GPII 1984 Insegnamenti - VI. Amore alla chiesa Testimonianza

VI. Amore alla chiesa Testimonianza


14. Nell'anno giubilare della redenzione la Chiesa intera desidera rinnovare il suo amore verso Cristo, Redentore dell'uomo e del mondo, suo Signore e insieme suo Sposo divino. E perciò in questo anno santo essa guarda con singolare attenzione a voi, cari fratelli e sorelle, che, come persone consacrate, occupate un posto speciale sia nella comunità universale del popolo di Dio, sia in ogni comunità locale. Se la Chiesa desidera che mediante la grazia del giubileo straordinario si rinnovi anche il vostro amore verso Cristo, al tempo stesso essa è pienamente consapevole che questo amore costituisce un bene speciale dell'intero popolo di Dio. La Chiesa è consapevole che, nell'amore che Cristo riceve dalle persone consacrate, l'amore dell'intero corpo viene indirizzato in modo speciale ed eccezionale verso lo sposo, che in pari tempo è capo di questo corpo. La Chiesa vi esprime, cari fratelli e sorelle, la sua gratitudine per la consacrazione e per la professione dei consigli evangelici, che sono una particolare testimonianza d'amore. Essa, nello stesso tempo, riconferma la sua grande fiducia in voi, che avete scelto uno stato di vita che è un dono speciale di Dio alla sua Chiesa. Essa conta sulla vostra collaborazione completa e generosa, affinché, come fedeli amministratori di così prezioso dono, voi "sentiate con la Chiesa" e sempre collaboriate con essa, in conformità con gli insegnamenti e con le direttive del magistero di Pietro e dei pastori in comunione con lui, coltivando, a livello personale e comunitario, una rinnovata coscienza ecclesiale. E contemporaneamente essa prega per voi, affinché la vostra testimonianza d'amore non venga mai meno, e vi chiede anche di accogliere con questo spirito il presente messaggio dell'anno giubilare della redenzione.

Proprio così pregava l'Apostolo nella sua lettera ai Filippesi: "che la vostra carità si arricchisca sempre più... in ogni genere di discernimento, perché possiate sempre distinguere il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi del frutto di giustizia" (Ph 1,9-11).

Per opera della redenzione di Cristo "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato dato". Chiedo incessantemente allo Spirito Santo di concedere a ciascuno e a ciascuna di voi, "secondo il proprio dono", di dare una particolare testimonianza di quest'amore.

Vinca in voi, in modo degno della vostra vocazione, "la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù...", quella legge che ci ha "liberato dalla legge... della morte". Vivete, dunque, di questa vita nuova a misura della vostra consacrazione e anche a misura dei diversi doni di Dio, che corrispondono alla vocazione delle singole famiglie religiose. La professione dei consigli evangelici indica a ciascuno e a ciascuna di voi in quale modo potete "con l'aiuto dello Spirito Santo far morire" tutto ciò che è contrario alla vita e serve al peccato e alla morte, tutto ciò che si oppone al vero amore di Dio e degli uomini. Il mondo ha bisogno dell'autentica "contraddizione" della consacrazione religiosa, come incessante lievito del rinnovamento salvifico. "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto" (Rm 8,2 Rm 8,13 Rm 12,2). Dopo lo speciale periodo di sperimentazione e di aggiornamento, previsto dal motu proprio "Ecclesiae Sanctae", i vostri istituti hanno ricevuto recentemente o si apprestano a ricevere l'approvazione della Chiesa alle costituzioni rinnovate. Che tale dono della Chiesa vi stimoli a conoscerle, ad amarle e, soprattutto, a viverle nella generosità e nella fedeltà, ricordando che l'obbedienza è una manifestazione non equivoca dell'amore.

Proprio di questa testimonianza d'amore hanno bisogno il mondo d'oggi e l'umanità. Essi hanno bisogno della testimonianza della redenzione, così come questa è impressa nella professione dei consigli evangelici. Questi consigli, ognuno nel modo a lui proprio, e tutti insieme nella loro intima connessione, "rendono testimonianza" alla redenzione, che, con la potenza della croce e della risurrezione di Cristo, guida il mondo e l'umanità nello Spirito Santo verso quel compimento definitivo, che l'uomo - e, per mezzo dell'uomo, la creazione intera - trovano in Dio, e solo in Dio. La vostra testimonianza, perciò, è inestimabile.

