GPII 1984 Insegnamenti - All'Incontro ecumenico - Basilica di San Nicola (Bari)

All'Incontro ecumenico - Basilica di San Nicola (Bari)

Titolo: Oriente e Occidente si uniscono a Bari in un impulso vitale

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Il Vescovo di Roma viene oggi pellegrino qui a Bari, dove riposa il corpo di un santo vescovo d'Oriente; come ogni pellegrino, vuole ascoltare e trasformare in preghiera l'appello che risuona da un luogo di pellegrinaggio. Qui si prolunga misteriosamente una singolare testimonianza di santità, che ha illuminato il cuore di milioni di fedeli d'Oriente e d'Occidente; qui la memoria della fede fa rivivere la presenza, non cancellata dalla morte, di un uomo vissuto in Oriente fra il III e il IV secolo, e nel quale ha trovato magnifica espressione quel particolare, inconfondibile tipo di genialità cristiana che lo Spirito Santo ha donato ai fratelli d'Oriente per l'edificazione della Chiesa.

Ma prima di ogni altra cosa il vescovo di Mira, conosciuto oggi come san Nicola di Bari, risveglia in noi la nostalgia per l'unione; non pero la nostalgia di un passato il cui ricordo inesorabilmente, nel fluire del tempo, si scolora: ma l'attesa di un futuro che ci è stato promesso, e che per noi è il compito e il lavoro del presente.

L'unità della Chiesa nascente è stata generata nel sangue della croce e suggellata, il mattino di Pentecoste, nel fuoco dello Spirito. La Chiesa è chiamata a realizzarsi nel tempo, in obbedienza allo Spirito del suo Signore, che la illumina e la sostiene: la Chiesa è sottoposta, anch'essa, alla drammatica tensione della crescita, alla dura legge dello sviluppo.

Nel Cenacolo di Gerusalemme la Chiesa ha ricevuto la forma perfetta anche se embrionale della sua unità; e il compito di viverla nel travaglio della storia fino alla misura compiuta (cfr. Ep 4,16).


2. Il Vescovo di Roma viene pellegrino al sepolcro del santo vescovo di Mira e in lui rende omaggio alla Chiesa d'Oriente. L'unità è il frutto maturo dello Spirito; essa è la forma che soltanto l'amore può dare alla vita: essa non è assorbimento e neppure fusione. Le due Chiese sorelle, d'Oriente e d'Occidente, oggi comprendono che senza un ascolto reciproco delle ragioni profonde che sottendono in ciascuna la comprensione di ciò che le caratterizza, senza un dono reciproco dei tesori della genialità, di cui ciascuna è portatrice, la Chiesa di Cristo non può manifestare la piena maturità di quella forma ricevuta all'inizio nel Cenacolo. L'unica via percorribile passa per la dilatazione della mente e del cuore, che ogni incontro presuppone.

In questa direzione si deve svolgere un enorme lavoro pastorale, la cui radice è la fedeltà della Chiesa alla sua identità e alla sua vocazione. La compresenza del mondo bizantino e di quello latino hanno profondamente segnato la storia di questa città e di questa regione; e il passato, con le sue istanze e le sue speranze, più che nei monumenti della storia - così splendidi in terra di Puglia! - continua a vivere nelle tracce da esso lasciate in modo indelebile nell'anima pugliese. Qui sta l'origine della vocazione ecumenica della Chiesa di Puglia.

Malgrado le ombre inevitabili della storia, è stata sempre viva, in queste terre, la percezione del carattere complementare delle due tradizioni e quindi l'urgenza del loro incontro. Basta ricordare il Sinodo dei vescovi greci e latini, a cui presiedette, nel 1098, Urbano II qui, in questa basilica, "ante corpus Beati Nicolai", nello sforzo di dare espressione all'intuizione di un'armonia non soltanto possibile, ma iscritta nella natura della Chiesa. La sensibilità ecumenica delle Chiese di Puglia ha oggi espressione in modalità adeguate al presente. Desidero ricordare particolarmente la sezione ecumenico-patristica greco-bizantina "San Nicola", che promuove l'incontro ecumenico mediante lo studio oggettivo e approfondito del ricco e complesso passato; e altresi del segretariato diocesano per l'ecumenismo, che svolge un'intensa azione pastorale in vista della formazione capillare e graduale del popolo di Dio per la realizzazione dell'unione dei cristiani.

Tutto ciò onora la Chiesa di Bari, e rende omaggio a san Nicola, quest'uomo mite - secondo il ritratto che di lui ci è stato consegnato dalla tradizione - ma pieno di indefettibile energia; magnifica immagine di Cristo, questo vescovo che ha difeso la vera fede, ha amato la giustizia, ha protetto i poveri e le vedove.


3. E' noto che soprattutto l'area della cultura bizantina vede in san Nicola il suo patrono speciale; e come non ricordare il grande amore che il santo ha raccolto nei secoli anche tra il popolo di Russia? Amore che non ha mai conosciuto cesure in nessuna delle stagioni della storia cristiana di questo popolo.

