordare due amici, che abbiamo perso dopo il vostro congresso del 1981: il Cardinale Seper e il reverendo don Rozycki.

Il Cardinal Seper si deve quasi ritenere il fondatore della Commissione con il benevolo aiuto del mio predecessore Paolo VI, di venerata memoria. Seguendo le indicazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II, voleva raggiungere la collaborazione tra la Sede Apostolica, il Sinodo dei Vescovi appena istituito e, dall'altra parte, una schiera scelta di teologi.

Vorrei anche rinnovare il ricordo del mio amico e maestro Ignazio Rozycki, che in tempi assai difficili lotto per la difesa della Facoltà di teologia dell'Università Jagellonica di Cracovia. Professava una fede sincera senza alcuna esitazione, e spesso la sua ricerca verteva su problemi teologici assai difficili, con uno zelo quasi giovanile. Lo zelo e la fede del Cardinal Seper e del dottor Rozycki siano per voi di esempio e di incitamento.


3. In questi anni la Commissione teologica ha lavorato con impegno. Voi infatti avete pubblicato la seconda serie delle questioni scelte di cristologia e di antropologia, sotto la guida del professore, ora mio Fratello nell'Episcopato, Carlo Lehmann. L'anno scorso avete preparato un'opportuna relazione teologica e pastorale sulla penitenza e la riconciliazione per i Padri del Sinodo.

Queste due ultime relazioni non possono far dimenticare quelle degli anni passati. La Commissione teologica internazionale ha pubblicato molti scritti durante il pontificato e con l'incoraggiamento di Paolo VI. Giustamente avete voluto riunire in un solo libro le opere e le allocuzioni pontificie dei primi dieci anni per un più agile uso da parte dei lettori. così viene offerta al lettore la Somma delle questioni teologiche, che in particolare sono state sollevate in questo primo tempo dopo il Concilio. In questi giorni diventa stretta e sempre più necessaria la collaborazione tra il Magistero e i teologi.

Infatti, solidamente appoggiati sulla fede cristiana e apostolica, i professori di teologia devono investigare in nuove questioni, considerare i bisogni attuali dei popoli tenendo presente il bene sia dell'animo sia del corpo, devono operare nuove sintesi sul mistero di Cristo e sulla natura e i costumi degli uomini.


4. Ma è necessario che ora piuttosto parliamo dell'argomento di questa vostra sessione plenaria, e cioè dei diritti e della dignità della persona umana.

Come vi siete accorti, oggi è assolutamente necessario fare una puntualizzazione teologica più profonda e più vasta sulla dignità della persona umana.

A quest'opera vi spingono diversi bisogni e attese, o, come oggi si dice, diversi segni dei tempi.


5. Il primo segno è una fortissima necessità di uno studio più attento della stessa dottrina del Concilio Vaticano II su questo argomento, in particolare partendo dalla costituzione pastorale "Gaudium et Spes". La storia della Chiesa ci insegna che l'azione dottrinale, pastorale e rinnovatrice dei singoli Concili spesso indugia venti o trent'anni. La novità impedisce ad alcuni di essere fedeli ascoltatori con l'animo.

Dall'altra parte alcuni riformatori troppo audaci ingannano: propugnano infatti i loro propri pareri dottrinali e pastorali più che la dottrina autentica e promulgata dal Pastore Supremo e dai Vescovi in comunione con lui. Solo in un periodo successivo le dottrine conciliari, così come sono, diventano argomento di studio sistematico e vertono sull'incitamento della teologia pastorale, della vita della Chiesa, della vera riforma.

Sono ormai vent'anni da che il Concilio Vaticano II ha proposto un'esimia sintesi sulla dignità della persona umana legata da un'alleanza al Cristo Creatore e Redentore. Ma possiamo proprio dolerci del fatto che questa dottrina non sia stata bene inserita ancora nella teologia, né sia stata bene applicata. Dovrebbe essere compito dei teologi del nostro tempo seguire questa via e avanzare in essa, mentre giustamente ritengono che siano in rapporto reciproco la grazia di Dio, i doveri e i diritti della persona umana.


6. Di qui appare il secondo segno dei tempi: la necessità dell'integrazione teologica in base alla ragione personalistica dell'uomo, cioè la vera tutela dei diritti fondamentali che emanano da questa dignità. Il Magistero del Pontefice tiene in grande considerazione questi diritti umani nel suo Magistero svolto tanto a Roma quanto nei viaggi pastorali. Il proposito di questo apostolato, al quale i professori di teologia devono portare il loro contributo, è duplice.