Bisogna adoperarsi con costanza, affinché essa sia pienamente trasparente e pienamente fruttuosa in mezzo agli uomini. A ciò gioverà, altresi, l'osservanza fedele delle norme della Chiesa che riguardano la manifestazione anche esterna della vostra consacrazione e del vostro impegno di povertà.

Apostolato


15. Da tale testimonianza di amore sponsale per Cristo, attraverso la quale diventa particolarmente visibile tra gli uomini l'intera verità salvifica del Vangelo, nasce anche, cari fratelli e sorelle, come propria della vostra vocazione, la partecipazione all'apostolato della Chiesa, alla sua missione universale, la quale si realizza contemporaneamente in mezzo a tutte le nazioni in tanti modi diversi e mediante la molteplicità dei doni elargiti da Dio. La vostra missione specifica va armoniosamente di pari passo con la missione degli apostoli, che il Signore invio "in tutto il mondo" per "ammaestrare tutte le nazioni", ed è unita, altresi, a questa missione dell'ordine gerarchico. Nell'apostolato, che svolgono le persone consacrate, il loro amore sponsale per Cristo diventa in modo quasi organico amore per la Chiesa come corpo di Cristo, per la Chiesa come popolo di Dio, per la Chiesa che è insieme sposa e madre.

E' difficile descrivere, anzi persino elencare, in quanti modi diversi le persone consacrate realizzino, mediante l'apostolato, il loro amore verso la Chiesa. Esso è sempre nato da quel dono particolare dei vostri Fondatori, che, ricevuto da Dio e approvato dalla Chiesa, è divenuto un carisma per l'intera comunità. Quel dono corrisponde alle diverse necessità della Chiesa e del mondo nei singoli momenti della storia, e a sua volta si prolunga e si consolida nella vita delle comunità religiose come uno degli elementi duraturi della vita e dell'Apostolato della Chiesa. In ognuno di questi elementi, in ogni campo - sia in quello della contemplazione feconda per l'apostolato, sia in quello dell'azione direttamente apostolica - vi accompagna la costante benedizione della Chiesa, e insieme la sua pastorale e materna sollecitudine per quanto riguarda l'identità spirituale della vostra vita e la rettitudine del vostro operare in seno alla grande comunità universale delle vocazioni e dei carismi dell'intero popolo di Dio. Sia per mezzo di ciascuno degli istituti separatamente presi, sia mediante la loro organica integrazione, nel complesso della missione della Chiesa è posta in particolare risalto quell'economia della redenzione, il cui segno profondo ciascuno e ciascuna di voi, cari fratelli e sorelle, porta in sé mediante la consacrazione e la professione dei consigli evangelici.

E perciò, anche se sono estremamente importanti le molteplici opere apostoliche che svolgete, tuttavia l'opera di apostolato veramente fondamentale rimane sempre ciò che (e insieme chi) voi siete nella Chiesa. Di ciascuno e di ciascuna di voi si possono ripetere, a titolo speciale, queste parole dell'Apostolo: "Voi, infatti, siete morti, e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio" (Col 3,3). E al tempo stesso questo "essere nascosti con Cristo in Dio" permette di riferire a voi le parole del Maestro stesso: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,16).

Per questa luce, con la quale dovete "risplendere davanti agli uomini", è importante tra voi la testimonianza della reciproca carità, legata allo spirito fraterno di ogni comunità, poiché il Signore ha detto: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,35).

La natura fondamentalmente comunitaria della vostra vita religiosa, nutrita della dottrina evangelica, della sacra liturgia e, soprattutto, dell'eucaristia, costituisce un modo privilegiato di realizzare questa dimensione interpersonale e sociale: prevenendovi con premure reciproche, portando i pesi gli uni degli altri, voi manifestate con la vostra unità che il Cristo è vivo in mezzo a voi. E' importante per il vostro apostolato nella Chiesa ogni sensibilità alle necessità e alle sofferenze dell'uomo, quali si mostrano così apertamente e in modo così toccante nel mondo d'oggi. Infatti, l'Apostolo insegna: "Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo"; e aggiunge che "pieno compimento della legge è l'amore" (Rm 13,10).

