GPII 1984 Insegnamenti - Al capitolo generale dei Salesiani - Città del Vaticano (Roma)

Al capitolo generale dei Salesiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fedeli a don Bosco per affrontare questa società secolarizzata

Testo:

Carissimi capitolari.


1. E' per me una grande gioia accogliere in questa udienza speciale voi, che siete i responsabili maggiori della Società salesiana, in occasione del vostro XXII capitolo generale e all'indomani di una data assai significativa: il cinquantesimo anniversario della canonizzazione di san Giovanni Bosco, il vostro santo fondatore, avvenuta appunto il 1° aprile 1934, domenica di Pasqua, per opera di papa Pio XI, che l'aveva personalmente conosciuto e stimato. Porgo a lei, signor rettore maggiore, insieme con un cordiale saluto, le mie felicitazioni per la fiducia che il capitolo generale le ha dimostrato, confermandola nell'ufficio, a testimonianza del comune apprezzamento con cui è stata seguita la sua opera a servizio della grande e benemerita famiglia salesiana. Saluto altresi con vivo affetto i suoi intimi collaboratori e tutti i capitolari, nei quali vedo rappresentata l'intera congregazione, sparsa nei cinque continenti e impegnata in un lavoro apostolico vario, intenso, efficace, a servizio della Chiesa e della società, specialmente della gioventù.

Mi è caro esprimere il sincero compiacimento di tutta la Chiesa per il lavoro compiuto dai Salesiani, a cominciare da quel lontano giorno del 1858, quando don Bosco per la prima volta si trovo qui, nel palazzo apostolico, in udienza da Pio IX, al quale presentava un progetto di regolamento della società che voleva fondare! Era l'inizio, piccolo e nascosto, come il seme descritto dal Vangelo, dell'Associazione di san Francesco di Sales, che si concretizzo poi ufficialmente con l'approvazione definitiva delle costituzioni nel 1874, e che si dilato per tutto il mondo, con una schiera mirabile di sacerdoti, di missionari, di educatori, di fratelli laici, di allievi ed ex allievi, dal primo successore di don Bosco, il beato don Rua, fino ai martiri monsignor Luigi Versiglia e don Callisto Caravario, che ebbi la gioia di dichiarare "beati" lo scorso anno. Un profondo e sincero sentimento di riconoscenza al Signore deve sorgere dai vostri animi, constatando come in questo lungo periodo di anni, in mezzo a tanti avvenimenti avversi e burrascosi, don Bosco è rimasto sempre presente in mezzo a voi, nelle vostre case, fra i giovani a voi affidati, nelle varie iniziative e attività delle vostre molteplici istituzioni. Anche l'aumento delle vocazioni è motivo di speranza e di consolazione.

Certamente anche per la vostra congregazione vi sono problemi difficili e questioni complesse; ma mi è di grande conforto sapere che vi assilla la preoccupazione di essere fedeli allo spirito di don Bosco, ovunque vi troviate.


2. Il mio ringraziamento per questa vostra visita e per i sentimenti di fedeltà e di devozione che la animano, è perciò unito anche alla viva esortazione alla fervorosa e coraggiosa perseveranza. La revisione delle costituzioni deve essere per voi e per tutta la congregazione un motivo e uno stimolo all'impegno apostolico sempre più convinto e deciso.

Nessuno si perda d'animo! Nessuno si lasci smarrire nei momenti delle difficoltà e delle eventuali sconfitte! Nessuno si lasci vincere dalla tentazione della inutilità degli sforzi di fronte alla società secolarizzata, e non di rado dimentica dei valori trascendenti! Ricordate ciò che don Bosco scriveva ad un parroco sfiduciato: "Ella poi stia tranquilla. Non parli d'esentarsi dalla parrocchia. C'è da lavorare! Morro sul campo del lavoro "sicut bonus miles Christi". Sono buono a poco? "Omnia possum in eo qui me confortat". Ci sono spine? Con le spine cambiate in fiori gli angeli tesseranno per lei una corona in cielo.

I tempi sono difficili? Furono sempre così, ma Dio non manco mai del suo aiuto.

"Christus heri et hodie"" (Torino, 25 ottobre 1878).