Innanzitutto è richiesta la vera conversione evangelica nel valutare sempre più a fondo le necessità della giustizia e in una più profonda percezione del peccato personale o della sua conseguenza nell'ambito sociale. Certamente, in questi ultimi anni il senso morale si è fatto più vivo per quanto riguarda i doveri della giustizia individuale, sociale, internazionale. Ma non di rado questi postulati vengono considerati come se si trattasse di altri uomini e non di se stessi. L'uomo dell'epoca moderna sembra aver perso il senso del peccato e cerca la causa dei mali unicamente nelle strutture fuori di lui.

I teologi invece devono portare il loro contributo con gli studi esegetici, dogmatici, morali alla predicazione apostolica. E' necessario anche che recuperino, con Cristo e Pietro, il genuino senso della giustizia e del peccato.

Dall'altra parte è compito della Chiesa cattolica fare pressione senza tregua sulle autorità civili per mezzo di "Giustizia e pace" perché vengano rispettati la giustizia e i diritti umani. Queste autorità hanno una legittima preoccupazione del bene comune e personale. Per questo motivo la gerarchia, i sacerdoti, i fedeli possono e devono offrire loro il "supplemento dell'anima".


7. Il terzo segno dei tempi è l'impegno instancabile posto in esso perché i diritti umani vengano rispettati e sempre più vengano assecondati secondo l'aspettativa dei popoli. Per quanto riguarda ciò, la costituzione pastorale "Gaudium et Spes" (GS 26) bene afferma: "Da una interdipendenza ogni giorno più stretta e diffusa a poco a poco in tutto il mondo segue che il bene comune oggi diventi sempre più universale e da qui implichi diritti e doveri che riguardano tutto il genere umano". Questa percezione dei diritti e dei doveri si è andata sempre più maturando in questi ultimi anni. Infatti lo studio delle scienze umane ha suscitato la coscienza dell'esperienza specifica e ha mostrato la necessità di riconoscere e di compiere la promozione di tutti gli uomini. A questa intenzione, a questo desiderio universale deve rispondere lo zelo dei figli di Dio circa lo studio intellettuale, morale, sociale della dignità dei diritti e dei doveri della persona umana.


8. A conferma dunque degli inalienabili diritti umani ha grande valore la riflessione teologica sulla dignità della persona umana nella storia della salvezza. L'autentica antropologia cristiana in questi ultimi anni è stata non poco trascurata. Molti infatti hanno cercato altrove la soluzione del mistero dell'uomo. Ma è la Rivelazione cristiana che può portare i fondamenti necessari della dignità della persona umana alla luce della storia della creazione e nei due passi contrapposti della storia della salvezza, e cioè la caduta e la redenzione.

Certamente le azioni divine così narrate hanno quasi un sapore tragico. Ma queste sono verità eterne che spesso e soprattutto oggi sono in certo modo dimenticate.

La volontà umanistica di glorificare l'uomo, che in sé è giusta, talvolta ha voluto dimenticare sia l'origine divina dell'uomo, sia la sua specie divina. Non si può poi negare che dopo il Concilio si sono rivelate tentazioni di oscurare il cosiddetto verticalismo e di propagare il falso orizzontalismo. Secondo questo modo di porre i problemi, l'uomo è stato abbandonato alle sue sole forze, senza Padre, senza Provvidenza, mentre si veniva a proclamare la morte di Dio e "la morte del Padre".


9. Ma l'uomo è stato redento dalla grazia di Dio, il Figlio di Dio incarnato. La grazia di Cristo! Proprio questa parola si ricorda convenientemente anche quando si tratta di diritti e di doveri degli uomini. Se i misteri della creazione e del peccato hanno una parte nella guida della comunità umana e nell'economia dei diritti e dei doveri, tanto più questo vale per la grazia pasquale di Cristo.

Anche in questo il Concilio Vaticano II deve essere seguito attentamente. Siate memori di queste parole che si riferiscono a Cristo Uomo Nuovo: "Il mistero dell'uomo si illumina veramente solo nel mistero del Verbo"; "Il Figlio di Dio con la sua incarnazione si è unito in un certo modo con ogni uomo"; "L'uomo cristiano è poi divenuto conforme all'immagine del Figlio, che è il primogenito tra molti fratelli, ricevette le primizie dello Spirito, mediante le quali diviene capace di compiere la nuova legge dell'amore"; "Questo non vale solo per i fedeli di Cristo, ma anche per gli uomini di buona volontà, nel cuore dei quali la grazia opera in modo invisibile" (GS 22).