La vostra missione deve essere visibile! Deve essere profondo, molto profondo il legame che la unisce alla Chiesa! Mediante tutto ciò che fate e, soprattutto, mediante tutto ciò che siete, sia proclamata e riconfermata la verità che "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei" (Ep 5,25), la verità che sta alla base dell'intera economia della redenzione. Che da Cristo, redentore del mondo, zampilli anche l'inesauribile fonte del vostro amore per la Chiesa! VII. Conclusione Illuminati gli occhi della mente


16. Questa esortazione, che vi indirizzo nella solennità dell'Annunciazione dell'anno giubilare della redenzione, vuol essere espressione di quell'amore, che la Chiesa nutre per i religiosi e per le religiose. Voi, infatti, cari fratelli e sorelle, siete un bene speciale della Chiesa. E questo bene diventa ancor più comprensibile mediante la meditazione della realtà della redenzione, per la quale il corrente anno santo offre una costante occasione e un felice incoraggiamento.

Riconoscete, dunque, in questa luce, la vostra identità e la vostra dignità. Che lo Spirito Santo - per opera della croce e della risurrezione di Cristo - "possa davvero illuminare gli occhi della vostra mente, per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi" (Ep 1,18).

Questi "occhi illuminati della mente" la Chiesa chiede incessantemente per ciascuno e ciascuna di voi, che già siete entrati nella via della professione dei consigli evangelici. Gli stessi "occhi illuminati" la Chiesa, insieme con voi, chiede per tanti cristiani, specialmente per la gioventù maschile e femminile, affinché essi possano scoprire questa via e non abbiano paura di intraprenderla, affinché - anche in mezzo alle avverse circostanze della vita d'oggi - possano udire il "seguimi" di Cristo. Voi pure dovete adoperarvi a questo fine con la vostra preghiera e anche con la testimonianza di quell'amore, per il quale "Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi" (1Jn 4,12). Che questa testimonianza diventi dappertutto presente e universalmente leggibile. Che l'uomo dei nostri tempi, spiritualmente affaticato, trovi in essa sostegno e speranza.

Servite perciò i fratelli con la gioia, che sgorga da un cuore abitato da Cristo.

"Possa il mondo del nostro tempo... ricevere la buona novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati... ma da ministri del Vangelo, la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo" (EN 80).

La Chiesa, nel suo amore per voi, non cessa "di piegare le ginocchia davanti al Padre", perché operi in voi "il rafforzamento dell'uomo interiore", e come in voi, così lo operi anche in tanti altri nostri fratelli e sorelle battezzati, specialmente giovani, affinché trovino la stessa via alla santità, che nella storia hanno percorso tante generazioni insieme con Cristo - redentore del mondo e sposo delle anime -, lasciando spesso dietro di sé l'alone intenso della luce di Dio sullo sfondo di grigiore e di tenebre dell'umana esistenza.

A tutti voi, che percorrete questa strada nella presente fase della storia della Chiesa e del mondo, si rivolge questo fervido augurio nell'anno giubilare della redenzione, affinché "radicati e fondati nella carità siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio".

Messaggio della solennità dell'annunciazione del Signore


17. Nella festività dell'Annunciazione di quest'anno santo depongo la presente esortazione nel cuore della Vergine immacolata. Tra tutte le persone consacrate senza riserva a Dio, ella è la prima. Ella - la Vergine di Nazaret - è anche la più pienamente consacrata a Dio, consacrata nel modo più perfetto. Il suo amore sponsale raggiunge il vertice nella maternità divina per la potenza dello Spirito Santo. Ella, che come Madre porta Cristo sulle braccia, al tempo stesso realizza nel modo più perfetto la sua chiamata: "seguimi". E lo segue - ella, la Madre - come suo maestro in castità, in povertà e in obbedienza.

Quanto fu povera nella notte di Betlemme, e quanto povera sul Calvario! Quanto fu obbediente durante l'annunciazione, e poi - ai piedi della croce - obbediente fino a consentire alla morte del Figlio, il quale si era fatto obbediente "fino alla morte"! Quanto fu dedita in tutta la sua vita terrena alla causa del regno dei cieli per castissimo amore! Se la Chiesa intera trova in Maria il suo primo modello, a maggior ragione lo trovate voi, persone e comunità consacrate all'interno della Chiesa! Nel giorno che riporta alla memoria l'inaugurazione del giubileo della redenzione, avvenuta lo scorso anno, mi rivolgo a voi col presente messaggio, per invitarvi a ravvivare la vostra consacrazione religiosa secondo il modello della consacrazione della stessa Genitrice di Dio.