Non scoraggiatevi mai! Guardate a don Bosco, alla sua vita, alla sua totale dedizione alle anime! Leggete i suoi scritti; ascoltate il suo insegnamento, che è tuttora valido; pregatelo con insistenza e devozione, in modo che il suo "spirito" sia sempre vivo e presente in voi e nelle vostre attività pedagogiche, catechetiche, parrocchiali, sportive, ricreative: "Tutto per il Signore - egli ripeteva -. Facciamo quel che si può "ad maiorem Dei gloriam", riposeremo in paradiso". Formato alla scuola dei grandi santi e dei grandi mistici, egli tenne in mano con ardimento e lungimiranza il timone della sua vita e del suo progetto e non temette di affermare categoricamente: "Intendo che tutti i Salesiani lavorino per la Chiesa fino all'ultimo respiro!" ("Mem. B." XIV, 229).

Manifestando le sue ultime volontà, a monsignor Cagliero, il 7 dicembre 1887, diceva: "Tutti lavorino con zelo e ardore: lavoro, lavoro! Adoperatevi sempre e indefessamente a salvare le anime!" ("Mem. B." XVIII, 477).

A questo proposito mi piace portare l'esempio del cardinale August Hlond, primate di Polonia, figlio di don Bosco, che tanto dovette soffrire a causa dei tragici eventi dell'ultimo conflitto mondiale: "Nella Congregazione salesiana - egli affermava - ho imparato che il lavoro non è né peso né croce, ma gioia...", "ogni mattone è una croce, ogni pietra è una sofferenza. Le lacrime li cementano.

Così costruirono i santi, così costrui don Bosco. Ho posto tutta la mia confidenza in don Bosco e in Domenico Savio" (cfr. "Un pastore della Chiesa in tempi difficili", Salesianum 4/1982).


3. Riguardo all'opera educativa e formativa della gioventù, che è il "carisma" proprio della Congregazione salesiana, vi esorto ardentemente a voler edificare come don Bosco sulla roccia consistente della volontà di Dio. E' importante sottolineare e tenere sempre presente che la pedagogia di don Bosco ebbe una valenza, e una prospettiva, estremamente "escatologica": essenziale - come dice ripetutamente Gesù nel Vangelo - è entrare nel regno dei cieli. Ma, parafrasando le parole di Cristo, non l'invocazione semplicemente sentimentale, né l'impostazione ideologica, e neppure l'altruismo sociale e utopistico, possono far entrare nel regno dei cieli; bensi il compimento della volontà di Dio: cade la pioggia, soffiano i venti, straripano i fiumi, si abbattono su quella casa, ma essa non cade, perché è fondata sulla roccia (cfr. Mt 7,21-27).

Bisogna perciò costruire anche l'edificio dell'educazione sulla roccia della volontà di Dio: questo fu l'intento primario e costante di don Bosco, che non si può certamente accusare di astratto misticismo o di egoismo spirituale! E questo deve essere l'impegno perenne dei Salesiani: volontà di Dio è certamente la conoscenza della persona e del messaggio di Cristo, il rivelatore del Padre e il redentore dell'umanità, come sono stati annunziati dagli apostoli e insegnati dalla Chiesa; volontà di Dio è certamente la vita di grazia, e cioè l'educazione cristocentrica, che fa perno sulla confessione frequente e ben fatta e sull'Eucaristia. Anche oggi don Bosco ripete a tutti: "Memorare novissima tua et in aeternum non peccabis" (Si 7,40). I giovani oggi hanno bisogno e sentono la necessità della direzione spirituale, seria, illuminata, costruttiva: questa è la responsabilità suprema di ogni sacerdote e questa è anche la suprema gioia! Le famiglie attendono con ansia il vostro aiuto, la vostra collaborazione, per "prevenire" il male, per formare le coscienze cristiane, per realizzare nei "singoli" l'opera della redenzione. Don Bosco, un uomo pur così impegnato nei valori terreni, che seppe trafficare così meravigliosamente i suoi talenti di dinamismo e di organizzazione, si potrebbe tuttavia definire: "l'uomo dell'eternità"! Volontà di Dio è certamente la carità, che fa compiere totalmente il proprio dovere, obbedendo all'autorità della Chiesa e dei propri superiori, e dilata il cuore all'amore universale.

