GPII 1984 Insegnamenti - Udienza generale dell'Anno Santo - Città del Vaticano (Roma)

Udienza generale dell'Anno Santo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Pregare per quanti nel mondo non hanno goduto nella pace il Natale

Testo:


1. Il mistero del Natale ha fatto risuonare nei nostri orecchi il cantico, col quale il cielo vuol far partecipare la terra al grande avvenimento dell'Incarnazione: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama" (Lc 2,14).

La pace è annunciata per la terra. Non è una pace che gli uomini riescano a conquistare con le loro forze. Essa viene dall'alto, come un meraviglioso dono di Dio all'umanità. Non possiamo dimenticare che, se tutti dobbiamo lavorare per l'instaurazione della pace nel mondo, prima di tutto dobbiamo aprirci al dono divino della pace, ponendo la nostra completa fiducia nel Signore.

Secondo il cantico di Natale, la pace promessa alla terra è legata all'amore che Dio porta agli uomini. Gli uomini sono chiamati "uomini della benevolenza", perché ormai la benevolenza divina appartiene ad essi. La nascita di Gesù è la testimonianza irrecusabile e definitiva di questa benevolenza, che non sarà mai più ritirata dall'umanità.

Questa nascita manifesta la divina volontà di riconciliazione: Dio desidera riconciliarsi il mondo peccatore, perdonando e cancellando i peccati. Già nell'annuncio della nascita l'angelo aveva espresso questa volontà riconciliatrice, indicando il nome che doveva portare il bambino: Gesù, ossia "Dio salva". "Egli infatti, commenta l'angelo, salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,21). Il nome rivela il destino e la missione del bambino, unitamente alla sua personalità: egli è il Dio che salva, colui che libera l'umanità dalla schiavitù del peccato e che perciò ristabilisce le relazioni amichevoli dell'uomo con Dio.


2. L'avvenimento che dà all'umanità un Dio Salvatore, supera di gran lunga le attese del popolo giudaico. Questo popolo aspettava la salvezza, attendeva il Messia, un re ideale del futuro che doveva stabilire sulla terra il regno di Dio.

Per quanto la speranza giudaica avesse posto molto in alto questo Messia, egli non era che un uomo.

La grande novità della venuta del Salvatore consiste nel fatto che egli è Dio e uomo insieme. Quello che il giudaismo non aveva potuto concepire né sperare, cioè un Figlio di Dio fatto uomo, si realizza nel mistero dell'Incarnazione. Il compimento è molto più meraviglioso della promessa. Sta qui la ragione per cui non possiamo misurare la grandezza di Gesù soltanto con gli oracoli profetici dell'Antico Testamento. Quando egli realizza questi oracoli, è a un livello trascendente. Tutti i tentativi di chiudere Gesù nei limiti di una personalità umana, misconoscono ciò che vi è di essenziale nella rivelazione della nuova alleanza: la persona divina del Figlio che si è fatto uomo o, secondo la parola di san Giovanni, del Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare tra noi (Jn 1,14).

Qui appare la grandiosità generosa del piano divino di salvezza. Il Padre ha inviato il proprio Figlio, che è Dio come lui. Non si è limitato adinviare dei servi, degli uomini che parlassero in suo nome, come i profeti. Ha voluto testimoniare all'umanità il massimo d'amore e le ha fatto la sorpresa di darle un Salvatore che possedeva l'onnipotenza divina.

In questo Salvatore, che è insieme Dio e uomo, possiamo cogliere l'intenzione dell'opera riconciliatrice. Il Padre non vuole soltanto purificare l'umanità liberandola dal peccato; vuole realizzare la più intima unione della divinità e dell'umanità. Nell'unica persona divina di Gesù la divinità e l'umanità sono unite nel modo più completo. Colui che è perfettamente Dio è perfettamente uomo. Ha realizzato in se stesso questa unione della divinità e dell'umanità, per potervi far partecipare tutti gli uomini. Perfettamente uomo, lui che è Dio, vuole comunicare ai suoi fratelli umani una vita divina che permetta loro di essere più perfettamente uomini, riflettendo in se stessi la perfezione divina.