Diletti fratelli e sorelle! "Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del figlio suo Gesù Cristo" (1Co 1,9). Perseverando nella fedeltà a colui che è fedele, sforzatevi di cercare un sostegno specialissimo in Maria! Ella, infatti, è stata chiamata da Dio alla comunione più perfetta col Figlio suo. Sia ella, la Vergine fedele, anche la Madre nella vostra via evangelica: vi aiuti a sperimentare e a dimostrare davanti al mondo quanto infinitamente fedele è Dio stesso! Con questi voti di gran cuore vi benedico.

Dal Vaticano, il 25 marzo dell'anno giubilare della redenzione 1984, sesto di pontificato.

Data: 1984-03-25 Data estesa: Domenica 25 Marzo 1984





A ricercatori scientifici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nella vostra impresa la Chiesa vi segue con attento interesse

Testo:

Cari amici.

Desidero rivolgere un cordiale benvenuto a tutti voi che partecipate al quarto simposio sul riscaldamento nei plasmi toroidali, organizzato congiuntamente dall'Ente nazionale per l'energia atomica e alternativa e dalla Scuola internazionale dei fisici del plasma. Rivolgo un saluto particolare al vostro presidente e ai suoi collaboratori che hanno promosso questo incontro.

Le ricerche scientifiche che voi svolgete, individualmente, nei vostri rispettivi centri di ricerca o, insieme, come in questi incontri che voi dedicate in particolar modo all'approfondimento della conoscenza teorica e alla valutazione pratica degli esperimenti di riscaldamento e che sono parte della fusione termonucleare controllata, sono finalizzate alla scoperta di un'importante fonte di energia per lo sviluppo dell'universo.

In questa impresa la Chiesa vi segue con attento interesse. Essa è conscia che il vostro complesso e delicato lavoro comporta la considerazione di alcuni fondamentali principi etici che toccano il futuro dell'umanità, il suo benessere, la sua sicurezza. La vostra attività ha ripercussioni al di fuori delle diverse nazioni che sostengono la ricerca.

Siete chiamati a fornire un esempio di valida collaborazione internazionale tra i popoli della terra. Per sua stessa natura il vostro lavoro si proietta verso un futuro pacifico e verso lo sviluppo armonioso e fraterno dell'uomo, di ogni singolo essere umano, perché è alla persona umana che i vostri sforzi, i vostri studi, le vostre ricerche devono essere rivolti. Mediante i vostri esperimenti sul riscaldamento, voi penetrate i profondi misteri del mondo fisico e le sue proprietà e potenzialità.

Nelle ricerche scientifiche la Chiesa cattolica vede il compimento della volontà del Creatore dell'universo, che ha affidato all'uomo la terra. Quale Signore della vita, Dio dice all'uomo di avere il dominio sulle forze della terra e di sottomettere il mondo (Gn 1,26-28), di continuare nei secoli la sua opera di creazione. La vostra ricerca può davvero avere una grande importanza per il futuro dell'umanità, perché, come voi sottolineate, la qualità dell'ambiente e della vita, la produzione di cibo e, in alcuni casi, la sopravvivenza stessa dell'uomo, dipende dall'ampia disponibilità di energia sufficiente.

La Chiesa, fedele custode del messaggio di Cristo, è pienamente cosciente del significato universale della sua parola, che per tutti i credenti è la norma suprema di comportamento e modello di vita. Per questa ragione essa proclama instancabilmente il pieno rispetto della persona umana e l'indiscutibile primato dell'uomo sulle cose che, essendo strumenti, devono essere a lui soggette.

Il riconoscimento della dignità della persona umana è stato uno dei temi principali su cui la Chiesa ha riflettuto durante questo Anno Santo della Redenzione. Affido alla vostra riflessione questa convinzione, cui i cristiani rendono testimonianza con la loro fede religiosa, e anche le ansie connesse alla natura precaria e alla fragilità dell'autentico sviluppo scientifico finalizzato al bene degli uomini d'oggi e delle future generazioni.

Esprimo a ciascuno di voi e a tutti gli uomini della ricerca scientifica le mie speranze per un vero progresso e per la pace e invoco su tutti voi abbondanti benedizioni divine.