Un giorno, don Bosco così rispondeva al giovane principe Czartoryski che a lui si rivolgeva come a suo direttore spirituale: "Io prego. Pregate anche voi affinché Dio ci tenga tutti fermi nella strada che meglio ci assicuri il paradiso" ("Epistolario", vol. IV, 378). La visione soprannaturale dell'esistenza è l'insegnamento radicale di don Bosco ed è l'unico mezzo per edificare veramente sulla roccia!


4. Leggendo la biografia e gli scritti di san Giovanni Bosco si è impressionati nel vedere il continuo riferimento alla presenza di Maria santissima. Si può affermare davvero che egli tutto ideo e tutto fece alle dipendenze di Maria e avvolto dalla sua materna e spesso anche visibile protezione! Nel 1862 confidava a don Cagliero: "La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo proprio il bisogno che la Vergine ci aiuti a conservare la fede cristiana". Sono parole gravi e serie che possiamo ripetere anche oggi, consolidando sempre più il nostro amore e la nostra fiducia in Maria ausiliatrice. Confidate in Maria! Affidate alle sue materne cure ogni giorno tutte le vostre attività e le vostre preoccupazioni! Con l'augurio che le vostre decisioni capitolari portino frutti copiosi ed efficaci, vi imparto la mia benedizione, che estendo volentieri all'intera Congregazione salesiana.

Data: 1984-04-03 Data estesa: Martedi 3 Aprile 1984



Alla Congregazione per l'educazione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Ombre preoccupanti si levano sulle scuole cattoliche"

Testo:

Venerati fratelli.


1. Nel rivolgervi il mio saluto cordiale, desidero innanzitutto ringraziare il signor cardinale Baum per le gentili parole con cui ha voluto presentarmi i lavori di questa riunione plenaria della Congregazione per l'educazione cattolica, ricordando amabilmente anche momenti che in tempi passati ho avuto il piacere di trascorrere con voi, come membro del dicastero.

A tutti e ai singoli cardinali e vescovi voglio dire il mio grazie per essere qui presenti in comunione di spirito e di propositi e questo grazie va pure ai superiori e agli officiali della Congregazione, i quali hanno efficacemente collaborato per la buona riuscita dell'assemblea.


2. Non ho mancato di esaminare la documentazione inviatami, e voglio prima di ogni cosa rallegrarmi per il particolareggiato esposto che riguarda le vocazioni sacerdotali, le cui prospettive future si aprono a grande speranza per la Chiesa.

Sono già numerose le nazioni in cui la ripresa vocazionale è veramente consistente. In altre si nota un risveglio promettente. Poche fortunatamente sono quelle in cui si stenta a prendere il via; ma anche in queste ci sono segni che lasciano ben sperare per l'avvenire.

La mia parola di plauso e di incoraggiamento vorrebbe poter giungere a quanti, nelle singole diocesi, lavorano con impegno nella pastorale vocazionale.

E' questo un settore privilegiato e certo fondamentale per la vita della Chiesa, e quelli che in esso spendono le loro energie sono meritevoli della più grande riconoscenza.

So che la Congregazione sta seguendo da anni il problema vocazionale e la sua insistenza - discreta ma ferma - è servita a svegliare forze assopite e a dare nuovo coraggio ad animi forse tentati dalla sfiducia. I "piani nazionali e diocesani di pastorale vocazionale", voluti con tanta tenacia dalla Congregazione, stanno portando frutti consolanti.

Siano rese grazie al padrone della messe, che continua a far echeggiare la sua chiamata nel cuore dei giovani, i quali, oggi più che in anni passati, si mostrano disposti ad accogliere l'invito a consacrare la propria vita per la Chiesa e per i fratelli.


3. Collegato con il problema vocazionale è quello dei seminari. Infatti, se è importante avere numerose vocazioni, è altrettanto importante curarne opportunamente la preparazione al futuro apostolato. I problemi dei seminari e delle vocazioni vanno perciò di pari passo. Ho letto quanto è stato fatto nell'ultimo anno in questo settore, e me ne compiaccio. Anche nella vita dei seminari si nota un po' ovunque un risveglio consolante.