Sembrerà forse strana a qualcuno questa unione tra i diritti dell'uomo e la carità della nuova legge. Che dolore! A causa di molti errori, negligenze e erronee opinioni sociologiche, che pure si fregiano del nome cristiano, la parola carità può essere destituita del suo significato umano. Infatti è stata contrapposta la carità cristiana alla giustizia sociale, che è alla base dei diritti della persona umana. E in realtà se carità significa solo un movimento del cuore o un aiuto offerto per pura benevolenza, non può essere in armonia con i diritti umani. Ma questa interpretazione è una deformazione dell'amore di Cristo Redentore. Cristo non ha facili parole di consolazione, ma porta la sua vita e chiede ai suoi discepoli di essere pronti al pieno dono di se stessi. In questo si trova il vero senso di quel "per l'esistenza" cristiana, che spesso la vostra Commissione ha proposto come sintesi di Redenzione e di vita cristiana.

Se il senso genuino della carità lo riscopriamo come senso dell'esistente, i diritti umani possono e devono essere inclusi in essa come nello stesso sacrificio pasquale di Cristo. I diritti degli uomini nei confronti della vita della famiglia, il diritto alla vita e alla proprietà erano stati già insegnati nell'Antico Testamento come le leggi del decalogo: "Non commettere adulterio, non uccidere", ecc. L'apostolo Paolo queste cose e tutte le cose simili a queste le comprende nella carità cristiana: "L'amore del prossimo non opera il male, la pienezza dunque della legge è l'amore" (Rm 13,10).

Concludendo questa breve considerazione che ho fatto con voi, vi faccio l'esortazione che la Commissione teologica internazionale sempre più investighi e propaghi le ragioni umano-centriche e cristocentriche dei diritti dell'uomo.

Infatti in ogni età arde il conflitto tra il peccato di egoismo degli uomini e l'amore autentico, tanto nella dottrina quanto nella vita. Siate dunque testimoni dell'Amore nel senso di Cristo vivente.

E conciliatrice dei lumi e delle forze divine sia per voi la benedizione apostolica, che impartisco a voi uno per uno; mentre vi saluto, vi prometto preghiere perché le vostre riflessioni portino i frutti più fertili possibili.

Data: 1983-12-05 Data estesa: Lunedi 5 Dicembre 1983



Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Con Maria l'umanità è riportata alle origini della creazione




1. La festività dell'Immacolata Concezione di Maria che la Chiesa, oggi, celebra nella gioia, anche come momento significativo dell'avvento del Salvatore, assume in quest'anno giubilare della Redenzione una dimensione teologica e liturgica del tutto particolare. Infatti, la preservazione di Maria dal peccato originale, fin dal primo istante del suo essere, rappresenta il primo radicale effetto dell'opera redentiva di Cristo e collega la Vergine, con uno stretto e indissolubile vincolo, all'incarnazione del Figlio, che, prima di nascere da lei, la redime nel modo più sublime. Questo grande mistero mariano, con il quale si inizia, nella storia, la Redenzione dell'uomo, è già previsto in quell'eterno progetto di Dio Padre, nel quale Maria, preservata immune dal peccato originale in vista dei meriti di Cristo, è preordinata a diventare nel tempo la degna madre dello stesso Salvatore.

Oltre ad essere un privilegio sublime che esalta Maria tra tutte le creature umane e gli stessi cori angelici, la sua concezione senza peccato è stata eminente condizione di grazia perché tutta la sua persona, fin dal primo istante, si disponesse nella più completa libertà, quella dal peccato originale, al servizio di Cristo e della sua opera redentrice, per l'intera umanità.

Fin dai primi secoli la Chiesa ha riflettuto sulla "Piena di grazia" e sulle modalità peculiari con le quali è stata redenta dal Cristo: attraverso secolari e sofferte ricerche, con la celebrazione sempre più diffusa della festa della sua Concezione, con gli interventi dottrinali del suo Magistero, la Chiesa è pervenuta, con il venerato Pontefice Pio IX, nel 1854, a definire come verità di fede la dottrina che proclama l'Immacolata Concezione di Maria.


2. In questa verità che congiunge strettamente Maria a Cristo, la nostra fede sente con gioia grande una ricchezza e varietà di significati.

Vista nell'eterno progetto di Dio sull'uomo, Maria è strettamente unita con un indissolubile vincolo di maternità al Verbo Incarnato ed è associata, fin dall'eternità, alla di lui opera redentiva. Per questa sua missione era conveniente che non ci fosse in lei alcuna macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo essere.

Nella storia delle generazioni umane, la sua concezione immacolata rappresenta la più perfetta realizzazione dell'azione gratuita dello Spirito Santo che la plasma e la rende nuova creatura, terra incontaminata, tempio dello Spirito, fin dal primo istante. E' in questo singolare rapporto l'elemento significativo della festa che celebriamo, poiché nella concezione di Maria il nascere da uomo coincide col rinascere dallo Spirito e l'umanità è riportata alle origini della creazione.