Nella mia lettera apostolica "Egregiae virtutis" ho affermato che l'Europa è, "per così dire, il frutto di due correnti di tradizione cristiana", le quali hanno trovato rispettivamente nelle sedi di Roma e di Costantinopoli i centri maggiori del loro irraggiamento. Nel sepolcro del santo di Mira e di Bari affiorano e si ricongiungono queste correnti di tradizione cristiana, dalle quali si diramano le vie spirituali dell'Europa.

In varie occasioni e in modi diversi ho affermato che l'Europa, quella dell'Est come quella dell'Ovest, non può comprendere se stessa - quindi il senso della sua storia, la portata e il significato dei rivolgimenti che l'hanno sconvolta o delle ideologie che hanno lasciato il segno nei solchi della sua storia - se prescinde dalla tragedia della reciproca estraneazione fra Roma e Costantinopoli.

Vi sono dei luoghi nei quali, alla fine di un pellegrinaggio, alcuni fili della trama della vicenda storica europea risultano più nitidi. La presenza delle spoglie di san Nicola fa di Bari uno di questi luoghi. Le due Chiese sorelle che hanno generato il dinamismo spirituale dell'Europa, condizionandone per ciò stesso il destino, potrebbero mai abbandonarla a se stessa in un momento così critico della sua storia? La Chiesa dell'Est come dell'Ovest, sa di amare tutto ciò che oggi, come ieri, si agita e fermenta fra i popoli di questo continente, ai quali si sa indissolubilmente legata nella misteriosa identificazione dell'amore, così come si sa legata a tutti i popoli che hanno ascoltato il Vangelo in un certo periodo, antico o recente, della loro storia.

La Chiesa oggi comprende che è chiamata a testimoniare unita questa sollecitudine, nella convinzione di offrire in tal modo un contributo di primaria importanza allo sviluppo di una convivenza pacifica e prospera, intessuta di scambi vitali, fra i popoli europei.


4. In questa basilica sono oggi presenti il magnifico rettore e i membri del corpo docente dell'università statale di Bari, ai quali rivolgo il mio deferente saluto.

Ogni istituto di alta cultura ha, fra l'altro, il compito non facile di interpretare le esigenze vere che si agitano nel fondo dell'ambiente sociale che lo esprime, proponendone un equilibrato sviluppo culturale e insieme sociale. Voi, illustri signori, per determinare e realizzare i compiti specifici e precipui del vostro ateneo dovrete, a motivo della posizione geografica e della storia della città che ospita la vostra università, prestare una particolare attenzione al Mediterraneo.

Le onde di questo mare hanno portato lungo i secoli, da un capo all'altro delle sue sponde, idee e merci, minacce e progresso, costituendo, in una diversità di concezioni e di costumi, una integrazione che voi cercate di comprendere e di promuovere con gli strumenti della cultura. Una maggiore integrazione fa parte della vocazione naturale del Mediterraneo: quella cioè di diventare un anello importante del dialogo Nord-Sud - e come non pensare, allargando lo sguardo, all'Europa e all'Africa? - dialogo oggi così urgente per la pace sul nostro pianeta. Permettetemi inoltre, signori. di porre a voi tutti, credenti o no, una domanda: il fatto che la vostra università si trovi nella città di san Nicola, al quale le antiche Chiese delle rive del Mediterraneo sono tanto legate, non contiene forse un impulso, un appello, per dare un indirizzo fecondo al vostro lavoro? La cultura nasce dal cammino dell'uomo verso la verità; e la verità risospinge di nuovo a ulteriori ricerche, rispondenti alle profonde esigenze dell'uomo. Come ho affermato altre volte, esiste un legame organico e costitutivo tra il cristianesimo e la cultura; un legame fondamentale del Vangelo con l'uomo nella sua stessa umanità. Per creare cultura, bisogna considerare l'uomo "come un valore particolare e autonomo, come il soggetto portatore della trascendenza della persona" (All'Unesco, 2 giugno 1980).


5. L'insieme delle affermazioni concernenti l'uomo appartiene alla sostanza stessa del messaggio del Vangelo. Cristo, l'uomo Dio, svela completamente l'uomo all'uomo stesso! Cristo con l'Incarnazione, si è unito in un certo modo ad ogni uomo! (cfr. GS 22). E la Chiesa, da parte sua - notavo nella mia prima enciclica - "ravvisa... il suo compito fondamentale nel far si che una tale unione possa continuamente attuarsi e rinnovarsi. La Chiesa desidera servire quest'unico fine: che ogni uomo possa ritrovare Cristo, perché Cristo possa, con ciascuno, percorrere la strada della vita, con la potenza di quella verità sull'uomo e sul mondo, contenuta nel mistero dell'Incarnazione e della Redenzione, con la potenza di quell'amore che da essa irradia" (RH 13.).