Il vostro studio pero si è incentrato soprattutto nella stesura definitiva di due documenti, sui quali lo scorso anno avete avuto modo di esprimere il vostro parere. Mi auguro che le direttive in essi impartite, sia per quanto concerne i superiori dei seminari, sia per quanto riguarda la formazione dei seminaristi all'uso degli strumenti di comunicazione sociale, possano recare nuovo impulso alla vita e all'attività dei seminari di tutto il mondo. Anche a quanti lavorano in questo campo vada il mio saluto, il mio incoraggiamento.


4. Altro tema importante è quello delle scuole cattoliche. Vorrei considerare anche questo argomento nella prospettiva vocazionale, auspicando che le scuole cattoliche siano un vivaio di future vocazioni alla vita consacrata. L'ultimo vostro documento sull'educazione all'amore tende, tra l'altro, a creare nella comunità educata un clima nel quale il germe di eventuali vocazioni possa fiorire e maturare.

Mi soffermo, pero, su un altro aspetto oggi di viva attualità. In alcune parti del mondo si levano ombre preoccupanti su questo settore della vita della Chiesa, a motivo delle difficoltà che le autorità civili talvolta frappongono alla legittima autonomia delle scuole cattoliche. E' opportuno, pertanto, che la Congregazione torni a ribadire la vera finalità che le scuole cattoliche perseguono. Non è certo loro intenzione far concorrenza o criticare gli ordinamenti scolastici o civili. Esse chiedono soltanto di poter liberamente proporre un progetto educativo basato sui valori del Vangelo, offrendo ai genitori - primi responsabili dell'educazione dei figli - centri di studio che assicurino ai giovani un'educazione completa, informata a quei solidi principi cristiani, che dovranno domani guidare e orientare la loro vita di cittadini adulti.

La Congregazione ha già lavorato molto in questo settore. Ricordo solo i due documenti su "La scuola cattolica" e "Il laico cattolico testimone della fede nella scuola": voglio sperare che l'attenzione portata al settore scolastico cattolico nel mondo contribuisca a fugare quelle ombre di cui ho or ora parlato.


5. Il fascicolo circa le università ha un numero minore di pagine, ma non è meno importante. Prosegue lo studio della "magna charta" delle università cattoliche, e penso che si debba procedere oltre con lena, tatto, comprensione, tenendo conto delle difficoltà che ci sono e delle diverse situazioni ambientali in cui le università cattoliche, sparse per il mondo, operano. Il voler presentare l'ideale di un'università cattolica è un compito arduo, ma non è impossibile, e quindi incoraggio tutti in questo lavoro, che seguo con attenzione.

Come non sottolineare il bene che ha già portato e che sta portando la costituzione apostolica "Sapientia christiana" per le università e facoltà ecclesiastiche? Anche quando si preparava quel documento c'erano difficoltà; ma l'impegno, la costanza, la buona volontà di tutti ha permesso di superarle. così sarà anche per le università cattoliche. Avanti, quindi, "in Domino".


6. Vedendo nel suo complesso il lavoro che la Congregazione ha svolto e sta svolgendo non posso che rinnovare le mie vive congratulazioni.

Proseguite nella strada intrapresa, ravvivando la fiducia nell'aiuto del Signore. Egli vi è certamente vicino, giacché vi interessate di problemi che toccano punti nevralgici della vita ecclesiale: vocazioni, seminari, scuole e università cattoliche. Sono punti focali, dai quali dipende in gran parte il futuro della Chiesa. E' con questa coscienza e con questo senso di responsabilità che vi esorto a continuare la vostra attività. E perché il Signore voglia aiutarvi, assistervi, illuminarvi in questo lavoro così complesso e importante, di cuore imparto a ognuno la mia benedizione apostolica.

Data: 1984-04-05 Data estesa: Giovedi 5 Aprile 1984




Al personale dell'Università di Ancona - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Siate ricercatori di Gesù Cristo"

Testo:

Signor rettore magnifico, cari docenti ed alunni dell'università degli Studi di Ancona!


1. Ho accolto volentieri l'invito che mi è stato amabilmente rivolto di ricevervi in speciale udienza in occasione del vostro pellegrinaggio a Roma. Anche se nell'imminenza della Santa Pasqua, che segna ad un tempo il culmine e la conclusione dell'Anno Giubilare della Redenzione, gli impegni non sono ovviamente pochi, ho desiderato questo incontro con voi sia perché venite da una città che mi è cara, sia perché rappresentate quel "mondo accademico", a cui per mia personale esperienza sono rimasto e rimarro sempre legato.