Data: 1984-03-26 Data estesa: Lunedi 26 Marzo 1984




A studenti universitari - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Riaffermato il ruolo del dialogo nei rapporti internazionali

Testo:

Cari amici.


1. Sono molto lieto di dare il benvenuto a tutti voi che provenite dal centro di Bologna della Scuola di studi internazionali avanzati della John Hopkins University. La vostra esperienza di studio, unica e stimolante, offre a ciascuno di voi una meravigliosa opportunità di crescere nella consapevolezza del ruolo vitale che lo scambio internazionale e il dialogo devono giocare nella moderna società.

Voi, studenti specializzati provenienti da varie parti del mondo, vi radunate per studiare l'applicazione dell'economia contemporanea, delle scienze storiche e politiche, ai problemi degli Stati Uniti e dell'Europa. Le informazioni e gli ideali che voi discutete hanno chiare ripercussioni sull'odierna situazione e il destino futuro dei popoli e delle nazioni in tutto il mondo.

Sono lieto d'essere con voi oggi, poiché ho l'occasione di parteciparvi la mia convinzione dell'importanza di un incontro internazionale come quello nel quale voi siete impegnati: importante non solo come una via per voi, come singole persone, per acquisire una avanzata conoscenza tecnica in preparazione alle vostre carriere professionali, ma importante anche per l'impegno che rappresenta, un impegno per un dialogo fecondo come mezzo per raggiungere una reciproca comprensione tra i popoli e un più solido senso di solidarietà universale.


2. La Chiesa cattolica, mentre non trascura mai i presupposti materiali per la pace e lo sviluppo umano integrale, sottolinea particolarmente le condizioni spirituali e morali necessarie per la realizzazione delle speranze e delle aspirazioni dell'umanità. Nello stesso tempo, essa riconosce che ogni tentativo di unire popoli e nazioni in una più stretta collaborazione sarà instabile senza un senso profondo di fratellanza che faccia del dialogo un obiettivo permanente.

Una costruttiva iniziativa verso il raggiungimento di questo traguardo è il programma al quale state ora partecipando. Mediante l'esame e la competente analisi dei sistemi politici ed economici internazionali potete imparare a comprendere meglio l'evoluzione delle varie teorie e sistemi e, nello stesso tempo, a valutare con maggiore obiettività i fattori socio-economici operanti nel mondo d'oggi.

Comunque, impegnandovi in questo complesso ambito di studio tecnico, vorrei incoraggiarvi a non dimenticare mai il fine ultimo e lo scopo finale della vostra ricerca: cioè, la promozione e la salvaguardia della dignità della persona umana. Questa è certamente una prospettiva profondamente cristiana. A questo proposito, vorrei ricordare alcune mie osservazioni su questo tema contenute in un discorso del 1979 alla XXXIV assemblea generale dell'organizzazione delle Nazioni Unite: "Il criterio fondamentale per valutare i sistemi sociali, economici e politici non è, e non può essere, il criterio dell'egemonia e dell'imperialismo: può essere, e anzi deve essere, il criterio umanistico, cioè la misura nella quale ogni sistema è realmente capace di ridurre, limitare ed eliminare per quanto possibile le varie forme di sfruttamento dell'uomo e di assicurargli, mediante il lavoro, non solo la giusta distribuzione dei beni materiali indispensabili, ma anche una partecipazione, in accordo alla sua dignità, all'intero processo produttivo e alla vita sociale che si sviluppa attorno a questo processo" ("", II,2 [1979] 535).


3. Perché l'umanità persegua questo fine, io credo fermamente che questa ri-educazione debba essere, soprattutto, spirituale e religiosa. Si debbono porre fondamenti morali per i quali tutti i popoli accantonino i reciproci sospetti e si uniscano per formare una comunità internazionale con comuni diritti e comuni obiettivi.

Vi invito oggi a impegnarvi per realizzare questi nobili fini mediante la loro applicazione ai vostri vari campi di esperienza. In questo modo renderete un significativo contributo all'avanzamento di una società più genuinamente umana, una società fondata sulla giustizia e coronata dalla carità.

Per concludere, desidero rivolgere uno speciale saluto al presidente e al rettore della John Hopkins University, al preside della Scuola di studi internazionali avanzati, al direttore e ai professori del programma del centro di Bologna. Vi offro il mio incoraggiamento per il vostro impegno di studi superiori, particolarmente poiché essi sottolineano la dignità di ogni essere umano e promuovono la cooperazione fraterna per lo sviluppo dei popoli di tutto il mondo.