3. Un aspetto della riconciliazione merita qui di essere sottolineato. Mentre l'uomo peccatore poteva temere per il suo avvenire le conseguenze della sua colpa e aspettarsi una vita umana diminuita, egli riceve invece da Cristo Salvatore la possibilità di un completo sviluppo umano. Non soltanto è liberato dalla schiavitù, nella quale l'imprigionavano le sue colpe, ma può acquisire una perfezione umana superiore a quella che possedeva prima del peccato. Cristo gli offre una vita umana più abbondante e più elevata per il fatto che, in Cristo, la divinità non ha compromesso in nessun modo l'umanità, ma l'ha portata a un grado supremo di sviluppo, con la sua vita divina egli comunica agli uomini una vita umana più intensa e completa.

Che Gesù sia il Dio Salvatore fatto uomo, significa dunque che ormai nell'uomo nulla è perduto. Tutto quello che era stato ferito, macchiato, dal peccato può rivivere e fiorire. Questo spiega come la grazia cristiana favorisca il pieno esercizio di tutte le facoltà umane, nonché l'affermazione di ogni personalità, sia di quella femminile che di quella maschile. Riconciliando l'uomo con Dio, la religione cristiana tende a promuovere tutto quello che è umano.

Possiamo, dunque, unirci al canto risonato sulla grotta di Betlemme, e professare con gli Angeli: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama".

Appello alla preghiera per le vittime della violenza Vi invito a pregare per quanti, in diverse parti del mondo, non hanno potuto godere in pace questo tempo natalizio. Nel Libano, nella città di Beirut, la battaglia si è riaccesa proprio alla vigilia di Natale, e, pure con intervalli di effimere tregue subito violate, ha continuato ad accumulare ogni giorno varie decine di morti, specialmente tra la popolazione civile.

Il pensiero va anche alle moltissime vittime di altri conflitti, come la guerra tra Iraq e Iran - di cui si parla poco mentre purtroppo è combattuta sanguinosamente tutti i giorni - e ad altre situazioni, per le quali non si è trovata una soluzione secondo giustizia, come in Afganistan dove un intero popolo soffre da quattro anni.

In altre regioni come nel Salvador i morti per fatti di violenza sono computati per l'anno 1983 a più di seimila. Altrove neppure il calcolo è possibile, perché le persone sono fatte sparire nella completa clandestinità. Ad esse vanno aggiunte le vittime dei rapimenti, i detenuti, gli esiliati, i profughi.

E' una catena dolorosa, che dobbiamo ricordare mentre l'anno sta per finire, pregando il Signore per tutte le famiglie che sono in lutto e chiedendo che più forte e più viva si faccia la coscienza che ogni uomo va rispettato nella sua dignità di figlio di Dio.

Data: 1983-12-28 Data estesa: Mercoledi 28 Dicembre 1983




Recita del "Te Deum" - nella chiesa del Gesù (Roma)

Titolo: Ringraziare e riparare tutte le nostre colpe e negligenze

Testo:

"Figlioli, questa è l'ultima ora" (1Jn 2,18).


1. Siamo qui riuniti, come al solito, nella Chiesa "del Gesù" per prepararci all'incontro con l'ultima ora dell'anno del Signore 1983, e la liturgia dirige i nostri pensieri verso Dio, in cui tutto ciò che esiste trova il suo inizio e il suo termine.

Andiamo quindi con il Vangelo di san Giovanni, e ci rivolgiamo a questo Verbo che in principio era presso Dio. Ecco il Verbo Eterno: "tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste" (Jn 1,3). Quindi, anche questo anno, che passa come una componente del tempo umano e del passare cosmico, "è stato fatto" per mezzo del Verbo Eterno che "era in principio presso Dio" e che era Dio (cfr. Jn 1,2 Jn 1,1).

Prima che passi l'anno del Signore 1983, desideriamo riferirlo all'inizio assoluto. Desideriamo ritrovare il suo posto nell'Eternità che non passa.


2. "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14). Ci avviene di vivere il termine dell'anno civile nell'Ottava del Natale. Dio nel suo Figlio Eterno ha accolto il nostro tempo umano e tutto il passato cosmico. E' nato nella notte di Betlemme dall'Immacolata Vergine Maria sotto la protezione del carpentiere Giuseppe di Nazaret. E' nato in una stalla perché "non c'era posto per loro nell'albergo" (Lc 2,7), perché "i suoi non l'hanno accolto" (Jn 1,11).