Uomini della cultura e della scienza! Voi che avete il delicato e alto compito di cercare la "verità" in tutte le sue più varie espressioni, e di formare e indirizzare ad essa le giovani generazioni della terra di Puglia, non abbiate paura di Cristo, ma aprite a lui le vostre menti e quelle dei vostri discepoli! L'adesione al mistero del Cristo non comporta quasi la rinuncia alla propria libertà intellettuale. Con lucido acume così rispondeva a tale osservazione un grande figlio della vostra regione, l'abate Vito Fornari, alla fine del secolo scorso, in un clima non certo sereno per quanto concerneva i rapporti fra fede cristiana e cultura moderna: "O noi non intendiamo che cosa è libertà, o non è accusa più ingiusta di quella. Nasce l'inganno dalla falsa opinione... che il mistero sia come un velo che nasconda, laddove in verità esso è spiraglio di una luce a cui la nostra pupilla da sé non potrebbe. Ora chi è libero, colui ch'è chiuso tra quattro mura di una prigione, o chi gli è permesso di correre per l'ampia terra? E come fa serva la mia mente Gesù Cristo, il quale mi apre alla vista dell'intelletto l'infinito cielo? Ogni libertà... la dobbiamo a Cristo, e preziosissima fra tutte, precorrente a tutte, necessaria per tutte la libertà del pensiero" ("Della vita di Gesù Cristo", libro I, proemio).

Nella vostra regione sono oggetto di particolare venerazione le icone dedicate alla Vergine Odigitria, la Vergine che guida nel cammino, nel pellegrinaggio dell'esistenza verso Cristo, verso Dio. Sia Maria la stella della vostra vita, carissimi fratelli e sorelle della Puglia, sia lei ad ottenere, con la sua potente intercessione, la piena unione fra tutti i cristiani e la sintesi vitale, armonica e feconda fra il messaggio cristiano e la multiforme vita di ogni giorno.

Così sia!

Data: 1984-02-26 Data estesa: Domenica 26 Febbraio 1984




Recita dell'Angelus - Bari

Titolo: Maria indica la via al Regno di Dio e alla piena unità

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. E' stata per me una grande gioia, questa mattina, l'aver potuto incoronare l'icone della Vergine Odigitria. Ho voluto in tal modo rendere omaggio a un'immagine mariana antichissima e veneratissima dal popolo pugliese, e conosciuta e venerata anche dai fratelli ortodossi, che hanno avuto o hanno modo di vivere o soggiornare in questa vostra bella regione.

Il mio atto di culto alla Vergine santissima attraverso questa famosa e splendida icone, ha dunque voluto essere anche un gesto teso a riconoscere e promuovere l'azione ecumenica, che da secoli si compie e ancor oggi si sta compiendo, tra greci e latini nella luce e sotto la protezione della santissima Madre di Dio.


2. Il rito dell'incoronazione delle immagini della Vergine, come sapete, è molto antico e tradizionale. Il suo significato simbolico è molto chiaro: intende esprimere il nostro riconoscimento di quella "regalità", spirituale e mistica, che Maria esercita, con Cristo e al di sotto di lui, su tutto l'universo creato, sia sulle creature celesti che su quelle terrestri. Si tratta di quella "regalità", di cui celebriamo ed esaltiamo le varie forme. Quando recitiamo le litanie del santo Rosario.

Come il suo Figlio divino, Maria non è "regina", di questo mondo, ma nel regno di Dio che, germinando quaggiù con realtà ecclesiale, dovrà compiersi nella Gerusalemme celeste. Per questo, il "regno" di Maria, come quello di Gesù, non è potenza effimera, non di rado basata sull'ingiustizia e l'oppressione, ma è - come dice san Paolo - "giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo" (Rm 14,17).


3. La Vergine Odigitria, indicando con la mano il suo Figlio divino, ci indica la "via" verso questo regno, perché Gesù appunto è la via. Ella, con ciò stesso, ci indica anche la "via" dell'unione tra i cristiani, che consiste nel sottometterci, con assoluta purezza d'intenzione e fervorosa coerenza di vita, alla regalità spirituale di Gesù e di Maria.

Sia la giornata odierna, così ricca di significato ecumenico, l'occasione per tutti di un rinnovato impegno e di una più forte speranza nel progresso verso l'unità, con l'intercessione della Vergine Odigitria, sotto la guida di Cristo e nella potenza dello Spirito.

[Conclusa la preghiera, il Papa ha così proseguito:] Rinnovo il mio cordiale saluto, già espresso questa mattina al mio arrivo, a tutta la cara popolazione di Bari e delle Puglie, manifestando apprezzamento per le sue tradizioni di fede, di cultura, di attaccamento ai valori della famiglia.

Da questa città che, per la sua collocazione geografica e culturale, è un ponte proiettato oltre il mare Mediterraneo, il mio pensiero va anche ai nostri fratelli e sorelle dell'Albania che non possono manifestare esternamente la loro fede religiosa, diritto fondamentale della persona umana. Mentre li raccomando alla vostra preghiera, desidero assicurare loro che sono particolarmente presenti nel mio cuore e che li affido alla protezione della Madonna.

Data: 1984-02-26 Data estesa: Domenica 26 Febbraio 1984




Agli ammalati nel Policlinico - Bari

Titolo: La sofferenza è una chiamata a seguire Cristo da vicino

Testo:

Carissimi ammalati! Egregi signori e signore!