Ho apprezzato molto la vostra presenza qui oggi.

Dio benedica tutti voi e le vostre famiglie.

Data: 1984-03-26 Data estesa: Lunedi 26 Marzo 1984




A pellegrini polacchi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Chiesa e mondo affidati a Maria per riconciliare gli uomini

Testo:

Cari pellegrini dell'Anno Santo della Redenzione, cari fratelli e sorelle, miei connazionali.


1. A tutti voi qui presenti e a ciascuno personalmente desidero indirizzare un cordiale saluto e benvenuto. A ciascuno desidero trasmettere, nel nome di Cristo, il bacio fraterno della pace che vi prego di portare a tutti i miei connazionali che qui rappresentate, e che attraverso di voi sono in qualche modo qui presenti.

Porto tutti loro nel cuore e sono loro vicino spiritualmente.

Do il benvenuto, inoltre, e saluto i fratelli vescovi: il vescovo di Danzica Lech Koczmark, che ringrazio per le parole con cui ha espresso i sentimenti e i pensieri di tutti voi qui presenti e degli ambienti da cui provenite. Anch'egli, come è noto, ha celebrato il proprio giubileo, poiché poco tempo fa è ricorso il 25° anno del suo servizio vescovile alla Chiesa di Danzica.

Mi unisco spiritualmente a questa solennità e a tutta la Chiesa di Danzica.

Approfittando della presenza oggi in Vaticano del vescovo e di alcuni cittadini di Danzica porgo a questa Chiesa le mie felicitazioni e un cordiale augurio affinché, fedele alla missione ricevuta da Dio nostro Salvatore, conduca i propri fedeli alla salvezza e alla conoscenza della verità in Gesù Cristo, che ha dato se stesso in riscatto per tutti (1Tm 2,4-6).

Indirizzo queste stesse parole al vescovo Marian Przykuckij della Chiesa di Chelm, il quale, in qualità di presidente della commissione dell'episcopato polacco per la pastorale delle famiglie, ha condotto un pellegrinaggio di famiglie provenienti da tutta la Polonia alla tomba di san Pietro in occasione del Giubileo della Redenzione, che abbiamo celebrato ieri con grande emozione e commozione secondo la tradizione della Chiesa cattolica. Ma, ugualmente, il vescovo, buon pastore diocesano, non ha dimenticato i membri della sua diocesi, e infatti anche la diocesi di Chelm è qui rappresentata da un gruppo numeroso.

Percorro ancora una volta il nostro bel litorale, e andando con questi sentimenti verso Est saluto il vescovo di Stettino e di Kamien Kazimierz Majdanskij, il quale, in qualità di membro della presidenza del Pontificio consiglio per i problemi della famiglia, è presente a questo giubileo romano con il suo vescovo ausiliare Jan Galecki e con un considerevole gruppo della sua diocesi.

E ora, dalle onde del Baltico verso le vette dei Tatra, è qui presente il pellegrinaggio proveniente da Siedlce con il vescovo Waclaw Skorornucha. Vi sono anche due gruppi dalla capitale: i rappresentanti della parrocchia di Santo Stefano e un gruppo di singoli pellegrini. Sono presenti pellegrini di Leszno dei padri Redentoristi. Da Cracovia vi sono un gruppo dei padri Redentoristi, un gruppo diocesano e un gruppo di studenti del liceo delle suore "Prezente" con gli educatori e alcuni genitori.

Saluto tutti i cappellani, le suore, le famiglie, i giovani e le persone anziane. Saluto tutti.


2. Benedetti voi che venite nel nome del Signore. Il vostro pellegrinaggio a Roma, che vi e costato sacrifici a volte anche oltre le vostre possibilità, è una testimonianza e un segno della vostra fede.