Vista nella storia e nelle modalità della Redenzione, la Concezione Immacolata di Maria significa non solamente la prima persona redenta, quindi l'aurora della Redenzione, ma anche che, mentre per tutto il resto del genere umano redenzione vuol dire liberazione dal peccato compiuto, per Maria, bisognosa come tutti gli esseri umani di redenzione, vuol dire preservazione dallo stesso peccato originale, fin dal primo istante della sua vita in virtù dei meriti di Cristo, unico e universale Redentore.

La Presidenza della Conferenza episcopale italiana ha pubblicato, in occasione dell'odierna solennità dell'Immacolata, un Messaggio col quale invita a una meditazione su Maria, la Vergine dell'Avvento, nel contesto dell'Anno Santo della Redenzione. Il Messaggio è un invito a fare nostre le sofferenze e le aspirazioni del mondo di oggi, impegnandoci corresponsabilmente perché il futuro non sia frutto di fatalità.

"Lontani da Dio - dicono fra l'altro i Vescovi - noi e la nostra società non andremo lontano. Conosceremo ulteriormente la schiavitù dei nostri idoli e le ricorrenti insidie del paganesimo e avremo paura anche dei nostri passi". Esorto di cuore ad accogliere il Messaggio dei Vescovi italiani, sforzandovi di tradurlo nella vita non soltanto in queste settimane di preparazione al Natale, ma con perenne atteggiamento spirituale, come Maria e con Maria, la Vergine dell'Avvento.


4. Seguendo la tradizione che risale al 1856, oggi pomeriggio mi rechero a Piazza di Spagna per onorare la Madonna Immacolata. Andro poi a celebrare la Messa alla Basilica di Santa Maria Maggiore, dove Maria da tanti secoli è circondata da particolare venerazione ed amore sotto il titolo di "Salute del Popolo Romano".

Portero nel mio cuore anche tutte le intenzioni di voi che vi siete uniti alla recita dell'Angelus.

Data: 1983-12-08 Data estesa: Giovedi 8 Dicembre 1983

Nella solennità dell'Immacolata - Santa Maria Maggiore (Roma)

Titolo: Prima tra i redenti, Maria è Madre di chi ha redento l'uomo




1. "Ti saluto, o piena di grazia..." (Lc 1,28).

Tutta la Chiesa pronunzia, oggi, il saluto dell'angelo, e lo fa salire da una particolare profondità della sua fede. Questa profondità si esprime nel Mistero dell'Immacolata Concezione. "Piena di grazia" vuol dire anche "concepita senza peccato originale": Immacolata. Professando la verità della Immacolata Concezione di Maria, ci radichiamo al tempo stesso nella profondità della realtà della Redenzione. Ecco, infatti, la Donna, l'Essere umano scelto per diventare Madre del Redentore, gode in modo particolare i frutti della Redenzione, quale preservazione dal peccato. La Redenzione l'abbraccia con la potenza salvatrice della grazia santificante fin dal primo momento del concepimento. Ella è quindi la prima tra i redenti, affinché possa rispondere degnamente alla vocazione di essere Madre di Colui che ha redento tutti gli uomini.

La solennità dell'Immacolata Concezione e radicata totalmente nel mistero della Redenzione del mondo, perciò assume una particolare eloquenza in quest'Anno Giubilare, che la Chiesa vive come l'Anno della Redenzione.


2. "Ti saluto, o piena di grazia...".

Veniamo con questo saluto a Maria, che proprio qui, nell'antica basilica romana, riceve una particolare venerazione come "Salus Populi Romani". Qui l'Immacolata si trova, da tanti secoli, in mezzo alla comunità della Chiesa che è in Roma, e da tanti secoli veglia maternamente sull'opera della salvezza, che il suo Figlio ha affidato alla Chiesa mediante il servizio dei Vescovi di Roma. Per questo ciascuno di essi ha avuto e ha un particolare amore per questo luogo.

La solennità dell'Immacolata Concezione è il giorno in cui questo amore si manifesta in modo speciale. E l'Anno della Redenzione fa si che tale amore pulsi ancor più fortemente insieme con la viva profondità della fede della Chiesa.


3. S'avvicina la fine del secondo millennio dopo Cristo. In relazione a questo fatto molti esprimono il desiderio che la nascita della sua Madre sia venerata con uno speciale giubileo.