1. Nella mia visita pastorale a questa magnifica città, era da me assai desiderata una tappa nel grande complesso ospedaliero del Policlinico, per far qui sentire la presenza e l'amore del Papa e della Chiesa. Sono pertanto molto lieto di porgere il mio affettuoso saluto a tutti voi, cari malati e degenti, piccoli e adulti, che con tanta fiducia attendete la guarigione; insieme con voi mi rivolgo a tutti i responsabili del Policlinico, alla presidenza e al consiglio di amministrazione, ai primari e ai medici delle diverse sezioni, al personale paramedico, ai collaboratori nelle svariate mansioni necessarie per il buon andamento del nosocomio, ai cappellani, alle religiose e anche ai parenti e familiari, che portano qui il loro affetto e il loro aiuto. In ogni città ormai sorge la città parallela del dolore e della speranza, l'ospedale, e il mio sincero auspicio è che ognuno si impegni a fare di essa una grande, amorevole famiglia!


2. In questo breve incontro il primo sentimento che sgorga spontaneo dal mio animo è l'augurio a voi malati di una pronta e completa guarigione: questo voi attendete con ansia, sperate con forza, e questo vi auguro di cuore, pregando il Signore che vi esaudisca. Del resto il vostro ristabilimento in piena salute, il vostro ritorno felice in famiglia, è pur anche la gioia e la soddisfazione dei medici, che hanno lottato contro il dolore e l'hanno vinto! Hanno raggiunto lo scopo delle loro ricerche diagnostiche, delle loro terapie, delle difficili operazioni compiute, e tale vittoria è benedetta da Dio, che ha dato all'uomo l'intelligenza e vuole che ognuno traffichi i propri talenti. A questo proposito mi piace aggiungere una parola di vivo apprezzamento per l'apparato tecnico-scientifico, di cui è dotato questo Policlinico, e per le terapie anche nuovissime che vi vengono applicate per sempre meglio servire i cittadini, intendendo la medicina come una vera missione di amore verso la persona umana, chiunque essa sia.


3. Ma, insieme con l'augurio, sgorga pure dal mio cuore l'esortazione alla fiducia nella Provvidenza e all'accettazione della volontà di Dio. Sappiamo infatti che non solo il dolore accompagna sempre la vita umana, ma che non di rado la malattia non può essere sconfitta. Anzi, la fede cristiana ci insegna che, nel misterioso disegno dell'Altissimo, la sofferenza ha una funzione fondamentale e incancellabile, come ho sottolineato nella mia recente lettera apostolica "Salvifici doloris" sul senso cristiano del dolore umano. E' una chiamata a seguire Cristo da vicino. La vostra croce, unita a quella di Cristo, diventa strumento di santificazione e di salvezza.

Vi benedico con grande affetto, assicurandovi che nel mio cuore vi è un posto speciale per tutti gli ammalati e sofferenti.

Data: 1984-02-26 Data estesa: Domenica 26 Febbraio 1984




A sacerdoti religiosi religiose Bari

Titolo: Siete i professionisti della fede, gli specialisti di Dio

Testo:


1. "Os nostrum patet ad vos..." (2Co 6,11). La mia bocca, anzi il mio cuore si apre, con piena effusione, a voi carissimi fratelli sacerdoti e carissime sorelle consacrate, in questo incontro che il Signore ci ha concesso di realizzare. Vi esprimo tutta la mia gioia nel potermi intrattenere con voi e vi sono grato per questa accoglienza così affettuosa.

Vorrei salutarvi uno per uno, singolarmente. Abbraccio, a nome di tutti, il vostro arcivescovo monsignor Mariano Magrassi, al quale esprimo tutto il mio apprezzamento. Sono venuto per dirvi che vi seguo, che vi accompagno, che sono contento per quanto realizzate in questa amata terra pugliese, a servizio del Vangelo e della Chiesa. So che lavorate con zelo e intelligenza; so che non risparmiate energie per portare ovunque il "lieto annuncio" del Signore Gesù.

Innalziamo insieme una lode fervida al nostro Dio, autore di ogni bene, che ha voluto chiamarci a servirlo da vicino, ci guida nel nostro cammino, sorregge la nostra debolezza, dà compimento ai nostri propositi.


2. "Colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento" (Ph

1,6). E' con questa certezza che oggi voi - mi rivolgo in modo particolare ai sacerdoti - intendete rinnovare la vostra risposta al Signore, con un nuovo "si", più maturo e più autentico.

Il nostro tempo si presenta irto di insidie, conosce minacce e tensioni preoccupanti, ma è anche molto ricco di fermenti aperti al bene e carichi di buone promesse. Questa società, in così rapida evoluzione e che spesso ci sorprende con atteggiamenti tanto anormali, è una società che paradossalmente anela a Dio e lo cerca.

A tale richiesta, rispondete annunciando il Signore, parlando di lui, comunicando lui e lui solo! In un mondo chiuso e opaco, rivelate il Signore della luce; a una società smarrita, manifestate il Dio della speranza; a quanti rifiutano la vita rendete presente il Signore della vita.