Ricordo bene, infatti, la sosta che feci nella vostra bella città nel settembre del 1979 al ritorno dal mio viaggio a Loreto, e so che tra quanti in quella circostanza convennero nella zona portuale a porgermi il proprio deferente saluto erano anche i rappresentanti del vostro ateneo.

Un ateneo - so ancora - che è di fondazione relativamente recente, ma è già ben articolato nelle sue strutture, è ormai ricco di frutti, operante in "sinergismo" non soltanto con autorevoli e prestigiose università o istituti d'Italia, ma con le altre sedi universitarie della regione Marche, quali Camerino, Macerata e Urbino.

Io auguro fin d'ora al vostro giovane ateneo un ulteriore sviluppo lungo la via maestra che intende coniugare il "sapere scientifico", con la "probità di vita", che sono in fondo i poli indeclinabili per ogni scuola degna di questo nome, a qualsiasi grado o livello essa operi.


2. Che cos'è la probità di vita? Sembrerebbe, questa, un'espressione desueta, anche per via di quel sostantivo astratto e latinizzante; ma così certamente non è né può essere. Difatti, probità vuol dire onestà, e quindi l'espressione è tale da evocare immediatamente quel complesso di valori e di beni che costituiscono la vita morale.

L'università certamente, nella sua specifica fisionomia, dice subito ricerca, e ricerca qualificata e originale, ricerca di ordine superiore, ricerca finalizzata ad una scoperta, o a scoperte che segnino un reale progresso nella sfera delle conoscenze umane. Ma pure questa primaria ed essenziale funzione è inseparabile dall'altra funzione, del pari connaturale ad ogni università, di aiutare contemporaneamente il giovane a sviluppare se stesso, ad educarsi e formarsi secondo i canoni dell'onestà e della moralità. Che sarebbe di un qualsiasi istituto di studi se, assolvendo la prima funzione, trascurasse la seconda? La personale esperienza, a cui accennavo all'inizio, mi suggerisce di raccomandare lo sviluppo armonico e parallelo di entrambe queste funzioni, e tale mia raccomandazione - com'è evidente - impegna e associa fra loro tutte le componenti della comunità universitaria: i dirigenti, i maestri e gli alunni.


3. In risposta alle particolari esigenze e necessità della vostra regione, ad Ancona è stato dato e si sta dando speciale impulso a due facoltà cosiddette scientifiche e veramente importanti, cioè a quella di Ingegneria civile e di Medicina e chirurgia, che rappresentano per essa come due direzioni fondamentali.

Entrambe sottolineano, anzi impongono il dovere della ricerca: ricerca intorno alle principali leggi fisiche e chimiche del mondo - ricerca approfondita intorno a quel "microcosmo", che è l'uomo. E la ricerca implica o sollecita - l'ho già detto - la scoperta se non sempre come risultato, almeno come tentativo, come traguardo, come ideale da raggiungere.

Ecco allora si studia l'uomo, si studia il mondo, ma fin dove si arriva? Si arriva a un punto veramente conclusivo e definitivo? No: si fanno scoperte sempre nuove e mirabili, e poi ancora altre scoperte, e intanto si intravede la possibilità di procedere ulteriormente... Ma sempre rimane una zona d'ombra: è il mistero, è la sfera del trascendente che da noi si allontana man mano che ci si avvicina. E' il mistero dell'essere; è il mistero di Dio! In questo incessante variare di prospettiva sia il mondo esterno a noi, sia il mondo interno a noi ci indicano e - direi quasi - ci rivelano il Dio creatore, ordinatore, legislatore.

Arriviamo così fin sulla soglia della fede.

A questo punto quella ricerca che, congiunta con la probità, già ci parlava di un ordine morale, si apre e si proietta verso la fede religiosa, che non è certo uno pseudo-problema, ma è, al contrario, un problema di vitale importanza per ciascuno di noi, un problema che tanto più si impone alla coscienza individuale, quanto più essa studia, ricerca e scopre. Maggiore - senza dubbio - è la responsabilità dello studioso e del ricercatore, in ragione della maggior luce di cui gode. Perché a chi più è stato dato, più sarà richiesto (cfr. Mt 25,14-30 Lc 19,12-27).