Ogni Quaresima costituisce un periodo particolarmente intenso e prezioso nella vita della Chiesa e tanto più lo è questa Quaresima dell'Anno Santo della Redenzione. In questo periodo la Chiesa desidera penetrare con accresciuta sensibilità la profondità del proprio mistero, la propria missione e tutto ciò che la forma e la costituisce. Entrare, quindi, nel mistero di Dio e nel mistero dell'uomo, per aprire il cuore umano ai tesori impenetrabili della santità e dell'amore di Dio, il quale, sebbene "abiti in una luce inaccessibile" (1Tm 6,16), si è manifestato a noi come Padre e, fedele al suo eterno piano di salvezza, nel suo Figlio e Figlio di Maria, Gesù Cristo, è entrato nel tempo e nello spazio umani per offrire all'uomo la dignità di figlio adottivo e renderlo partecipe della sua santità e della sua vita. Di questa santità di Dio, aperto all'uomo, ci parla nel modo più pieno la croce di Cristo. Di essa ci parla l'incarnazione, di cui abbiamo appena celebrato la memoria, di essa ci parlano le parole umane di Cristo, trasmesse dalle pagine del Vangelo. Ma nel modo più convincente di essa parla la croce del Calvario. Su di essa il Figlio di Dio ha pagato con il suo sangue per la nostra riconciliazione con il Padre. Grazie a questo atto di amore e di offerta suprema "non siamo più" come dice san Paolo "schiavi ma figli" (Ga 4,7). E grazie ad esso da 1950 anni il cuore e le labbra dell'uomo possono pronunciare in tutto il loro significato le parole effettivamente più belle che conosca la lingua umana: Abbà, Padre! (Rm 8,15).

Anche per questo motivo la figura centrale della Quaresima e la figura centrale dell'Anno della Redenzione, del Giubileo straordinario, è la croce in tutta la sua verità. Strumento di morte per l'uomo, ma per Dio altare dell'amore e del sacrificio, che ha raggiunto la sua pienezza nella risurrezione. E grazie a ciò essa è diventata sorgente e segno della vittoria definitiva e della vita eterna per tutti i tempi per ogni generazione umana. La croce, così profondamente inscritta nella spiritualità e nella storia del nostro popolo...

La Chiesa desidera che queste parole: "Abbà, Padre!" non perdano nulla del loro significato. Affinché nuovamente sgorghino con amore e verità dal cuore dell'uomo, al quale è toccato di vivere a cavallo del secondo millennio dell'èra della redenzione; nel secolo in cui la verità sulla santità di Dio e di conseguenza la verità sull'uomo, sul suo peccato, sulla sua redenzione e sulla sua vocazione a partecipare alla santità di Dio, sembra essere cancellata, in cui siamo testimoni di tensioni inquietanti, di un odio crescente, di una violazione grave, cioè del disconoscimento della dignità e della libertà umana, nate dalla croce e garantite per sempre da essa. "Quando saro innalzato da terra attirero tutti a me" (Jn 2,32).

Per questo la Chiesa desidera dirigere lo sguardo spirituale dell'uomo contemporaneo verso questa croce, perché nella luce della sua verità scopra la sua identità e il senso della propria vita.


3. Ma, accanto alla croce di Gesù, stava sua madre. E Gesù disse a sua madre: "Donna, ecco tuo figlio". Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre" (Jn 19,25-27).

Questa scena, inscritta profondamente nel paesaggio del Calvario 1950 anni fa e nella vita di tutta la Chiesa, appartiene alla verità integrale sulla croce di Cristo. Dio sceglie una donna terrena e la prepara ad essere la Madre di suo Figlio, perché anche attraverso di lei si sveli a noi il mistero della sua paternità, e perciò le affida un posto particolare nel mistero della sua riconciliazione con l'uomo in Cristo.

E Cristo, il quale amo i suoi nel mondo fino alla fine (Jn 13,1), quando nell'ora della riconciliazione ci invito a prendere parte alla sua natura di figlio, rendendoci suoi fratelli e fratelli tra di noi, estese anche la maternità di sua Madre a tutti i figli e le figlie sulla terra. In tal modo la sua maternità divina e la maternità verso i figli adottivi si sono unite per sempre all'atto della redenzione, il quale, sempre vivo, si rinnova nella Chiesa e si realizza in tutti i tempi e in tutte le generazioni, poiché, come ha detto l'apostolo: "In Cristo, Dio si è riconciliato con il mondo... e ci ha fatto depositari della riconciliazione" (2Co 5,19). Quindi, assolvendo questo compito e annunciando al mondo la potenza infinita della riconciliazione, la Chiesa di tutta la terra, in unione con il Papa, si rivolge ancora una volta alla propria madre in un fiducioso atto di fede e di consacrazione, affidando al suo materno Cuore immacolato se stessa e il mondo, e in modo particolare quei problemi, quelle persone e quei popoli che ne hanno più bisogno, la cui fede ella stessa desidera in modo particolare. E' questo un atto di alleanza, di alleanza particolare della Chiesa con la Madre, della Chiesa che desiderava trovarsi ancora più profondamente nel suo Cuore immacolato. Infatti la riconciliazione con Dio Padre attraverso il Figlio si realizza anche per opera della Madre, la quale partecipa ad essa in modo particolare.