Come sarà possibile questa testimonianza senza un profondo spirito di fede? Voi lo sapete e lo sperimentate ogni giorno: le persone a voi affidate vi cercano per avere solide certezze, parole che non tramontano, valori assoluti. E' Dio l'unica certezza, è lui l'Assoluto: quel Dio che si è manifestato in Gesù e che, nella morte e nella risurrezione del suo Figlio, ci ha chiamati a vita nuova.

In Gesù noi crediamo, a lui solo affidiamo la nostra vita, lui vogliamo annunciare al mondo, a ogni uomo. Gesù Cristo, che è la via e la verità e la vita (Jn 14,6), e resta il tema del nostro pensare, l'argomento del nostro parlare, il motivo del nostro vivere. Lui è l'oggetto del nostro amore crescente, lui sarà un giorno il nostro premio eterno, da lui deve prendere vigore ogni iniziativa.

Questa fede, carissimi, vi chiedo di difendere, di alimentare, di rafforzare ogni giorno. Voi siete i "professionisti" della fede, gli specialisti di Dio. Sentite la grandezza di tale missione, lasciatevi assorbire completamente in questo vortice al centro del quale opera Dio stesso, abbiate piena consapevolezza di compiere una missione insostituibile. Che l'insidia del dubbio non si infiltri in voi, né permettete che la stanchezza o la delusione appannino quella freschezza di donazione che la vocazione sacerdotale esige.

Sia la vostra una fede forte, vigorosa, alimentata dalla preghiera assidua. Siate modelli di preghiera, diventate maestri di preghiera. Quanto è necessario che le vostre giornate siano scandite da ritmati tempi di orazione, durante i quali, sul modello di Gesù, vi immergete nel colloquio vivo e rigenerante con il padre e vi incontrate col Dio ineffabile! Questa fedeltà non è facile, soprattutto oggi che il ritmo della vita si è fatto frenetico e le occupazioni assorbono in forte misura. Ma dobbiamo convincerci che il momento della preghiera è quello in cui è più forte l'unità del sacerdote con i propri fedeli, quello in cui egli è più "presente" ed efficace nel suo ministero.


3. Con la Chiesa universale stiamo vivendo un tempo di grazia straordinaria, quale è l'Anno Giubilare della Redenzione. Voi vi trovate impegnati in prima persona.

Quante volte è risuonata sulle vostre labbra la parola già pronunciata dall'apostolo: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio!" (2Co 5,20). E come non avete sentito rivolto a voi stessi, in primo luogo, il pressante invito alla conversione continua, al rinnovamento interiore? Già nella Bolla di indizione dell'Anno Giubilare scrivevo che "non può darsi rinnovamento spirituale che non passi attraverso la penitenza-conversione, sia come atteggiamento interiore e permanente del credente... sia come accesso al perdono di Dio mediante il sacramento della Penitenza" ("Aperite portas Redemptori", 4).

Consentitemi dunque, cari fratelli, di invitarvi ad avvalorare sempre più il sacramento della Riconciliazione. In questo non fate che seguire le indicazioni tanto opportune del recente Sinodo dei vescovi. Del sacramento della Penitenza voi siete, in maniera singolare, beneficiari e ministri. Chi non vede che il sacerdote, costituito da Dio ministro della riconciliazione di Cristo, è chiamato a sperimentare per primo in se stesso il dono della riconciliazione, rendendolo operante nella propria vita? Siamo persuasi che non è possibile proporre agli altri il messaggio della riconciliazione se non siamo capaci di viverne la potenza salvatrice in noi stessi.

In una Chiesa chiamata a rinnovarsi, voi dovete precedere i fratelli con l'esempio e con la vita. Anche da questa valorizzazione personale del sacramento della Penitenza, come via maestra di purificazione e di crescita nella fede, deriverà per voi un ulteriore apprezzamento dell'incommensurabile dono che il Signore vi ha fatto nello scegliere voi, suoi sacerdoti, a perdonare i peccati nel suo nome.


4. Nel vedervi raccolti in questa cattedrale, nella quale molti di voi hanno ricevuto l'ordinazione sacerdotale e nel cogliere sul vostro volto la gioia di trovarvi insieme, mi tornano alla mente le parole che sant'Ignazio di Antiochia scriveva ai cristiani di Efeso: "Il vostro collegio di presbiteri, giustamente famoso e degno di Dio, è strettamente unito al vescovo, come le corde della cetra.

Per questo, dalla vostra concordia e dalla carità armoniosa, che dimostrate, si innalza un canto a Gesù Cristo. E voi, uno per uno, diventate un coro, affinché, armoniosi nell'accordo e prendendo il tono di Dio, cantate all'unisono attraverso Gesù Cristo al Padre perché vi ascolti" ("Ad Ephesios", lV).

Quale monito sono per noi tutte queste parole! E quale risposta offrono per questo mondo tanto diviso ed egoista! Essere e sentirsi Chiesa, accrescere la comunione del vescovo con il presbiterio, rendere più evidente la comunione con i sacerdoti tra di loro, dimostrare che è possibile incontrarsi, amarsi, aiutarsi scambievolmente fino alla condivisione dei beni, vincere finalmente la terribile insidia dell'individualismo: non è, fratelli, un programma meraviglioso? Non sarebbe, nello stesso tempo, l'evangelizzazione più efficace.