Non sappiamo di quanti anni esattamente la nascita della Madre abbia preceduto quella del Figlio. Ci limitiamo pertanto a riferire in modo particolare a Maria, alla sua venuta al mondo e alla sua vocazione ad essere la Madre del Redentore il presente Giubileo dell'Anno della Redenzione. E così mettiamo in rilievo il carattere d'avvento di questo Anno Giubilare della Redenzione.

L'Avvento è, in modo particolare, il tempo di Maria. Infatti, mediante Maria, il Figlio di Dio entro nell'attesa dell'intera umanità. Quindi in lei si trova, in un certo senso, l'apice e la sintesi dell'Avvento. La solennità dell'Immacolata Concezione, che celebriamo liturgicamente nel periodo d'Avvento, ne rende testimonianza in modo molto eloquente.

E benché l'8 settembre di ogni anno la Chiesa veneri, con una speciale festa, la nascita di Maria, tuttavia l'odierna solennità, all'inizio dell'Avvento, ci introduce ancor più profondamente nel sacro mistero della sua nascita. Prima di venire nel mondo è stata concepita nel seno della sua genitrice e in quel momento è nata da Dio stesso che compi il mistero dell'Immacolata Concezione: piena di grazia.


4. E perciò oggi ripetiamo con l'Apostolo delle Genti: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale... in Cristo" (Ep 1,3). E lei, Maria, è stata benedetta in modo del tutto particolare: unico e irripetibile.

In lui infatti, in Cristo, Dio l'ha scelta prima della creazione del mondo per essere santa e immacolata al suo cospetto (cfr. Ep 1,4). Si. Il Padre Eterno ha scelto Maria in Cristo; l'ha scelta per Cristo; l'ha fatta santa, anzi santissima. E il primo frutto di questa elezione e vocazione divina fu l'Immacolata Concezione. Questa è la sua "origine" nell'eterno Pensiero di Dio: nel Verbo Eterno; e questa insieme la sua origine sulla terra. La sua nascita. La nascita nello splendore della Immacolata Concezione.

Ed è proprio per questa nascita di Maria nel bagliore dell'Immacolata Concezione, che adoriamo oggi la santissima Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Adoriamo ed esprimiamo il nostro ringraziamento. "Gratias agamus Domino Deo nostro"!


5. Ecco, l'Anno della Redenzione ci permette di meditare e di vivere in modo particolare ciò di cui scrive ancora l'apostolo: "Ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà.

E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto" (Ep 1,5-6).

Ella, Maria, in quanto Immacolata Concezione, porta in sé, più di qualsiasi altro tra gli uomini, il mistero di quegli eterni destini divini, con i quali l'uomo è stato abbracciato nel Figlio diletto di Dio: il destino alla Grazia e alla santità della Figliolanza divina, il destino alla gloria nel Dio della infinita maestà.

E perciò ella, Maria, precede noi tutti nel grande corteo di fede, di speranza e di carità. Infatti, come bene ha detto il Concilio Vaticano II, "nel Mistero della Chiesa, la quale è pure giustamente chiamata madre e vergine, la beata Vergine Maria è andata innanzi, presentandosi, in modo eminente e singolare, quale vergine e quale madre (LG 63). Ella illumina il Popolo di Dio con la luce divina, che riflette più pienamente la luce del Verbo Eterno. "La Madre di Gesù - è ancora il Concilio a sottolinearlo - brilla sulla terra innanzi al peregrinante Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione" (LG 63).

Quando questa luce comincio a brillare mediante Maria sull'orizzonte della storia dell'umanità - quando, con la nascita di Maria, è apparsa nel mondo colei che era l'Immacolata Concezione - allora è iniziata nella storia della salvezza l'aurora dell'Avvento del Figlio di Dio. E allora l'opera della Redenzione ha rivestito la sua forma eternamente designata.


6. Mentre ci stringiamo, oggi, nel suo santuario mariano di Roma, attorno a Colei che le generazioni hanno venerato come "Salus Populi Romani", al tempo stesso, mediante il mistero della sua Immacolata Concezione, anche noi, "che per primi abbiamo sperato in Cristo" (Ep 1,12) professiamo che in lui siamo stati fatti anche eredi... perché fossimo a lode della gloria di Colui che tutto opera efficacemente, conforme alla sua volontà (cfr. Ep 1,11-12). Anche noi! L'Immacolata Concezione di Maria nell'Anno della Redenzione getta questa luce soprannaturale sulla nostra vita umana e desta in noi la speranza del compimento dei divini destini.

Data: 1983-12-08 Data estesa: Giovedi 8 Dicembre 1983



GPII 1983 Insegnamenti - Ai membri della Commissione teologica - Città del Vaticano (Roma)