Tutte le delusioni, le tristezze e le sofferenze del nostro mondo umano sono già inserite in un certo modo in questa Nascita di Dio in terra. E saranno inserite per tutti i giorni del pellegrinaggio terreno di Gesù di Nazaret fino al Getsemani e alla croce. In unione con lui possiamo vivere ogni nostra azione nel tempo. Possiamo percorrere con la memoria e con il cuore tutti i giorni e le ore di questo anno trascorso, specialmente quelle che più ci hanno fatto soffrire.

Cristo è in esse presente in modo particolare. E' presente mediante il mistero della Redenzione.


3. L'anno che passa è diventato per la Chiesa in modo speciale l'Anno Santo della Redenzione, del Giubileo straordinario. Gesù Cristo, crocifisso e risorto, che è nella gloria del Padre, esiste contemporaneamente nel Corpo della sua Chiesa.

L'Unigenito, pieno di grazia e di verità, ottiene la gloria del Padre (cfr. Jn 1,14) e, contemporaneamente, mediante questa grazia e verità è con noi, è nella sua Chiesa, perché "la grazia e la verità vennero (a noi) per mezzo di Gesù Cristo" (Jn 1,17).

Questa accettazione della grazia e della verità quando il Verbo si fece carne, determina il fatto che il mondo e l'uomo sono avvolti dal mistero della Redenzione. L'uomo e il mondo mediante questo mistero, in un modo nuovo, esistono in Dio per opera del Cristo-Redentore.

Nell'anno 1983, nell'anno della Redenzione, la Chiesa ha desiderato in un modo nuovo, di immergersi nella "sua pienezza": nella pienezza del Redentore del mondo per poter ricevere da questa pienezza "grazia su grazia" (Jn 1,16).

Questa sera vogliamo per tutto ciò cantare il nostro "Ter Deum" di ringraziamento. Ma desideriamo pure riparare tutte le nostre colpe e le nostre negligenze: vogliamo chiedere perdono perché non abbiamo attinto abbastanza alle risorse inesauribili della Redenzione. Perché non si sono approfonditi abbastanza, nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, la riconciliazione con Dio e con l'uomo, la conversione e la penitenza. Al contrario, sull'orizzonte del nostro mondo umano è salito ancora il livello delle orribili minacce, che ci fanno temere per l'avvenire dell'umanità.


4. Questa sera desidero anche ritornare con la memoria a tutte le parrocchie romane, che ho avuto la gioia di visitare nel corso dell'anno del Signore 1983.

Sono stati quattordici incontri con le seguenti comunità parrocchiali: Santa Maria Regina Pacis, a Monteverde Vecchio; San Barnaba alla Marranella; Santa Marcella fuori Porta San Paolo; Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia; Santa Maria della Mercede e Sant'Adriano; San Giovanni Maria Vianney alla Borghesiana; San Filippo apostolo a Grottarossa; Nostra Signora di Guadalupe; Santa Maria della Misericordia alla Borgata Gordiani; Santa Monica a Ostia; San Filippo Neri alla Pineta Sacchetti; Santa Francesca Saverio Cabrini; San Camillo de Lellis e San Giorgio ad Acilia.

Voglio aggiungere che ognuna di queste visite ha per me una grande importanza. Infatti in ogni comunità parrocchiale vive ed evangelizza la stessa Chiesa apostolica, costruita sul fondamento di san Pietro e di san Paolo. Mediante il ministero pastorale e l'apostolato dei laici opera in ogni comunità l'inscrutabile mistero della Redenzione: e tutti ricevono dalla pienezza di Cristo "grazia su grazia". Per questo motivo è bello anche ricordare che la nostra diocesi si è arricchita nel 1983 di sei nuove parrocchie e ha registrato un aumento delle vocazioni sacerdotali e religiose. E' questo motivo di conforto.

Oltre alle menzionate visite, vorrei ricordare in modo speciale quelle compiute agli Ospedali Cristo Re e San Camillo e alla Casa di riposo per sacerdoti anziani, allo scopo di incontrare coloro che soffrono nella nostra città e per incoraggiare sempre più l'assistenza amorevole e generosa verso gli ammalati; e così pure non posso dimenticare l'incontro avvenuto nella Comunità terapeutica di San Carlo, espressione di aiuto concreto e di solidarietà verso coloro che, travolti da drammatiche situazioni, vogliono pero cambiare vita e salvarsi.