Sono venuto per incoraggiarvi nel vostro impegno e per esortarvi a non lasciarvi deprimere dalle difficoltà. Cristo, al quale avete consacrato la vostra vita, è con voi.


5. E ora una parola di affettuoso saluto, di compiacimento e di augurio alle religiose qui convenute. Quale gioia incontrarvi! E quanta speranza suscita nel cuore la vostra presenza, che rende così evidente l'opera di Dio e l'azione mirabile dello Spirito! La vostra testimonianza, sappiatelo, è importante, è valida, è feconda, è necessaria. La vostra vita si caratterizza per la ricerca costante di Dio: voi siete le donne dell'Assoluto; voi cercate il Cristo con cuore indiviso, voi testimoniate al mondo che il Signore è veramente degno di essere amato sopra ogni cosa e seguito con dedizione totale; voi vivete per Dio soltanto.

Ma - ecco una verità che sorprende sempre - nel vivere per Dio soltanto, voi non vi estraniate dalla società. Al contrario, nel Signore Gesù voi incontrate tutta l'umanità e ad essa andate con la forza che viene da lui. Voi intendete essere ben attente alle urgenze dell'uomo di oggi e, come donne che hanno sperimentato l'amore di Dio, desiderate far partecipi i fratelli di quel dono inestimabile che avete ricevuto. Cosicché nessun impegno vi deve parer troppo grande e nessun sacrificio risultarvi eccessivamente gravoso.

lo sono qui a raccomandarvi di credere fortissimamente nella vostra vocazione. Amate con tutto l'essere la vostra consacrazione. Vi chiedo di riaffermare Dio nella società di oggi, di annunciare la preminenza del Signore su ogni realtà, di attestare con la vita la fede nei valori supremi ed eterni, di far scoprire all'uomo la sua dignità e responsabilità, di rendere manifesta la piena attualità delle beatitudini. Il tutto nella semplicità, nell'umanità, nella gioia indistruttibile di una vita donata.

Ecco, fratelli e sorelle, alcuni dei pensieri che si affollano nella mia mente in questo momento di intimità con voi.

Affidiamo ogni cosa alla benevolente Provvidenza di Dio. Preghiamo con fiducia la Vergine Maria, la Regina degli Apostoli, perché vigili su questa regione, protegga questa arcidiocesi, benedica i buoni propositi di tutti.

A voi qui presenti, e a quanti sono uniti con noi nello spirito, imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

Data: 1984-02-26 Data estesa: Domenica 26 Febbraio 1984




Al mondo agricolo di Puglia - Bitonto (Bari)

Titolo: Siate paladini della causa della solidarietà e della pace

Testo:


1. Con grande gioia vivo oggi questo contatto diretto con voi, carissimi fratelli e sorelle, rappresentanti del mondo rurale pugliese che, in questa vostra terra all'estremità orientale della penisola italiana, costituite un significativo aspetto del Meridione italiano. A voi si rivolge il mio saluto cordiale! Ho ascoltato le parole del sindaco e quelle di uno di voi, agricoltori, e in esse ho sentito vibrare con singolare intensità i comuni sentimenti. A loro e a voi tutti desidero esprimere la mia profonda e commossa gratitudine. Il mio viaggio a Bari sarebbe stato incompleto senza questo incontro con voi, uomini e donne di Bitonto, che con la vostra quotidiana fatica rendete feconda questa terra, traendone prodotti abbondanti e universalmente apprezzati.

So di parlare a persone che mi possono capire: voi siete vicini alla natura, che è opera di Dio. Essa vi si apre dinanzi come un libro, nel quale potete leggere la grandezza del Creatore, ammirarne la magnificenza, sperimentarne la bontà provvidente. A voi perciò è più facile che ad altri accogliere il messaggio evangelico. Per questo anche Gesù si trovava a suo agio con le persone che vivevano, come voi, a contatto con la natura. Ad esse parlava riferendosi agli "uccelli dell'aria" (Mt 6,26) e ai "gigli del campo" (Mt 6,28), ai mutamenti del tempo (Mt 16,3) e al biondeggiare delle messi (Jn 4,35): né temeva di presentare se stesso, predicatore della parola, come il "seminatore che usci a seminare" (Mt 13,3ss), o di paragonare il Padre suo celeste ad un "vignaiolo" (Jn 15,1); è noto poi che Gesù non seppe trovare miglior immagine per illustrare la propria missione che quella del "Buon Pastore" (Jn 10,14). Potete quindi immaginare quanto io tenga a questo incontro.

Tra i viaggi in Italia, questa mia visita vuole essere espressione di particolare affetto per questa vostra regione, zona agricola per eccellenza, nella pastorale preoccupazione di incontrare non solo i grandi centri abitati e le connesse zone urbane e industriali, ma soprattutto voi che vivete della terra operando nell'agricoltura. Con la mia venuta voglio cioè esprimervi l'apprezzamento mio e della Chiesa per il lavoro che svolgete e per i valori di onestà, di generosità, di attaccamento alla famiglia che vi distinguono.