Considero una grazia particolare dell'Anno della Redenzione il fatto di aver compiuto questo atto in unione con tutta la Chiesa sulla piazza di San Pietro e alla presenza della statua della Madonna di Fatima. Sicuramente avete vissuto questa solennità, legata al giubileo delle famiglie, in modo profondo, poiché l'avete vissuta alla profonda luce delle esperienze di Jasna Gora.


4. Siete a Roma, accanto alla testimonianza di così tanti martiri e discepoli, sulle orme della tradizione apostolica dei santi Pietro e Paolo, presso le loro tombe, per celebrare il giubileo di Cristo, il Redentore dell'uomo. Volete rafforzare i vostri passi sulla strada della redenzione, ravvivare la fede, la speranza, l'amore. Volete, insieme ai fratelli e alle sorelle che qui rappresentate, condividere con il Papa e con la Chiesa la preoccupazione della riconciliazione degli uomini fra di loro, la preoccupazione di risvegliare e di sostenere nei loro cuori la solidarietà umana e cristiana. So che molte persone nel mondo prendono parte a questa mia missione.

So, dalle lettere e dalle conversazioni personali, della preghiera e dei sacrifici dei miei connazionali... La vostra presenza qui è la dimostrazione e la testimonianza di tutto ciò.

Così come fanno i vostri fratelli e le vostre sorelle nelle loro chiese, avete voluto venire a Roma per ritrovarvi in un certo qual modo nuovamente nelle braccia aperte di Cristo, così come, nella gigantesca visione artistica e teologica, le braccia della basilica di San Pietro sono aperte a tutto il mondo, affinché ogni uomo trovi posto in esse e possa ritrovarsi. Affinché trovi in esse la propria umanità, la propria dignità, la verità di sé, affinché in esse metta al riparo la propria libertà, si liberi dalla paura e dalla grettezza e si rafforzi nella speranza.

Allora riponiamo la nostra umanità redenta nel cuore della Madre immacolata. Riponiamovi tutto ciò che portiamo nel cuore, ciò che porta nel cuore il nostro popolo millenario. E sappiamo che spesso questo cuore è gonfio di amarezza e delusione. Desideriamo che questo popolo cresca e viva la pienezza della propria vita e delle proprie verità, con le proprie tradizioni, con la propria eredità cristiana, di cui in questi ultimi anni si è acquistata una coscienza molto maggiore. Desideriamo che la nuova generazione si trovi e si impegni sempre più con questa eredità. Che la grazia dell'Anno Giubilare della Redenzione penetri tutti questi problemi. Che penetri il cuore dell'uomo e che la potenza dello Spirito Santo si mostri in esso vincitrice.

Desidero ancora una volta benedirvi di tutto cuore insieme ai vescovi qui presenti. Accogliete questa benedizione e dividetela con le vostre famiglie, con chi vi è vicino, negli ambienti in cui vivete, le parrocchie e le diocesi.

Portatela a tutta la nostra terra e alle persone che in essa vivono. A tutti coloro che in essa vivono, lavorano, risorgono.

Poiché in questo pellegrinaggio le persone della costa sono rappresentate in modo particolarmente numeroso, non posso non sottolineare i grandi meriti che esse hanno avuto per tutta la Polonia nel corso della storia e soprattutto negli ultimi anni. Voglio inoltre aggiungere che era mio fervido desiderio visitare il litorale, visitare Danzica, visitare Stettino durante l'ultimo pellegrinaggio in patria. Poiché questo desiderio non è stato esaudito, esso permane nel mio cuore, e in questo modo diventa ancora più fervido.

Data: 1984-03-26 Data estesa: Lunedi 26 Marzo 1984










GPII 1984 Insegnamenti - VI. Amore alla chiesa Testimonianza