Mi è tuttora profondamente impresso il ricordo della recente mia visita alle Carceri di Rebibbia, dove ho incontrato quei nostri fratelli e sorelle e ho portato loro la parola amorevole della comprensione e dell'amicizia, e l'esortazione alla speranza e alla fiducia in Cristo, che nessuno abbandona e per tutti vuol misericordia e salvezza.


5. Con grande consolazione voglio pure sottolineare che nella diocesi di Roma c'è stato in quest'anno trascorso un particolare impegno per l'incremento della fraternità e della carità verso i poveri e verso i più bisognosi; la "Caritas" ha realizzato l'apertura di una mensa di mille pasti al giorno; il "Gruppo servizi anziani" raccoglie più di tremila persone anziane, divise in sessanta gruppi parrocchiali, per fare in modo che esse possano trovarsi insieme, rompendo la solitudine e stringendo rapporti; il volontariato dei laici a favore dei poveri delle borgate e dei rifugiati si è notevolmente sviluppato, impegnando giovani e adulti in un'opera assidua, altamente umana e cristiana.

Infine, mi preme ancora esprimere il mio vivo apprezzamento per l'ingente numero di catechisti e di catechiste, che, formati dal Vicario nelle stesse parrocchie, si dedicano con amore e con passione all'insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli, agli adolescenti, ai giovani, in aiuto e sotto la direzione dei rispetti parroci e assistenti ecclesiastici. E' un'opera stupenda e tanto necessaria, che viene incontro ai bisogni sempre impellenti delle comunità per la formazione della coscienza e per l'esercizio della carità.


6. così dunque si avvicina ormai "l'ultima ora" dell'anno del Signore 1983.

Andiamo al suo incontro rendendo gloria a Dio, nello spirito di ringraziamento e di implorazione di perdono.

Tra breve passerà l'ultima ora e insieme con essa terminerà l'anno in corso, e prenderà inizio il successivo. Ma non passeranno altrettanto la grazia e la verità, che "vennero (a noi) per mezzo di Gesù Cristo". Nel mistero della Redenzione, questa grazia e verità continueranno a guidare l'uomo e il mondo all'incontro con Colui "che è, che era e che viene" (Ap 1,8): all'incontro con Dio che è eternità e santità. Amen.

Data: 1983-12-31 Data estesa: Sabato 31 Dicembre 1983




Messa per la Giornata mondiale della pace - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Catastrofe nucleare e piaga della fame minacciano il mondo

Testo:


1. Ecco, ci troviamo alla soglia del nuovo anno 1984, e gridiamo: "Dio abbia pietà di noi e ci benedica" (Ps 66,2). così grida tutta la Chiesa nella liturgia del primo giorno dell'anno nuovo, che è nello stesso tempo il giorno dell'Ottava di Natale.

Mediante il mistero della nascita di Dio nel tempo, mediante gli avvenimenti di Betlemme ci separiamo dall'anno "vecchio" ed entriamo nell'anno "nuovo". L'Ottava del Natale unisce, per così dire, queste due sponde del tempo umano e dell'umana esistenza sulla terra. La Chiesa desidera in questo modo mettere in evidenza il fatto che la nostra esistenza sulla terra, nel mondo visibile, è collegata al Dio invisibile e che in lui "noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Ac 17,28).

Ancora di più: Dio è entrato nel nostro tempo umano, perché, figlio della stessa sostanza del Padre, si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo ed è nato nella notte di Betlemme dalla Vergine Maria. Da quel momento il nostro tempo umano e diventato il tempo suo; è quindi riempito non solo dalla storia dell'uomo e dell'umanità, ma è riempito, altresi, dal mistero salvifico della Redenzione, che appunto opera in questa storia umana.


2. Oggi, nell'ultimo giorno fra l'Ottava di Natale, l'attenzione della Chiesa - piena della più alta venerazione ed amore - si concentra sulla maternità della Genitrice di Dio ("Theolokos"), cioè di colei che ha dato al figlio di Dio la natura umana e la vita umana. E' la solennità di Maria santissima, Madre di Dio.

E' grazie a lei che pronunciamo oggi il nome di Gesù, perché in questo giorno è stato dato tale nome al figlio di Maria.