So di incontrarvi in un momento in cui le nuove gravi difficoltà, accentuano la tentazione dello sconforto e del ripiegamento in pericolosi isolamenti. Ma so anche di poter fare appello alle generose qualità delle popolazioni pugliesi. Voglio quindi invitarvi a proseguire con rinnovato coraggio sulla via dello sviluppo economico e della elevazione umana, nella prospettiva di una solidarietà che dal vostro ambiente locale si allarghi alla considerazione del bene comune di tutto il Meridione e dell'intero Paese.


2. Mi è noto che anche nella vostra regione ci si preoccupo nell'immediato dopoguerra di procedere alla inderogabile riforma dei contratti agrari e, più ampiamente, delle strutture e delle condizioni di vita del mondo agricolo-rurale.

ciò aveva invocato per profondi motivi morali l'episcopato del Meridione con una sua "Lettera collettiva" tempestiva e anticipatrice, che fu unanimemente riconosciuta, da uomini di dottrina e da operatori dell'economia e della politica, quale efficace orientamento morale e quale forza ispiratrice dei più sani tentativi, compiuti negli anni della ricostruzione d'Italia dopo la fase bellica.

Quel che avvenne in seguito non sempre corrispose, purtroppo, alle aspettative. Le presenti difficoltà della situazione economica generale si riflettono negativamente sulle condizioni dei lavoratori della terra, anche in questa regione. Voglio che sappiate che il Papa vi è vicino nelle vostre preoccupazioni. Egli, che proviene da una nazione dalle antiche tradizioni rurali e con un'economia agricola tuttora fiorente, desidera portarvi il sostegno della sua stima e del suo incoraggiamento. Ma è l'intera Chiesa che, insieme col Papa, continua, oggi come ieri, a volgersi con pastorale sollecitudine ai problemi del mondo agricolo.


3. Come è noto, di essi si occupo in modo approfondito un Papa "contadino", come era Giovanni XXIII, trattandone in una enciclica, la "Mater et Magistra", nella quale si preoccupo in particolare di tutelare i più poveri dalle conseguenze degli squilibri tra settori economici e tra Paesi a diverso sviluppo. Oggi la situazione presenta problematiche notevolmente diverse, ma rimangono validi gli orientamenti di fondo dati da Giovanni XXIII, dei quali del resto tengono debitamente conto sia gli insegnamenti proposti dal papa Paolo VI, sia quelli che io stesso ho esposto nell'enciclica "Laborem Exercens" (cfr. LE 21) nella parte riguardante specificamente i problemi del lavoro agricolo.

Si delinea nel mondo intero un confortante ritorno al riconoscimento della priorità dell'agricoltura, per ridare ad essa valore come alla vera base di ogni sana economia. E' passata la fase della fiducia riposta nella unilaterale industrializzazione, con il conseguente dannoso abbandono della terra per l'attrazione fallace verso i grandi centri abitati e le loro industrie. Dovrebbe essere quindi superato il fenomeno doloroso della grande emigrazione, che ha portato con sé gravi squilibri sociali, familiari e umani.

Il settore agricolo - già detto "primario" - resta tale anche per la vostra regione. L'agricoltura, infatti, è certamente rilevante sia come valida componente di un equilibrato sviluppo economico-sociale, sia come fonte di lavoro e di reddito per la maggior parte della popolazione pugliese.


4. I problemi da risolvere sono ancora tanti, ma grandi sono le potenzialità di cui, cari fratelli e sorelle, disponete, sia per le spiccate qualità di intelligenza e di operosità che vi sono proprie, sia per la natura della vostra regione così vasta e così varia, dalle pianure estese e feconde, alle colline e alle formazioni forestali, potente riserva di energia e di purezza ecologica.

Si delinea innanzitutto il dovere di rispondere al bisogno di crescita, migliorando la qualità dei prodotti, la produttività del lavoro, il rendimento delle aziende e garantendo altresi un più diretto accesso al mercato. In questa prospettiva io rivolgo un appello alla solidarietà effettiva nei suoi molteplici aspetti. E' necessario ovviamente che ciascuno si assuma le proprie responsabilità con generosa iniziativa e dedizione costante. Ma è necessario altresi che l'impegno di ciascuno sia sostenuto dalla solidarietà di tutti.

Tale solidarietà deve tener conto delle categorie più disagiate dei lavoratori della terra, come quella dei braccianti; deve far riferimento alla prevalente azienda agricola su base familiare, aiutandone i componenti a migliorare e ad accrescere gli strumenti del proprio lavoro; deve coinvolgere la solidarietà sindacale, la quale richiede forme di efficiente organizzazione, tali da garantire anche nel settore agricolo l'effettivo rispetto delle norme contrattuali e legislative, la tempestiva tutela previdenziale e pensionistica, senza trascurare, tuttavia, le esigenze della controparte e dell'economia nazionale.

Grandi prospettive si aprono, in particolare, alla solidarietà nel movimento cooperativo agricolo, che opportunamente si è sviluppato in quest'ultimo trentennio anche in Puglia; esso merita incoraggiamento e richiede ulteriori sviluppi.