4. Per noi cristiani il problema di Dio ha un nome preciso: Cristo Signore, che è il suo Figlio unigenito. Cristo è ad un tempo il rivelatore del Padre e il redentore dell'uomo, al quale egli stesso va incontro per fargli conoscere la verità e renderlo libero (cfr. Jn 8,32). perciò, io vi dico: Accogliete Cristo nel profondo della vostra persona e, riprendendo il motto programmatico del presente Anno Santo, ancora una volta proclamo: "Aperite portas Redemptori"! Siete venuti a Roma per il Giubileo. A voi, dunque, io desidero ripetere questo invito, che è stato proposto a tutti i cristiani. Per voi esso ha un significato del tutto singolare: come e più che gli altri cristiani, voi siete invitati ad aprire mente e cuore alla persona e all'azione redentrice di Cristo.

Per voi, in conseguenza dei doni che più in abbondanza avete ricevuto da Dio, e in risposta, altresi, alle più ampie possibilità che avete come studiosi e studenti universitari, l'invito è molto più forte: sappiate essere "ricercatori" del Cristo e della sua dottrina di vita. Vogliate aprire a lui non soltanto voi stessi e la vostra coscienza, ma anche agli altri fratelli di fede e i colleghi e gli amici nell'esercizio di una carità intellettuale, che sia luce e amore.

Con questi voti, di cuore vi benedico.

Data: 1984-04-05 Data estesa: Giovedi 5 Aprile 1984




Alle famiglie cattoliche di Francia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I coniugi cristiani chiamati a essere segno di contraddizione

Cari fratelli e sorelle delle associazioni familiari cattoliche.

Sono sempre molto felice di ricevere famiglie decise a vivere l'ideale cristiano del matrimonio, e mi congratulo con voi per essere venuti così numerosi per un pellegrinaggio giubilare ben organizzato, con la sua parte di preghiere comunitarie, di riflessioni dottrinali e di vita fraterna.

A Roma noi abbiamo già celebrato con fervore il 25 marzo il Giubileo internazionale delle famiglie; capirete senz'altro che il tempo non mi permette di ridire gli orientamenti da me esposti quel giorno, né quelli già affermati il 10 novembre 1980 per le vostre famiglie.


1. So fino a che punto voi siate preoccupati di conoscere e di far conoscere l'insegnamento della Chiesa, il significato cristiano del matrimonio e della famiglia, tutto il disegno di Dio creatore e ciò che implica la redenzione. Voi avete cercato di diffondere i diversi documenti del magistero, soprattutto l'esortazione "Familiaris Consortio". Il mondo d'oggi ci mostra, a questo proposito, un miscuglio di ombre e luce; attingendo alle fonti, voi potrete porvi "come coscienza critica di questa cultura familiare e come soggetti attivi della costruzione di un autentico umanesimo familiare" (FC 7).

Bisogna perseguire questa formazione personale e questo apostolato, il problema non è solo quello di sapere, ma di proporre queste convinzioni in maniera persuasiva che, senza minimizzare l'ideale cristiano e accettando a volte di essere segno di contraddizione, si sforza anche di trovare il linguaggio migliore perché i nostri diversi contemporanei lo possano comprendere. Questo implica poter rispondere ai loro interrogativi, alle loro inquietudini, ma anche alle loro speranze.


2. Appartenendo a famiglie cristiane voi comprenderete inoltre il ruolo essenziale della grazia, senza la quale la moralità familiare cattolica abbandonerebbe gli uomini alle loro debolezze e al loro scoraggiamento. Come non augurarsi che la preghiera possa essere al cuore della vita familiare! Questo richiede convinzione e semplicità.

L'educazione dei figli è un'occasione per riprendere insieme a loro la preghiera. Attraverso i sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia, l'amore e l'affetto acquistano la delicatezza e la profondità di doni di Dio.

Beati coloro che hanno scoperto che il sacramento del matrimonio è una fonte inesauribile, capace d'irrigare tutta la vita del focolare domestico! Ne avevo lungamente parlato alle "quipes Notre Dame". A Roma voi avete dato ampi spazi alla preghiera e ai sacramenti.