Per lei pure e insieme con lei noi gridiamo in questo nome all'inizio del nuovo anno: "Dio abbia pietà di noi e ci benedica!". Noi desideriamo con questo grido, in unione con la Genitrice di Dio, implorare ogni bene per la grande famiglia umana, e prevenire il male, ogni male. Gridiamo, quindi, nel nome di Gesù, che significa "Salvatore", e gridiamo in unione con la Madre, che la Tradizione della Chiesa chiama "l'Onnipotenza implorante" ("Omnipotentia supplex"). Gridiamo così nel periodo del Giubileo straordinario, mentre continua a svolgersi nella Chiesa l'Anno della Redenzione e della Grazia, che ha avuto inizio nel giorno dell'Annunciazione dell'anno scorso.


3. La maternità si spiega sempre in relazione alla paternità. I genitori, il padre e la madre, danno inizio a una nuova vita umana sulla terra, collaborando con la potenza creatrice di Dio stesso. La maternità di Maria è verginale. Per opera dello Spirito Santo ella ha concepito e ha dato al mondo il Figlio di Dio, "non conoscendo uomo".

San Paolo spiega questo mistero della maternità divina di Maria facendo riferimento all'eterna paternità di Dio: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo figlio, nato da donna" (Ga 4,4). La maternità verginale della Genitrice di Dio è il corrispettivo dell'eterna paternità di Dio. Essa si trova, in un certo senso, lungo la via della missione del Figlio, che dal Padre viene all'umanità mediante la Madre. La maternità di Maria apre questa via, apre la via di Dio all'umanità. E', in un certo senso, il punto culminante di questa via.

Si sa che la via di questa missione - una volta aperta nella storia dell'uomo - permane sempre. Essa consente sempre, attraverso la storia dell'umanità, la missione salvifica del Figlio di Dio: la missione, che si consuma con la croce e la risurrezione. E insieme con la missione del Figlio permane nella storia dell'umanità la maternità salvifica della sua Madre terrena: Maria di Nazaret.

Veneriamo questa maternità del primo giorno del nuovo anno. Infatti, desideriamo che su questa nuova tappa del tempo umano, Maria apra a Cristo la via all'umanità, così come la apri nella notte della nascita di Dio.


4. Nel mistero della solennità di oggi è racchiuso il seguente appello per tutti gli uomini: Guardate, ecco in Gesù Cristo tutti abbiamo ricevuto il Padre. Cristo nella sua nascita terrena ci ha portato la stessa divina paternità: egli l'ha indirizzata a tutti gli uomini e l'ha data a tutti come un dono irrinunciabile.

Di questa paternità di Dio nei confronti di tutti noi rende testimonianza particolarmente eloquente la maternità della Vergine Genitrice di Dio. La paternità di Dio dice a tutti noi - uomini - che siamo fratelli. La maternità di Maria per l'umanità intera aggiunge a ciò un particolare tratto di familiarità.

Noi abbiamo diritto di pensare e di parlare di noi considerandoci come "la famiglia umana". Noi siamo tutti fratelli e sorelle in questa famiglia.

Non dice forse chiaramente tutto questo l'Apostolo nell'odierna liturgia? - "Dio mando il suo figlio, nato da donna..., perché ricevessimo l'adozione a figli" (Ga 4,4-5); "Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre" (Ga 4,6); "Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio" (Ga 4,7).

Questa figliolanza adottiva di Dio è la grande eredità lasciataci dalla nascita di Dio. E' la realtà della Grazia della Redenzione. Nello stesso tempo, essa è un fondamentale e centrale punto di riferimento per l'intera umanità, per tutti gli uomini, se è vero che dobbiamo pensare e parlare dell'universale fratellanza degli uomini e dei popoli.


5. E qual è la realtà che troviamo sul nostro grande pianeta nel giorno del 1° gennaio dell'anno 1984? Non è forse essa in profondo contrasto con la verità circa l'universale fratellanza degli uomini e dei popoli? Il mondo d'oggi è sempre più segnato da contrasti, irretito da tensioni, che si manifestano in modo lacerante, e a direzioni incrociate, nei rapporti tra Est e Ovest e tra Nord e Sud. Le relazioni tra Est e Ovest sono giunte a un contrapporsi radicale di posizioni, con l'interruzione - che tutti speriamo temporanea e la più breve possibile - dei negoziati sulle riduzioni degli armamenti nucleari e convenzionali. Intanto, la diffidenza reciproca moltiplica i nefasti effetti delle lotte ideologiche ed esaspera i già gravi conflitti locali, da cui varie Nazioni, alcune delle quali molto piccole, sono quotidianamente insanguinate.