5. Non posso tralasciare di rivolgere uno speciale accenno alla solidarietà tra i giovani e a vantaggio dei giovani, i quali devono poter godere di nuove condizioni di vita agricolo-rurale, tali da soddisfare le loro giuste esigenze sia sul piano tecnico-economico che su quello culturale spirituale.

Solidarietà, dunque, che metta i giovani preparati in condizione di realizzare un lavoro compensato da un reddito soddisfacente, entro un'azienda la cui ampiezza consenta una partecipazione attiva e funzionale, nel contesto di servizi e di risorse che una volta si trovavano solo trasferendosi nei grandi centri, con più redditizie e sicure attività.

E solidarietà, altresi, che apra ai giovani la possibilità di crearsi una propria famiglia nel sereno incontro tra uomo e donna con omogenee aspirazioni, in un rinnovato ambiente rurale che offra sempre più umane e confortevoli condizioni di vita sia alla coppia che ai figli per il loro avanzamento nell'esistenza e per le scelte future.

Ad un aspetto ancora della solidarietà in campo agricolo mi preme di far riferimento in questo incontro con voi, carissimi fratelli e sorelle della terra di Puglia. E' la solidarietà che si esplica in una rinnovata accoglienza e tutela della donna, operante con pari dignità e responsabilità non solo nel nucleo familiare, ma anche nell'attività agricola e in tutti i momenti della vita sociale. E' necessario che la donna sia e si senta valorizzata nella ricchezza della sua femminilità e nelle sue capacità di cogliere i valori più autenticamente umani, così da equilibrare, con la sua presenza accanto all'uomo, le tensioni derivanti dalle difficoltà dell'esistenza.

E come tacere, infine, del grave problema della disoccupazione? E' urgente che si prendano tutte le iniziative atte a far superare le difficoltà per un più largo assorbimento della manodopera sia delle nuove generazioni che degli adulti, in considerazione anche dei numerosi pugliesi che rientrano dalle grandi emigrazioni del passato.

Gioverà a questo fine, tra l'altro, l'impegno per una reale e diffusa istruzione e per un'aggiornata preparazione professionale, con adeguamenti successivi che portino il lavoro anche in campo agricolo all'altezza delle esigenze tecniche.


6. Al di sopra di tutto, pero, sta l'esigenza di un'adeguata formazione della coscienza civile, specialmente sulla base di un retto costume morale. Faccio appello a quanti sono nella pubblica amministrazione, perché sentano il richiamo della coscienza alla piena e costante realizzazione dei propri compiti senza favoritismi e senza discriminazioni. Ma invito altresi i privati a un senso sempre più vivo dei propri doveri, non dimenticando che insostituibile è, per la coscienza morale, il sostegno che viene da una pratica cristiana illuminata e convinta.

E' la formazione cristiana che può rinnovare e consolidare una concezione di vita che risponda ai profondi valori religiosi, così apertamente espressi nel vostro costume e nelle vostre tradizioni, superando i formalismi che non corrispondono a una consapevole adesione alla fede, quale i tempi moderni richiedono. ciò suppone una partecipazione - non saltuaria e non solo nelle grandi occasioni - alla vita della vostra comunità ecclesiale, diocesi e parrocchie. In tal modo vi sarà possibile approfondire la vostra fede mediante una catechesi adatta alle diverse età, alle molteplici condizioni ambientali e alle mutevoli problematiche della vita, per una vera maturazione della coscienza morale.


7. Non dunque ripiegamenti e rinunce, carissimi fratelli e sorelle, ma una coraggiosa apertura alla speranza. Una speranza non ingenua e illusoria. Una speranza realistica perché fondata in un impegno personale, rinnovata con serietà di proposte, fatta di costanza nelle realizzazioni.

Se avete a volte l'impressione che l'ingiustizia prevalga, anch'io vi ripeto con i vescovi del recente Sinodo, celebrato nel corso di quest'Anno Giubilare della Redenzione: non si spenga la speranza nel vostro cuore, perché "è possibile una vera liberazione verso una vita pienamente umana". Infatti, "il piano voluto dal Padre per la nostra società è che viviamo come un'unica famiglia, nella giustizia e nella verità, nella libertà e nell'amore".

Ecco la consegna che vi lascio, uomini e donne di questa nobile terra di Bitonto, che da sempre ha nell'ulivo il suo simbolo prestigioso e il suo impegnativo programma: fatevi paladini della causa della solidarietà e della pace; offrite a tutti la testimonianza di una comunità che sa collaborare in spirito di costruttiva e lungimirante concordia; operate con fiducia per lo sviluppo pieno della vostra terra; valorizzate ogni possibilità positiva, superando le difficoltà dell'oggi e del domani.

Con questi voti imparto a voi e a tutti i vostri cari la mia apostolica benedizione.

Data: 1984-02-26 Data estesa: Domenica 26 Febbraio 1984





GPII 1984 Insegnamenti - All'Incontro ecumenico - Basilica di San Nicola (Bari)