3. L'insegnamento della Chiesa, con la grazia di Dio, deve essere vissuto concretamente, in tutti i campi. Noi conosciamo la vostra volontà di servire la famiglia a tutti i livelli. Voi considerate l'aspetto spirituale, le esigenze dell'educazione, le necessità economiche, l'impegno sociale e politico: tutto ciò che può sostenere la famiglia (cfr. FC 44).

Voi volete promuovere la famiglia ideale, ma non potete più ignorare le situazioni difficili che necessitano comprensione e un aiuto particolare da parte vostra (cfr. FC 77-85). In breve, le azioni da sostenere o le iniziative da prendere sono così numerose e così complesse che le vostre associazioni familiari cattoliche devono tenere conto del principio di sussidiarietà, lasciando che le alte autorità responsabili facciano la loro parte ai loro rispettivi livelli. Collaborate con loro o preparate per loro uomini e donne competenti. Garantirete così, in modo sempre migliore, il vostro compito specifico di formazione e di ispirazione, in riferimento alla carta dei diritti della famiglia.


4. Questo vale particolarmente per quanto riguarda la cooperazione con tutte le altre forze della Chiesa o le iniziative cattoliche che si prendono cura della famiglia: Cler, "quipes Notre Dame", catechesi, azione cattolica, soprattutto, all'interno delle parrocchie. Certamente un unico movimento, da solo, non può farsi carico di tutti i compiti familiari.

E' evidente che i vescovi sono i primi responsabili della pastorale familiare nelle diocesi (cfr. FC 73). Pur rispettando il vostro impegno di laici, incaricati di iscrivere nel temporale l'ideale cristiano della famiglia, essi vi aiutano, come il Papa stesso vi aiuta, a prendere ispirazione, per la vostra azione, dagli orientamenti pastorali della Chiesa, e a situarla nell'insieme della missione della Chiesa. Avrete dunque a cuore di lavorare in stretto rapporto con i sacerdoti che si faranno carico d'essere i vostri consiglieri pastorali.


5. Proseguite nel vostro sforzo di apertura ai diversi ambienti sociali, alle famiglie più diverse, in modo che esse possano sentirsi prese in considerazione dalla vostra azione e toccate dalla vostra volontà di ascolto dei loro problemi e dalle vostre proposte. Bisogna che il lievito resti lievito, ma che sia anche inserito nella pasta.

Voi desiderate che questo fermento agisca, non solo rinnovando la mentalità delle persone, ma anche contrassegnando le strutture e le istituzioni della società civile: queste, in effetti, dovrebbero, aiutando le famiglie in difficoltà, favorire la famiglia stabile fondata sul matrimonio, il rispetto della vita, la preparazione all'amore, i compiti educativi, riconoscendo le responsabilità e la libertà dei genitori. E ancora, lavorate con le altre istituzioni neutrali o d'ispirazione cristiana per far progredire le riforme positive e il bene comune.


6. Noto il gran numero di bambini e di giovani che vi accompagnano e dico loro: se avete avuto la fortuna di crescere in una famiglia unita, generosa, traboccante di fede viva, e preoccupata di trasmettervela suscitando la vostra responsabilità di cristiani, questa è una grande grazia! Appoggiatevi su questa esperienza, entrate in un rapporto vivo con Gesù Cristo, preparate il vostro cuore all'amore vero attraverso il dono di voi stessi e alla padronanza dei vostri sensi, formate con i vostri compagni dei gruppi in cui esercitare la vostra testimonianza e il vostro senso del servizio. Senza riprendere tutto ciò che ho detto per voi a Parc des Princes e a Lourdes, formulo fervidi auguri per il vostro avvenire umano e cristiano, sicuro che, tra voi, un certo numero sarà chiamato a conoscere la gioia di un servizio esclusivo a Cristo e alla sua Chiesa.

Per tutti voi, giovani e genitori, io prego lo Spirito Santo perché vi dia la sua forza e la sua luce! Che egli vi protegga nella sua pace tra le prove della vita! Che dilati la vostra carità, rafforzi la vostra speranza! E di tutto cuore vi dono la mia benedizione apostolica.

Data: 1984-04-05 Data estesa: Giovedi 5 Aprile 1984




Ad un gruppo di ammalati - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Esortazione a pregare per la famiglia umana

Testo:

[In inglese:] Sono molto lieto di dare il benvenuto ai partecipanti al pellegrinaggio dei malati e handicappati organizzato dalla fondazione "Captain Cheshire e Lady Ryder".