Nell'altra direzione tra Nord e Sud, il fossato che separa i Paesi ricchi dai Paesi poveri, già grave da molti anni, si è ulteriormente allargato con la recente crisi economica. Secondo gli esperti, a un rallentamento dell'uno per cento nell'espansione economica delle Nazioni più industrializzate corrisponderebbe un impoverimento, almeno dell'uno e mezzo per cento, nei Paesi in via di sviluppo. L'indebitamento di questi, che ha raggiunto dimensioni catastrofiche, dà la misura del divaricante peggioramento di tali contrasti economici. Ma l'aspetto più preoccupante è rappresentato dai contrasti che ne derivano nella situazione dell'uomo. Nei Paesi ricchi migliorano la salute e l'alimentazione, in quelli poveri mancano invece i mezzi alimentari di sopravvivenza e imperversa la mortalità, specialmente infantile. Secondo i dati dell'Unicef ogni giorno morirebbero nel Terzo Mondo quarantamila bambini di età inferiore ad un anno, mentre la Fao valuta che ogni giorno più di quindicimila persone verrebbero meno per fame o scarsa nutrizione.

La minaccia della catastrofe nucleare e la piaga della fame si affacciano agghiaccianti all'orizzonte come i fatali cavalieri dell'Apocalisse: frutto, l'una e l'altra, di complessi fenomeni di ordine economico, politico, ideologico e morale che, in radice, costituiscono altrettante fonti di violenza costantemente interagenti.


6. Quali sono - ci domandiamo - le cause profonde di questi fenomeni? E perché il livello delle minacce e delle piaghe non diminuisce, ma cresce? L'umanità si pone queste domande con inquietudine sempre più grande. Gli esperti dei diversi rami del sapere tentano di spiegare i meccanismi specifici che vi influiscono in forma diretta o indiretta. Tuttavia, al fondo delle varie cause e dei complessi meccanismi, che accompagnano i processi dello sviluppo e della civiltà contemporanea, non si trova una causa fondamentale e ultima? E tale causa fondamentale non è forse rappresentata dal fatto che si sta perdendo la coscienza della radicale fratellanza degli uomini e dei popoli? Siamo tutti fratelli. Questa fratellanza è legata alla comune figliolanza. Siamo fratelli perché siamo figli. Mediante la figliolanza essa è legata alla paternità di Dio stesso. Siamo figli perché abbiamo un padre. Quanto più perdiamo, o cerchiamo di eliminare, la consapevolezza di questa paternità, tanto più noi cessiamo di essere fratelli, e - di conseguenza - tanto più si allontanano da noi la giustizia, la pace, e l'amore sociale.


7. Il messaggio di quest'anno per la Giornata mondiale della pace porta come

Titolo: "La pace nasce da un cuore nuovo".

Con questo messaggio la Sede Apostolica aggiunge la sua parola a tutti quegli sforzi - a volte disperati - che sono compiuti dagli uomini di buona volontà in tutto il mondo, nonché dalle varie istanze nazionali e internazionali per assicurare la pace nel mondo contemporaneo.

Desideriamo oggi sviluppare fino in fondo, in un certo senso, il contenuto di questo messaggio, attingendo a quella luce che il Natale porta all'umanità. così dunque, nel corso di questo santo Sacrificio di Gesù Cristo e della Chiesa, gridiamo a Dio e, al tempo stesso, a tutti gli uomini, pregando: una rinnovata efficacia dell'universale fratellanza nei cuori di tutti gli uomini; una rinnovata efficacia della presenza del Padre nelle varie dimensioni della vita e della convivenza.

Solo in un cuore nuovo questa forza può generare una pace sicura sulla terra.

Con tutta umiltà e fiducia noi affidiamo alla Madre di Cristo il bene di tale pace.

Si. Noi uniamo la speranza della pace, della giustizia e dell'amore in terra alla maternità di Maria, la Genitrice di Dio!

Data: 1984-01-01 Data estesa: Domenica 1 Gennaio 1984




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'umanità si augura di gustare quest'anno una pace vera

Testo:


1. A voi qui presenti in Piazza San Pietro e a voi tutti che, in questo momento, siete con noi collegati, giunga l'augurio di un felice anno nuovo! E' un augurio che io vi rivolgo traendone gli auspici dal sorriso di una Madre, che stringe al seno il suo Bambino: in questo primo giorno dell'anno, infatti, la Chiesa propone alla nostra venerazione la Vergine Maria nel mistero della sua Maternità divina.

Quale simbolo più eloquente, quale messaggio più consolante di questo? Nella Madre v'è ciò che di più alto l'umanità abbia saputo esprimere in tutti i secoli della sua storia. Nel Figlio v'è la novità assoluta di un inizio, grazie al quale ai figli degli uomini è dato di diventare figli di Dio (cfr. Jn 1,2).


2. "Buon anno", dunque, a voi nel nome di Gesù, Figlio di Maria! L'anno che è appena iniziato sarà un buon anno, se rappresenterà un passo in avanti verso l'appuntamento beatificante, a cui ci chiama l'amore di un Dio che s'è fatto nostro prossimo nel Figlio di Maria.

Occorre, pertanto, entrare nell'anno nuovo con un animo nuovo. Noi attendiamo tante cose da questo 1984: in realtà noi confidiamo che nell'arco dei suoi dodici mesi possano trovare attuazione tutte quelle speranze che l'anno appena trascorso ha purtroppo deluso. Ma non dobbiamo dimenticare due cose: che la nostra gioia scaturisce più da ciò che siamo, che da ciò che possediamo; e che il nostro destino non dipende tanto da ciò che accade fuori di noi, quanto da ciò che ciascuno decide nell'interno della propria coscienza e s'impegna ad attuare nella concretezza della propria vita.

Ecco perché dico che questo 1984 sarà un anno veramente nuovo e buono, se ci sforzeremo di viverlo con animo nuovo e buono. Vengono alla mente le parole dell'apostolo Paolo: "Se uno è in Cristo, è una creatura nuova" (2Co 5,17). A Cristo dobbiamo, dunque, andare, se vogliamo essere rinnovati interiormente e rinnovare così la vita nostra e quella del mondo. Non c'è vera novità all'infuori di lui.


3. Alle soglie del nuovo anno, se c'è un bene che l'intera umanità concordemente si augura di poter gustare, questo è certamente la pace. Anche la pace, tuttavia, per potersi affermare nel mondo, richiede dall'uomo lo sforzo sincero di un rinnovamento interiore coerente e generoso. "La pace nasce da un cuore nuovo".

E' questo, appunto, il tema del Messaggio che, per questa circostanza, ho indirizzato ai responsabili della vita pubblica, economica, sociale delle Nazioni, come anche a tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Nel cuore dell'uomo si giocano le sorti della pace e, con essa, si gioca il futuro stesso del genere umano su questo nostro pianeta. Occorre, pertanto, ed è urgente che ciascuno si impegni a rinnovare il proprio cuore con quel cambiamento profondo e rigeneratore, che la fede cristiana designa col termine di "conversione".

Nell'affidare a Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, l'auspicio di un "cuore nuovo" per l'uomo di oggi, mi è caro ripetere all'inizio di questo nuovo anno l'augurio angelico: "Pace agli uomini di buona volontà!" [ripetuto in altre 5 lingue].

Data: 1984-01-01 Data estesa: Domenica 1 Gennaio 1984




Al "Movimento di Schönstatt" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nella vostra fedeltà a Cristo la speranza della Chiesa

Testo:

Saluto in voi di cuore le responsabili delle giovani del "Movimento di Schönstatt". Era vostro profondo desiderio incontrare personalmente il successore di Pietro durante il vostro pellegrinaggio giubilare nella città eterna. A nome delle numerose giovani che qui voi rappresentate, volete confermare la vostra fedeltà alla Chiesa e agli alti ideali religiosi, spirituali e morali, per i quali voi vi sentite profondamente impegnate nel "Movimento di Schönstatt", in accordo con il magistero ecclesiale.

Accolgo con gioia il rinnovamento del vostro impegno di fedeltà e la vostra consacrazione alla Madre di Dio. Maria, Madre di nostro Signore e della Chiesa, vi insegni qual è il modo migliore di vivere degnamente la vostra vocazione cristiana tra le numerose prove, tentazioni e pericoli del mondo: "Fate quello che lui vi dirà" (Jn 2,5). Queste sue parole sono rivolte a tutti noi. Fate dunque ciò che Cristo vi dice attraverso la Sacra Scrittura; fate ciò che egli vi dice attraverso la Chiesa. Questo richiede da voi costante disponibilità alla riflessione e alla conversione, cui l'Anno Giubilare della Redenzione ci invita nuovamente. Questo richiede il coraggio e la decisione necessari per andare contro corrente nella società, tra indifferenza e materialismo. La via indicataci da Cristo è l'unica alternativa alle numerose strade sbagliate che tanti uomini, e tanti giovani oggi percorrono, precipitando nell'infelicità.