Miei cari amici, so che la vostra visita a Roma è un momento importante per tutti voi. Qui, accanto alla tomba dell'apostolo Pietro, voi non siete soltanto dei visitatori casuali venuti ad ammirare i monumenti artistici e storici di questa città. Voi siete veramente dei pellegrini, desiderosi di rinnovare la vostra fede e di mostrare agli altri le risorse spirituali che aiutano ad accettare ogni giorno la croce della sofferenza alla quale il Signore vi ha chiamati.

Sono sicuro che voi avete spesso pensato al significato e all'importanza della vostra sofferenza. Pensando a voi, ho di recente scritto una lettera apostolica sul significato cristiano della sofferenza umana. Ho voluto affermare davanti al mondo che "nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l'uomo a Cristo, una particolare grazia" (n. 26).

E' questa vicinanza a Cristo sofferente che vi pone nel cuore stesso della Chiesa pellegrinante verso il regno di Dio. E poiché voi siete nel cuore della Chiesa siete anche nel mio cuore. Vi chiedo di pregare per la Chiesa e di intercedere per tutta la famiglia umana in questi tempi di grande necessità.

Vi assicuro che vi ricordo nelle mie preghiere quotidiane e chiedo alla Vergine madre del nostro Redentore di essere sempre con voi. Con profondo affetto vi imparto la mia apostolica benedizione. Benedico anche gli organizzatori e i benefattori del vostro pellegrinaggio, le vostre famiglie e amici e coloro che hanno cura di voi nell'amore di Gesù Cristo nostro Signore.

[In polacco:] Cari fratelli e sorelle, miei connazionali, vi saluto e vi do il benvenuto di cuore come pellegrini dell'Anno Santo della Redenzione, venuti nella città eterna per pregare presso le tombe degli apostoli insieme al Papa e ottenere l'indulgenza giubilare.

Ho desiderato molto questo incontro con voi - sofferenti e bisognosi di aiuto - perché proprio voi siete i più vicini alla croce su cui Cristo, il redentore dell'uomo, per amore ha preso su di sé i dolori fisici e morali di tutti gli uomini di ogni tempo. Il mistero della redenzione del mondo è sorprendentemente radicato nella sofferenza. La sofferenza di ogni uomo, e quindi la vostra sofferenza, trova in questo mistero anche il punto più alto di esaltazione.

Nel giorno della memoria liturgica della Madonna di Lourdes, l'11 febbraio, ho indirizzato a tutta la Chiesa e particolarmente a voi, amati fratelli e sorelle, la lettera apostolica intitolata "Salvifici Doloris", in cui ho espresso la mia solidarietà con voi mostrando contemporaneamente il grande valore e il senso cristiano della sofferenza umana, e quindi la particolarità della vostra vocazione e missione nella storia della liberazione. Completate quindi con i vostri dolori - come dice l'apostolo san Paolo - "ciò che manca ai patimenti del Cristo" (Col 1,24); in qualche modo prendete parte all'azione liberatrice del redentore dell'uomo.

In questa lettera mi sono rivolto a voi anche con un appello che oggi voglio ripetere: "Prego voi tutti, sofferenti, di aiutarci. Prego proprio voi, che siete deboli, affinché diventiate fonte e forza per la Chiesa e l'umanità. Che la vostra sofferenza in unione con la croce di Cristo prevalga nella terribile lotta fra le forza del bene e del male di cui il mondo contemporaneo costituisce il palcoscenico ("Salvifici Doloris", 31).

Carissimi, che partecipate alle sofferenze di Cristo! Accogliete questa parola insieme alla benedizione del Papa, che ogni giorno prega per voi. Portatela nelle vostre case e nei vostri ambienti, in ogni luogo in cui si trovi una persona sofferente, e condividete questa parola e questa benedizione come un pezzo di pane anche con coloro che vi circondano dell'amore e dell'aiuto del Samaritano.

Data: 1984-04-05 Data estesa: Giovedi 5 Aprile 1984





GPII 1984 Insegnamenti - Al capitolo generale dei Salesiani - Città del Vaticano (Roma)