Nella vostra fedeltà a Cristo e nell'impostazione della vostra vita secondo la sua Parola consiste la speranza della Chiesa e della società di domani.

Vi ringrazio sinceramente per la vostra visita di oggi e vi incoraggio nel vostro impegno gioioso e risoluto per i giovani affidati alla vostra guida spirituale. Affido tutte le giovani del "Movimento di Schönstatt", all'inizio di questo nuovo anno, alla particolare protezione della Madre di Dio, che Cristo ha dato come Madre ad ognuno di noi. Nello stesso tempo imparto di cuore a tutti voi la mia particolare benedizione apostolica, perché possiate attingere le ricche grazie dell'Anno Giubilare della Redenzione e possiate proseguire il vostro fecondo lavoro per l'edificazione del Regno di Dio tra gli uomini.

Data: 1984-01-02 Data estesa: Lunedi 2 Gennaio 1984




Lettera in forma di Motu proprio - Istituita oggi la Commissione per l'interpretazione del Codice


Testo:

Con la promulgazione del nuovo Codice di diritto canonico, da noi fatta recentemente, ci allieta la speranza che "questo sia strumento efficace, che serva alla Chiesa per perfezionare se stessa secondo lo spirito del Concilio Vaticano II, e per dimostrarsi all'altezza nell'eseguire la sua missione di salvezza in questo mondo".

Per raggiungere questo scopo, si richiede una tale osservanza delle leggi canoniche, che comporti non solo una volontà pronta ad obbedire, ma anche una speciale ed esatta conoscenza e interpretazione delle leggi canoniche. Esse infatti, "poiché obbligano tutti, non debbono contenere nulla di oscuro o di ambiguo"; atteso pero il loro carattere generale, è inevitabile che la loro applicazione ai singoli casi generi difficoltà.

Inoltre, dovendo i canoni del Concilio essere d'accordo tra loro, può sorgere talvolta il dubbio circa la volontà o la mente del legislatore, e perciò si richiede un'interpretazione che metta in chiaro il senso genuino delle leggi per dissipare qualsiasi dubbio o ambiguità.

Pertanto, sull'esempio del nostro predecessore di felice memoria Benedetto XV, il quale volle che fosse affidata a un'apposita Commissione speciale l'interpretazione autentica del Codice precedente, con Motu proprio, di certa scienza e dopo maturo esame abbiamo deliberato di istituire, e di fatto istituiamo, una Commissione speciale, che si chiamerà in avvenire Pontificia commissione per l'interpretazione autentica del Codice di diritto canonico, e sarà retta dalle seguenti norme.

I) Soltanto questa Commissione avrà la facoltà di dare l'interpretazione autentica - che dev'essere confermata dalla nostra autorità - dei canoni del Codice di diritto canonico e delle altre leggi universali della Chiesa latina, dopo avere tuttavia sentito nelle cose di maggiore importanza i dicasteri che sono ad esse interessati a motivo della materia.

II) Questa Commissione sarà composta di Padri cardinali e di alcuni vescovi, sotto la direzione di un cardinale presidente, i quali avranno a disposizione un congruo numero di officiali e un gruppo di consultori esperti in materia canonica.

III) Per quanto concerne la nomina e la durata del mandato dei membri, officiali e consultori della Commissione, saranno applicate le norme che regolano gli altri dicasteri della Curia romana.

IV) Saranno poi determinati a tempo debito il modo e la forma di procedere.

Con queste nostre Lettere apostoliche decretiamo che cessino la Pontificia commissione per la revisione del Codice di diritto canonico e la Pontificia commissione per l'interpretazione dei decreti del Concilio Vaticano II.

Tutto ciò che abbiamo deliberato con queste Lettere in forma di Motu proprio, vogliamo che sia stabile e valido fin dal momento della sua pubblicazione su "L'Osservatore Romano".

Dato a Roma, il 2 gennaio 1984

Data: 1984-01-02 Data estesa: Lunedi 2 Gennaio 1984





GPII 1984 Insegnamenti - Udienza generale dell'Anno Santo - Città del Vaticano (Roma)